IL
POTERE DI ADESSO
Eckhart
Tolle
FRAMMENTO
DI LETTURA
1997
Voi siete qui per consentire al divino
scopo dell'universo di manifestarsi.
Ecco quanto siete importanti!
Eckhart Tolle
di
Marc Allen,
autore
di Visionary Business e di A Visionary Life
Forse
una volta ogni decennio, o addirittura una volta ogni generazione, arriva un
libro come Il potere di Adesso. Quest'opera mi fa capire che ogni momento della mia vita è un miracolo.
Ciò è verissimo, che io me ne renda conto oppure no. E Il potere di Adesso ripetutamente
mi indica come rendermene conto. Fin dalla prima pagina del libro appare chiaro
che Eckhart Tolle è un maestro del nostro tempo. Non è schierato con nessuna particolare religione o dottrina o guru; il
suo insegnamento abbraccia il cuore, l'essenza di tutte le altre tradizioni e
non ne contraddice nessuna: cristiana, induista, buddhista, musulmana,
aborigena o qualsiasi altra. È capace di fare ciò che hanno fatto tutti i grandi
maestri: dimostrarci, con un linguaggio semplice e chiaro, che la via, la verità e la luce sono dentro di
noi. Un grande messaggio, un messaggio insegnato da Cristo, insegnato dal
Buddha: uno stato di illuminazione è raggiungibile, qui e ora. È possibile
vivere liberi dalla sofferenza, liberi da ansia e nevrosi. A questo scopo,
dobbiamo arrivare a capire il nostro ruolo come creatori del nostro dolore; è la nostra mente a causare i nostri
problemi, non le altre persone, non «il mondo esterno». È la nostra mente con
il suo flusso di pensieri pressoché costante, che pensa al passato e si
preoccupa del futuro. Noi commettiamo il grave errore di identificarci con la nostra mente, pensando che questa sia la
nostra identità, mentre in realtà noi siamo esseri ben più grandi.
L'Essere
è l'Unica Vita eterna e onnipresente al di là delle innumerevoli forme di vita
che sono soggette a nascita e morte. Tuttavia l'Essere non è soltanto al di là
ma anche in profondità all'interno di ogni forma in quanto sua essenza intima
invisibile e indistruttibile. Ciò significa che è accessibile a noi adesso in
quanto nostro sé più profondo, nostra vera natura. Ma non dobbiamo cercare di
afferrarlo con la mente. Non dobbiamo cercare di capirlo. Possiamo conoscerlo
soltanto quando la mente è tranquilla, quando siamo presenti, pienamente e
intensamente, nell'adesso. [...] Riacquistare la consapevolezza dell'Essere e dimorare
in quello stato di «realizzazione intuitiva» è l'illuminazione. Il potere di
Adesso è quasi impossibile
da leggersi tutto di un fiato: ci richiede di metterlo da parte
periodicamente e di
riflettere
sulle parole, applicandole alla nostra esperienza di vita. È un libro da rileggere
più volte, e ogni volta che lo leggiamo ne apprezziamo maggiormente la
profondità e il significato. È un libro che molti, me compreso, vorranno
studiare per tutta la vita.
Il
potere di Adesso ha un
numero crescente di lettori devoti. È già stato definito un capolavoro;
comunque venga definito, comunque venga descritto, è un libro che ha il potere di
cambiare la nostra vita, il potere di risvegliarci e di farci capire pienamente
chi siamo.
Marc
Allen
Novato,
California, USA
agosto
1999
Prefazione
di
Russell E. DiCarlo,
autore
di Towards a New World View
Sotto il manto azzurro del cielo,
i raggi dorati del sole al tramonto possono donarci a volte un momento di tale
bellezza da lasciarci storditi, con lo sguardo fisso. Lo splendore di quell'attimo
ci abbaglia, la mente sempre affollata di pensieri si acquieta, per non distoglierci
dal luogo e dal momento presenti. Inondata di luminosità, una porta sembra
aprirsi su un'altra realtà, sempre presente ma raramente percepita.
«esperienze culminanti»: gli istanti più
elevati della vita, occasioni di espansione in cui ritroviamo il nostro Vero
Sé. «Ah, che meraviglia...» ci diciamo forse con un sospiro. «Se solo potessi
rimanere qui. Ma come faccio a stabilirvi la mia dimora abituale?»
Nel
corso della mia ricerca ho avuto l'onore di conversare con alcuni dei più
audaci «pionieri dei paradigmi» del nostro tempo, fonti di ispirazione e di
intuizioni in medicina, scienza, psicologia, affari, religione/spiritualità e
potenzialità umane.
L'umanità
sta compiendo un salto quantico in avanti nel suo sviluppo evolutivo.
Tale
cambiamento è accompagnato da un mutamento della visione del mondo, del quadro
fondamentale di «come sono fatte le cose» che ci portiamo dietro. Una visione del
mondo cerca di rispondere a due interrogativi fondamentali: «Chi siamo?» e «Qual è la natura dell'universo in cui viviamo?». Le nostre risposte a queste domande determinano la
qualità e le caratteristiche dei nostri rapporti personali.
Michael
Murphy, cofondatore di Esalen, sulla base di studi comparati di religione,
medicina, antropologia, ha avanzato l'ipotesi provocatoria che vi siano stadi più avanzati di sviluppo umano. A
mano a mano che una persona raggiunge tali livelli
avanzati di maturità spirituale, cominciano a sbocciare capacità
straordinarie: di amore, vitalità, personalità, consapevolezza, intuito,
percezione, comunicazione e volontà.
Siamo completamente separati
gli uni dagli altri, dalla natura e dal cosmo.
Questo mito del «diverso da me»
è responsabile delle guerre, della devastazione del pianeta e di tutte le forme
ed espressioni dell'ingiustizia umana.
Dopo tutto, quale persona sana di mente farebbe
del male a un suo simile se percepisse quest'ultimo come parte di sé? Stan
Grof, nella sua ricerca sugli stati di coscienza non ordinari, riassume il
concetto dicendo:
«La psiche e la coscienza di ciascuno di noi
sono in ultima analisi corrispondenti a “tutto ciò che è” perché non esistono
confini assoluti fra il corpo/ego e la totalità dell'esistenza».
Larry
Dossey: I pensieri, gli atteggiamenti e gli intenti curativi di un individuo
possono influenzare la fisiologia di un'altra persona. Proposizione sostenuta
da studi scientifici sul potere curativo della preghiera. Ora questo non può
accadere secondo i principi conosciuti della fisica e la visione del mondo
della scienza tradizionale; eppure la maggior parte delle prove lascia intendere
che è possibile.
Il mondo fisico è tutto ciò
che esiste.
Secondo
la scienza tradizionale di stampo materialistico, tutto ciò che non può essere
misurato, sperimentato in laboratorio o sondato dai cinque sensi o dalle loro
estensioni tecnologiche semplicemente non esiste. Non è «reale». Conclusione: tutta la realtà è ridotta alla realtà
fisica. Le dimensioni spirituali, o quelle che io chiamerei non fisiche, della
realtà sono state espulse. Tutto questo si scontra con la «filosofia
perenne», quel consenso filosofico che abbraccia epoche, religioni, tradizioni
e culture e che descrive dimensioni di realtà diverse ma continue. Queste vanno
da quelle più dense e meno consapevoli (ciò che chiamiamo «materia») a quelle
meno dense e più consapevoli, che chiamiamo spirituali. È interessante notare che questo modello esteso e pluridimensionale
della realtà è suggerito da teorici della meccanica quantistica come Jack Scarfetti,
che studia il viaggio a velocità superiori a quella della luce (il limite di
velocità assoluto), per spiegare il quale si ricorre ad altre dimensioni della
realtà. Oppure si consideri l'opera del leggendario fisico David Bohm, con il
suo modello pluridimensionale esplicito (fisico) e implicito (non fisico) della
realtà. Non è una semplice teoria: nel 1982 l'Aspect Experiment in Francia ha
dimostrato che due particelle quantiche inizialmente unite e poi separate da
grandi distanze rimanevano in qualche modo collegate. Se una particella veniva
modificata, anche l'altra cambiava, istantaneamente.
Alcuni teorici ipotizzano che
tale collegamento abbia luogo attraverso un accesso a dimensioni più elevate.
Pertanto, in contrasto con quanto
possano pensare coloro che giurano fedeltà al paradigma tradizionale, gli
influenti pionieri con cui ho parlato ritengono che noi non abbiamo raggiunto l'apice
dello sviluppo umano, che siamo connessi, anziché separati, alla vita nella sua
totalità, e che l'intera gamma della coscienza racchiuda sia la dimensione
fisica sia una moltitudine di dimensioni non fisiche.
Nella
sua essenza, questa nuova visione del mondo implica il fatto di vedere noi stessi, gli altri e l'intero
mondo vivente con gli occhi dell'anima,
del nostro Essere, del Vero Sé. L'uno dopo l'altro gli esseri umani si elevano in questa orbita più elevata. Il
messaggio di Eckhart è: il problema dell'umanità
è profondamente radicato nella mente, o, meglio, nella nostra errata
identificazione con la mente.
La
nostra consapevolezza che va alla deriva, la nostra tendenza a seguire il
percorso di minima resistenza rimanendo non
completamente coscienti del momento
attuale, crea un vuoto. E la mente limitata dal tempo, che è stata
progettata per essere un'utile servitrice, compensa la situazione proclamandosi
padrona. Come una farfalla che svolazza di fiore in fiore, la mente affronta
esperienze passate oppure, proiettando il proprio telefilm, cerca di prevedere
ciò che verrà. Raramente ci troviamo a
riposare nella profondità oceanica del momento presente, ma è qui e ora,
che troviamo il nostro Vero Sé, situato al di là del nostro corpo fisico, delle
nostre emozioni mutevoli e del cicaleccio della mente.
La gloria eccelsa dello sviluppo
umano non è riposta nella nostra capacità di ragionare e pensare, anche se è questo ciò che ci distingue
dagli animali. L'intelletto, come l'istinto, è soltanto un punto lungo il cammino
Il nostro destino ultimo è ricollegarci con il nostro Essere fondamentale ed
esprimerci secondo la nostra realtà straordinaria e divina nel mondo fisico ordinario,
momento dopo momento. Facile a dirsi, eppure sono rari coloro che hanno
raggiunto i più lontani traguardi dello sviluppo umano.
Fortunatamente
vi sono guide e maestri pronti ad aiutarci lungo il cammino. Come maestro e
guida, Eckhart ha una forza formidabile che non risiede nella sua provetta
abilità di deliziarci con storie piacevoli, di rendere concreto l'astratto o di
illustrarci tecniche utili; piuttosto, la sua magia è racchiusa nella sua
esperienza personale, di uno che sa. Di conseguenza, nelle sue parole vi
è una potenza che si trova soltanto nei più celebri maestri spirituali. Vivendo
nelle profondità di questa Realtà Superiore, Eckhart apre un percorso energico
agli altri perché si uniscano a lui. E se altri lo seguissero? Sicuramente il
mondo come lo conosciamo cambierebbe in meglio. I valori muterebbero. «Dov'è la prova di questa Realtà Superiore?»
ci si può domandare. Posso fornire soltanto un'analogia: un gruppo di scienziati
può riunirsi e spiegarci tutte le prove scientifiche del fatto che lo zucchero
è salato. Ma ci basta assaggiarne un cristallo, una sola volta, per capire che
nello zucchero vi è tutto un altro sapore. In definitiva, la prova non risiede
nelle argomentazioni intellettuali ma nell'essere toccati in qualche modo dal
sacro interiore ed esteriore. Eckhart Tolle ci dischiude magistralmente
questa possibilità.
Russell
E. DiCarlo
Autore
di Towards a New World View:
Conversations
at the Leading Edge
Erie,
Pennsylvania, USA, gennaio 1998
Introduzione
L'origine
di questo libro
Non mi occupo del passato e
raramente ci penso;
tuttavia vorrei spiegare brevemente come sono diventato un maestro spirituale e
come è nato questo libro. Fino al mio trentesimo anno di età ho vissuto in uno
stato di ansia quasi continua intervallato da periodi di depressione suicida.
Adesso mi sembra di parlare di qualche vita passata o della vita di qualcun
altro. Una notte, non molto dopo il mio ventinovesimo compleanno, mi svegliai
nelle ore piccole con una sensazione di terrore assoluto: tutto sembrava così estraneo, così ostile e così totalmente privo di
senso da provocarmi un profondo disgusto per il mondo. La cosa più disgustosa
di tutte era però la mia esistenza. Che
senso aveva continuare a vivere con questo fardello di infelicità? Perché proseguire
questa continua lotta? Sentivo che una
profonda brama di annullamento, di inesistenza, diveniva molto più intensa del desiderio
istintivo di continuare a vivere.
«Non posso più vivere con me
stesso.» Era questo il pensiero che continuava a ripetersi nella mia mente.
«Io sono uno o due? Se non posso
vivere con me stesso devono esserci due me: “io” e il “sé” con cui “io” non
posso più vivere.» «Forse», pensai, «soltanto uno dei due è reale». Ero del tutto cosciente, ma non vi erano
più pensieri. Quindi mi sentii attirato
dentro quello che sembrava un vortice di energia. Era un moto inizialmente
lento e poi accelerato. Fui colto da una paura intensa e il mio corpo si mise a
tremare. Udii le parole «non opporre resistenza» come se fossero state
pronunciate dentro il mio petto. Mi sentivo risucchiato in un vuoto che
sembrava essere dentro di me anziché al di fuori. Improvvisamente non ebbi
più paura e mi lasciai cadere in quel
vuoto. Non ricordo che cosa accadde dopo. Le prime luci dell'alba
filtravano fra le tende. Senza pensarci, sentivo, sapevo che nella luce vi è infinitamente
di più di quanto noi ci rendiamo conto. Quella luminosità morbida che filtrava
attraverso le tende era l'amore stesso.
Riconoscevo
la camera, eppure capii di non averla mai vista veramente prima d'allora. Tutto era nuovo, come se fosse appena
venuto alla luce. Presi in mano alcuni oggetti, una matita, una bottiglia
vuota, meravigliandomi della bellezza e
della vitalità di tutte le cose. Quel giorno passeggiai per la città pieno
di stupore per il miracolo della vita
sulla terra, come se fossi appena venuto al mondo. Per i successivi cinque
mesi vissi in uno stato ininterrotto di profonda pace e beatitudine. In seguito
l'intensità di tale sensazione diminuì o forse non era che una mia impressione
perché era diventata la mia condizione naturale. Sapevo ancora darmi da fare
nel mondo, ma capivo che niente di ciò
che potevo fare avrebbe aggiunto alcunché a ciò che già possedevo. Sapevo
naturalmente che mi era accaduto
qualcosa di profondamente significativo, ma non lo capivo affatto. Soltanto
diversi anni più tardi, dopo avere letto testi di argomento spirituale e aver
trascorso del tempo con maestri spirituali, mi resi conto che ciò che tutti cercavano a me era già
successo.
Capii
che l'intensa pressione della sofferenza
di quella notte doveva avere costretto la mia coscienza ad abbandonare la sua identificazione
con il sé infelice e profondamente timoroso, che in definitiva è un'invenzione
della mente. Tale abbandono doveva essere stato così completo che questo sé
falso e sofferente era crollato subito. Allora, ciò che rimaneva era la mia vera natura di onnipresente io sono:
consapevolezza allo stato puro prima dell'identificazione con la forma. In
seguito imparai anche a entrare in
quel regno interiore senza tempo e senza
morte che in origine avevo percepito come un vuoto e a rimanere pienamente consapevole.
Dimoravo in stati di beatitudine e di
sacralità indescrivibili, al cui confronto perfino l'esperienza originaria che
ho appena descritto impallidisce. Giunse un momento in cui per un certo
periodo non mi rimase nulla sul piano fisico. Non avevo rapporti umani, né
lavoro, né casa, né identità socialmente definita. Trascorsi quasi due anni
seduto sulle panchine dei parchi in uno stato di gioia intensissima. Ma anche
le esperienze più belle finiscono. Forse più importante di qualunque esperienza
è però quel senso profondo di pace che
da allora non mi ha più abbandonato. Talvolta è molto forte, quasi palpabile, e
anche altri riescono a percepirlo. Altre volte sta da qualche parte in
sottofondo, come una melodia lontana. In seguito qualcuno cominciò a venire da
me a dirmi: «Voglio quello che hai tu. Puoi darmelo o mostrarmi come si fa ad averlo?».
E io rispondevo: «Ce l'hai già. Non lo percepisci perché la tua mente fa troppo
rumore». Da quella risposta in seguito è nato questo libro. Prima di rendermene
conto avevo ritrovato un'identità esteriore: ero diventato un maestro
spirituale.
La verità che è in voi
Questo
libro rappresenta l'essenza della mia opera, nella misura in cui può essere
espressa in parole.
La
loro volontà di abbracciare un cambiamento interiore, le loro domande stimolanti
e la loro disponibilità ad ascoltare. Questo
libro non sarebbe nato senza di loro. Essi che appartengono a una minoranza per il momento piccola ma fortunatamente
crescente di pionieri spirituali:
persone che stanno raggiungendo un punto in cui divengono capaci di sfuggire agli schemi mentali, ereditati dalla collettività,
che da millenni rendono gli esseri umani schiavi della sofferenza. Sono
convinto che questo libro possa raggiungere
coloro che sono pronti per un'analoga trasformazione interiore radicale e possa
agire da catalizzatore in questo senso. Spero inoltre che raggiunga molti altri
ai quali il suo messaggio possa
apparire degno di considerazione, anche
se potranno non essere pronti per viverlo o praticarlo pienamente. È
possibile che un domani il seme che è stato piantato leggendo questo libro si
mescoli al seme dell'illuminazione che ogni
essere umano porta in sé e improvvisamente questo seme germogli e viva in
loro. Ripetutamente cerco di portare il lettore con me in quello stato senza
tempo di intensa presenza consapevole nell'Adesso, in modo da fornire un
assaggio di illuminazione. Finché non si sarà in grado di percepire ciò di cui
parlo, questi brani potranno sembrare piuttosto ripetitivi. Però, non appena si
riuscirà a farlo, secondo me si capirà che tali brani racchiudono una grande
potenza spirituale, e queste potranno diventare le parti, più appaganti del
libro. Inoltre, poiché ogni persona reca in sé il seme dell'illuminazione, io
spesso mi rivolgo a quella parte interiore che sa e che dimora al di là
dell'entità pensante, al sé profondo che riconosce immediatamente la verità spirituale,
entra in risonanza con questa e ne trae forza. Il simbolo di pausa § dopo certi brani è un invito a smettere di leggere per un istante, acquietarsi e sentire e percepire la verità di ciò che è stato appena
detto. Possono esservi nel testo altri punti in cui fare la stessa cosa con
naturalezza e spontaneità.
Non bisogna leggere soltanto
con la mente, ma cercare di
cogliere durante la lettura eventuali reazioni
emotive e un senso di riconoscimento proveniente dal profondo. Non posso rivelare al lettore alcuna verità
spirituale di cui questi non sia già a conoscenza nel suo intimo. Tutto quello
che posso fare è rammentare ciò che è stato dimenticato. La conoscenza viva, antica
eppure sempre nuova, viene allora attivata.
La mente vuole sempre classificare
e confrontare, ma si potrà sfruttare meglio questo libro se non si cercherà di confrontarne
la terminologia con quella di altre dottrine; altrimenti si rischia di far confusione. Io utilizzo termini
come «mente», «felicità» e «consapevolezza» in modi che non trovano necessariamente
una correlazione in altre dottrine. Non
bisogna aggrapparsi alle parole, sono soltanto gradini da superare e da lasciarsi
alle spalle il più rapidamente possibile.
Se
di quando in quando cito le parole di
Gesù o del Buddha, brani del testo Un
corso in miracoli (Armenia, 1999) o di altre dottrine, non lo faccio per proporre paragoni, ma
per attirare l'attenzione sul fatto che in essenza vi è e vi è sempre stato un unico insegnamento spirituale, seppure
in forme diverse. Alcune di tali forme, come le antiche religioni, si sono ricoperte di sostanze estranee al punto che
la loro essenza spirituale ne risulta completamente oscurata. In grande misura,
pertanto, il loro significato profondo non viene più riconosciuto e il loro potere
di trasformazione è andato perduto. Quando io cito brani delle antiche
religioni o di altre dottrine, lo faccio per rivelare il loro significato profondo e in tal modo
ristabilirne il potere di trasformazione, in particolare per quei lettori che sono
seguaci di tali religioni o dottrine. Per
lo più mi sono però sforzato di utilizzare una terminologia per quanto possibile
neutra al fine di raggiungere una più ampia varietà di persone. Questo libro
può essere considerato una riaffermazione
per la nostra epoca di quell'unico insegnamento spirituale eterno, l'essenza di tutte le religioni. Non è
tratto da fonti esteriori, ma dall'unica
vera Fonte interiore, per cui non
racchiude teorie o congetture. Io parlo per esperienza interiore, e se a
volte parlo con vigore è per incidere vari strati di resistenza mentale e
raggiungere quel luogo interiore che già
sa, come so io, e dove la verità viene riconosciuta quando
viene percepita. Vi è allora un senso di esaltazione e di vitalità, quando
qualcosa interiormente dice:
«Sì.
So che è vero».
1
Voi non siete la vostra mente
Il più grande ostacolo all'illuminazione
Illuminazione:
che cos'è?
Un mendicante se ne stava seduto
sul ciglio di una strada da più di trent'anni. Un giorno passò uno sconosciuto.
«Hai qualche spicciolo?» mormorò il mendicante, tendendo meccanicamente il vecchio
berretto da baseball. «Non ho niente da darti», disse lo sconosciuto, che poi
domandò: «Su che cosa sei seduto?». «È solo un vecchio scatolone. Ci sto seduto
sopra da sempre», rispose il mendicante. «Ci hai mai guardato dentro?» chiese
lo sconosciuto. «No», disse il mendicante, «a che scopo? Non c'è niente
dentro».
«Dacci un'occhiata»,
insistette lo sconosciuto. Il mendicante riuscì ad aprire lo scatolone. Con meraviglia,
incredulità ed euforia vide che lo scatolone era colmo d'oro. Io sono quello
sconosciuto che non ha niente da dare e che dice di guardare dentro. Non dentro un qualsiasi scatolone, come nella
parabola, ma in qualcosa di ancora più vicino: dentro di voi. «Ma io non sono
un mendicante» è l'osservazione che molti faranno. Coloro che non hanno trovato la
loro vera ricchezza, che è la gioia radiosa dell'Essere e la pace profonda e
incrollabile che l'accompagna, sono
mendicanti, anche se possiedono una grande ricchezza materiale. Cercano
all'esterno piacere o appagamento, conferme, sicurezza o amore, mentre hanno dentro di sé un tesoro che non soltanto
include tutte queste cose ma è infinitamente
più grande di tutto ciò che il mondo possa offrire. Il termine illuminazione evoca l'idea di qualche impresa sovrumana, e
l'ego vuole che resti così, ma è semplicemente lo stato naturale di unione con
l'Essere che sentite. È uno stato di sintonia
con qualcosa di incommensurabile e di indistruttibile, qualcosa che in modo
quasi paradossale è essenzialmente voi eppure è molto più grande di voi.
Significa trovare la vostra vera natura al di là del nome e della forma. L'incapacità di percepire questa
connessione dà origine all'illusione della separazione, da voi stessi e dal
mondo che vi circonda. Allora ognuno di voi percepisce se stesso,
consapevolmente o inconsapevolmente, come un frammento isolato. Nasce così la paura, e il conflitto
interiore ed esteriore diventa
la norma. Mi piace molto la semplice definizione, offerta dal Buddha, dell'illuminazione intesa come «la fine della sofferenza». Non vi è
nulla di sovrumano in questo, vero? Naturalmente, come definizione, è incompleta.
Vi dice solamente ciò che l'illuminazione non è: non è sofferenza. Ma che cosa
rimane quando non vi è più sofferenza? Il Buddha tace in proposito, e il suo
silenzio implica che dovrete scoprirlo da soli. Utilizza una definizione
negativa in modo che la mente non possa trasformarla in qualcosa in cui credere
o in un'impresa sovrumana, un obiettivo impossibile da raggiungere. Nonostante
questa precauzione, la maggioranza dei buddhisti ritiene ancora che l'illuminazione
sia una cosa adatta al Buddha, non a loro, almeno non in questa vita.
Hai
usato il termine Essere. Puoi spiegare che cosa intendi?
L'Essere è l'Unica Vita eterna
e onnipresente al di là
delle innumerevoli forme di vita che
sono soggette a nascita e morte. Tuttavia, l'Essere
non è soltanto al di là ma anche profondamente all'interno di ogni forma in
quanto sua essenza intima invisibile e indistruttibile. Ciò significa che è
accessibile a voi adesso in quanto vostro sé più profondo, la vostra vera
natura. Ma non cercate di afferrarlo con
la mente. Non cercate di capirlo. Potete conoscerlo soltanto quando la mente è
tranquilla. Quando siete presenti, pienamente e intensamente, nell'Adesso,
l'Essere può venire percepito, ma non può mai essere capito mentalmente.
Riacquistare
la consapevolezza dell'Essere e dimorare in quello stato di «realizzazione intuitiva» è l'illuminazione.
§
Quando
parli dell'Essere, ti riferisci a Dio? E se è così, perché non lo dici? Il termine
Dio si è svuotato di ogni significato a causa di secoli di uso
improprio. Lo utilizzo ogni tanto, ma con parsimonia. Per uso
improprio intendo che persone le quali
non hanno mai intravisto il regno del sacro, la vastità infinita dietro
quella parola, la utilizzano con grande convinzione, come se sapessero
di che cosa stanno parlando. Oppure
ne parlano sfavorevolmente, come se sapessero che cos'è ciò che negano.
Questo uso improprio dà origine a credenze e asserzioni, assurde illusioni
dell'ego come «il mio o il nostro Dio è l'unico vero. Dio,
e il vostro Dio è falso» o la famosa affermazione di Nietzsche «Dio è
morto». Il termine Dio è diventato un concetto chiuso. Nel momento in
cui la parola viene pronunciata, si crea un'immagine mentale, ma pur sempre
una rappresentazione mentale di qualcuno
o qualcosa al di fuori di voi e, ebbene sì, quasi inevitabilmente un qualcuno o
qualcosa di maschile. Né Dio né Essere né ogni altra
parola possono definire o spiegare la realtà ineffabile che sta dietro al
termine, per cui l'unico interrogativo importante è se tale parola sia
un aiuto o un ostacolo nel consentirvi di avere esperienza di Quello che indica.
Va oltre se stessa e indica tale realtà trascendente oppure si presta troppo
facilmente a diventare niente più che un'idea nella vostra testa, un'idea in cui voi credete, un idolo
mentale? La parola Essere non
spiega niente, ma d'altronde nemmeno la parola Dio. Essere, però, ha il
vantaggio di risultare un concetto aperto. Non riduce l'invisibile infinito a
un'entità finita. È impossibile formarsene un'immagine mentale. Nessuno può
rivendicare un possesso esclusivo dell'Essere. È la vostra essenza ultima e ci è immediatamente accessibile in quanto sensazione
della vostra presenza, la comprensione
di io sono che è precedente a io sono questo o io sono quello. Per
questo vi è soltanto un piccolo passo dalla parola Essere all'esperienza
dell'Essere.
§
Qual
è il più grande ostacolo all'esperienza
di tale realtà? L'identificazione con la propria mente, che
rende compulsivo il pensiero.
Non essere capaci di smettere di pensare è un'afflizione terribile, ma
non ce ne rendiamo conto perché quasi
tutti, ne soffrono, per cui è considerato normale. Questo rumore mentale
incessante vi impedisce di trovare quel
luogo di quiete interiore
che è inseparabile dall'Essere. Crea
inoltre un falso sé generato dalla mente che getta un'ombra di paura e
di sofferenza. Approfondiremo l'argomento più avanti.
Il
filosofo Cartesio ritenne di avere
scoperto la verità fondamentale quando pronunciò la sua famosa
affermazione: «Penso, dunque sono».
In realtà aveva dato espressione
all'errore fondamentale: identificare il pensiero con l'Essere e
l'identità con il pensiero. Chi è obbligato a pensare, il che significa
quasi tutti, vive in uno stato di apparente separatezza, in un mondo
follemente complesso di continui problemi e conflitti, un mondo che
riflette la sempre crescente frammentazione della mente.
L'illuminazione è uno stato di totalità, di essere «in unione» e
pertanto in pace. In unione con la vita nel suo aspetto manifesto, il
mondo, e con il proprio sé più profondo e la vita non manifesta: in
unione con l'Essere. L'illuminazione
è non soltanto la fine della
sofferenza e del continuo conflitto interiore ed esteriore, ma anche la
fine della terribile schiavitù del pensiero incessante. Quale
incredibile liberazione!
L'identificazione
con la vostra mente crea uno schermo opaco di concetti, etichette, immagini, parole, giudizi e definizioni che blocca
ogni vero rapporto personale. Si intromette fra voi e il vostro essere, fra voi e il prossimo, fra voi e la natura,
fra voi e Dio. È questo schermo di pensiero a creare l'illusione di separatezza, l'illusione che vi siano un tu e un «altro» totalmente
separato. Allora dimenticate il fatto essenziale che, sotto il livello delle apparenze fisiche e delle forme separate, voi
siete in unione con tutto ciò che esiste. Per «dimenticare» intendo che non
percepite più questa unità come realtà evidente di per sé. Potete credere che sia vera, ma non sapete più che è vera.
Credere può darvi conforto, ma soltanto attraverso la vostra esperienza diventa
liberatorio. Pensare è diventato una malattia. La malattia si sviluppa quando
le cose presentano uno squilibrio. Si noti: la mente è uno strumento eccezionale se utilizzata nel modo giusto.
Usata nel modo sbagliato diventa però oltremodo distruttiva. Per essere più
precisi, il problema non è tanto che voi utilizzate la mente in modo sbagliato, quanto che non la usate affatto. È la mente a usare voi. Questa è la malattia. Voi
ritenete di essere la vostra mente. Questa è l'illusione. Lo strumento si è
impadronito di voi. Non sono del tutto d'accordo. È vero che penso molto
senza scopo, al pari di quasi tutti gli altri, ma posso ancora scegliere
di usare la mia mente per ottenere e portare a termine delle cose, e lo
faccio in continuazione. Il semplice
fatto di sapere risolvere un cruciverba o costruire una bomba atomica non
significa che utilizzate la vostra mente. La mente ama affondare i denti
nei problemi. Ecco perché risolve cruciverba e costruisce bombe atomiche. A voi
non interessano né gli uni né le altre. Desidero porre una domanda: sapete liberarvi della mente quando volete?
Avete scoperto il pulsante per «spegnerla»?
Vuoi
dire smettere di pensare del tutto? No, non ci riusciremmo, se non per un
attimo. Allora è la mente a
usare voi. Inconsapevolmente vi identificate con la vostra mente, per
cui non sapete nemmeno di esserne schiavi. È quasi come essere posseduti senza saperlo, per cui
scambiate per voi stessi l'entità che vi possiede. L'inizio della
libertà è capire che voi non siete
l'entità che vi possiede, quella che pensa.
Saperlo vi consente di
osservare tale entità. Nel momento in cui cominciamo a osservare
l'entità pensante, si attiva un più elevato livello di consapevolezza. Allora
cominciate a capire che vi è un vasto
regno di intelligenza al di là del pensiero, che il pensiero e soltanto
un aspetto minuscolo di tale intelligenza. Capite inoltre che tutte le cose davvero importanti
(bellezza, amore, creatività, gioia, pace interiore) nascono al di là
della mente. Così cominciate a risvegliarvi.
§
La liberazione dalla vostra mente
Che
cosa intendi esattamente per «osservare colui che pensa»? Se qualcuno va dal medico e dice «sento una
voce nella testa», con ogni probabilità sarà mandato da uno psichiatra.
Il fatto è che in maniera molto simile praticamente ognuno di voi sente
continuamente una voce o diverse voci nella testa: i processi di
pensiero involontari che non ci rendiamo conto di poter fermare.
Monologhi o dialoghi continui. Probabilmente tutti avete incontrato per
la strada persone «matte» che parlano o brontolano incessantemente fra
sé e sé. Be', non è molto diverso da ciò che fate voi persone «normali»,
con la differenza che voi non lo fate ad alta voce. Questa voce commenta, opera congetture,
giudica, confronta, si lamenta, esprime preferenze e avversioni,
eccetera. La voce non è necessariamente pertinente alla situazione in
cui vi trovate in quel momento; può rivivere il passato prossimo o
remoto oppure preparare o immaginare possibili situazioni future.
Qui spesso immagina cose che vanno storte o esiti negativi: è quella che
chiamiamo «preoccupazione».
Talvolta questa colonna sonora è accompagnata da immagini visive o
«filmati mentali». Anche se la voce è pertinente alla situazione
contingente, la interpreterà nei termini del passato. Questo perché la voce appartiene alla vostra mente
condizionata, che è il risultato di tutta la vostra storia passata oltre
che della mentalità culturale collettiva che abbiamo ereditato.
Pertanto voi vedete e giudicate il
presente con gli occhi del passato e ne ricavate una visione totalmente
distorta. Non è insolito che la
voce del pensiero sia il nostro peggior nemico. È la
causa di innumerevoli sofferenze e infelicità, nonché di malattie.
La buona notizia è che potete davvero liberarvi
dalla mente. È questa l'unica
vera liberazione. Potete cominciare subito, ascoltando la voce nella
vostra testa quanto più spesso possibile. Prestate particolare
attenzione a eventuali schemi di pensiero
ripetitivi, quei vecchi dischi di grammofono che ci suonano in testa
forse da molti anni È questo che intendo per «osservare colui che
pensa», il che è un altro modo per dire: ascoltate la voce nella testa, siate
lì come presenza testimone.
Quando ascoltate questa voce,
ascoltatela in maniera imparziale. Vale a dire, non date giudizi. Non giudicate
o condannate ciò che sentite. Ve
ne renderete conto presto: la voce è lì e voi siete qui ad ascoltarla, a osservarla.
Questa realizzazione dell'«io sono», questo
senso della propria presenza non è un pensiero, nasce al di là della mente.
§
Così
quando ascoltate un pensiero siete
consapevoli non soltanto del pensiero ma anche di voi stessi come testimoni del
pensiero. È subentrata una nuova dimensione
di consapevolezza. Ascoltando il pensiero, si avverte una presenza
consapevole (il vostro sé più profondo) dietro o sotto il pensiero, per così dire.
Il pensiero allora perde il suo potere
su di voi e rapidamente si placa, perché voi non fornite più energia alla mente
attraverso la vostra identificazione con essa. Questo è l'inizio della fine
del pensiero involontario e compulsivo. Quando un pensiero si placa, si ha esperienza di una discontinuità nel flusso
mentale, un intervallo «senza mente». Dapprima gli intervalli saranno brevi,
forse alcuni secondi, ma a poco a poco si faranno più lunghi. Quando si
verificano questi intervalli, si avverte una certa quiete e pace interiori. Questo è l'inizio del vostro stato naturale di unione con l'Essere,
che di solito è oscurato dalla mente. Con la pratica, il senso di tranquillità e pace si approfondisce.
In effetti non vi è limite alla sua profondità. Si sentirà anche nascere dal
profondo una sottile emanazione di gioia:
la gioia dell'Essere. Non è una situazione di trance, tutt'altro. Qui non vi è perdita di coscienza, anzi. Se
il prezzo della pace fosse una riduzione della consapevolezza, e il prezzo
della tranquillità una mancanza di vitalità e di prontezza, non varrebbe la
pena possederle. In questo stato di sintonia
interiore si è molto più vigili, più svegli, non distratti rispetto allo stato
di identificazione con la mente. Si
è totalmente presenti. Inoltre, questo stato innalza la frequenza di vibrazioni
del campo energetico che dà vita al corpo fisico. Addentrandosi più in profondità
in questo «luogo senza mente», come viene talvolta chiamato in Oriente, si
giunge allo stato di consapevolezza pura,
in cui si avverte la propria presenza
con una tale intensità e una tale gioia che tutti i pensieri, tutte le emozioni,
il corpo fisico e l'intero mondo esterno diventano al suo confronto
relativamente insignificanti.
Eppure questo stato non è
egoistico bensì altruistico. Vi porta al di là di quello che in precedenza
avevate considerato il «vostro sé».
Questa presenza è essenzialmente voi e allo stesso tempo inconcepibilmente
maggiore di voi. Ciò che sto cercando di comunicare qui può apparire
paradossale o perfino contraddittorio, ma non vi è altro modo per esprimerlo.
§
Invece
di «osservare colui che pensa» si può anche creare un intervallo nel flusso
mentale semplicemente rivolgendo il
centro dell'attenzione all'Adesso. Basta divenire intensamente consapevoli del
momento presente. È una cosa che dà profonda soddisfazione. In questo modo
si allontana la consapevolezza dall'attività mentale e si crea un intervallo senza mente in cui si è
altamente vigili e consapevoli ma non si sta pensando. Questa è l'essenza della
meditazione. Nella vita quotidiana
potete fare pratica di questo metodo prendendo ogni attività di routine che
normalmente è solo un mezzo per raggiungere un fine e dedicarvi la massima
attenzione, in modo che diventi un fine in sé. Siate totalmente presenti. Cercate
di prestare attenzione a tutte le percezioni sensoriali legate a tale attività:
il suono e le sensazioni tattili, il profumo, soffermatevi per qualche secondo
a osservare il flusso del vostro respiro, diventate consapevoli di un potente e silenzioso senso di presenza.
Vi è un certo criterio con cui misurare il proprio successo in questa pratica: il livello di pace che si avverte
interiormente.
§
Pertanto,
il passo più importante nel viaggio verso l'illuminazione è questo: imparare a
non identificarsi con la propria mente. Ogni volta che create un intervallo nel
flusso mentale, la luce della vostra consapevolezza
si intensifica.
Un giorno potrete scoprirvi a
sorridere della voce nella vostra testa, come sorridereste delle capriole di un
bambino. Ciò significa che non prenderete più tanto
sul serio il contenuto della mente, poiché il vostro senso del sé non dipenderà
più da quest'ultima.
Illuminazione: elevarsi oltre il pensiero
Per
sopravvivere in questo mondo non è forse essenziale il pensiero? La mente è uno
strumento, un attrezzo. Esiste per essere utilizzata per un compito specifico,
e quando il lavoro è terminato deve essere deposta. Per come stanno le cose,
direi che
dall'80 al 90 per cento del
pensiero della maggior parte di voi sia non soltanto ripetitivo e inutile, ma
per via della sua natura disfunzionale e spesso negativa sia anche in gran parte
dannoso.
Se
osservate la vostra mente scoprirete che è così. Ciò causa una grave perdita di energia vitale. Questo
genere di pensiero compulsivo è in
realtà una dipendenza, come nel caso di una droga. Che cosa caratterizza
una dipendenza? Semplicemente questo:
non vi rendete più conto di avere la possibilità di farne a meno. Sembra più
forte di voi. Inoltre vi dà un falso senso di piacere, un piacere che invariabilmente
si trasforma in dolore. Perché dovremmo essere pensiero-dipendenti? Perché
vi identificate con il pensiero, vale a dire traete il vostro senso del sé dal
contenuto e dall'attività della vostra mente. Perché ritenete che se smetteste di pensare cessereste di esistere. Diventando
adulti vi formate un'immagine mentale di voi stessi basata sul vostro condizionamento
personale e culturale. Possiamo chiamare
ego questo sé fantasma. È
costituito dall'attività mentale e può essere mantenuto in vita soltanto con un
pensiero continuo. Il termine ego assume significati diversi per persone
diverse, ma quando lo uso qui indica un
sé falso, creato dall'identificazione inconsapevole con la mente. Per l'ego, il
momento presente quasi non esiste. Soltanto
il passato e il futuro sono considerati importanti. Ad esempio il sistema
dell’istruzione (Superiore ed universitario, il lavoro non retribuito) dei
paesi in arretratezza economica è strutturato mediante lezioni in cui i docenti
adottano insegnamenti e attribuiscono ritmi di studio alienanti in ciascun
istante di vita dell’alunno (L’adesso di un uomo/donna), che pertanto concentrando
l’attenzione dell’alunno su un illusorio futuro, lo accecano sulla realtà che
in ciascun Adesso perde. L’accesso degli studenti al mondo del lavoro è dunque
procrastinato ed alla gioventù è negato l’accesso ai fondi necessari alla
realizzazione della loro Vita. Questo capovolgimento
totale della verità spiega perché sotto l'influsso dell'ego la mente sia
così disfunzionale. Si preoccupa sempre di mantenere
vivo il passato, perché senza di esso chi siamo noi? Si proietta costantemente nel futuro per garantirsi la propria sopravvivenza
e per cercarvi qualche genere di liberazione o di appagamento illusorio.
Dice: «Un giorno, quando avverrà questo,
quello o quell'altro, starò bene, sarò felice e in pace». Anche quando l'ego
sembra preoccuparsi del presente, non è il presente ciò che vede: lo percepisce
in modo completamente sbagliato perché lo osserva con gli occhi del passato.
Oppure riduce il presente a un mezzo rivolto a un fine, un fine che sta sempre
nel futuro proiettato dalla mente. Se osservate la vostra mente, vedete che opera
proprio in questo modo.
Il momento presente custodisce
la chiave per accedere alla liberazione. Ma non potete trovare il momento
presente fintanto che siete la vostra mente.
Non
voglio perdere la mia capacità di analizzare e discernere. Non mi dispiacerebbe
imparare a pensare con maggiore chiarezza, in maniera più concentrata,
ma non voglio perdere la «testa». Il dono del pensiero è la cosa più
preziosa che abbiamo.
La
supremazia della mente non è che una fase nell'evoluzione della consapevolezza.
Adesso abbiamo bisogno di passare con urgenza alla fase successiva; altrimenti saremo distrutti dalla mente. Ne
parlerò più dettagliatamente in seguito. Pensiero e consapevolezza non sono
sinonimi. Il pensiero è soltanto un
piccolo aspetto della consapevolezza. Il pensiero non può esistere senza la
consapevolezza, ma la consapevolezza non ha bisogno del pensiero. Illuminazione
significa elevarsi oltre il pensiero, non ricadere a un livello inferiore al
pensiero, il livello di una pianta. Nello
stato illuminato si continua a usare la mente pensante quando è necessario, ma
in una maniera molto più concentrata ed efficace rispetto a prima. La si
usa per lo più a scopi pratici, ma si è liberi
dal dialogo interno involontario, e vi è quiete interiore. Quando si
utilizza la mente, e in particolare quando è necessaria una soluzione creativa,
si oscilla a intervalli di qualche minuto fra il pensiero e la quiete, fra la
mente e l'assenza di mente. L'assenza di mente è consapevolezza senza pensiero.
Soltanto in questo modo è possibile pensare creativamente, perché soltanto in questo
modo il pensiero ha un potere reale. Il pensiero da solo, quando non è più
connesso con il regno molto più vasto della consapevolezza, rapidamente diventa
arido, folle, distruttivo.
La mente è essenzialmente una
macchina per la sopravvivenza. Attacco e difesa contro altre menti, raccolta,
conservazione e analisi delle informazioni: ecco in che cosa eccelle, ma non è affatto
creativa, è statica o distruttiva.
Tutti i veri artisti, che lo sappiano o
no, creano a partire da un luogo senza mente, dalla quiete interiore.
La
mente allora dà forma all'intuizione o all'impulso creativo. Perfino i grandi
scienziati riferiscono che le loro conquiste creative giungono in momenti di
quiete mentale. Il risultato sorprendente
di un'indagine nazionale fra i più
eminenti matematici americani, fra cui Einstein, per scoprirne i metodi di lavoro,
fu che il pensiero «svolge soltanto un
ruolo secondario nella fase breve ma decisiva dell'atto creativo in sé»1.
Pertanto direi che il semplice motivo
per cui per la maggior parte gli scienziati non sono creativi non è che non
sappiano pensare ma che non sanno smettere di pensare! Non è stato
attraverso la mente, attraverso il pensiero, che è nato e si perpetua il miracolo
della vita sulla terra o del nostro organismo. Vi è all'opera un'intelligenza molto più grande della mente. Come può
una singola cellula umana che misura qualche centesimo di millimetro contenere
nel suo DNA istruzioni che riempirebbero mille volumi di seicento pagine
ciascuno? Più cose imparate riguardo al funzionamento dell'organismo, più vi rendete
conto di quanto vasta è l'intelligenza all'opera al suo interno e di quanto
poco ne sapete. Quando la mente
ritorna in sintonia con tutto questo, diventa uno strumento meraviglioso. Allora
si mette al servizio di qualcosa di più grande della mente stessa.
Emozione:
la reazione del corpo alla vostra mente
E
le emozioni? Io vengo coinvolto dalle emozioni molto più che dalla mente.
La mente, per come uso io il
termine, non è solo pensiero. Include le emozioni nonché tutti gli schemi
reattivi mente emozioni. L'emozione nasce nel punto di incontro
fra corpo e mente. È la reazione del corpo alla mente o, si potrebbe dire, un riflesso della mente nel corpo. Per
esempio, un pensiero di attacco o un pensiero ostile creano nel corpo un accumulo di energia superflua e dannosa che chiamiamo «collera». Il corpo si prepara a combattere.
Il pensiero di essere minacciati, fisicamente o psicologicamente, induce il
corpo a contrarsi, e questo è il lato fisico di ciò che chiamiamo «paura». Le ricerche hanno dimostrato che emozioni forti provocano perfino
cambiamenti nella biochimica dell'organismo. Tali mutamenti biochimici
rappresentano l'aspetto fisico o materiale dell'emozione. Naturalmente, di
solito non siete consapevoli di tutti i vostri schemi di pensiero, e spesso soltanto
osservando le vostre emozioni riuscite a portarle al livello di consapevolezza.
Più vi identificate con il vostro
pensiero, con quello che vi piace e quello che non vi piace, con i vostri
giudizi e interpretazioni, vale a dire meno siete presenti come consapevolezza
osservante, più forte sarà la carica emozionale, che ve ne rendiate conto oppure
no. Se non riuscite a provare emozioni,
se ne siete tagliati fuori, prima o poi ne avrete esperienza a un livello
puramente fisico, sotto forma di un disturbo o di un sintomo. Negli ultimi
anni è stato scritto parecchio a questo riguardo, per cui non è il caso di approfondire
il discorso. Un forte schema emozionale inconscio può perfino manifestarsi come
evento esterno che sembra limitarsi ad accadere a voi.
Per
esempio, ho osservato che chi si porta dentro
molta collera senza esserne consapevole e senza esprimerla ha maggiori
probabilità di essere attaccato, verbalmente ma anche fisicamente, da altre
persone incollerite, e spesso senza un motivo apparente. Chi si trova in tale
situazione presenta una forte emanazione di collera che certe persone avvertono
in maniera subliminale e che innesca la loro collera latente. Chi ha
difficoltà a provare emozioni dovrebbe cominciare concentrando l'attenzione sul
campo energetico interiore del proprio corpo, cercando di sentire il corpo
stesso dall'interno. In questo modo entrerà in contatto con le proprie
emozioni. Ne parleremo più in dettaglio in seguito.
