la pazza della porta
accanto
intervista ad Alda
Merini
regista: Antonietta de
Lillo
Lei vuole conoscermi?
Sì, io la vorrei conoscere. Mah, diciamo che i poeti sono inconoscibili.
No, no, no non mi parli di
masochismo del poeta, che non c'è. Il poeta è gaudente di base guardi. Non
vuole soffrire, gliel' ho detto prima.
Mi sarebbe piaciuto curare
le anime.
Io sono una donna molto
semplice, molto normale, hanno fatto una costruzione enorme, ma sono
in fondo una persona di tutti i giorni. Sono proprio la pazza della porta
accanto. Ho avuto delle storie molto belle perché sono una persona normale,
neanche matta poi tanto. Ero così anche da bambina, ero molto isolata.
Sono fatta così, sono ombrosa. Ogni tanto voglio isolarmi. Mi
faccio male da sola perché quando sono sola chiaramente ho bisogno d'altri. Di
solito escono delle belle cose quando voglio stare sola. In quanto al fatto di
essere una bambina. Io sono stata una bambina felice ma anche una bambina
infelice. Ero una bambina che aveva già la sua posizione molto giusta, una
bambina ben determinata.
Per poter crescere bisogna
avere un minimo di segreto nella vita, qualche cosa di segreto. Se lei è
innamorata non lo viene a dire a me, se lo tiene da conto questo
sentimento.
Non capire il bambino è già
un grave reato, non cercare di capirlo. Soprattutto si può anche non
capirlo, però bisogna lasciarlo vivere. Una delle cose che noi tutti
dobbiamo fare è lasciar vivere gli altri. Vivere e lasciar vivere.
Io oggi sopravvivo grazie
ai giovani. Devo dire che quelli che mi hanno aiutato non sono stati i vecchi,
ma i giovani.
Bisogna tener presente che
il figlio è un estraneo, dovrebbe essere un estraneo per ogni padre e per
ogni madre per poterlo vedere bene. Perché sennò è come se fosse nel
nostro grembo in eterno. Insomma deve nascere.
L'anarchia è la negazione
di qualsiasi regola in nome di una terza regola che è continuare a dire di no.
Insomma si va sempre a finire in una regola, perché? Perché purtroppo
l'uomo è una persona finita, che non riesce a vedere l'infinito. Non ne ha di
infinito davanti, l'uomo da che nasce dovrà morire purtroppo e lo sa. Lo sa
anche se non ne tiene conto. Non è così? Se lei mi dice: "Non ha paura
della morte?" Ho paura della morte, so che è lì, in agguato, dietro
la porta, però spero che mi condoni ancora un giorno. La speranza. La morte è
lì, no?. Non bisogna morire d'amore, non bisogna ingigantire l'amore, non
bisogna sminuire l'amore, bisogna stare nel giusto mezzo, per vivere la vita. Bisogna
continuare ad essere bambini, anche quando si è adulti, per quel lato, non per
tutto. Ma per vivere il presente, sì. Io ora vivo momento per momento. Piacere
per piacere, cercando di scansare il dolore quanto più mi è possibile.
Se qualcuno cercasse di
capire il tuo sguardo, poeta, difenditi con ferocia. Ecco la curiosità umana.
Il tuo sguardo sono cento sguardi che, ahimè, ti hanno guardato, tremando.
Perché già il poeta è un baratro.
Pare che l'occhio rimandi
sulla persona la visione di quello che ha visto.
Non voler ascoltare l'anima
è la sordità peggiore.
Sentimento e ricordo fanno
l'ispirazione. E naturalmente il momento, il momento topico dell'artista, in
cui praticamente l'artista cade. E allora è un po' l'iter della poesia, è un
po' la via crucis. Tante sono state le cadute, tante sono state le poesie.
Io penso.
Nella notte si è un po'
tendenziosi, si vorrebbe quello che nella vita non si ha avuto, no? E quindi si
sogna o l'innamorato o il nemico, o delle cose che magari sono in un momento
fragile, terrificante, terribile della vita, di cui non si conosce la
soluzione. Il sogno la dona, seppur in forma simbolica dà la soluzione del
problema.
