LE
METASENSIBILITÀ
LE METASENSIBILITÀ
© 2023 Michele Vitti
Data di pubblicazione :
03.12.2023
Quest’opera è protetta
dalla legge sul diritto d’autore.
È vietata ogni
duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
ISBN : 9798870682419
Casa editrice:
Independently published
INDICE
P.
Introduzione
If need be
Rarità introspettive
I due criteri
creativi
LE METASENSIBILITÀ DELLE
INVISIBILITÀ
Le riconoscenze alle
invisibilità
Le nostre
metasensibilità
I meta anti virtuali
LA META_SENSIBILITÀ DELLA
INCLUSIVITÀ
Le porte Meta
La realizzabilità degli
elementi meta
I meta-immaginari
I tre poli di
variabilità
Gli universi
reversibili
Il giudizio umano e i
gravi introspettivi invisibili
Le realizzabilità delle
invisibilità delle potenzialità latenti
La metasensibilità della
permanenza della bontà
Le verità mediane
La metasensibilità della
ante_attività
Le rivelazioni delle
meta_sensibilità
La coscienza del
subconscio
La meta_sensibilità alle
consuetudinarietà
Il pastello bianco alla
fiera del nulla
La autocoscienza del
tempo infinitesimo
Le sabbie dei tempi del
noi
Il raggiungimento emotivo
e gli orologi ulteriori
Il drago alter ego
La metasensibilità della
lungimiranza
Le influenze
beyond_sphere
Le Menorah, i candelabri
delle 9 vitalità
LA META-SENSIBILITÀ DELLA
UMANITÀ
I criteri migliorativi
universali: Umanità e relazionalità
Le due accortezze
Le singolarità
sorgenti
Le unicità divenienti
Principi di miglioramento
relazionale
Le libertà evolutive
Un gesto caratteristico
Un principio di libertà
relazionale
Meditazione relazionale
La meta_inclusione
Impasse sistemici sociali
Il valore degli
underliers
L’enigma del contrasto
Mitakuye Oyasin
LA META_SENSIBILITÀ _ LE
TESINE BREVI
La teoria del ponte
neuronale
I Livelli neurologici
Il metoto gnoseologico
delle universalità introspettive
Neurocognitivismo
relazionale
Il paradosso dell’energia
relazionale
Una logia dell’umano
riconoscimento
LE SCRITTURE ULTERIORI
Beyond
Petricore
Overall wisdom
Un principio di
responsività
Contiguità_La rugiada
attitudinale (purificazione)
Conflicting Love
(Inerente al subconscio)
Mindset completivo
(Inerente alla purificazione dalla paura)
Colore madreperlato
(Relativo a “Not forward farsightedness)
La evanescenza della
attesa (Not forward farsightedness)
La evanescenza della
attesa (Not forward farsightedness)
Beyond impermanences
Self-cathartic-hypnosis
I germogli emergenti
Relazioni cromatiche
La identità ideativa
Le attitudini fantasma
(Approfondimento di Le Menorah)
La saggezza del valore
nonostante
Homely souls
Soul Changes (Inerente
alla purificazione del negativo)
Il gradiente
comportamentale
Il diritto umano della
autoreferenzialità identitaria
La con_divisione.
La attenzione premurosa
selettiva
La relatività di
complessità
Elision disvalue
Relatività ideativa
Vivendo ad essere
rivitalizzati, vivere per rivitalizzare
U-Turn
La ulteriore rievocazione
Pixels
The fluency
transfiguration
UNA POETICA DELLE
META_SENSIBILITÀ
Credere che un senso vi
fosse
Il sentimento celeste
Siamo tele celesti
Le tre malinconie
INTRODUZIONE
La idea di realizzazione
del 12° libro intitolato “LE META_SENSIBILITÀ _ breviario di riflessioni” che
sarà pubblicato prima rispetto alla pubblicazione del libro “GENEROSITÀ _ Il
libro delle 50 realizzabilità.” È di riflettere sulle nostre introspettività
Meta, ovvero la nostra natura invisibile trascendente emozionale, sentimentale
ed intuitiva che costituisce la non aleatorietà invisibile che sostiene le
nostre esteriori rivelazioni attitudinali concretamente manifeste.
