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domenica 3 gennaio 2021

JOAN DIDION - IL CENTRO NON REGGERÀ

Joan Didion: Il centro non reggerà

Regista: Griffin Dunne

 

 

Ero andata a San Francisco perché non riuscivo a lavorare da mesi, paralizzata dalla convinzione che scrivere fosse un atto irrilevante. Che il mondo che conoscevo non esisteva più e per la prima volta mi ero confrontata in modo diretto ed inequivocabile con la prova tangibile dell'atomizzazione.  La dimostrazione che le cose cadono a pezzi. Se mai avessi lavorato di nuovo sarebbe stato necessario per me venire a patti con il disordine. 

 

Il mio primo quaderno è stato un blocchetto big 5 regalatomi da mia madre, insieme al suggerimento di smettere di rattristarmi e di imparare a divertirmi annotando i miei pensieri. 

 

Provare a sopprimere un ricordo è come avere un ricordo.

 

Non trova che la gente sia formata dal paesaggio in cui cresce? Il paesaggio ha formato tutto ciò che penso, faccio, sono.

 

 

Il primo articolo di Joan Didion

Autostima, la sua fonte, la sua forza

 

La gente con rispetto di sé, dà prova di una certa durezza, di un certo coraggio morale, mostra QUELLO CHE UN TEMPO ERA DETTO CARATTERE,  una qualità che,  sebbene approvata in astratto, talvolta perde terreno rispetto ad altre virtù più istantaneamente negoziabili. Il carattere, la disponibilità ad accettare la responsabilità per la propria vita è la fonte da cui sgorga il rispetto di sé. Per quanto a lungo lo rimandiamo, alla fine ci troveremo in quel famigerato letto scomodo, un letto che abbiamo preparato noi stessi. Che ci dormiamo o meno dipende dal rispetto che abbiamo o non abbiamo per noi stessi. 

 

È facile vedere dove iniziano le cose, più difficile vederne la fine.  Adesso riesco a ricordare con chiarezza quando è iniziata New York per me eppure non riesco a distinguere il momento in cui è finita. 

So soltanto che andava molto male quando avevo 28 anni:

Tutto quello che mi veniva detto, avevo già sentito, e non riuscivo più ad ascoltare.

Ferivo chi volevo bene e offendevo quelli di cui non mi importava. E vissi quell'istante in cui coloro che ti erano più vicini diventavano sconosciuti, quell'istante in cui i migliori amici diventavano i peggiori nemici.

Piangevo fino a non rendermi neanche conto di quando lo facevo. Quello è stato il mio ventottesimo anno, quando ho iniziato a imparare la morale della storia. Ovvero che è possibile stancarsi anche del posto più bello. 

 

 

Libro: Verso Betlemme

 

C'era una grotta in cui nuotavamo, ma bisognava truffarsi in acqua nel momento giusto per andare oltre la schiuma. La marea doveva essere al punto giusto. Dovevamo essere in acqua nel preciso momento in cui la marea cambiava. Ogni volta temevo di farmi sfuggire la marea, di restare indietro, di sbagliare il tempo. Dovevi sentire che cambiava la marea e abbandonarti al cambiamento. 

 

In questa luce, tutta la storia era sentimentale, in questa luce tutti i collegamenti erano egualmente significativo ed egualmente privi di senso. 

 

 

 

Libro: The white album

 

Credo che quei pezzi siano sulla fine degli anni 60, inizio anni 70. Il periodo era oscuro. Nell'album dei Beatles "white album" troviamo ballate, ma anche sperimentazioni sonore di Lennon.  Comprende canzoni tenere, altre dure, strumentali. John fa qualcosa di simile nel suo saggio che trovo molto profondo. Racchiude un decennio se guardiamo la data di pubblicazione. Il racconto coesivo di quegli anni non era possibile perché quegli anni non erano coerenti. Dunque lei ha deciso di scrivere un resoconto, una cronaca verbale dei tempi.

Hilton als 

 

Qui sto parlando di un periodo in cui ho iniziato a dubitare delle premesse di tutte le storie che mi fossi raccontata. Una condizione comune ma che io trovavo preoccupante. Suppongo che questo periodo sia iniziato nel 1966 fino al 1971 durante questi 5 anni, stando alle apparenze ero un membro competente di questa o quella comunità. Ho scritto alcuni articoli per questa o quella rivista, pubblicai due libri. Partecipai alla paranoia del tempo. 

 

Amo stare tranquilla ad osservare le persone, non amo fare domande. Ho scritto un pezzo su Jim Morrison, Per molti aspetti amo i musicisti perché si comportano spontaneamente, con naturalezza. 

 

Stavo facendo un pezzo su Haight - Ashbury nel 1967 e mi sembrava che stessimo vedendo l'inizio di qualcosa di importante che non aveva a che fare con gli hippies. Era l'insoddisfazione dei ragazzi. 

 

L' idea di poter scrivere la storia del proprio tempo, dunque ciò che ha fatto Joan in forma di saggio, mantenendo allo stesso tempo duttilità, versatilità e sfumature tipiche del romanzo, è qualcosa di straordinario. 