La poesia veramente fa una
cernita. L'intelletto poetico. L'intelletto amoroso del poeta sceglie. Sceglie
ciò che vale la pena d'esser cantato e ciò che no.
Facciamo conto che ci siano
delle piccole cose sparpagliate sul tavolo, dei piccoli pezzetti di carta.
L'ispirazione è come un soffio d'arte, questo zampillo porta per aria queste
parole, è un gioco, però stranamente dà un senso logico. Naturalmente che
cosa succede, che la ragione diventa irrazionale da questo impatto stilistico
che proviene dall'intimo.
Il vizio è fatto
d'acredine, di malformazione mentale. Il vizio rimane lì, è monotono il
vizio.
Tutti i peccati si pagano
perché sono delle eccedenze.
Di amore se ne parla
troppo, se ne sta facendo uno spreco.
L'amore come idea. È l'idea
dell'amore che mi riempie. Ed ecco, è il motore del mondo, che io canto. Io non
sono il poeta dell'infelicità, ma del sospiro dell'amore, della
grande pausa dell'uomo che è l'amore.
Ci sono delle forme di
molestia sessuale e spirituale molto gravi. E ci sono degli amori che sono più
molestie che amori.
La donna non è solo amore,
è anche intelletto. È mente, soprattutto mente. L'amore parte dalla mente,
quindi non possiamo dire che la donna sia il simbolo dell'amore. L'ispiratrice
dell'amore ma non il simbolo amoroso. La donna è simbolo di creazione.
L'altra faccia dell'amore è
la distruzione.
Ma è terribile perché la
gente si è fermata a Freud dicendo: "Odio Amore - Amore Odio". Amore
un bel niente, quando lei uccide una persona, la uccide e perdio!
Non capisco i movimenti
femministi di affrancamento dall'uomo. Ma che cosa vuole insomma? La donna che
vuole rompere tutti i canoni, diventare uomo a tutti i costi a me sovverte
tutta la vita, tutta la cultura. È giusto che la donna sia se stessa ma è
giusto che anche l'uomo sia se stesso.
C'è un grande rapporto tra
ciò che è il manicomio e ciò che è la nascita di un bambino. È un momento
trasgressivo nella vita di un uomo. Lei quando nasce ha un trauma tremendo,
viene alla luce, abbandona l'alveo materno, si trova nel mondo. Lei non ricorda
niente della nascita, è così quando noi incontriamo un grosso dolore che
potrebbe rovinarci per sempre. Diventa incubo perché non è avvenuto, perché
qualcosa è morto. In quel momento non muore la poesia, muore il destino. È
diverso. Quando cade il destino, lei va avanti malgrado il destino. E a
un certo punto lei sta facendo un percorso nella morte, secondo me, ma anche un
percorso nella poesia, credo.
Io potrei dire un verso di
una poesia:
"Laggiù dove morivano
i dannati nell'inferno decadente e folle del manicomio infinito quando le
membra intorpidite si avvoltolavano nei lini come in un sudario semita, facile
era toccare il paradiso. "
Fisicamente si era già
morti, sopravviveva l'anima. Purtroppo l'anima, che è quella che poi scrive e
che sopravvive all'interno di quella che è stata la mia esperienza nel
manicomio, è la parte che vola sulla materia ed è quella più attenta e
dolorosa. Guardando lo sfacelo del corpo l'anima si conduole e si
smarrisce.
La donna ha un privilegio,
la donna ha un potere in più. La donna riesce ad autodisciplinarsi. Io per
esempio sono stata all'interno dell'ospedale psichiatrico con tanto di
autodisciplina personale. Per cui ho ubbidito, Ritenendo giusto ubbidire, era
inutile ribellarsi. Ci si salva non ribellandosi certe volte. Ma ci si danna
continuamente ribellandosi. Continuando a ribellarsi a certi giudizi, a certe
imposizioni. È inutile andare verso la guerra con un'altra guerra. Non dico di
fare la vittima, ma cerchiamo di capire perché è stata fatta la guerra. Quali
erano i presupposti, le ragioni etiche?
No, il manicomio no,
senz'altro no. Mi hanno fatto morire, non mi hanno fatto vivere. Credo proprio
di no.