Le emotività e le
emozionalità sono trascendentali immanenti in noi sin dalla nascita pertanto
sono una realtà e non una metafisica, tuttavia sussiste una ontologia di
trascendenza spirituale che eleva alla sacralità le emotività qualificandole
della intimità della invisibilità sorgente _ che non è identicamente
caratterizzante la attitudine bensì è orientativamente qualificante la
attitudine.
È pur vero che solo sagge
onniscienze riescono a conoscere dalla concretezza di una attitudine la verità
relativa della emotività sorgente.
Abbiamo mai sentito in
cuor nostro una scintilla di radiosa possibilità in bene caratterizzante la
Verità che ciò che evidentemente superficialmente sia da noi percepito a
livelli più profondi di complessità meno superficiali non sia? Ovvero sia
diversamente rispetto alla qualità “Sia” da noi superficialmente ed
avventatamente percepita?
Questa verità può essere
una ontologia reale vera e questa mia tesi può essere consolidata proprio dalla
esistenza co_qualificante delle invisibilità delle nostre meta_sensibilità.
Questa accortezza intimamente ci orienta ad una com_prensione di senso della
complessità reale fondata non sulla avventatezza della superficialità bensì
sulla fiducia speranzosa, curiosa della anticipazione del credo ( Proprio
poiché le meta_sensibilità sono altresì di natura spirituale) che ci orienta
alla ulteriorità immersivamente focalizzante.
Come uno scrittore sia in
ottemperanza di realizzare ulteriori opere letterarie?
La metafora naturale è il
pellegrinaggio nonché gli elementi di meta e di passo.
Se la meta sia la
scrittura è la pubblicazione di una opera letteraria.
Inevitabilmente si
camminerà per raggiungere la meta della pubblicazione del libro meta.
Tuttavia in cosa consiste
ogni passo? Ln ideazioni, in riflessioni, in ispirazioni, in intuizioni _ e
ciascun segno vergato sulla carta è un passo soncronico _ la sincronia
ispirativa consiste nel pensiero che per raggiungere la scrittura del libro
meta si realizzeranno ulteriori parallele vie letterarie che possono consistere
in riflessioni autonome di senso compiuto che non necessariamente possono
trovare spazio nel libro Meta, bensì sono vie letterarie autonome in dignità di
essere breviari di senso compiuto e di dignità letteraria condivisibile.
IF NEED BE
Un uomo realizzò una
biblioteca, bensì una biblioteca particolare, i centinaia di libri esposti
presentavano sulla front page di copertina il suo nome, l’uomo che realizzò la
biblioteca era altresì autore di tutti i manoscritti esposti gratuitamente
consultabili.
La biblioteca non venne
trascurata bensì accolta con entusiasmo da numerosi lettori e da numerose
lettrici. Nonché quando una lettrice domandò allo scrittore come potesse avere
avuto la tempra di realizzare il proprio santuario culturale ricco di libri di
sorprendente qualità e di profondità qualitativa. Lo scrittore rispose di aver
compreso una verità importante, che la energia sia sacra. Lo scrittore
approfondì: Prima di te anni or sono incontrai un uomo illustre e rinomato,
pluri_laureato nelle più maestose università letterarie, in quel tempo tenevo
con me il primo libro che ebbi scritto_ in atto di condividerlo con questa
illustre persona _ egli mi fermò mi degnò di leggere solamente il titolo del
mio libro _ comunicandomi. Il titolo che hai scelto è un titolo importante”_ mi
guardò.” Mi domandò. Hai una qualifica letteraria? Hai un attestato accademico
letterario o il titolo di una università scientifica o letteraria?”
Il giovane rispose di no.
Il saggio signore pazientò dinanzi al giovane e gli confermò. “Forse sei
all’altezza del titolo di cui racconti, forse quando sarò anziano giungerò a
scoprire se veramente lo sei, ma prima di te è la letteratura mondiale dei nostri
millenni. Non sono a umiliarti, sono ad attenderti degno di essere la storia. “
ln verità quel giorno il giovane comprese il senso della umiltà _ da quel
giorno il giovane si impegnò con tenacia nella realizzazione di un principio di
amore _ nonché il senso della gratuità del realizzare una biblioteca
condivisibile il senso più elevato della relazione_ la veglia _ esistere
relazionalmente qualora avessimo bisogno di con_forto. Poiché il giovane
comprese che è parzialmente vero che siano i lettori a realizzare lo scrittore_
uno scrittore è un espressivo di segni evanescenti se non possiede lettori e
lettrici.
