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domenica 3 gennaio 2021

The art of unveiling the unseen side - Tommaso Spazzini Villa




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

the art of unveiling the unseen side

Tommaso Spazzini Villa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   22/02/2018                  

“Una domanda è come un coltello che squarcia la tela del dipinto per permetterci di dare un’occhiata a ciò che si nasconde dietro. Davanti c’è la menzogna comprensibile e dietro, intravista, l’incomprensibile verità.”

l ‘ insostenibile leggerezza dell’essere, Milan Kundera

 

“Che cos’è la bellezza?

 

Parole sempre uguali ritornavano come un pellegrino che non riesce a staccare gli occhi da un paesaggio o come un uomo che non sa dire addio alla vita.

Frammenti di Parole preziose compongono la bellezza, parole sempre uguali, ritornavano, ma nessuno le ha mai ascoltate e nessuno le ascolterà, per questa sordità la bellezza non è che l’infinita vanità di parole preziose, la vanità della cultura, la vanità dell’arte.

La bellezza è un mondo tradito. La possiamo incontrare solo quando i persecutori l’hanno dimenticata per errore da qualche parte. La bellezza è nascosta dietro il dipinto. Se la vogliamo trovare dobbiamo strappare la tela. ”

l ‘ insostenibile leggerezza dell’essere, Milan Kundera


La cosa che mi emoziona più di tutte, il picco della mia emotività,

è cercare di vedere ciò che non si vede.

Uno scrittore una volta disse : Altresì l’uomo è ciò che nasconde.

Io per esempio, quando a teatro sono seduto nei posti laterali, e da lì riesco a vedere i movimenti dei tecnici di scena dietro le quinte : coloro che alzano ed abbassano i fondali di cartapesta, o gli ansiosi attori, insicuri prima di entrare in scena; in quel momento, qualcosa si illumina.

 

U N  A R C O B A L E N O  D I  P R O F I L O

 

“Per tutta la vita, ho cercato di far vedere quello che gli altri non vedono,

per esempio un arcobaleno di profilo.”

Bruno Munari

In questo pensiero’è una bellezza, una magia, una fantasia e soprattutto, una indicazione meravigliose.

 

“Un albero è l’esplosione lentissima di un seme.”

Bruno Munari

 

Per vedere le cose che non si vedono, vorrei che tutti chiudessimo gli occhi.

 

 

 

Nel buio che vediamo :

immaginiamo, degli oceani, le loro profondità più buie.

E i loro fondali così immoti e silenziosi.

 

 

 

Immaginiamo

i sogni,

imperscrutabili.

Indicibili.

 

 

 

Una quercia

cresce sola tra gli arati campi,

Ora ricordiamo

Imponente, il tronco sovente duplicarsi

in rami che custodiscono le foglie variopinte

che s’abbandonan volitando al cullar dello zefiro.

 

Tutto sta.

 

Un bambino,

abbassando lo sguardo,

vedendo lo stelo ritto posarsi sul disteso manto erboso,

si meraviglia

dell’incantato equilibrio della quercia.

 

Immaginiamo di sforzar il manto erboso

per vederne oltre scaturire un’immagine,

le fondamenta della quercia :

 

Il tronco sovente si duplica in radici.

 

Ora sveliamo i bruni ramoscelli attorti e sottili

riposar avvolti e velati dal manto erboso.

 

Allontanandoci fino ad abbracciare della quercia le radici

ragguagliamo i superficiali ramoscelli con le profonde radici :

 

Forse, le radici sono più ragguardevoli della chioma stessa.

 

 

Questo è il viaggio che ho compiuto la prima volta che ho cercato di disegnare la radice di un albero. Ed è quello che faccio più o meno ogni volta che cerco di disegnarne una. Ogni volta è un viaggio meraviglioso nei meandri della mente, della memoria, del cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

meandro

Dal nome del Meandro (gr. Μαανδρος, lat. Maeandrus e Maeander), fiume dell’Asia Minore, che già in greco e in latino aveva assunto significato figurativo per i caratteristici serpeggiamenti del suo corso.  Ognuna delle serpentine, o curve a forma di S, soggette a spostamenti, e perciò dette anche meandri divaganti, che certi fiumi formano scorrendo nel loro corso inferiore in piane alluvionali a leggera pendenza.