§
Tu
dici che un'emozione è il riflesso della mente nel corpo. Ma a volte vi è un
conflitto tra i due: la mente dice di no mentre l'emozione dice di sì o
viceversa.
Se
veramente volete conoscere la mente, il
corpo ve ne darà sempre un riflesso veritiero, per cui bisogna
osservare l'emozione o piuttosto sentirla
nel corpo. Se vi è un apparente conflitto, il pensiero sarà la menzogna, l'emozione sarà la verità. Non
la verità ultima di ciò che siete, ma la
verità relativa del vostro stato d'animo in quel momento. Il
conflitto tra pensieri superficiali e processi mentali inconsapevoli è
certamente comune. Potete non essere in grado di portare l'attività
mentale inconsapevole allo stato di consapevolezza sotto forma di
pensieri, ma essa sarà sempre riflessa nel corpo sotto forma di
emozioni, e di questo, sì che potete rendervi conto. Osservare un'emozione
in questo modo è sostanzialmente la stessa cosa che ascoltare od
osservare un pensiero, come descritto in precedenza. L'unica differenza
è che, mentre il pensiero è nella vostra testa, l'emozione ha una forte
componente fisica e pertanto viene avvertita principalmente nel corpo.
Allora potete consentire all'emozione di esistere senza per questo
sottostare al suo controllo. Voi non
siete più l'emozione; voi siete l'entità che la guarda, la presenza che
osserva. Se vi esercitate in questo, tutto ciò che è inconsapevole
in voi verrà portato alla luce della consapevolezza.
Allora
osservare le emozioni è importante
quanto osservare i pensieri?
Sì.
Bisogna prendere l'abitudine di domandarsi; che cosa sta avvenendo dentro di me in questo istante? Tale
interrogativo vi indirizzerà verso la strada giusta. Ma non analizzate, soltanto osservate, focalizzate la vostra
attenzione verso l'interno, percepite l'energia dell'emozione. Se non è
presente alcuna emozione, potete portare la vostra attenzione più in profondità
nel campo energetico del corpo. È la porta d'accesso all'Essere.
§
Un'emozione
di solito rappresenta uno schema di pensiero amplificato e carico di energia, e
a causa della sua carica energetica spesso insostenibile non è facile
inizialmente restare presenti abbastanza da poterla osservare. Vuole avere il sopravvento
su di voi, e di solito ci riesce, a meno che non vi sia in noi una presenza
sufficiente. Se vi lasciate trascinare in un'identificazione inconsapevole con
l'emozione per mancanza di presenza, il che è normale, l'emozione
temporaneamente diventa «voi».
Spesso
si crea un circolo vizioso fra il
pensiero e l'emozione: si alimentano reciprocamente. Lo schema di pensiero crea
un riflesso amplificato di sé sotto forma di un'emozione, e la frequenza di
vibrazione dell'emozione continua ad alimentare lo schema di pensiero
originario. Soffermandosi mentalmente sulla situazione, sull'evento o sulla
persona percepiti come cause dell'emozione, il pensiero fornisce energia all'emozione, che a sua volta dà energia
allo schema di pensiero, e così via. Sostanzialmente, tutte le emozioni sono
variazioni di un'unica emozione primordiale indifferenziata che ha origine nella
perdita di consapevolezza di ciò che siete al di là del nome e della forma.
Per via della sua natura indifferenziata, è difficile trovare un termine che
descriva con esattezza questa emozione. «Paura»
ci va vicino, ma a parte una sensazione continua di minaccia include anche un
profondo senso di abbandono e incompletezza. Forse è meglio
utilizzare un termine che è altrettanto indifferenziato quanto tale emozione
primaria e chiamarla semplicemente «dolore». Uno dei compiti principali della
mente è combattere o eliminare quel dolore emozionale, il che è una delle
ragioni della sua attività incessante, ma tutto ciò che può ottenere è il tenerlo
nascosto temporaneamente. In effetti,
più la mente si sforza di sbarazzarsi del dolore, più grande è il dolore stesso.
La mente non può mai trovare la soluzione,
né può permettere a noi di trovarla, perché è essa stessa una parte intrinseca
del «problema». Immaginiamo un capo della polizia che cerchi di scoprire un
piromane quando questi è lo stesso capo della polizia. Voi non sarete liberi da
tale dolore finché non smetterete di trarre il vostro senso del sé dall'identificazione
con la mente, vale a dire dall'ego. La mente verrà allora detronizzata e
l'Essere si rivelerà come vostra vera natura.
E
le emozioni positive come amore e gioia?
Sono inseparabili dal
vostro stato naturale di sintonia interiore con l'Essere. Barlumi di amore e gioia o brevi
momenti di pace profonda sono possibili quando si creano intervalli nel
flusso dei pensieri. Per la maggior
parte di voi, simili intervalli si presentano di rado e solo per caso,
in attimi in cui la mente rimane «senza parole», a volte innescati da
uno spettacolo di grande bellezza, da uno sforzo fisico estremo o perfino
da un grande pericolo. All'improvviso vi è quiete interiore. E in tale quiete vi è una gioia sottile ma intensa, vi è
amore, vi è pace. Di solito questi momenti sono di breve durata,
poiché la mente riprende presto
quella sua attività rumorosa che chiamiamo «pensiero». Amore, gioia
e pace non possono prosperare finché non vi liberate dal dominio della
mente. Ma non le chiamerei emozioni. Si trovano al di là delle emozioni,
a un livello molto più profondo. Allora voi dovete divenire pienamente
consapevoli delle vostre emozioni ed essere in grado di percepirle prima
di poter avvertire ciò che sta al di là di esse.
Emozione
letteralmente significa «sconvolgimento»; il termine deriva dal latino
emovere che significa «sconvolgere». Amore, gioia e pace sono
stati profondi dell'Essere o meglio tre aspetti dello stato di sintonia
interiore con l'Essere. In quanto tali non hanno contrari. Questo perché
nascono al di là della mente. Le emozioni, d'altro canto, facendo parte
della mente dualistica, sono soggette alla legge dei contrari.
Questo significa
semplicemente che nel livello delle forme, del pensiero e delle emozioni non
potete avere il bene senza il male.
Allora nella condizione non illuminata
di identificazione con la mente ciò che talvolta viene erroneamente chiamato
«gioia» è l'aspetto piacevole, solitamente di breve durata, del ciclo
continuo e alternato di dolore e piacere. Il piacere deriva sempre
da qualcosa che è al di fuori di voi, mentre la gioia nasce
dall'interno.
La stessa cosa che vi dà
piacere oggi vi darà dolore domani, oppure ci abbandonerà, e la sua
assenza ci procurerà dolore. E ciò che spesso viene chiamato «amore» può
essere piacevole ed entusiasmante per un po', ma è un attaccamento
che causa dipendenza, una situazione di estremo bisogno
che può trasformarsi nel suo contrario in un batter d'occhio. Molti
rapporti «amorosi», una volta passata l'euforia iniziale, in realtà
oscillano fra «amore» e odio, attrazione e attacco.
Il vero amore non fa soffrire.
Come potrebbe? Non si trasforma
improvvisamente in odio, così come la vera gioia non si trasforma in
dolore. Come ho già detto, anche prima di raggiungere l'illuminazione
(prima di esservi liberati dalla mente) potete intravedere la vera
gioia, il vero amore o una profonda pace interiore, tranquilla ma
palpitante di vita. Questi sono aspetti della vostra vera natura, che di
solito è oscurata dalla mente. Anche
in un «normale» rapporto di dipendenza vi possono essere momenti in cui
si avverte la presenza di qualcosa di più autentico, qualcosa di
incorruttibile. Ma saranno soltanto barlumi, presto nascosti nuovamente
dall'interferenza della mente. Vi potrà sembrare allora di avere avuto
qualcosa di assai prezioso e di averlo perduto, oppure la vostra mente
potrà convincervi che si trattava comunque di un'illusione. La verità è
che non era un'illusione, e non possiamo perderla. Fa parte del vostro
stato naturale, che può essere oscurato ma mai distrutto dalla mente.
Anche quando il cielo è coperto, il sole non è scomparso. È ancora lì
dall'altra parte delle nuvole.
Dice
il Buddha che il dolore o la sofferenza nascono dal desiderio o dalla bramosia
e che per essere liberi dal dolore dobbiamo recidere i legami del desiderio.
Il desiderio è la mente che
cerca salvezza o appagamento nelle cose esteriori e nel futuro come sostituti
per la gioia dell'Essere. Fintanto che io sono la mia mente, io sono questi desideri,
questi bisogni, necessità, attaccamenti e avversioni, e al di là di questi non
vi è «io» se non come pura possibilità, potenziale inespresso, seme che non è
ancora germogliato. In questa condizione perfino il mio desiderio di
liberazione o illuminazione non è che un'ulteriore brama di appagamento o completamento
nel futuro. Per cui non
bisogna cercare di liberarsi dal
desiderio o di «raggiungere» l'illuminazione. Bisogna essere presenti. Bisogna diventare osservatori della mente.
Invece di citare il Buddha, bisogna essere il
Buddha, essere «il risvegliato», che è il significato del termine buddha.
Gli
esseri umani sono in balia del dolore da millenni, da quando hanno perduto lo
stato di grazia, sono entrati nel regno del tempo e delle mente e hanno perduto
consapevolezza dell'Essere. A quel punto hanno incominciato a percepire se stessi
come frammenti insignificanti in un
universo estraneo, disgiunti dalla Fonte e separati gli uni dagli altri. Il
dolore è inevitabile fintanto che ci si identifica con la mente, vale a dire
fintanto che si è inconsapevoli, in senso spirituale. Mi riferisco qui
principalmente al dolore emozionale, che è anche la causa principale del dolore
fisico e della malattia fisica. Risentimento,
odio, autocommiserazione, senso di colpa, collera, depressione, gelosia,
eccetera, perfino la più lieve irritazione, sono tutte forme di dolore. E ogni
piacere o esaltazione emotiva contiene in sé il seme del dolore, il suo contrario
inseparabile, che si manifesterà col tempo.
Chiunque abbia mai assunto
droghe per andare «su di giri» saprà che l'euforia prima o poi si trasforma in
depressione, che il piacere si tramuta in qualche forma di dolore. Molte persone sanno inoltre per esperienza
con quanta facilità e rapidità un rapporto sentimentale può trasformarsi da
fonte di piacere in fonte di dolore. Viste da una prospettiva più elevata,
entrambe le polarità, negativa e positiva, sono facce della stessa medaglia,
entrambe fanno parte del dolore fondamentale che è inseparabile dallo stato di coscienza
incentrato sull'ego e identificato con la mente. Esistono due livelli di dolore: il dolore che voi create adesso e il
dolore proveniente dal passato che ancora vive nella vostra mente e nel vostro
corpo. Smettere di creare dolore nel presente e dissolvere il dolore del
passato: di questo voglio parlare adesso.
2
Consapevolezza:
la via d'uscita dal dolore
Non
create altro dolore nel presente
Per
nessuno la vita è completamente priva di dolore fisico e morale. Non si tratta
forse di imparare a convivere con il dolore piuttosto che cercare di evitarlo?
La
maggior parte del dolore umano è
superflua. Si crea da sé fintanto che a gestire la vostra vita è la mente non
osservata. Il dolore che voi create adesso è sempre qualche forma di non accettazione, qualche forma di
resistenza inconsapevole a ciò che esiste. A livello del pensiero, la
resistenza è una qualche forma di giudizio. A livello emozionale, è una qualche
forma di negatività. L'intensità del dolore dipende dal grado d resistenza al momento
presente, e questo a sua volta dipende dalla forza con cui vi identificate con
la vostra mente. La mente cerca sempre
di negare l'adesso e di sfuggirlo. In altri termini, più voi vi
identificate con la vostra mente, più soffrite. Oppure possiamo metterla così:
Più siete in grado di onorare
e di accettare l'Adesso, più siete liberi dal dolore, dalla sofferenza, nonché
liberi dalla mente egoica.
Perché
la mente abitualmente nega l'Adesso o vi oppone resistenza? Perché non può
funzionare e mantenere una posizione dominante senza il tempo, che significa
passato e futuro, per cui percepisce l'Adesso senza tempo come qualcosa di
minaccioso. Tempo e mente sono in effetti inseparabili.
«Che ora?» «Be', naturalmente,
è adesso. L'ora è adesso. Che altro esiste?»
Sì, avete bisogno della mente e del tempo per
agire in questo mondo, ma arriva un punto in cui essi si impadroniscono della
nostra vita, ed è qui che hanno inizio la disfunzione, il dolore fisico e
quello morale. La mente, per assicurarsi di avere il controllo, cerca in continuazione
di nascondere il momento presente sotto il passato e il futuro, e allora, a
mano a mano che la vitalità e l'infinita potenzialità creativa dell'Essere, che
è inseparabile dall'Adesso, vengono nascoste dal tempo, la nostra vera natura viene
oscurata dalla mente. Nella mente umana si è accumulato un fardello di tempo
sempre più pesante. Tutte le persone soffrono nel portare questo carico, ma continuano
a incrementarlo in ogni momento in cui ignorano o negano quel momento prezioso
o lo riducono a un mezzo per raggiungere qualche momento futuro, che esiste
soltanto nella mente, mai nella realtà. L'accumulo
del tempo nella mente umana individuale e collettiva racchiude inoltre una
grande quantità di dolore residuo proveniente dal passato. Se non volete
più creare dolore per voi stessi e per gli altri, se non volete più incrementare
il residuo di dolore passato che ancora vive in voi, allora non dovete creare altro tempo, o almeno
non più di quanto sia necessario per affrontare gli aspetti pratici della vita.
Come si fa a smettere di creare il tempo? Bisogna capire in profondità che il momento presente è tutto ciò che avete,
rendere l'Adesso il fulcro principale della vostra vita. Mentre prima vi
soffermavate nel tempo e compivate brevi visite nell'Adesso, ora dovete
dimorare nell'Adesso e compiere brevi visite nel passato e nel futuro quando
sono necessarie per affrontare gli aspetti pratici della vostra attuale
situazione di vita. Dovete sempre dire di sì al momento presente. Che cosa potrebbe essere più futile e più
folle che creare resistenza interiore a qualcosa che già esiste? Che cosa potrebbe
essere più folle che opporsi alla vita stessa, che è adesso e sempre adesso?
Abbandonatevi a ciò che esiste. Dite di sì alla vita, e vedrete come la vita
all'improvviso comincerà a lavorare per voi anziché contro di voi.
§
Il
momento presente è talvolta inaccettabile, spiacevole o terribile.
È così com'è. Osservate come
la mente lo etichetti e come questo procedimento di etichettatura, questo
continuo sedere in giudizio, crei dolore e infelicità. Osservando la meccanica della mente,
uscite dai suoi schemi di resistenza e potrete allora consentire al momento
presente di esistere. Questo vi darà un assaggio dello stato di libertà interiore
dalle condizioni esterne, dello stato di vera pace interiore. Allora potrete vedere
che cosa succede e agire se necessario o possibile.
Bisogna accettare, e poi agire.
Qualunque cosa comporti il momento presente, dovete accettarlo come se l'aveste
scelto voi. Dovete sempre operare con il momento presente, non contro di esso.
Fatene il vostro amico e alleato, non il vostro nemico. Così si trasformerà
miracolosamente l'intera vostra vita.
§
Dolore
passato: dissolvere il corpo di dolore
Fintanto
che non siete in grado di accedere alla potenza dell'Adesso, ogni dolore
emozionale di cui avete esperienza si lascia dietro un residuo di dolore che
continua a vivere in voi. Si mescola al dolore proveniente dal passato, che era
già lì, e si annida nella vostra mente e nel vostro corpo. Questo naturalmente
include il dolore che avete sofferto da bambini, causato dall'inconsapevolezza
del mondo in cui siete nati. Questo dolore
accumulato è un campo di energia negativa che occupa il corpo e la mente. Se lo
considerate un'entità invisibile a sé stante, vi avvicinate molto alla verità. È
il corpo di dolore emozionale, che ha
due modi di essere: latente e attivo. Il corpo di dolore può essere latente
per il 90 per cento del tempo; in una persona profondamente infelice, però, può
essere attivo fino al 100 per cento del tempo. Alcune persone vivono quasi
interamente attraverso il loro corpo di dolore, mentre altre potranno averne
esperienza soltanto in certe situazioni, come in rapporti amorosi o in situazioni
legate a eventi passati caratterizzati da lutto o abbandono, danni fisici o
emotivi e così via. Qualunque cosa può innescarlo, in particolare se entra in risonanza con una costante di dolore proveniente
dal passato. Quando è pronto per
risvegliarsi dal suo stadio latente, può essere attivato perfino da un pensiero
o da un commento innocente espresso da qualcun altro che ci sta vicino. Pensieri e sentimenti che avete nei confronti
della vita allora si fanno profondamente negativi e autodistruttivi. Malattie e
incidenti si creano spesso in questo modo. Alcuni corpi di dolore spingono i loro possessori al suicidio.
State in guardia per scoprire eventuali segni di infelicità in voi, sotto
qualunque forma: può essere il corpo di dolore che si risveglia. Può assumere
la forma di irritazione, impazienza, malinconia, desiderio di offendere,
collera, furore, depressione, necessità di avere qualche dramma nei rapporti
personali e così via. Cercate di coglierlo nel momento in cui si risveglia
dallo stato latente. Il corpo di dolore vuole sopravvivere, al pari di ogni
altra entità esistente, e può sopravvivere soltanto se vi induce a identificarvi
inconsapevolmente con esso. Allora può risollevarsi, impadronirsi di voi,
«diventare voi» e vivere attraverso voi. Deve alimentarsi tramite voi. Si
nutrirà di ogni esperienza che entri in risonanza con il suo stesso tipo di energia,
ogni cosa che crei ulteriore dolore sotto qualunque forma: collera, capacità
distruttiva, odio, afflizione, dramma emozionale, violenza, perfino malattia.
Così il corpo di dolore, quando si è
impadronito di voi, crea nella vostra vita una situazione che riflette la sua frequenza
energetica, in modo da trarne nutrimento. Il dolore può alimentarsi soltanto di
dolore. Il dolore non può alimentarsi di gioia. Una volta che il corpo di dolore
si è impadronito di voi, necessitate di
altro dolore. Diventate vittime o persecutori. Avete bisogno di infliggere dolore
o di soffrire dolore o tutte due. Non vi è in realtà grande differenza fra le
due cose. Voi non ne siete consapevoli, naturalmente, e affermerete con veemenza
che non volete dolore. Ma se osservate più da vicino scoprite che il vostro modo di pensare
e il vostro comportamento sono costruiti in modo da perpetuare il dolore,
per voi stessi e per gli altri. Se ne foste veramente consapevoli, questo
schema si dissolverebbe, poiché volere altro
dolore è follia, e nessuno è folle consapevolmente. Il corpo di dolore, che
è l'ombra tenebrosa proiettata dall'ego, in realtà ha paura della luce della
consapevolezza. Ha paura di essere scoperto. La sua sopravvivenza dipende dalla
vostra identificazione inconsapevole con esso, nonché dalla vostra paura
inconsapevole di affrontare il dolore che vive in voi. Ma se non lo affrontate,
se non portate nel dolore la luce della vostra consapevolezza, sarete costretti
a riviverlo ripetutamente. Il corpo di dolore può apparirvi come un disastro pericoloso
che non potete sopportare di guardare, ma vi posso assicurare che è un fantasma
inconsistente, il quale non può prevalere sul potere della vostra presenza.
Alcune dottrine spirituali
affermano che ogni dolore è in definitiva un'illusione, ed è vero. La domanda
però rimane: è vero per voi? Il semplice fatto di crederci non lo rende vero? Volete
continuare a provare dolore per il resto della vita e continuare a dire che è
un'illusione? Questo vi libera forse dal dolore? Ciò che vi interessa qui è come potete realizzare questa verità,
vale a dire renderla reale nella vostra esperienza. Allora il corpo di dolore
non vuole che lo osserviate direttamente e che lo vediate per ciò che è. Nel
momento in cui lo osservate, ne avvertite in voi il campo energetico e vi rivolgete
la vostra attenzione, l'identificazione è interrotta. Si è introdotta una dimensione di consapevolezza più elevata.
Io la chiamo presenza. Adesso voi siete testimoni od osservatori del corpo
di dolore. Ciò significa che tale corpo non può più utilizzarvi fingendo di
essere voi e non può più rifornirsi attraverso di voi. Avete trovato la vostra
forza più intima. Avete raggiunto il potere di Adesso. Che cosa avviene al
corpo di dolore quando noi diventiamo abbastanza consapevoli da interrompere
la nostra identificazione con esso? L'inconsapevolezza lo crea; la
consapevolezza lo trasforma in se stessa. San Paolo espresse meravigliosamente
questo principio universale: «Ogni cosa
si rivela con l'esposizione alla luce, e tutto ciò che è esposto alla luce
diventa a sua volta luce». Come non si può combattere l'oscurità, non si
può combattere il corpo di dolore. Cercare di farlo creerebbe un conflitto
interiore e pertanto ulteriore dolore. Osservarlo
è sufficiente. Osservarlo implica accettarlo come parte di ciò che esiste in
quel momento. Il corpo di dolore si compone di energia vitale intrappolata che
si è staccata dal nostro campo energetico totale ed è diventata temporaneamente
autonoma attraverso il processo innaturale di identificazione con la mente.
Ha tradito se stessa ed è diventata anti-vita.
Perché pensate che la nostra
civiltà sia diventata così distruttiva nei confronti della vita? Ma perfino le forze distruttive nei
confronti della vita sono comunque energia vitale. Quando cominciate a ridurre
l'identificazione e diventate osservatori, il corpo di dolore continua a
operare per un certo tempo e cercherà di indurvi con l'inganno a identificarvi
ancora con esso. Sebbene voi non gli
fornite più energia mediante l'identificazione, il corpo di dolore ha una certa
inerzia, come una trottola che continua a girare per un po' anche quando non viene
più caricata. In questa fase può anche creare dolore e sofferenza fisici in
varie parti del corpo, che però non dureranno a lungo. Dovete rimanere
presenti, rimanere consapevoli, essere i guardiani sempre vigili del vostro
spazio interiore. Dovete essere presenti in modo da poter osservare direttamente
il corpo di dolore e percepirne l'energia. Allora non potrà controllare il
vostro pensiero. Nel momento in cui il vostro pensiero è allineato al campo
energetico del corpo di dolore, voi vi identificate con questo e di nuovo lo
alimentate con i vostri pensieri. Per esempio, se la collera è la vibrazione energetica dominante del corpo di dolore
e voi formulate pensieri di collera, soffermandovi su ciò che qualcuno vi ha
fatto o su ciò che farete voi a questa persona, allora siete diventati inconsapevoli
e il corpo di dolore è diventato «voi». Dove vi è collera vi è sempre un dolore
sottostante. Oppure quando vi pervade un umore nero e voi cominciate ad
assumere uno schema mentale negativo e a pensare quanto sia orribile la vostra
vita, il vostro pensiero si è allineato al corpo di dolore e voi siete diventati
inconsapevoli e vulnerabili all'attacco del corpo di dolore. Essere «inconsapevoli», per come io uso qui il
termine, significa identificarsi con qualche schema mentale o emozionale. Implica
una totale assenza dell'osservatore.
Un'attenzione
consapevole continuata spezza il legame fra il corpo di dolore e i vostri processi
di pensiero e avvia il processo di trasformazione. È come se il dolore
divenisse combustibile per la fiamma della consapevolezza, che di conseguenza
brucia più vivida. Questo è il significato esoterico dell'antica arte
dell'alchimia: la trasformazione del vil
metallo in oro, della sofferenza nella consapevolezza. La spaccatura interiore
viene guarita e voi recuperate la vostra completezza. La vostra responsabilità
allora è non creare ulteriore dolore. Riassumiamo il procedimento. Focalizzate
l'attenzione sulla sensazione dentro di voi. Riconoscete che si tratta del
corpo di dolore. Accettate la sua esistenza. Non pensateci, non lasciate che la
sensazione diventi pensiero. Non giudicate o analizzate, non fatene un'identità
per voi stessi. Siate presenti e continuate a essere l'osservatore di ciò che accade
dentro di voi. Diventate consapevoli non soltanto del dolore emozionale ma anche
di «colui che osserva», l'osservatore silenzioso. Questo è il potere di Adesso,
la potenza della vostra presenza consapevole. Poi vedete che cosa succede.
§
Per
molte donne il corpo di dolore si risveglia in particolare nel periodo che
precede il flusso mestruale. Se si riesce a rimanere vigili e presenti in quel
momento e a osservare tutto ciò che si percepisce interiormente, anziché
esserne sopraffatti, vi sarà fornita l'occasione per la più potente pratica spirituale,
e diventerà possibile una rapida trasformazione di tutto il dolore passato.
Identificazione
dell'ego con il corpo di dolore
Il
processo che ho appena descritto è assai potente eppure semplice. Potrebbe essere
insegnato a un bambino, in verità i bambini sono i più vicini
all’illuminazione, essi sono puri e liberi dal dominio della mente, tuttavia
essi non ne hanno conoscenza. Si spera che un giorno possa essere una delle
prime cose che i bambini impareranno a scuola. Una volta capito il principio
fondamentale dell'essere presenti come osservatori di ciò che avviene dentro di
voi (e lo si «capisce» avendone esperienza), avete a disposizione il più
potente strumento per la trasformazione. Ciò non significa negare che si possa
incontrare un'intensa resistenza interiore alla disidentificazione dal dolore.
Questo avviene in particolare se avete vissuto per gran parte della vita in
stretta identificazione con il vostro corpo di dolore emozionale e in
quest'ultimo è investita la totalità o la gran parte del vostro senso del sé.
Ciò significa che voi avete costruito un sé infelice con il vostro corpo di
dolore e ritenete che questa finzione creata dalla mente sia la vostra
identità. In tal caso la paura
inconsapevole di perdere la vostra identità creerà una forte resistenza a qualunque
disidentificazione. In altri termini, preferite rimanere nel dolore (essere il
corpo di dolore) piuttosto che compiere un balzo nell'ignoto e rischiare di
perdere il sé infelice a cui siete abituati.
Se
questo è il vostro caso, osservate la resistenza dentro di voi. Osservate
l'attaccamento al vostro dolore. Rimanete estremamente vigili. Osservate lo
strano piacere che traete dall'essere infelici. Osservate l'impulso
irrefrenabile a parlarne o a pensarci. La resistenza verrà meno se la renderete
consapevole. Allora potrete rivolgere la vostra attenzione al corpo di dolore,
rimanere presenti come testimoni e così dare inizio alla sua trasformazione. Soltanto
voi potete farlo. Nessuno può farlo per voi. Ma se siete abbastanza fortunati da trovare qualcuno che è intensamente
consapevole, se potete starci assieme e unirvi al suo stato di presenza, questo
può esservi utile e accelerare le cose. In questo modo la vostra luce si
rafforzerà rapidamente. Quando un ceppo
che ha appena cominciato a bruciare viene posto accanto a uno che arde
intensamente, e dopo un po' i due vengono di nuovo separati, il primo ceppo arderà
con intensità notevolmente maggiore. Dopo tutto, è lo stesso fuoco. Essere
un tale fuoco è una delle funzioni di un maestro spirituale. Anche alcuni terapeuti
possono essere in grado di rivestire questa funzione, purché siano andati al di
là del livello della mente e possano creare e sostenere uno stato di intensa
presenza consapevole mentre stanno lavorando con voi.
L'origine
della paura
Hai
menzionato la paura come parte del nostro dolore emozionale fondamentale, Come
nasce la paura, e perché ve ne è tanta nella vita delle persone? E una certa
dose di paura non è soltanto una sana protezione di se stessi? Se non avessimo
paura del fuoco, potremmo metterci una mano dentro e ustionarci.
Il motivo per cui non mettete
la mano nel fuoco non è la paura, è perché sapete che vi ustionerà l’idea di un
futuro che non potreste accettare, ed ecco che nuovamente si manifesta il
dominio della mente sul vostro Essere.
Non avete bisogno della paura per
evitare il pericolo superfluo, vi basta un minimo di intelligenza e di buon
senso. Per tali questioni pratiche è utile applicare le lezioni apprese in
passato. Ora, se qualcuno vi minacciasse mediante il fuoco o la violenza
fisica, potreste provare qualcosa di simile alla paura. È un ritrarsi istintivo
davanti al pericolo, ma non è la condizione psicologica di paura di cui
parliamo qui. La condizione psicologica di paura è separata da ogni pericolo
immediato, vero e concreto. Si presenta sotto varie forme: disagio, preoccupazione,
angoscia, nervosismo, tensione, terrore, fobia, eccetera. Questo genere di paura psicologica è sempre di qualcosa che potrebbe
accadere, non di qualcosa che sta accadendo ora. Voi siete nel momento
presente, mentre la vostra mente è nel futuro. Questo crea un divario di ansia.
E se voi siete identificati con la vostra mente e avete perduto il contatto con
la potenza e la semplicità dell'Adesso, questo divario di ansia vi accompagnerà
costantemente. Potete sempre fare fronte
al momento presente, ma non potete fare fronte a qualcosa che è soltanto una
proiezione della mente: non potete fare fronte al futuro. Inoltre, fintanto
che vi identificate con la vostra mente, l'ego gestisce la vostra vita, come ho
spiegato in precedenza. Per via della
sua natura di fantasma, e malgrado elaborati meccanismi di difesa, l'ego è molto
vulnerabile e insicuro e si vede continuamente minacciato. Questo, a proposito,
vale anche se l'ego è esteriormente molto sicuro di sé. Ora si rammenti che un'emozione
è la reazione del corpo alla mente. Quale messaggio il corpo riceve
continuamente dall'ego, dal sé falso, creato dalla mente? Pericolo, sono minacciato.
E quale emozione viene generata da questo messaggio continuo? La paura,
naturalmente. La paura sembra avere molte cause. Paura della perdita, paura
del fallimento, paura di essere offesi e così via, ma in definitiva ogni paura è la paura che l'ego ha della morte, dell'annullamento.
Per l'ego, la morte è sempre dietro l'angolo. In questo stato identificato con
la mente, la paura della morte influenza ogni aspetto della vita. Per esempio,
anche una cosa apparentemente banale e «normale» come il bisogno compulsivo di avere
ragione in un litigio e dimostrare che l'altra persona ha torto (difendendo la
posizione mentale con cui ci si è identificati) è dovuta alla paura della morte. Se voi vi identificate
con una posizione mentale, allora se avete torto il vostro senso del sé basato
sulla mente viene seriamente minacciato di annullamento. Per questo il vostro
ego non può permettersi di avere torto. Avere
torto significa, morire. Su questo
si sono combattute guerre e si sono rotti innumerevoli rapporti personali.
Una volta che avete eliminato
l'identificazione con la mente, il fatto di avere ragione o torto non fa alcuna
differenza per il vostro senso del sé, per cui il bisogno compulsivo e profondamente
inconsapevole di avere ragione, che è una forma di violenza, non esisterà più.
Potete affermare chiaramente e
con fermezza ciò che pensate o ciò di cui siete convinti, ma non vi sarà in
questo alcuna difesa o aggressività.
Il vostro senso del sé proverrà allora da un luogo più profondo e più vero
dentro di voi, non dalla mente. State attenti
ad ogni senso di difesa dentro di voi. Che cosa state difendendo? Un'identità
illusoria, un'immagine nella vostra mente, un'entità fittizia. Rendendo consapevole
questo schema, essendone testimoni, eliminate la vostra identificazione con
esso. Alla luce della vostra consapevolezza, lo schema inconsapevole allora si
dissolverà rapidamente.
Questa è la fine di tutti i
litigi e giochi di potere, che sono tanto corrosivi per i rapporti personali. Il potere
sugli altri è debolezza mascherata da forza.
Il
vero potere è interiore ed è disponibile a ciascuno di voi ora. Così chiunque
si identifichi con la propria mente e pertanto sia separato dal proprio vero
potere, dal sé più profondo radicato nell'Essere, sarà costantemente
accompagnato dalla paura. Il numero di persone che sono andate al di là della
mente è finora estremamente piccolo, per cui possiamo supporre che praticamente
tutti coloro che incontriamo o conosciamo vivano in uno stato di paura. Varia
soltanto la sua intensità. Fluttua fra l'angoscia
e il terrore a un'estremità della scala e una vaga inquietudine e un lontano
senso di minaccia all'altra estremità. La maggior parte di voi ne diventa
consapevole soltanto quando la paura assume una delle forme più acute.
L'ego alla ricerca della completezza
Un
altro aspetto del dolore emozionale che è parte integrante della mente egoica è un radicato senso di mancanza o di incompletezza, di
non integrità. In alcune persone questo senso consapevole, in altre inconsapevole.
Se è consapevole si manifesta come
la sensazione continua e inquietante di
non essere sufficientemente degni o buoni, Se è inconsapevole, sarà percepito soltanto in maniera indiretta come
intensa brama, desiderio e bisogno. In entrambi i casi si entrerà in una
ricerca compulsiva di gratificazione dell'ego e di cose con cui identificarsi
per colmare questo vuoto che si
avverte interiormente. Allora ci si sforza di ottenere beni, denaro, successo, potere, riconoscimento o un rapporto affettivo
speciale, sostanzialmente per sentirsi meglio con se stessi, sentirsi più
completi. Ma anche quando si raggiungono tutte queste cose, si scopre ben
presto che il vuoto è ancora lì, che è senza fondo. Allora si è davvero nei
guai, perché non ci si può più illudere. Be', si può e si fa, ma diventa
più difficile. Fintanto che la mente egoica gestisce la vostra vita, non potete
veramente essere a vostro agio; non potete sentirvi in pace o appagati se non
per brevi intervalli quando avete ottenuto ciò che volevate, quando un desiderio
è stato appena esaudito. Poiché l'ego è un senso derivato del sé, deve
identificarsi con cose esterne. Deve essere difeso e alimentato costantemente. Le più comuni identificazioni dell'ego
riguardano i beni materiali, il lavoro che si svolge, la condizione sociale e
il riconoscimento, la conoscenza e l'istruzione, l'aspetto fisico, le abilità
speciali, i rapporti affettivi, le storie personali e familiari, i sistemi di
credenze e spesso anche le identificazioni politiche, nazionalistiche,
razziali, religiose e collettive di altro genere. Niente di tutto questo siete
voi. Tutto questo sembra spaventoso? Oppure è un sollievo saperlo? Tutte
queste cose dovrete abbandonarle prima o poi. Forse per il momento lo si troverà
difficile da credere, e io certamente non
vi sto chiedendo di credere che la vostra identità non possa essere
trovata in nessuna di queste cose. Ognuno conoscerà la verità per conto
suo. La conoscerà al più tardi quando sentirà avvicinarsi la morte.
La morte toglie via tutto ciò
che non è voi. Il segreto della vita è «morire prima di morire» e scoprire che
non vi è morte.
3
Entrare
in profondità nell'Adesso
Non
ricercate il sé nella mente
Mi
pare di avere ancora molto da imparare riguardo al funzionamento della mia mente
prima di potermi avvicinare alla piena consapevolezza o all'illuminazione
spirituale. No, non è così. I problemi della mente non possono essere
risolti a livello della mente. Una volta capita la disfunzione fondamentale,
non vi è in realtà molto di più da imparare o capire. Studiare la
complessità della mente può farvi diventare buoni psicologi, ma questo
non vi porterà al di là della mente, così come lo studio della follia non basta per creare sanità mentale.
Abbiamo già capito la meccanica di base dello stato inconsapevole:
l'identificazione con la mente, che crea un falso sé, l'ego, come
sostituto del vero sé radicato nell'Essere. Si diventa «un tralcio
staccato dalla vite», come disse Gesù. I bisogni dell'ego sono infiniti.
L'ego si sente vulnerabile e minacciato e pertanto vive in uno stato di
paura e necessità. Quando sapete
come opera la disfunzione fondamentale, non vi è necessità di esplorarne
tutte le innumerevoli manifestazioni, di farne un complesso problema
personale. All'ego, naturalmente, piace tutto questo. Cerca sempre
qualcosa a cui aggrapparsi per mantenere e rafforzare il suo senso
illusorio del sé, e si aggrapperà prontamente ai vostri problemi. Ecco
perché, per tante persone, gran parte del loro senso del sé è
intimamente connessa con i loro problemi. Una volta che è andata
così, l'ultima cosa che tali persone desiderano è liberarsi da tali
problemi; significherebbe una perdita del sé. Vi può essere un bel po'
di investimento inconsapevole dell'ego nel dolore e nella sofferenza.
Allora, quando riconoscete la radice dell'inconsapevolezza nella
identificazione con la mente, che naturalmente include le emozioni, ne
uscite fuori. Diventate presenti. Quando siete presenti, potete
consentire alla mente di essere così com'è senza lasciarvene
intrappolare. La mente di per sé non
presenta disfunzione. È uno
strumento meraviglioso. La disfunzione interviene quando voi cercate il
vostro sé e la scambiate per la vostra identità. Allora diventa la mente
egoica e si impadronisce dell'intera vostra vita.
Porre
termine all'illusione del tempo
Sembra
quasi impossibile superare l'identificazione con la mente. Vi siamo tutti
immersi. Ecco la chiave: porre termine all'illusione
del tempo. Tempo e
mente sono inseparabili. Se alla mente togliamo il tempo, la mente si
ferma, a meno che non decidiamo di utilizzarla. Identificarsi con la
mente significa essere intrappolati nel tempo: la compulsione di vivere quasi esclusivamente attraverso il
ricordo e l'anticipazione. Ciò crea una preoccupazione continua nei
riguardi del passato e del futuro e una indisponibilità a onorare e
riconoscere il momento presente e a
permetterlo. La compulsione nasce perché il passato vi fornisce un'identità
e il futuro racchiude la promessa di salvezza, di appagamento sotto qualsiasi
forma. Entrambi sono illusioni. Ma senza un senso del tempo, come potremmo
operare in questo mondo? Non vi sarebbero più obiettivi da raggiungere. Non
saprei nemmeno più chi sono io, perché il mio passato mi rende ciò che sono
oggi. Penso che il tempo sia qualcosa di assai prezioso, e noi dobbiamo
imparare a usarlo saggiamente piuttosto che sprecarlo.
Il tempo non è affatto prezioso,
perché è un'illusione. Ciò che noi percepiamo come prezioso non è
il tempo ma l'unico punto che è al di fuori del tempo: l'Adesso. Questo è
davvero prezioso. Più siete concentrati sul tempo (passato e futuro), più vi
sfugge l'Adesso, la cosa più preziosa che esista.
Perché è la cosa più preziosa?
In primo luogo perché è l'unica cosa. È tutto ciò che esiste.
Il
presente eterno è lo spazio entro cui si svolge l'intera vostra vita, l'unico
fattore che rimane costante. La vita è
adesso. Non vi è mai stato un tempo
in cui la vostra vita non fosse adesso, né vi sarà mai.
In
secondo luogo l'Adesso è l'unico punto che possa condurvi al di là dei confini
limitati della mente. È il vostro unico punto di accesso al regno senza tempo e
senza forma dell'Essere.
§
Nulla
esiste al di fuori dell'Adesso
Passato
e futuro non sono forse altrettanto reali, talvolta perfino più reali, del
presente? Dopo tutto, il passato determina chi siamo, come percepiamo e ci
comportiamo nel presente. E i nostri obiettivi futuri determinano quali azioni
intraprendiamo nel presente.
Chi
afferma questo non ha ancora afferrato l'essenza di ciò che sto dicendo perché
cerca di capirlo con la mente. La mente non
può capirlo. Soltanto voi potete. Limitiamoci a considerare quanto segue. Ci è mai capitato di percepire, fare,
pensare o sentire qualcosa al di fuori dell'Adesso? Riteniamo che possa mai capitarci?
È possibile che qualcosa avvenga o esista al di fuori dell'Adesso? La risposta
è ovvia, non è vero?
Niente è mai avvenuto nel
passato; è avvenuto nell'Adesso.
Ciò che considerate come il
passato è una traccia di memoria, conservata nella mente, di un Adesso
precedente. Quando ricordate
il passato, riattivate una traccia di
memoria, come state facendo ora. Il futuro è un Adesso immaginato, una proiezione
della mente. Quando arriva il futuro, arriva sotto forma di Adesso. Quando voi
pensate al futuro, lo pensate adesso. Passato e futuro ovviamente non hanno
realtà autonoma. Così come la luna non ha luce propria ma può soltanto
riflettere quella del sole, passato e futuro sono soltanto pallidi riflessi
della luce, della potenza e della realtà del presente eterno. La loro
realtà è «presa in prestito» dall'Adesso. L'essenza di ciò che sto dicendo non
può essere capita dalla mente. Nel momento in cui la si afferra vi è un
trasferimento di coscienza dalla mente all'Essere, dal tempo alla presenza. All'improvviso
tutto appare vivo, irradia energia, emana Essere.
§
La
chiave alla dimensione spirituale
In
situazioni di emergenza che pongono in pericolo di vita, il trasferimento di
coscienza dal tempo alla presenza talvolta avviene spontaneamente. La personalità
che ha un passato e un futuro momentaneamente arretra e viene sostituita da
un'intensa presenza cosciente, assai quieta ma allo stesso tempo molto vigile.
Qualunque reazione sia necessaria allora nasce da questo stato di
consapevolezza. Il motivo per cui alcune persone amano affrontare attività pericolose, come l'alpinismo,
le corse automobilistiche, eccetera, anche se possono non esserne consapevoli,
è che queste le costringono nell'Adesso,
in quello stato intensamente vivo che è
libero dal tempo, libero da problemi, libero dal pensiero, libero dal fardello
della personalità. Scivolare via dal momento presente anche solo per un
secondo può significare la morte. Purtroppo
tali persone giungono a dipendere da un'attività particolare per trovarsi in tale
stato. Ma non è necessario scalare la parete nord del monte Eiger. Potete
entrare in tale
stato adesso.
§
Fin dai tempi antichi i
maestri spirituali di tutte le tradizioni indicano nell'Adesso la chiave
d'ingresso alla dimensione spirituale. Nonostante questo, sembra essere rimasto
un segreto. Certamente non viene insegnato nelle chiese e nei templi. Chi va in
chiesa può ascoltare letture dei Vangeli come «non pensate al domani, perché il
domani penserà da sé alle sue cose», oppure «nessuno che metta mano all'aratro
e guardi indietro è adatto al Regno di Dio». Oppure può ascoltare il brano che
parla dei bellissimi fiori che non sono in ansia per il domani ma vivono bene
nell'Adesso senza tempo e a cui Dio provvede in abbondanza. La profondità e la
natura radicale di questi insegnamenti non vengono riconosciute. Nessuno
sembra capire che sono fatti per essere vissuti apportando così una profonda
trasformazione interiore.
§
L'intera essenza dello Zen consiste
nel camminare sul filo del rasoio dell'Adesso: essere così totalmente, completamente presenti che
nessun problema, nessuna sofferenza, nulla che non sia ciò che siete nella
vostra essenza può sopravvivere in voi. Nell'Adesso, in assenza di tempo, tutti
i vostri problemi si dissolvono. La
sofferenza necessita del tempo; non può sopravvivere nell'Adesso. Il grande
maestro Zen Rinzai, per distogliere l'attenzione dei suoi allievi dal tempo,
spesso alzava il dito e domandava lentamente: «Che cosa manca in questo momento?». Un interrogativo potente che
non richiede una risposta a livello della mente. È fatta per portare l'attenzione
in profondità nell'Adesso. Una domanda analoga nella tradizione Zen è questa: «Se non ora, quando?».
§
L'Adesso
è centrale anche nella dottrina del Sufismo, il ramo mistico dell'Islam. I sufi
hanno un detto: «Il sufi è figlio del tempo presente». E Rumi, grande poeta e
maestro del Sufismo, dichiara: «Passato
e futuro velano Dio alla nostra vista; bruciateli entrambi col fuoco». Meister
Eckhart, maestro spirituale del XIII secolo, riassunse tutto questo in modo
mirabile: «Il tempo è ciò che impedisce
alla luce di raggiungerci. Non vi è verso Dio ostacolo maggiore del tempo».
§
Accedere
al potere di Adesso
Un
momento fa, quando parlavi del presente eterno e dell'irrealtà di passato e
futuro, mi sono trovato a guardare quell'albero fuori dalla finestra. L'avevo
osservato altre volte, ma in questa occasione era diverso. La percezione non
era cambiata molto, tranne il fatto che i colori apparivano più luminosi e
vibranti. Ma adesso vi era una dimensione ulteriore. È difficile da spiegare.
Non so come, ma ero consapevole di qualcosa di invisibile: ero convinto fosse
l'essenza di quell'albero, il suo spirito interiore, se vogliamo. E in qualche
modo io ne facevo parte. Capisco adesso che in precedenza non avevo mai visto veramente
l'albero, ma soltanto una sua immagine piatta e morta. Quando guardo l'albero
adesso, una parte di quella consapevolezza è ancora presente, ma sento che sta
sfuggendo. Vedi, l'esperienza sta già arretrando nel passato. Una cosa del
genere può mai essere più che un bagliore fuggevole? Per un attimo sei stato libero dal tempo.
Sei entrato nell'Adesso e pertanto hai percepito l'albero senza lo
schermo della mente. La consapevolezza
dell'Essere è divenuta parte della tua percezione. Con la dimensione
senza tempo arriva un diverso tipo di sapere, il quale non «uccide» lo
spirito che vive in ogni creatura e in ogni cosa. Un sapere che non distrugge la sacralità e il
mistero della vita ma racchiude un amore e una riverenza profondi per
tutto ciò che esiste. Un sapere di cui la mente non sa nulla. La
mente non può conoscere l'albero. Può conoscere soltanto fatti o
informazioni riguardo all'albero.
La mia
mente non può conoscere te, soltanto etichette, giudizi, fatti e
opinioni riguardo a te. Soltanto
l'Essere conosce direttamente.
Vi è un posto per la mente e
la conoscenza mentale. È nel regno pratico della vita quotidiana.
Tuttavia, quando si impadronisce di tutti gli aspetti della nostra vita,
compresi i nostri rapporti con altri esseri umani e con la natura,
diventa un disastro che, incontrollato, può finire con l'uccidere tutta
la vita sul pianeta e infine se stesso uccidendo la persona che lo
ospita. Tu hai avuto un
bagliore di come l'assenza di tempo
possa trasformare le percezioni. Ma un'esperienza non basta, per
quanto bella o profonda. Ciò che serve e ciò che ci interessa qui è un
mutamento permanente della consapevolezza. Allora dovete spezzare il
vecchio schema di negazione del momento presente e di resistenza al
momento presente; abituarvi a distogliere l'attenzione da passato e
futuro quando non sono necessari; uscire dalla dimensione temporale per
quanto possibile nella vita quotidiana. Se trovate difficile entrare
direttamente nell'Adesso, cominciate con l'osservare la tendenza
abituale della vostra mente a voler fuggire dall'Adesso. Osserverete che il futuro viene di
solito immaginato migliore o peggiore del presente. L’Adesso non può
andare meglio o peggio. L’ Adesso è. Se il futuro immaginato è migliore, ci dà
speranze o aspettative piacevoli. Se è peggiore, crea ansia. Entrambi
sono illusori. Attraverso l'osservazione di sé, automaticamente
entra nella vostra vita una
maggiore presenza.
