Il dono del tempo ed il dono
velato del tempo
Siamo tuttora abituati ad
ascoltare e siamo soliti a credere in queste parole:
Se non ti dedica il suo tempo, non merita il tuo tempo.
E dunque
non diviene più spontaneo donare la propria iniziativa di incontro in nome di
questa dialettica della vendetta e del privilegio del proprio ego.
Ora
pensiamo a quanto spesso abbiamo amato ricevere il dono del tempo di un nostro
prossimo nonostante noi avessimo la consapevolezza di non meritarlo, ora
comprenderemmo in che misura possiamo operare il bene per il prossimo; ed
altresì per noi stessi che vedremmo riconosciuta dal prossimo la nostra
iniziativa di relazione. Poiché se in una amistà la catena delle reciprocità
ritorna a nuova vita vi sarà riconoscimento vicendevole e giovamento per tutti.
Il tempo
della vita è IL dono dedicato a ciascuno; poiché viviamo, il tempo della vita
non è un merito di un singolo o di un altro, non acconsente alle logiche del
privilegio e delle priorità, non deve meritarsi, deve essere semplicemente
donato a coloro che il nostro tempo vogliono accogliere ed a coloro che ne
manifestano l’esigenza. In verità non esiste una realtà alternativa a questa,
se non l'inesistenza: la volontaria solitudine è dono velato del tempo di vita se è investita in una futura creatività
relazionale, non lo può essere se la solitudine è l'abbandonare e
l'abbandonarsi fini a sé stessi.
Che il
tempo di un uomo o di una donna abbia più valore del tempo di un altro uomo o
di una donna è un assurdo e la proposizione: "Scelgo di non donare a te il
mio tempo." è un nonsense poiché la vita è dono di tempo nella realtà di
relazioni.
La
coscienza del dono del vivere non può che implicare il riconoscimento che il
tempo non è una nostra proprietà, bensì che noi tutti siamo a disposizione del
tempo in uguale misura nel tempo che la realtà ci dedica. Il dono del nostro
tempo al prossimo è semplicemente la scelta naturale della vita, ove
scegliessimo di non dedicare il nostro tempo sceglieremmo di ledere alla
vitalità della relazione e di privare gli altri e noi stessi della vita.
L’etica
intimata della scadenza di tempo non è che l’imposizione del tempo di vita di
un uomo (o di un insieme di uomini) sul tempo di vita di un secondo uomo,
questa odierna eventualità è un nonsense ed ha una accezione dispotica poiché
prevede la radicale distinzione di valore tra i tempi di vita di due uomini.
Da qui
nasce la naturale volontà di donare il nostro tempo senza pretendere, poiché la
pretesa grava sul nostro prossimo e lede alla creatività ed alla reciprocità
della relazione, il dono, diversamente è un valore aggiunto certo, è sinonimo
della vita e coincide con la natura relazionale umana.