Joan Didion: Il centro
non reggerà
Regista: Griffin Dunne
Ero andata a San
Francisco perché non riuscivo a lavorare da mesi, paralizzata dalla
convinzione che scrivere fosse un atto irrilevante. Che il mondo che conoscevo
non esisteva più e per la prima volta mi ero confrontata in modo diretto ed
inequivocabile con la prova tangibile dell'atomizzazione. La
dimostrazione che le cose cadono a pezzi. Se mai avessi lavorato di nuovo
sarebbe stato necessario per me venire a patti con il disordine.
Il mio primo quaderno è
stato un blocchetto big 5 regalatomi da mia madre, insieme al suggerimento di
smettere di rattristarmi e di imparare a divertirmi annotando i miei
pensieri.
Provare a sopprimere un
ricordo è come avere un ricordo.
Non trova che la gente sia
formata dal paesaggio in cui cresce? Il paesaggio ha formato tutto ciò che
penso, faccio, sono.
Il primo articolo di Joan Didion
Autostima, la sua fonte, la
sua forza
La gente con rispetto di
sé, dà prova di una certa durezza, di un certo coraggio morale, mostra QUELLO CHE UN TEMPO ERA DETTO CARATTERE, una qualità che, sebbene approvata in
astratto, talvolta perde terreno rispetto ad altre virtù più istantaneamente
negoziabili. Il carattere, la disponibilità ad accettare la responsabilità per
la propria vita è la fonte da cui sgorga il rispetto di sé. Per quanto a lungo
lo rimandiamo, alla fine ci troveremo in quel famigerato letto scomodo, un
letto che abbiamo preparato noi stessi. Che ci dormiamo o meno dipende dal
rispetto che abbiamo o non abbiamo per noi stessi.
È facile vedere dove
iniziano le cose, più difficile vederne la fine. Adesso riesco a
ricordare con chiarezza quando è iniziata New York per me eppure non riesco a
distinguere il momento in cui è finita.
So soltanto che andava
molto male quando avevo 28 anni:
Tutto quello che mi veniva
detto, avevo già sentito, e non riuscivo più ad ascoltare.
Ferivo chi volevo bene e
offendevo quelli di cui non mi importava. E vissi quell'istante in cui coloro
che ti erano più vicini diventavano sconosciuti, quell'istante in cui i
migliori amici diventavano i peggiori nemici.
Piangevo fino a non
rendermi neanche conto di quando lo facevo. Quello è stato il mio ventottesimo
anno, quando ho iniziato a imparare la morale della storia. Ovvero che è
possibile stancarsi anche del posto più bello.
Libro: Verso Betlemme
C'era una grotta in cui
nuotavamo, ma bisognava truffarsi in acqua nel momento giusto per andare oltre
la schiuma. La marea doveva essere al punto giusto. Dovevamo essere in acqua
nel preciso momento in cui la marea cambiava. Ogni volta temevo di farmi
sfuggire la marea, di restare indietro, di sbagliare il tempo. Dovevi sentire
che cambiava la marea e abbandonarti al cambiamento.
In questa luce, tutta la
storia era sentimentale, in questa luce tutti i collegamenti erano
egualmente significativo ed egualmente privi di senso.
Libro: The white album
Credo che quei pezzi siano
sulla fine degli anni 60, inizio anni 70. Il periodo era oscuro. Nell'album dei
Beatles "white album" troviamo ballate, ma anche sperimentazioni
sonore di Lennon. Comprende canzoni tenere, altre dure, strumentali. John
fa qualcosa di simile nel suo saggio che trovo molto profondo. Racchiude un
decennio se guardiamo la data di pubblicazione. Il racconto coesivo di quegli
anni non era possibile perché quegli anni non erano coerenti. Dunque lei ha
deciso di scrivere un resoconto, una cronaca verbale dei tempi.
Hilton als
Qui sto parlando di un
periodo in cui ho iniziato a dubitare delle premesse di tutte le storie che mi
fossi raccontata. Una condizione comune ma che io trovavo preoccupante.
Suppongo che questo periodo sia iniziato nel 1966 fino al 1971 durante questi 5
anni, stando alle apparenze ero un membro competente di questa o quella
comunità. Ho scritto alcuni articoli per questa o quella rivista, pubblicai due
libri. Partecipai alla paranoia del tempo.
Amo stare tranquilla ad
osservare le persone, non amo fare domande. Ho scritto un pezzo su Jim
Morrison, Per molti aspetti amo i musicisti perché si comportano
spontaneamente, con naturalezza.
Stavo facendo un pezzo su
Haight - Ashbury nel 1967 e mi sembrava che stessimo vedendo l'inizio di
qualcosa di importante che non aveva a che fare con gli hippies. Era
l'insoddisfazione dei ragazzi.
L' idea di poter scrivere
la storia del proprio tempo, dunque ciò che ha fatto Joan in forma di saggio,
mantenendo allo stesso tempo duttilità, versatilità e sfumature tipiche del
romanzo, è qualcosa di straordinario.
Il centro non stava
reggendo. Era un paese di avvisi di fallimento e annunci di aste pubbliche.
Di rapporti ordinari su omicidi di bambini nel posto sbagliato e di
famiglie abbandonate, di vandali che non sapevano scrivere correttamente le
critiche con cui imbrattavano i muri. Era un paese con famiglie che
divorziavano regolarmente lasciando i figli soli, gli assegni scoperti, carte
di pignoramento. Gli adolescenti allo sbando vagavano da una città
all'altra scrollandosi di dosso passato e futuro come serpenti con la loro
pelle. Ragazzi a cui non erano state insegnate e che non avrebbero mai imparato
le regole che tenevano insieme la società. Sparivano i figli.