Il centro non stava reggendo. Era un paese di avvisi di fallimento e annunci di aste pubbliche.  Di rapporti ordinari su omicidi di bambini nel posto sbagliato e di famiglie abbandonate, di vandali che non sapevano scrivere correttamente le critiche con cui imbrattavano i muri.  Era un paese con famiglie che divorziavano regolarmente lasciando i figli soli, gli assegni scoperti, carte di pignoramento.  Gli adolescenti allo sbando vagavano da una città all'altra scrollandosi di dosso passato e futuro come serpenti con la loro pelle. Ragazzi a cui non erano state insegnate e che non avrebbero mai imparato le regole che tenevano insieme la società.  Sparivano i figli.  Sparivano i genitori. Quelli che restavano indietro ne denunciavano frammentariamente la scomparsa e andavano avanti da sé. 

David Hare

 

 

Voglio che mentre mi leggete, sappiate chi sono, dove sono e che cosa ho in mente. Voglio che capitate chi vi trovate di fronte. Vi trovate di fronte ad una donna che ormai da qualche tempo si sente radicalmente separata dalla maggior parte delle idee che sembrano interessare agli altri. Vi trovate di fronte a una donna che lungo il percorso ha smarrito qualunque barlume di fiducia abbia avuto nel contratto sociale e in tutto il sistema dell'impresa umana nel grande disegno del comportamento umano. È meglio che vi dica dove sono e perché. Sono seduta in una camera con il soffitto alto del Royal Hawaiian Hotel di Honolulu e guardo le lunghe tende traslucide che si gonfiano con l'aliseo mentre cerco di rimettere in sesto la mia vita. 

 

Libro: Prendila così

 

Maria con il suo slancio precariamente imposto cerca di affrontare il fatto che l'esperienza è insignificante.  Chiunque viva a Los Angeles ha dovuto affrontare il fatto che tutto sembri insignificante. 

 

 

 

 

 

Libro A book of common prayer

 

La storia si sviluppa mentre la scrivi. Non ci ho mai creduto prima di scrivere un libro, ma è vero. 

 

Alcuni anni dopo aver scritto ‘A book of common prayer’ mi resi conto che parlava della mia ansia al pensiero di Quintana che stava crescendo. Mi aspettavo una separazione, che partisse. Sì, quindi in realtà stavo affrontando anticipatamente questa separazione. Quindi i romanzi parlano anche delle cose che non sai affrontare. 

 

 

La politica sembra esistere solo per mantenersi in vita.  Cioè non sembrava avere alcun rapporto con la gente che stava intorno. Non sembrava essere collegata al resto del paese. Tendono a parlare una lingua comune ma non specificamente condivisa con il resto di noi. Parlano di programmi, di politiche, di come implementarle. O di compromessi, di elettori, di dove posizionare il candidato e di distanziare il candidato. Parlano della versione ufficiale di ogni situazione e di come si svilupperà. Parlano del rendimento di un candidato, ovvero di quanto è abile, perciò di solito intendono la sua capacità di aggirare le domande. Figure prepotenti e brillantemente maligne entrano nella vita pubblica con la convinzione che avrebbero continuato a sfiorare e schivare il fallimento. Prendendo i limoni che sembrano raccogliere per sé, per farne una limonata; per poi rovesciarla e lasciare qualcun'altro a ripulire. 

 

Io ho sempre trovato che se esamino una cosa, è meno spaventosa. Avevamo sempre questa teoria secondo cui se il serpente rimane visibile, non può morderti. In questo modo, affronto il dolore. Voglio sapere dov'è.

Libro: L'anno del pensiero magico

 

Il dolore risulta essere un posto che nessuno conosce finché non ci si trova. Sappiamo che qualcuno che ci è vicino potrebbe morire.  Ci potremmo aspettare di avere uno shock. Non ci aspettiamo che questo shock sia obliterante, devastante per il corpo e per la mente. Ci aspettiamo di essere prostrati, di essere inconsolabili, sconvolti dalla perdita.  Non possiamo conoscere l'Interminabile assenza successiva, il vuoto.  L'inesorabile successione dei momenti in cui ci troveremo ad affrontare l'esperienza della mancanza stessa di significato. Il motivo per cui dovetti scrivere è che nessuno non me ne aveva mai parlato. Alla fine il fatto di scrivere si è rivelato un meccanismo di adattamento.  Ma non lo avevo pensato in quel modo. 

 

È il primo libro sul lutto non scritto da un credente. Joan Didion, il cielo lo sa, crede soltanto nelle capacità umane.  

 

Chi può dire cosa fare e come? Forse stai soffrendo per un tuo caro che hai perso poco tempo fa. E nel frattempo gli altri vanno avanti con la loro vita ed è tutto normale. E passano alcuni mesi ed evidentemente le persone pretendono che siate guariti. 

Quello che scriveva non era obnubilato dal romanticismo ma scriveva con l'intensa commozione di una persona in grado di descrivere il dolore. È il tema più difficile da affrontare e lei lo ha fatto da giornalista. 

 

Quintana aveva molta più sofferenza di quanta ne avessi riconosciuta. Era infinitamente simpatica e affabile e naturalmente, tendevo a soffermarmi su questo. Nella vita, cerchiamo di concentrarci su ciò che sta bene a noi, e il suo lato affabile stava decisamente bene a me. 

 

Guarda bene e annota, dico a me stessa.  E poi, un giorno, quando il mondo sembrerà privo di meraviglia.  Un giorno in cui con gesti meccanici farò tutto quello che dovrei fare.  Quella mattina fallimentare aprirò semplicemente il mio taccuino e sarà tutto lì, un conto dimenticato con gli interessi accumulato, un biglietto di ritorno pagato per il mondo là fuori.  Torna tutto indietro.  Ricordare cosa significa essere me. È sempre quello il punto.