Nello stato di abbandono dalla
mente. Nel momento in cui ci si rende conto di non essere presenti, si è
presenti.
Ogni
volta che si può osservare la propria mente, non si è più intrappolati
in essa. È comparso un altro fattore, qualcosa che non è della mente:
la presenza testimone. Siate presenti come osservatori della mente: dei
pensieri e delle emozioni nonché delle vostre reazioni in varie circostanze.
Siate almeno altrettanto interessati alle vostre reazioni quanto alla
situazione o alla persona che vi induce a reagire. Notate anche quanto
spesso la vostra attenzione è rivolta al passato o al futuro. Non giudicate né analizzate ciò che
osservate. Guardate il pensiero, percepite l'emozione, osservate la
reazione. Non fatene un problema
personale. Allora percepirete qualcosa
di più potente di ognuna di quelle cose che osservate, la presenza
stessa, tranquilla e osservatrice al di là della mente: l'osservatore
silenzioso.
§
Una
presenza intensa è necessaria quando certe situazioni innescano una reazione dalla
forte carica emotiva, come quando la vostra immagine di voi stessi è minacciata,
quando nella vostra vita si presenta una situazione che innesca la paura,
quando le cose «vanno storte» oppure viene a galla un complesso emozionale proveniente
dal passato. In questi casi la tendenza è diventare
«inconsapevoli». La reazione o l'emozione si impadroniscono di voi, voi «diventate» una tale reazione o
emozione. La recitate. Giustificate, date torto, attaccate, difendete... ma non
siete voi, è lo schema reattivo, la mente nel suo abituale schema di
sopravvivenza. L'identificazione con la mente le dà maggiore energia; l'osservazione
della mente le sottrae energia. L'identificazione con la mente crea altro tempo;
l'osservazione della mente dischiude la dimensione dell'assenza di tempo.
L'energia sottratta alla mente si trasforma in presenza. Quando si percepisce
che cosa vuol dire essere presenti, diventa molto più facile scegliere
semplicemente di uscire dalla dimensione temporale ogni volta che il tempo non
è necessario per scopi pratici ed entrare più in profondità nell'Adesso. Ciò
non danneggia la vostra capacità di usare il tempo (passato o futuro) quando
dovete farvi riferimento per scopi pratici. Né danneggia la vostra capacità di
usare la mente. In effetti la accresce. Quando poi userete la mente, sarà più
acuta, più concentrata.
Lasciar cadere il tempo psicologico
Imparate
a usare il tempo negli aspetti pratici della vita (possiamo chiamarlo «tempo
orario») ma ritornate immediatamente alla consapevolezza del momento presente
quando si sono risolte tali questioni pratiche. In questo modo non vi sarà accumulo di «tempo psicologico», che è
l'identificazione con il passato e la proiezione continua e compulsiva verso il
futuro. Tempo orario non significa soltanto fissare un appuntamento o
programmare un viaggio. Vuol dire anche
imparare dal passato in modo da non ripetere più volte gli stessi errori; fissare
obiettivi e lavorare per raggiungerli; prevedere il futuro per mezzo di schemi
e leggi, fisiche, matematiche eccetera, appresi sulla base del passato e
intraprendere azioni appropriate secondo le vostre previsioni. Ma anche qui,
nella sfera della vita pratica, dove non potete fare a meno del riferimento a
passato e futuro, il momento presente
rimane il fattore essenziale: ogni lezione del passato diventa pertinente e
viene applicata adesso. Ogni pianificazione e ogni azione per
raggiungere un particolare obiettivo vengono intraprese adesso. Il
fulcro dell'attenzione della persona illuminata è sempre l'Adesso, ma tale
persona è ancora marginalmente consapevole del tempo. In altri termini, continua a usare il tempo orario ma è
libera dal tempo psicologico. State attenti nell'esercitarvi in tutto
questo, per non trasformare involontariamente il tempo orario in tempo psicologico.
Per esempio, se avete commesso un errore
in passato e adesso imparate da tale errore, utilizzate il tempo orario. D'altronde,
se vi soffermate su tutto questo mentalmente, e nascono autocritica, rimorso o
senso di colpa, allora state trasformando l'errore in «me» e «mio»: lo rendete
parte del vostro senso del sé, ed è diventato tempo psicologico, che è sempre
legato a un falso senso di identità. L'assenza di perdono implica
necessariamente un pesante fardello di tempo psicologico. Se vi ponete un
obiettivo e lavorate per raggiungerlo, utilizzate il tempo orario. Siete consapevoli di dove volete andare, ma
onorate e dedicate la vostra massima attenzione al passo che state compiendo in
questo istante.
“Nel
momento stesso in cui vi accorgerete con orrore che, a dispetto di tutti i
vostri sforzi, non solo non vi sarete avvicinata alla meta, ma ve ne sarete
quasi allontanata, in quello stesso istante, vi predico, voi avrete raggiunto
la meta.”
FËDOR
MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ
Se
poi vi concentrate eccessivamente sull'obiettivo, magari perché in esso state
cercando felicità, appagamento o un più completo senso del sé, l'Adesso non viene più onorato. Viene ridotto a un semplice gradino verso
il futuro, privo di valore intrinseco. Allora il tempo orario si trasforma
in tempo psicologico. Il viaggio della vostra vita non è più un'avventura, ma
solo un bisogno ossessivo di arrivare, di raggiungere, di «farcela». Non vedete
e non annusate più i fiori sul ciglio della strada, né siete consapevoli della bellezza e del miracolo della vita che si manifesta
attorno a voi quando siete presenti nell'Adesso.
§
Capisco
l'importanza suprema dell'Adesso, ma non riesco a seguirti quando dici che il
tempo è una completa illusione.
Quando
dico che «il tempo è un'illusione»
la mia intenzione non è di pronunciare un'affermazione filosofica. Mi limito a rammentare un semplice fatto, un
fatto così ovvio che lo si può trovare difficile da afferrare e perfino privo
di senso, ma una volta capito pienamente può penetrare come una spada in tutti
gli strati di complessità e di «problemi» creati dalla mente. Lo ripeto: il
momento presente è tutto ciò che abbiamo. Non vi è mai un tempo in cui la
nostra vita non sia «questo momento». È vero o non è vero?
La
follia del tempo psicologico
Non ci saranno dubbi sul fatto
che il tempo psicologico è una malattia mentale se si osservano le sue
manifestazioni collettive. Compaiono, per esempio, sotto forma di ideologie quali
comunismo, nazionalsocialismo o qualunque nazionalismo, oppure di rigidi
sistemi di credenze religiose, che operano sulla base dell'ipotesi implicita
che il bene supremo risieda nel futuro e che pertanto il fine giustifichi i
mezzi.
Il fine è un'idea, un punto
nel futuro proiettato dalla mente,
quando si raggiungerà la salvezza sotto
qualunque forma (felicità, appagamento, uguaglianza, liberazione eccetera). Non
di rado i mezzi per arrivarci sono la riduzione in schiavitù, la tortura e l'omicidio
di persone nel presente. Per esempio, si stima che ben 50 milioni di persone
siano state uccise per promuovere la causa del comunismo, per creare un «mondo migliore» in Russia, Cina e altri
paesi.2 È un esempio agghiacciante di come il credere in un paradiso futuro
crei un inferno presente. Può esservi forse qualche dubbio che il tempo psicologico
è una malattia mentale grave e pericolosa? Come opera questo schema mentale nella
vostra vita?
Cercate sempre di andare da
qualche parte diversa da dove siete? La maggior parte del vostro agire è
soltanto un mezzo rivolto a un fine? L'appagamento è sempre dietro l'angolo o
limitato a piaceri di breve durata, come sesso, cibo, bevande, droghe o
emozione ed eccitazione? Siete sempre concentrati sul divenire, raggiungere e ottenere,
o in alternativa andate a caccia di qualche nuova emozione o piacere? Ritenete
che se acquisite più cose vi sentirete più appagati, più bravi o psicologicamente
completi? State aspettando che un uomo o una donna diano significato alla
vostra vita? Nello stato di consapevolezza normale, identificato con la mente
ovvero non illuminato, la potenza e le infinite potenzialità creative racchiuse
nell'Adesso sono completamente oscurate dal tempo psicologico. La vostra vita
allora perde la sua vibrazione, la sua freschezza, il suo senso di stupore. I vecchi schemi di pensiero, emozione,
comportamento, reazione e desiderio vengono recitati in commedie ripetute
infinite volte, come copioni nella vostra mente che vi forniscono un'identità
di qualche tipo ma distorcono o nascondono la realtà dell'Adesso. La mente allora crea un'ossessione per il
futuro come fuga dal presente insoddisfacente.
Negatività
e sofferenza hanno le loro radici nel tempo
Ma
credere che il futuro sarà migliore del presente non è sempre un'illusione. Il
presente può davvero essere orribile, e le cose possono davvero migliorare in
futuro, e spesso è cosi. Di
solito il futuro è una replica del passato. Sono possibili cambiamenti
superficiali, ma la vera trasformazione è rara e dipende dalla
possibilità di essere sufficientemente presenti per dissolvere il
passato accedendo alla potenza dell'Adesso. Ciò che percepite come futuro è una parte intrinseca del vostro
stato di consapevolezza adesso. Se la vostra mente porta un pesante
fardello del passato, avrete di nuovo esperienza delle stesse cose. Il passato
si perpetua attraverso la mancanza di Presenza. La qualità della
vostra consapevolezza in questo momento è ciò che plasma il futuro, il
quale naturalmente può essere vissuto solamente come Adesso. Potete
vincere 10 milioni di dollari, ma questo genere di cambiamento è
superficiale. Semplicemente continuerete a recitare gli stessi schemi
condizionati in un ambiente più lussuoso. Gli
esseri umani hanno imparato a scindere l'atomo. Una sola persona
può ora uccidere un milione di persone semplicemente premendo un pulsante.
Questo è davvero un cambiamento? Se è la qualità della vostra
consapevolezza in questo momento a determinare il futuro, allora che
cosa determina la qualità della vostra consapevolezza? Il vostro grado
di Presenza. Pertanto l'unico luogo in cui possa avvenire il vero
cambiamento e in cui possa essere dissolto il passato è l'Adesso.
§
Ogni negatività è causata da
un accumulo di tempo psicologico e dalla negazione del presente. Disagio,
ansia, tensione, stress, preoccupazione (tutte forme di paura) sono causati da
un eccesso di futuro e da un'insufficienza di presente. Senso di colpa,
rimorso, risentimento, rancore, tristezza, amarezza e ogni forma di mancato
perdono sono causati da un eccesso di passato e da un'insufficienza di
presente. La maggior parte
di voi trova difficile credere che sia possibile uno stato di consapevolezza
totalmente libero da ogni negatività. Eppure questo è lo stato liberato a cui
punta ogni dottrina spirituale.
È la salvezza, non in un
futuro illusorio, ma proprio qui e ora.
Potrete
trovare difficile riconoscere che il tempo è la causa della vostra sofferenza o
dei vostri problemi. Credete che siano causati da situazioni specifiche della
vostra vita, e da un punto di vista tradizionale è così. Ma finché non
affrontate la disfunzione fondamentale della mente che crea i problemi (il suo attaccamento
al passato e al futuro e la negazione dell'Adesso), i problemi sono in realtà
intercambiabili. Se tutti i vostri problemi
o le presunte cause di sofferenza o di infelicità vi venissero miracolosamente
tolti oggi, ma voi non foste diventati più presenti, più consapevoli, ben
presto vi ritrovereste con un'analoga serie di problemi o di cause di
sofferenza, come un'ombra che vi segue dovunque andiate.
In
definitiva vi è un solo problema: la mente legata al tempo. Non posso credere di non poter mai
raggiungere un punto in cui sarò completamente libero dai miei problemi.
Hai ragione. Non puoi mai raggiungere quel punto perché ti trovi
in quel punto adesso. Non vi è salvezza nel tempo. Non potete
essere liberi in futuro. La Presenza è la chiave per accedere alla libertà, per
cui potete essere liberi soltanto adesso.
Trovate
la vita dietro la vostra situazione di vita
Non
vedo come poter essere libero adesso. Guarda caso, sono estremamente infelice
nella mia vita in questo momento. Questo è innegabile, e mi illuderei se cercassi
di convincermi che va tutto bene quando certamente non è così. Per me il momento presente è molto infelice;
non è affatto liberatorio. Ciò che mi fa andare avanti è la speranza o la
possibilità di qualche miglioramento in futuro.
Pensi che la tua attenzione sia
nel momento presente quando in realtà è completamente assorbita dal tempo. Non
puoi essere infelice e allo stesso tempo pienamente presente nell'Adesso. Ciò
che chiami la tua «vita» dovrebbe essere più precisamente chiamata la tua
«situazione di vita». È il
tempo psicologico: passato e futuro. Certe
cose nel passato non sono andate come volevi che andassero. Stai ancora
opponendo resistenza a quello che è avvenuto in passato, e ora opponi resistenza
a quello che è. La speranza è ciò che vi fa andare avanti, ma la speranza
vi mantiene concentrati sul futuro, e questa concentrazione continuata perpetua
la vostra negazione dell'Adesso e pertanto la vostra infelicità.
È
vero che la mia attuale situazione di vita è il risultato di cose che sono
avvenute nel passato, ma è pur sempre la mia situazione attuale, ed esservi
invischiato è ciò che mi rende infelice. Dimentica per un po' la tua situazione di vita e presta attenzione
alla tua vita.
Che
differenza c'è? La tua
situazione di vita esiste nel tempo. La tua vita è adesso. La tua situazione di vita è creata dalla
mente. La tua vita è reale. Trovate il «passaggio stretto che
conduce alla vita». Si chiama Adesso. Restringete la vostra vita a
questo momento. Quando siete pieni di problemi, non vi è spazio per
lasciare entrare niente di nuovo, non vi è spazio per una soluzione. Allora,
quando potete, cercate di creare un po' di spazio per trovare la vita
dietro la vostra situazione di vita. Utilizzate pienamente i vostri
sensi, siate dove vi trovate. Guardatevi attorno, limitandovi a
guardare, senza interpretare. Osservate
la luce, le forme, i colori, la consistenza. Prendete consapevolezza
della presenza silenziosa di ogni cosa, dello spazio che consente a ogni
cosa di essere. Ascoltate i suoni, senza giudicarli; ascoltate il
silenzio dietro i suoni. Toccate qualcosa, qualunque cosa, e
percepitene e riconoscetene l'Essere. Osservate il ritmo della vostra
respirazione; percepite l'aria che entra ed esce, percepite l'energia
vitale dentro il vostro corpo. Consentire
a ogni cosa di essere, dentro di voi e al di fuori. Permettete l'«essere
così» di tutte le cose. Entrate in profondità nell'Adesso.
Vi
state lasciando alle spalle il mondo privo di vita dell'astrazione mentale, del
tempo. State uscendo dalla mente folle che vi svuota di energia vitale, così
come lentamente avvelena e distrugge la Terra. Vi state risvegliando dal sogno del
tempo, entrando nel presente.
§
Tutti i problemi sono illusioni della mente
Mi
sento come se mi fosse stato tolto un pesante fardello. Provo un senso di
leggerezza. Mi sento libero... ma i miei problemi sono ancora lì che mi aspettano,
vero? Non sono stati risolti. Non è che mi limito a evaderli temporaneamente? Se
vi siete trovati in paradiso, non passerà molto tempo prima che la
vostra mente vi dica «sì, ma...». In definitiva questo non riguarda la
soluzione dei vostri problemi. Si tratta di rendervi conto che non
esistono problemi, ma soltanto situazioni, da affrontare adesso o da
lasciare stare e da accettare come parte dell'«essere così» del momento
presente finché non cambieranno o possano essere affrontate. I problemi
sono creati dalla mente e hanno bisogno del tempo per sopravvivere.
Non possono sopravvivere nell'attualità dell'Adesso. Focalizzate
la vostra attenzione sull'Adesso e vedete quale problema avete in questo
momento.
§
Non
vi è risposta perché è impossibile avere un problema quando la vostra attenzione
è pienamente nell'Adesso. Una situazione che deve essere affrontata o
accettata, sì. Perché farne un problema? Perché
creare un problema da qualunque cosa? La vita non è già abbastanza impegnativa
così com'è? A che cosa vi servono i problemi? La mente inconsapevolmente ama i
problemi perché vi danno una sorta di identità. È normale, ed è folle. «Problema»
significa che vi soffermate mentalmente su mia situazione senza che vi sia una
vera intenzione o possibilità di intraprendere un'azione adesso e che voi
inconsapevolmente ne fate una parte del vostro senso del sé. Vi lasciate sopraffare dalla vostra
situazione di vita al punto di perdere il senso della vita, dell'Essere.
Oppure portate nella mente il fardello folle di cento cose che dovrete o
potrete fare in futuro anziché concentrare la vostra attenzione sull'unica cosa
che potete davvero fare adesso.
Quando create un problema,
create dolore. Tutto ciò
che serve è una semplice scelta, una semplice decisione: qualunque cosa accada, non creerò più dolore per me stesso. Non
creerò più problemi. Sebbene sia una scelta semplice, è anche assai radicale.
Non compirete questa scelta se non sarete davvero stanchi di soffrire, se non
ne avrete davvero avuto abbastanza. E non potrete arrivarci se non accederete
alla potenza dell'Adesso. Se non create più dolore per voi stessi, non create
più dolore per gli altri. Inoltre non contaminate più la bellissima Terra, il vostro
spazio interiore e la psiche collettiva umana con la negatività del creare
problemi.
§
Se
vi siete trovati in una situazione
di emergenza, di vita o di morte,
saprete che non era un problema. La
mente non aveva il tempo di farne un problema. In una vera emergenza la mente si ferma; voi diventate totalmente
presenti nell'Adesso, e prende il sopravvento qualcosa di infinitamente più
potente. Ecco perché vi sono molti casi di persone comuni che all'improvviso diventano capaci di atti
incredibilmente coraggiosi. In qualunque emergenza, o si sopravvive oppure
no. In entrambi i casi, non è un problema. Quando assumo che i problemi sono
illusioni minaccio di portar via il senso di Identità di alcuni. Hanno
investito molto tempo in un falso senso del sé. Da molti anni definiscono inconsapevolmente
la loro intera identità in termini di problemi e di sofferenza. Chi sarebbero
senza questi? Gran parte di ciò che le
persone dicono, pensano o fanno è in realtà motivata dalla paura, che naturalmente
è sempre legata al fatto di concentrarsi sul futuro e di non essere in contatto
con l'Adesso. Poiché nell'Adesso non vi sono problemi, non vi è nemmeno
paura. Se nasce una situazione che
dovete affrontare adesso, la vostra azione sarà chiara e incisiva se nasce
dalla consapevolezza del momento presente. È anche più probabile che sia
efficace. Non sarà una reazione che deriva dal condizionamento passato della
vostra mente ma una reazione intuitiva alla situazione. In altri casi, quando la mente legata al tempo avrebbe reagito, voi avreste
trovato più efficace non fare nulla, limitandovi a rimanere concentrati
sull'Adesso.
Un
salto quantico nell'evoluzione della consapevolezza
Ho
intravisto a tratti questo stato di libertà dalla mente e dal tempo che tu
descrivi, ma il passato e il futuro sono così forti e preponderanti che non
posso tenerli lontani a lungo.
La
modalità di consapevolezza legata al tempo è profondamente radicata nella
psiche umana. Ma ciò che state facendo qui fa parte di una profonda
trasformazione che sta avendo luogo nella consapevolezza collettiva del pianeta
e oltre: il risveglio della consapevolezza dal sogno di materia, forma e separazione. La fine del tempo. State spezzando schemi
mentali che dominano la vita umana da millenni. Schemi mentali che hanno creato
sofferenza inimmaginabile su vasta scala. Non uso la parola «male». È più utile
chiamarla inconsapevolezza o follia. Questo sgretolamento dell'antica
modalità di consapevolezza o piuttosto di inconsapevolezza: è qualcosa
che dobbiamo fare o accadrà comunque? Voglio dire, questo cambiamento è
inevitabile? Dipende dai punti di vista. Il fare e l'accadere sono in effetti
un unico processo; poiché voi siete in unione con la totalità della
consapevolezza, non potete separare le due cose. Ma non vi è garanzia assoluta
che gli esseri umani ce la facciano. Il processo non è inevitabile o
automatico. La vostra collaborazione ne è una parte essenziale. Comunque la
vediate, è un salto quantico nell'evoluzione della consapevolezza, oltre che la
vostra unica possibilità di sopravvivenza come razza.
La
gioia dell'Essere
Per
rendervi conto che vi siete lasciati sopraffare dal tempo psicologico, potete
utilizzare un semplice criterio. Domandatevi: vi sono gioia, facilità e leggerezza in ciò che sto facendo? Se non ve
ne sono, allora il tempo sta nascondendo il momento presente, e la vita
viene percepita come fardello o come lotta. Se non vi sono gioia, facilità e leggerezza in quello che state
facendo, ciò non significa necessariamente che dovete modificare ciò che state facendo.
Può essere sufficiente modificare il come. Il
«come» è sempre più importante del «che cosa». Vedete se potete prestare molta più attenzione al fare che non al
risultato che volete ottenere attraverso il fare. Dedicate la vostra massima
attenzione a ciò che offre il momento. Questo implica che accettate completamente
ciò che è, perché non potete dedicare la vostra massima attenzione a qualcosa e
allo stesso tempo opporvi resistenza. Non appena onorate il momento presente,
ogni infelicità e ogni, sforzo si dissolvono, e la vita comincia a scorrere con
gioia e serenità. Quando agite sulla base della consapevolezza del momento
presente, qualunque cosa fate si impregna di un senso di qualità, di
sollecitudine e amore, anche l'azione più semplice.
§
Allora
non preoccupatevi dei frutti della vostra azione, limitatevi a prestare attenzione
all'azione stessa. I frutti verranno da soli. Questo è un potente esercizio
spirituale. Nella Bhagavadgita, uno degli insegnamenti spirituali più
antichi e più belli che esistano, il non
attaccamento ai frutti delle proprie azioni è chiamato «Karma Yoga». Viene
definito come via dell'«azione consacrata». Quando lo sforzo compulsivo di
allontanarsi dall'Adesso viene meno, la gioia dell'Essere fluisce in ogni cosa
che fate. Nel momento in cui la vostra attenzione si rivolge all'Adesso, avvertite
una Presenza, una tranquillità, una pace.
Non dipendete più dal futuro per trovare
appagamento e soddisfazione, non guardate più al futuro per trovare la
salvezza. Pertanto non siete attaccati ai risultati. Né il fallimento né il
successo hanno il potere di modificare il vostro stato interiore dell'Essere.
Avete trovato la vita dietro la vostra situazione di vita.
In
assenza di tempo psicologico, il vostro senso dei sé è tratto dall'Essere, non
dal vostro passato personale. Pertanto
il bisogno psicologico di diventare qualunque cosa di diverso da ciò che siete
già non esiste più. Nel mondo, a livello della vostra situazione di vita,
potete effettivamente diventare ricchi, acquisire conoscenza, avere successo,
liberarvi da questo o da quello, ma nella dimensione profonda dell'Essere siete
completi e integri adesso.
In
questo stato di completezza, saremo ancora in grado o disposti a perseguire
obiettivi esterni? Naturalmente,
ma non avrete aspettative illusorie che qualcosa o qualcuno in futuro vi
salvi o vi renda felici. Per quel che riguarda la vostra situazione di
vita, vi possono essere cose da ottenere o da acquisire. Questo è il
mondo della forma, del guadagno e della perdita. Ma a un livello più
profondo voi siete già completi, e quando ve ne rendete conto vi è
un'energia allegra e gioiosa dietro ciò che fate. Essendo liberi dal
tempo psicologico, non perseguite più i vostri obiettivi con arcigna determinazione,
spinti da paura, collera, malcontento o dal bisogno di diventare
qualcuno. Né rimarrete inattivi per timore del fallimento, che per l'ego
è perdita del sé. Quando il vostro più profondo senso del sé è derivato
dall'Essere, quando siete liberi dal «divenire» come bisogno psicologico,
né la vostra felicità né il vostro senso del sé dipendono dal risultato,
per cui vi è libertà dalla paura. Non ricercate cose permanenti dove non
possono esservene: nel mondo della forma, del guadagno e della perdita,
della nascita e della morte. Non esigete che situazioni, condizioni,
luoghi o persone vi rendano felici, né soffrite quando questi non sono
all'altezza delle vostre aspettative. Ogni cosa viene onorata, ma nulla
è importante. Le forme nascono e muoiono, eppure siete consapevoli di
ciò che in eterno è dietro le forme. Sapete che «niente di reale può
essere minacciato».3
Quando
questo è il vostro stato dell'Essere, come potete non avere successo? Avete già
avuto successo.
4
Strategie
mentali per evitare l'Adesso
La
perdita dell'Adesso: l'illusione fondamentale
Anche
se io accetto totalmente che in definitiva il tempo sia un'illusione, quale
differenza può fare nella mia vita? Devo comunque vivere in un mondo che è
completamente dominato dal tempo. Essere
d'accordo sul piano intellettivo è una credenza come tante e non farà
grande differenza nella vita. Per realizzare questa verità bisogna
viverla. Quando ogni cellula del corpo è presente al punto di sentirsi
vibrante di vita.
La
perdita dell'Adesso è il problema, o meglio: è l'illusione fondamentale che
trasforma una semplice emozione o un evento in un problema personale e in sofferenza.
La perdita dell'Adesso è la perdita dell'Essere. Essere liberi dal tempo significa essere liberi dal bisogno psicologico
del passato per ricavarne la propria identità e del futuro per ricavarne il
proprio appagamento. Rappresenta la trasformazione di consapevolezza più
profonda che si possa immaginare. In certi rari casi questo mutamento di
consapevolezza avviene in modo spettacolare e radicale, una volta per sempre. Quando è così, di solito si verifica
attraverso un abbandono totale nel mezzo di un'intensa sofferenza. La
maggior parte delle persone, però, deve sforzarvi per raggiungerlo. Quando
avete colto i primi bagliori dello stato di consapevolezza senza tempo, cominciate
a spostarvi avanti e indietro fra le dimensioni del tempo e della presenza. Da principio diventate consapevoli di
quanto raramente la vostra attenzione è davvero nell'Adesso. Ma sapere di
non essere presenti è un grande successo: quel sapere è presenza,
anche se inizialmente dura appena per un paio di secondi di tempo orario prima
di andare nuovamente perduto. Poi, con frequenza crescente, voi scegliete
di concentrare la vostra consapevolezza sul momento presente anziché
sul passato o sul futuro, e quando vi rendete conto che avevate perduto l'Adesso
siete in grado di rimanervi non soltanto per un paio di secondi ma per periodi
più lunghi se percepiti dal punto di vista esteriore del tempo orario. Allora prima
di consolidarvi nello stato di presenza, vale a dire prima di essere pienamente
consapevoli, vi spostate avanti e indietro per un certo tempo fra la consapevolezza
e l'inconsapevolezza, fra lo stato di presenza e lo stato di identificazione
con la mente. Perdete l'Adesso e vi
ritornate, ripetutamente. Alla fine la presenza diventa il vostro stato
predominante. Per la maggior parte delle
persone la presenza non viene mai percepita oppure lo è soltanto accidentalmente
e brevemente in rare occasioni senza essere riconosciuta per ciò che è. Quasi tutti
gli esseri umani presentano un'alternanza non fra consapevolezza e
inconsapevolezza ma soltanto fra livelli diversi di inconsapevolezza.
Inconsapevolezza
ordinaria e inconsapevolezza profonda
Che
cosa intendi per livelli diversi di inconsapevolezza? Come è noto, nel sonno passiamo continuamente tra fasi di sonno senza sogni e fasi
oniriche. Analogamente, allo stato di veglia quasi tutti voi oscillate
fra l'inconsapevolezza ordinaria e l'inconsapevolezza profonda. Ciò
che chiamo inconsapevolezza ordinaria è l'identificarsi con i propri
processi di pensiero e le proprie emozioni, reazioni, desideri e
avversioni. È lo stato normale della maggior parte di voi. In tale stato
siete gestiti dalla mente egoica e siete inconsapevoli dell'Essere. È
uno stato non di dolore acuto o di infelicità ma di un basso livello
quasi continuo di disagio, malcontento, noia o nervosismo, una sorta di
rumore di fondo. Potete non rendervene conto perché fa parte della
vita «normale». Molte persone
utilizzano alcol, droghe, sesso, cibo, lavoro, come anestetici in un
tentativo inconsapevole di eliminare questo disagio di fondo. Quando
ciò avviene, un'attività che potrebbe essere molto piacevole se svolta
con moderazione si permea di una situazione di compulsione o di dipendenza
e tutto ciò che se ne trae è un sollievo dei sintomi di brevissima
durata. Il disagio dell'inconsapevolezza ordinaria si trasforma nel dolore
dell'inconsapevolezza profonda (uno stato di sofferenza o infelicità più
acute o più evidenti) quando le cose «vanno storte», quando l'ego è
minacciato o vi sono un pericolo o una perdita, reali o immaginari,
nella situazione di vita oppure un conflitto in un rapporto personale. È
una versione rafforzata dell'inconsapevolezza ordinaria, diversa da
questa non per tipologia ma per intensità. Nell'inconsapevolezza
ordinaria, la resistenza abituale o la negazione di ciò che esiste crea
il disagio e il malcontento che quasi tutti accettano come vita normale.
Quando questa resistenza si intensifica per via di qualche minaccia o
pericolo per l'ego, apporta un'intensa negatività come, per esempio,
collera, paura acuta, aggressività, depressione e così via. L'inconsapevolezza profonda spesso
significa che è stato innescato il corpo di dolore attivo e che voi vi
siete identificati con quest'ultimo. La violenza fisica sarebbe
impossibile senza l'inconsapevolezza profonda. Può anche avvenire
facilmente quando e dove una folla di persone o perfino un'intera
nazione generano un campo collettivo di energia negativa.
Il miglior indicatore del vostro
livello di consapevolezza è dato da come affrontate le situazioni minacciose
della vita quando si presentano. Attraverso queste situazioni, una persona già
inconsapevole tende a diventarlo ancora più in profondità, e una persona
consapevole tende a diventare più intensamente consapevole. Potete utilizzare una situazione minacciosa
per risvegliarvi oppure potete lasciare che vi trascini in un sonno ancora più
profondo. Il sogno dell'inconsapevolezza ordinaria allora si trasforma in un
incubo. Se non riuscite a essere presenti
nemmeno in circostanze normali, come quando state seduti da soli in una stanza,
passeggiate nei boschi o ascoltate qualcuno, certamente non sarete in grado di
rimanere consapevoli quando qualcosa «va storto» o vi trovate ad affrontare
persone o situazioni difficili, caratterizzate da perdita o minaccia di
perdita. Sarete sopraffatti da una reazione, che in definitiva è sempre qualche
forma di paura, e verrete trascinati nell'inconsapevolezza profonda. Queste situazioni minacciose sono le vostre
prove. Soltanto il modo in cui le affrontate dimostrerà a voi e agli altri
a che punto siete per ciò che riguarda il vostro stato di consapevolezza, e non
quanto a lungo sapete stare seduti con gli occhi chiusi o quali visioni
percepite. Pertanto è essenziale apportare maggiore consapevolezza nella vostra
vita in situazioni ordinarie in cui tutto procede con relativa tranquillità. In
questo modo acquisite maggiore intensità di presenza. Questa genera in voi e
attorno a voi un campo energetico di
elevata frequenza di vibrazione. Nessuna inconsapevolezza, nessuna negatività,
nessuna discordia o violenza possono entrare in questo campo e sopravvivere,
così come il buio non può sopravvivere in presenza della luce. Quando
imparate a essere testimoni dei vostri pensieri ed emozioni, il che è una parte
essenziale dell'essere presenti, potete
restare sorpresi quando per la prima volta vi rendete conto
dell'inconsapevolezza ordinaria e capite quanto di rado, o mai, siete veramente
a vostro agio con voi stessi. A livello del pensiero incontrerete molta
resistenza sotto forma di giudizi, malcontento e proiezione mentale lontano dall'Adesso.
A livello emozionale vi sarà una corrente sotterranea di disagio, tensione,
noia o nervosismo. Entrambi sono aspetti della mente nella sua modalità
abituale di resistenza.
Che cosa stanno cercando?
Carl Jung riferisce in un suo
libro di una conversazione avuta con un capo indiano d'America, il quale gli
fece notare che secondo la sua percezione quasi tutti i bianchi avevano un
volto teso, occhi dallo sguardo fisso e un aspetto crudele. Disse: «Sono sempre
alla ricerca di qualcosa. Che cosa stanno cercando? I bianchi vogliono sempre
qualcosa. Sono sempre a disagio e irrequieti. Noi non sappiamo che cosa
vogliono. Pensiamo che siano matti». La corrente sotterranea di disagio
costante cominciò molto prima della nascita della civiltà industriale
occidentale, naturalmente, ma nella civiltà occidentale, che ora si è estesa quasi
all'intero pianeta, fra cui gran parte dell'Oriente, si manifesta in una forma
acuta senza precedenti. Era
già presente al tempo di Gesù, ed esisteva 600 anni prima al tempo del Buddha, e
ancora molto tempo prima. «Perché siete
sempre in ansia?» domandò Gesù ai suoi discepoli. «Può la preoccupazione
aggiungere un solo giorno alla vostra vita?» E il Buddha insegnava che la radice
della sofferenza va trovata nel nostro costante desiderio e nella bramosia. La
resistenza all'Adesso come disfunzione collettiva è intrinsecamente legata alla
perdita di consapevolezza dell'Essere e costituisce la base della nostra
civiltà industriale disumanizzata. Anche Freud, per inciso, riconobbe
l'esistenza di questa corrente sotterranea di disagio e ne scrisse nel suo
libro Il disagio della civiltà, ma non riconobbe la vera radice del disagio
e non riuscì a capire che la liberazione da quest'ultimo è possibile. Questa disfunzione collettiva ha creato una
civiltà assai infelice e straordinariamente violenta che è diventata una minaccia
non soltanto per se stessa ma anche per l'intera vita di questo pianeta.
Dissolvere
l'inconsapevolezza ordinaria
Allora
come possiamo liberarci da questa afflizione? Rendendola consapevole. Osservando i molti
modi in cui disagio, malcontento e tensione nascono in voi attraverso il
giudizio superfluo, la resistenza verso ciò che esiste e la negazione
dell'Adesso. Ogni cosa inconsapevole si dissolve quando voi la
rischiarate con la luce della consapevolezza. Quando sapete come dissolvere
l'inconsapevolezza ordinaria, la luce della vostra Presenza brillerà
fulgida, e sarà molto più facile affrontare l'inconsapevolezza profonda
quando ne avvertirete l'attrazione gravitazionale. Tuttavia, l'inconsapevolezza ordinaria può non
essere facile da individuare inizialmente perché è così normale. Abituatevi
a sorvegliare il vostro stato mentale-emozionale attraverso
l'auto-osservazione. «Sono a mio agio in questo momento?» è una
buona domanda da porvi di frequente. Oppure potete domandarvi: «Che cosa sta avvenendo dentro di me in
questo momento?». Dovete interessarvi a ciò che avviene dentro di voi
almeno quanto a ciò che avviene all'esterno. Se l'interno va bene,
l'esterno andrà a posto a sua volta. La realtà primaria è dentro, la
realtà secondaria è fuori. Ma non dovete rispondere immediatamente a
queste domande. Dovete rivolgere la vostra attenzione verso l'interno.
Dare un'occhiata dentro voi stessi. Che genere di pensieri sta
producendo la vostra mente? Che cosa percepite? Rivolgete la vostra
attenzione all'interno del corpo.
Vi
è tensione? Quando rilevate che vi è un certo livello di disagio, il rumore di
fondo, cercate di vedere in che modo state evitando, state opponendo resistenza
o negando la vita perché negate l'Adesso. Vi sono molti modi in cui le persone
resistono inconsciamente al momento presente. Ne fornirò alcuni esempi. Con la
pratica, il vostro potere di auto-osservazione e di sorvegliare il vostro stato
interiore, si affinerà.
Libertà
dall'infelicità
Provate forse risentimento per
ciò che fate? State forse celando un risentimento inespresso verso una persona
che vi sta vicino? Vi rendete conto che l'energia così emanata è tanto dannosa
nei suoi effetti che state contaminando voi stessi e le persone che vi
circondano? Date una bella
occhiata dentro. Vi è anche la più lieve traccia di risentimento, di
riluttanza? Se vi è, osservatela a livello mentale ed emozionale. Quali
pensieri crea la vostra mente attorno a tale situazione? Quindi guardate
l'emozione, che è la reazione del corpo a tali pensieri. Percepite l'emozione.
Vi sembra piacevole o spiacevole? È
un'energia che davvero scegliereste di avere dentro di voi? Avete davvero una
scelta? Create infelicità, conflitto fra l'interiore e l'esteriore. La vostra
infelicità inquina non soltanto il vostro essere interiore e le persone che vi
circondano ma anche la psiche collettiva umana di cui voi siete parte
inseparabile. L'inquinamento del pianeta è solo un riflesso esteriore di un
inquinamento psichico interiore: milioni di persone inconsapevoli che non si
assumono la responsabilità del loro spazio interiore. Dovete allora smettere di fare quello che state facendo, parlare alla
persona interessata ed esprimere pienamente ciò che provate, o eliminare la
negatività che la vostra mente ha creato riguardo alla situazione e che non ha
alcuno scopo se non quello di rafforzare un falso senso del sé. Riconoscerne la futilità è importante.
La negatività non è mai il modo ottimale di affrontare qualsiasi situazione. In
effetti, nella maggior parte dei casi vi mantiene invischiati al suo interno,
bloccando ogni reale cambiamento. Tutto ciò che viene fatto con energia
negativa ne viene contaminato e col tempo dà origine a nuovo dolore, nuova infelicità.
Inoltre, ogni stato interiore negativo è contagioso: l'infelicità si diffonde
più facilmente di una malattia fisica. Attraverso la legge della risonanza,
innesca e alimenta la negatività latente in altri, a meno che non siano immuni,
vale a dire altamente consapevoli. Voi
state inquinando il mondo o lo state ripulendo? Ciascuno di voi è responsabile
del proprio spazio interiore; nessun altro può esserlo per voi, così come ciascuno
di voi è responsabile del pianeta. Come all'interno, così all'esterno:
se gli esseri umani eliminano
l'inquinamento interiore, smetteranno anche di creare inquinamento esteriore.
Come possiamo eliminare la
negatività, secondo
quanto suggerisci tu?
Lasciandola cadere. Come lasciate
cadere un pezzo di carbone ardente che tenete in mano? Come lasciate cadere
qualche bagaglio pesante e inutile che State portando? Riconoscendo che non
volete più soffrire questo dolore o portare questo fardello e quindi
lasciandolo andare. L'inconsapevolezza
profonda, come il corpo di dolore o un altro dolore profondo come la perdita di
una persona cara, di solito deve essere trasformata attraverso l'accettazione,
unita alla luce della vostra presenza, della vostra attenzione costante. Molti
schemi dell'inconsapevolezza ordinaria, d'altronde, possono essere semplicemente
lasciati cadere quando sapete che non li volete più e non ne avete più bisogno,
quando capite di avere una scelta, di non essere soltanto un fascio di riflessi
condizionati. Tutto ciò implica che siete in grado di accedere alla potenza
dell'Adesso. Senza questo, non avete scelta.
Se
definisci negative alcune emozioni, non stai creando una polarità mentale di
bene e male, come hai spiegato prima?
No.
La polarità veniva creata in una fase precedente quando la mente considerava
«male» il momento presente; questo giudizio allora creava l'emozione negativa.
Ma
se definisci negative alcune emozioni, non stai dicendo in effetti che non
dovrebbero esserci, che non va bene avere queste emozioni? Da quello che ho
capito, noi dovremmo darci il permesso di avere qualunque sentimento si presenti,
anziché considerarlo «male» o dire che non dovremmo averlo. Va bene provare
risentimento; va bene provare collera, irritazione, malumore o quant'altro;
altrimenti entriamo nella repressione, nel conflitto interiore, nella
negazione. Tutto va bene così com'è.
Naturalmente.
Una volta che uno schema mentale, un'emozione o una reazione sono lì, bisogna
accettarli. Non eravate sufficientemente consapevoli così da avere scelta nella
questione. Non è un giudizio, è un dato di fatto. Se aveste avuto scelta, o vi
foste resi conto di avere una scelta, avreste privilegiato la sofferenza o la gioia,
la serenità o il disagio, la pace o il conflitto? Scegliereste un pensiero o un
sentimento che vi tagliassero fuori dal vostro stato naturale di benessere, dalla
gioia della vita interiore? Ogni sentimento del genere io lo definisco
negativo, che vuol dire semplicemente «male». Non nel senso di «non avreste
dovuto farlo» ma di un semplice male oggettivo.
Come è possibile che gli esseri
umani abbiano ucciso oltre 100 milioni di altri esseri umani nel solo XX
secolo?4 Che degli esseri umani si infliggano reciprocamente sofferenze di tali
proporzioni è una cosa che va al di là di ciò che possiamo immaginare. E questo
non tiene conto della violenza mentale, emotiva e fisica, della tortura, del
dolore e della crudeltà che essi continuano a infliggere quotidianamente ai
loro simili nonché ad altri esseri senzienti. Agiscono in questo modo perché
sono in contatto con il loro stato naturale, con la gioia della vita interiore?
Naturalmente no. Soltanto chi si trova in uno stato profondamente negativo, chi
sta davvero male, può creare una tale realtà come riflesso della sua situazione
interiore.
Adesso gli esseri umani sono impegnati
a distruggere la natura e il pianeta che dà loro da vivere. Incredibile ma
vero. Gli esseri umani sono una specie pericolosamente folle e molto malata.
Non è un giudizio, è un dato di fatto. È un dato di fatto anche che la sanità
mentale esista effettivamente dietro la follia. Guarigione e redenzione sono
disponibili subito.
Ritornando
specificamente a quello che hai detto, è certamente vero che, quando accettate il vostro risentimento, il
malumore, la collera e così via, non siete più costretti a recitarli ciecamente,
ed è meno probabile che li proiettate sugli altri. Ma mi chiedo se non vi state ingannando. Quando avete praticato
l'accettazione per un certo tempo, arriva un punto in cui dovete passare alla
fase successiva, in cui queste emozioni negative non vengono più create. Altrimenti
la vostra «accettazione» diventa un'etichetta mentale che consente al nostro
ego di continuare a indulgere all'infelicità e di rafforzare così il suo senso
di separazione dagli altri, dall'ambiente, dal momento presente. Come
sapete, la separazione è la base del senso di identità dell'ego. La vera
accettazione trasformerebbe subito questi sentimenti. E se sapeste davvero in profondità che tutto «va bene», come è stato
detto, il che naturalmente è vero, avreste allora quei sentimenti negativi in primo
luogo? Senza giudizio, senza resistenza a ciò che esiste, non nascerebbero.
Avete in mente un'idea secondo cui «tutto va bene», ma in profondità non ci
credete veramente, per cui i vecchi schemi mentali-emotivi di resistenza sono
ancora al loro posto. Ecco che cosa vi fa star male.
Anche
questo va bene. Stai difendendo il tuo diritto di essere
inconsapevole, il tuo diritto di soffrire? Non preoccuparti: nessuno te
lo porterà via. Quando ti rendi conto che un certo tipo di realtà ti fa
star male, continui a dedicarvi te stesso e ad affermare che va bene star
male?
Dovunque
siate, siateci totalmente
Puoi
fare qualche altro esempio di inconsapevolezza ordinaria? Vediamo se potete sorprendervi a lamentarvi,
ad alta voce o col pensiero, riguardo a una situazione in cui vi
trovate, a ciò che fanno o dicono altre persone, al vostro ambiente,
alla vostra situazione di vita, perfino alle condizioni atmosferiche.
Lamentarsi è sempre una
mancata accettazione di ciò che esiste. Invariabilmente porta con sé una carica negativa
inconsapevole. Quando vi lamentate, fate
di voi stessi delle vittime. Quando dite chiaramente ciò che pensate, siete in
vostro potere. Per cui cercate di modificare la situazione intraprendendo
un'azione o parlandone chiaramente se necessario o possibile; dovete abbandonare la situazione oppure
accettarla. Tutto il resto è follia. L'inconsapevolezza ordinaria è sempre
legata in qualche modo alla negazione dell'Adesso. L'Adesso, naturalmente, implica anche il qui. State opponendo resistenza
al qui e ora? Alcuni preferirebbero sempre essere altrove. Il loro «qui» non va
mai abbastanza bene. Mediante l'auto-osservazione, scoprite se è così nella
vostra vita. Dovunque siate, dovete esserci totalmente. Se trovate
intollerabili il vostro qui e ora e questo vi rende infelici, avete tre
possibilità: allontanarvi dalla
situazione, modificarla o accettarla totalmente. Se volete assumervi la responsabilità riguardo alla
vostra vita, dovete scegliere una di queste tre possibilità, e dovete scegliere
adesso. Poi accettare le conseguenze. Niente scuse. Niente negatività.
Niente inquinamento psichico. Mantenete pulito il vostro spazio interiore. Se
intraprendete un'azione (abbandonando o modificando la situazione), eliminate
dapprima la negatività, se possibile. L'azione che nasce dalla comprensione
profonda di ciò che è necessario è più efficace dell'azione che nasce dalla
negatività. Un'azione qualunque è spesso
migliore dell'assenza di azione, specialmente se siete invischiati da molto
tempo in una situazione infelice. Se è un errore, almeno imparate qualcosa, nel
qual caso non è più un errore. Se rimanete invischiati, non imparate niente. È
forse la paura a impedirvi di intraprendere un'azione? In tal caso dovete riconoscere
la paura, osservarla, rivolgerle la vostra attenzione, essere pienamente presenti
di fronte ad essa. Così facendo spezzate il legame fra la paura e il vostro
pensiero. Non lasciate che la paura si innalzi fino alla vostra
mente. Utilizzate il potere di Adesso: la paura non potrà avere il
sopravvento. Se davvero non vi è nulla
che potete fare per modificare il vostro qui e ora e non potete allontanarvi
dalla situazione, allora accettate totalmente il vostro qui e ora lasciando
cadere ogni resistenza interiore. Il sé falso e infelice che ama sentirsi
miserevole, carico di risentimento o di autocommiserazione allora non può più
sopravvivere. Questo si chiama «abbandono».
L'abbandono non è debolezza. Vi è in esso grande forza. Soltanto chi pratica
l'abbandono ha potenza spirituale. Attraverso l'abbandono sarete liberi
internamente dalla situazione. Potete allora scoprire che la situazione cambia senza
alcuno sforzo da parte vostra. In ogni caso, siete liberi. Oppure vi è qualcosa che «dovreste» fare ma non fate? Alzatevi e fatela
subito. In alternativa, accettate completamente le vostre inattività, pigrizia
o passività in questo momento, se tale è la vostra scelta. Entrateci dentro
pienamente. Godetevela. Restate pigri o inattivi più che potete. Se vi entrate
dentro pienamente e consapevolmente, presto ne uscirete. Oppure no. In entrambi
i casi, non vi è conflitto interiore, né resistenza, né negatività. Siete
stressati? Siete così indaffarati a raggiungere il futuro che il presente è
ridotto a un mezzo per arrivare là? Lo stress
è causato dall'essere «qui» ma dal voler essere «là», o dall'essere nel
presente ma voler essere nel futuro. È una spaccatura che vi lacera interiormente.
