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domenica 3 gennaio 2021

CORTOCIRCUITI EMOZIONALI - DANIELA LUCANGELI

 

 

 

emotional short circuits

the intelligence behind mistakes

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi ci vuole un respiro, per parlare di cortocircuiti emozionali; potrei chiedervi di venire qui e guardarvi e il cortocircuito partirebbe.

Mi occupo di bimbi che non ce la fanno e di bimbi che fanno fatica a scuola, di bimbi che fanno fatica a crescere, di bimbi che non si sentono capiti, di bimbi che soffrono. E questo ha modificato la mia storia, la mia storia di scienziato.

L’altro giorno ero in un polo apprendimento, dove aiuto questi bimbi. In questo polo apprendimento una di queste bimbe mi guardava perché io ero preoccupata su come avrei potuto iniziare oggi a parlarvi in pochissimi minuti, di cosa facciamo noi e di perché sono qui. O guardato questa bimba e le ho detto: Sai; non so da dove cominciare. Lei mi ha sorriso e mi ha detto: “Dall’inizio devi cominciare, si inizia sempre dall’inizio.”

Il mio inizio di scienziato e la mia partenza per andare a studiare e a capire ciò che per moltissimo tempo mi ha affascinato: Il rapporto tra il cervello e la mente, tra il cervello e l’anima. Tra ciò che sentiamo e come è possibile che sentiamo così.

Quindi ho passato anni ad affascinarmi di questa struttura straordinaria; il cervello è una struttura straordinaria. In millesimi di secondo, in questo momento, voi avete milioni di miliardi di connessioni che mettono in moto una serie di trasformazioni di ciò che siete stati e di ciò che sarete e a modificare tutto questo sono le informazioni che stanno entrando e che seminano il nuovo che determina potature in ciò che voi siete stati fino ad adesso e nuove gemmazioni. Questo miracolo che misura un meccanismo che si chiama zona di sviluppo prossimale, è uno dei processi più affascinanti della vita, è quello che rappresenta l’essere vivente che ciascuno di noi, momento dopo momento sceglie di essere. Quindi, dopo avere studiato questi meccanismi sono tornata in Italia. Ho incontrato un bimbo, lo ho incontrato in un corridoio verde di ospedale, le mura erano, veramente, terribili e davano l’idea di qualche cosa che non curava ma opprimeva. Ciò che io ho fatto, è stato un gesto da lontano, in fondo al corridoio: mi sono abbassata e gli ho sorriso. Questo gesto ha fatto sì che lui sia corso verso di me, mi abbia preso per il camice e mi abbia detto la parola “aiutami”. Ora, io di questo bambino non so più niente, ma so che ha cambiato la traiettoria della mia storia da scienziato, perché ho pensato che se tutto quello che sapevamo non aiutava un bambino e se una comunità intera che si muoveva al punto di dargli otto adulti, non lo stava aiutando perché lui chiedeva aiuto ad un estraneo in camice in un corridoio verde d’ospedale. Qualcosa in tutto questo nostro sistema, non aiutava.

E quindi ho nuovamente dedicato tempo allo studio, ho conosciuto l’esistenza del concetto di neuroplasticità, e in termini educativi si chiama potenziamento della zona di sviluppo possibile. Cioè ho cominciato a studiare come si potessero esercitare i domini cerebrali nel determinare miglioramenti nel linguaggio, nella capacità di concentrazione, di memoria, di attenzione, di intelligenza numerica. In seguito a tali ricerche applicate ho potuto riconoscere che i bimbi cambiavano. A livello di ricerca sperimentale quello che ottenevamo era quello che si chiama potenziale migliore della struttura neuropsicologica individuale. Se posso offrirvi un esempio: Il cervello gemma in millesimi di secondo, le memorie che noi imprimiamo attraverso le informazioni che riceviamo. Quindi se vogliamo capire, per esempio, che cosa fa la vita a scuola in un bambino, basta che facciamo un calcolo, un calcolo che io diedi al ministero tanti anni fa:

Millesimi di secondo per centesimi di secondo per decimi di secondo per secondi per minuti per ore per giorni per mesi per anni che un bimbo sta a scuola; otterrete un numero che tende all’infinito. Quel numero misura ciò che ciascuno degli adulti che incontrerà determina nel suo connettoma: la trasformazione del suo sé; è un potere immenso.

 

 

 

Mio figlio in un tema in seconda elementare ha scritto che sua madre quando ha finito di imparare di fare lo scienziato è diventata la maestra delle maestre perché io ho cominciato a spiegare agli insegnanti che cosa si determinava nella neuroplasticità e nel potenziale umano. Ed ero convinta di aver portato a compimento questo compito ma non è stata così perché qualche tempo dopo incontro un altro bimbo, un bimbo di cui avevamo ottenuto un cambiamento in termini di profilo cognitivo straordinario perché aveva recuperato una deviazione standard e mezzo da quello che si chiama genericamente quoziente di intelligenza generale. Questo bimbo ad un certo punto alluse a tale problema :

“Adesso che hai eliminato in me gli errori, puoi sanare in me anche le sofferenze derivate da tali errori?”