Tuttavia la certezza che
consolidò la tempra realizzativa letteraria del facoltoso scrittore fu proprio
il comportamento di quel saggio di un tempo _ nonché se le persone non avessero
mai letto le miriadi di parole di cui consistono i suoi saggi, le sue poesie e
i suoi romanzi _ne avrebbero letto almeno i titoli, un fatto che avrebbe
realizzato un miglioramento comunitario nel senso di destare la curiosità, la
fantasia e la immaginazione di coloro che non desiderino leggere. E se fossero
esistite persone che nemmeno avessero voluto leggere i titoli, almeno avrebbero
visto la esistenza per mio segno di molti libri, e se fossero esistite persone
che nemmeno avessero voluto vedere i libri oltre la vetrina avrebbero visto di
sfuggita il nome della mia biblioteca, oppure ne avrebbero sentito parlare _
nonché la creazione della rivelazione di amore ovvero sapere che una realtà
ulteriore la biblioteca vi sia se un giorno, a nostro bisogno o desiderio.
RARITÀ INTROSPETTIVE
Quando penso alla rarità
rifletto sulla verità che esista una rarità gratuita e che questa rarità sia la
rarità più di valore ed eccellente che possa esistere. Rifletto sulla verità
che i nostri pensieri sovvengono secondo un flusso costante di casualità ed
aleatorietà in cui sussistano miriadi di variabili molte delle quali non siano
ancora scientificamente conosciute, la spiritualità, la anima, la realtà
onirica, la estemporaneità mnemonica, le metasensibilità, la emozionalità, la
proiettività di progettualità, il subconscio, gli istinti ancestrali, la bontà
di magnanimità ed i gradienti ideali, la volontà, le variabili ambientali _
tuttavia chiunque ha autocoscienza del fatto che la complessa realtà
combinatoria introspettiva di cui non abbiamo il 100% di controllo a causa dei
flussi di aleatorietà introspettivi percettivi e meta _ sensoriali da come
risultato costate in ogni istante una idea o un sistema di idee, o emozionalità
sentimentali. Allora giungiamo a concludere che quotidianamente siamo in possibilità
gratuite di possedere proprietà rare che siano sensibilità o intellettualità _
la metafora consonante è il nostro istantaneo possesso di molteplici idee sorte
innatamente nuove secondo un flusso di unicità aleatorie, è come se
possedessimo ogni istante gratuitamente una quantità di elementi alcuni comuni,
alcuni rari, alcuni estremamente rari ed alcuni unici pertanto è importante la
presenza di attenzione per avere accorgimento di focalizzare, distinguere,
prendere e mantenere a noi gli elementi più rari e di valore. È il sentimento
di felicità è sorpresa in relazione all’accorgimento di ottenimento di realtà
introspettive di valore.
Se il flusso di rarità è
aleatoriamente emergente _ la gestione relazionale sistemica e la espressività
di condivisione delle rarità riconosciute implica che esse acquistino ulteriore
valore e che assuma valore il compositore/ compositrice, ricercatore/ricercatrice
proprio in grazia del suo contributo di plasmabilità.
Lo scrittore/la
scrittrice è un lettore dei suoi universi nonché un accorto collezionista.