Creare e vivere con una tale spaccatura interiore è folle. Il fatto che tutti
gli altri facciano così non lo rende meno folle. Se vi siete costretti, potete
muovervi rapidamente, lavorare rapidamente, o perfino correre, senza
proiettarvi nel futuro e senza opporre resistenza al presente. Se vi muovete,
lavorate, correte, fatelo totalmente. Godetevi
il flusso di energia, l'elevata energia del momento. Ora non siete più
stressati, non vi spaccate più in due. Semplicemente
vi muovete, correte, lavorate divertendovi. Oppure potete lasciare stare tutto e sedervi su una panchina al parco. Ma
se lo fate, osservate la vostra mente. Potrà dirvi: «Dovresti essere al lavoro.
Stai perdendo tempo». Osservate la mente, sorridendoci sopra. Il passato
assorbe gran parte della vostra attenzione? Ne parlate e ci pensate di frequente,
in maniera positiva o negativa? Pensate alle grandi cose che avete realizzato,
alle vostre avventure o esperienze, oppure alla vostra storia di vittima e alle
cose orribili che vi hanno fatto, o forse a ciò che avete fatto voi a qualcun
altro? I vostri processi di pensiero
creano senso di colpa, superbia, risentimento, collera, rimorso o
autocommiserazione? Allora non soltanto rafforzate un falso senso del sé ma
contribuite anche ad accelerare il processo di invecchiamento del vostro organismo
creando un accumulo di passato nella vostra psiche. Potete verificarlo da soli osservando
le persone che vi circondano e che hanno una forte tendenza ad aggrapparsi al
passato.
Consideratevi
morti per il passato in ogni momento. Non ne avete bisogno. Fatevi riferimento
solo quando è assolutamente necessario al presente. Percepite la potenza di
questo momento e la pienezza dell'Essere. Percepite la vostra presenza.
§
Siete preoccupati? Pensate
spesso «e se succede...»? Vi identificate con la vostra mente, che proietta se
stessa in una futura situazione immaginaria e crea paura. Non vi è modo di fare
fronte a una tale situazione, perché non esiste. È un fantasma mentale. Potete
fermare questa follia che corrode la salute e la vita semplicemente riconoscendo
il momento presente.
Prendete consapevolezza del vostro respiro. Percepite l'aria che entra ed esce
dal corpo. Percepite il vostro campo energetico interiore.
Tutto ciò che dovete affrontare
e gestire nella vita reale (contrariamente alle proiezioni mentali immaginarie)
è questo momento.
Domandatevi
quale «problema» avete adesso, non l'anno prossimo, domani o fra cinque minuti.
Che cosa c'è che non va in questo momento? Potete sempre fare fronte
all'Adesso, ma non potete mai fare fronte al futuro, né siete tenuti a farlo.
La risposta, la forza, l'azione giusta o la risorsa saranno lì quando ne avrete
bisogno, né prima né dopo. «Un giorno ce
la farò». Il vostro obiettivo assorbe tanta parte della vostra attenzione che
riducete il momento presente a un mezzo rivolto a un fine? Questo toglie la
gioia al vostro agire? State aspettando di incominciare a vivere? Se sviluppate
un tale schema mentale, qualunque cosa otteniate o realizziate, il presente non
andrà mai abbastanza bene; il futuro sembrerà sempre migliore. Una ricetta perfetta
per l'insoddisfazione e l'inappagamento permanenti, non è così? Siate abituati
ad «aspettare»? Quanto della vostra vita la trascorrete in attesa? Aspettare un
rapporto personale davvero significativo, il successo, l'arricchimento,
diventare importanti, diventare illuminati. Non è insolito trascorrere l'intera
vita aspettando di cominciare a vivere. L'attesa è uno stato d'animo. Sostanzialmente
significa che voi volete il futuro; non volete il presente. Non volete ciò che avete,
e volete ciò che non avete. Con ogni genere di attesa create inconsapevolmente
un conflitto interiore fra il vostro qui e ora, dove non volete essere, e il futuro
proiettato, dove volete essere. Questo riduce grandemente la qualità della
vostra vita facendovi perdere il presente. Non c'è niente di male nello
sforzarsi di migliorare la vostra situazione di vita. Potete migliorare la vostra situazione di vita, ma non potete migliorare
la vostra vita. La vita è di importanza primaria. La vita è il vostro Essere
interiore più profondo. È già integra, completa, perfetta. La vostra
situazione di vita si compone delle circostanze e delle esperienze. Non vi è niente
di male nel porsi obiettivi e sforzarsi di ottenere qualcosa. L'errore sta nell'utilizzare
tutto questo come sostituto del sentimento della vita, dell'Essere. L'unico punto di accesso a questo scopo è l'Adesso.
Allora voi siete come architetti che non
prestano attenzione alle fondamenta di un edificio ma passano molto tempo a
lavorare alla sovrastruttura. Per esemplo, molte persone attendono la
prosperità. Non può arrivare nel futuro. Quando
voi onorate, riconoscete e accettate pienamente la vostra realtà presente (dove
siete, chi siete, che cosa state facendo adesso), quando accettate pienamente
ciò che avete, siete grati per ciò che avete, grati per ciò che esiste, grati
per Essere. La gratitudine per il momento presente e la pienezza della vita
adesso è la vera prosperità. Non può arrivare nel futuro. Poi, col
tempo, tale prosperità si manifesta a voi in vari modi. Se siete insoddisfatti
di ciò che avete, o perfino frustrati o in collera per la vostra attuale
situazione di mancanza, ciò può motivarvi a diventare ricchi, ma anche se
davvero farete i miliardi continuerete ad avere esperienza della condizione interiore
di mancanza, e nel profondo continuerete a sentirvi inappagati. Potrete avere
molte esperienze entusiasmanti grazie al denaro, ma prima o poi finiranno e vi
lasceranno sempre una sensazione di vuoto e la necessità di ulteriori
gratificazioni fisiche o psicologiche. Non dimorerete nell'Essere, né percepirete
la pienezza della vita adesso, che sola garantisce la vera prosperità. Allora
dovete rinunciare all'attesa come stato d'animo. Quando vi sorprendete a scivolare nell'attesa... scuotetevi da questa
situazione. Arrivate al momento presente. Cercate semplicemente di essere e di
divertirvi a essere. Se siete presenti, non vi è mai alcuna necessità di aspettare
alcunché. Allora la prossima volta che qualcuno vi dice: «Mi dispiace di averti
fatto aspettare» potete rispondere: «Figurati, non stavo aspettando. Ero qui a vivere
la gioia del mio sé». Queste sono soltanto alcune delle abituali strategie
mentali per negare il momento presente che fanno parte dell'inconsapevolezza
ordinaria. È facile lasciarsele sfuggire perché sono molto diffuse nel vivere
normale: il rumore di fondo del malcontento perpetuo. Ma più praticate la
sorveglianza del vostro stato mentale-emozionale interiore, più vi sarà facile sapere
quando siete intrappolati nel passato o nel futuro, vale a dire
nell'inconsapevolezza, e risvegliarvi dal sogno del tempo arrivando al
presente.
Lo
scopo interiore del vostro percorso di vita
Posso
capire che quanto stai dicendo è vero, ma ritengo ugualmente che noi dobbiamo
avere uno scopo nel nostro percorso di vita, altrimenti andiamo alla deriva, e
uno scopo significa futuro, vero? Come possiamo conciliarlo con il vivere nel
presente? Quando siete in
viaggio, vi è certamente utile sapere dove state andando o almeno
conoscere la direzione generica verso cui vi state muovendo, ma non
dimenticate: l'unica cosa che in definitiva è reale riguardo al vostro
viaggio è il passo che state compiendo in questo momento. È tutto ciò
che esiste. Il percorso della vostra vita ha uno scopo esteriore e uno
scopo interiore. Lo scopo esteriore è arrivare al vostro obiettivo o
destinazione, portare a termine ciò che avete intrapreso, ottenere questo o
quello, il che naturalmente implica il futuro. Ma se la vostra
destinazione o i passi che pensate di compiere in futuro assorbono la
vostra attenzione in misura tale da divenire più importanti per voi del
passo che state compiendo adesso, allora perdete completamente lo scopo
interiore del viaggio, che non ha niente a che fare con il dove state
andando o con il che cosa state facendo, ma riguarda
esclusivamente il come. Non ha niente a che fare con il futuro ma
riguarda esclusivamente la qualità della vostra consapevolezza in questo
momento. Lo scopo esteriore appartiene alla dimensione orizzontale
di spazio e tempo; lo scopo interiore concerne un approfondimento del
vostro Essere nella dimensione verticale dell'Adesso senza tempo. Il
vostro viaggio esteriore può essere composto da un milione di passi; il
vostro viaggio interiore ne ha uno solo: il passo che compite in questo
momento. Diventando profondamente consapevoli di questo unico passo, vi
rendete conto che contiene già in sé tutti gli altri passi nonché la destinazione.
Questo unico passo allora si trasforma in un'espressione di perfezione,
in un atto di grande bellezza e qualità. Vi avrà condotti all'Essere, e
la luce dell'Essere risplenderà attraverso di esso. Questo è sia lo
scopo sia l'appagamento del vostro viaggio interiore, il viaggio dentro
voi stessi.
§
È
importante che raggiungiamo il nostro scopo esteriore, che nel mondo andiamo
incontro al successo o al fallimento?
Sarà
importante per voi fintanto che non avrete capito il vostro scopo interiore.
Dopo di che lo scopo esteriore sarà soltanto un gioco che potrete continuare a
praticare perché vi divertite. È anche possibile fallire completamente nello
scopo esteriore e allo stesso tempo avere un successo totale nello scopo
interiore. O, viceversa, il che è in realtà più comune: ricchezza esteriore e
povertà interiore, ovvero «guadagnare il mondo e perdere l'anima», come dice
Gesù. In definitiva, naturalmente, ogni scopo esteriore è destinato a
«fallire» prima o poi, semplicemente perché è soggetto alla legge della transitorietà
di tutte le cose. Prima vi rendete conto che il vostro scopo esteriore non può
darvi appagamento duraturo, meglio è. Quando avete capito i limiti del vostro
scopo esteriore, rinunciate alla vostra aspettativa irreale che questo possa rendervi
felici, e lo subordinate al vostro scopo interiore.
Il
passato non può sopravvivere in vostra presenza
Hai
accennato al fatto che pensare o parlare del passato senza necessità è uno dei
modi in cui noi evitiamo il presente. Ma a parte il passato che ricordiamo e
con cui forse ci identifichiamo, non vi è dentro di noi un altro livello di passato
che è molto più radicato? Sto parlando del passato inconsapevole che condiziona
la nostra vita, specialmente attraverso le prime esperienze infantili, forse
perfino le esperienze di vite passate. E poi vi è il nostro condizionamento culturale,
che riguarda il luogo geografico in cui viviamo e il periodo storico in cui
viviamo. Tutte queste cose determinano il modo in cui noi vediamo il mondo, il
modo in cui reagiamo, ciò che pensiamo, che tipi di rapporti umani abbiamo,
come viviamo la nostra vita. Come potremo mai diventare consapevoli di tutto questo
o sbarazzarcene? Quanto tempo ci vorrà? E anche se ci riusciamo, che cosa
rimane? Che cosa rimane
quando finisce l'illusione? Non vi è necessità di indagare nel passato
inconsapevole dentro di voi tranne quando si manifesta in questo momento
come pensiero, emozione, desiderio, reazione o evento esterno che vi accade.
Qualunque cosa vi serva sapere riguardo al passato inconsapevole dentro
di voi, le minacce del presente la faranno emergere. Se voi vi immergete nel passato, diventerà
un pozzo senza fondo: ce n'è sempre di più. Si può pensare di aver
bisogno di più tempo per capire il passato o per liberarsene; in altri
termini, che il futuro prima o poi
vi libererà dal passato. Questa è un'illusione. Solo il presente può
liberarvi dal passato. Una maggiore quantità di tempo non può
liberarvi dal tempo stesso. Dovete accedere al potere di Adesso. Questa
è la chiave.
Che
cos'è il potere di Adesso?
Nient'altro
che la potenza della vostra presenza, la vostra consapevolezza liberata dalle
forme di pensiero.
Per
cui dovete affrontare il passato a livello del presente. Più attenzione
rivolgete al passato, più lo rifornite di energia e più è probabile che da
questo vi costruiate un «sé». Questo punto non va frainteso: l'attenzione è
essenziale, ma non per il passato in quanto passato. Prestate attenzione al
presente; prestate attenzione al vostro comportamento, alle vostre reazioni, ai
vostri stati d'animo, pensieri, emozioni, paure e desideri a mano a mano che si
verificano nel presente. È questo il passato dentro di voi. Se riuscite a
essere sufficientemente presenti per osservare tutte queste cose, non in
maniera critica o analitica ma senza giudizi, allora affrontate il passato e lo
dissolvete attraverso la potenza della vostra presenza. Non potete trovare voi
stessi entrando nel passato. Troverete voi stessi arrivando al presente.
Non
è forse utile capire il passato e pertanto capire perché facciamo certe cose,
reagiamo in certi modi, o perché creiamo inconsapevolmente un certo tipo di
dramma, certi schemi di rapporti umani, eccetera?
A
mano a mano che diventate maggiormente consapevoli della vostra realtà
presente, potete all'improvviso rendervi conto del perché il vostro condizionamento operi in questi particolari modi;
per esempio, perché i vostri rapporti umani seguono certi schemi, e potete ricordare
cose che sono avvenute i in passato o vederle con maggiore chiarezza. Questo va
bene e può essere utile, ma non è essenziale. Ciò che è essenziale è la vostra presenza
consapevole. Questa dissolve il passato. È l'agente della
trasformazione. Allora cercate non di capire il passato, ma di essere il più
possibile presenti. Il passato non può sopravvivere in vostra presenza. Può
sopravvivere soltanto in vostra assenza.
5
Lo
stato di presenza
Non
è come pensate
Parli
spesso dello stato di presenza come della chiave. Razionalmente penso di
riuscire a capirlo, ma non sono sicuro di averlo mai veramente sperimentato. Mi
chiedo: è quello che penso che sia o è qualcosa di completamente diverso?
Non è quello che pensate che
sia! Non è possibile ragionare sulla presenza, la mente non può capirla!
Comprendere la presenza è essere presenti. Finché restate in uno stato di
intensa presenza, siete liberi dal pensiero. Siete estremamente vigili. Nell'istante in cui la vostra attenzione
consapevole scende al di sotto di un certo livello, fa irruzione il pensiero.
Ritorna il rumore mentale; la quiete va perduta. Siete ritornati nel tempo. Per
mettere alla prova il grado di presenza, alcuni maestri Zen erano noti per
avvicinarsi di soppiatto ai loro allievi da dietro e colpirli all'improvviso
con un bastone. Un bello spavento! Se l'allievo era pienamente presente e in
stato di vigilanza, notava il maestro avvicinarglisi da dietro e lo fermava oppure
si spostava. Ma se veniva colpito, questo voleva dire che l'allievo era immerso
nel pensiero, vale a dire assente, inconsapevole. Per rimanere presenti nella vita quotidiana, è utile essere profondamente
radicati in se stessi; altrimenti la mente, che ha una forza incredibile, ci
trascina via come un fiume impetuoso. Che cosa intendi per «radicati in se
stessi»? Significa abitare pienamente il proprio corpo. Avere sempre una
parte della vostra attenzione nel campo energetico interiore del corpo. Sentire
il corpo da dentro, per così dire. La consapevolezza del corpo vi mantiene
presenti. Vi àncora nell'Adesso (si veda il capitolo 6).
Il
significato esoterico dell'«attesa»
In
un certo senso, lo stato di presenza può essere paragonato all'attesa. Gesù
utilizzò l'analogia dell'attesa in alcune sue parabole. Non si tratta del consueto genere annoiato o inquieto di attesa che è
una negazione del presente e di cui ho già parlato. Non è un'attesa in cui
la vostra attenzione sia concentrata su qualche punto del futuro e in cui il
presente venga percepito come ostacolo indesiderabile che vi impedisce di avere
ciò che volete. Vi è un tipo di attesa
qualitativamente diverso, che richiede la vostra totale vigilanza. Può accadere
qualcosa in qualunque momento, e se non siete assolutamente svegli,
assolutamente tranquilli, vi sfuggirà. Questo è il genere di attesa di cui
parla Gesù. In questo stato tutta la
vostra attenzione è sull'Adesso. Non ne rimane niente per fantasticare, pensare,
ricordare, prevedere. Non vi è tensione, né paura, soltanto presenza vigile.
Siete presenti con l'intero vostro Essere, con ogni cellula del corpo. In questo stato, il «sé» che ha un passato
e un futuro, la personalità se vogliamo, quasi non esiste più. Eppure
niente di valore va perduto. Siete ancora essenzialmente voi stessi. In effetti
siete più pienamente voi stessi di quanto lo siete mai stati in precedenza, o,
meglio, è soltanto adesso che
siete veramente voi stessi. «Siate come servi in attesa del ritorno del
padrone», dice Gesù. Il servo non sa a che ora arriverà il padrone. Per cui rimane
sveglio, vigile, composto, tranquillo, per timore di non accorgersi dell'arrivo
del padrone. In un'altra parabola Gesù parla delle cinque vergini stolte
(inconsapevoli) che non hanno abbastanza olio (consapevolezza) per tenere
accese le lampade (rimanere presenti) e così non si accorgono dello sposo (l'Adesso)
e non partecipano al banchetto di nozze (illuminazione). Queste cinque sono in
contrasto con le cinque vergini sagge che hanno olio a sufficienza (rimangono
consapevoli). Nemmeno gli uomini che scrissero
i Vangeli capivano il significato di queste parabole, per cui le prime
distorsioni e interpretazioni sbagliate vi entrarono già mentre venivano trascritte.
Con le successive interpretazioni erronee, il vero significato è andato
completamente perduto. Queste sono parabole che riguardano non la fine del
mondo ma la fine del tempo psicologico. Si riferiscono al trascendere la mente
egoica e alla possibilità di vivere in uno stato di consapevolezza completamente
nuovo.
La
bellezza nasce nella quiete della vostra presenza
Ciò
che hai appena descritto è una cosa di cui io talvolta ho esperienza per brevi
istanti quando sono solo e immerso nella natura.
Sì. I maestri Zen usano il
termine satori per descrivere un lampo di intuizione, un momento di assenza
di mente e di presenza totale. Sebbene il satori non sia una
trasformazione duratura, siate grati quando ha luogo, perché vi fornisce un
assaggio di illuminazione. Potete in effetti averne avuto esperienza molte volte
senza sapere che cosa fosse e senza capirne l'importanza. La presenza è necessaria per diventare
consapevoli della bellezza, della maestà, della sacralità della natura. Avete
mai rivolto lo sguardo all'infinità
dello spazio in una notte limpida, sgomenti per la sua quiete assoluta e la sua vastità inconcepibile? Avete ascoltato, veramente
ascoltato, il suono di un torrente
di montagna nel bosco? Per divenire consapevole
di cose simili, la mente deve essere in quiete.
Per un attimo mettete giù il
vostro bagaglio personale di problemi, di passato e futuro, così come la vostra
conoscenza; altrimenti guardate ma non vedete, ascoltate ma non udite.
È necessaria la vostra presenza totale. Al di
là della bellezza delle forme esteriori, qui vi è di più: qualcosa che non può
essere nominato, qualcosa di ineffabile, una qualche essenza profonda, interiore, sacra. Quando e dove vi è bellezza,
questa essenza interiore traspare in qualche modo all'esterno. Si rivela
solamente a voi quando siete presenti.
È possibile che questa essenza
priva di nome e la vostra presenza siano la stessa cosa? Esisterebbe senza la
vostra presenza? Entrate in profondità in questo. Scopritelo da soli.
§
Quando
avete avuto esperienza di quei momenti di presenza, probabilmente non vi siete
resi conto di trovarvi brevemente in uno stato
di assenza di mente. Questo perché l'intervallo fra tale stato e l'afflusso
del pensiero era troppo ristretto. Il vostro
satori è durato forse pochi secondi prima del ritorno della mente, ma
c'è stato; altrimenti non avreste percepito la bellezza.
La mente non può né riconoscere
né creare la bellezza.
Soltanto
per pochi secondi, mentre eravate completamente presenti, vi è stata quella
bellezza o quella sacralità. Per via della ristrettezza dell'intervallo e di
una mancanza di vigilanza e di prontezza da parte vostra, probabilmente non
siete stati in grado di vedere la differenza
fondamentale tra la percezione, la consapevolezza della bellezza in assenza di
pensiero, e l'assegnazione di un nome e la sua interpretazione come pensiero:
l'intervallo temporale è stato così piccolo che tutto è sembrato un processo
unico. La verità sta però nel fatto che nel momento in cui è ricomparso il
pensiero tutto ciò che avevate era un ricordo di tale percezione.
Più è ampio l'intervallo
temporale fra percezione e pensiero, maggiore profondità vi è in voi in quanto
esseri umani, vale a dire maggiore consapevolezza acquisite.
Molte persone sono così imprigionate
nella loro mente che la bellezza della natura per loro in realtà non esiste.
Potranno dire «che bel fiore!», ma si tratta soltanto di un'etichetta mentale
automatica. Poiché non sono in quiete, non sono presenti, non vedono veramente
il fiore, non ne percepiscono l'essenza, la sacralità, così come non conoscono
se stessi, non percepiscono la propria essenza, la propria sacralità. Poiché noi viviamo in una tale cultura
dominata dalla mente, l'arte, l'architettura, la musica e la letteratura
moderne sono in gran parte prive di bellezza, di essenza interiore, con pochissime
eccezioni. Il motivo è che chi crea queste cose non sa (nemmeno per un istante)
liberarsi dalla mente. Per cui non è mai in contatto con quel luogo interiore
in cui nascono la vera creatività e la bellezza.
Realizzare
la consapevolezza pura
La presenza e l'Essere sono
la stessa cosa? Quando voi diventate consapevoli
dell'Essere, ciò che avviene in realtà è che l'Essere diviene
consapevole di sé. Quando l'Essere diviene consapevole di sé,
questa è la presenza.
Poiché Essere, consapevolezza
e vita sono sinonimi,
potremmo dire che presenza significa consapevolezza che diviene
consapevole di sé, o vita che raggiunge la consapevolezza di sé. Ma non
aggrappatevi alle parole e non fate alcuno sforzo per capire tutto
questo. Non vi è nulla che avete bisogno di capire prima di divenire
presenti.
Capisco
ciò che hai appena detto, ma sembra implicare che l'Essere, la realtà ultima trascendente,
non sia ancora completo, che stia attraversando un processo di sviluppo.
Il principio e la fine, l'Alfa
e l'Omega, sono un'unica cosa, e l'essenza di tutto ciò che è mai esistito e
mai esisterà è eternamente presente in uno stato non manifestato di unità e
perfezione, totalmente al di là di ogni cosa che la mente umana possa mai immaginare
o comprendere. Nel nostro
mondo di forme apparentemente separate, invece, la perfezione eterna è un concetto
inconcepibile. Qui perfino la consapevolezza, che è la luce emanata dalla Fonte
eterna, sembra essere soggetta a un processo di sviluppo, ma questo è dovuto
alla vostra percezione limitata. Non è così in termini assoluti. Nondimeno,
voglio continuare a parlare per un momento dell'evoluzione della consapevolezza
in questo mondo. Ciascun elemento della
realtà ha l'Essere, ha essenza divina, ha qualche grado di consapevolezza. Perfino una pietra ha una consapevolezza
rudimentale; altrimenti non esisterebbe, e i suoi atomi e molecole si
disperderebbero. Tutto è vivo. Il sole, la terra, le piante, gli animali, gli
esseri umani, tutti sono espressioni di consapevolezza in grado variabile,
consapevolezza che si manifesta come forma. Il mondo nasce quando la
consapevolezza assume figure e forme, forme di pensiero e forme materiali. Ogni
forma di vita è replicata milioni di volte, A quale scopo? C'è qualcuno o
qualcosa che pratica un gioco, un gioco con la forma? È questo che si
domandavano gli antichi veggenti dell'India. Vedevano il mondo come lila, una sorta di gioco divino che Dio
sta praticando. Anche la forma umana si trasforma
in polvere piuttosto rapidamente, e quando non c'è più è come se non ci fosse
mai stata. È tragico, è crudele? Soltanto se voi create un'identità separata
per ciascuna forma, se dimenticate che la consapevolezza è essenza divina che
si esprime nella forma. Ma voi non sapete questo finché non realizzate la vostra
essenza divina come consapevolezza pura. La consapevolezza assume il mascheramento
delle forme finché non raggiunge una complessità tale per cui si perde
completamente in esse. Negli esseri umani attuali la consapevolezza è completamente
identificata con il suo mascheramento. Conosce se stessa solamente come forma e
pertanto vive nel timore dell'annullamento della propria forma fisica o
psicologica. Questa è la mente egoica, ed è qui che interviene una considerevole
disfunzione. Ora sembra che qualcosa sia andato decisamente storto da qualche
parte lungo la linea dell'evoluzione. Ma anche questo fa parte della lila, il
gioco divino. Alla fine la pressione della sofferenza creata da questa evidente
disfunzione costringe la consapevolezza a disidentificarsi dalla forma e la
risveglia dal suo sogno di forma: riacquista consapevolezza di sé, ma a un
livello molto più profondo di quando l'aveva perduta. Questo processo è spiegato
da Gesù nella parabola del figliol prodigo, che abbandona la casa del padre,
dilapida la sua ricchezza, diventa poverissimo e quindi è costretto per via della sua sofferenza a ritornare a
casa. A quel punto il padre lo ama più di prima. La condizione
del figlio è uguale a prima, ma non proprio identica. Ha in più una dimensione
di profondità. La parabola descrive un viaggio dalla perfezione inconsapevole
attraverso l'apparente imperfezione e il «male» fino alla perfezione
consapevole. Riuscite adesso a vedere il significato più ampio e profondo dell'acquisire
presenza come osservatori della propria mente? Quando osservate la mente,
allontanate dalle forme mentali la consapevolezza, che allora diventa ciò che
chiamiamo «l'osservatore» o «il testimone». Di conseguenza l'osservatore (consapevolezza
pura al di là della forma) diventa più forte, e le formazioni mentali diventano
più deboli. Quando parlate di osservare
la mente personalizzate un evento che è veramente di significato cosmico: attraverso
voi la consapevolezza si risveglia dal suo sogno di identificazione con la
forma e si allontana dalla forma stessa. Questo presagisce, ma ne fa già parte,
un evento che è probabilmente ancora nel futuro anteriore per ciò che riguarda
il tempo cronologico. Tale evento è chiamato: la fine del mondo.
§
Quando
la consapevolezza si libera dalla propria identificazione con le forme fisiche
e mentali, diventa ciò che possiamo chiamare «consapevolezza pura» o «illuminata», ossia presenza. Questo è già
avvenuto in alcune persone e sembra destinato ad avvenire presto su scala
sensibilmente maggiore, sebbene non vi sia una garanzia assoluta che avvenga
davvero. Quasi tutti gli esseri umani
sono ancora nella morsa della modalità di consapevolezza egoica: identificati
con la loro mente e gestiti dalla loro mente. Se non si liberano in tempo della
mente, ne verranno distrutti. Avranno esperienza
di sempre maggiore confusione, conflitto, violenza, malattia, disperazione, follia.
La mente egoica è diventata come una nave che affonda. Se non ve ne allontanate
colerete a picco anche voi.
La mente collettiva egoica è
l'entità più pericolosamente folle e distruttiva ad avere mai abitato questo
pianeta. Che cosa pensate accadrà su questo pianeta se la consapevolezza umana
rimane immutata? Già
adesso, per la maggior parte degli esseri umani, l'unica tregua che trovano dalla mente è data dal ritornare di quando
in quando a un livello di consapevolezza al di sotto del pensiero. Ognuno di
voi lo fa ogni notte durante il sonno. Ma questo avviene in certa misura anche
con sesso, alcol e altre droghe che sopprimono l'eccesso di attività mentale.
Ricadere a un livello di consapevolezza al di sotto della mente, che è il
livello pre-razionale dei nostri lontani antenati e di animali e piante, non è
un'opzione disponibile per voi. Non potete tornare indietro. Se la razza umana
vuole sopravvivere, dovrà passare allo stadio successivo. La consapevolezza si
evolve in tutto l'universo in miliardi di forme. Per cui anche se noi non ce la
facessimo, non avrebbe importanza su scala cosmica. Nessun guadagno di consapevolezza va mai perduto, per cui si esprimerebbe
semplicemente attraverso qualche altra forma. Ma il fatto stesso che io stia
parlando qui e voi stiate ascoltando o leggendo queste cose è un chiaro segno
che la nuova consapevolezza sta davvero guadagnando terreno sul pianeta. In
questo non vi è nulla di personale: io non sto insegnando a voi. Voi siete
consapevolezza e voi state ascoltando voi stessi. Vi è un detto orientale: «Il
maestro e l'allievo insieme creano l'insegnamento». In ogni caso, le parole in sé non sono importanti. Non
sono la Verità; si limitano a indicarla. Io parlo dallo stato di presenza,
e mentre io parlo forse voi potete unirvi a me in tale stato. Sebbene ogni
parola che io utilizzo abbia una storia, naturalmente, e provenga dal passato,
al pari di tutto il linguaggio, le parole che pronuncio ora sono vettori della
frequenza ad alta energia della presenza, separati dal significato che
trasmettono in quanto parole. Il
silenzio è un vettore di presenza ancora più potente, per cui quando leggete o
ascoltate ciò che dico, siate consapevoli del silenzio fra le parole e al di sotto
di esse. Siate consapevoli degli intervalli. Ascoltare il silenzio, dovunque vi
troviate, è un modo facile e diretto per divenire presenti. Anche se vi è
rumore, vi è sempre silenzio al di sotto e fra i suoni e fra di essi. Ascoltare
il silenzio crea immediatamente una quiete dentro di voi. Soltanto la quiete in
voi può percepire il silenzio esterno. E che cos'è la quiete se non presenza, consapevolezza
liberata dalle forme di pensiero? Ecco la realizzazione vivente di quello di
cui abbiamo parlato.
§
Cristo:
la realtà della vostra presenza divina
Non
bisogna aggrapparsi ad alcuna parola. Potete sostituire «Cristo» con
«Presenza», se la ritenete più significativa. Cristo chiamato in Oriente.
L'unica differenza fra Cristo e Presenza è che Cristo si riferisce alla nostra Essenza spirituale e divina intrinseca indipendentemente
dal fatto che voi ne siate consapevoli oppure no, mentre presenza significa essenza risvegliata. Molti
fraintendimenti e false credenze riguardo a Cristo si dissolveranno se vi
renderete conto che in Cristo non vi
sono passato e futuro. Dire che
Cristo è stato o sarà è una contraddizione in termini. Gesù è
stato. È stato un uomo vissuto duemila anni fa che ha realizzato la Presenza
divina, la sua vera natura. E così ha detto: «Prima che Abramo fosse, io sono».
Non ha detto: «Esistevo già prima che nascesse Abramo». Questo avrebbe voluto
dire che lui si trovava ancora nella dimensione del tempo e dell'identità di
forma. Le parole io sono usate in una frase che comincia al passato
indicano uno spostamento radicale, una discontinuità nella dimensione
temporale. È un'affermazione di tipo Zen, di grande profondità. Gesù
cercava di trasmettere direttamente, non attraverso un pensiero discorsivo, il
significato della presenza, della realizzazione del sé. Era andato oltre la
dimensione di consapevolezza governata dal tempo, passando nel regno
dell'assenza di tempo. La dimensione dell'eternità era entrata in questo mondo.
Eternità, naturalmente, non significa tempo infinito, ma assenza di tempo. Pertanto
l'uomo Gesù è diventato Cristo, veicolo della consapevolezza pura. E qual è la definizione che Dio dà di sé nella
Bibbia? Dio ha forse detto: «Io sono sempre stato e sempre sarò»? Naturalmente
no. Questo avrebbe assegnato una realtà a passato e futuro. Dio ha detto: «Io sono
colui che sono». Non vi è tempo qui, soltanto Presenza. Il «secondo
avvento» di Cristo è una trasformazione della consapevolezza umana, uno
spostamento dai tempo alla Presenza, dal pensiero alla consapevolezza pura. Io sono Presenza. Io sono Vita. Io sono qui. Io sono Adesso».
§
Non
personalizzate mai Cristo. Non fate di Cristo un'identità di forma. Avatara, madri
divine,
maestri illuminati, i
pochissimi che sono reali non sono persone speciali. Senza un falso sé da
sostenere, difendere e alimentare, sono più semplici, più ordinari dell'uomo o
della donna comuni. Chiunque con un forte ego li considererebbe insignificanti
o, più probabilmente, non li vedrebbe affatto.
Se
voi vi sentite attratti da un maestro illuminato, è perché in voi vi è presenza
sufficiente da farvi riconoscere la presenza in qualcun altro.
Vi furono molte persone che
non riconobbero Gesù o il Buddha, come vi sono e vi sono sempre state molte
persone che sono attratte da falsi maestri. L'ego viene attratto da un ego più
grande. L'oscurità non può riconoscere la luce. Soltanto la luce può riconoscere
la luce.
Allora
non crediate che la luce sia fuori di voi o che possa arrivare soltanto
attraverso una forma particolare. Se soltanto il vostro maestro è
un'incarnazione di Dio, allora chi siete voi? Ogni genere di esclusività è identificazione con la forma, e identificazione
con la forma significa ego, non importa quanto ben mascherato. Usate la
presenza del maestro per riflettere la vostra identità al di là del nome e
della forma e per diventare a vostra volta più intensamente presenti. Ben presto capirete che non vi è «mio» o
«vostro» nella presenza. La presenza è una. Anche il lavoro di gruppo può
essere utile per intensificare la luce della vostra presenza. Un gruppo di persone
che si riunisce in uno stato di presenza genera un campo energetico collettivo
di grande intensità. Non soltanto innalza il grado di presenza di ciascun
componente del gruppo ma aiuta anche a liberare la consapevolezza collettiva
umana dal suo attuale stato di dominio della mente. Questo renderà lo stato
di presenza sempre più accessibile ai singoli. Tuttavia, se non vi è almeno un
componente del gruppo che è già saldamente installato nella presenza e può così
mantenere la frequenza energetica di tale stato, la mente egoica può facilmente riaffermarsi e sabotare gli sforzi del
gruppo. Sebbene il lavoro di gruppo sia prezioso, non è sufficiente, e non
dovete fare assegnamento soltanto su questo. Né dovete fare affidamento soltanto
su un maestro o insegnante, tranne durante il periodo transitorio, quando
apprendete il significato e la pratica della presenza.
6
Il
corpo interiore
L'Essere
è il vostro sé più profondo
Hai
parlato in precedenza dell'importanza di avere radici profonde interiormente
ovvero di abitare il corpo. Puoi spiegare che cosa intendi?
Il
corpo può diventare un punto di accesso al regno dell'Essere. Approfondiamo
adesso l'argomento.
Non
sono del tutto certo di avere capito bene che cosa intendi per Essere. Per
piacere, smettete di provare a capire l'Essere. Anche se avete già
intravisto barlumi significativi dell'Essere, la mente cercherà sempre
di comprimerlo in una scatola e di attribuirvi un'etichetta. Non è possibile. L'Essere non può diventare oggetto di
conoscenza. Nell'Essere, soggetto e oggetto si fondono formando un tutt'uno.
L'Essere può essere percepito come
l'onnipresente io sono che è al di là di nome e forma. Sentire e
pertanto sapere che siete e dimorare in questo stato profondamente
radicato è l'illuminazione, è la verità che, come Gesù ha detto, vi
renderà liberi.
Liberi
da che cosa? Liberi dall'illusione di non essere
nulla di più che il vostro corpo fisico e la vostra mente. Questa
«illusione del sé», come la chiama il Buddha, è l'errore fondamentale.
Liberi dalla paura nei suoi innumerevoli mascheramenti come conseguenza
inevitabile di tale illusione:
la paura che è il vostro torturatore continuo fintanto che voi traete il
vostro senso del sé unicamente da questa forma effimera e vulnerabile. E liberi dal peccato, cioè
dalla sofferenza che inconsapevolmente infliggete a voi stessi e agli
altri fintanto che questo senso illusorio del sé governa ciò che
pensate, dite e fate.
Guardare
al di là delle parole
Non
mi piace la parola «peccato». Implica che io venga giudicato e trovato
colpevole. Posso capirlo. Nel corso dei secoli, attorno a parole come
peccato si sono accumulate molte opinioni e interpretazioni erronee,
dovute all'ignoranza, a fraintendimenti o al desiderio di dominio, ma in
esse vi è un nucleo essenziale di verità. Chi non è in grado di guardare
al di là di tali interpretazioni e pertanto non riesce a riconoscere la
realtà indicata dalla parola, eviti di usarla. Non lasciatevi
invischiare dalle parole. Una
parola non è che un mezzo rivolto a un fine. È un'astrazione. Indica
qualcosa al di là di sé.
La parola miele non è
il miele. Potete studiare e parlare del miele quanto volete, ma non lo
conoscerete veramente finché non lo avrete assaggiato.
Dopo
averlo assaggiato, la parola diventa meno importante. Non vi resterete
più aggrappati. Analogamente,
potete parlare o pensare a Dio continuamente per il resto della
vita, ma questo forse significa che avete anche solo intravisto la
realtà indicata dalla parola? Davvero non è che un attaccamento
ossessivo a un idolo mentale. Vale anche il contrario: se, per qualunque ragione, a voi non
piace la parola miele, questo può impedirvi di assaggiarlo. Se
avete una forte avversione per la parola Dio, il che è una forma
negativa di attaccamento, potete negare non soltanto la parola ma anche
la realtà che essa indica. Vi tagliereste fuori dalla possibilità di
avere esperienza di tale realtà. Tutto questo, è ovvio, è
intrinsecamente legato all'identificazione con la vostra mente. Allora, se una parola non funziona più per
voi, eliminatela e sostituitela con un'altra che funziona. Se non vi
piace la parola peccato, chiamatelo inconsapevolezza o follia. Così
arriverete più vicino alla verità, alla realtà dietro la parola, che
non con una parola tanto spesso usata in maniera inappropriata come peccato,
e vi sarà poco spazio per il senso di colpa. Non mi piacciono nemmeno queste parole. Implicano che in me vi è
qualcosa che non va. Vengo sottoposto a giudizio. Naturalmente c'è qualcosa che non va in te; e non sei sottoposto
a giudizio. Non intendo offenderti personalmente, ma non appartieni forse
alla razza umana che ha ucciso oltre cento milioni di membri della sua
stessa specie solo nel XX secolo? Intendi un concorso di colpa? Non è
questione di colpa. Ma fintanto che voi siete gestiti dalla mente egoica, fate
parte della follia collettiva. Forse non avete guardato molto in
profondità nella condizione umana nel suo stato di dominio da parte
della mente egoica. Se aprite gli occhi
vedete la paura, la disperazione, l'avidità e la violenza che sono
onnipresenti. Vedete l'atroce crudeltà e la sofferenza su scala
inimmaginabile che gli esseri umani hanno inflitto e continuano a
infliggere ai propri simili e ad altre forme di vita di questo pianeta.
Non è necessario condannare tutto questo. Basta osservarlo. Ecco il peccato. Ecco la follia. Ecco l'inconsapevolezza.
Soprattutto, non dimenticate di osservare la vostra mente. Ricercate lì
la radice della follia.
Trovare
la vostra realtà invisibile e indistruttibile
Il
corpo che potete vedere e toccare non può condurvi all'Essere. Ma quel corpo
visibile e tangibile è soltanto un involucro esterno, o meglio una percezione
limitata e distorta di una realtà più profonda. Nel vostro stato naturale di
connessione con l'Essere, questa realtà più profonda può essere percepita in ogni
momento come corpo interiore invisibile, presenza animatrice dentro di voi.
Così «abitare il corpo» significa sentire il corpo da dentro, sentire la vita
dentro il corpo e in tal modo arrivare a sapere che voi siete al di là della
forma esteriore. Ma questo è soltanto l'inizio di un viaggio interiore che vi condurrà
sempre più in profondità in un regno di grande quiete e pace, eppure anche di
grande potenza e vita vibrante. Dapprima riuscirete soltanto a coglierne fuggevoli
bagliori, ma attraverso questi comincerete
a capire che non siete soltanto un frammento privo di significato in un universo
estraneo, brevemente sospesi fra la nascita e la morte, a cui sono concessi
alcuni piaceri di breve durata seguiti dal dolore e da un annullamento finale.
Al di sotto della vostra forma esteriore, siete connessi con qualcosa di così
vasto, così incommensurabile e sacro, che non può essere concepito o descritto;
eppure ne sto parlando adesso. Ne sto parlando non per fornire qualcosa in cui
credere ma per mostrare come potete conoscerlo da soli. Siete tagliati fuori
dall'Essere fintanto che la vostra mente assorbe tutta la vostra attenzione.
Quando ciò avviene (e avviene continuamente per la maggior parte di voi) non
siete nel vostro corpo. La mente assorbe tutta la vostra consapevolezza e la
trasforma in sostanza mentale. Non
riuscite a smettere di pensare. Il pensiero compulsivo è diventato una malattia
collettiva. Allora l'intero vostro senso di chi siete è tratto dall'attività
della mente. La vostra identità, non essendo più radicata nell'Essere,
diventa un costrutto mentale vulnerabile e sempre bisognoso, che crea la paura
come emozione fondamentale dominante, Allora viene a mancare nella vostra vita
l'unica cosa che importa veramente: la consapevolezza del vostro sé più profondo,
della vostra realtà invisibile e indistruttibile. Per diventare consapevoli dell'Essere
dovete riprendervi la consapevolezza dalla mente. Questo è uno dei compiti
essenziali del vostro viaggio spirituale. In tal modo si libereranno vaste quantità
di consapevolezza che precedentemente erano intrappolate nel pensiero inutile e
compulsivo. Un modo assai efficace di farlo è semplicemente distogliere l'attenzione
dal pensiero e indirizzarla verso il corpo, dove l'Essere può essere sentito in
primo luogo come campo energetico invisibile che dà vita a ciò che voi
percepite come corpo fisico.
Entrare
in connessione con il corpo interiore
Rivolgete la vostra attenzione
all'interno del corpo.
Sentitelo da dentro. È vivo? Vi è
vita nelle mani, nelle braccia, nelle gambe e nei piedi, nell'addome, nel
torace? Potete sentire il sottile campo
energetico che pervade l'intero corpo e dona vita vibrante a ogni organo e a
ogni cellula? Potete sentirlo contemporaneamente in tutte le parti del corpo
come unico campo di energia? Continuate a concentrarvi per qualche istante
sulla percezione del corpo interiore. Non
cominciate a pensarci. Sentitelo. Più attenzione vi dedicate, più chiara e
forte diventerà tale percezione. Vi sembrerà che ogni cellula diventi più viva,
e se avete un forte senso visivo potrete
percepire un'immagine del vostro corpo che diventa luminoso. Sebbene questa
immagine possa esservi utile temporaneamente, rivolgete maggiore attenzione
alla sensazione che non a qualunque immagine possa nascere. Un'immagine, per
quanto bella o potente, è già definita nella sua forma, per cui vi è meno
spazio per penetrare più in profondità.
§
La
percezione del vostro corpo interiore è senza forma, illimitata e insondabile.
Potete sempre andare maggiormente in profondità. Se non riuscite a percepire
granché in questa fase, prestate attenzione a ciò che effettivamente sentite.
Forse vi è soltanto un lieve formicolio alle mani o ai piedi. Per il momento può
bastare. Concentratevi su questa sensazione. Il vostro corpo sta diventando
vivo. In seguito farete ancora pratica. Il corpo interiore si trova sulla soglia fra
la vostra identità di forma e la vostra identità di essenza, la vostra vera
natura. Non perdete mai il contatto con quest'ultima.
§
Trasformazione
attraverso il corpo
Perché la maggior parte
delle religioni condanna o nega il corpo? Sembra che i ricercatori spirituali
abbiano sempre considerato il corpo un ostacolo o perfino qualcosa di peccaminoso.
Perché così pochi fra coloro che cercano trovano? A
livello del corpo, gli esseri umani sono molto vicini agli animali.
Tutte le funzioni corporee fondamentali (piacere, dolore, respirazione,
mangiare, bere, defecare, dormire, l'impulso ad accoppiarsi e a
procreare, e naturalmente nascita e morte) le condividete con gli
animali. Molto tempo dopo la loro caduta, da uno stato di grazia e di
unità, nell'illusione, gli esseri umani all'improvviso si sono svegliati
in quello che sembrava un corpo animale, e l'hanno trovato molto
fastidioso. «Non ingannatevi. Non siete altro che animali.» Questa
sembrava essere la verità che stavano guardando in faccia. Ma era una
verità troppo fastidiosa da tollerare. Adamo ed Eva videro che erano
nudi, ed ebbero paura. La negazione
inconsapevole della loro natura animale giunse molto rapidamente. La
minaccia di essere sopraffatti da potenti impulsi istintivi e di
regredire alla completa inconsapevolezza era in effetti assai reale.
Vergogna e tabù comparvero nei riguardi di certe parti del corpo e
di certe funzioni corporee, specialmente la
sessualità. La luce della loro consapevolezza non era ancora abbastanza
forte sì da fare amicizia con la loro natura animale, lasciarla essere e
perfino godere quell'aspetto di loro stessi, entrarvi in profondità
per trovare il divino nascosto al suo interno: la realtà dentro
l'illusione. Allora fecero ciò che dovevano fare. Cominciarono a
dissociarsi dal loro corpo. Adesso si
vedevano avere un corpo, anziché esserlo. Quando nacquero le religioni,
questa dissociazione diventò ancora più pronunciata come credenza
secondo cui «voi non siete il vostro corpo». Innumerevoli persone in
Oriente e in Occidente nel corso dei secoli hanno cercato di trovare Dio, la
salvezza, l'illuminazione attraverso la negazione del corpo. Questa assunse la forma della negazione dei
piaceri sensuali e della sessualità in particolare, del digiuno e di
altre pratiche ascetiche. Queste persone infliggevano perfino dolore
al corpo nel tentativo di indebolirlo o punirlo perché lo consideravano
peccaminoso. Perfino il Buddha praticò la negazione del corpo attraverso il digiuno
e forme estreme di ascetismo per sei anni, ma non raggiunse
l'illuminazione fin quando non abbandonò tale pratica. Il fatto è che
nessuno ha mai raggiunto l'illuminazione negando o combattendo il corpo
o attraverso un'esperienza extracorporea. Alla fine dovreste sempre ritornare
al corpo, dove ha luogo l'opera essenziale di trasformazione. La
trasformazione avviene attraverso il corpo, non lontano da
questo. Ecco perché nessun vero maestro ha mai sostenuto la necessità di
combattere o abbandonate il corpo.
