the art
of unveiling the unseen side
Tommaso Spazzini Villa
22/02/2018
“Una
domanda è come un coltello che squarcia la tela del dipinto per permetterci di
dare un’occhiata a ciò che si nasconde dietro. Davanti c’è la menzogna
comprensibile e dietro, intravista, l’incomprensibile verità.”
l ‘ insostenibile leggerezza dell’essere, Milan Kundera
“Che
cos’è la bellezza?
Parole
sempre uguali ritornavano come un pellegrino che non riesce a staccare gli
occhi da un paesaggio o come un uomo che non sa dire addio alla vita.
Frammenti
di Parole preziose compongono la bellezza, parole sempre uguali, ritornavano,
ma nessuno le ha mai ascoltate e nessuno le ascolterà, per questa sordità la
bellezza non è che l’infinita vanità di parole preziose, la vanità della
cultura, la vanità dell’arte.
La
bellezza è un mondo tradito. La possiamo incontrare solo quando i persecutori
l’hanno dimenticata per errore da qualche parte. La bellezza è nascosta dietro
il dipinto. Se la vogliamo trovare dobbiamo strappare la tela. ”
l ‘ insostenibile leggerezza dell’essere, Milan Kundera
La
cosa che mi emoziona più di tutte, il picco della mia emotività,
è
cercare di vedere ciò che non si vede.
Uno
scrittore una volta disse : Altresì l’uomo
è ciò che nasconde.
Io
per esempio, quando a teatro sono seduto nei posti laterali, e da lì riesco a
vedere i movimenti dei tecnici di scena dietro le quinte : coloro che alzano ed
abbassano i fondali di cartapesta, o gli ansiosi attori, insicuri prima di
entrare in scena; in quel momento, qualcosa si illumina.
U N
A R C O B A L E N O D I P R O F I L O
“Per tutta la vita, ho
cercato di far vedere quello che gli altri non vedono,
per esempio un arcobaleno di
profilo.”
Bruno Munari
In
questo pensiero’è una bellezza, una magia, una fantasia e soprattutto, una
indicazione meravigliose.
“Un albero è l’esplosione lentissima di un
seme.”
Bruno Munari
Per
vedere le cose che non si vedono, vorrei che tutti chiudessimo gli occhi.
Nel buio che vediamo :
immaginiamo, degli oceani, le loro
profondità più buie.
E i loro fondali così immoti e silenziosi.
Immaginiamo
i sogni,
imperscrutabili.
Indicibili.
Una quercia
cresce sola tra gli arati campi,
Ora ricordiamo
Imponente, il tronco sovente duplicarsi
in rami che custodiscono le foglie
variopinte
che s’abbandonan volitando al cullar dello
zefiro.
Tutto sta.
Un bambino,
abbassando lo sguardo,
vedendo lo stelo ritto posarsi sul disteso
manto erboso,
si meraviglia
dell’incantato equilibrio della quercia.
Immaginiamo di sforzar il manto erboso
per vederne oltre scaturire un’immagine,
le fondamenta della quercia :
Il tronco sovente si duplica in radici.
Ora sveliamo i bruni ramoscelli attorti e
sottili
riposar avvolti e velati dal manto erboso.
Allontanandoci fino ad abbracciare della
quercia le radici
ragguagliamo i superficiali ramoscelli con
le profonde radici :
Forse, le radici sono più ragguardevoli
della chioma stessa.
Questo
è il viaggio che ho compiuto la prima volta che ho cercato di disegnare la
radice di un albero. Ed è quello che faccio più o meno ogni volta che cerco di
disegnarne una. Ogni volta è un viaggio meraviglioso nei meandri della mente,
della memoria, del cuore.
meandro
Dal
nome del Meandro (gr. Μαίανδρος, lat. Maeandrus e Maeander), fiume
dell’Asia Minore, che già in greco e in latino aveva assunto significato
figurativo per i caratteristici serpeggiamenti del suo corso. Ognuna delle serpentine, o curve a forma di S,
soggette a spostamenti, e perciò dette anche meandri divaganti, che certi fiumi
formano scorrendo nel loro corso inferiore in piane alluvionali a leggera
pendenza.