I DUE CRITERI CREATIVI
Per una sola tela dieci
giornate di dedizione _ otto giornate di scultura su legno d’acero mediante uno
scalpello di precisione. Le ultime due giornate sono dedicate alla intelaiatura
ed alla stampatura _ la scultura in legno è minuziosamente realizzata in
negativo affinché per contrasto, in seguito ad avere cosparso di inchiostri
colorati le parzialità dello stampo, otteniamo l’oggetto stampo che sarà
pressato mediante una pressione omogenea sulla tela intelaiata, l’arte della
stampa giapponese è una arte d’investimento creativo a lungo termine _ il
risultato finale è rinviato ad un futuro prossimo relativamente lontano,
proprio come accade per il ricamo, la pittura e il disegno tradizionali e la
pittura iperrealista _ la stampa, il ricamo, i dipinti, i disegni iperrealisti
sono il risultato della perseveranza creativa sicché il risultato ultimo è un
risultato ottenuto in grazia di molteplici ritorni creativi all’ oggetto
artigianale in itinere di compiersi _ la euforia dei risultati realizza
iper_semplificazioni che non rendono dignità alla artigianalità fondata sulla
resilienza del ritorno creativo _ le artigianalità complesse sono in verità
miriadi di successi transitori eppure di valore nonché le artigianalità
complesse realizzano la sublimazione dell’errore artigianale come plausibile
passo creativo _ il ritorno alla creatività sul medesimo oggetto, il fatto di
instaurare un percorso creativo maggiormente intenso e costituito da fasi di
ritorno creativo è ciò che dispongo di concretizzare elevando la qualità di
dedizione rispetto alla frenesia della maggior possibile frequenza di
creatività finite eppur maggiormente evanescenti ed immediate.La immediatezza è
una ottimizzazione dei tempi è simbolo di efficienza creativa del non
procrastinare e dell’ ottenimento del nucleo di circoscrivibilità che redige
una opera ad essere conclusa _ la immediatezza non è pertanto da evitare ma è
da considerare come valore implementativo di opere maggiormente complesse e
costituite da fasi creative proprio per strutturare la organizzazione di un
progetto e la efficienza di circoscrivere la conclusione di risultato di
ciascuna fase.
LE METASENSIBILITÀ DELLE
INVISIBILITÀ
LE RICONOSCENZE ALLE
INVISIBILITÀ
Considerate me come
esempio di una proiezione di cui vorrei rendervi compartecipi. Se io mi recassi
in una città italiana altrove rispetto alla mia città natale ove esistono
persone che mi conoscono.
Premesso che non sussista
alcun valore di strumento di condivisione come possono essere i biglietti da
visita custodi del valore creativo. Allora sono ad approfondire che non sono a
monopolizzare la attenzione su di me e sul mio valore creativo bensì sono ad
asserire che non susciterei alcuna rilevanza ai passanti, un giovane turista
che passeggia nella piazza ad arricchirsi del valore architettonico di una
città a lui sconosciuta _ solamente questo trasparirebbe _ nonché le
contingenze renderebbero irrealizzabile la opportunità della dedica della
eredità la cui creatività è stato un mio investimento di anni di tempo, poiché
al vasto tempo di scrittura e di creazione artistica coincide il vasto tempo di
lettura e di riflessione per assimilare una arte nuova. Allora sono ad astrarre
me stesso asserendo che chiunque sia una dedica, ciascuno è miracolo di
condivisione, poiché chiunque ha dedicato il suo tempo di vita in realtà che
siano condivisibili. Pertanto regalo una prospettiva ulteriore sulle persone che
quotidianamente andrete incontrando _ quando le incontrerete fermatevi alcuni
secondi dinanzi a loro e dedicate loro la affabilità del saluto poiché essi e
voi stessi meritate il rispetto di quei pochi secondi investiti nella
riconoscenza di chi siamo ovvero del nostro valore vocazionale non solamente i
talenti che siamo chiamati ad essere, bensì i talenti che realizzano già il
nostro nome e che possiamo condividere oppure ulteriormente che possiamo
consegnare come assimilazione di valori esperienziali che sono stati ottenuti
solamente grazie alla soggettività di spiritualità di resilienza che è
cangiante e dissimile _ dinanzi al prossimo realizziamo che vi sia una
avventura caratteristica.
