emotional
short circuits
the
intelligence behind mistakes
Mi
ci vuole un respiro, per parlare di cortocircuiti emozionali; potrei chiedervi
di venire qui e guardarvi e il cortocircuito partirebbe.
Mi
occupo di bimbi che non ce la fanno e di bimbi che fanno fatica a scuola, di
bimbi che fanno fatica a crescere, di bimbi che non si sentono capiti, di bimbi
che soffrono. E questo ha modificato la mia storia, la mia storia di scienziato.
L’altro
giorno ero in un polo apprendimento, dove aiuto questi bimbi. In questo polo
apprendimento una di queste bimbe mi guardava perché io ero preoccupata su come
avrei potuto iniziare oggi a parlarvi in pochissimi minuti, di cosa facciamo
noi e di perché sono qui. O guardato questa bimba e le ho detto: Sai; non so da
dove cominciare. Lei mi ha sorriso e mi ha detto: “Dall’inizio devi cominciare, si inizia sempre dall’inizio.”
Il
mio inizio di scienziato e la mia partenza per andare a studiare e a capire ciò
che per moltissimo tempo mi ha affascinato: Il rapporto tra il cervello e la
mente, tra il cervello e l’anima. Tra ciò che sentiamo e come è possibile che
sentiamo così.
Quindi
ho passato anni ad affascinarmi di questa struttura straordinaria; il cervello
è una struttura straordinaria. In millesimi di secondo, in questo momento, voi
avete milioni di miliardi di connessioni
che mettono in moto una serie di trasformazioni di ciò che siete stati e di
ciò che sarete e a modificare tutto questo sono le informazioni che stanno
entrando e che seminano il nuovo che determina potature in ciò che voi siete
stati fino ad adesso e nuove gemmazioni. Questo miracolo che misura un
meccanismo che si chiama zona di sviluppo
prossimale, è uno dei processi più affascinanti della vita, è quello che
rappresenta l’essere vivente che ciascuno di noi, momento dopo momento sceglie
di essere. Quindi, dopo avere studiato questi meccanismi sono tornata in
Italia. Ho incontrato un bimbo, lo ho incontrato in un corridoio verde di
ospedale, le mura erano, veramente, terribili e davano l’idea di qualche cosa
che non curava ma opprimeva. Ciò che io ho fatto, è stato un gesto da lontano,
in fondo al corridoio: mi sono abbassata e gli ho sorriso. Questo gesto ha
fatto sì che lui sia corso verso di me, mi abbia preso per il camice e mi abbia
detto la parola “aiutami”. Ora, io di
questo bambino non so più niente, ma so che ha cambiato la traiettoria della
mia storia da scienziato, perché ho pensato che se tutto quello che sapevamo
non aiutava un bambino e se una comunità
intera che si muoveva al punto di dargli otto adulti, non lo stava aiutando
perché lui chiedeva aiuto ad un estraneo in camice in un corridoio verde
d’ospedale. Qualcosa in tutto questo nostro sistema, non aiutava.
E
quindi ho nuovamente dedicato tempo allo studio, ho conosciuto l’esistenza del
concetto di neuroplasticità, e in
termini educativi si chiama potenziamento
della zona di sviluppo possibile. Cioè ho cominciato a studiare come si
potessero esercitare i domini cerebrali nel determinare miglioramenti nel
linguaggio, nella capacità di concentrazione, di memoria, di attenzione, di
intelligenza numerica. In seguito a tali ricerche applicate ho potuto
riconoscere che i bimbi cambiavano. A livello di ricerca sperimentale quello
che ottenevamo era quello che si chiama potenziale
migliore della struttura neuropsicologica individuale. Se posso offrirvi un
esempio: Il cervello gemma in millesimi di secondo, le memorie che noi
imprimiamo attraverso le informazioni che riceviamo. Quindi se vogliamo capire, per esempio, che cosa fa
la vita a scuola in un bambino, basta che facciamo un calcolo, un calcolo
che io diedi al ministero tanti anni fa:
Millesimi
di secondo per centesimi di secondo per decimi di secondo per secondi per
minuti per ore per giorni per mesi per anni che un bimbo sta a scuola;
otterrete un numero che tende
all’infinito. Quel numero misura ciò che ciascuno degli adulti che incontrerà
determina nel suo connettoma: la trasformazione del suo sé; è un potere
immenso.
Mio
figlio in un tema in seconda elementare ha scritto che sua madre quando ha
finito di imparare di fare lo scienziato è diventata la maestra delle maestre
perché io ho cominciato a spiegare agli insegnanti che cosa si determinava
nella neuroplasticità e nel potenziale umano. Ed ero convinta di aver portato a
compimento questo compito ma non è stata così perché qualche tempo dopo
incontro un altro bimbo, un bimbo di cui avevamo ottenuto un cambiamento in
termini di profilo cognitivo straordinario perché aveva recuperato una
deviazione standard e mezzo da quello che si chiama genericamente quoziente di
intelligenza generale. Questo bimbo ad un certo punto alluse a tale problema :
“Adesso che hai eliminato in me gli errori,
puoi sanare in me anche le sofferenze derivate da tali errori?”