I meandri incassati, incisi dalla corrente nella roccia sottostante la coltre alluvionale e, quindi, non soggetti a spostamenti;

I meandri morti, quelli che, in seguito a un naturale processo di raddrizzamento del corso del fiume, risultano strozzati alla base, con l’isolamento di un’ansa destinata a prosciugarsi.

In geologia, fessura o canaletto visibile a occhio nudo, apertosi in seno a una roccia per cause geologiche diverse.

Qualsiasi disegno o andamento serpeggiante o complicato; movimento tortuoso e intricato di strade o passaggi dov’è difficile l’orientamento, spesso quindi sinonimo astratto di labirinto o dedalo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La parola meandro è simbolo di meravigliose relazioni naturali :

 

Con meraviglia, divenni consapevole dell’evidente identità formale e frattalità insita in alcuni elementi naturali :

Il tronco d’un albero ed i suoi ramoscelli, le sue radici, il fulmine, l’effigie d’un fiume che diviene ruscello ed in fine corso d’acqua, le fessure o i canaletti visibili a occhio nudo, apertosi in seno a una roccia o ad un’arida distesa desertica per cause geologiche diverse. 

La forma del corpo umano femminile e maschile:

L'Uomo vitruviano, il disegno a penna e inchiostro su carta (34x24 cm) del 1490 di Leonardo da Vinci ne è una considerevole rappresentazione. Le vene e le arterie; la medesima astratta effigie presentano i labirinti del cuore, della mente e della memoria.

 

Nel silenzio della terra, il lento colare della pioggia, diviene uno dei fatti più clamorosi e rivoluzionari che possano succedere. Dove le radici sono tutte interconnesse tra loro e si riverberano gli echi del mondo di sopra che è così lontano dalle profondità della terra, così silenziose, così materne e così primordiali.

 

Vedere d’un libro ciò che non si vede mai.

L’interezza de libro stesso, l’unicità, l’identità simbolo del libro.

Vedere di fronte a sé la Divina Commedia, non considerando la grandezza storico – culturale di quello scritto, quanto la sua presenza fisica:

Nello studio ho appeso tre tele, ho preso un’edizione della Divina Commedia del tardo seicento, a cui mancavano alcune pagine; per questo non era un sacrificio smembrarla. Sulle tre tele ho disposto ordinatamente le pagine dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso.

Di fronte a me, mi è sembrato di avere Dante perché per me Dante non è più una persona ma è la sua opera.

Ho unito il tema della radice ed il tema dell’identità simbolo del libro.

Ed è nata quest’opera d’arte :

Radici disegnate sulle pagine dei testi più importanti della nostra cultura: Dall’Iliade all’Odissea, all’enciclopedia di Diderot, ai testi i Galileo; I libri fondanti la nostra cultura.

I tre testi sacri, Bibbia, Corano e Torah:

In questo caso ho deciso di prendere non il testo sacro bensì un commentario; che non è sacro, è un libro di studio; per non offendere un testo e le persone che in quel testo credono.

Il tema di questo quadro non vorrebbe convergere sul fatto che queste tre religioni hanno la stessa radice, che è pur vero e che è nell’ebraismo; quanto la contrapposizione tra il pensiero dell’uomo, rappresentato dalle pagine e la natura, rappresentata dalle radici. Il pensiero dell’uomo lo vedete come schematico: è rigorosamente strutturato in ordinato in geometrici e monotoni paragrafi. E soprattutto come visivamente non comunica le tre religioni e queste pur dicendo la stessa cosa, non si parlano. E la natura è l’unico elemento, nel quadro, che abbraccia le tre religioni; le unisce e assolutamente non tiene in considerazione le divisioni.

 

 

 

A mio avviso, l’unico pensiero umano che incede incontenibile come le radici dell’albero, è quello dei bambini.

Sovente il bambino in me, dalle retrovie in cui lo ho rilegato, incede curioso, diviene protagonista dello scenario, e tutto il mondo, intorno a me diviene meraviglioso.