Amiamo la lettura dei
romanzi o vedere i film della nostra cultura cinematografica emozionale poiché
ivi troviamo i caratteri, ovvero le diversità emozionali ideali individuali in
cui ci immedesimiamo ed in cui ci relazioniamo per contrasto delle espressioni
che il carattere esprime che sono nuove rispetto alle nostre o ad esse che ci
risultano consuete. Qualunque persona è caratteriale e caratteristicamente
caratterizzante, pensiamo all’incontro di persone sconosciute come una
opportunità di risultarne arricchiti semplicemente solamente da un semplice
vicendevole saluto, inoltre dalla essenzialità delle prime affabilità poiché
ciascuno sia custode della potenzialità di essere la sua inner literature ed il
suo inner museum _ le prime nostre parole consistono allora nell’accedere ai
luoghi spirituali della nostra essenza creativa e di realizzarne rispetto
raccogliendosi un primo libro spirituale e leggendosi una prima autentica frase
dello spirito esperienziale vitale del prossimo, nonché di osservarne un primo
dipinto del museo dell’animo. Perché sono importanti quei semplici istanti di
apertura fiduciosa e affabile? Poiché realizzano la possibilità di ulteriorità
della Curiosità della lettura d’altri libri della medesima collana spirituale e
di vivere la vista di ulteriori dipinti dell’animo. In realtà di dedicare
dignità alla nostra potenzialità di condivisione non esclude ed è fondata dalla
dedica di dignità alla potenzialità di condivisibilità del prossimo _ a priori
non sappiamo la vocazione altrui, tuttavia la saggezza consiste nella mentalità
della fiducia della coscienza di esistenza della vocazione altrui, ovvero che
il prossimo sia un carattere da cui possiamo ereditare ricchezze. Il primo
confronto è fondante la realtà affinché in futuro non vivremo il rimpianto
delle evanescenze di interesse caratteriali e delle superficializzazioni
relazionali. Un passante seppur fossimo sconosciuti mi salutò e mi domandò di
cosa mi occupo. Gli risposi:”D’arte e letteratura creativa.”. Il passante mi
domandò se avessi un biglietto da visita delle mie creazioni. Io risposi
affermativamente e gli consegnai il mio biglietto da visita del mio diario.
Una passante attirò la
mia attenzione mentre lentamente passeggiavo nella piazza leggendo un libro la
cui copertina risultava invisibile poiché orizzontalmente speculare ai
sampietrini della piazza. Sollevai il libro rendendo a lei leggibile il titolo
mentre gli comunicai il titolo del libro che stavo leggendo.
LE NOSTRE
META_SENSIBILITÀ
Alcune entità reali sono
riconoscibili per le implicazioni immediate che hanno su altre realtà. Ad
esempio la traslucenza dell’aria rende a noi impercettibile lo zefiro che
tuttavia si rivela a noi mentre osserviamo i petali volitare sospesi – della
medesima natura meta-sensibile sono le nostre introspettività poiché proprio
come il vento per i petali le meta-sensibilità di una persona realizzano l’aura
esteriore della presenza caratteriale esteriore. Inoltre altresì l’intuito di
preveggenza delle latenti potenzialità del prossimo ha una natura
meta-sensibile, in questo caso l’elemento invisibile come il vento sono i
corollari di gratuità percettiva di affabilità, di riconoscenza interiori
nonché la manifestazione di essi sono metaforicamente come i petali che
oscillano mentre l’elemento esteriore visibile che desta questi sentimenti è
paradossalmente il nulla, la mancanza che percepiamo in relazione con il
prossimo in quanto solamente in presenza di un vacuum siamo orientati a
realizzare l’intuito dell’incanto delle in visibilità nonché la creatività
interpretativa che noi aggiungiamo alla mancanza che percepiamo che ci sospinge
alla affabilità relazionale.
I META ANTI-VIRTUALI
La premessa concettuale
“META” che ho realizzato in questo libro Meta-sensibilità non è ideata in
natura del caratterizzante della virtualità “Meta” del meta_verso
contemporaneo.
In questo libro la
origine meta ha la espressione di senso di ulteriorità, di “Oltre”, di
evanescenza, di surrealtà che a primo avviso possano essere elementi
caratteristici altresì della virtualità. Tuttavia non è così poiché la premessa
“Meta” se ideata in natura del caratterizzante della umanità acquisisce senso
autonomo di pura immediatezza relazionale proprio fondante i principi della
relazione sana in cui esistono i sensi umani ed i meta_sensi di spiritualità,
sogno, immaginazione fantasiosa _ nonché le caratteristiche di immediatezza
concernono la presenza concreta delle persone, in cui esiste comprensione
empatica, comprensione di stato d’animo, comprensione intuitiva, tattilità,
affettuosità, empatia, olfatto, emozionalità, comprensione spirituale, insieme
alla relazione del subconscio latente ed insieme agli altri sensi umani.
Diversamente il “Meta”
del meta_verso virtuale consiste nei Media. I media sono accessori che
dirimono, la virtualità è disumana in causa della propria ontologia di
ostacolare la naturale immediatezza delle complesse relazioni emozionali,
spirituali, affettive, razionali, concrete tipiche della non virtualità,
incontrandoci sentiamo la frequenza del nostro respiro e persino intuiamo il
battito dei nostri cuori che sono realtà che realizzano co_sentimento.