Io non ero preparata a capire il rapporto tra l’errore della mente e il dolore nella mente. E soprattutto non avevo riflettuto su che cosa fosse il meccanismo del dolore.

Se adesso io chiedessi a voi, mille persone adulte, di ricordarvi della vostra vita e dei vostri errori, e non intendo gli errori a scuola, del leggere, dello scrivere e del far di conto, ma gli errori della vita, e vi chiedessi se hanno una traccia più importante nella vostra storia gli errori che avete commesso o il dolore che vi han provocato, e che cosa sia ciò che determina la reazione in voi; penso che la risposta sarebbe unanime: è il dolore che determina la risposta.

La fonte fisiologica del dolore, di qualunque natura esso sia, manda informazioni

neuro-elettriche:

Attraverso il sistema nervoso periferico, giunge al cervello l’informazione : alert! Ti duole.

Perché l’informazione neuro-elettrica assume il significato di dolore: Perché dobbiamo ricordare che non dobbiamo più ricorrere a quel determinato tipo di situazione, perché ci fa male.

L’informazione neuro elettrica “alert! Ti duole.” Traccia la memoria, divenendo parte di essa.

Ogni atto psichico volontario implica un network circuitale.

Lo stimolo viene elaborato in prima istanza dai centri dell’encefalo, in particolare l’amigdala.

Queste emozioni straordinarie sono processi incredibili a livello neuro-funzionale :

Quando dormiamo produciamo tre Hz, quando siamo svegli ne produciamo nove; ma basta un’emozione, una goccia qualunque d’emozione, Questa emozione è talmente potente che sebbene il cervello sia molto addestrato, il lieve tremore inintenzionale della voce la manifesta. Io non riesco a controllare la voce perché l’emozione è più potente del sistema cognitivo, è il grande decisore, ed è un decisore intelligente che ha solo due risposte: mi duole o mi fa bene. Le emozioni nascono nel nostro sistema evolutivo per dir noi:

v  Se duole: Allontanati!

v  Se ti fa bene: Tieni e cerca!

Come lo dice?

Ci avvisa attraverso un meccanismo straordinario, di tipo Hertziale:

Se noi abbiamo un momento di gioia, abbiamo un picco Hertziale in cui l’onda che si manifesta, è un’onda ad elevata intensità ma breve perché deve tracciare la memoria di gioia. Poiché la gioia fa bene, il cervello lo deve cercare ancora: La brevità del momento di gioia, innesca il meccanismo della ricerca della gioia.

Se invece della gioia, noi proviamo angoscia, ansia, paura. . . allora l’onda è molto diversa, è a bassa intensità e non breve (costante), è sottostante alla soglia della coscienza, non si fa vedere dalla mente.

 

Poiché le informazioni neuro - elettriche :

“alert! Ti duole!” e  “Se duole: Allontanati!”

Devono essere sempre presenti nella memoria mediante la costante reiterazione della reminiscenza :

Ricorda che ciò ti duole ! Dunque allontanati da ciò !

Ed ecco che i nostri circuiti vengono percorsi da onde che dicono: “poiché ti duole, allontanati! “

L’energia stessa che produciamo ne è la traduzione.

Sembra che non ci sia via d’uscita. Invece c’è.

Non è la mente che controlla le emozioni; questa è una grandissima illusione.

Non possiamo accendere la luce con la forza del pensiero, dobbiamo andare all’interruttore giusto.

L’interruttore delle emozioni:

Ad esempio, se vi chiedo:

Per piacere guardatevi negli occhi, l’un con l’altro; con intesa.”

“Per piacere abbracciatevi trenta secondi. Coraggio.”

“Per piacere fatevi una carezza, una carezza di conforto.”

 

Se adesso noi misurassimo il battito cardiaco, la temperatura, guardassimo indicatori come il colore della pelle, noi avremmo il cambio dei relativi indici, perché noi ne abbiamo rivitalizzato i circuiti neuro-elettrici. Questi sono gli interruttori, pensate che trenta secondi di abbraccio comanda all’amigdala di produrre l’ossitocina che è l’ormone che determina nel momento del parto la possibilità per una donna di resistere al dolore. Rimparare a guardare i bambini negli occhi, rimparare ad abbracciarli, rimparare ad accarezzarli, implica mettere nel circuito delle memorie permanenti che sono di emozioni che creano ben – essere e non mal – essere; è acqua e pane, la scienza è ritornata all’acqua e pane.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

cortocircuito emozionale :

 

Se noi, imparando, studiando consumando energia , sperimentiamo ansia, (ciò che sempre accade); la memoria mette in memoria ciò che studio, ma anche l’ ansia, la paura… che lo studio ha provocato;

Tale processo conduce alla reminiscenza delle emozioni relative all’ansia, alla paura… che si traducono nell’ informazione neuro - elettrica  :

“alert! Ti duole!” e  “Se duole: Allontanati!”