Diciamo che è atroce, è
atroce perché, se fosse stata una morte naturale, una morte di tutti i
giorni, una morte che tutti incontrano lungo la giornata. Questa
sospensione dei loro affetti, questa sospensione delle loro attese, allora noi
potremmo capire che la vita ha un senso. Quando la morte è una cosa
psichiatrica è un nonsense, ossia l'incubo. Questo è l'incubo del manicomio.
Questo è veramente l'incubo. Fuori si soffre, in manicomio no. Non c'è
proprietà nel manicomio, non c'è l'occasione del lavoro. Perché le fanno un
elettroshock? Perché lei desidera. . . Le tolgono dalla mente il
desiderio. Fanno presto!
Il dolore del manicomio è
il dolore senza nome, il dolore non motivato. Il dolore che non ha lacrime,
perché non è umano, è un dolore esterrefatto. Capisce? In manicomio non
si piange. Ci si abbandona veramente al delirio, all'incomprensibile.
Lei non piaceva e la
ricoveravano, inventavano alcune falsità e lei era morta.
Io quando ero felice ero
così felice che non avevo niente da dire. Insomma, si recrimina, si parla, si
discute delle cose infelici. Lei ha mai sentito qualcuno che ha trovato un
tesoro e lo racconta a tutti? Non lo dice a nessuno per paura che glielo
portino via, lo tiene per sé.
"Ho un letto
voluttuoso io,
come quello di Messalina,
dotato di ben quattro
materassi
ereditati dalla sorte.
Tutti concupiscono il mio
povero letto
che è grande e disordinato
ma estremamente tranquillo.
Però in quel letto l'amore
non si fa,
perché inevitabilmente i
materassi si dividono
e l'amante di turno cade
nel mezzo
senza più riuscire a
liberarsi
dal lenzuolo che viene ad
avvolgerlo come in un sudario.
I più audaci hanno provato
a prendermi
e si è sentito un tonfo
pesante.
Gli inquilini protestano e
chiedono:
ma chissà che cosa farà di
notte?
Niente. Trasporto materassi
che cadono
dopo che l'aspirante amante
se ne è andato
sbattendo la porta."
Pensi a quanti drammi
scaturiscono dal riso.
L'amore è una debolezza, ci
si lamenta dell'amore perché ci si lamenta della propria debolezza.
Il corpo è pensiero. Non
capisco perché la gente lavori e non pensi. La gente vede solo con gli occhi e
non sente. Non ha la veggenza proprio fisica di quello che tocca, di quello che
sente, di quello che percepisce. Soltanto gli occhi vedono e non è
sufficiente.
"Somigliare a Cristo
significa superare questa dimensione umana, miserabile, terrena che però è
anche innegabilmente amore."
Si parlò di blocco
sessuale, e così ne parlano nella psichiatria. Io parlo invece di un
blocco d'amore, che non trovando più la sua rispondenza non vuole più
amare la vita.
Se perdo il rapporto con la
religione, perdo il rapporto con l'arte, è chiaro. La religione ha un forte
peso, la religione credo che sia la dracma più pesante, la moneta più valida
nella vita di un uomo. Perché sennò non riuscirebbe a capire. È la chiave
di volta. È proprio ciò che li apre certi sancta sanctorum dell'io. Credo che
la religione sia necessaria, non riuscirebbe né a creare né a demolire se
stesso senza la religione. Persino Caino deve negare Dio. Ci dev'essere però
un'etica divina.
diario scritto dieci anni
dopo l'esperienza del manicomio
Il diario del periodo
infelicissimo e tragico, sopportato con grande rassegnazione. È stata proprio
la rassegnazione che mi ha dato modo di uscire, perché se mi fossi ribellata
non sarei uscita più.
Mi avrebbero ulteriormente
punito. Invece, la non ribellione ha tacitato questi spiriti violenti. E ha
fatto in modo che io uscissi.
"È inutile
colpevolizzare il male o qualsiasi persona. Il destino è l'unico artefice. In
seguito il mio medico mi disse che una sola medicina può guarire ed è la vita.