La virtualità orienta
alla apatia, poiché logicamente realizza la rarefazione delle emozioni e
costringe alla repressione emozionale. Nel luogo virtuale la espressione
emozionale perde concretezza di natura poiché le emozioni sono denaturate della
loro umanità se tradotte e trasformate in virtualità. Nonché intuiamo danni a
livello propriamente relazionale e affettivo, creando importanti dissonanze
cognitive in quanto a esistenza di tradizioni antecedenti alla virtualità (La
tradizione dell’innamoramento e della realizzazione di amistà) che non solo
risultino arduamente conciliabili con la complessità della virtualità
contemporanea, inoltre realizziamo che sia proprio la virtualità la causa che
confuta e rende evanescenti le etiche tradizionali proprio poiché è la
virtualità a negare molti dei nostri sensi umani. È fondamentale incontrarci.
Nonché la virtualità
orienta alla divisione concreta delle persone in quanto realizza la non
tattilità e la non affettività. Importanti studi neuro_cognitivi esprimono che
la costante visione di virtualità inibisce la efficienza dei Neuroni specchio
in relazione altresì ad una iper_variazione delle immagini ci abitiamo non al
ricordo bensì alla dimenticanza, non alla precisione bensì alla sfocatura con i
risultati non umani che è compromesso il nostro sistema sano di riconoscimento
dei volti.
Una ulteriore importante
realtà è che la virtualità sovraccarica il nostro sistema visivo creando
disequilibrio con i restanti sensi umani che restano quiescenti: il fatto
costante di ricevere immagini implica che ci abituiamo a ricevere immagini ma
ci dis-abituiamo a creare immagini_ nonché risultano compromesse e inibite le
facoltà meta-versive di immaginazione, sogno, e fantasia. La virtualità implica
sindrome da iper_connessione, nonché induce ipervigilanza. Lo stadio di
ipervigilanza ha valenza di istinto ancestrale puramente connesso con la
difensività. Nonché risulta che siamo indotti/e ad essere in stadio di
difensività che è uno stadio che plasma la nostra visione della realtà ché
sovra_ intendiamo potenzialmente feroci altresì realtà docili_ nonché
risultando la nostra reazione conseguente alla iper_difensività, ovvero
evitamento, paura, incattivimento, aggressività.
LA METASENSIBILIT À DELLA
INCLUSIVIT À
LE PORTE REALI,
RELAZIONALI E SPIRITUALI|MISTICHE|IDEALI|ONIRICHE SURREALI
•Questa stanza ha solo
una porta di accesso e di uscita.
•È vero. E ciascuno di
noi entra ed esce da questa medesima porta. Eppure.
•Eppure…
•Eppure realmente può non
essere vero che questa stanza abbia solo una porta.
•Non giocare con gli
assurdi io vedo che questa stanza ha solamente una porta di ingresso che è la
medesima porta di uscita ed io so che altresì te riconosci la medesima realtà.
•Io non gioco con gli
assurdi bensì riconosco realtà ulteriori.
• Ad esempio quali realtà
ulteriori?
•Il nostro pensiero è
reale e costituisce la nostra realtà. Ora ad esempio riconosco che questa
stanza abbia due porte di ingresso.
•È incredibile. Non ti
comprendo.
•Io ti sto parlando e tu
mi stai ascoltando con curiosità e inclusività e io sto dedicando a te i miei
pensieri quindi conveniamo che siamo entrambi presenti in questa stanza _
pertanto quando accedemmo in questa medesima stanza entrambi accedemmo alle due
porte mentali, mistiche, spirituali, relazionali di questa stanza, ovvero la
mia porta e la tua porta.
•Quante porte relazionali
può allora avere una stanza con una sola porta?
•Quante sono le persone.
Tuttavia talvolta accade che molte persone entrino in una medesima stanza dalla
medesima porta, tuttavia non tutte le porte relazionali della stanza non si
sarebbero aperte.
Coloro che non sono
spiritualmente e relazionalmente enttrati nella stanza sono presenti nella
stanza e tuttavia sono assenti, gli esclusi, i timidi, i trascurati, gli
emarginati, i discriminati, i taciuti.