Io
non ero preparata a capire il rapporto tra l’errore della mente e il dolore
nella mente. E soprattutto non avevo riflettuto su che cosa fosse il meccanismo
del dolore.
Se
adesso io chiedessi a voi, mille persone adulte, di ricordarvi della vostra
vita e dei vostri errori, e non intendo gli errori a scuola, del leggere, dello
scrivere e del far di conto, ma gli
errori della vita, e vi chiedessi se hanno
una traccia più importante nella
vostra storia gli errori che avete commesso o il dolore che vi han provocato, e
che cosa sia ciò che determina la reazione in voi; penso che la risposta
sarebbe unanime: è il dolore che determina la risposta.
La fonte fisiologica del dolore, di
qualunque natura esso sia, manda informazioni
neuro-elettriche:
Attraverso
il sistema nervoso periferico, giunge al cervello l’informazione : alert! Ti
duole.
Perché
l’informazione neuro-elettrica assume il significato di dolore: Perché dobbiamo ricordare che non dobbiamo più
ricorrere a quel determinato tipo di situazione, perché ci fa male.
L’informazione
neuro elettrica “alert! Ti duole.” Traccia
la memoria, divenendo parte di essa.
Ogni atto
psichico volontario implica un network circuitale.
Lo
stimolo viene elaborato in prima istanza dai centri dell’encefalo, in
particolare l’amigdala.
Queste
emozioni straordinarie sono processi incredibili a livello neuro-funzionale :
Quando
dormiamo produciamo tre Hz, quando siamo svegli ne produciamo nove; ma basta
un’emozione, una goccia qualunque
d’emozione, Questa emozione è talmente potente che sebbene il cervello sia
molto addestrato, il lieve tremore inintenzionale della voce la manifesta. Io
non riesco a controllare la voce perché l’emozione
è più potente del sistema cognitivo, è il grande decisore, ed è un decisore
intelligente che ha solo due risposte: mi duole o mi fa bene. Le emozioni
nascono nel nostro sistema evolutivo per dir noi:
v
Se duole: Allontanati!
v
Se ti fa bene: Tieni e cerca!
Come
lo dice?
Ci
avvisa attraverso un meccanismo straordinario, di tipo Hertziale:
Se
noi abbiamo un momento di gioia, abbiamo un picco Hertziale in cui l’onda che
si manifesta, è un’onda ad elevata
intensità ma breve perché deve
tracciare la memoria di gioia. Poiché la gioia fa bene, il cervello lo deve
cercare ancora: La brevità del momento di gioia, innesca il meccanismo della
ricerca della gioia.
Se
invece della gioia, noi proviamo
angoscia, ansia, paura. . . allora l’onda è molto diversa, è a bassa intensità
e non breve (costante), è sottostante alla soglia della coscienza, non si fa
vedere dalla mente.
Poiché
le informazioni neuro - elettriche :
“alert! Ti duole!” e “Se duole: Allontanati!”
Devono essere sempre presenti nella memoria
mediante la costante reiterazione della reminiscenza :
Ricorda che ciò ti duole ! Dunque
allontanati da ciò !
Ed
ecco che i nostri circuiti vengono percorsi da onde che dicono: “poiché ti
duole, allontanati! “
L’energia
stessa che produciamo ne è la traduzione.
Sembra
che non ci sia via d’uscita. Invece c’è.
Non è la mente che controlla le emozioni;
questa è una grandissima illusione.
Non possiamo accendere la luce con la forza
del pensiero, dobbiamo andare all’interruttore giusto.
L’interruttore delle emozioni:
Ad
esempio, se vi chiedo:
“Per piacere guardatevi negli occhi, l’un
con l’altro; con intesa.”
“Per
piacere abbracciatevi trenta secondi.
Coraggio.”
“Per
piacere fatevi una carezza, una
carezza di conforto.”
Se
adesso noi misurassimo il battito cardiaco, la temperatura, guardassimo
indicatori come il colore della pelle, noi avremmo il cambio dei relativi
indici, perché noi ne abbiamo rivitalizzato
i circuiti neuro-elettrici. Questi sono gli interruttori, pensate che
trenta secondi di abbraccio comanda all’amigdala di produrre l’ossitocina che è l’ormone che determina
nel momento del parto la possibilità per una donna di resistere al dolore. Rimparare a guardare i bambini negli occhi,
rimparare ad abbracciarli, rimparare ad accarezzarli, implica mettere nel
circuito delle memorie permanenti che sono di emozioni che creano ben – essere
e non mal – essere; è acqua e pane, la scienza è ritornata all’acqua e pane.
cortocircuito emozionale :
Se
noi, imparando, studiando consumando energia , sperimentiamo ansia, (ciò che
sempre accade); la memoria mette in
memoria ciò che studio, ma anche l’ ansia, la paura… che lo studio ha provocato;
Tale
processo conduce alla reminiscenza delle
emozioni relative all’ansia, alla paura… che si traducono nell’ informazione
neuro - elettrica :
“alert! Ti duole!” e “Se duole: Allontanati!”