Degli
antichi insegnamenti riguardo al corpo sopravvivono soltanto alcuni frammenti,
come l'affermazione di Gesù «Tutto il vostro
corpo sarà ricolmo di luce», oppure rimangono sotto forma di miti, come la
credenza secondo cui Gesù non si separò mai dal suo corpo ma rimase unito a esso
e ascese al «cielo» con il corpo. Quasi nessuno fino a oggi ha capito questi
frammenti o il significato nascosto di certi miti, e la credenza secondo cui «voi
non siete il vostro corpo» ha prevalso universalmente, conducendo alla
negazione del corpo e a tentativi di fuggire da esso. A innumerevoli
ricercatori spirituali è stato così impedito di raggiungere la realizzazione spirituale
e di trovare ciò che cercavano. È possibile recuperare gli insegnamenti,
perduti sull'importanza del corpo o ricostruirli dai frammenti
esistenti? Non ce n'è bisogno. Tutte
le dottrine spirituali traggono origine dalla stessa Fonte. In questo senso vi
è e vi è sempre stato un unico maestro, che si manifesta in forme differenti.
Io sono tale maestro, e così voi, una volta che siete in grado di accedere alla
Fonte interiore. E la via da percorrere passa attraverso il corpo interiore.
Sebbene tutte le dottrine spirituali traggano origine dalla stessa Fonte,
quando vengono tradotte in parole e trascritte non sono ovviamente altro che raccolte
di parole che indicano la via per ritornare alla Fonte. Ho già parlato
della Verità che è nascosta nel vostro corpo, ma riassumerò di nuovo le
dottrine perdute dei maestri. Per favore sforzatevi di sentire il vostro corpo
interiore mentre leggete o ascoltate.
Sermone
sul corpo
Ciò
che percepite come struttura fisica densa chiamata corpo, che è soggetta a
malattia, vecchiaia e morte, non è in definitiva reale, non è voi. È una errata
percezione della vostra realtà essenziale che è al di là di nascita e morte ed
è dovuta alle limitazioni della vostra mente, che avendo perduto il contatto con
l'Essere crea il corpo come prova della sua credenza illusoria nella
separazione e allo scopo di giustificare il suo stato di paura. Ma non distoglietevi dal corpo, perché all'interno
di tale simbolo di impermanenza, limitazione e morte che voi percepite come
creazione illusoria della vostra mente, si nasconde lo splendore della vostra
realtà essenziale e immortale. Non rivolgete la vostra attenzione altrove nella
vostra ricerca della Verità, perché questa non si trova in altro luogo che nel vostro
corpo. Non combattete contro il
corpo, perché così facendo combattete contro la vostra realtà. Voi siete il
vostro corpo. Il corpo che potete vedere e toccare è soltanto un sottile
velo illusorio. Al di sotto vi è il corpo interiore invisibile, la porta che conduce
all'Essere, alla Vita Non Manifestata. Attraverso il corpo interiore voi siete
inseparabilmente connessi a questa Unica Vita non manifestata, priva di nascita
e di morte, eternamente presente. Attraverso il corpo interiore, voi siete per
sempre in unione con Dio.
§
Avere
radici profonde interiormente
La
chiave sta nell'essere in uno stato di connessione permanente con il vostro
corpo interiore: percepirlo in ogni
momento. Questo approfondirà e trasformerà rapidamente la vostra vita. Più consapevolezza
indirizzate verso il corpo interiore, più elevata diventa la sua frequenza di
vibrazione, analogamente a una luce che si fa più intensa quando si agisce
sull'interruttore graduale aumentando così il flusso di elettricità. A questo
più elevato livello di energia, la
negatività non può più influenzarvi, e voi tendete ad attrarre circostanze nuove che riflettono questa frequenza
più elevata. Se manterrete il più possibile l'attenzione rivolta al corpo,
sarete ancorati nell'Adesso. Non vi perderete nel mondo esterno e non vi
perderete nella vostra mente. Pensieri, ed emozioni, paure e desideri potranno
ancora essere presenti in certa misura, ma non voi sopraffaranno.
Verificate, per favore, dove
si trova la vostra attenzione in questo momento. Mi state ascoltando, o state
leggendo queste parole in un libro. Questo è il fulcro della vostra attenzione.
Siete
anche marginalmente consapevoli dell'ambiente che vi circonda, di altre
persone, eccetera. Inoltre vi può essere qualche attività mentale attorno a ciò
che ascoltate o leggete, qualche commento mentale. Rimanete radicati interiormente. Quindi osservate
come questo modifichi il vostro stato di consapevolezza e la qualità di ciò che
state facendo. L'arte della consapevolezza del corpo interiore si svilupperà in
un modo di vivere completamente nuovo, uno stato di connessione permanente con
l'Essere, e apporterà alla vostra vita una profondità che non avevate mai
conosciuto. È facile restare presenti
come osservatori della mente quando siete profondamente radicati nel corpo.
Qualunque cosa accada all'esterno, niente può più sconvolgervi.
Finché
non resterete presenti (e abitare il vostro corpo ne è sempre un aspetto
essenziale) continuerete ad essere gestiti dalla vostra mente. Il copione nella
testa che avete imparato tanto tempo fa, il condizionamento della vostra mente,
detterà il vostro pensiero e il vostro comportamento. Potete liberarvene per brevi
intervalli, ma raramente per lungo tempo. Questo vale specialmente quando
qualcosa «va storto» o vi è qualche perdita o sconvolgimento. La vostra reazione
condizionata sarà allora involontaria, automatica e prevedibile, alimentata da
quell'unica emozione fondamentale che soggiace allo stato di consapevolezza identificato
con la mente: la paura. Così come il
sole è infinitamente più luminoso della fiamma di una candela, vi è
infinitamente più intelligenza nell'Essere che nella vostra mente. Fintanto
che siete in contatto consapevole con il vostro corpo interiore, siete come un albero con radici ben salde
nella terra, o un edificio con fondamenta solide e profonde. Quest'ultima
analogia viene usata da Gesù nella parabola generalmente fraintesa dei due uomini
che costruiscono una casa. Un uomo la costruisce sulla sabbia, senza
fondamenta, e quando arrivano le tempeste e le inondazioni la casa viene
spazzata via. L'altro uomo scava in profondità fino a raggiungere la roccia, quindi
si costruisce la casa, che non viene spazzata via dall'inondazione.
Prima
di entrare nel corpo, perdonate
Mi
sono sentito molto a disagio quando ho cercato di rivolgere la mia attenzione
al corpo interiore. Provavo un senso di agitazione e un po' di nausea. Così non sono riuscito ad avere esperienza
di ciò di cui parlavi. Si trattava di un'emozione persistente di
cui probabilmente non eri consapevole, finché non hai cominciato a
rivolgere un po' di attenzione al corpo. Se non vi presti prima un po'
di attenzione, l'emozione ti impedisce di accedere al corpo interiore,
che si trova a un livello più profondo al di sotto di essa. Attenzione
non significa cominciare a pensarci; significa soltanto osservare
l'emozione, percepirla pienamente, e così riconoscerla e accettarla
com'è. Alcune emozioni si identificano facilmente: collera, paura,
afflizione eccetera. Altre possono essere molto più difficili da
etichettare. In ogni caso, ciò
che importa non è se potete attribuirvi un'etichetta mentale, ma se potete
portare tale sensazione alla consapevolezza il più possibile.
L'attenzione è la chiave per accedere alla trasformazione, e l'attenzione
piena implica anche accettazione. L'attenzione è come un fascio di luce:
il potere concentrato della vostra consapevolezza che trasmuta ogni cosa
in se stessa. In un organismo pienamente funzionante, un'emozione ha una
vita molto breve. È come un'increspatura o un'onda momentanea sulla
superficie del nostro Essere. Quando non siete nel vostro corpo, però,
un'emozione può sopravvivere dentro di voi per giorni o settimane, o
unirsi ad altre emozioni di frequenza analoga che si sono fuse e sono
diventate il corpo di dolore, alimentarsi della vostra energia, condurre
a malattie fisiche e rendere miserevole la vostra vita (si veda il
capitolo 2). Pertanto rivolgete
la vostra attenzione al percepire l'emozione
e verificare se la vostra mente si aggrappa a uno schema di rancore, come biasimo, autocommiserazione o risentimento, che alimenta tale
emozione. Se è così, significa che
non avete perdonato. Il mancato perdono è spesso rivolto a un'altra persona o a voi stessi, ma
può riguardare anche qualunque
situazione o condizione (passata, presente o futura) che la vostra mente rifiuta di accettare. Sì, può esservi assenza di perdono anche riguardo al futuro.
È il rifiuto della mente di accettare
l'incertezza, di accettare che il futuro è in definitiva al di fuori del suo controllo. Perdono significa abbandonare il rancore e così lasciar
perdere l'afflizione. Avviene
spontaneamente quando vi rendete conto che il rancore non ha altro scopo che quello di
rafforzare un falso senso del sé.
Perdono
significa non opporre resistenza alla vita, consentire alla vita di vivere
attraverso voi. Le alternative sono dolore e sofferenza, un flusso di energia vitale
fortemente ristretto e in molti casi una malattia fisica. Nel momento in cui voi perdonate veramente, avete recuperato il vostro
potere dalla mente. L'assenza di perdono è la natura stessa della mente, così
come il falso sé creato dalla mente, l'ego, non può sopravvivere senza dispute
e conflitti. La mente non può perdonare. Soltanto voi potete. Voi diventate
presenti, entrate nel vostro corpo, percepite la pace e la quiete vibranti che
emanano dall'Essere. Ecco perché Gesù disse: «Prima di entrare nel tempio,
perdonate».
§
Il
vostro legame con il Non Manifestato
Qual
è il rapporto fra Presenza e corpo interiore? La Presenza è consapevolezza pura,
consapevolezza recuperata dalla mente, dal mondo della forma. Il corpo interiore è il vostro
legame con il Non Manifestato, e nel suo aspetto più profondo è il Non
Manifestato: la Fonte da cui emana la consapevolezza come la luce emana
dal sole. La consapevolezza del corpo interiore è consapevolezza che
ricorda la propria origine e ritorna alla Fonte.
Il Non Manifestato è la
stessa cosa dell'Essere?
Sì. Il termine Non
Manifestato cerca, tramite la negazione, di esprimere ciò che non può
essere descritto, pensato o immaginato. Indica ciò che è dicendo ciò che
non è. Essere, d'altro canto, è un termine positivo. Per favore, non aggrappatevi a nessuna di queste due
definizioni.
Hai
detto che la Presenza è consapevolezza recuperata dalla mente. Chi l'ha recuperata?
Voi.
Ma poiché nella vostra essenza siete consapevolezza, potete anche dire che è un
risveglio della consapevolezza dal sogno
della forma. Ciò non significa che la vostra forma svanirà istantaneamente in
un'esplosione di luce. Potete continuare ad avere la vostra forma attuale
eppure essere consapevoli in profondità dentro di voi dell'assenza di forma e
di morte. Devo ammettere che questo va molto al di là della mia comprensione,
eppure a qualche livello più profondo mi sembra di sapere di che cosa
stai parlando. È più che altro una sensazione.
Mi
sto ingannando? No di
certo. La sensazione ti porterà più vicino alla tua vera verità che non
il pensiero. Io non posso dirti niente
che in profondità dentro di te tu non sappia già. Quando avete raggiunto
un certo stadio di connessione interiore, riconoscete la verità quando
la udite. Se non avete ancora raggiunto questo stadio, la pratica
della consapevolezza del corpo apporterà l'approfondimento necessario.
Rallentare
il processo di invecchiamento
Nel
frattempo, la consapevolezza del corpo interiore ha altri benefici a livello
fisico. Uno di questi è un significativo
rallentamento dell'invecchiamento del corpo materiale. Mentre il corpo
esteriore normalmente sembra invecchiare e avvizzire con una certa rapidità, il corpo interiore non cambia col tempo,
tranne il fatto che voi potete percepirlo più profondamente e diventare più pienamente
tale corpo, A vent'anni il campo energetico del vostro corpo interiore sarà
percepito allo stesso modo che a ottanta. Sarà altrettanto vivo in modo vibrante.
Non appena il vostro stato abituale passa dall'essere fuori del corpo e
intrappolato nella mente all'essere dentro il corpo e presente nell'Adesso, sentirete il vostro corpo più leggero, più
limpido, più vivo. Poiché vi è maggiore consapevolezza nel corpo, la sua
struttura molecolare si fa in realtà meno densa. Una maggiore consapevolezza
significa una riduzione dell'illusione della materialità. Quando riuscite a
identificarvi più con il corpo interiore senza tempo che con il corpo
esteriore, quando la presenza diventa la vostra modalità normale di
consapevolezza e passato e futuro non dominano più la vostra attenzione, non accumulate più tempo nella psiche e
nelle cellule del corpo. L'accumulo di tempo come fardello psicologico del
passato e del futuro danneggia notevolmente la capacità delle cellule di
rinnovarsi. Così, se voi abitate il corpo interiore, il corpo esteriore
invecchierà a un ritmo molto più lento, e perfino quando invecchierà, la vostra
essenza senza tempo trasparirà attraverso la forma esteriore, e voi non avrete
l'aspetto di persone anziane. Vi sono prove scientifiche in questo senso?
Sperimentalo, e sarai tu la prova.
Rafforzare,
il sistema immunitario
È
come se ogni cellula si risvegliasse. È
anche una potente forma di autoguarigione.
Il vostro sistema psichico
migliora e vi protegge contro i campi di forza mentali-emotivi negativi degli
altri, che sono altamente contagiosi. Abitare il corpo vi protegge non erigendo
uno scudo, ma aumentando la vibrazione di frequenza del vostro campo energetico
totale, per cui ogni cosa che vibra a una frequenza inferiore, come paura, collera,
depressione, eccetera, viene a trovarsi in quello che è praticamente un diverso
ordine di realtà. Non entra
più nel vostro campo di consapevolezza, o se lo fa non avete bisogno di opporre
resistenza perché vi attraversa e basta.
Intensa
concentrazione. Quando state senza fare niente per qualche minuto, e specialmente
come ultima cosa di sera prima di addormentarvi e come prima cosa di mattina
prima di alzarvi, potete «inondare» di consapevolezza il vostro corpo. Chiudete
gli occhi. State distesi sulla schiena. Scegliete parti diverse del corpo su
cui concentrare brevemente la vostra attenzione prima di tutto: mani, piedi,
braccia, gambe, addome, torace, testa, eccetera. Percepite nel modo più intenso
possibile l'energia vitale dentro tali parti.
Soffermatevi
su ciascuna parte per una quindicina di secondi. Quindi lasciate scorrere
alcune volte la vostra attenzione attraverso il corpo come un'onda, dai piedi
alla testa e ritorno. Questo dovrebbe richiedere appena un minuto circa. Dopo
di che cercate di percepire il corpo interiore nella sua totalità, come unico
campo di energia. Sostenete questa sensazione per qualche minuto. Dovete essere
intensamente presenti durante questo periodo, presenti in ogni cellula del corpo.
Lasciate
che il respiro vi conduca dentro il corpo
Se in qualunque momento
trovate difficile entrare in contatto con il corpo interiore, di solito è più
facile concentrarvi prima sulla respirazione. La respirazione consapevole, che
è una meditazione potente di per sé, vi metterà in contatto a poco a poco con
il corpo. Seguite con attenzione il respiro mentre entra ed esce dal corpo.
Quando respirate, percepite l'addome espandersi e contrarsi leggermente ad ogni
inalazione ed esalazione. Se avete facilità nel visualizzare, chiudete gli
occhi e vedete voi stessi circondati dalla luce o immersi in una sostanza
luminosa, in un mare di consapevolezza, quindi respirate in tale luce. Sentite
questa sostanza luminosa colmarvi il corpo e renderlo a sua volta luminoso.
Quindi gradatamente concentratevi di più sulla sensazione. Adesso siete nel
vostro corpo. Non aggrappatevi ad alcuna immagine visiva.
Uso
creativo della mente
Se avete bisogno di usare la
mente per uno scopo specifico, usatela in congiunzione con il corpo interiore.
Soltanto se siete in grado di essere consapevoli senza pensiero potete usare la
mente in maniera creativa, e la via più facile per entrare in tale stato è
attraverso il corpo. Quando è necessaria una risposta, una soluzione o un'idea
creativa, smettete per un attimo di pensare concentrando l'attenzione sul
vostro campo energetico interiore. Diventate consapevoli della quiete. Quando riprenderete
a pensare, il pensiero sarà fresco e creativo. In qualunque attività di
pensiero, abituatevi a passare ripetutamente a distanza di qualche minuto dal
pensiero a una forma interiore di ascolto, a una quiete interiore. Potreste dire:
non pensate soltanto con la testa, pensate con l'intero corpo.
§
L'arte
di ascoltare
Ascoltando un'altra persona,
cercate di non ascoltare soltanto con la mente, ma con l'intero corpo. Mentre
ascoltate, percepite il campo energetico del corpo interiore. Ciò distoglie l'attenzione
dal pensiero e crea uno spazio tranquillo che vi consente di ascoltare
veramente senza interferenza da parte della mente. Così date spazio all'altra persona,
spazio per esistere. È il dono più prezioso che potete offrire. La maggior
parte delle persone non sa ascoltare perché la gran parte dell'attenzione è assorbita
dal pensiero. Prestano più attenzione a questo che a quanto sta dicendo l'altra
persona, e nessuna attenzione a ciò che realmente conta: l'Essere dell'altra
persona al di sotto delle parole e della mente. Naturalmente non potete
percepire l'Essere di qualcun altro se non attraverso il vostro. Questo è l'inizio
della realizzazione dell'unione, che è amore. Al livello più profondo
dell'Essere, voi siete in unione con tutto ciò che esiste.
Per la maggior parte, i
rapporti umani consistono principalmente di menti che interagiscono fra loro,
non di esseri umani che comunicano, essendo in comunione. Nessun rapporto può prosperare
in tal modo, ed è per questo che nei rapporti umani vi sono tanti conflitti.
Quando la mente gestisce la vostra vita, conflitti, dissidi e problemi sono
inevitabili. Essere in contatto con il corpo interiore crea uno spazio limpido
di assenza di mente entro cui il rapporto può fiorire.
7
Portali al Non Manifestato
Entrare
in profondità nel corpo
È
possibile trasformarla in meditazione. Non dovrebbe volerci molto tempo. Dieci
o quindici minuti di orologio dovrebbero essere sufficienti. Assicuratevi prima
che non vi siano distrazioni esterne che possano interrompervi. Rimanere vigili. Assicuratevi che il corpo sia rilassato.
Chiudete gli occhi. Inspirate profondamente alcune volte. Percepite il respiro
che arriva nel basso addome, per così dire. Osservate come si espande e contrae
leggermente con ogni inspirazione ed espirazione. Quindi prendete consapevolezza dell'intero campo energetico del corpo. Non
pensateci, ma sentitelo. Così facendo recuperate la consapevolezza dalla
mente. Se vi sembra utile, adoperate la visualizzazione
della «luce» che ho descritto in precedenza. Quando potete percepire chiaramente
il corpo interiore come singolo campo di energia, lasciate perdere se possibile
le eventuali immagini visive e concentratevi unicamente sulla sensazione. Se
possibile, lasciate cadere ogni immagine mentale che potete ancora avere del
corpo fisico. Tutto ciò che rimane allora è un senso onnicomprensivo di presenza o «essenza», e il corpo
interiore sembra non avere confine. Entrate in unione con questo, fondetevi con
il campo energetico, in modo che non vi sia più percezione di dualità fra osservatore
e osservato, fra voi e il vostro corpo. Adesso si dissolve anche la distinzione
fra interiore ed esteriore, per cui non vi è più alcun corpo interiore.
Entrando in profondità nel corpo, avete trasceso il corpo.
Rimanete
in questo regno di puro Essere fintanto che vi appare confortevole; poi riprendete
consapevolezza del corpo materiale, del vostro respiro e dei sensi fisici, e
aprite gli occhi. Guardate per qualche minuto l'ambiente circostante in modo meditativo
(vale a dire senza applicarvi etichette mentali) e continuate, così facendo, a
percepire il corpo interiore.
§
Avere
accesso a questo regno senza forma è davvero liberatorio. Vi libera dalla
schiavitù della forma e dell'identificazione con la forma. È la vita nel suo
stato indifferenziato precedente alla sua frammentazione nella molteplicità.
Potete chiamarlo Non Manifestato, Fonte
invisibile di tutte le cose, Essere entro ogni essere. È un regno di profonda
quiete e pace, ma anche di gioia e intensa vitalità. Quando siete presenti
diventate «trasparenti» in qualche misura alla luce, alla consapevolezza
pura che emana da questa Fonte. Vi rendete
conto inoltre che la luce non è separata da ciò che siete ma costituisce la
vostra vera essenza.
La
fonte del qi
Il
Non Manifestato è ciò che in Oriente è chiamato «qi», una sorta di energia
vitale universale?
No. Il Non Manifestato è la fonte
del qi. Il qi è il campo energetico interiore del corpo. È il
ponte fra il voi esteriore e la Fonte. Si trova a metà strada fra il
manifestato, il mondo della forma, e il Non Manifestato. Il qi può
essere paragonato a un fiume o a un flusso di energia. Se trasferite il fulcro della vostra
consapevolezza in profondità nel corpo interiore, risalite il corso di questo
fiume fino alla sua Fonte. Il qi è movimento; il Non Manifestato è
quiete. Quando raggiungete un punto di quiete assoluta, che nondimeno è
vibrante di vita, siete andati al di là del corpo interiore e del qi fino alla Fonte stessa: il Non
Manifestato. Il qi è il legame
fra il Non Manifestato e l'universo fisico. Pertanto se spostate la vostra
attenzione in profondità nel corpo interiore, potete raggiungere questo punto,
questa singolarità, in cui il mondo si dissolve nel Non Manifestato e il Non
Manifestato assume una forma come flusso energetico del qi, che allora diventa il mondo. Questo è il punto della nascita e della morte. Quando la vostra
consapevolezza è diretta verso l'esterno, nascono la mente e il mondo. Quando è
diretta verso l'interno, realizza la propria Fonte e ritorna a dimorare nel Non
Manifestato. Poi, quando la vostra consapevolezza ritorna al mondo manifestato,
voi riassumete l'identità di forma che avevate temporaneamente abbandonato.
Avete un nome, un passato, una situazione di vita, un futuro. Ma per un aspetto essenziale non siete più le
stesse persone di prima: avrete intravisto dentro di voi una realtà che non è
«di questo mondo», anche se non è separata da questo, così come non è separata
da voi. Ora la vostra pratica spirituale dovrebbe essere questa: nell'affrontare
la vostra vita, non dedicate il cento per cento della vostra attenzione al mondo
esterno e alla vostra mente. Tenetene un po' per il mondo interiore. Ne ho già
parlato. Cercate di percepire il corpo interiore
anche quando siete impegnati in attività quotidiane, specialmente nei rapporti
umani o quando entrate in contatto con la natura. Percepite la quiete in
profondità dentro il corpo interiore. Mantenete aperto il portale. È del tutto
possibile essere consapevoli del Non Manifestato durante l'attività quotidiana.
Lo percepite come un profondo senso di
pace da qualche parte in sottofondo, una quiete che non vi abbandona mai,
qualunque cosa succeda qui fuori. Voi diventate un ponte fra il Non Manifestato
e il manifestato, fra Dio e il mondo. Questo è lo stato di sintonia con la
Fonte che chiamiamo «illuminazione».
Non ricavatene l'impressione che il Non Manifestato sia separato dal
manifestato. Come potrebbe? È la vita entro ogni forma, l'essenza interiore di
tutto ciò che esiste. Pervade questo mondo. Lasciate che vi spieghi.
Sonno senza sogni
Voi fate un viaggio nel Non
Manifestato ogni notte quando entrate nella fase di sonno profondo senza sogni.
Vi unite alla Fonte. Ne traete l'energia vitale che vi sostiene per un certo
tempo quando ritornate nel manifestato, nel mondo delle forme separate. Questa energia
è molto più vitale del cibo: «L'uomo non vive di solo pane». Ma nel sonno senza
sogni non vi entrate consapevolmente. Anche se le funzioni corporee continuano
a operare, «voi» non esistete più in tale stato. Potete immaginare come sarebbe
l'entrare in un sonno senza sogni con piena consapevolezza? È impossibile
immaginarlo, perché questo stato non ha alcun contenuto. Il Non Manifestato non
vi libera finché non vi entrate consapevolmente. Ecco perché Gesù non ha detto:
la verità vi renderà liberi, ma piuttosto: «Conoscerete la verità, e la verità vi
renderà liberi». Non è una verità
concettuale. È la verità della vita eterna al di là della forma, che viene
conosciuta direttamente oppure non viene conosciuta affatto. Ma non cercate di rimanere consapevoli nel
sonno senza sogni. È altamente improbabile che vi riusciate. Al massimo potete
rimanere consapevoli durante la fase onirica, ma non oltre. Questo è chiamato
«sogno lucido», che può essere interessante e affascinante, ma non è
liberatorio. Cercate pertanto di utilizzare il vostro corpo interiore come
portale attraverso cui entrare nel Non Manifestato, e mantenete tale portale
aperto in modo da rimanere in sintonia con la Fonte in ogni momento. Non fa
differenza, per ciò che riguarda il corpo interiore, se il vostro corpo fisico
esteriore sia vecchio o giovane, fragile o forte. Il corpo interiore è senza tempo.
Se non siete ancora in grado di percepire il corpo interiore, utilizzate uno
degli altri portali, anche se in definitiva sono tutti un unico portale. Di
alcuni ho già parlato diffusamente, ma li riassumo di nuovo qui.
Altri
portali
L'Adesso può essere considerato
il portale principale. È un
aspetto essenziale di ogni altro portale, compreso il corpo interiore. Voi non potete essere nel nostro corpo senza
essere intensamente presenti nell'Adesso. Il tempo e il manifestato sono
inestricabilmente legati quanto lo sono l'Adesso senza tempo e il Non
Manifestato. Quando dissolvete il tempo
psicologico attraverso un'intensa consapevolezza del momento presente,
diventate consapevoli del Non Manifestato sia direttamente sia indirettamente. Direttamente,
lo percepite come radiosità e potenza della vostra presenza consapevole: niente
contenuto, soltanto presenza. Indirettamente, siete consapevoli del Non
Manifestato entro e attraverso il regno sensoriale. In altri termini, percepite l'essenza divina in ogni creatura,
ogni fiore, ogni pietra, e capite: «Tutto ciò che esiste è sacro». Ecco perché
Gesù, parlando completamente dalla sua essenza o identità di Cristo, dice nel
Vangelo di Tommaso: «Rompi un pezzo di legno; io sono lì. Solleva una pietra, e
mi troverai lì».
Un altro portale nel Non Manifestato
è creato attraverso la cessazione del pensiero. Può cominciare con una cosa semplicissima,
come respirare consapevolmente o guardare un fiore in uno stato di intensa
vigilanza, in modo che non vi sia un commento mentale in corso allo stesso
tempo. Vi sono molti modi per creare un intervallo nel flusso incessante di
pensiero. È questo lo scopo della meditazione.
Il pensiero fa parte del regno del manifestato. L'attività mentale continua vi
mantiene prigionieri nel mondo della forma e diventa uno schermo opaco che vi
impedisce di diventare consapevoli del Non Manifestato, consapevoli
dell'essenza divina senza forma e senza tempo dentro di voi e dentro ogni cosa
e ogni creatura. Quando siete intensamente presenti, non avete bisogno
di preoccuparvi della cessazione del pensiero, è ovvio, perché la mente si
ferma automaticamente. Ecco perché ho detto che l'Adesso è un aspetto essenziale
di ogni altro portale.
L'abbandono (il lasciar
perdere ogni resistenza mentale emotiva a ciò che esiste) a sua volta diventa
un portale nel Non Manifestato. Il
motivo è semplice: la resistenza interiore vi taglia fuori dagli altri, da voi
stessi, dal mondo che vi circonda. Rafforza il senso di separatezza da cui
dipende l'ego per la propria sopravvivenza. Più forte è il senso di separatezza, più siete legati al manifestato,
al mondo delle forme separate. Più siete legati al mondo della forma, più
solida e impenetrabile diventa la vostra identità di forma. Il portale è chiuso,
e voi siete tagliati fuori dalla dimensione interiore, dalla dimensione della
profondità. Nello stato di abbandono, la
vostra identità di forma si ammorbidisce e diventa piuttosto «trasparente», per
così dire, per cui il Non Manifestato può rifulgere attraverso voi. Sta a
voi aprire nella vostra vita un portale che vi dia accesso consapevole al Non
Manifestato.
Entrare in contatto con il
campo energetico del corpo interiore, essere intensamente presenti,
disidentificarvi dalla mente, abbandonarvi a ciò che esiste; sono tutti portali
che potete usare, ma vi basta usarne uno.
Sicuramente
l'amore sarà uno di questi portali?
No. Non appena uno dei portali
è aperto, l'amore è presente in voi come «realizzazione intuitiva» dell'unità.
L'amore non è un portale; è ciò che passa attraverso il portale verso questo mondo. Fintanto che siete completamente
intrappolati nella vostra identità di forma, non vi può essere amore. Il vostro compito non è cercare l'amore
ma trovare un portale attraverso cui l'amore possa entrare.
Silenzio
Vi
sono altri portali a parte quelli che hai appena menzionato? Sì. Il Non Manifestato non è separato dal
manifestato. Permea questo mondo, ma è così ben mascherato che quasi
nessuno se ne accorge. Se sapete dove guardare, lo troverete
dappertutto. Un portale si apre in ogni momento.
Ascoltate
attentamente. Potete avvertire in questo la Presenza del Non Manifestato? No? Cercatelo
nel silenzio da cui provengono e a cui ritornano i suoni. Prestate più attenzione al silenzio che ai suoni. Prestare attenzione
al silenzio esteriore crea silenzio interiore: la mente diventa tranquilla. Un
portale si sta aprendo.
Ogni suono nasce dal silenzio,
muore nel silenzio, e durante la sua vita è circondato dal silenzio. Il
silenzio consente al suono di esistere. È una parte intrinseca ma non manifestata di ogni suono, ogni
nota musicale, ogni canzone, ogni parola. Il
Non Manifestato è presente in questo mondo come silenzio. Ecco perché è
stato detto che niente in questo mondo è così simile a Dio come il silenzio. Tutto ciò che dovete fare è prestarvi
attenzione. Anche durante una conversazione, cercate di essere consapevoli degli
intervalli fra le parole, dei brevi intervalli silenziosi tra le frasi. Così
facendo, dentro di voi cresce la dimensione della quiete. Non potete prestare
attenzione al silenzio senza contemporaneamente diventare tranquilli dentro di
voi. Silenzio fuori, quiete dentro. Siete entrati nel Non Manifestato.
Il
nulla
Proprio
come non può esistere alcun suono senza il silenzio, niente può esistere senza
il nulla, senza lo spazio vuoto che gli consenta di esistere. Ogni oggetto o corpo fisico è venuto dal nulla,
è circondato dal nulla e prima o poi ritornerà nel nulla. Non solo, ma perfino
dentro ogni corpo fisico vi è molto più «nulla» che «qualcosa». I fisici ci
dicono che la solidità della materia è un'illusione. Perfino la materia
apparentemente solida, compreso il vostro corpo fisico, è quasi al cento per
cento spazio vuoto, tanto vaste sono le distanze fra gli atomi in confronto
alle loro dimensioni. Per di più, perfino dentro ciascun atomo vi è in gran
parte spazio vuoto. Ciò che rimane è più una frequenza di vibrazione che
particelle di materia solida, più simile a una nota musicale. I buddhisti lo
sanno da oltre 2500 anni. «La forma è
vuoto, il vuoto è forma», afferma il Sutra del cuore, uno dei più
noti testi buddhisti antichi. L'essenza di tutte le cose è il vuoto. Il Non
Manifestato non è presente in questo mondo soltanto come silenzio; permea anche
l'intero universo fisico come spazio, interiore ed esteriore. Anche di questo è
facile non accorgersi, come del silenzio. Ognuno
presta attenzione alle cose nello spazio, ma chi presta attenzione allo spazio
in sé?
Sembri
voler dire che il «vuoto» o il «nulla» non siano soltanto nulla, che vi sia
qualche qualità misteriosa. Che cos'è questo nulla?
Non
puoi fare una domanda così. La tua mente sta cercando di fare del nulla
qualcosa. Nel momento in cui ne fate un qualcosa, l'avete perso. Il nulla (lo spazio) è la comparsa del Non Manifestato
come fenomeno esteriorizzato in un mondo percepito dai sensi. È più o meno
tutto quello che posso dire, e anche questo è una sorta di paradosso. Non può diventare oggetto di conoscenza.
Non potete conseguire un dottorato di ricerca sul «nulla». Quando gli scienziati
studiano lo spazio, di solito ne fanno un qualcosa e pertanto perdono
completamente la sua essenza. Non sorprende che la più recente teoria dica che
lo spazio non sia affatto vuoto, che sia pieno di qualche sostanza. Una
volta che avete una teoria, non è troppo difficile trovare prove per
corroborarla, almeno finché non compare qualche altra teoria. Il «nulla» può diventare un portale nel Non
Manifestato soltanto se non cercate di afferrarlo o capirlo. Non è
proprio quello che stiamo facendo qui? Niente affatto. Io vi do delle
indicazioni per mostrare come portare nella vostra vita la dimensione del Non
Manifestato. Non stiamo cercando di capirlo. Non vi è niente da capire. Lo spazio non ha «esistenza». «Esistere»
letteralmente significa «apparire». Non si può capire lo spazio perché non appare.
Sebbene in sé non abbia esistenza, consente a ogni altra cosa di esistere.
Nemmeno il silenzio ha esistenza, né il Non Manifestato. Allora che cosa
avviene se voi distogliete l'attenzione dagli oggetti presenti nello spazio e
diventate consapevoli dello spazio in sé?
Poiché lo spazio è «nulla», possiamo
dire che ciò che non c'è è più importante di ciò che c'è.
Allora
prendete consapevolezza dello spazio che vi circonda. Non pensateci.
Percepitelo, per così dire. Prestate
attenzione al «nulla». Così facendo, dentro di voi ha luogo uno spostamento di consapevolezza.
Ecco perché. L'equivalente interiore degli oggetti nello spazio come i mobili,
le pareti, eccetera sono i vostri oggetti mentali: pensieri, emozioni, gli
oggetti dei sensi. E l'equivalente interiore dello spazio è la consapevolezza che
consente agli oggetti mentali di esistere, come lo spazio consente a tutte le
cose di esistere. Allora se distogliete l'attenzione dalle cose (gli oggetti
nello spazio), automaticamente distogliete l'attenzione anche dagli oggetti mentali.
In altri termini: non potete pensare e
allo stesso tempo essere consapevoli dello spazio, o se è per questo del silenzio. Diventando consapevoli dello spazio
vuoto attorno a voi, contemporaneamente diventate consapevoli dello spazio dell'assenza
di mente, della consapevolezza pura: il Non Manifestato. Ecco come la contemplazione
dello spazio può diventare per voi un portale.
Spazio e silenzio sono due aspetti
della stessa cosa, dello stesso nulla. Sono un'esteriorizzazione dello spazio
interiore e del silenzio interiore, che è la quiete: il grembo infinitamente creativo
di ogni esistenza. La maggior parte degli esseri umani è completamente
inconsapevole di questa dimensione. Non vi è spazio interiore, non vi è quiete.
Queste persone sono in squilibrio. In altri termini, conoscono il mondo, o
pensano di conoscerlo, ma non conoscono Dio. Si identificano
esclusivamente con la loro forma fisica e psicologica, inconsapevoli
dell'essenza. E poiché ogni forma è altamente instabile, vivono nella paura.
Questa paura provoca una percezione profondamente errata di loro stessi e degli
altri esseri umani, una distorsione nella loro visione del mondo. Se qualche
sconvolgimento cosmico provocasse la fine del mondo, il Non Manifestato
rimarrebbe totalmente privo di conseguenze. Il testo intitolato Un corso in
miracoli esprime questa verità in maniera penetrante: «Nulla di reale può essere minacciato. Nulla di irreale esiste. Qui
risiede la pace di Dio». Se voi
rimanete in sintonia consapevole con il Non Manifestato, apprezzate, amate e
rispettate profondamente il manifestato e ogni forma di vita al suo interno
come espressione dell'Unica Vita al di là della forma. Sapete inoltre che ogni forma
è destinata a dissolversi di nuovo e che alla fine nulla qui fuori ha tanta
importanza. Avete «superato il mondo», con le parole di Gesù, ovvero, per dirla
con il Buddha, siete «passati sull'altra sponda».
La
vera natura di spazio e di tempo
Ora tenete presente questo: se
non vi fosse nient'altro che silenzio, per noi non esisterebbe; non sapremmo
che cosa sia. Soltanto quando compare il suono nasce anche il silenzio. Analogamente,
se vi fosse soltanto lo spazio senza alcun oggetto nello spazio, per noi non
esisterebbe. Immaginatevi come punti di consapevolezza che galleggiano nella
vastità dello spazio: niente stelle, né galassie, soltanto vuoto.
All'improvviso lo spazio non sarebbe più così vasto; non ci sarebbe proprio.
Non vi sarebbe velocità, né movimento da qui a lì. Sono necessari almeno due punti
di riferimento perché nascano distanza e spazio. Lo spazio nasce nel momento in
cui l'Uno diventa due, e quando «due» diventano le «diecimila cose», come Lao
Tzu chiama il mondo manifestato, lo spazio diventa sempre più vasto. Per cui il
mondo e lo spazio nascono contemporaneamente. Nulla potrebbe esistere senza lo spazio,
eppure lo spazio non è nulla. Prima che
nascesse l'universo, prima del «Big Bang» se vogliamo, non vi era un vasto
spazio vuoto in attesa di essere riempito. Non
vi era spazio, come non vi era alcuna cosa. Vi era soltanto il Non Manifestato,
l'Uno. Quando l'Uno diventò «le diecimila cose», all'improvviso lo spazio
sembrò essere lì e consentì al molteplice di esistere. Da dove è arrivato?
È stato creato da Dio per sistemarvi l'universo? Naturalmente no. Lo spazio è nulla, per cui non è mai stato
creato. Uscite in una notte limpida e osservate il cielo. Le migliaia di stelle
che si possono vedere a occhio nudo non sono altro che una frazione infinitesima
di ciò che esiste. Mille milioni di galassie possono già essere individuate
con i telescopi più potenti, e ciascuna galassia è un «universo isola» che
contiene miliardi di stelle. Ma ciò che è ancora più imponente è l'infinità dello spazio stesso, la
profondità e la quiete che consentono a tutta questa magnificenza di esistere. Niente potrebbe essere più imponente e
maestoso dell'inconcepibile vastità e quiete dello spazio, eppure che cos'è questo?
Un vuoto, un enorme vuoto. Ciò che vi appare come spazio nel vostro universo
percepito attraverso la mente e i sensi è il Non Manifestato, esteriorizzato. È
il «corpo» di Dio. E il miracolo più grande è questo: quella tranquilla vastità
che consente all'universo di esistere non è soltanto là fuori nello spazio, è
anche dentro di noi. Quando siete completamente e totalmente presenti,
la incontrate come spazio tranquillo interiore dell'assenza di mente. Dentro di
voi è vasto in profondità, non in estensione. L'estensione spaziale è in
definitiva una percezione errata della profondità infinita, un attributo
dell'unica realtà trascendente.
Secondo
Einstein, spazio e tempo non sono separati. Non lo capisco fino in fondo, ma mi
pare voglia dire che
il tempo è la quarta
dimensione dello spazio.
Lo
chiama «continuum spaziotemporale ».
Sì.
Quelli che percepite esternamente come spazio e tempo sono in definitiva
illusori, ma contengono un granello di verità. Sono i due attributi essenziali
di Dio, infinito ed eternità, percepiti come se avessero un esistenza esterna
al di fuori di voi. Dentro di voi, spazio
e tempo hanno un equivalente interiore che rivela la loro vera natura, nonché
la vostra. Mentre lo spazio è il regno tranquillo e infinitamente profondo dell'assenza
di mente, l'equivalente interiore del tempo è la presenza, la consapevolezza
dell'Adesso eterno. Rammentate che non vi è distinzione fra loro. Quando
spazio e tempo sono realizzati interiormente come Non Manifestato (assenza di
mente e Presenza) spazio e tempo esterni continuano a esistere per voi, ma
diventano molto meno importanti. Anche il mondo continua a esistere per voi, ma
non vi vincola più. Quindi lo scopo
ultimo del mondo sta non dentro il mondo ma nel trascendere il mondo. Così come
voi non sareste consapevoli dello spazio se non vi fossero oggetti nello
spazio, il mondo è necessario per la realizzazione del Non Manifestato. È
noto il detto buddhista: «Se non vi
fosse illusione, non vi sarebbe illuminazione». È attraverso il mondo e in definitiva attraverso voi che il Non Manifestato
conosce se stesso. La possibilità di
una creatura umana di aver Vita è di 1/10^268500 ≈ 0. Voi
siete qui per consentire al divino scopo dell'universo di manifestarsi. Ecco
quanto siete importanti!
Morte
consapevole
A
parte il sonno senza sogni, che ho già menzionato, vi è un altro portale
involontario. Si apre brevemente nel momento della morte fisica. Anche se
durante la vita vi siete lasciati sfuggire tutte le altre occasioni per la realizzazione
spirituale, vi si dischiuderà un ultimo
portale dopo la morte del corpo. Vi sono innumerevoli resoconti di persone
che hanno avuto un'impressione visiva di questo portale come luce radiosa e quindi
sono ritornate da ciò che è comunemente noto come esperienza di pre-morte.
Molte di tali persone parlano anche di un senso di serenità beata e di pace
profonda. Nel Libro tibetano dei morti questa condizione viene definita
«lo splendore luminoso della luce
incolore del Vuoto», ed è detto essere «il vostro vero sé». Questo portale si
apre solo molto brevemente, e se non avete già incontrato la dimensione del Non
Manifestato durante la vita, probabilmente vi sfuggirà. La maggior parte
delle persone porta in sé troppa resistenza residua, troppa paura, troppo attaccamento
all'esperienza sensoriale, troppa identificazione con il mondo manifestato. Allora
vedono il portale, se ne allontanano per paura, quindi perdono la
consapevolezza. Gran parte di ciò che avviene dopo è involontario e automatico.
Alla fine vi sarà un altro ciclo di nascita e di morte. La Presenza non è stata
ancora sufficientemente forte per l'immortalità consapevole. Allora attraversare questo portale non
significa annullamento?
Come
per tutti gli altri portali, la vostra vera natura radiosa permane, ma non la
personalità. In ogni caso, ciò che è reale o di vero valore nella vostra
personalità è la vostra vera natura che splende attraverso di voi. Questa non
va mai perduta. Nulla che abbia valore,
nulla che sia reale va mai perduto. L'avvicinarsi alla morte e la morte
stessa, il dissolvimento della forma fisica, sono sempre una grande occasione
per la realizzazione spirituale. Questa occasione va tragicamente perduta gran
parte delle volte, poiché voi vivete in una cultura che è quasi totalmente ignorante
della morte, come è quasi totalmente ignorante di ogni cosa che realmente
importi. Ogni portale è un portale di morte, morte del falso sé.
Quando
lo attraversate, smettete di trarre la vostra identità dalla vostra forma
psicologica, creata dalla mente. Allora vi rendete conto che la morte è un'illusione, così come la vostra identificazione con la forma
era un'illusione. La fine dell'illusione: ecco tutto ciò che è la morte. È
dolorosa solo fintanto che voi vi aggrappate all'illusione.
8
Relazioni
illuminate
Entrate
nell'Adesso dovunque vi troviate
Ho
sempre pensato che la vera illuminazione non fosse possibile se non attraverso
l'amore in un rapporto fra un uomo e una donna. Non è questo che ci rende nuovamente
completi? Come può essere completa la vita finché non accade questo? Questo è vero nella tua esperienza? Ti è
capitato così? Non ancora, ma come potrebbe essere altrimenti? Io so che accadrà.
In
altri termini, stai aspettando che un evento nel tempo ti salvi. Non è questo
l'errore fondamentale di cui ho parlato? La
salvezza non è altrove nello spazio o nel tempo. È qui e ora. Che cosa
significa questa affermazione, «la salvezza è qui e ora»? Non la
capisco. Non so nemmeno che cosa voglia dire salvezza. La maggior
parte della gente rincorre piaceri fisici o varie forme di gratificazione
psicologica perché ritiene che queste cose la renderanno felice o la libereranno
da una sensazione di paura o di mancanza. La felicità può essere percepita come
un senso intensificato di vitalità raggiunto attraverso il piacere fisico, o un
senso del sé più sicuro e completo raggiunto attraverso qualche forma di gratificazione
psicologica. Questa è la ricerca di salvezza da uno stato di insoddisfazione o insufficienza.
Invariabilmente, l'eventuale soddisfazione che si ottiene è di breve durata,
per cui la condizione di soddisfazione o appagamento viene di solito proiettata
di nuovo verso un punto immaginario lontano dal qui e ora. «Quando otterrò
questo o sarò libero da quello, allora andrà tutto bene.» Questa è la mentalità
inconsapevole che crea l'illusione di salvezza nel futuro.
La vera salvezza è appagamento,
pace, vita in tutta la sua pienezza. Significa essere ciò che siete, sentire
dentro di voi il bene che non ha contrario, la gioia dell'Essere che non dipende
da niente al di fuori di sé. Viene percepita non come esperienza fuggevole ma
come presenza costante. In linguaggio teistico significa «conoscere Dio», non
come qualcosa al di fuori di voi ma come vostra essenza intima. La vera Salvezza è conoscere se stessi
come parte inseparabile dell'Unica Vita senza tempo e senza forma da cui tutto
ciò che esiste trae il proprio essere. La
vera Salvezza è uno stato di libertà: dalla paura, dalla sofferenza, da un
presunto stato di mancanza e insufficienza e pertanto da ogni bisogno,
necessità, attaccamento e possesso. È libertà dal pensiero compulsivo, dalla
negatività, e soprattutto da passato e futuro come bisogno psicologico. La
vostra mente vi dice che non potete arrivare da qui a lì. Deve succedere qualcosa,
oppure voi dovete diventare questo o quello prima di essere liberi e appagati. Significa dire, in effetti, che voi avete
bisogno del tempo, che dovete trovare, selezionare, fare, raggiungere,
acquisire, divenire o capire qualcosa prima
di essere liberi o completi.
Vedete il tempo come mezzo verso
la salvezza, mentre in verità è il più grande ostacolo verso la salvezza.
Pensate
di non poter arrivare lì da dove siete e da ciò che siete in questo momento perché
non siete ancora abbastanza completi o buoni, ma la verità è che il qui e ora è
l'unico punto da cui potete arrivare lì. Voi
«arrivate» lì rendendovi conto che ci siete già. Trovate Dio nel momento in cui vi rendete conto che non avete bisogno
di cercare Dio. Pertanto non vi è un'unica via verso la salvezza: qualunque
condizione può essere utilizzata, ma non è necessaria nessuna condizione
particolare. Vi è però un unico punto di accesso: l'Adesso. Non vi può essere
salvezza lontano da questo momento. Non
vi è niente che possiate fare o raggiungere che vi avvicini alla salvezza più
di quanto sia vicina in questo momento. Questo può essere difficile da
afferrare per una mente abituata a pensare che ogni cosa utile si trovi nel
futuro. Né qualunque cosa possiate aver fatto o sia stata fatta a voi nel passato
può impedirvi di dire di sì a ciò che esiste e di rivolgere la vostra attenzione
in profondità all'Adesso. Non potete farlo nel futuro. Lo fate ora o mai più.