•Cosa accadde?
•È importante ricordarci
che realmente non possiamo entrare simultaneamente dalla medesima porta nella
medesima stanza relazionale, tuttavia spiritualmente per realizzare equilibrio
di dignità si accede alla comunione insieme simultaneamente onde evitare
discriminazioni ed emarginazioni di coloro che dovessero sentirsi
procrastinati.
•La esclusività
significherebbe proprio “Non c’è più posto per una ulteriore persona.”
•Riconosciamo che coloro
che sono insieme e che sono altrove con il pensiero non hanno realizzato
l’accesso con noi alla porta relazionale della stanza.
• E allora esisterebbe
esclusione.
•È vero. Allora è un
dovere di entrambe le persone che sono presenti realmente nella stanza di
curare questa esclusione _ rispettivamente l’impegno è di chi si sente escluso
o eventualmente di chi si esclude e l’impegno è di chi è entrato/a dalla porta
sia reale sia relazionale per includere chi non è entrato/a dalla porta
relazionale/mistica/spirituale.
•Esistono i nubivaghi/e e
i sognatori/sognatrice, le persone sovrapensiero, ed in parallelo le persone
spensierate.
•Sì e realizzano realtà
ulteriori, sono veramente preziosi poiché elevano la realtà della loro
oniricità e spiritualità.
• Tuttavia non sono
presenti perché non sono entrati dalla porta relazionale.
• È vero. Infatti è un
dovere vocazionale di coloro che sono entrati sia dalla porta reale sia dalla
porta relazionale richiamare la attenzione e presentare, ricondurre al presente
i nubivaghi e i sognatori.
• Come?
• Nominandoli, chiamando
il loro nome, avendo premura di loro poiché solo chiamando dalla stanza reale
alla loro stanza onirica spirituale essi possono accedere insieme alla stanza
reale.
•Vi sono inoltre coloro
che accedono prima alla stanza relazionale e che escludono.
•È vero. Tuttavia
escludendo il prossimo escludono in verità loro stessi/e perché la relazione è
sempre biunivoca e chirale.
•Nonché stiamo elevando
il valore delle nostre stanze mentali/mistiche/spirituali e oniriche.
•È vero, infatti accedere
alla nostra stanza dei pensieri è un privilegio importante, Surreale, ad un
livello ulteriore rispetto al reale.
Nonché il reale è
ispirato dall’ideale e l’ideale ispira e plasma il reale.
LA REALIZZABILITÀ DEGLI
ELEMENTI META
Un limite che è
importante che oltrepassiamo è stato quello di avere metafisicizzato le
improbabilità e le impossibilità rendendole in tal maniera acriticamente
necessariamente inaccessibili, inconoscibili e non malleabili poiché ideate
appartenenti a un altro universo a noi incomprensibile l’universo Meta.
Una prima malleabilità
delle impossibilità meta consiste nel riconoscimento che le rifrazioni delle
impossibilità sono possibili e presenti nella nostra quotidianità. La logica
sussiste nel credere che se una manifestazione di una impossibilità risulta possibile
_ la presenza parziale di rifrazione possibile di una ontologia di
impossibilità cortocircuita la illibatezza di impossibilità rendendo la
impossibilità possibile e reale. Un esempio è la resurrezione. La
consuetudinaria abitudine realizza a noi la idea di resurrezione in fattibilità
di realizzabilità nulla poiché talmente rara da poter non esistere, talmente
metafisica da potere non esistere realmente. Tuttavia una rifrazione di
resurrettività esiste ogni qualvolta perdoniamo poiché convertiamo la
finitudine di dirimenza relazionale in motivo fondante di inizio di vitalità
relazionale. È in misura in cui abbiamo la saggezza, la lungimiranza e il
coraggio di ammettere come sensata e ammissibile la impossibilità gradualmente
la realizziamo.
I PONTI SORGENTI
META_IMMAGINARI
Il teletrasporto nello
spazio e la resurrezione nel tempo sono due miracoli che crediamo metafisici.
In questa realtà esiste
il credo che è una spiritualità ed una fiducia tipicamente meta_emozionale, in
questa realtà esiste la meta_fisicità nonché la realtà della possibilità
introspettiva.
