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domenica 3 gennaio 2021

LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO - INTERVISTA A ALDA MERINI

la pazza della porta accanto

intervista ad Alda Merini

 

regista: Antonietta de Lillo

 

Lei vuole conoscermi? Sì, io la vorrei conoscere. Mah, diciamo che i poeti sono inconoscibili. 

No, no, no non mi parli di masochismo del poeta, che non c'è. Il poeta è gaudente di base guardi. Non vuole soffrire, gliel' ho detto prima. 

Mi sarebbe piaciuto curare le anime. 

 

Io sono una donna molto semplice,  molto normale, hanno fatto una costruzione enorme, ma sono in fondo una persona di tutti i giorni. Sono proprio la pazza della porta accanto. Ho avuto delle storie molto belle perché sono una persona normale, neanche matta poi tanto. Ero così anche da bambina,  ero molto isolata.  Sono fatta così,  sono ombrosa. Ogni tanto voglio isolarmi. Mi faccio male da sola perché quando sono sola chiaramente ho bisogno d'altri. Di solito escono delle belle cose quando voglio stare sola. In quanto al fatto di essere una bambina. Io sono stata una bambina felice ma anche una bambina infelice. Ero una bambina che aveva già la sua posizione molto giusta, una bambina ben determinata. 

 

Per poter crescere bisogna avere un minimo di segreto nella vita, qualche cosa di segreto. Se lei è innamorata non lo viene a dire a me,  se lo tiene da conto questo sentimento. 

 

Non capire il bambino è già un grave reato,  non cercare di capirlo. Soprattutto si può anche non capirlo,  però bisogna lasciarlo vivere. Una delle cose che noi tutti dobbiamo fare è lasciar vivere gli altri. Vivere e lasciar vivere. 

 

Io oggi sopravvivo grazie ai giovani. Devo dire che quelli che mi hanno aiutato non sono stati i vecchi, ma i giovani. 

 

Bisogna tener presente che il figlio è un estraneo,  dovrebbe essere un estraneo per ogni padre e per ogni madre per poterlo vedere bene.  Perché sennò è come se fosse nel nostro grembo in eterno. Insomma deve nascere. 

 

L'anarchia è la negazione di qualsiasi regola in nome di una terza regola che è continuare a dire di no. Insomma si va sempre a finire in una regola,  perché? Perché purtroppo l'uomo è una persona finita, che non riesce a vedere l'infinito. Non ne ha di infinito davanti, l'uomo da che nasce dovrà morire purtroppo e lo sa. Lo sa anche se non ne tiene conto. Non è così? Se lei mi dice: "Non ha paura della morte?" Ho paura della morte,  so che è lì, in agguato, dietro la porta, però spero che mi condoni ancora un giorno. La speranza. La morte è lì, no?. Non bisogna morire d'amore, non bisogna ingigantire l'amore, non bisogna sminuire l'amore, bisogna stare nel giusto mezzo, per vivere la vita. Bisogna continuare ad essere bambini, anche quando si è adulti, per quel lato, non per tutto. Ma per vivere il presente, sì. Io ora vivo momento per momento. Piacere per piacere, cercando di scansare il dolore quanto più mi è possibile. 

 

Se qualcuno cercasse di capire il tuo sguardo, poeta, difenditi con ferocia. Ecco la curiosità umana. Il tuo sguardo sono cento sguardi che, ahimè, ti hanno guardato, tremando. Perché già il poeta è un baratro. 

 

Pare che l'occhio rimandi sulla persona la visione di quello che ha visto. 

 

Non voler ascoltare l'anima è la sordità peggiore. 

 

Sentimento e ricordo fanno l'ispirazione. E naturalmente il momento, il momento topico dell'artista, in cui praticamente l'artista cade. E allora è un po' l'iter della poesia, è un po' la via crucis. Tante sono state le cadute,  tante sono state le poesie. Io penso. 

 

Nella notte si è un po' tendenziosi, si vorrebbe quello che nella vita non si ha avuto, no? E quindi si sogna o l'innamorato o il nemico, o delle cose che magari sono in un momento fragile, terrificante, terribile della vita, di cui non si conosce la soluzione. Il sogno la dona, seppur in forma simbolica dà la soluzione del problema. 