Ma la vita per me non vuole diventare un buon medico e quando non entra in
quest'ottica, riesce soltanto ad ucciderti. Tutti noi al centro siamo dei
malati di vita, dei nostalgici di vita. La mancanza di amore, di denaro, di
sesso. "
Io direi anche che la mia vita
è più bella di quella che ho scritto. È stata più bella. Io ho avuto dei
grandi uomini, dei grandi amori.
Uno di essi quando lo ho
incontrato mi disse queste parole:
"Io ho dato a tutti, e
mi hanno ripagato con l'abbandono."
Era naturale, perché l'uomo
è fatto così: Prende, ma non dà.
Ecco un grande amico che
non mi ha mai chiesto niente, mi ha chiesto di sopravvivere e non mi ha mai
tolto niente.
Questi sono i poeti: se ne
vogliono andare da questa società, non hanno più niente da dire.
"Già, lui era
imperfetto e questo mi faceva piacere. Mi faceva piacere constatare che
soprattutto avevo sposato un essere umano. Mi hanno diviso in modo ignobile dal
mio amore. Noi ci amavamo molto. Eravamo due poeti liberi, liberi in ogni
tempo, in ogni stagione. Ci amavamo al di fuori dei sensi e oltre i sensi.
Malgrado il nostro amore avesse tutti i caratteri della passione. "
Perchè la casa in
disordine? Perché forse nessuno l'ha amata veramente. Bisogna amarle le case.
Perché forse non ci sono figli. Sa che cosa vuol dire una tavola nuda? Dove uno
vive solo?. Perché un conto è un uomo che vive solo, ma un conto è un
uomo che ha i figli e non li rivede più, e quest'uomo li cercherà dovunque.
Capisce? Ed allora non sente la necessità di pulire i piatti, di riordinare;
perché non c'è un commensale. Questo è il significato del disordine: non avere
più alcun commensale a tavola.
In molti mi dicono ma
perché lei vive in questa casa povera? Ma io sto bene, io non ho creditori, le
dice niente? Se avessi una bella casa che è tutta indebitata. E invece così è
una casa dove nessuno bussa alla porta. Lei lo vede. E questa è già una
ricchezza, non avere creditori.
Io ho sorpreso un ladro. Ed
è entrato in questa casa ed ha rubato. Da quel giorno io non l'ho amata più,
perché è entrato un uomo che io non volevo, la cui presenza mi ha offeso. E da
allora è diventata proprietà del ladro. Basta che entri una presenza malevola,
ma anche nella sua anima e lei non vuole più amarsi.
Ci si sente cacciati via
ogni volta che si sente chiudere la porta a chiave. Perché qui si muore
tranquillamente senza che nessuno si accorga. E questo è stato uno degli
ingredienti del delirio.
Questa solitudine non
solamente dovuta come dicono gli altri: Dove sono i suoi figli?
Ma dov'è la società?
L'altro dov'è?
Vogliono denaro, vogliono
l'equivalente di quello che ti danno. E non hanno mai pensato, che per
esempio, danno una cosa, e ricevono in cambio amore? Questo non
interessa.
Magari gente di basso rango
che mi avvicinava, che mi domandavo se ero disponibile, sono state proprio
delle pugnalate. Perché il naviglio non distingue il genio da chi è stato in
manicomio. Ci vanno in manicomio anche i geni perché sono geni, è
diverso, il manicomio non è uguale per tutti.
Dice molto bene Madre
Teresa di Calcutta: L'indifferenza è peggiore della colpevolezza. È più
giustificabile l'assassino di colui che fa finta di non vedere, di non capire e
lascia morire in un disagio d'amore, in un disagio d'ambiente, una
persona che vorrebbe fare qualcosa di bello nella vita.
Ma poi la confusione
generale ha finito per trascinare via anche me. Cioè ho visto che la gente è
molto confusa, non sa quello che vuole. Di conseguenza, anche quelli che erano
i miei valori io li ho perduti lungo la strada.
È un trauma irreversibile,
lo spavento iniziale è ciò che determina le atroci cadute dopo.
Il poeta è più
perseverante degli altri, non digerisce molto bene certe cose. Ci sono persone
che sono state votate al sapere, alla poesia per tutta una vita sacrificando
dei piaceri effimeri, e però ci sono dei deliri di lettura che veramente
portano a cose in alto e per questo valgono.
Alda Merini