Sparivano i genitori. Quelli che restavano indietro ne denunciavano
frammentariamente la scomparsa e andavano avanti da sé.
David Hare
Voglio che mentre mi
leggete, sappiate chi sono, dove sono e che cosa ho in mente. Voglio che
capitate chi vi trovate di fronte. Vi trovate di fronte ad una donna che ormai
da qualche tempo si sente radicalmente separata dalla maggior parte delle idee
che sembrano interessare agli altri. Vi trovate di fronte a una donna che lungo
il percorso ha smarrito qualunque barlume di fiducia abbia avuto nel contratto
sociale e in tutto il sistema dell'impresa umana nel grande disegno del
comportamento umano. È meglio che vi dica dove sono e perché. Sono seduta in
una camera con il soffitto alto del Royal Hawaiian Hotel di Honolulu e guardo
le lunghe tende traslucide che si gonfiano con l'aliseo mentre cerco di
rimettere in sesto la mia vita.
Libro: Prendila così
Maria con il suo slancio
precariamente imposto cerca di affrontare il fatto che l'esperienza è
insignificante. Chiunque viva a Los Angeles ha dovuto affrontare il fatto
che tutto sembri insignificante.
Libro A book of common
prayer
La storia si sviluppa
mentre la scrivi. Non ci ho mai creduto prima di scrivere un libro, ma è
vero.
Alcuni anni dopo aver
scritto ‘A book of common prayer’ mi resi conto che parlava della mia ansia al
pensiero di Quintana che stava crescendo. Mi aspettavo una separazione, che
partisse. Sì, quindi in realtà stavo affrontando anticipatamente questa
separazione. Quindi i romanzi parlano anche delle cose che non sai
affrontare.
La politica sembra esistere
solo per mantenersi in vita. Cioè non sembrava avere alcun rapporto con
la gente che stava intorno. Non sembrava essere collegata al resto del paese.
Tendono a parlare una lingua comune ma non specificamente condivisa con il
resto di noi. Parlano di programmi, di politiche, di come implementarle. O
di compromessi, di elettori, di dove posizionare il candidato e di distanziare
il candidato. Parlano della versione ufficiale di ogni situazione e di come si
svilupperà. Parlano del rendimento di un candidato, ovvero di quanto è abile,
perciò di solito intendono la sua capacità di aggirare le domande. Figure
prepotenti e brillantemente maligne entrano nella vita pubblica con la
convinzione che avrebbero continuato a sfiorare e schivare il fallimento.
Prendendo i limoni che sembrano raccogliere per sé, per farne una limonata; per
poi rovesciarla e lasciare qualcun'altro a ripulire.
Io ho sempre trovato che se
esamino una cosa, è meno spaventosa. Avevamo sempre questa teoria secondo cui
se il serpente rimane visibile, non può morderti. In questo modo, affronto il
dolore. Voglio sapere dov'è.
Libro: L'anno del pensiero
magico
Il dolore risulta essere un
posto che nessuno conosce finché non ci si trova. Sappiamo che qualcuno che ci
è vicino potrebbe morire. Ci potremmo aspettare di avere uno shock. Non
ci aspettiamo che questo shock sia obliterante, devastante per il corpo e per
la mente. Ci aspettiamo di essere prostrati, di essere inconsolabili, sconvolti
dalla perdita. Non possiamo conoscere l'Interminabile assenza
successiva, il vuoto. L'inesorabile successione dei momenti in cui
ci troveremo ad affrontare l'esperienza della mancanza stessa di significato.
Il motivo per cui dovetti scrivere è che nessuno non me ne aveva mai parlato.
Alla fine il fatto di scrivere si è rivelato un meccanismo di adattamento.
Ma non lo avevo pensato in quel modo.
È il primo libro sul lutto
non scritto da un credente. Joan Didion, il cielo lo sa, crede soltanto
nelle capacità umane.
Chi può dire cosa fare e
come? Forse stai soffrendo per un tuo caro che hai perso poco tempo fa. E nel frattempo
gli altri vanno avanti con la loro vita ed è tutto normale. E passano alcuni
mesi ed evidentemente le persone pretendono che siate guariti.
Quello che scriveva non era
obnubilato dal romanticismo ma scriveva con l'intensa commozione di una persona
in grado di descrivere il dolore. È il tema più difficile da affrontare e lei
lo ha fatto da giornalista.
Quintana aveva molta più
sofferenza di quanta ne avessi riconosciuta. Era infinitamente simpatica e
affabile e naturalmente, tendevo a soffermarmi su questo. Nella vita, cerchiamo
di concentrarci su ciò che sta bene a noi, e il suo lato affabile stava
decisamente bene a me.
Guarda bene e annota, dico
a me stessa. E poi, un giorno, quando il mondo sembrerà privo di
meraviglia. Un giorno in cui con gesti meccanici farò tutto quello che
dovrei fare. Quella mattina fallimentare aprirò semplicemente il mio
taccuino e sarà tutto lì, un conto dimenticato con gli interessi accumulato, un
biglietto di ritorno pagato per il mondo là fuori. Torna tutto indietro.
Ricordare cosa significa essere me. È sempre quello il punto.