I
meandri incassati, incisi dalla corrente nella roccia sottostante la coltre
alluvionale e, quindi, non soggetti a spostamenti;
I
meandri morti, quelli che, in seguito a un naturale processo di raddrizzamento
del corso del fiume, risultano strozzati alla base, con l’isolamento di un’ansa
destinata a prosciugarsi.
In
geologia, fessura o canaletto visibile a occhio nudo, apertosi in seno a una
roccia per cause geologiche diverse.
Qualsiasi
disegno o andamento serpeggiante o complicato; movimento tortuoso e intricato
di strade o passaggi dov’è difficile l’orientamento, spesso quindi sinonimo
astratto di labirinto o dedalo.
La parola meandro è simbolo di meravigliose relazioni naturali
:
Con
meraviglia, divenni consapevole dell’evidente identità formale e frattalità
insita in alcuni elementi naturali :
Il
tronco d’un albero ed i suoi ramoscelli, le sue radici, il fulmine, l’effigie
d’un fiume che diviene ruscello ed in fine corso d’acqua, le fessure o i
canaletti visibili a occhio nudo, apertosi in seno a una roccia o ad un’arida
distesa desertica per cause geologiche diverse.
La
forma del corpo umano femminile e maschile:
L'Uomo
vitruviano, il disegno a penna e inchiostro su carta (34x24 cm) del 1490 di
Leonardo da Vinci ne è una considerevole rappresentazione. Le vene e le arterie;
la medesima astratta effigie presentano i labirinti del cuore, della mente e
della memoria.
Nel
silenzio della terra, il lento colare della pioggia, diviene uno dei fatti più
clamorosi e rivoluzionari che possano succedere. Dove le radici sono tutte
interconnesse tra loro e si riverberano gli echi del mondo di sopra che è così
lontano dalle profondità della terra, così silenziose, così materne e così
primordiali.
Vedere d’un libro ciò che non si vede mai.
L’interezza
de libro stesso, l’unicità, l’identità simbolo del libro.
Vedere
di fronte a sé la Divina Commedia, non considerando la grandezza storico –
culturale di quello scritto, quanto la sua presenza fisica:
Nello
studio ho appeso tre tele, ho preso un’edizione della Divina Commedia del tardo
seicento, a cui mancavano alcune pagine; per questo non era un sacrificio
smembrarla. Sulle tre tele ho disposto ordinatamente le pagine dell’Inferno,
del Purgatorio e del Paradiso.
Di
fronte a me, mi è sembrato di avere Dante perché per me Dante non è più una
persona ma è la sua opera.
Ho
unito il tema della radice ed il tema dell’identità simbolo del libro.
Ed
è nata quest’opera d’arte :
Radici
disegnate sulle pagine dei testi più importanti della nostra cultura: Dall’Iliade
all’Odissea, all’enciclopedia di Diderot, ai testi i Galileo; I libri fondanti
la nostra cultura.
I
tre testi sacri, Bibbia, Corano e Torah:
In
questo caso ho deciso di prendere non il testo sacro bensì un commentario; che
non è sacro, è un libro di studio; per non offendere un testo e le persone che
in quel testo credono.
Il
tema di questo quadro non vorrebbe convergere sul fatto che queste tre religioni
hanno la stessa radice, che è pur vero e che è nell’ebraismo; quanto la
contrapposizione tra il pensiero dell’uomo, rappresentato dalle pagine e la natura,
rappresentata dalle radici. Il pensiero dell’uomo lo vedete come schematico: è
rigorosamente strutturato in ordinato in geometrici e monotoni paragrafi. E
soprattutto come visivamente non comunica le tre religioni e queste pur dicendo
la stessa cosa, non si parlano. E la natura è l’unico elemento, nel quadro, che
abbraccia le tre religioni; le unisce e assolutamente non tiene in
considerazione le divisioni.
A
mio avviso, l’unico pensiero umano che
incede incontenibile come le radici dell’albero, è quello dei bambini.
Sovente
il bambino in me, dalle retrovie in cui lo ho rilegato, incede curioso, diviene
protagonista dello scenario, e tutto il mondo, intorno a me diviene
meraviglioso.