Che ricordiamo essere subconscia (benché
esistente) e costantemente presente nel tempo.
I ricordi e le emozioni concorrono entrambi
alla qualità dell’informazione neuro elettrica.
La permanente esistenza nel tempo
dell’informazione neuro - elettrica relativa al dolore implica la possibilità
che si attivino processi di tipo associativo mediante i quali siano rammentati
episodi di vita (errori) e le relative emozioni “negative” (ansia, paura. . .)
che concorrono ad alimentare la gravità della reminiscenza che deve essere
sostenuta e ad aumentare la probabilità dell’incedere del cortocircuito
emozionale .
Dunque,
dal recipiente della memoria coglierò non soltanto le informazioni risultanti
dallo studio bensì necessariamente anche le emozioni con cui lo ho tracciato;
dunque l’ansia entra nel circuito e diviene un’informazione che lo manda in
corto – circuito. Se apprendo con paura, recupererò la paura. Se apprendo con
senso di disistima, io riprenderò la disistima. Ma se io apprendo con sfida a
me stesso, io riprenderò la sfida a me stesso.
E questo, per millesimi di secondo, fino ad
anni di tempo in cui il sistema educante può determinare inquinamento nei
circuiti mentali o pandemia di guarigione. Io sono per questa pandemia di guarigione perché da persona
di scienza, quello che devo leggere sono anche le scienze a fianco:
Le ricerche sull’ epigenetica concludono che
le memorie del dolore (le informazioni neuro – elettriche) non sono soltanto
individuali ma transgenerazionali. Questo significa che noi tramandiamo, per
proteggere i nostri figli, ciò da cui si devono proteggere.
Quali
sono le due emozioni più preoccupanti,
tali che preoccupano più me :
Il senso di colpa e la paura.
Di
queste non vi posso parlare, ma vi posso parlare, ma vi posso dire quali sono
le emozioni antagoniste : Al senso di
colpa, il grande antagonista è il diritto all’errore : Se noi ci mettiamo in
questa consapevolezza che dobbiamo far crescere i nostri figli nel diritto
all’errore, nell’errore come processo di modifica e di miglioramento continuo
(il principio della co - evoluzione), cambia il livello di consapevolezza.
Abbiamo
detto ‘sussurri e voci’ : Se noi pronunciamo
la parola: “bravo” con tonalità di voce diverse noi diamo informazioni
completamente differenti perché è l’emozione che facciamo transitare attraverso
l’indicatore che stiamo utilizzando che influenza quel grande decisore che dice
“proteggiti” o “sii senza timore” .
L’ultimo
bimbo di cui vorrei parlare con voi è un bimbo con la sindrome di Asperger, ad
altissimo funzionamento cognitivo: parla quattro lingue, risolve problemi di
matematica complessi come se fosse al secondo anno di università, disegna il
duomo di Milano senza errori ma basta guardarlo e dimostra comportamenti
tipici, prototipici delle sindromi autistiche importanti. Non avevo mai provato
ad aiutare un bimbo in quella che è la zona di sviluppo prossimale delle
emozioni. Ma ho pensato che in questo intelletto straordinario, se le due
strutture sono strutture che sincronicamente collaborano, io potevo aiutare le
emozioni con la cognizione:
Gli
ho chiesto di segnare su un quaderno
tutte le cose che lui riteneva fargli paura, angoscia, metterlo in
vulnerabilità e ad ognuna di queste collegare la strategia con cui vincerla
questa vulnerabilità. Lui ha compilato molti quaderni di queste sue
soluzioni ed è venuto a presentarlo ad un congresso di insegnanti. Avevamo
addestrato, lui a non avere momenti di reazione e tutte le insegnanti a non
comportarsi in maniera di agitarlo. Ma ad un certo momento, mentre lui parlava,
una delle insegnanti si emoziona, piange ed applaude; quindi tutte le
insegnanti si emozionano, piangono ed applaudono. Il bimbo va in panico e si
nasconde.
In
seguito il bambino mi disse queste parole:
C’erano
cento insegnanti, alcuni giovani, alcuni non tanto, quindi in media, resteranno
altri venticinque anni a scuola; ognuno di loro avrà almeno venticinque alunni
in classe. Quindi con questa ora di lezione, io ho aiutato nella mia vita 62500
bambini.
E io sono qui per questo. Sono qui perché
voi ci aiutiate a fare della scienza servizievole, ed a fare in modo che si
possano servire anche più di 65500 persone.
Daniela Lucangeli
Sitografia:
https://www.youtube.com/watch?v=QuC52IoTczY