 

La poesia veramente fa una cernita. L'intelletto poetico. L'intelletto amoroso del poeta sceglie. Sceglie ciò che vale la pena d'esser cantato e ciò che no. 

Facciamo conto che ci siano delle piccole cose sparpagliate sul tavolo, dei piccoli pezzetti di carta. L'ispirazione è come un soffio d'arte, questo zampillo porta per aria queste parole, è un gioco,  però stranamente dà un senso logico. Naturalmente che cosa succede, che la ragione diventa irrazionale da questo impatto stilistico che proviene dall'intimo.

 

Il vizio è fatto d'acredine, di malformazione mentale. Il vizio rimane lì, è monotono il vizio. 

Tutti i peccati si pagano perché sono delle eccedenze. 

 

Di amore se ne parla troppo, se ne sta facendo uno spreco. 

 

L'amore come idea. È l'idea dell'amore che mi riempie. Ed ecco, è il motore del mondo, che io canto. Io non sono il poeta dell'infelicità,  ma del sospiro dell'amore,  della grande pausa dell'uomo che è l'amore. 

 

Ci sono delle forme di molestia sessuale e spirituale molto gravi. E ci sono degli amori che sono più molestie che amori. 

 

La donna non è solo amore, è anche intelletto. È mente, soprattutto mente. L'amore parte dalla mente, quindi non possiamo dire che la donna sia il simbolo dell'amore. L'ispiratrice dell'amore ma non il simbolo amoroso. La donna è simbolo di creazione. 

 

L'altra faccia dell'amore è la distruzione.

 

Ma è terribile perché la gente si è fermata a Freud dicendo: "Odio Amore - Amore Odio". Amore un bel niente, quando lei uccide una persona, la uccide e perdio! 

 

Non capisco i movimenti femministi di affrancamento dall'uomo. Ma che cosa vuole insomma? La donna che vuole rompere tutti i canoni, diventare uomo a tutti i costi a me sovverte tutta la vita, tutta la cultura. È giusto che la donna sia se stessa ma è giusto che anche l'uomo sia se stesso. 

 

C'è un grande rapporto tra ciò che è il manicomio e ciò che è la nascita di un bambino. È un momento trasgressivo nella vita di un uomo. Lei quando nasce ha un trauma tremendo, viene alla luce, abbandona l'alveo materno, si trova nel mondo. Lei non ricorda niente della nascita, è così quando noi incontriamo un grosso dolore che potrebbe rovinarci per sempre. Diventa incubo perché non è avvenuto, perché qualcosa è morto. In quel momento non muore la poesia, muore il destino. È diverso. Quando cade il destino,  lei va avanti malgrado il destino. E a un certo punto lei sta facendo un percorso nella morte, secondo me, ma anche un percorso nella poesia, credo. 

 

Io potrei dire un verso di una poesia: 

"Laggiù dove morivano i dannati nell'inferno decadente e folle del manicomio infinito quando le membra intorpidite si avvoltolavano nei lini come in un sudario semita, facile era toccare il paradiso. "

 

Fisicamente si era già morti, sopravviveva l'anima. Purtroppo l'anima, che è quella che poi scrive e che sopravvive all'interno di quella che è stata la mia esperienza nel manicomio, è la parte che vola sulla materia ed è quella più attenta e dolorosa. Guardando lo sfacelo del corpo l'anima si conduole e si smarrisce. 

 

La donna ha un privilegio, la donna ha un potere in più. La donna riesce ad autodisciplinarsi. Io per esempio sono stata all'interno dell'ospedale psichiatrico con tanto di autodisciplina personale. Per cui ho ubbidito, Ritenendo giusto ubbidire, era inutile ribellarsi. Ci si salva non ribellandosi certe volte. Ma ci si danna continuamente ribellandosi. Continuando a ribellarsi a certi giudizi, a certe imposizioni. È inutile andare verso la guerra con un'altra guerra. Non dico di fare la vittima, ma cerchiamo di capire perché è stata fatta la guerra. Quali erano i presupposti, le ragioni etiche? 

 

No, il manicomio no, senz'altro no. Mi hanno fatto morire, non mi hanno fatto vivere. Credo proprio di no. 