§
Relazioni
di amore/odio
A meno che e fintanto che non
accedete alla frequenza di consapevolezza della presenza, tutte le relazioni umane,
e in particolare quelle intime, saranno profondamente imperfette e in definitiva
disfunzionali. Potranno sembrare perfette per un po', come quando siete
«innamorati», ma invariabilmente questa apparente perfezione verrà sconvolta
quando avranno luogo con frequenza crescente litigi, conflitti, insoddisfazioni
e violenze emozionali o perfino fisiche. Sembra che la maggior
parte delle «relazioni d'amore» diventi relazione di amore/odio entro breve tempo.
L'amore può allora in un batter d'occhio trasformarsi in attacchi selvaggi,
sentimenti di ostilità o in una completa rinuncia all'affetto. È considerato
normale. Allora il rapporto per qualche tempo, mesi o anni, oscilla fra le
polarità dell'«amore» e dell'odio e fornisce piacere e dolore in egual misura. Non è insolito per le coppie diventare
dipendenti da questi cicli. Il loro dramma le fa sentire vive. Quando l'equilibrio
fra le polarità positiva e negativa va perduto e i cicli negativi, distruttivi,
si ripetono con frequenza crescente, il che tende ad avvenire presto o tardi,
allora entro breve tempo la relazione crolla definitivamente. Può sembrare
che se potessimo soltanto eliminare i cicli negativi o distruttivi tutto
andrebbe bene e il rapporto fiorirebbe meravigliosamente; ma purtroppo non è
possibile. Le polarità sono
reciprocamente interdipendenti. Non potete avere l'una senza avere anche
l'altra. Il positivo contiene già in sé il negativo ancora non manifestato.
Entrambi in effetti sono aspetti diversi della stessa disfunzione. Sto parlando
qui di quelli che sono comunemente chiamati «relazioni romantiche», non del
vero amore, che non ha contrario perché
nasce al di là della mente. L'amore come stato continuo è finora molto raro, altrettanto
raro degli esseri umani consapevoli. Brevi e sfuggenti barlumi d'amore sono
possibili però ogni volta che vi è un vuoto nel flusso della mente. Il lato negativo di un rapporto affettivo è
naturalmente più facile da riconoscere come disfunzione rispetto al lato
positivo. Ed è anche più facile riconoscere la fonte della negatività nell'altra
persona piuttosto che vederla in se stessi. Può manifestarsi sotto varie
forme: possessività, gelosia, controllo, chiusura in se stessi e risentimento
inespresso, bisogno di avere ragione, insensibilità, esigenze emotive e manipolazione,
impulso a litigare, criticare, giudicare, biasimare oppure attacco, collera,
vendetta inconsapevole per il dolore passato inflitto da un genitore, rabbia e
violenza fisica. Dal lato positivo, voi
siete «innamorati» dell'altra persona. Questo è dapprima uno stato
profondamente soddisfacente. Vi sentite intensamente vivi. La vostra esistenza
è all'improvviso diventata significativa perché qualcuno ha bisogno di voi, vi
vuole e vi fa sentire speciali, e voi fate lo stesso nei suoi confronti. Quando
siete assieme, vi sentite completi. Questa sensazione può diventare tanto
intensa che il resto del mondo sbiadisce e diventa insignificante. Tuttavia,
avrete forse notato che in tale intensità vi sono un senso di bisogno e una
qualità di attaccamento. Diventate dipendenti dall'altra persona, che agisce su
di voi come una droga. Siete «su di giri» quando la droga è disponibile, ma perfino
la possibilità o il pensiero che tale persona possa non esserci più per voi può
condurvi a gelosia, possessività, tentativi di manipolazione attraverso ricatti
emotivi, biasimo e accuse: paura della perdita. Se l'altra persona vi
lascia, questo fatto può far nascere la più intensa ostilità o l'afflizione o
la disperazione più profonda. In un attimo la tenerezza affettuosa può
trasformarsi in un attacco selvaggio o in un dolore orribile. Dov'è finito l'amore? L'amore può
trasformarsi nel suo contrario in un attimo? Era amore in primo luogo, o
soltanto un attaccamento dovuto alla dipendenza?
La
dipendenza e la ricerca di completezza
Perché
dovremmo diventare dipendenti da un'altra persona? Il
motivo per cui la relazione d'amore romantico è un'esperienza tanto
intensa e universalmente ricercata è che sembra offrire liberazione da
uno stato radicato di paura, bisogno, mancanza e incompletezza che fa
parte della condizione umana nel suo stato non redento e non illuminato. Vi è in questo stato una dimensione
fisica oltre che psicologica. Sul piano fisico, voi non siete ovviamente
completi, né lo sarete mai: siete uomini o donne, vale a dire metà del
tutto. A questo livello la brama per la completezza (il ritorno
all'unità) si manifesta come attrazione maschio-femmina, il bisogno che
l'uomo ha della donna e la donna dell'uomo. È un impulso quasi irresistibile
per l'unione con la polarità energetica opposta. La radice di questo
impulso fisico è spirituale: la brama per la
fine della dualità, un ritorno,
allo stato di completezza. L'unione sessuale è quanto di più vicino
possa esservi a questo stato sul piano fisico. Ecco perché è
l'esperienza più profondamente soddisfacente che possa offrire il regno
fisico. Ma l'unione sessuale non
è che un barlume fuggevole della completezza, un istante di beatitudine.
Fintanto che viene ricercata inconsapevolmente come mezzo di salvezza,
si ricerca la fine della dualità a livello della forma, dove non può
essere trovata. Vi viene data l'allettante possibilità di intravedere il
paradiso, ma non vi è consentito di dimorarvi, e vi ritrovate di nuovo
in un corpo separato. A livello psicologico, il senso di mancanza e
incompletezza è semmai ancora maggiore di quello a livello fisico.
Fintanto che vi identificate con la mente, avete un senso del sé
derivato dall'esterno. Vale a dire, ricavate il senso di ciò che siete
da cose che in definitiva non hanno niente a che fare con ciò che siete:
il vostro ruolo sociale, i beni materiali, l'aspetto esteriore, successi
e fallimenti, sistemi di credenze e così via. Questo sé falso e creato
dalla mente, l'ego, si sente vulnerabile, insicuro, ed è sempre alla
ricerca di nuove cose con cui identificarsi per ricavarne la sensazione
di esistere. Ma niente è mai
abbastanza per fornirgli appagamento duraturo. La sua paura permane; il
suo senso di mancanza e di bisogno permane. Ma poi arriva quel rapporto
speciale. Sembra essere la risposta a tutti i problemi dell'ego e
soddisfarne tutte le esigenze. Almeno questo è come appare inizialmente.
Tutte le altre cose da cui prima ricavavate il vostro senso del sé
adesso diventano relativamente insignificanti. Adesso avete un unico punto
focale che le sostituisce tutte, dà significato alla vostra vita e
definisce la vostra identità: la persona di cui siete «innamorati». Non
siete più un frammento sconnesso in un universo indifferente, o così
pare. Il vostro mondo adesso ha un centro: la persona amata. Il fatto
che il centro sia al di fuori di voi e che pertanto voi abbiate ancora
un senso del sé derivato dall'esterno non sembra importare inizialmente.
Teoria
ingegneristica del Nocciolo Centrale di Inerzia che rappresenta il luogo dei
centri di sollecitazione. Se il centro di sollecitazione o centro di pressione
cade all’interno del nocciolo non si sviluppano sollecitazioni a trazione vi è
equilibrio, se il centro è all’esterno c’è disquilibrio della struttura e
decadenza.
“L’uomo
normale invece o limitato, nei piaceri della vita, alle cose esterne, quali le
ricchezze, il grado, la famiglia, gli amici, la società, ecc.; su esse egli stabilisce
la felicità della sua vita, cosicché tale felicità crolla, quando le perde, o
quando incontra qualche disinganno. Per disegnare questo stato dell’individuo
possiamo dire che il suo centro di gravità cade fuori di lui; cerca, non
importa dove, una soddisfazione che venga dal di fuori.
Prendiamo
ora un uomo dotato di una potenza intellettuale che senza esser eminente,
oltrepassi tuttavia la misura ordinaria e strettamente sufficiente. Vedremo
quest’uomo, quando le sorgenti esterne dei piaceri venissero a mancare o più
non lo soddisfacessero, coltivare da dilettante qualche ramo delle belle arti,
oppure qualche scienza.
A
questo titolo possiamo dire che il suo centro di gravità cade già in parte
dentro di lui.
Ciò
resta riservato esclusivamente alla suprema altezza intellettuale, a
quell’altezza che si chiama comunemente genio; essa sola può prender per tema,
interamente ed assolutamente, l’esistenza e l’essenza delle cose; dopo di che
tende, secondo la sua direzione individuale, ad esprimere i suoi profondi
concetti coll’arte, colla poesia o colla filosofia.
Non
è che per un uomo di tal tempra che l’occupazione permanente con sé stesso, coi
suoi pensieri e colle sue opere riesce un bisogno irresistibile; per lui la
solitudine è la ben venuta; di quest’uomo possiamo dire che il suo centro di
gravità cade tutto intero dentro di lui. Questo ci spiega nello stesso tempo
come succede che tali uomini d’una specie così rara non portano ai loro amici,
alla loro famiglia, al bene pubblico, l’interesse intimo ed illimitato di cui
molti fra gli altri sono capaci, alla fine essi possono farne a meno possedendo
sé stessi. Esiste adunque di più in essi un elemento isolante, la cui azione è
tanto più energica in quanto che gli altri uomini non possono soddisfarli pienamente.
Considerato
sotto un tal punto di vista l’uomo il più felice sarà dunque colui che la
natura ha riccamente dotato dal lato intellettuale, tanto ciò che è in noi ha
più importanza di ciò che è al di fuori.
La
ricchezza dell’anima è la sola vera ricchezza.”
Arthur Schopenhauer
Ciò che importa è che
le sensazioni fondamentali di incompletezza, paura, mancanza e
inappagamento così caratteristiche dello stato egoico sono scomparse; o
no? Si sono dissolte oppure continuano a esistere al di sotto della felice
realtà superficiale?
Se nel vostro rapporto amoroso
voi avete esperienza sia dell'«amore» sia del contrario dell'amore (attacco,
violenza emotiva, eccetera), allora è probabile che scambiate per amore l'attaccamento
dell'ego e la dipendenza. Non
potete amare l'altra persona in un momento e attaccarla nel momento successivo.
Il vero amore non ha contrario. Se il
vostro «amore» ha un contrario, allora non è amore ma un forte bisogno da parte
dell'ego di un senso del sé più completo e profondo, un bisogno che l'altra
persona soddisfa temporaneamente. È il sostituto che l'ego ha per la salvezza,
e per breve tempo sembra davvero quasi la salvezza. Ma arriva un punto in cui
l'altra persona si comporta in modi che non soddisfano più le vostre esigenze,
o meglio quelle del vostro ego. Le sensazioni di paura, dolore e mancanza
che sono parte intrinseca della consapevolezza egoica ma erano state mascherate
dal «rapporto d'amore» adesso riemergono. Così
come in ogni tossicodipendenza, voi siete «su di giri» quando la droga è disponibile,
ma invariabilmente arriva un momento in cui la droga per voi non funziona più.
Quando ricompaiono quelle sensazioni dolorose, le percepite con una intensità
maggiore di prima, e per di più adesso percepite l'altra persona come causa di
queste sensazioni. Ciò significa che voi le proiettate all'esterno e attaccate
l'altra persona con tutta la violenza selvaggia che fa parte del vostro
dolore. Questo attacco può risvegliare il dolore dell'altra persona, che potrà
allora controbattere il vostro attacco. A questo punto l'ego spera ancora
inconsapevolmente che il proprio attacco o i propri tentativi di manipolazione
siano una punizione sufficiente per indurre l'altra persona a modificare il suo
comportamento, per cui l'ego potrà utilizzarli di nuovo come copertura per il
vostro dolore. Ogni dipendenza nasce da
un rifiuto inconsapevole di affrontare e superare il proprio dolore. Ogni
dipendenza comincia con il dolore e finisce con il dolore. Qualunque sia la
sostanza verso cui avete sviluppato una dipendenza (alcol, cibo, farmaci, droghe,
una persona), voi, utilizzate qualcosa o qualcuno per mascherare il vostro
dolore. Ecco perché, quando è passata l'euforia iniziale, vi è tanta
infelicità, tanto dolore nei rapporti amorosi. Questi non causano dolore e
infelicità; tirano fuori il dolore e l'infelicità che sono già in
voi. Ogni dipendenza fa la stessa cosa.
Ogni dipendenza raggiunge un
punto in cui per voi non funziona più, e allora avvertite il dolore più
intensamente che mai. Questo è un motivo per cui la maggior parte della gente cerca
sempre di sfuggire al momento presente e cerca qualche genere di salvezza nel
futuro.
La
prima cosa che potrebbe incontrare se concentrasse la propria attenzione
sull'Adesso e il proprio dolore, ed è questo che teme. Se soltanto sapesse
quanto è facile accedere nell'Adesso alla potenza della presenza che dissolve
il passato e il relativo dolore, la realtà che dissolve l'illusione! Se
soltanto sapesse quanto vicino si trova alla propria realtà, quanto vicino a
Dio! Nemmeno evitare i rapporti
affettivi nel tentativo di evitare il dolore è la risposta giusta. Il
dolore c'è comunque. Tre rapporti amorosi falliti in altrettanti anni avranno
maggiore probabilità di costringerci a risvegliarvi rispetto a tre anni trascorsi
su un'isola deserta o rinchiusi nella nostra stanza. Ma se poteste apportare una
presenza intensa nella vostra solitudine, anche questo funzionerebbe.
§
Dalle
relazioni dipendenti alle relazioni illuminate
Possiamo
modificare una relazione dipendente in una vera?
Sì, essendo presenti e intensificando
la vostra presenza portando la vostra attenzione sempre più in profondità nell'Adesso: che vivete da soli o con un compagno o una
compagna, questa rimane la chiave. Perché prosperi l'amore, la luce della vostra
presenza deve essere abbastanza forte cosicché voi non vi lasciate più
sopraffare dall'entità pensante o dal corpo di dolore scambiandoli per ciò che siete.
Conoscere se stessi come l'Essere dietro l'entità pensante, la quiete dietro il
rumore mentale, l'amore e la gioia dietro il dolore, è libertà, salvezza,
illuminazione. Disidentificarsi dal corpo di dolore significa apportare
presenza nel dolore e così trasformarlo. Disidentificarsi dal pensiero
significa essere l'osservatore silenzioso dei propri pensieri e comportamenti,
specialmente degli schemi ripetitivi della mente e dei ruoli svolti dall'ego. Se
smettete di assegnarle la «qualità del sé», la mente perde la sua compulsione,
che sostanzialmente è l'obbligo di giudicare e quindi di resistere a ciò che
esiste, il che crea conflitto, dramma e nuovo dolore. In effetti, nel momento
in cui il giudizio si arresta attraverso l'accettazione di ciò che esiste, voi
siete liberi dalla mente. Avete creato
spazio per l'amore, per la gioia, per la pace. Prima smettete di giudicare voi
stessi; poi smettete di giudicare la persona amata. Il più grande catalizzatore del cambiamento in un rapporto affettivo è l'accettazione
completa dell'altra persona così com'è, senza doverla giudicare o cambiare in
alcun modo. Questo vi conduce immediatamente
al di là dell'ego. Ogni gioco mentale e ogni attaccamento dipendente allora
vengono meno. Non vi sono più né vittime
né aguzzini, né accusatori né accusati. Questa è anche la fine di ogni dipendenza reciproca, dell'essere attratti negli schemi
inconsapevoli di qualcun altro consentendo così a questi di perdurare. Allora vi separereste (con amore) oppure vi
spostereste assieme sempre più in profondità nell'Adesso: nell'Essere. Può
essere così semplice? Sì, è così semplice. L'amore è uno stato dell'Essere. Il vostro amore non è al di fuori; è in
profondità dentro di voi. Esiste, non dovete crearlo dovreste semplicemente
riconoscerlo e attribuirne valore in ciascun istante. Non potete mai perderlo,
e non può mai abbandonarvi. Non dipende da qualche altro corpo, qualche
forma esterna. Nella quiete della vostra presenza potete percepire la vostra
realtà senza forma e senza tempo come vita non manifestata che anima la vostra
forma fisica.
Allora potete percepire la
stessa vita in profondità in ogni altro essere umano e in ogni altra creatura.
Guardate al di là del velo di forma e separazione. Questa è la realizzazione
dell'unione. Questo è amore.
Che cos'è Dio? L'Unica Vita
eterna dietro tutte le forme di vita. Che cos'è l'amore? Sentire la presenza di
tale Unica Vita in profondità in se stessi e in tutte le creature. Esserla. Pertanto
ogni amore è amore di Dio.
§
L'amore non è selettivo, come
la luce del sole non è selettiva. Non rende speciale una persona. Non è
esclusivo. L'esclusività non è l'amore di Dio ma l'«amore» dell'ego.
Però l'intensità con cui viene
percepito il vero amore è variabile. Può esservi una persona che riflette verso
di voi il vostro amore più chiaramente e più intensamente di altre, e se tale
persona prova la stessa cosa nei vostri confronti si può dire che con tale
persona siete in un rapporto d'amore.
Il legame che vi unisce a tale persona è
lo stesso legame che vi unisce ad una qualunque altra persona o a un albero, un
fiore. Varia soltanto il grado di intensità con cui lo percepite. Anche in
un rapporto altrimenti caratterizzato da dipendenza vi possono essere momenti
in cui qualcosa di più reale traspare all'esterno, qualcosa al di là dei vostri
reciproci bisogni di dipendenza. Questi sono momenti in cui la vostra mente e
quella dell'altra persona brevemente si affievoliscono e il corpo di dolore si
trova temporaneamente allo stato latente. Questo può accadere talvolta durante
l'intimità fisica, oppure in presenza della morte, o quando uno di voi è
gravemente ammalato: qualunque cosa renda la mente impotente. Quando ciò avviene, il vostro Essere, che è di solito sepolto
al di sotto della mente, si rivela, ed è questo che rende possibile la vera comunicazione.
La vera comunicazione è comunione, realizzazione dell'unione, che è amore. Di
solito questo va rapidamente perduto, a meno che non siate in grado di rimanere
sufficientemente presenti da tenere fuori la mente e i suoi vecchi schemi. Non
appena ritornano la mente e l'identificazione con la mente, non siete più voi stessi
ma un'immagine mentale di voi stessi, e ricominciate a giocare e a interpretare
ruoli per soddisfare le esigenze del vostro ego. Siete di nuovo una mente umana, che finge di essere un essere umano,
interagisce con un'altra mente e recita un dramma chiamato «amore». Sebbene
siano possibili brevi barlumi, l'amore non può prosperare se voi non siete
costantemente liberi dall'identificazione con la mente e la vostra presenza non
è sufficientemente intensa da avere dissolto il corpo di dolore; oppure potete
almeno rimanere presenti come osservatori. Il corpo di dolore non può allora
impadronirsi di voi e distruggere così l'amore.
Le
relazioni come pratica spirituale
A
mano a mano che la modalità di consapevolezza
egoica e tutte le strutture sociali, politiche ed economiche da essa create
entrano nella fase del crollo
definitivo, i rapporti fra uomini e donne riflettono il profondo stato di crisi
in cui si trova ora l'umanità. Poiché gli esseri umani si identificano
sempre più con la propria mente, i rapporti affettivi per la maggior parte non sono
radicati nell'Essere e pertanto si trasformano in una fonte di dolore e
giungono a essere dominati da problemi e conflitti.
Milioni di persone ormai vivono
da sole o soltanto con i figli, essendo incapaci di stabilire una relazione
intima o non più disposte a ripetere il dramma folle delle relazioni passate. Altre persone passano da una relazione
all'altra, da un ciclo di piacere e di dolore all'altro, alla ricerca della
meta sfuggente dell'appagamento attraverso l'unione con la polarità energetica opposta.
Altre ancora cercano un compromesso e
continuano a stare assieme in un rapporto disfunzionale in cui prevale la negatività,
per amore dei figli o della sicurezza,
per la forza dell'abitudine, per paura della solitudine o per qualche altra convenzione
reciprocamente «benefica», o perfino per la dipendenza inconsapevole dall'eccitazione
provocata dal dolore e dal dramma emozionale.
Tuttavia, ogni crisi rappresenta
non soltanto un pericolo ma anche un'occasione. Se le relazioni forniscono energia e ingrandiscono
gli schemi mentali egoici e attivano il corpo di dolore, come avviene attualmente,
perché non accettare questo fatto anziché cercare di sfuggirlo? Perché non
cercarne la collaborazione invece di evitare le relazioni o continuare a inseguire
il fantasma di un compagno ideale come risposta ai vostri problemi o come mezzo
per sentirvi appagati? L'occasione che si cela in ogni crisi non si manifesta
finché tutti i fatti di ogni data situazione non verranno riconosciuti e
accettati pienamente. Fintanto che li negate, fintanto che cercate di sfuggirli
o desiderate che le cose siano diverse, non si dischiuderà la finestra
dell'occasione, e voi rimarrete intrappolati dentro tale situazione, che
resterà uguale o si deteriorerà ulteriormente.
Con il riconoscimento e l'accettazione
dei fatti giunge anche un grado di libertà da questi. Per
esempio, quando sapete che vi è disarmonia e possedete questo «sapere»,
attraverso questo sapere è entrato in gioco un nuovo fattore, e la disarmonia
non può rimanere immutata. Quando sapete che non siete in pace, il
vostro sapere crea uno spazio tranquillo che avvolge la vostra mancanza di pace
in un abbraccio affettuoso e tenero e quindi trasmuta in pace la mancanza di
pace. Per ciò che riguarda la trasformazione interiore, non vi è nulla che
potete fare in proposito. Non potete trasformare voi stessi, e
certamente non potete trasformare il vostro partner o chiunque altro. Tutto ciò
che potete fare è creare uno spazio, un portale perché avvenga la trasformazione,
per far entrare la grazia e l'amore.
§
Allora quando la vostra relazione
non funziona, quando fa emergere la «pazzia» in voi e nella persona amata, siatene
felici. Ciò che era inconsapevole viene portato alla luce. È un'occasione per
la salvezza. In ogni momento, state con la conoscenza di quel momento, in
particolare del vostro stato interiore. Se vi è collera, sappiate che vi
è collera. Se vi sono gelosia, atteggiamento difensivo, impulso a litigare,
bisogno di avere ragione, un fanciullo interiore che esige amore e attenzione,
o dolore emozionale di ogni sorta, qualunque cosa sia, sappiate conoscere la
realtà di quel momento e mantenetene la conoscenza. Il rapporto allora diventa
il vostro sadhana, la vostra pratica spirituale. Se osservate nel vostro partner un comportamento
inconsapevole, mantenete quel comportamento nell'abbraccio affettuoso del
vostro sapere, in modo da non reagire. Inconsapevolezza e sapere non possono coesistere
a lungo, nemmeno se il sapere è soltanto nell'altra persona e non in quella che
agisce sulla base dell'inconsapevolezza. La forma di energia che sta dietro
l'ostilità e l'attacco trova assolutamente intollerabile la presenza
dell'amore. Se voi reagite in qualunque modo all'inconsapevolezza dell'altra persona,
diventate anche voi inconsapevoli. Ma se poi vi ricordate di conoscere la
vostra reazione, nulla è perduto. L'umanità subisce una grande pressione a
evolvere perché è la nostra unica possibilità di sopravvivere come razza. Ciò influenzerà
ogni aspetto della vostra vita e i rapporti affettivi in particolare. Mai prima d'ora le relazioni sono state altrettanto
problematiche e conflittuali come lo sono adesso. Come si sarà potuto notare,
tali rapporti non sono qui per renderci felici o appagati. Se voi continuate a
perseguire il fine della salvezza attraverso una relazione, continuerete a restare
delusi. Ma se accettate che la relazione sia qui per rendervi consapevoli
anziché felici, allora il rapporto vi offrirà davvero salvezza, e voi
potrete allinearvi alla consapevolezza superiore che vuole nascere in questo
mondo. Per coloro che si attengono ai vecchi schemi, vi saranno ancor più dolore,
violenza, confusione e pazzia.
Suppongo
che si debba essere in due per fare di una relazione una pratica spirituale,
come tu suggerisci.
La
sanità mentale (la consapevolezza) può venire al mondo soltanto attraverso voi
stessi. Non dovete aspettare che il mondo rinsavisca, o che qualcun altro
diventi consapevole, prima di raggiungere l'illuminazione. Potreste aspettare
all'infinito. Non accusatevi
reciprocamente di essere inconsapevoli. Nel momento in cui cominciate a litigare,
vi siete identificati con una posizione mentale e ora difendete non soltanto
tale posizione ma anche il vostro senso del sé. L'ego è dominante. Siete diventati
inconsapevoli. A volte può essere
opportuno sottolineare certi aspetti del comportamento della persona amata. Se
voi siete molto vigili, molto presenti, potete farlo senza coinvolgimento
dell'ego, senza biasimare, accusare o dar torto all'altra persona. Quando la
persona amata si comporta in maniera inconsapevole, dovete rinunciare a ogni
giudizio. Giudizio significa confondere il comportamento inconsapevole della
persona con la sua identità oppure proiettare la vostra inconsapevolezza sull'altra
persona e scambiare questa per la sua identità. Rinunciare al giudizio non significa che non riconoscete la disfunzione
e l'inconsapevolezza quando le vedete. Significa «essere il sapere» anziché «essere
la reazione» e il giudice. Allora sarete totalmente liberi dalla reazione
oppure reagirete pur conservando il sapere, lo spazio in cui la reazione viene osservata
e lasciata esistere. Invece di combattere il buio, vi portate la luce. Invece di
reagire all'illusione, vedete l'illusione ma allo stesso tempo vedete al di là
di essa. Essere il sapere crea uno
spazio libero di presenza affettuosa che consente a tutte le cose e persone di
essere come sono. Non esiste un più grande catalizzatore della trasformazione. Se
mettete in pratica tutto questo, la persona amata non potrà stare con voi e
allo stesso tempo rimanere inconsapevole. Se entrambi siete d'accordo che la
relazione sarà la vostra pratica spirituale, tanto meglio. Potrete allora
esprimervi reciprocamente pensieri e sentimenti non appena si presentano, o non
appena interviene una reazione, per cui non create un intervallo temporale in cui
possa inasprirsi o crescere un'emozione e una lamentela inespresse o non
riconosciute. Imparate a dare espressione a ciò che provate e questo senza biasimare.
Imparate ad ascoltare la persona amata in maniera aperta e non difensiva.
Lasciate spazio alla persona amata perché si esprima. Siate presenti. Accusare,
difendere, attaccare: tutti questi schemi che sono creati per rafforzare o
proteggere l'ego o per soddisfarne le esigenze diverranno allora superflui.
Lasciare spazio agli altri (e a se stessi) è vitale. L'amore non può prosperare
senza spazio. Quando avete eliminato i due fattori che distruggono la
relazione, quando cioè il corpo di dolore è stato trasmutato e voi non vi identificate
più con la mente e le posizioni mentali, e se la persona amata ha fatto la
stessa cosa, avrete esperienza della beatitudine della fioritura del rapporto. Invece
di riflettervi reciprocamente il dolore e l'inconsapevolezza, invece di soddisfare
le esigenze dell'ego reciprocamente dipendenti, rifletterete vicendevolmente
l'amore che provate in profondità dentro di voi, l'amore che accompagna la
realizzazione dell'unione con tutto ciò che esiste. Questo è l'amore che non ha contrario.
Se la persona amata è ancora
identificata con la mente e il corpo di dolore mentre voi siete già liberi,
questo rappresenterà una sfida importante, non per voi ma per la persona amata.
Non è facile vivere con una persona illuminata, o meglio è così facile che l'ego lo trova
estremamente minaccioso. Ricordate che l'ego
ha bisogno di problemi, conflitti e «nemici» per rafforzare il senso di
separatezza da cui dipende la sua identità. La mente della persona amata non illuminata si sentirà profondamente frustrata
perché le sue posizioni prefissate non incontrano resistenza, il che significa
che diventeranno traballanti e deboli, e vi è perfino il «pericolo» che
crollino del tutto, con la conseguenza della perdita del sé. Il corpo di dolore
esige un riscontro e non lo ottiene. Il bisogno di litigi, drammi e conflitti
non viene soddisfatto. Ma state attenti: alcune persone che non reagiscono,
che sono chiuse in se stesse, insensibili o tagliate fuori dai propri sentimenti
possono pensare e cercare di convincere gli altri di essere illuminate, o
almeno che non vi sia in loro «niente che non va» e tutto ciò che non va è
nella persona amata. Se non vi è un'emanazione di amore e gioia,
presenza completa e larghezza di vedute nei confronti di tutti gli esseri, allora
non è illuminazione. Un'altra indicazione è il modo in cui una persona si
comporta in situazioni difficili o minacciose o quando le cose «vanno storte».
Se la vostra «illuminazione» è un autoinganno incentrato sull'ego, allora la
vita vi apporterà presto una minaccia che farà emergere la vostra
inconsapevolezza sotto qualunque forma: paura, collera, atteggiamento
difensivo, giudizio, depressione, eccetera. Se vivete un rapporto amoroso, molte
delle vostre minacce arriveranno tramite la persona amata. Per esempio, una donna potrà essere minacciata da un
compagno non reattivo che vive quasi interamente nella propria testa. La donna sarà
minacciata dall'incapacità di lui di ascoltarla, di darle attenzione e spazio
per essere, il che è dovuto alla mancanza di presenza da parte di lui. L'assenza
di amore nel rapporto, che è di solito avvertita più acutamente dalla donna che
dall'uomo, innescherà il corpo di dolore della donna, e attraverso questo lei
attaccherà il compagno, gli rivolgerà biasimo, critiche, gli darà torto,
eccetera. Questo a sua volta diventerà una sfida per lui, Per difendersi
dall'attacco del corpo di dolore di lei, che lui considera totalmente ingiustificato,
lui si trincererà ancor più profondamente nelle sue posizioni mentali
giustificandosi, difendendosi o contrattaccando. Alla fine questo attiverà
anche il suo stesso corpo di dolore. Quando entrambi saranno così sopraffatti,
si raggiungerà un livello di profonda inconsapevolezza, di violenza emotiva,
attacco e contrattacco selvaggi. Tutto questo non si affievolirà finché
entrambi i corpi di dolore non si ricostituiranno e quindi entreranno nella
fase latente. Fino alla prossima volta. Questo è soltanto uno degli
innumerevoli scenari possibili. Molti volumi sono stati scritti, e molti altri
potrebbero essere scritti, sui modi in cui viene fatta emergere
l'inconsapevolezza nei rapporti maschio-femmina. Ma, come ho detto prima, quando capite la radice della disfunzione,
non avete bisogno di esplorarne le innumerevoli manifestazioni. Osserviamo
ancora brevemente lo scenario che ho appena descritto. Ogni minaccia che contiene
è in realtà un'occasione di salvezza mascherata. In ogni fase del processo
disfunzionale che si sta svolgendo è possibile la libertà
dall'inconsapevolezza. Per esempio, l'ostilità della donna potrebbe diventare
per l'uomo un segnale per uscire dal suo stato identificato con la mente, per
risvegliarsi nell'Adesso, per diventare presente, invece di identificarsi ancor
più con la mente, diventare ancor più inconsapevole. Invece di «essere» il
corpo di dolore, la donna potrebbe essere il sapere che osserva il dolore
emozionale in se stessa, accedendo così al potere di Adesso e dando inizio alla
trasmutazione del dolore. Ciò eliminerebbe la proiezione esterna compulsiva e
automatica del dolore stesso. Allora la donna potrebbe esprimere al compagno i
propri sentimenti. Non vi è garanzia, naturalmente, che lui ascolti, ma gli darà
una buona occasione per diventare presente e certamente spezzerà il ciclo folle
della recitazione involontaria dei vecchi schemi mentali. Se la donna si lascia
sfuggire questa occasione, l'uomo potrebbe osservare la propria reazione mentale-emotiva
al dolore di lei, il proprio atteggiamento difensivo, anziché essere la
reazione. Potrebbe allora osservare l'innesco del proprio corpo di dolore e così
portare consapevolezza nelle proprie emozioni. In questo modo nascerebbe uno
spazio limpido e tranquillo di consapevolezza pura: il sapere, il testimone
silenzioso, l'osservatore. Questa consapevolezza
non nega il dolore eppure è al di là di esso. Consente al dolore di esistere
eppure lo trasmuta allo stesso tempo. Accetta tutto e trasforma tutto. Si
aprirebbe una porta attraverso la quale lei potrebbe facilmente raggiungere lui
in tale spazio. Se voi siete coerentemente o almeno prevalentemente presenti nella
vostra relazione, questo sarà la più grande sfida per il vostro partner. Non
potrà tollerare la vostra presenza molto a lungo rimanendo inconsapevole. Se è
pronto, attraverserà quella porta che avete aperto e si unirà a voi in quella
condizione. Se non lo è, vi separerete come olio e acqua. La luce è troppo dolorosa per chi vuole rimanere al buio.
Perché
le donne sono più vicine all'illuminazione
Gli
ostacoli all'illuminazione sono gli stessi per un uomo e per una donna?
Sì,
ma l'accento è diverso. In genere è più facile per una donna percepire ed
essere nel proprio corpo, per cui la donna è per natura più vicina all'Essere e
potenzialmente più vicina all'illuminazione rispetto all'uomo. Ecco perché
molte culture antiche sceglievano istintivamente figure o analogie femminili per
rappresentare o descrivere la realtà senza forma e trascendente
Nel
Tao Te Ching, uno dei libri più antichi e profondi mai scritti, il Tao, che
potrebbe tradursi Essere, è descritto come «infinito, eternamente presente,
madre dell'universo». Per natura le donne vi sono più vicine degli uomini
perché praticamente «incarnano» il Non Manifestato. Per di più, tutte le creature e tutte le cose alla fine
devono ritornare alla Fonte. «Tutte le cose svaniscono nel Tao. Solo il Tao perdura».
Poiché la Fonte è considerata femminile, è rappresentata come i lati luminoso e
oscuro dell'archetipo femminile nella psicologia e nella mitologia. La Dea o Madre
Divina ha due aspetti: dà la vita e toglie la vita. Alcune persone oggi usano
il termine Dea invece di Dio. Così ristabiliscono un equilibrio fra maschio e femmina
che è andato perduto molto tempo fa, il che va bene. Ma si tratta ancora di una
rappresentazione e di un concetto, forse temporaneamente utili, ma sono più di
ostacolo che di aiuto quando siete pronti a capire la realtà al di là di tutti
i concetti e di tutte le immagini. La
mente oppone resistenza, lotta per prevalere, utilizza, manipola, attacca, cerca
di afferrare e possedere, e così via. Ecco perché il Dio tradizionale è una
figura di autorità patriarcale e dominante, una entità spesso irata di cui bisogna
aver timore, come suggerisce l'Antico Testamento. Questo Dio è una proiezione
della mente umana. Per andare al di là della mente e riconnettersi con la realtà
più profonda dell'Essere, sono necessarie qualità molto diverse: abbandono, assenza di giudizio, larghezza
di vedute che consentano alla vita di esistere anziché opporvi resistenza, capacità
di mantenere tutte le cose nell'abbraccio affettuoso del vostro sapere. Tutte queste
qualità sono molto più in relazione con il principio femminile. Mentre l'energia mentale è dura e rigida,
l'energia dell'Essere è morbida e cedevole eppure infinitamente più potente della
mente. La mente gestisce la nostra
civiltà, mentre l'Essere comanda tutta la vita sul nostro pianeta ed oltre.
L'Essere è l'Intelligenza la cui manifestazione visibile è l'universo fisico.
Sebbene le donne siano potenzialmente più vicine all'Essere, anche gli uomini
possono accedervi interiormente. In questo momento, la grande maggioranza degli
uomini e delle donne è ancora nella morsa della mente: si identifica con l'entità
pensante e con il corpo di dolore. Questo naturalmente è ciò che impedisce
l'illuminazione e la fioritura dell'amore. Di regola, l'ostacolo principale per
gli uomini tende a essere la mente pensante, l'ostacolo principale per le donne
il corpo di dolore, sebbene in certi casi individuali possa essere vero il contrario,
e in altri i due fattori possano essere uguali.
Dissolvere
il corpo di dolore collettivo femminile
Perché
il corpo di dolore è un ostacolo maggiore per le donne? Il corpo di dolore ha di solito un aspetto collettivo
oltre a uno personale. L'aspetto personale è il residuo accumulato di
dolore emozionale sofferto nel proprio passato. Quello collettivo è il dolore accumulato nella psiche umana
collettiva nell'arco di migliaia di anni attraverso malattie, torture,
guerre, omicidi, crudeltà, pazzia eccetera. Certi paesi in cui si
verificano forme estreme di conflitto e violenza hanno un corpo di
dolore collettivo più pesante rispetto ad altri. Chiunque abbia un forte
corpo di dolore e non sufficiente consapevolezza per disidentificarsi da
questo non soltanto sarà costretto a rivivere periodicamente il proprio
dolore emozionale ma potrà anche divenire facilmente esecutore o vittima
di violenza, a seconda che il corpo di dolore sia prevalentemente attivo
o passivo. D'altro canto, può anche essere più vicino all'illuminazione.
Questa potenzialità non viene necessariamente realizzata, è ovvio, ma se
voi siete intrappolati in un incubo sarete probabilmente più motivati a
risvegliarci rispetto a chi è soltanto invischiato negli alti e bassi di
un sogno ordinario. A parte il corpo di dolore personale,
ogni donna ha la propria parte in quello che potremmo definire il corpo
di dolore collettivo femminile, a meno che la donna non sia pienamente
consapevole. Tale corpo consiste di dolore accumulato sofferto dalle
donne attraverso il loro assoggettamento da parte dell'uomo, attraverso
schiavitù, sfruttamento, stupro, parto, perdita di figli, eccetera,
nell'arco di migliaia di anni. Il dolore emozionale o fisico che per
molte donne precede e coincide con il flusso mestruale è il corpo di
dolore nel suo aspetto collettivo che si risveglia dallo stato latente
in quel momento, anche se può essere innescato pure in altri momenti.
Restringe il libero flusso di energia vitale nel corpo, di cui la
mestruazione è un'espressione fisica. Soffermatevi su questo per un
attimo e vedete come possa diventare un'occasione di illuminazione. Spesso
una donna viene «sopraffatta» dal corpo di dolore in quel momento. Tale
corpo ha una carica energetica estremamente potente che può facilmente
spingere la donna a identificarsi inconsapevolmente con esso. Allora la
donna è posseduta attivamente da un campo energetico che occupa il suo
spazio interiore e finge di essere lei, ma naturalmente non è affatto
lei. Parla attraverso lei, agisce attraverso lei, pensa attraverso
lei. Creerà nella sua vita situazioni negative in modo da potersi
alimentare di energia. Vuole dell'altro dolore, sotto qualsiasi forma.
Ho già descritto questo processo. Può essere malefico e distruttivo. È
dolore puro, dolore passato, e non è la donna. Il diritto innato
e naturale di ciascuno di noi di accedere all’Adesso consapevole. Di essere un
ponte fra il mondo manifestato e il Non Manifestato, tra fisicità e spirito.
Il compito principale ora è quello di trasmutare il corpo di dolore in
modo che non si interponga più fra noi e il nostro vero sé, l'essenza
della sua identità. Naturalmente la donna dovrà affrontare l'altro
ostacolo all'illuminazione, che è la mente pensante, ma l'intensa
presenza che la donna genera quando affronta il corpo di dolore la libererà
anche dall'identificazione con la mente. La prima cosa da ricordare è
questa: fintanto che ci si costruisce un'identità a partire dal dolore,
non è possibile liberarsene. Fintanto che parte del senso del sé è
investita nel dolore emozionale, si resisterà o si saboterà
inconsapevolmente ogni tentativo operato per guarire tale dolore.
Perché? Molto semplicemente perché si vuole mantenersi intatti, e il
dolore è diventato parte integrante della persona. Questo è un processo inconsapevole,
e l'unico modo per superarlo è renderlo consapevole. Vedere
all'improvviso che siete o siete stati attaccati al vostro dolore può
essere una constatazione ben scioccante. Nel momento in cui lo si
capisce, si è interrotto tale attaccamento. Il corpo di dolore è un
campo energetico, quasi come un'entità, che ha trovato alloggio
temporaneo nel vostro spazio interiore. È energia vitale intrappolata,
energia che non scorre più. Naturalmente il corpo di dolore esiste per
via di certe cose che sono avvenute in passato. Rappresenta il passato
che vive in voi, e se vi identificate con esso, vi identificate con il
passato. Un'identità di vittima è la credenza secondo cui il passato è
più importante del presente, il che è il contrario della verità. È la
credenza secondo cui gli altri e ciò che vi hanno fatto sono responsabili
della vostra identità attuale, del vostro dolore emozionale o della
vostra incapacità di essere il vostro vero sé. La verità è che l'unico
potere che esiste è contenuto all'interno di questo momento: è il potere
della vostra presenza. Quando lo sapete, vi rendete conto anche che voi
siete responsabili del nostro spazio interiore adesso (nessun altro
lo è) e che il passato non può prevalere sul potere di Adesso.
§
Pertanto
l'identificazione vi impedisce di affrontare il corpo di dolore. Alcune donne
che sono già sufficientemente consapevoli sì da avere abbandonato la propria
identità di vittime a livello personale continuano ad aggrapparsi a un'identità
di vittime collettive: «Ciò che gli uomini hanno fatto alle donne». Hanno
ragione, e anche torto. Hanno ragione in quanto il corpo di dolore collettivo
femminile è davvero dovuto in gran parte alla violenza maschile inflitta alle
donne e alla repressione del principio femminile su tutto il pianeta nell'arco dei
millenni. Tuttavia è necessario non generalizzare: sia bene non attribuire a
ciascun uomo il titolo di malfattore per il disonesto agire di alcuni uomini. Hanno
torto se traggono da questo fatto un senso del sé e in tal modo si mantengono
imprigionate in un'identità di vittime collettive. Se una donna si aggrappa
ancora a collera, risentimento o condanna, si aggrappa al proprio corpo di
dolore. Questo può darle un confortante senso di identità, di solidarietà con
altre donne, ma la mantiene in schiavitù verso il passato e blocca il pieno
accesso alla sua essenza e alla sua vera potenza. Se le donne si escludono dagli uomini, ciò favorisce un senso di separazione
e pertanto un rafforzamento dell'ego. E più forte è l'ego, più distanti siete
dalla nostra vera natura. Allora non bisogna utilizzare il corpo di dolore per ottenerne
un'identità. Usatelo invece per l'illuminazione, trasmutatelo in
consapevolezza. Rivolgervi il riflettore
dell'attenzione. Mantenete il sapere e siate il sapere. Ricordate: non lasciate
che il corpo di dolore utilizzi la vostra mente e si impadronisca del pensiero.
Osservatelo, sentite la sua energia direttamente, dentro il corpo. Come sapete,
attenzione totale significa accettazione
totale. Attraverso l'attenzione sostenuta, e quindi attraverso l'accettazione,
arriva la trasmutazione. Il corpo di dolore si trasforma in consapevolezza
radiosa. Si dà alla luce una nuova consapevolezza. Nasce nella relazione tra due persone un
campo energetico permanente di frequenza elevata e pura. Nessuna illusione,
nessun dolore, nessun conflitto, niente che non sia voi, e niente che non sia
amore, possono essi sopravvivere in tale campo. Questo rappresenta la
realizzazione dello scopo divino e transpersonale della vostra relazione.
Diventa un vortice di consapevolezza che attirerà al suo interno molte altre
persone.
§
Rinunciare
alla relazione con voi stessi
Quando
si è pienamente consapevoli, si ha ancora bisogno di una relazione?
Illuminati
o no, voi siete uomini o donne, per cui a livello della vostra identità di
forma non siete completi. Siete metà del tutto. Questa incompletezza è avvertita come attrazione maschio - femmina, il richiamo verso la polarità energetica
opposta, indipendentemente dal grado di consapevolezza acquisito. Ma in quello
stato di sintonia interiore si avverte questa attrazione da qualche parte sulla
superficie o alla periferia della vita. Tutto ciò che vi accade in tale stato
viene percepito più o meno così. Il
mondo intero assume l'apparenza di onde o increspature sulla superficie di un
oceano vasto e profondo. Voi siete questo oceano e naturalmente siete anche
un'increspatura, ma un'increspatura che ha realizzato la propria vera identità
come oceano, e in confronto a tale vastità e profondità il mondo di onde e
increspature non è poi così importante. Questo non significa che voi non
entrate in relazione profonda con altre persone o con il compagno o la
compagna. In effetti potete entrare in relazione profonda soltanto se siete consapevoli
dell'Essere. Provenendo dall'Essere, siete in grado di concentrare l'attenzione
al di là del velo della forma. Nell'Essere, maschio e femmina sono uno. La
vostra forma potrà continuare ad avere certe necessità, ma l'Essere non ne ha nessuna.
È già completo e integro. Se queste necessità vengono soddisfatte, è
bellissimo, ma che vengano soddisfatte o no non fa differenza per il vostro
stato interiore profondo. Pertanto è perfettamente possibile che una persona
illuminata, se la necessità della polarità maschile o femminile non viene soddisfatta,
avverta un senso di mancanza o incompletezza al livello esteriore del proprio essere,
ma allo stesso tempo sia totalmente completa, appagata e in pace interiormente.
Essere in certa misura degli estranei, persone che non si «inseriscono» nella
società o ne vengono respinte per qualsiasi ragione, rende la vita difficile,
ma vi pone anche in vantaggio per ciò che riguarda l'illuminazione. Vi fa
uscire dall'inconsapevolezza quasi a forza. L'infelicità acuta può essere un
grande fattore di risveglio. Non è forse vero che dovete avere un buon
rapporto con voi stessi e amare voi stessi prima di avere un rapporto
appagante con un'altra persona? Se non riuscite ad essere a
vostro agio con voi stessi quando siete soli, cercherete un rapporto affettivo
per mascherare il vostro disagio. Potete star certi che il disagio ricomparirà
poi in qualche altra forma all'interno di tale rapporto, e probabilmente ne
riterrete responsabile l'altra persona. Tutto ciò che dovete veramente fare è
accettare pienamente questo momento. Allora siete a vostro agio nel qui e ora e
con voi stessi.