Ad
esempio, un giorno, disegnavo su un taccuino all’aperto. Sovrappensiero ho
colto un foglia dall’erba e la posai sulla bianca pagina del taccuino. E mi
sembrava di vedere nell’ombra una damina triste, come uscita dalle fiabe di
Flaubert, mossi la foglia e l’immagine cangiò.
Con
meraviglia osservai che nelle ombre delle foglie si nascondono delle forme.
Colsi un’altra foglia, la sua ombra figurava un mendicante che chiede
l’elemosina. Grazie a questa mia curiosità nacquero una serie di lavori sulle
ombre delle foglie dove l’unica regola che mi sono dato è quella di non
modificare mai la foglia per ottenere quell’ombra. Se l’ombra era vagamente
approssimata, scartavo la foglia.
Più
cercai di trovare una forma, meno ne vidi, meno ne trovai. Più mi lasciai
libero, più forme colsero la mia attenzione.
Io non cerco. Trovo.
Picasso
"Quando
qualcuno cerca, " rispose Siddhartha "allora accade facilmente che il
suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che
cerca, e che egli non riesca a trovar nulla, non possa assorbir nulla, in sé,
perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è
posseduto dal suo scopo. Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare
significa: esser libero, restare aperto, non aver scopo. Tu, venerabile, sei
forse di fatto uno che cerca, poiché, perseguendo il tuo scopo, non vedi tante
cose che ti stanno davanti agli occhi."
Hermann Hesse
"Accade
a volte che un sognatore o un bambino si rompano gli occhi nell'intento di
vedere con precisione, di sorprendere nel cielo crepuscolare il momento in cui
compare ciascuna delle prime stelle. Ben tesa è la curiosità, allora; ben
vigile, l'attenzione; in uno stato come di ossessione le pupille.
Mai
però si raggiungerà il risultato desiderato. Una livida solitudine permane nel
punto preciso dove con tanta ansia si guarda. In cambio, un poco più lontano,
qualche cosa è successo. Niente ivi c'era prima; ma ora, ma adesso, rispende la
più brillante delle stelle. Senza volerlo il nostro sguardo si rapprende nella
luce."
E. D'Ors, Diario Europeo, 1946
Dove
altro si nascondono le magie della vita?
Per
esempio, nei testi dei libri.
Se
prendiamo di un qualsiasi testo una pagina e nella pagina evidenziamo alcune
parole che scegliamo noi sparse nel testo si possono comporre relazioni di
parole nuove ed inattese.
Colsi
una pagina della Divina Commedia di fine cinquecento :
Il
caso volle scernere ed estrarre alcune parole che relazionai in questi versi :
La mente guarda nel cuore e si distende.
La vendetta beve sangue e virtù.
Eterna geme l’anima nel cuore.
Poterti tacere che è tutto superfluo.
Ma perché la morte non si spiega?
Concluso
questo lavoro, rimasi ammutolito, non pensavo di scernere così tante frasi,
sono certo che vi siano infinite relazioni tra le parole di quella pagina.
La scelta di un’unica relazione di parole
tra le infinite possibilità di relazioni tra le parole d’una pagina è segno
dell’identità unica di una persona.
Compresi
che il vero lavoro era di trovare la frase. L’unica frase all’interno delle
infinite possibilità che mi rappresentasse veramente:
Dopo otto giorni di meraviglia
il tempo, non essendo altro che il tempo
risponde che la morte non era che pace e
tranquillità.
Ero
convinto che dando la stessa pagina a centinaia di persone, nessuno avrebbe
sottolineato la stessa frase. Quindi sono andato in un liceo, ho consegnato a
centocinquanta ragazzi la stessa pagina e ho detto loro di sottolineare la loro
frase.
Mai
mi sarei aspettato di ricevere delle poesie tanto raffinate :
“Mi avrebbe amato, mi avrebbe dato del bene
se invecchiava tra noi.
E invece è morto.
Eppure la triste morte aveva beni infiniti.”
Francesco, 16 anni
“Che il tuo cuore ti dia quello che più
desideri.”
Giada, 17 anni
Tommaso Spazzini Villa
Sitografia
https://www.tsvilla.com/
https://www.youtube.com/watch?time_continue=840&v=yiDHQfIL4xQ