 

Diciamo che è atroce, è atroce perché,  se fosse stata una morte naturale, una morte di tutti i giorni,  una morte che tutti incontrano lungo la giornata. Questa sospensione dei loro affetti, questa sospensione delle loro attese, allora noi potremmo capire che la vita ha un senso. Quando la morte è una cosa psichiatrica è un nonsense, ossia l'incubo. Questo è l'incubo del manicomio. Questo è veramente l'incubo. Fuori si soffre, in manicomio no. Non c'è proprietà nel manicomio, non c'è l'occasione del lavoro. Perché le fanno un elettroshock? Perché lei desidera. . .  Le tolgono dalla mente il desiderio. Fanno presto! 

 

Il dolore del manicomio è il dolore senza nome, il dolore non motivato. Il dolore che non ha lacrime,  perché non è umano, è un dolore esterrefatto. Capisce? In manicomio non si piange. Ci si abbandona veramente al delirio, all'incomprensibile. 

 

Lei non piaceva e la ricoveravano, inventavano alcune falsità e lei era morta. 

 

Io quando ero felice ero così felice che non avevo niente da dire. Insomma, si recrimina, si parla, si discute delle cose infelici. Lei ha mai sentito qualcuno che ha trovato un tesoro e lo racconta a tutti? Non lo dice a nessuno per paura che glielo portino via, lo tiene per sé. 

 

"Ho un letto voluttuoso io,

come quello di Messalina,

dotato di ben quattro materassi

ereditati dalla sorte.

Tutti concupiscono il mio povero letto

che è grande e disordinato ma estremamente tranquillo.

Però in quel letto l'amore non si fa,

perché inevitabilmente i materassi si dividono

e l'amante di turno cade nel mezzo

senza più riuscire a liberarsi

dal lenzuolo che viene ad avvolgerlo come in un sudario.

I più audaci hanno provato a prendermi

e si è sentito un tonfo pesante.

Gli inquilini protestano e chiedono:

ma chissà che cosa farà di notte?

Niente. Trasporto materassi che cadono

dopo che l'aspirante amante se ne è andato

sbattendo la porta."

 

Pensi a quanti drammi scaturiscono dal riso. 

 

L'amore è una debolezza, ci si lamenta dell'amore perché ci si lamenta della propria debolezza. 

 

Il corpo è pensiero. Non capisco perché la gente lavori e non pensi. La gente vede solo con gli occhi e non sente. Non ha la veggenza proprio fisica di quello che tocca, di quello che sente, di quello che percepisce. Soltanto gli occhi vedono e non è sufficiente. 

 

"Somigliare a Cristo significa superare questa dimensione umana, miserabile, terrena che però è anche innegabilmente amore."

 

Si parlò di blocco sessuale,  e così ne parlano nella psichiatria. Io parlo invece di un blocco d'amore,  che non trovando più la sua rispondenza non vuole più amare la vita. 

 

Se perdo il rapporto con la religione, perdo il rapporto con l'arte, è chiaro. La religione ha un forte peso, la religione credo che sia la dracma più pesante, la moneta più valida nella vita di un uomo. Perché sennò non riuscirebbe a capire.  È la chiave di volta. È proprio ciò che li apre certi sancta sanctorum dell'io. Credo che la religione sia necessaria, non riuscirebbe né a creare né a demolire se stesso senza la religione. Persino Caino deve negare Dio. Ci dev'essere però un'etica divina. 

 

diario scritto dieci anni dopo l'esperienza del manicomio

 

 

Il diario del periodo infelicissimo e tragico, sopportato con grande rassegnazione. È stata proprio la rassegnazione che mi ha dato modo di uscire, perché se mi fossi ribellata non sarei uscita più. 

Mi avrebbero ulteriormente punito. Invece, la non ribellione ha tacitato questi spiriti violenti. E ha fatto in modo che io uscissi. 

"È inutile colpevolizzare il male o qualsiasi persona. Il destino è l'unico artefice. In seguito il mio medico mi disse che una sola medicina può guarire ed è la vita. Ma la vita per me non vuole diventare un buon medico e quando non entra in quest'ottica, riesce soltanto ad ucciderti. Tutti noi al centro siamo dei malati di vita, dei nostalgici di vita. La mancanza di amore, di denaro, di sesso. "

 

 

Io direi anche che la mia vita è più bella di quella che ho scritto.  È stata più bella. Io ho avuto dei grandi uomini, dei grandi amori. 