Ma
avete davvero bisogno di avere un rapporto con voi stessi? Perché non potete semplicemente
essere voi stessi? Quando avete un rapporto con voi stessi, vi siete
spaccati in due: «io» e «me stesso», soggetto e oggetto. Questa dualità creata
dalla mente è la causa fondamentale di ogni complessità superflua, di tutti i
problemi e i conflitti della nostra vita. Nello stato di illuminazione voi siete voi stessi: voi e voi
stessi fusi in uno. Non giudicate voi stessi, non vi sentite dispiaciuti per
voi stessi, non siete orgogliosi di voi stessi, non amate voi stessi, non
odiate voi stessi, eccetera. La divisione causata dalla consapevolezza
autoriflessiva viene guarita, la sua maledizione allontanata. Non vi è più un
«sé» che dovete proteggere, difendere o alimentare. Quando siete illuminati, vi
è un'unica relazione che non avete più: la relazione con voi stessi. Una volta
rinunciato a questa, tutte le altre relazioni saranno relazioni d'amore.
9
Oltre
la felicità e l'infelicità vi è la pace. Il bene superiore al di là del bene e
del male
Vi
è differenza tra felicità e pace interiore? Sì. La felicità dipende da condizioni percepite come positive;
la pace interiore no. Non è possibile attrarre soltanto condizioni positive
nella nostra vita? Se il nostro atteggiamento e il nostro pensiero sono sempre
positivi, noi manifesteremo soltanto eventi e situazioni positive, vero? Sapete
veramente che cosa è positivo e che cosa è negativo? Avete il quadro
complessivo? Vi sono state molte persone per le quali la limitazione, il
fallimento, la perdita, la malattia o il dolore sotto qualunque forma si
sono rivelati i loro principali maestri. Hanno insegnato loro a lasciar
perdere le false immagini di sé e gli obiettivi e i desideri
superficiali imposti dall'ego. Tutto questo ha dato loro profondità,
umiltà e compassione, li ha fatti sentire più reali. Quando
vi accade qualcosa di negativo, vi è una lezione profonda nascosta al
suo interno, anche se sul momento potete non vederla. Perfino una breve
malattia o un incidente posson mostrarvi ciò che è reale e irreale nella vostra
vita, che cosa in definitiva importa
e che cosa no. Se osservate da un punto di vista più elevato, le
condizioni sono sempre positive. Per essere più precisi: non sono né positive
né negative. Sono come sono. E quando voi vivete in completa
accettazione di ciò che esiste (il che è l'unico modo sano di vivere),
nella vostra vita non vi sono più né «bene» né «male». Vi è soltanto un
bene superiore, che include anche il «male». Guardando dal punto di
vista della mente, però, vi sono bene-male, preferenza-avversione,
amore-odio. Pertanto, nel libro della Genesi, è detto che ad Adamo ed
Eva fu proibito di dimorare in «paradiso» quando «mangiarono il frutto
dell'albero della conoscenza del bene e del male». Questo mi suona
come negazione e autoinganno. Quando a me o a qualcuno che mi sta vicino accade
qualcosa di orribile (incidente, malattia, dolore di qualche genere o morte) io
posso fingere che non sia male, ma rimane il fatto che è davvero male, e allora
perché negarlo? Non fingete niente.
Permettete che sia così com'è, tutto qui. Questo «permettere di essere»
vi conduce al di là della mente con i suoi schemi di resistenza che
creano le polarità positivo-negativo. È un aspetto essenziale del
perdono. Il perdono del presente è perfino più importante del perdono
del passato. Se perdoniamo ogni momento (gli consentiamo di essere così
com'è), non vi sarà accumulo di risentimento che debba essere perdonato
in un momento successivo. Rammentate che qui non stiamo parlando di
felicità. Per esempio, quando è appena morta una persona cara, o quando
sentite avvicinarsi la vostra stessa morte, non potete essere felici. È
impossibile. Potete però essere in pace. Potranno esservi tristezza
e lacrime ma, purché abbiate abbandonato la resistenza, al di sotto
della tristezza avvertirete una profonda
serenità, una quiete, una presenza sacra. Questa è l'emanazione dell'Essere,
questa è pace interiore, il bene che non ha contrario. E se è una
situazione per cui posso fare qualcosa? Come posso consentirle di essere e
modificarla allo stesso tempo? Bisogna
fare ciò che vi è da fare. Nel frattempo, accettare ciò che esiste.
Poiché mente e resistenza sono sinonimi, l'accettazione ci libera
immediatamente dal dominio della mente e così ci ricollega all'Essere.
Di conseguenza le solite motivazioni dell'ego per «fare» (paura,
avidità, dominio, difendere o alimentare il falso senso del sé)
smetteranno di operare. Ora predominerà un'intelligenza molto più grande della
mente, e così nel vostro fare affluirà una diversa qualità di consapevolezza.
«Accetta ciò che ti arriva intessuto nella trama del destino; che
cosa infatti potrebbe adattarsi meglio ai tuoi bisogni?» Questa frase fu
scritta duemila anni fa da Marco Aurelio, uno di quegli esseri umani
rarissimi che possedevano potere terreno oltre che saggezza. Sembra
che la maggior parte della gente debba avere esperienza di molte sofferenze
prima di abbandonare la resistenza e accettare: prima di perdonare. Non
appena lo fa, avviene uno dei miracoli più grandi: il risveglio della
consapevolezza-Essere attraverso ciò che appare come male, la trasformazione della sofferenza in
pace interiore. L'effetto ultimo di tutto il male e di tutta la
sofferenza del mondo è che costringerà gli esseri umani a rendersi conto
di ciò che sono al di là del nome e della forma. Pertanto ciò che percepiamo come male dal nostro punto di vista
limitato fa in realtà parte del bene superiore che non ha contrario.
Commento:
Nella
dimensione delle situazioni di vita il riconoscimento del Bene della realtà non
deve significare e comportare il giudizio di coincidenza del bene e del male.
Se nel mondo delle situazioni crediamo nella coincidenza del bene e del male,
agire nel bene o agire nel male non avrebbe alcuna differenza, dunque saremmo
secondo logica portati disinteressatamente ad agire in nome del male: Ovvero
coerentemente con il nostro malcontento, con il male estremo e oggettivo e in
nome del danno nei confronti del prossimo, inoltre agiremmo in tal modo
confortati e supportati dall’idea di agire per il bene nostro e del prossimo.
Siamo in verità in gran misura ciechi dinanzi alla pura consapevolezza e
conoscenza di ciò che è bene secondo l’anima del nostro prossimo, lo possiamo
nella misura in cui si racconta sinceramente permettendo di accedere al suo
Essere.
Questo però non si avvera per
noi se non tramite il perdono. Finché ciò non avviene, il male non è
stato redento e pertanto continua a essere male.
Commento:
Coerentemente
con gli insegnamenti di Eckhart:
Nella
dimensione delle situazioni è bene che voi secondo il perdono plasmiate un
misfatto in dimenticanza e in
indifferenza.
Nella
dimensione interiore, dell’Essere è analogamente bene che siate secondo il
perdono trasparenti e leggiadri plasmando un misfatto in dimenticanza e in indifferenza affinché l’odio non si
stratifichi nel vostro animo mediante concatenazioni di odio e vendetta,
tuttavia secondo giustizia ed equilibrio universale il misfatto non deve
passare inosservato, non siate il giudice del malfattore bensì il suo
consapevole consigliere, siate il ponte mediante cui il malfattore e voi stessi
possiate giungere al riconoscimento del misfatto come elemento di non
creatività.
Attraverso
il perdono, che essenzialmente significa riconoscere l'inconsistenza del passato e consentire al momento presente
di essere così com'è, il miracolo della trasformazione ha luogo non
soltanto interiormente ma anche esteriormente. Uno spazio silenzioso di
presenza intensa si crea sia in voi sia attorno a voi. Chiunque o
qualunque cosa entri in tale campo di consapevolezza ne sarà
influenzato, talvolta in modo visibile e immediato, talvolta a livelli
più profondi con la comparsa di cambiamenti visibili in un momento
successivo. Dissolvete la discordia, guarite il dolore, scacciate
l'inconsapevolezza (senza fare nulla) semplicemente essendo e mantenendo
quella frequenza di presenza intensa.
§
La fine del dramma della vita
In
questo stato di accettazione e pace interiore, anche se noi possiamo non
chiamarlo «male», può ancora capitare nella nostra vita qualcosa che sarebbe
chiamato «male» dal punto di vista della consapevolezza ordinaria? Gran parte del cosiddetto male che avviene
nella vita delle persone è dovuta all'inconsapevolezza. Si crea da solo,
o, meglio, è creato dall'ego. Talvolta io chiamo queste cose «dramma».
Quando siete pienamente consapevoli, il dramma non entra più nella
vostra vita. Vorrei rammentare brevemente come opera l'ego e come crea
il dramma. L'ego è la mente non osservata che gestisce la vostra vita
quando non siete presenti come consapevolezza testimone, come osservatori.
L'ego si percepisce come frammento
separato in un universo ostile, senza alcuna connessione interiore con
ogni altro essere, circondato da altri ego che considera potenziali minacce
o che cercherà di usare per i propri fini. Gli schemi fondamentali
dell'ego sono creati per combattere la sua radicata paura e il suo senso
di mancanza. Si tratta di
resistenza, dominio, potere, avidità, difesa, attacco. Alcune delle
strategie dell'ego sono estremamente abili, eppure non risolvono mai
alcuno dei suoi problemi, semplicemente perché l'ego stesso è il problema.
Quando gli ego si riuniscono assieme, che si tratti di rapporti
personali o di organizzazioni o istituzioni, prima o poi accade il
«male»: un dramma di qualche genere,
sotto forma di conflitti, problemi, lotte di potere, violenza emotiva o
fisica, eccetera. Fra questi vi sono mali collettivi come guerre, genocidi
e sfruttamenti, tutti dovuti all'inconsapevolezza accumulata. Inoltre
molti tipi di malattia sono causati dalla resistenza continua dell'ego,
che crea restrizioni e blocchi nel flusso di energia attraverso il
corpo. Quando vi ricollegate all'Essere e non siete più gestiti
dalla vostra mente, smettete di creare queste cose. Non create e non partecipate più al dramma. Quando
due o più ego si uniscono assieme, ne consegue un dramma di qualche
genere. Ma anche chi vive completamente solo crea il proprio dramma. Quando voi vi sentite dispiaciuti per voi
stessi, questo è dramma. Quando vi sentite in colpa o in ansia, questo
è dramma. Quando lasciate che il passato o il futuro oscurino il
presente, create il tempo, il tempo psicologico, la sostanza di cui è
fatto il dramma. Quando non onorate il momento presente consentendogli
di essere, create il dramma. Quasi tutti sono innamorati del proprio
dramma di vita particolare. La loro storia è la loro identità. L'ego
gestisce la loro vita. Vi hanno investito l'intero loro senso del sé.
Perfino la loro ricerca (di solito infruttuosa) di una risposta, di una
soluzione o di una guarigione ne diventa parte. Ciò che temono e a
cui resistono di più è la fine del loro dramma. Fintanto che sono la
loro mente, ciò che temono e a cui resistono di più è il loro risveglio.
Quando vivete in completa accettazione di ciò che esiste, questa è
la fine di ogni dramma della vostra vita. Nessuno può nemmeno litigare
con voi, per quanto vi provi. Non potete litigare con una persona
pienamente consapevole. Il litigio implica l'identificazione con la
mente e una posizione mentale, nonché resistenza e reazione alla posizione
dell'altra persona. Il risultato è che le opposte polarità si forniscono
energia reciprocamente. Questa è la
meccanica dell'inconsapevolezza. Potete ancora esprimere la vostra
opinione chiaramente e fermamente, ma non vi sarà dietro nessuna forza reattiva,
nessuna difesa e nessun attacco. Allora non si trasformerà in dramma.
Quando siete pienamente consapevoli, smettete di essere in conflitto.
«Nessuno che sia in unione con se stesso
può nemmeno concepire un conflitto», afferma Un corso in miracoli.
Questo si riferisce non soltanto al conflitto con altre persone ma
fondamentalmente al conflitto dentro di voi, che viene meno quando
non vi è più alcuno scontro fra le esigenze e le aspettative della mente
e ciò che esiste.
L'impermanenza
e i cicli della vita
Tuttavia,
fintanto che vi trovate nella dimensione fisica e siete legati alla psiche
collettiva umana, il dolore fisico (seppure raro) è ancora possibile. Non va
confuso con la sofferenza, con il dolore mentale-emozionale. Ogni sofferenza è
creata dall'ego ed è dovuta alla resistenza. Inoltre, fintanto che voi vi
trovate in questa dimensione, siete ancora soggetti alla sua natura ciclica e
alla legge della transitorietà di tutte le cose, ma non percepite più tutto
questo come «male»; esiste e basta. Consentendo l'«esistenza» di tutte le cose,
una dimensione più profonda al di sotto del gioco degli opposti si rivela a voi
come presenza costante, quiete profonda e immutabile, gioia senza causa al di
là del bene e del male. Questa è la gioia dell'Essere, la pace di Dio.
A
livello della forma vi sono nascita e morte, creazione e distruzione, crescita
e dissoluzione, di forme apparentemente separate. Questo si riflette ovunque:
nei ciclo di vita di una stella o un pianeta, un corpo fisico, un albero, un
fiore; nell'ascesa e nel crollo di nazioni, sistemi politici, civiltà; e nei
cicli inevitabili di guadagno e perdita nella vita di un individuo.
Vi sono cicli di successo, in
cui le cose vi arrivano e prosperano, e cicli di fallimento, in cui avvizziscono o si disintegrano e
dovete lasciarle andare per fare spazio alla nascita di cose nuove o perché
avvenga la trasformazione. Se restate aggrappati e opponete resistenza a questo
punto, questo significa che rifiutiate di seguire il flusso della vita, e
soffrite. Non è vero che il ciclo
ascendente sia bene e il ciclo discendente sia male, se non nel giudizio della
mente. Se la crescita, di qualunque genere, dovesse proseguire all'infinito, prima
o poi diverrebbe mostruosa e distruttiva. La dissoluzione è necessaria perché
avvenga una nuova crescita. L'una non può esistere senza l'altra. Il ciclo
discendente è assolutamente essenziale per la realizzazione spirituale.
Bisogna essere andati incontro a un fallimento profondo a qualche livello o
avere sperimentato qualche perdita o dolore profondi per essere attratti verso
la dimensione spirituale. O forse il vostro successo si è svuotato e ha perso
significato rivelandosi così un fallimento. Il fallimento è nascosto in ogni successo, e il successo in ogni fallimento.
In questo mondo, vale a dire al livello
della forma, tutti «falliscono» prima o poi, naturalmente, e ogni conquista alla
fine si riduce a zero. Tutte le forme sono impermanenti. Potete ancora
essere attivi e divertirvi a manifestare e creare nuove forme e situazioni, ma
non vi identificherete con queste. Non ne avete bisogno per trarne un senso del
sé. Non sono la vostra vita, soltanto la vostra situazione di vita. Anche la vostra energia fisica è soggetta a
cicli. Non può essere sempre al massimo. Vi saranno momenti di energia ridotta ed
elevata. Vi saranno periodi in cui sarete fortemente attivi e creativi, ma vi
possono essere anche momenti in cui tutto sembra stagnante, quando vi sembra di
non andare da nessuna parte, di non ottenere niente. Un ciclo può durare da
qualche ora a qualche anno. Vi sono cicli lunghi, e cicli brevi all'interno di
quelli lunghi. Molte malattie vengono create dalla lotta contro i cicli di
energia bassa, che sono vitali per la rigenerazione. La compulsione al fare e la tendenza a trarre il vostro senso di valorizzazione
del sé e di identità da fattori esterni quali il successo sono un'illusione inevitabile
fintanto che vi identificate con la mente. Ciò rende difficile o impossibile accettare
i cicli di bassa energia e consentire loro di essere. Pertanto l'intelligenza
dell'organismo può avere il sopravvento come misura di autodifesa e creare una
malattia per costringervi a fermarvi, in modo che possa aver luogo la
necessaria rigenerazione. La natura ciclica dell'universo è strettamente
legata all'impermanenza di tutte le cose e situazioni. Il Buddha ne fece una parte centrale del proprio insegnamento. Tutte le condizioni sono altamente
instabili e in flusso costante ovvero, secondo le sue parole, l'impermanenza è
una caratteristica di ogni condizione, ogni situazione che potrete incontrare
nella vostra vita. Cambierà, scomparirà o non vi soddisferà più. L'impermanenza
è centrale anche nell'insegnamento di Gesù: «Non accumulate tesori sulla terra,
dove sono consumati dalla ruggine e dove i ladri irrompono e rubano...». Finché una condizione è giudicata «buona»
dalla vostra mente, che si tratti di un rapporto affettivo, un bene posseduto, un
ruolo sociale, un luogo o il vostro corpo fisico, la mente prova attaccamento e
si identifica con tale condizione. Questo vi rende felici, vi fa sentire bene
riguardo a voi stessi e può diventare una parte di ciò che siete o pensate di
essere. Ma niente perdura in questa dimensione. Tutto finisce o cambia, oppure
può subire uno spostamento di polarità: la stessa condizione che era «bene»
ieri o l'anno scorso è, improvvisamente o gradatamente, diventata «male». La
stessa condizione che vi rendeva felici poi vi rende infelici. La prosperità di
oggi diventa il vuoto consumismo di domani. Le nozze e la luna di miele felici
diventano il divorzio infelice o la convivenza infelice. Oppure una condizione scompare,
per cui la sua assenza vi rende infelici. Quando una condizione o
situazione per cui la mente prova attaccamento e con cui si è identificata cambia
o scompare, la mente non può accettarlo. Si aggrapperà alla condizione che
svanisce e opporrà resistenza al cambiamento.
A volte sentite parlare di persone
che avendo perduto tutto il proprio denaro o avendo visto rovinata la propria
reputazione si suicidano. Questi sono i casi estremi. Altri, quando avviene una
perdita importante di qualche genere, si limitano a diventare profondamente
infelici o ad ammalarsi. Non sanno distinguere fra la loro vita e la loro
situazione di vita. Di recente ho letto di una famosa attrice che è morta a
più di ottant'anni. Quando la sua bellezza cominciò a svanire devastata dalla
vecchiaia, questa donna diventò disperatamente infelice e una reclusa. Anche lei
si era identificata con una condizione: il suo aspetto esteriore. Dapprima la
condizione le diede un felice senso del sé, poi uno infelice. Se fosse stata in
grado di entrare in sintonia con la vita interiore senza forma e senza tempo,
avrebbe potuto osservare e consentire il venir meno della sua forma esteriore
da un luogo di serenità e pace. Inoltre la sua forma esteriore sarebbe divenuta
sempre più trasparente alla luce che brillava attraverso la sua vera natura senza
età, per cui la sua bellezza non sarebbe realmente svanita ma semplicemente si
sarebbe trasformata in bellezza spirituale. Però nessuno le disse che questo
era possibile. Il genere di conoscenza più essenziale non è ancora ampiamente
accessibile.
§
Il Buddha insegnava che
perfino la vostra felicità è dukkha, un termine in lingua pali che
significa «sofferenza» o «insoddisfazione». È inseparabile dal suo
contrario. Ciò significa che la vostra felicità e la vostra infelicità
sono in effetti una cosa sola. Soltanto l'illusione del tempo le separa.
Questo non vuol dire essere negativi. Significa semplicemente
riconoscere la natura delle cose, in modo da non inseguire un'illusione
per il resto della vita. Né
vuol dire che non dovete più apprezzare cose o condizioni belle o
piacevoli. Ma cercare attraverso queste qualcosa che non possono dare
(un'identità, un senso di stabilità e di appagamento) è una ricetta
per la frustrazione e la sofferenza.
L'intera
industria della pubblicità e la società dei consumi crollerebbero se la
gente divenisse illuminata e non cercasse più di trovare la propria
identità attraverso gli oggetti. Più cercate la felicità in
questo modo, più vi sfuggirà.
Niente
nel mondo esterno vi soddisferà mai se non in maniera temporanea e superficiale,
ma potete aver bisogno di sperimentare molte delusioni prima di capire
questa verità. Oggetti e condizioni
possono darvi piacere, ma vi daranno anche dolore. Oggetti e condizioni
possono darvi piacere, ma non possono darvi gioia. Niente può darvi
gioia. La gioia è priva di causa e nasce dall'interno come gioia dell'Essere.
È una parte essenziale dello stato interiore di pace, lo stato che viene
anche chiamato «pace di Dio». È il vostro stato naturale, non qualcosa
che dovete raggiungere con grande sforzo o mediante una lotta, dovete
semplicemente vedere e riconoscere il valore. Molte persone non si
rendono mai conto che non vi può essere «salvezza» in ciò che fanno,
possiedono od ottengono. Chi se ne rende conto spesso diventa stanco
della vita e depresso: se niente può darvi un vero appagamento, per che
cosa potete sforzarvi, qual è lo scopo di ogni cosa? Il profeta
dell'Antico Testamento doveva essere giunto a una tale comprensione
quando scrisse: «Ho veduto tutte
le cose che si fanno sotto il sole ed ecco, tutto è vano, fiato sprecato».
Quando raggiungete questo punto,
siete a un passo dalla disperazione, e a un passo dall'illuminazione. Un
monaco buddhista una volta mi disse: «Tutto
ciò che ho imparato come monaco da vent'anni a questa parte posso riassumerlo
in una sola frase: tutto ciò che nasce muore. Questo lo so». Ciò che
intendeva dire, naturalmente, è questo:
ho imparato a non opporre resistenza a ciò che esiste; ho imparato a consentire
al momento presente di essere e ad accettare la natura transitoria di
tutte le cose e condizioni. Così ho trovato la pace. Non opporre
resistenza alla vita significa essere in stato di grazia, serenità e
leggerezza. Questo stato allora non dipende più dal fatto che le
cose siano in un certo modo, siano bene o male. Sembra quasi paradossale, eppure quando la vostra dipendenza
interiore dalla forma è venuta meno, le condizioni generali della vostra
vita, le forme esteriori, tendono a migliorare notevolmente. Cose,
persone o condizioni che ritenevate necessarie per la vostra felicità
ora arrivano a voi senza lotta o sforzo da parte vostra, e voi siete
liberi di godervele e apprezzarle, finché durano. Tutte queste cose,
naturalmente, verranno meno, i cicli andranno e verranno, ma senza
più dipendenza non vi è più paura di
perderle. La vita trascorre con serenità. La felicità che proviene da qualche fonte
secondaria non è mai molto profonda. È soltanto un pallido riflesso
della gioia dell'Essere, della pace vibrante che trovate
interiormente quando entrate nello stato di non resistenza. L'Essere vi
porta al di là dei poli opposti della mente e vi libera dalla dipendenza
dalla forma. Anche se tutto
dovesse crollare e andare a pezzi attorno a voi, voi continuereste a
percepire un profondo nucleo interiore di pace. Potrete non essere
felici, ma sarete in pace.
§
Utilizzare
e abbandonare la negatività
Ogni resistenza interiore
viene percepita come negatività in una forma o nell'altra. Ogni negatività è
resistenza. In questo contesto i due termini sono quasi sinonimi. La negatività
va dall'irritazione o dall'impazienza fino alla collera feroce, da uno stato
d'animo depresso o da un risentimento cupo fino
alla disperazione suicida. Talvolta la resistenza innesca il corpo di dolore
emozionale, nel qual caso perfino una situazione secondaria può produrre un'intensa
negatività, come collera, depressione o profonda afflizione. L'ego ritiene di potere, attraverso la
negatività, manipolare la realtà e ottenere ciò che vuole. Ritiene in tal modo
di poter attrarre una condizione desiderabile o dissolverne una indesiderabile.
Il testo Un corso in miracoli sottolinea giustamente che, quando siete
infelici, vi è la convinzione inconsapevole che l'infelicità vi «compri» ciò
che volete. Se «voi» (la mente) non riteneste che l'infelicità funzioni, perché
la creereste? Il fatto è, naturalmente, che la negatività non funziona. Invece
di attrarre una condizione desiderabile, le impedisce di nascere. Invece di
dissolvere una condizione indesiderabile, la mantiene al suo posto. La sua
unica funzione «utile» è che rafforza l'ego, ed è per questo che all'ego piace.
Quando vi siete identificati con qualche
forma di negatività, non volete lasciarla andare, e a un livello profondamente
inconsapevole non volete un cambiamento positivo. Minaccerebbe la vostra
identità di persone depresse, incollerite o trattate duramente. Allora ignorerete,
negherete o saboterete il positivo della vostra vita. Questo è un fenomeno
comune. È anche folle. La negatività è del tutto innaturale. È un inquinante psichico,
e vi è un legame profondo tra l'avvelenamento e la distruzione della natura e
la vasta negatività che si è accumulata nella psiche collettiva umana. Nessun'altra forma di vita viola e avvelena
la Terra che la sostiene. Il comportamento
nevrotico soggettivo è la mappa mentale che avvelena il territorio, è la
traduzione nella realtà della mente umana e della sua follia. Osservate qualunque pianta o animale e
lasciate che vi insegni l'accettazione di ciò che è, l'abbandono
all'Adesso. Lasciate che vi insegni l'Essere. Lasciate che vi insegni l'integrità,
che significa essere uno, essere se stessi, essere reali. Lasciate che vi
insegni a vivere e a morire e a non fare del vivere e del morire un problema. Io ho vissuto con diversi maestri Zen:
tutti gatti. Quindi è fondamentale
riprendere a vivere pacificamente come se il passato non fosse mai avvenuto.
Quando osservai questo fatto per la prima volta, all'improvviso mi resi conto
che si liberava l'energia in eccesso, impedendo così di restare intrappolata
nel corpo e di trasformarsi in negatività. Questa è saggezza naturale.
Commento:
Non
crediamo che la Natura, di cui noi siamo parte, sia un mero strumento privo di
merito, di riconoscimento del suo valore. Non crediamo che la Natura stessa non
abbia alcunché da insegnarci. Ad esempio la Natura ci insegna il valore
dell’equilibrio altruistico tra l’elemento donato e il dono ricevuto:
Le
simbiosi mutualistiche sono fenomeni naturali per cui le orchidee, le querce, i
coralli portano avanti il loro ciclo vitale vivendo a stretto contatto e
traendo benefici reciproci, sia di natura nutrizionale che di altro tipo, in
questo equilibrio la misura della decadenza di un primo elemento naturale
coincide con la misura dell’impegno del secondo elemento affinché questa povertà
e limitatezza sia sanata, in questa sistema non vi è perdita: Allorquando il
secondo elemento vivrà un periodo di decadenza il primo elemento sarà florido
di vitalità e vi dedicherà le sue cure. In un sistema egoistico – competitivo,
diversamente, vi è danno e perdita: le perdite si verificano allorquando un
primo elemento sacrifica, abbandona o denigra un secondo elemento (in onore di
pregiudizi di inutilità, povertà, inabilità, ignoranza, scarsità). La seconda
prospettiva di perdita interessa la probabilità (Questa è una probabilità
ingente considerando le varietà e la variabilità dei tipi di cure e di
necessità di cui la natura è madre) del primo elemento di necessitare in un
secondo momento delle ipotetiche cure del secondo elemento: In assenza delle passate
cure del primo elemento le povertà, le inabilità, le ignoranze, le scarsità del
secondo elemento si saranno nel tempo radicate indebolendo ed impoverendo
l’ente che avrebbe potuto in futuro giovare al primo elemento.
Un'emozione
negativa non potrebbe forse racchiudere anche un messaggio importante? Per esempio, se io
spesso mi sento depresso, può essere un segnale che qualcosa non va
nella mia vita, e questo può costringermi a esaminare la mia situazione
di vita e ad apportare qualche cambiamento. Pertanto devo ascoltare ciò
che l'emozione mi sta dicendo e non limitarmi a ignorarla perché
negativa. Sì, le emozioni negative ricorrenti
talvolta racchiudono davvero un messaggio, così come le malattie. Diventare maggiormente presenti. Quando avete raggiunto
un certo grado di presenza, non avete più bisogno che la negatività vi dica che
cosa serve nella vostra situazione di vita. Ma fintanto che la negatività esiste, utilizzatela. Utilizzatela come
una sorta di segnale che vi rammenti di essere maggiormente presenti. Come
impediamo alla negatività di nascere, e come ce ne sbarazziamo una volta
che è nata? Come ho detto, le impediamo di nascere essendo totalmente presenti.
Ma non lasciatevi scoraggiare. Finora vi sono poche persone su questo pianeta
che possono sostenere uno stato di presenza continua, anche se alcune ci si
stanno avvicinando. Presto, secondo me, ce ne saranno molte di più. Quando
notate che qualche forma di negatività è nata dentro di voi, non consideratela
un fallimento, ma un segnale utile che vi sta dicendo: «Svegliati. Esci dalla
mente. Sii presente». Vi è un romanzo di Aldous Huxley intitolato L'isola, scritto
nei suoi ultimi anni quando si interessava molto di dottrine spirituali. Narra
la storia di un uomo naufragato su un'isola remota tagliata fuori dal resto del
mondo. L'isola racchiude una civiltà straordinaria. La cosa insolita è che i
suoi abitanti, diversa mente dal resto del mondo, sono in effetti sani di
mente. La prima cosa che l'uomo nota sono i pappagalli variopinti Esprimere le
parole «Attenzione; qui e ora;
attenzione; qui e ora». Apprendiamo in seguito che gli isolani hanno insegnato
loro queste parole per farsi rammentare in continuazione di rimanere presenti. Pertanto
quando voi percepite la negatività nascere dentro di voi, causata da un fattore
esterno, da un pensiero o perfino nulla in particolare di cui siete
consapevoli, consideratela una voce che dice «Attenzione; qui e ora;
svegliati». Perfino la più lieve irritazione è significativa e va riconosciuta
e osservata; altrimenti vi sarà un accumulo costante di reazioni inosservate. Come
ho detto prima, potete essere in grado di lasciarla andare quando vi rendete
conto che non volete avere dentro di voi questo campo energetico e che non serve
ad alcuno scopo. Ma allora assicuratevi di lasciarla andare completamente. Se
non potete lasciarla andare, accettate il fatto che sia lì e rivolgete la vostra
attenzione alla percezione, come ho sottolineato in precedenza. Come alternativa al lasciar andare una
reazione negativa, non riflettetela all’esterno vero il prossimo o verso la
natura, non assimilatela nella vostra anima, andando avanti con gli anni vi
allontanerete dalla possibilità di accedere all’ Adesso in quanto vi riuscirà
difficile purificarvi dalla densità di veleno psichico che in voi si è
stratificato. Potete farla
scomparire in ciascun istante in cui vi si presenta immaginando di diventare
trasparenti alla causa esterna della reazione. Consiglio di fare pratica inizialmente
con cose piccole, perfino banali. Diciamo che siete seduti tranquillamente a
casa. Nasce un'irritazione. Qual è lo scopo
dell'irritazione? Nessuno. Perché l'avete creata? Non l'avete creata. La mente
l'ha creata. È stata totalmente automatica, totalmente inconsapevole. Perché la
mente l'ha creata? Perché sostiene la credenza inconsapevole secondo cui la sua
resistenza, che voi percepite come negatività o infelicità sotto qualche forma,
in qualche modo dissolverà la condizione indesiderabile. Questa, naturalmente,
è un'illusione. Tutto ciò può essere trasformato in pratica spirituale. Percepite voi stessi, divenite trasparenti,
per così dire, senza la solidità di un corpo materiale. Adesso consentite a qualunque
cosa provochi una reazione negativa, di attraversarvi. Invece di avere dentro di
voi una parete di resistenza che viene colpita continuamente e dolorosamente da
cose che «non dovrebbero succedere», questa parete realizza di ciascun dramma
della vostra situazione di vita un Trauma nella vostra anima di qualità e di
dimensioni analoghe al dramma che vi accade. Lasciate che tutto vi attraversi.
Qualcuno vi dice qualcosa di sgarbato o con l'intento di offendere. Invece di
passare a una reazione inconsapevole e alla negatività, come attacco, difesa o
ritirata, lasciate che vi attraversi. Non
opponete resistenza. È come se non vi fosse più nessuno a offendersi. Questo è perdono. In questo modo diventate invulnerabili.
Potete ancora dire a quella persona che il suo comportamento è inaccettabile,
se è questo che decidete di fare. Ma quella persona non ha più il potere di
dominare il vostro stato interiore. Voi allora siete nel vostro potere, non in potere
di qualcun altro, né siete gestiti dalla vostra mente. Il meccanismo di resistenza è lo stesso per
ogni dramma della vostra situazione di vita. Pratico la meditazione,
frequento seminari, leggo molti libri sulla spiritualità. Cerco di
essere in uno stato di non resistenza; ma se mi domandi se ho trovato la
pace interiore vera e duratura, la mia risposta sincera dovrebbe essere «no»
Perché non l'ho trovata? Che altro posso fare? Stai ancora cercando
al di fuori, e non puoi uscire dalla modalità di ricerca. Forse il prossimo
seminario ti darà la risposta, forse te la darà una nuova tecnica. Io ti direi: non cercare la pace. Non cercare
nessun'altra condizione che quella in cui ti trovi adesso; altrimenti creerai
un conflitto interiore e una resistenza inconsapevole. Perdonati per non
essere in pace. Nel momento in cui accetti completamente la tua assenza
di pace, tale assenza di pace si trasmuta in pace. Tutto ciò che accetti pienamente
ti farà arrivare lì, ti porterà alla pace. Questo è il miracolo dell'abbandono.
§
Conoscete già l'espressione
«porgere l'altra guancia», che un grande maestro di illuminazione utilizzò
duemila anni fa. Cercava di trasmettere simbolicamente il segreto della non resistenza
e della non reazione. Quando
accettiamo ciò che esiste, (ogni momento, ogni Adesso, ogni situazione, ogni
lettura) è il migliore. Questa è l'illuminazione.
Commento:
Nell’augurio
che la pura accettazione e il puro accoglimento dell’Essere non significhi e
comporti la stasi della volontà di creatività nelle situazioni di vita
presenti.
La
natura della compassione
Avendo superato i gruppi di
opposti creati dalla mente, diventate come un lago profondo. La situazione
esteriore della vostra vita e tutto ciò che avviene in essa è la superficie del
lago. A volte calma, a volte ventosa e agitata, a seconda dei cicli e delle stagioni.
In profondità, però, il lago è sempre indisturbato. Voi siete l'intero lago,
non soltanto la superficie, e siete in contatto con il vostro profondo, che
rimane assolutamente calmo. Non opponete resistenza al cambiamento
aggrappandovi mentalmente a qualsiasi situazione. La vostra pace interiore non
dipende da questa. Voi dimorate nell'Essere (immutabile, senza tempo, senza morte)
e non dipendete più per l'appagamento o per la felicità dal mondo esteriore
delle forme costantemente fluttuanti. Potete trarne godimento, giocare con
loro, creare forme nuove, apprezzare la bellezza di tutto questo. Ma non vi,
sarà più bisogno di provare attaccamento per nessuna di esse. Quando riusciamo a essere così
distaccati, non significa che siamo anche lontani dagli altri esseri
umani? Al contrario. Fintanto che siete inconsapevoli dell'Essere, la
realtà degli altri esseri umani vi sfuggirà, perché non avete trovato la
vostra. Alla vostra mente piacerà o non piacerà la loro forma, che non è
soltanto il loro corpo ma include anche la loro mente. Il vero rapporto affettivo
diventa possibile solo quando vi è una consapevolezza dell'Essere. Provenendo dall'Essere,
interpreterete il corpo e la mente di un'altra persona come un semplice
schermo, per così dire, dietro cui potete sentire la loro vera realtà, come
percepite la vostra. Allora, quando vi
trovate di fronte alla sofferenza o al comportamento inconsapevole di qualcun
altro, rimanete presenti e in contatto con l'Essere e siate pertanto in grado
di guardare al di là della forma e di percepire l'Essere radioso e puro dell'altra
persona attraverso il vostro. A livello dell'Essere ogni sofferenza è
riconosciuta come illusione. La sofferenza è dovuta all'identificazione con
la forma. Talvolta accadono miracoli di guarigione attraverso questa
constatazione, risvegliando la consapevolezza dell'Essere in altri, se sono
pronti. È questa la compassione? Sì.
La compassione è la consapevolezza di un legame profondo tra noi e tutte le
creature. Ma vi sono due aspetti della compassione, due aspetti di questo
legame. Da un lato, poiché voi siete ancora qui come corpo fisico, condividete
la vulnerabilità e la mortalità della vostra forma fisica con ogni altro essere
umano e ogni altro essere vivente. La prossima volta che dite «non ho niente in
comune con questa persona», ricordatevi che avete tanto in comune: fra qualche
anno (fra due anni o fra settant'anni, non fa molta differenza) entrambi sarete
diventati polvere, quindi niente del tutto. Questa è una constatazione che fa
riflettere e che umilia, lasciando poco spazio alla superbia. È un pensiero negativo?
No, è un dato di fatto. Perché chiudere gli occhi su questo? In tal senso vi è
uguaglianza totale fra voi e ogni altra creatura. Una delle pratiche spirituali
più potenti è quella di meditare profondamente sulla mortalità delle forme
fisiche, compresa la vostra. Questo si chiama:
Morire prima di morire. Cerchiamo
di approfondire questo concetto. La vostra forma fisica si dissolve, non esiste
più. Poi arriva un momento in cui muoiono anche tutte le forme mentali o i
pensieri. Eppure voi siete ancora qui, la presenza divina che siete voi.
Radiosa, completamente desta. Niente che fosse reale è mai morto, soltanto nomi,
forme, illusioni.
§
La constatazione di questa
dimensione senza morte, della vostra vera natura, è l'altro aspetto della
compassione. A un livello di percezione profonda voi adesso riconoscete non soltanto
la vostra immortalità ma attraverso la vostra anche quella di ogni altra
creatura. A livello della
forma voi condividete la mortalità e la precarietà dell'esistenza. A livello
dell'Essere condividete la vita radiosa ed eterna. Questi sono i due aspetti
della compassione. Nella compassione i sentimenti apparentemente contrapposti
di tristezza e di gioia si fondono assieme e si trasformano in una profonda
pace interiore. Questa è la pace di Dio. È uno dei sentimenti più nobili di cui
siano capaci gli esseri umani, e ha grande potere di guarigione e trasformazione.
Ma la vera compassione, come l'ho appena descritta, è finora rara. Provare una
profonda empatia nella sofferenza di un altro essere richiede certamente un
elevato grado di consapevolezza ma rappresenta solo un aspetto della compassione.
Non è completo. La vera compassione va al di là dell'empatia o della
solidarietà. Non nasce finché la tristezza non si fonde con la gioia, la gioia
dell'Essere al di là della forma, la gioia della vita eterna.
Verso
un differente ordine di realtà
Non
sono d'accordo sul fatto che il corpo deve morire. Sono convinto che possiamo
raggiungere l'immortalità fisica. Noi crediamo nella morte ed è per questo che
il corpo muore. Il
corpo non muore perché noi crediamo nella morte. Il corpo esiste, o
sembra esistere, perché noi crediamo nella morte. Il corpo e la morte fanno
parte della stessa illusione, creata dalla modalità di consapevolezza
egoica, che non ha consapevolezza della Fonte della vita e si vede
separata e costantemente minacciata. Pertanto crea l'illusione che voi
siete un corpo, un veicolo denso e fisico che è costantemente minacciato. Percepire voi stessi come corpo
vulnerabile che è nato e che un po' più tardi morirà: questa è
l'illusione. Il corpo e la morte: un'unica illusione. Non potete avere
l'uno senza l'altra. Voi volete tenervi un aspetto dell'illusione e
sbarazzarvi dell'altro, ma è impossibile. O vi tenete tutto o rinunciate
a tutto. Però non potete fuggire dal corpo, né dovete farlo. Il
corpo è un'incredibile percezione errata della vostra vera natura. Ma la vostra vera natura è nascosta
da qualche parte dentro tale illusione, non al di fuori di essa, per cui
il corpo è ancora l'unico punto di accesso a tale natura. Se
avete visto un angelo ma l'avete scambiato per una statua di pietra,
tutto ciò che dovete fare è regolare la vostra visione e guardare più da
vicino la «statua di pietra», non cominciare a guardare altrove. Allora
scoprirete che non vi è mai stata nessuna statua di pietra. Se la
credenza nella morte crea il corpo, perché un animale ha un corpo? Un animale
non ha un ego, e non crede nella morte... Ma muore lo stesso, o così
sembra. Ricordate che la vostra percezione del mondo è un riflesso del
vostro stato di consapevolezza. Voi non siete separati da questo, e non
vi è alcun mondo oggettivo là fuori. In ogni momento la vostra
consapevolezza crea il mondo che voi abitate. Una delle più grandi
intuizioni che sono venute fuori dalla fisica moderna è quella dell'unità fra osservatore e osservato: la
persona che conduce l'esperimento (la consapevolezza osservante) non può
essere separata dai fenomeni osservati, e un modo diverso di guardare fa
sì che i fenomeni osservati si comportino diversamente. Se voi credete,
a un livello profondo, nella separazione e nella lotta per la
sopravvivenza, allora vedete questa credenza riflessa tutt'intorno a voi
e le vostre percezioni sono governate dalla paura. Voi abitate un mondo
di morte e di corpi che lottano, che si uccidono l'un l'altro. Niente
è ciò che sembra essere. Il mondo che voi create e vedete attraverso la
mente egoica può sembrare un luogo molto imperfetto, perfino una valle
di lacrime. Ma tutto ciò che percepite è soltanto una sorta di simbolo,
come un'immagine in un sogno. È
il modo in cui la vostra consapevolezza interpreta e interagisce con la
danza energetica molecolare dell'universo. Tale energia è la materia prima
della cosiddetta realtà fisica. Voi la vedete in termini di corpi e di
nascita e morte, o come lotta per la sopravvivenza. È possibile, e
in effetti esiste, un numero infinito di interpretazioni completamente
diverse, di mondi completamente diversi, tutti dipendenti dalla consapevolezza
che li percepisce. Ogni essere è un
punto focale di consapevolezza, e ogni punto focale crea il proprio
mondo, sebbene tutti questi mondi siano interconnessi. Tutti i mondi in definitiva sono uno solo.
Il vostro mondo collettivo umano è in grande misura creato attraverso
il livello di consapevolezza che chiamate «mente». Anche all'interno del
mondo collettivo umano vi sono ampie differenze, molti «sottomondi»
diversi, a seconda di chi percepisce o crea i rispettivi mondi. Poiché
tutti i mondi sono interconnessi, quando la consapevolezza collettiva
umana si trasforma, la natura e il regno animale riflettono tale trasformazione.
Da qui l'affermazione della Bibbia secondo cui nell'età futura «il leone
giacerà accanto all'agnello». Questo indica la possibilità di un ordine
di realtà completamente diverso. Il mondo così come vi appare adesso è, come ho detto, in gran
parte un riflesso della mente egoica.
Poiché la paura è una conseguenza inevitabile dell'illusione egoica, è
un mondo dominato dalla paura. Così come le immagini di un sogno
sono simboli di sentimenti e stati interiori, la vostra realtà collettiva
è in larga misura un'espressione simbolica della paura e di pesanti
strati di negatività che si sono accumulati nella psiche collettiva
umana.
Voi non siete separati dal
vostro mondo, per cui quando la maggioranza degli esseri umani si
libererà dall'illusione egoica, questo cambiamento interiore influenzerà
l'intero creato. Abiterete letteralmente un mondo nuovo.
È una trasformazione
della consapevolezza planetaria. Lo strano detto buddhista secondo cui
ogni albero e ogni filo d'erba alla fine raggiungeranno l'illuminazione
indica la stessa verità. Secondo San Paolo, l'intero creato aspetta che
gli esseri umani raggiungano l'illuminazione. È così che io interpreto
la sua affermazione secondo cui: «La creazione attende con gran desiderio
la manifestazione dei figli di Dio».
San Paolo prosegue poi dicendo che in tal modo tutto il creato verrà
redento: «Fino ad ora la creazione tutta geme e soffre le doglie del
parto». Ciò che nasce è una consapevolezza nuova e, come suo riflesso
inevitabile, un mondo nuovo. Questo viene anche predetto nell'Apocalisse
del Nuovo Testamento: «Poi vidi un cielo nuovo e una terra nuova, perché
il primo, cielo e la prima terra erano spariti». Ma non
confondiamo causa ed effetto. Il vostro
compito primario non è cercare la salvezza con la creazione di un mondo
migliore, ma risvegliarvi dall'identificazione con la forma. Allora
non siete più legati a questo mondo, a questo livello di realtà. Potete
percepire le vostre radici nel Non Manifestato e così siete liberi
dall'attaccamento al mondo manifestato. Potete ancora godere dei
piaceri fuggevoli di questo mondo, ma non vi è più paura di perderli,
per cui non avete bisogno di aggrapparvi ad essi. Sebbene potete godere
di piaceri sensoriali, la bramosia dell'esperienza sensoriale non c'è
più, così come non c'è più la ricerca costante di appagamento tramite la
gratificazione psicologica, tramite l'alimentazione dell'ego. Voi siete in contatto con qualcosa
di infinitamente maggiore di ogni piacere, maggiore di ogni cosa
manifestata. In un certo senso allora non avete più bisogno del mondo.
Non avete bisogno nemmeno che sia diverso da com'è. È solo a questo
punto che cominciate a dare un contributo reale alla creazione di un
mondo migliore, di un differente ordine
di realtà. È solo a questo punto che siete in grado di provare vera
compassione e di aiutare gli altri a livello della causa. Solo chi ha
trasceso il mondo può far nascere un mondo migliore. Rammentiamo
che abbiamo parlato della duplice natura della vera compassione, che è
consapevolezza di un legame comune di mortalità e immortalità. A questo livello profondo, la compassione
diventa guarigione nel senso più ampio. In questa condizione, il vostro
influsso guaritore è basato principalmente non sul fare ma sull'essere.
Tutti coloro con cui voi entrate in contatto saranno toccati dalla
vostra presenza e influenzati dalla pace che emanate, che ne siate
consapevoli o no. Quando voi siete
pienamente presenti e le persone attorno a voi manifestano un
comportamento inconsapevole, voi non provate il bisogno di reagire, per
cui non lo rendete vero, vanificate la loro inconsapevolezza e valorizzate il
loro Essere. La vostra pace è così
vasta e profonda che tutto quanto non è pace scompare in essa come se
non fosse mai esistito. Questo
interrompe il ciclo karmico di azione e reazione. Animali, alberi,
fiori percepiranno la vostra pace e risponderanno. Voi insegnate
attraverso l'essere, attraverso la dimostrazione della pace di Dio. Diventate la «luce del mondo»,
un'emanazione di consapevolezza pura, e così eliminate la sofferenza a
livello della causa. Eliminate l'inconsapevolezza dal mondo.
§
Ciò non significa che non potete
anche insegnare attraverso il fare;
per esempio, indicando come disidentificarsi dalla mente, riconoscere gli schemi
inconsapevoli dentro di sé, eccetera. Ma ciò che siete è sempre un
insegnamento più vitale e un agente di trasformazione del mondo più potente di
ciò che dite, e più essenziale anche di ciò che fate. Per di più, riconoscere
il primato dell'Essere e pertanto operare a livello della causa non esclude la
possibilità che la vostra compassione possa contemporaneamente manifestarsi a
livello del fare e dell'effetto, alleviando la sofferenza dovunque la
incontrate. Quando un affamato vi chiede
del pane e voi ne avete, glielo date. Ma nel dargli il pane, anche se la vostra
interazione può essere brevissima, ciò che importa realmente è questo momento
di Essere condiviso, di cui il pane è soltanto un simbolo. Qui ha luogo una
profonda guarigione. In questo momento non vi è nessuno che dà, nessuno che
riceve.