Che ricordiamo essere subconscia (benché esistente) e costantemente presente nel tempo.

I ricordi e le emozioni concorrono entrambi alla qualità dell’informazione neuro elettrica.

La permanente esistenza nel tempo dell’informazione neuro - elettrica relativa al dolore implica la possibilità che si attivino processi di tipo associativo mediante i quali siano rammentati episodi di vita (errori) e le relative emozioni “negative” (ansia, paura. . .) che concorrono ad alimentare la gravità della reminiscenza che deve essere sostenuta e ad aumentare la probabilità dell’incedere del cortocircuito emozionale .

 Dunque, dal recipiente della memoria coglierò non soltanto le informazioni risultanti dallo studio bensì necessariamente anche le emozioni con cui lo ho tracciato; dunque l’ansia entra nel circuito e diviene un’informazione che lo manda in corto – circuito. Se apprendo con paura, recupererò la paura. Se apprendo con senso di disistima, io riprenderò la disistima. Ma se io apprendo con sfida a me stesso, io riprenderò la sfida a me stesso.

E questo, per millesimi di secondo, fino ad anni di tempo in cui il sistema educante può determinare inquinamento nei circuiti mentali o pandemia di guarigione. Io sono per questa pandemia di guarigione perché da persona di scienza, quello che devo leggere sono anche le scienze a fianco:

Le ricerche sull’ epigenetica concludono che le memorie del dolore (le informazioni neuro – elettriche) non sono soltanto individuali ma transgenerazionali. Questo significa che noi tramandiamo, per proteggere i nostri figli, ciò da cui si devono proteggere.

Quali sono le due emozioni più preoccupanti, tali che preoccupano più me :

Il senso di colpa e la paura.

Di queste non vi posso parlare, ma vi posso parlare, ma vi posso dire quali sono le emozioni antagoniste : Al senso di colpa, il grande antagonista è il diritto all’errore : Se noi ci mettiamo in questa consapevolezza che dobbiamo far crescere i nostri figli nel diritto all’errore, nell’errore come processo di modifica e di miglioramento continuo (il principio della co - evoluzione), cambia il livello di consapevolezza.

Abbiamo detto ‘sussurri e voci’ : Se noi pronunciamo la parola: “bravo” con tonalità di voce diverse noi diamo informazioni completamente differenti perché è l’emozione che facciamo transitare attraverso l’indicatore che stiamo utilizzando che influenza quel grande decisore che dice “proteggiti” o “sii senza timore” .

 

 

 

 

L’ultimo bimbo di cui vorrei parlare con voi è un bimbo con la sindrome di Asperger, ad altissimo funzionamento cognitivo: parla quattro lingue, risolve problemi di matematica complessi come se fosse al secondo anno di università, disegna il duomo di Milano senza errori ma basta guardarlo e dimostra comportamenti tipici, prototipici delle sindromi autistiche importanti. Non avevo mai provato ad aiutare un bimbo in quella che è la zona di sviluppo prossimale delle emozioni. Ma ho pensato che in questo intelletto straordinario, se le due strutture sono strutture che sincronicamente collaborano, io potevo aiutare le emozioni con la cognizione:

Gli ho chiesto di segnare su un quaderno tutte le cose che lui riteneva fargli paura, angoscia, metterlo in vulnerabilità e ad ognuna di queste collegare la strategia con cui vincerla questa vulnerabilità. Lui ha compilato molti quaderni di queste sue soluzioni ed è venuto a presentarlo ad un congresso di insegnanti. Avevamo addestrato, lui a non avere momenti di reazione e tutte le insegnanti a non comportarsi in maniera di agitarlo. Ma ad un certo momento, mentre lui parlava, una delle insegnanti si emoziona, piange ed applaude; quindi tutte le insegnanti si emozionano, piangono ed applaudono. Il bimbo va in panico e si nasconde.

In seguito il bambino mi disse queste parole:

C’erano cento insegnanti, alcuni giovani, alcuni non tanto, quindi in media, resteranno altri venticinque anni a scuola; ognuno di loro avrà almeno venticinque alunni in classe. Quindi con questa ora di lezione, io ho aiutato nella mia vita 62500 bambini.

E io sono qui per questo. Sono qui perché voi ci aiutiate a fare della scienza servizievole, ed a fare in modo che si possano servire anche più di 65500 persone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Daniela Lucangeli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sitografia:

https://www.youtube.com/watch?v=QuC52IoTczY