 

 

Ad esempio, un giorno, disegnavo su un taccuino all’aperto. Sovrappensiero ho colto un foglia dall’erba e la posai sulla bianca pagina del taccuino. E mi sembrava di vedere nell’ombra una damina triste, come uscita dalle fiabe di Flaubert, mossi la foglia e l’immagine cangiò.

Con meraviglia osservai che nelle ombre delle foglie si nascondono delle forme. Colsi un’altra foglia, la sua ombra figurava un mendicante che chiede l’elemosina. Grazie a questa mia curiosità nacquero una serie di lavori sulle ombre delle foglie dove l’unica regola che mi sono dato è quella di non modificare mai la foglia per ottenere quell’ombra. Se l’ombra era vagamente approssimata, scartavo la foglia.

Più cercai di trovare una forma, meno ne vidi, meno ne trovai. Più mi lasciai libero, più forme colsero la mia attenzione.

Io non cerco. Trovo.

Picasso

 

"Quando qualcuno cerca, " rispose Siddhartha "allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca, e che egli non riesca a trovar nulla, non possa assorbir nulla, in sé, perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è posseduto dal suo scopo. Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare significa: esser libero, restare aperto, non aver scopo. Tu, venerabile, sei forse di fatto uno che cerca, poiché, perseguendo il tuo scopo, non vedi tante cose che ti stanno davanti agli occhi."

 

Hermann Hesse

 

 

"Accade a volte che un sognatore o un bambino si rompano gli occhi nell'intento di vedere con precisione, di sorprendere nel cielo crepuscolare il momento in cui compare ciascuna delle prime stelle. Ben tesa è la curiosità, allora; ben vigile, l'attenzione; in uno stato come di ossessione le pupille.

 

Mai però si raggiungerà il risultato desiderato. Una livida solitudine permane nel punto preciso dove con tanta ansia si guarda. In cambio, un poco più lontano, qualche cosa è successo. Niente ivi c'era prima; ma ora, ma adesso, rispende la più brillante delle stelle. Senza volerlo il nostro sguardo si rapprende nella luce."

 

E. D'Ors, Diario Europeo, 1946

 

 

 

 

 

 

Dove altro si nascondono le magie della vita?

Per esempio, nei testi dei libri.

Se prendiamo di un qualsiasi testo una pagina e nella pagina evidenziamo alcune parole che scegliamo noi sparse nel testo si possono comporre relazioni di parole nuove ed inattese.

Colsi una pagina della Divina Commedia di fine cinquecento :

Il caso volle scernere ed estrarre alcune parole che relazionai in questi versi :

 

La mente guarda nel cuore e si distende.

 

La vendetta beve sangue e virtù.

 

Eterna geme l’anima nel cuore.

 

Poterti tacere che è tutto superfluo.

 

Ma perché la morte non si spiega?

 

 

Concluso questo lavoro, rimasi ammutolito, non pensavo di scernere così tante frasi, sono certo che vi siano infinite relazioni tra le parole di quella pagina.

La scelta di un’unica relazione di parole tra le infinite possibilità di relazioni tra le parole d’una pagina è segno dell’identità unica di una persona.

Compresi che il vero lavoro era di trovare la frase. L’unica frase all’interno delle infinite possibilità che mi rappresentasse veramente:

 

 

 

 

Dopo otto giorni di meraviglia

il tempo, non essendo altro che il tempo

risponde che la morte non era che pace e tranquillità.

 

 

 

Ero convinto che dando la stessa pagina a centinaia di persone, nessuno avrebbe sottolineato la stessa frase. Quindi sono andato in un liceo, ho consegnato a centocinquanta ragazzi la stessa pagina e ho detto loro di sottolineare la loro frase.

 

Mai mi sarei aspettato di ricevere delle poesie tanto raffinate :

 

 

 

 

 

 

 

 

“Mi avrebbe amato, mi avrebbe dato del bene se invecchiava tra noi.

E invece è morto.

Eppure la triste morte aveva beni infiniti.”

Francesco, 16 anni

 

 

 

 

 

 

 

“Che il tuo cuore ti dia quello che più desideri.”

Giada, 17 anni

 

 

 

 

 

 

Tommaso Spazzini Villa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sitografia

 

https://www.tsvilla.com/

https://www.youtube.com/watch?time_continue=840&v=yiDHQfIL4xQ