 

Uno di essi quando lo ho incontrato mi disse queste parole:

"Io ho dato a tutti, e mi hanno ripagato con l'abbandono." 

Era naturale, perché l'uomo è fatto così: Prende, ma non dà. 

Ecco un grande amico che non mi ha mai chiesto niente, mi ha chiesto di sopravvivere e non mi ha mai tolto niente. 

 

Questi sono i poeti: se ne vogliono andare da questa società, non hanno più niente da dire. 

 

"Già,  lui era imperfetto e questo mi faceva piacere.  Mi faceva piacere constatare che soprattutto avevo sposato un essere umano. Mi hanno diviso in modo ignobile dal mio amore. Noi ci amavamo molto. Eravamo due poeti liberi, liberi in ogni tempo, in ogni stagione. Ci amavamo al di fuori dei sensi e oltre i sensi. Malgrado il nostro amore avesse tutti i caratteri della passione. "

 

Perchè la casa in disordine? Perché forse nessuno l'ha amata veramente. Bisogna amarle le case. Perché forse non ci sono figli. Sa che cosa vuol dire una tavola nuda? Dove uno vive solo?.  Perché un conto è un uomo che vive solo, ma un conto è un uomo che ha i figli e non li rivede più, e quest'uomo li cercherà dovunque. Capisce? Ed allora non sente la necessità di pulire i piatti, di riordinare; perché non c'è un commensale. Questo è il significato del disordine: non avere più alcun commensale a tavola. 

 

In molti mi dicono ma perché lei vive in questa casa povera? Ma io sto bene, io non ho creditori, le dice niente? Se avessi una bella casa che è tutta indebitata. E invece così è una casa dove nessuno bussa alla porta. Lei lo vede. E questa è già una ricchezza, non avere creditori. 

 

Io ho sorpreso un ladro. Ed è entrato in questa casa ed ha rubato. Da quel giorno io non l'ho amata più, perché è entrato un uomo che io non volevo, la cui presenza mi ha offeso. E da allora è diventata proprietà del ladro. Basta che entri una presenza malevola, ma anche nella sua anima e lei non vuole più amarsi. 

 

Ci si sente cacciati via ogni volta che si sente chiudere la porta a chiave. Perché qui si muore tranquillamente senza che nessuno si accorga. E questo è stato uno degli ingredienti del delirio. 

Questa solitudine non solamente dovuta come dicono gli altri: Dove sono i suoi figli? 

Ma dov'è la società? L'altro dov'è? 

Vogliono denaro, vogliono l'equivalente di quello che ti danno. E non hanno mai pensato,  che per esempio,  danno una cosa,  e ricevono in cambio amore? Questo non interessa. 

 

Magari gente di basso rango che mi avvicinava, che mi domandavo se ero disponibile, sono state proprio delle pugnalate. Perché il naviglio non distingue il genio da chi è stato in manicomio. Ci vanno in manicomio anche i geni perché sono geni,  è diverso,  il manicomio non è uguale per tutti. 

 

Dice molto bene Madre Teresa di Calcutta: L'indifferenza è peggiore della colpevolezza. È più giustificabile l'assassino di colui che fa finta di non vedere, di non capire e lascia morire in un disagio d'amore, in un disagio d'ambiente,  una persona che vorrebbe fare qualcosa di bello nella vita. 

 

Ma poi la confusione generale ha finito per trascinare via anche me. Cioè ho visto che la gente è molto confusa, non sa quello che vuole. Di conseguenza, anche quelli che erano i miei valori io li ho perduti lungo la strada. 

 

È un trauma irreversibile, lo spavento iniziale è ciò che determina le atroci cadute dopo. 

 

Il poeta è più perseverante degli altri, non digerisce molto bene certe cose. Ci sono persone che sono state votate al sapere, alla poesia per tutta una vita sacrificando dei piaceri effimeri, e però ci sono dei deliri di lettura che veramente portano a cose in alto e per questo valgono. 

Alda Merini