Ma
non dovrebbe esservi fame in primo luogo. Come possiamo creare un mondo
migliore senza prima affrontare mali come la fame e la violenza? Tutti i mali sono l'effetto dell'inconsapevolezza.
Potete alleviare gli effetti dell'inconsapevolezza, ma non potete eliminarli
se non ne eliminate la causa. Il vero cambiamento avviene interiormente,
non esteriormente. Se sentite la
vocazione di alleviare la sofferenza del mondo, questa è una cosa assai
nobile, ma rammentate di non concentrarvi esclusivamente sull'esteriore;
altrimenti andrete incontro a frustrazione e disperazione. Senza un
cambiamento profondo nella consapevolezza umana, la sofferenza del mondo
è un pozzo senza fondo. Allora non lasciate che la vostra compassione
diventi unilaterale. L'immedesimazione nel dolore o nella mancanza
provata da qualcun altro e un desiderio di aiutare devono essere
controbilanciati da una più profonda comprensione della natura eterna di
ogni forma di vita e dell'illusione ultima di ogni dolore. Allora
lasciate che la vostra pace fluisca in tutto ciò che fate e così
opererete a livello della causa e dell'effetto contemporaneamente. Questo
vale anche se sostenete un movimento teso a impedire agli esseri umani
profondamente inconsapevoli di distruggere se stessi, i propri simili e
il pianeta o di continuare a infliggere terribili sofferenze ad altri
esseri senzienti. Ricordate: così come non si può combattere il buio,
non si può combattere l'inconsapevolezza. Se cercate di farlo, le
polarità opposte si rafforzeranno e si radicheranno più in profondità.
Voi vi identificherete con una delle polarità, creerete un «nemico» e
così verrete attirati a vostra volta nell'inconsapevolezza. Innalzate
la consapevolezza diffondendo informazioni, o al massimo praticando una
resistenza passiva. Ma accertatevi di non portare dentro di voi
resistenza, odio, negatività. «Amate i vostri nemici», disse Gesù, il
che naturalmente significa «non abbiate nemici». Quando vi
lasciate coinvolgere lavorando a livello dell'effetto, è fin troppo facile
perdervi in questo. State vigili e molto, molto presenti. Il livello causale
deve rimanere il vostro obiettivo primario, l'insegnamento
dell'illuminazione il vostro scopo principale, e la pace il dono più
prezioso che offrite al mondo.
10
Il
significato dell'arrendersi
Accettazione
dell'Adesso
Per alcune persone l'arrendersi
può avere connotazioni negative, che implicano la sconfitta, la rinuncia, il non
essere all'altezza delle sfide della vita, l'apatia, eccetera. Il vero arrendersi,
però, è qualcosa di completamente diverso. Non significa sopportare passivamente
la situazione in cui ci si trova e non fare niente in proposito. Né significa
smettere di fare progetti o di dare inizio ad azioni positive. L'arrendersi è
la saggezza, semplice ma profonda di lasciarsi andare anziché opporsi
al flusso della vita.
Approfondimento:
Pánta
rheî (πάντα ῥεῖ), "tutto scorre", Eraclito.
«Non
si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte
una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della
velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.»
Commento:
Equilibrio
tra attività e pasività.
Il
sistematico arrendersi ed il costante accoglimento di attitudini passive e può
condurre alla realizzazione di realtà analoghe a tali descritte nel libro “La
banalità del Male” di Hannah Arendt.
L'unico
punto in cui potete avere esperienza del flusso della vita è l'Adesso, per cui
abbandono significa accettare incondizionatamente e senza riserve il momento
presente. Significa abbandonare la resistenza interiore a ciò che è. La resistenza
interiore è dire di no a ciò che esiste, attraverso il giudizio mentale e la
negatività emotiva. Diventa particolarmente pronunciata quando le cose «vanno
storte», vale a dire quando vi è un divario fra le esigenze o le rigide
aspettative della vostra mente e ciò che esiste. Questo è il divario del
dolore. Se avete vissuto abbastanza a lungo, saprete che le cose «vanno storte»
piuttosto spesso. È precisamente in
questi momenti che bisogna praticare l'arrendersi se si vuole eliminare il
dolore fisico e morale dalla propria vita. L'accettazione di ciò che esiste vi libera
immediatamente dall'identificazione con la mente e così vi ricollega
all'Essere. La resistenza è la mente. L'abbandono, l'arrendersi, è un
fenomeno puramente interiore. Non significa che a livello esteriore non potete intraprendere
azioni e modificare la situazione. In effetti non è la situazione complessiva
che dovete accettare quando praticate l'abbandono, ma soltanto quel segmento
minuscolo chiamato Adesso. Per
esempio, se siete in una situazione di immobilità, non dite: «Va bene, mi
rassegno a essere in questo stato». La rassegnazione non è abbandono. Non è
necessario accettare una situazione di vita indesiderabile o spiacevole. E nemmeno
dovete ingannarvi e dire che non vi è niente di male nell'essere in uno stato
di non vita. No. Voi riconoscete pienamente che volete tirarvene fuori. Allora
restringete la vostra attenzione al momento presente senza etichettarlo
mentalmente in alcun modo. Ciò significa che non vi è alcun giudizio sull'Adesso.
Pertanto non vi è resistenza, non vi è negatività emozionale. Accettate
l'«essere così» di questo momento. Allora intraprendete un'azione e fate tutto
ciò che potete per liberarvi dalle catene della non vita. Una simile azione la
chiamo «azione positiva». È molto più efficace dell'azione negativa, che nasce
dalla collera, dalla disperazione o dalla frustrazione. Finché non ottenete
il risultato desiderato, continuate a praticare l'abbandono astenendovi
dall'etichettare l'Adesso. Vorrei fare un'analogia visiva per illustrare il
concetto che sto spiegando. State
camminando lungo un sentiero di notte, circondati da una fitta nebbia. Ma avete
una potente torcia elettrica che fende la nebbia e crea davanti a voi uno
spazio ristretto ma luminoso. La nebbia è la vostra situazione di vita, che
comprende passato e futuro; la torcia è la vostra presenza consapevole; lo
spazio luminoso è l'Adesso. Il mancato abbandono indurisce la vostra forma
psicologica, l'involucro dell'ego, e così crea un forte senso di separatezza. Il
mondo attorno a voi e gli altri esseri umani in particolare finiscono per
essere percepiti come minacciosi. Nasce la compulsione inconsapevole di
distruggere gli altri attraverso il giudizio, così come nasce la necessità di
competere e di dominare. Perfino la natura diventa vostra nemica e le vostre percezioni
e interpretazioni sono governate dalla paura. La malattia mentale che chiamiamo
«paranoia» è soltanto una forma lievemente più acuta di questo stato di
consapevolezza normale ma disfunzionale. Non soltanto la vostra forma
psicologica ma anche la vostra forma fisica (il vostro corpo) diventa rigida e
dura attraverso la resistenza. Si genera tensione in varie parti del corpo,
e il corpo nel suo insieme si contrae. Il libero flusso di energia vitale
attraverso il corpo, che è essenziale per il suo funzionamento sano, viene
notevolmente ristretto. I massaggi e certe forme di fisioterapia possono essere
utili nel ristabilire tale flusso, ma se non praticate l'abbandono nella vostra
vita quotidiana queste cose potranno soltanto alleviare temporaneamente i
sintomi, poiché la causa (lo schema di resistenza) non è stata dissolta. Vi è dentro di voi qualcosa che non viene
influenzato dalle circostanze transitorie che costituiscono la vostra
situazione di vita, e solo attraverso l'abbandono voi vi avete accesso. È la vostra
vita, il vostro Essere, che esiste eternamente nel regno senza tempo del
presente. Trovare questa vita è «l'unica cosa necessaria» di cui parlava Gesù.
§
Se
trovate insoddisfacente o perfino intollerabile la vostra situazione di vita, è
solo mediante l'abbandono che potete spezzare lo schema inconsapevole di
resistenza che perpetua tale situazione. L'abbandono
è perfettamente compatibile con l'intraprendere azioni, il dare inizio a cambiamenti
o il raggiungere obiettivi. Ma nello stato di abbandono fluisce nel vostro
comportamento un'energia completamente diversa, una qualità differente. L'abbandono
vi ricollega all'energia primaria dell'Essere, e se il vostro fare è permeato
di Essere, diventa una celebrazione gioiosa dell'energia vitale che vi porta ancora più in profondità nell'Adesso.
Attraverso la non-resistenza, la qualità
della vostra consapevolezza e pertanto la qualità di ciò che state facendo o
creando viene incommensurabilmente accresciuta. I risultati allora verranno
da soli e rifletteranno tale qualità. Potreste chiamarla «azione nell'abbandono». Non è lavoro come lo conoscete da migliaia
di anni. A mano a mano che un maggior numero
di esseri umani si risveglierà, il termine lavoro sarà destinato a
scomparire dal vostro vocabolario, e forse verrà creata una parola nuova in
sostituzione. È la qualità della vostra consapevolezza in questo momento a costituire
il principale fattore determinante del tipo di futuro che vi aspetta, per cui l'abbandono è la cosa più importante che potete
fare per apportare un cambiamento positivo. L'azione che intraprendete è
secondaria. Nessuna azione veramente positiva può nascere da uno stato di
consapevolezza privo di abbandono. Posso capire che se mi trovo in una
situazione spiacevole o insoddisfacente e accetto completamente il
momento così com'è non vi saranno né sofferenza né infelicità. Mi sarò
elevato al di sopra di tutto questo. Ma continuo a non capire da dove
verranno l'energia o la motivazione per intraprendere un'azione e apportare
un cambiamento se non vi è una certa quantità di insoddisfazione. Nello
stato dell'arrendersi vedete molto chiaramente ciò che deve essere fatto e
intraprendete un'azione, facendo una cosa per volta e concentrandovi su una
cosa per volta. Imparate dalla natura:
vedete come ogni cosa venga portata a termine e come si manifesti il miracolo
della vita senza insoddisfazione o infelicità. È per questo che Gesù disse:
«Considerate come crescono i gigli: non filano, né tessono». Se la vostra
situazione complessiva è insoddisfacente o spiacevole, dovete separare
questo istante e abbandonarvi a ciò che esiste. Questa è la torcia
elettrica che fende la nebbia. Il vostro stato di consapevolezza allora smette
di essere dominato dalle condizioni esterne. Voi non vi affidate più alla
reazione e alla resistenza.
Quindi
osservate le specificità della situazione. Domandatevi: «Vi è qualcosa che posso fare per modificare la situazione, migliorarla
o allontanarmene?». Se sì, intraprendete l'azione opportuna. Concentratevi non
sulle cento cose che farete o forse dovrete fare in un futuro ma sull'unica
cosa che potete fare adesso. Ciò non significa che non dovete pianificare alcunché.
Può darsi benissimo che la pianificazione sia l'unica cosa che potete fare
adesso. Ma state attenti a non cominciare a proiettare «filmati mentali», a
protendervi nel futuro, perdendo così l'Adesso. L'azione che intraprendete può non avere frutti immediati. Finché non
li ha, non opponete resistenza a ciò che esiste. Se non vi è alcuna azione che
potete intraprendere, e non potete nemmeno allontanarvi dalla situazione,
allora utilizzatela per entrare più in profondità nell'abbandono, più in
profondità nell'Adesso, più in profondità nell'Essere. Quando entrate in questa
dimensione senza tempo del presente, il cambiamento spesso ha luogo in modi
strani e senza necessità di grandi azioni da parte vostra. La vita diventa
utile e collaborativa. Se fattori interiori quali paura, senso di colpa o inerzia
vi impedivano di intraprendere un'azione, si dissolveranno alla luce della
vostra presenza consapevole. Non confondete l'abbandono con un atteggiamento
equivalente a dire «non me ne importa più nulla». Se lo osservate più da vicino,
scoprite che un tale atteggiamento è contaminato da negatività sotto forma di
risentimento nascosto e pertanto non è affatto abbandono ma resistenza
mascherata. Nell'abbandono rivolgete la vostra attenzione verso l'interno
per controllare se vi sono tracce residue di resistenza dentro di voi. Dovete
essere molto vigili in questa osservazione; altrimenti una sacca di resistenza
potrà continuare a nascondersi in qualche angolo buio sotto forma di pensiero o
di emozione non riconosciuta.
Dall'energia
mentale all'energia spirituale
Rinunciare
alla resistenza è più facile a dirsi che a farsi. Continuo a non vedere
chiaramente come rinunciarvi, Se tu dici mediante l'abbandono, rimane
l'interrogativo: «Come?». Bisogna cominciare con il riconoscere che vi
è effettivamente resistenza. Siate lì quando accade, quando nasce
la resistenza. Osservate come la mente la crea, come etichetta la situazione, voi stessi e gli altri. Guardate il
processo di pensiero che ne è coinvolto. Percepite l'energia
dell'emozione. Essendo testimoni della resistenza, vedrete che non serve
ad alcuno scopo. Concentrando tutta la vostra attenzione sull'Adesso,
la resistenza inconsapevole viene resa consapevole, e finisce qui. Non
potete essere consapevoli e allo stesso tempo infelici, consapevoli e
allo stesso tempo in negatività. Negatività, infelicità o sofferenza
sotto qualunque forma significano che vi è resistenza, e la resistenza è
sempre inconsapevole.
Sicuramente
potrò essere consapevole della mia sensazione di infelicità?
Scegliereste forse l'infelicità?
Se non l'avete scelta, come ha fatto a nascere? Qual è il suo scopo? Chi la
mantiene viva? Dite di essere consapevoli della vostra sensazione di
infelicità, ma la verità è che siete identificati con questa e mantenete in vita
il processo attraverso il pensiero compulsivo. Tutto questo è inconsapevole. Se
foste consapevoli, vale a dire totalmente presenti nell'Adesso, ogni negatività
si dissolverebbe quasi istantaneamente.
Non potrebbe sopravvivere in vostra presenza. Può sopravvivere soltanto in
vostra assenza. Perfino il corpo di dolore non può sopravvivere a lungo in
vostra presenza. Voi mantenete viva la vostra infelicità fornendole tempo. Quest'ultimo
è la sua linfa vitale. Eliminate il tempo attraverso un'intensa consapevolezza
del momento presente ed ecco che l'infelicità muore. Ma volete realmente che muoia? Ne avete davvero avuto abbastanza? Chi
sarete senza l'infelicità? Finché non praticate l'abbandono, la dimensione
spirituale è qualcosa di cui si legge, si parla, ci si entusiasma, su cui si scrivono
libri, a cui si pensa, qualcosa a cui si crede oppure no, a seconda dei casi.
Non fa differenza. Soltanto quando praticate l'abbandono essa diviene una
realtà viva nella vostra vita. Quando lo fate, l'energia che emana da voi e che
allora gestisce la vostra vita è di una frequenza di vibrazione molto più
elevata rispetto all'energia mentale che continua a gestire il nostro mondo,
l'energia che ha creato le attuali strutture sociali, politiche ed economiche
della nostra civiltà e che continua a perpetuarsi attraverso i nostri sistemi
educativi e i mezzi di comunicazione. Mediante l'abbandono viene alla luce l'energia
spirituale. Non crea nessuna sofferenza per voi stessi, per altri esseri umani
o per alcuna altra forma di vita sul pianeta. Diversamente dall'energia
mentale, non inquina la Terra e non è soggetta alla legge delle polarità, la
quale impone che nulla possa esistere senza il suo contrario, che non vi può essere
il bene senza il male. Coloro che sfruttano l'energia mentale, vale a dire ancora
la grande maggioranza della popolazione della Terra, rimangono inconsapevoli
dell'esistenza dell'energia spirituale. Questa
appartiene a un diverso ordine di realtà e creerà un mondo diverso quando un
numero sufficiente di esseri umani entrerà nello stato di abbandono e diverrà
così totalmente privo di negatività. Se la Terra sopravviverà, questa sarà
l'energia di coloro che la abiteranno. Gesù si riferiva a questa energia quando
pronunciò la sua famosa affermazione profetica nel Discorso della montagna:
«Beati i miti, perché erediteranno la terra». È una presenza silenziosa ma
intensa che dissolve gli schemi inconsapevoli della mente. Questi potranno
rimanere attivi per un certo tempo, ma non gestiranno più la vostra vita. Le
condizioni esterne a cui opponevate resistenza tendono pure a modificarsi o a
dissolversi rapidamente attraverso l'abbandono, che è un potente fattore di trasformazione
di situazioni e persone. Se le condizioni non si trasformano immediatamente, la
vostra accettazione dell'Adesso vi consente di elevarvi al di sopra di esse. In
un modo o nell'altro, siete liberi.
L'arrendersi
nei rapporti personali
E per quello che riguarda le
persone che vogliono usarmi, manipolarmi o controllarmi? Devo arrendermi a
loro? Sono tagliate fuori dall'Essere, per cui
inconsapevolmente tentano di ricavare dagli altri energia e potere. È
vero che soltanto una persona inconsapevole cercherà di usare o
manipolare gli altri, ma è altrettanto vero che soltanto una persona inconsapevole
può essere usata e manipolata. Se opponete resistenza o combattete il
comportamento inconsapevole degli altri, diventate a vostra volta
inconsapevoli. Ma arrendersi non significa acconsentire a essere usati
da persone inconsapevoli.
Niente affatto. È
perfettamente possibile dire di no fermamente e chiaramente a una
persona o allontanarsi da una situazione e trovarsi allo stesso tempo in
uno stato di completa assenza di resistenza interiore. Quando dite di no a una persona o a una situazione,
questo «no» deve arrivare non da una reazione ma da un'intuizione, da
una comprensione chiara di ciò che è giusto o sbagliato per voi in quel
momento. Lasciate che sia un «no» non reattivo, un «no» di alta qualità,
un «no» che sia libero da ogni negatività e pertanto non crei ulteriore
sofferenza.
Sul
lavoro mi trovo in una situazione spiacevole. Ho cercato di praticare
l'abbandono a tale situazione, ma lo trovo impossibile. Continua a emergere una
forte resistenza.
Quando non riuscite a
praticare l'abbandono, dovete intraprendere subito un'azione. Dovete dire
chiaramente come la pensate o fare qualcosa per apportare un cambiamento nella situazione,
oppure allontanarvene. Dovete assumervi la responsabilità riguardo alla vostra
vita, non dovete inquinare di negatività il vostro Essere interiore splendido e
radioso, né la Terra. Non dovete dare all'infelicità sotto qualsiasi forma una dimora
dentro di voi.
Se
non potete intraprendere un'azione, per esempio se vi trovate in carcere,
allora vi rimangono due scelte: la resistenza o l'abbandono. La schiavitù o la
libertà interiore dalle condizioni esterne. La sofferenza o la pace interiore.
L'assenza
di resistenza va praticata anche nella condotta esteriore della nostra vita,
come nel non resistere alla violenza, oppure è qualcosa che riguarda soltanto
la nostra vita interiore?
Vi
basta interessarvi dell'aspetto interiore. Questo è fondamentale. Naturalmente
ciò trasformerà anche la condotta della vostra vita esteriore, i vostri
rapporti personali, eccetera.
I vostri rapporti personali saranno
modificati profondamente dall'abbandono. Se non potete mai accettare ciò che
esiste, implicitamente non sarete in grado di accettare nessuno così com'è. Giudicherete,
criticherete, etichetterete, rifiuterete o cercherete di cambiare gli altri.
Inoltre, se continuamente fate dell'Adesso un mezzo rivolto a un fine nel
futuro, farete anche di ogni persona che incontrate o con cui entrate in
relazione un mezzo rivolto a un fine. Il rapporto personale (l'essere umano) assume
allora per voi un'importanza secondaria, o perfino nessuna importanza. È
fondamentale ciò che potete trarre da tale rapporto, che si tratti di guadagno
materiale, senso di potenza, piacere fisico o qualche forma di gratificazione
dell'ego. Vorrei illustrare come può operare l'arrendersi nelle relazioni
personali. Quando siete coinvolti in un litigio o in qualche situazione di
conflitto, magari con la persona amata o qualcuno che vi sta vicino, cominciate
con l'osservare come assumete un atteggiamento difensivo quando la vostra
posizione viene attaccata, o con il percepire la forza della vostra aggressione
quando attaccate la posizione dell'altra persona.
Osservate l'attaccamento ai
vostri punti di vista e alle vostre opinioni. Percepite l'energia mentale-emotiva
dietro il vostro bisogno di avere ragione e di dare torto all'altra persona. Questa
è l'energia della mente egoica. La rendete consapevole riconoscendola,
percependola quanto più pienamente possibile. Poi un giorno, nel bel mezzo di
un litigio, vi rendete conto all'improvviso che potete scegliere e potete
decidere di lasciar perdere la vostra reazione, giusto per vedere che cosa
succede. Praticate l'abbandono. Non intendo dire di lasciar perdere la reazione
soltanto verbalmente dicendo «va bene, hai ragione tu» con un'espressione in
volto che dice «io sono al di sopra di questa inconsapevolezza infantile».
Questo significa soltanto spostare la resistenza a un altro livello, con la mente
egoica ancora in posizione dominante, che rivendica la superiorità. Sto parlando
invece di abbandonare l'intero campo energetico mentaleemozionale dentro di noi
che lottava per la supremazia. L'ego è astuto, per cui dovete essere molto
vigili, molto presenti e del tutto sinceri con voi stessi per vedere se avete veramente
abbandonato la vostra identificazione con una posizione mentale e vi siete così
liberati dalla mente. Se
all'improvviso vi sentite molto leggeri, limpidi e profondamente in pace,
questo è un segno inconfondibile del vero abbandono. Allora osservate che cosa
accade alla posizione mentale dell'altra persona quando voi non la rifornite
più di energia attraverso la resistenza. Quando l'identificazione con le posizioni
mentali è sparita, ha inizio la vera comunicazione. E per quanto riguarda
l'assenza di resistenza di fronte a violenza, aggressione e simili?
Assenza di resistenza non significa
necessariamente non fare nulla. Significa soltanto che qualunque «fare» diventa
non reattivo. Ricordiamo la profonda saggezza sottostante alla pratica delle
arti marziali orientali: non bisogna opporre resistenza alla forza dell'avversario.
Bisogna cedere per, vincere.
Detto questo, «non fare nulla»
quando si è in uno stato di intensa presenza è un potente agente di
trasformazione e di guarigione di situazioni e persone. Nel Taoismo vi è un
termine chiamato wu wei, che di solito si traduce «attività senza
azione» o «stare seduti tranquillamente senza far nulla». Nell'antica
Cina era considerato una delle conquiste o delle virtù più elevate. È
radicalmente diverso dall'inattività nello stato ordinario di consapevolezza, o
meglio di inconsapevolezza, che ha origine da paura, inerzia o indecisione. Il
vero «non fare» implica un'assenza di resistenza interiore e un'intensa vigilanza.
D'altro canto, se è necessaria
un'azione, voi non reagirete più a partire dalla vostra mente condizionata, ma
risponderete alla situazione a partire dalla vostra presenza consapevole. In questa
condizione la vostra mente è libera da concetti, compreso il concetto di non
violenza. Allora chi può prevedere che cosa farete? L'ego ritiene che nella
vostra resistenza risieda la vostra forza, mentre in verità la resistenza vi
taglia fuori dall'Essere, l'unico luogo di vera potenza. La resistenza è debolezza
e paura mascherate da forza. Ciò che l'ego vede come debolezza è il vostro
Essere nella sua purezza, innocenza e potenza. Ciò che vede come forza è
debolezza. Pertanto l'ego esiste in una
continua modalità di resistenza e assume ruoli falsi per coprire la vostra «debolezza»,
che in verità è la vostra potenza.
Finché
non vi è abbandono, l'assunzione inconsapevole di ruoli costituisce una vasta
parte dell'interazione umana. Nell'abbandono non avete più bisogno delle difese
dell'ego e delle sue false maschere. Diventate molto semplici, molto reali. «È
pericoloso», dice l'ego. «Ti farai male. Diventerai vulnerabile». Ciò che l'ego
non sa, naturalmente, è che soltanto mediante la rinuncia alla resistenza,
soltanto diventando «vulnerabili», potete scoprire la vostra vera ed essenziale
invulnerabilità.
Trasformare
la malattia in illuminazione
Se
qualcuno è gravemente ammalato e accetta completamente la propria situazione e
si abbandona alla malattia, non rinuncia così alla volontà di ritornare in salute?
La determinazione a combattere la malattia non ci sarebbe più, vero? L'abbandono è accettazione interiore di ciò
che esiste, senza alcuna riserva. Stiamo parlando della vostra vita (questo
istante) non delle condizioni o delle circostanze della vita, non di ciò
che io chiamo «la situazione di vita». Ne abbiamo già parlato.
Riguardo
alla malattia, ecco che cosa significa. La malattia fa parte della vostra
situazione di vita. In quanto tale ha un passato e un futuro. Passato e futuro
formano un continuum ininterrotto, a meno che la potenza redentrice dell'Adesso
non venga attivata attraverso la vostra presenza consapevole. Come sapete, al
di sotto delle varie condizioni che costituiscono la vostra situazione di vita,
la quale esiste nel tempo, vi è qualcosa di più profondo, di più essenziale: la
vostra Vita, il vostro Essere nell'Adesso senza tempo. Poiché nell'Adesso non
vi sono problemi, non vi è nemmeno malattia. La credenza in un'etichetta che qualcuno appiccica alla vostra
condizione mantiene al suo posto tale condizione, le dà potenza e fa di uno squilibrio
temporaneo una realtà apparentemente solida. Gli conferisce non solo realtà e
solidità ma anche una continuità nel tempo che prima non aveva. Mediante la
concentrazione su questo istante e l'astensione dall'etichettarlo mentalmente,
la malattia viene ridotta a uno o più di questi fattori: dolore fisico,
debolezza, sconforto o invalidità. Ecco a che cosa vi arrendete, adesso. Non vi
arrendete all'idea di «malattia». Lasciate che la sofferenza vi costringa a
entrare nel momento presente, in uno stato di intensa presenza consapevole. Utilizzatela
per l'illuminazione. Abbandono non significa trasformare ciò che esiste, almeno
non direttamente. L'abbandono trasforma voi. Quando voi siete trasformati, tutto il
vostro mondo viene trasformato, perché il mondo è soltanto un riflesso. Ne
abbiamo parlato in precedenza. Se vi guardate allo specchio e non vi piace
quello che vedete, dovreste essere pazzi per attaccare l'immagine riflessa nello
specchio. Ed è proprio quello che fate quando siete in uno stato di
non-accettazione. E naturalmente, se attaccate l'immagine, questa vi attacca a
sua volta. Se accettate l'immagine, quale che sia, se vi dimostrate amichevoli
nei suoi confronti, essa non potrà non farsi amichevole verso di voi. Ad una
azione corrisponde una reazione uguale e contraria. È così che cambiate il
mondo. La malattia non è il problema. Il problema siete voi, fintanto che
la mente egoica è in posizione dominante. Quando siete ammalati o invalidi, non
dovete sentirvi come se aveste fallito in qualche modo, non dovete sentirvi in
colpa. Non date la colpa alla vita per avervi trattato in modo sleale, ma non date
la colpa nemmeno a voi stessi. Tutto questo è resistenza. Se avete una malattia
grave, utilizzatela per l'illuminazione. Qualunque
cosa di «male» vi capiti nella vostra vita, utilizzatela per l'illuminazione.
Eliminate il tempo dalla malattia. Non datele né passato né futuro. Lasciate
che vi costringa a entrare in un'intensa consapevolezza del momento presente, e
vedete che cosa succede. Diventate
alchimisti, trasmutate il metallo in oro, la sofferenza in consapevolezza, la
catastrofe in illuminazione. La condizione che viene etichettata come
«malattia» non ha niente a che vedere con ciò che voi realmente siete.
Quando
si verifica una catastrofe
Per ciò che riguarda la
maggioranza ancora inconsapevole della popolazione, soltanto una situazione
limite ha il potenziale per rompere il duro involucro dell'ego e costringere
queste persone all'abbandono e quindi allo stato risvegliato. Una situazione limite
nasce quando, per via di qualche catastrofe, qualche sovvertimento drastico, un
grave lutto o dolore, l'intero vostro mondo va in frantumi e non ha più senso.
È un incontro con la morte, fisica o psicologica. La mente egoica, creatrice di
questo mondo, crolla. Dalle ceneri del vecchio mondo può allora venire alla
luce un mondo nuovo.
Non vi è garanzia, naturalmente,
che perfino una situazione limite sia sufficiente, ma la potenzialità vi è
sempre. La resistenza di alcune persone a ciò che esiste, addirittura si intensifica
in una tale situazione, per cui diventa una discesa all'inferno. In altre persone può esservi soltanto un
abbandono parziale, ma anche questo darà loro una certa profondità e una serenità
che prima non c'erano. Alcune parti dell'involucro dell'ego si staccano, e ciò
consente a piccole quantità della radiosità e della pace che stanno al di là
della mente di trasparire all'esterno.
Le situazioni limite hanno
prodotto molti miracoli. La resistenza
interiore alla situazione in cui si trovavano era diventata così intensa da
produrre una sofferenza insostenibile, e non vi era possibilità di fuggire né
di sottrarsi a tale situazione, e nemmeno un futuro proiettato dalla mente.
Così sono stati costretti al completo abbandono all'ineluttabile. Sono stati
costretti a praticare l'abbandono. In questo modo sono stati in grado di
entrare nello stato di grazia con cui arriva la redenzione: la completa
liberazione dal passato. Naturalmente non è in realtà la situazione limite a
creare spazio per il miracolo della grazia e della redenzione, ma l'atto di
abbandono. Allora ogni volta che si verifica una catastrofe o qualcosa va
«storto» (malattia, invalidità, perdita della casa o del patrimonio o di
un'identità socialmente definita, rottura di un rapporto affettivo, morte o sofferenza
di una persona cara, oppure la vostra morte imminente) dovete sapere che in
tale situazione vi è anche un altro aspetto, che siete a un passo da qualcosa
di incredibile: una completa trasmutazione alchemica del metallo di base del
dolore e della sofferenza in oro. Questo unico passo si chiama «abbandono». Non
voglio dire che in una tale situazione si sarà felici. Non sarà così. Ma la
paura e il dolore si trasmuteranno in una pace interiore e in una serenità che
provengono da un luogo molto profondo, dal Non Manifestato. È «la pace di Dio,
che supera ogni comprensione».
In confronto a questa, la
felicità è una cosa piuttosto superficiale. Con questa pace radiosa giunge la comprensione
(non a livello della mente ma nella profondità dell'Essere) del fatto che voi
siete indistruttibili, immortali. Non è una credenza. È certezza assoluta che
non ha bisogno di prove esteriori provenienti da qualche fonte secondaria.
Trasformare
la sofferenza in pace
Ho
letto di un filosofo stoico dell'antica Grecia il quale, quando gli fu detto
che suo figlio era morto in un incidente, rispose: «Sapevo che non era immortale».
Questo è arrendersi? Se lo è, non lo voglio. Vi sono situazioni in cui
l'abbandono sembra innaturale e disumano.
Essere tagliati fuori dai propri
sentimenti non è abbandono. Ma voi non sapete quale fosse lo stato interiore di
quel filosofo quando pronunciò quelle parole. In certe situazioni estreme può essere
ancora impossibile per voi accettare l'Adesso. Ma ottenete sempre una seconda
possibilità per l'abbandono.
La prima possibilità è di arrendersi
in ogni momento alla realtà di quel momento. Sapendo che ciò che esiste non può
essere disfatto (perché già esiste), dite di sì a ciò che è o accettate ciò che
non è. Poi fate quello che dovete fare, qualunque cosa richieda la situazione.
Se dimorate in questo stato di accettazione, non creiamo più negatività, né
sofferenza, né infelicità. Allora vivete in uno stato di non-resistenza, uno stato
di grazia e leggerezza, liberi dalla lotta. Quando non siete in
grado di farlo, quando perdete questa occasione (o perché non generate sufficiente
presenza consapevole da impedire la nascita di schemi abituali e inconsapevoli
di resistenza, o perché la condizione è così estrema da essere per voi
assolutamente inaccettabile), allora create qualche forma di dolore, qualche
forma di sofferenza. Può sembrare che la situazione stia creando la sofferenza,
ma in definitiva non è così: è la resistenza che la crea. Ed ecco la seconda
possibilità di arrendersi. Se non potete accettare ciò che è esteriormente,
accettate ciò che è interiormente. Se non potete accettare la condizione
esterna, accettate la condizione interna. Ciò significa: non opponete resistenza
al dolore. Consentitegli di esistere. Abbandonatevi all'afflizione, alla
disperazione, alla paura, alla solitudine o a qualunque forma assuma la sofferenza.
Siatene testimoni senza etichettarla mentalmente. Abbracciatela. Allora vedrete
come il miracolo dell'arrendersi trasformi la sofferenza profonda in pace profonda.
Questa è la vostra crocifissione. Facciamo in modo che diventi la vostra risurrezione
e la vostra ascensione. Non vedo come ci si possa arrendere alla
sofferenza. Come hai sottolineato tu stesso, la sofferenza è mancanza di
resa. Come possiamo arrenderci alla mancanza di resa?
Dimenticate
per un attimo l'arrendersi. Quando il vostro dolore è profondo, ogni discorso
sull'abbandono probabilmente apparirà comunque futile e insensato. Quando il
vostro dolore è profondo, probabilmente avrete un forte impulso a sfuggire piuttosto
che ad abbandonarvi a questo. Non volete
provare quello che provate. Che cosa potrebbe esserci di più normale? Ma non vi
è via di fuga, non vi è via d'uscita. Vi sono molte false vie di fuga
(lavoro, alcolismo, droghe, collera, proiezione, repressione, eccetera), ma non
vi liberano dal dolore. La sofferenza non diminuisce d'intensità quando la
rendete inconsapevole. Quando negate il dolore
emozionale, ogni cosa che fate o pensate, così come le vostre relazioni
personali, ne risultano contaminate. Lo trasmettete, per così dire, sotto forma
dell'energia che emanate, e altri lo recepiranno in maniera subliminale. Se
sono inconsapevoli, possono perfino sentirsi obbligati ad attaccarvi o ferirvi
in qualche modo, oppure potete ferirli voi con una proiezione inconsapevole del
vostro dolore. Voi attirate e manifestate ciò che corrisponde al vostro stato interiore.
Quando non c'è via d'uscita, vi
è pur sempre una via di attraversamento. Allora non allontanatevi dal
dolore. Affrontatelo, percepitelo pienamente. Percepitelo, non
pensateci! Esprimetelo se necessario, non create un copione nella vostra mente.
Dedicate tutta la vostra attenzione
alla sensazione, non alla persona, all'evento o alla situazione che sembrano
averla causata. Non lasciate che la mente utilizzi il dolore per crearne un'identità
di vittima per voi stessi. Sentirvi dispiaciuti per voi stessi e raccontare ad
altri la vostra storia vi manterrà invischiati nella sofferenza. Poiché è
impossibile sfuggire alla sensazione, l'unica possibilità di cambiamento è
entrarvi dentro; altrimenti non cambierà nulla. Allora dedicate la vostra
completa attenzione a ciò che provate e astenetevi dall'etichettarlo mentalmente.
Mentre entrate nella sensazione, siate intensamente vigili. Inizialmente potrà
sembrare un luogo buio e terrificante, e quando arriva l'impulso di allontanarvene
dovete osservarlo ma non agire di conseguenza. Continuate a rivolgere la vostra
attenzione al dolore, continuate a provare afflizione, paura, terrore,
solitudine, quello che sia. Rimanete vigili, rimanete presenti: presenti con
tutto il vostro Essere, con ogni cellula del corpo. Così facendo apportate luce
in questo buio. Questa è la fiamma della vostra
consapevolezza. In questa fase non occorre più preoccuparsi dell'abbandono.
È già avvenuto. Come? L'attenzione piena è accettazione piena, è abbandono.
Dedicando la vostra piena attenzione, voi usate il potere di Adesso, che è la
potenza della vostra presenza. Nessuna sacca nascosta di resistenza può
sopravvivere in essa. La presenza elimina il tempo. Senza il tempo non può
sopravvivere alcuna sofferenza, nessuna negatività. L'accettazione della sofferenza
è un viaggio nella morte. Affrontare il dolore profondo, rivolgervi la vostra
attenzione, significa entrare consapevolmente nella morte. Quando siete morti di questa morte, vi rendete conto che non vi è
morte, e non vi è nulla da temere. Soltanto l'ego muore. Immaginate un raggio
di sole che abbia dimenticato di essere una parte inseparabile del sole e si
illuda di dover lottare per sopravvivere e crearsi e aggrapparsi a un'identità
diversa dal sole. La morte di questa illusione non sarebbe incredibilmente liberatoria?
Volete una morte facile? Preferireste morire senza dolore, senza tormento?
Allora morite per il passato in ogni momento, e lasciate che la luce della vostra
presenza scacci con il suo fulgore il sé pesante e legato al tempo che
pensavate fosse «voi».
§
La
via della croce
Vi
sono molti resoconti di persone che dicono di avere trovato Dio attraverso la
loro profonda sofferenza, e vi è l'espressione cristiana «la via della croce»,
che immagino indichi la stessa cosa.
È
proprio quello di cui parliamo qui. In senso stretto, queste persone non hanno trovato Dio attraverso la loro sofferenza,
perché la sofferenza implica resistenza. Hanno trovato Dio attraverso
l'abbandono, attraverso l'accettazione totale di ciò che esiste, a cui sono
stati costretti dalla loro intensa sofferenza. Devono avere capito a qualche
livello che il loro dolore era creato da loro stessi.
Come
puoi equiparare l'abbandono al trovare Dio? Poiché la resistenza è inseparabile dalla mente, la rinuncia
alla resistenza (l'abbandono) è la fine della mente come vostro padrone,
come impostore che finge di essere «voi», come falso dio. Ogni giudizio e ogni negatività si
dissolvono. Il regno dell'Essere, che era stato oscurato dalla mente,
allora si dischiude. All'improvviso nasce dentro di voi una grande
quiete, un insondabile senso di pace. E all'interno di questa pace vi è
grande gioia. E all'interno di questa gioia vi è amore. E nel nucleo
più interno vi è il sacro, l'incommensurabile. Ciò che non può essere
nominato. Non lo definisco trovare Dio perché come potete trovare
ciò che non è mai andato perduto, la vita stessa che siete voi? Il termine
«Dio» è limitante non solo per via di migliaia di anni di percezioni
errate e di uso improprio, ma anche perché implica un'entità diversa da
noi. Dio è l'Essere stesso, non un
essere. Qui non vi può essere un rapporto soggetto-oggetto, né
dualità, né voi separatamente da Dio. La realizzazione di Dio è la cosa più naturale che ci sia. Il
fatto sorprendente e incomprensibile non è che voi potete diventare
consapevoli di Dio ma che non siete consapevoli di Dio. La
via della croce che hai menzionato è l'antica via verso l'illuminazione,
e fino a poco tempo fa era l'unica via. Ma non disprezziamola, né
sottovalutiamone l'efficacia. Funziona ancora.
La via della croce è
un'inversione completa. Significa che la cosa peggiore della vostra
vita, la vostra croce, si trasforma nella cosa migliore che vi sia mai
capitata, costringendovi all'abbandono, alla «morte», costringendovi a
diventare nulla, a diventare Dio, perché anche Dio non è nessuna cosa, è
nulla.
In
questo momento, per quanto riguarda la maggioranza inconsapevole degli
esseri umani, la via della croce è ancora l'unica via. Si sveglieranno
soltanto attraverso ulteriori sofferenze, e l'illuminazione come
fenomeno collettivo sarà prevedibilmente preceduta da vasti
sovvertimenti. Questo processo riflette l'operato di certe leggi
universali che governano la crescita della consapevolezza e che pertanto
fu previsto da alcuni veggenti. Viene descritto, fra l'altro, nel libro
della Rivelazione, o Apocalisse, sebbene avvolto in simbologie oscure e
talvolta impenetrabili. Questa sofferenza viene inflitta non da Dio
ma dagli esseri umani a loro stessi e ai loro simili, nonché da certe
misure difensive che la Terra, la quale è un organismo vivente e
intelligente, prenderà per proteggersi dall'assalto della follia.
L'illuminazione attraverso la
sofferenza (la via della croce) significa essere costretti a entrare nel regno
dei cieli scalciando e urlando. Alla fine vi arrendete perché non potete più
sopportare il dolore, ma il dolore può andare avanti per lungo tempo prima che
ciò accada. L'illuminazione scelta consapevolmente significa eliminare
l'attaccamento al passato e al futuro e fare dell'Adesso il fulcro principale
della vostra vita. Significa scegliere di dimorare nello stato di presenza anziché
nel tempo. Significa dire
di sì a ciò che esiste. Allora non avete più bisogno del dolore. Quanto tempo ci vorrà prima di poter dire:
«Non creerò più dolore, più sofferenza»? Di quanto altro dolore avete bisogno prima
di compiere questa scelta? Se pensate di aver bisogno di altro tempo, otterrete
altro tempo, e altro dolore. Tempo e dolore sono inseparabili.
Il
potere di scegliere
E
tutte quelle persone che a quanto pare vogliono effettivamente soffrire? Ho
un'amica il cui compagno la maltratta fisicamente, e la sua precedente
relazione era simile. Perché si sceglie uomini così, e perché rifiuta di uscire
adesso da tale situazione? Perché così tante persone effettivamente scelgono il
dolore? So che la parola scegliere è un termine
in voga nella New Age, ma non è del tutto preciso in questo contesto. È fuorviarne dire che qualcuno «ha
scelto» una relazione disfunzionale o qualunque altra situazione
negativa nella sua vita. La scelta implica consapevolezza, un elevato
grado di consapevolezza. Senza questa non c'è scelta. La scelta comincia
nel momento in cui voi vi disidentificate dalla mente e dai suoi schemi
condizionati, nel momento in cui diventate presenti. Finché non
raggiungete questo livello, siete inconsapevoli dal punto di vista spirituale.
Ciò significa che siete obbligati a pensare, sentire e agire in certi
modi a seconda del condizionamento della vostra mente. Ecco perché Gesù disse: «Perdona loro,
perché non sanno quello che fanno». Questo non è collegato all'intelligenza nel senso convenzionale
della parola. Ho conosciuto molte persone estremamente intelligenti e
colte che erano anche completamente inconsapevoli, vale a dire
completamente identificate con la loro mente. In effetti, se lo sviluppo
mentale e l'accresciuta conoscenza non sono controbilanciati da una
corrispondente crescita della consapevolezza, il potenziale di
infelicità e catastrofe è molto elevato.
Non vi è scelta. La mente,
condizionata com'è dal passato, cerca sempre di ricreare ciò che conosce e con
cui ha familiarità. Anche se è doloroso, almeno è familiare. La mente aderisce sempre a ciò che è noto.
L'ignoto è pericoloso perché la mente non vi esercita alcun dominio. Ecco
perché la mente non ama e ignora il momento presente. La consapevolezza del momento presente crea un intervallo non solo nel
flusso della mente ma anche nel continuum passato-futuro. Niente di veramente
nuovo e creativo può venire a questo mondo se non attraverso questo intervallo,
questo spazio vuoto di possibilità infinite.
Avere gli schemi inconsapevoli
complementari con quelli del nostro prossimo crea situazioni di relazione
instabile. Avere gli schemi consapevoli complementari con quelli del nostro
prossimo crea situazioni di relazione stabile.
Naturalmente
la situazione è creata da sé, ma chi o che cosa è quel sé che opera la
creazione? Uno schema mentale emozionale del passato, nient'altro. Perché farne
un sé? Se tu dici che ha scelto la sua condizione
o situazione, rafforzi il suo stato di identificazione con la mente. Ma il suo schema
mentale è la sua identità? È il suo sé? La sua vera identità è derivata dal
passato? Mostra come essere la presenza osservante dietro i suoi pensieri e le
sue emozioni. Racconta del corpo di dolore e di come liberarsene. Insegna
l'arte della consapevolezza del corpo interiore. Dimostra il significato della
presenza. Non appena sarà in grado di accedere al potere di Adesso, e così
superare il suo passato condizionato, allora sì che avrà una scelta. Nessuno sceglie la disfunzione, il
conflitto, il dolore. Nessuno sceglie la follia. Si verificano perché in
voi non vi è abbastanza presenza da dissolvere il passato, non abbastanza luce da
scacciare le tenebre. Voi non siete pienamente qui. Ancora non vi siete del
tutto risvegliati. Nel frattempo la mente condizionata gestisce la vostra vita.
Sembra sempre
che le persone abbiano scelta, ma è un'illusione.
Fintanto
che la vostra mente con i suoi schemi condizionati gestirà la vostra vita, fintanto che voi sarete la vostra
mente, che scelta avete? Nessuna. Non esistete nemmeno.
Lo
stato di identificazione con la mente è gravemente disfunzionale. È una forma di follia. Quasi tutti voi soffrite
di questa malattia, con varie gradazioni. Nel momento in cui ve ne rendete
conto, non vi può più essere risentimento. Come potete risentirvi per la malattia
di qualcun altro? L'unica reazione appropriata è la compassione.
Allora
questo significa che nessuno è responsabile di ciò che fa? Non mi piace questa
idea.
Se voi siete gestiti dalla mente,
anche se non avete scelta continuerete a soffrire le conseguenze della vostra inconsapevolezza
e creerete ulteriore sofferenza. Porterete il fardello di paura, conflitti, problemi
e dolore. La sofferenza così creata, alla fine vi costringerà a uscire dal
vostro stato di inconsapevolezza.
Quello
che dici della scelta si applica anche al perdono, suppongo. Dobbiamo essere
pienamente consapevoli e praticare l'abbandono prima di poter perdonare.
«Perdono» è un termine che è
in uso da duemila anni, ma la maggior parte di voi ha un'opinione molto
limitata di ciò che significhi. Non potete veramente perdonare voi stessi o gli
altri fintanto che traete il vostro senso del sé dal passato. Solo accedendo al
potere di Adesso, che è il vostro potere, può esservi vero perdono. Ciò rende
impotente il passato, e voi comprendete profondamente che nulla di ciò che
avete fatto o di ciò che vi è stato fatto potrebbe toccare minimamente
l'essenza radiosa di ciò che siete. L'intero concetto di perdono allora diventa
superfluo.
E
come si arriva a questo punto di comprensione? Quando vi abbandonate a ciò
che esiste e così diventate
pienamente presenti, il
passato smette di avere ogni potere. Non vi serve più. La chiave è la Presenza.
La chiave è l'Adesso. Come saprò quando sarò arrivato all'abbandono? Quando
non avrai più bisogno di porre questa domanda.
Nell’augurio
che i valori acquisiti in grazia di queste parole non siano gli zampilli di un fuoco
che basti a sé stesso e che a causa dei suoi bagliori sia cieco dei lumi
prossimi alla sua aura, siano la reciproca condivisione e l’incontro con il
prossimo, non l’egoica volontà di proprietà e la solitudine, gli spiriti che
muovono l’eredità di queste scritture. L’avvento di un vento nefasto potrebbe estinguere
i lumi del rigoglioso fuoco e risparmiare il fervore di una timida fiammella
che ora sola illumina e ravviva le stanche scintille del fu maestoso fuoco.
Michele
Vitti