Ma tempo e spazio non
sono solamente realtà retrospettive bensì sono altresì realtà introspettive,
mnemoniche_intuitive ed emotive.
Allora troviamo il tempo
e lo spazio di immaginarci.
La immaginazione è un
richiamo metafisico. Poiché io immagino in mia spiritualità, in mia anima, in
mio animo e in mia psiche che siano identicamente ove e quando io sia ora; ma
il contenuto immaginativo è altrove nello spazio e nel tempo, è la realtà che
riecheggia mediante noi stessi. Allora le realtà che furono sono parzialmente
presentate, poiché il riecheggiamento è un risultato di noi stessi/e che siamo
intermediari della ri_presentazione, tuttavia la realtà riecheggiata è
fondamentalmente ontologicamente originale insieme ad un infinitesimo
re_interpretativo del noi ad essere intermediari. Sicché le realtà che furono
esteriormente ora sono introspettivamente. Ma una presenza introspettiva è pur
sempre una verità reale che concorre alla influenza della realtà presente,
pertanto ritornando alla logica di origine ciò che è stato è presente in forma
spirituale psichica e metafisica e può avere influenza presente.
L’immaginare nuovi
immaginari ci eleva a realizzare miracoli oltre lo spazio ed oltre il tempo
tipicamente fisici ed oltre esistono ulteriorità che sono meta_luoghi e
meta_tempi in cui la fantasia ancestralmente infantile può rivoluzionare ogni
criterio di impossibilità. La fantasia immaginativa è un ulteriore ponte
metafisico che è sorgente di futuri altresì impossibili, poiché l’universo del
sogno onirico è un flusso magico che riqualifica le impossibilità in
possibilità reali.
I TRE POLI DI VARIABILITÀ
E IL LAVORO INVISIBILE
La realtà che siamo non è
indifferente alla realtà che siamo stati/e e non è necessariamente una realtà
in identità reiterative di ciò che saremo.
Essere è variabile
secondo i tre poli di variabilità intro_spezione, estro_spezione,
meta_spezione.
Il lavoro di ordine
interiore è fondamentale alla qualità di espressività _ ovvero il fondamento
della qualità ambientale non è originato come a noi appare dalle qualità
attitudinali, i comportamenti estrospettivi sono un secondo livello originale,
i primi livelli originali sono introspezione e meta_spezione, la introspezione
è la complessità sensoriale, emotiva, razionale, subconscia, intuitiva,
simulativa, la meta_spezione concerne la immaginazione, la spiritualità, la
fantasia, il mondo onirico ovvero gli indici confutativi delle impossibilità
nonché le qualità rivoluzionanti. Partire dal lavoro in noi stessi/e è già una
fondamentale creatività ambientale, poiché sussiste il principio di influenza
onnicomprensiva caotica ovvero che qualsiasi lavoro e mutamento introspettivo,
estrospettivo o meta_spettivo implichi cambiamenti immediati o estemporanei
ovvero di cui avremo risultati extra contestuali.
Il lavoro invisibile è
strutturante la realtà visibile.
GLI UNIVERSI REVERSIBILI
I’m Goin’ alone
discovering all the substantials levels of the underverses of this whole
reality we live in livin’ intensively immersive experiences in return to the
surface giving you the chapters and the verses of my discoveries, who lived the
most profund levels had lived the surfaces levels and the mistery of the
underverses it is that in the surfaces levels flows the profund levels and that
in the profund levels flows the surfaces levels _ so you that are travelling
the surfaces levels and I that I’m travelling the profund levels we’re
discovering miscellaneous realities of the same dichotomous truth. Shall we
travel together the underverses?
Underverses_ Oververses.
Subversità e
sovversività.
La mentalità è che
livelli situazionali vastamente lontani, diversi tra loro che apparentemente
sembrano non avere alcun senso di relazione di reciproca influenza in realtà si
plasmano casualmente vicendevolmente proprio come il movimento di placche suboceaniche
che implica le onde superficiali.
IL GIUDIZIO UMANO E I
GRAVI INTROSPETTIVI INVISIBILI
In ottemperanza di
ottenere la obiettività di bontà valutativa siamo a riconoscere che vi siano
due criteri percettivi _ il criterio di corrività e non rifrangibilità e il
criterio di percezione ulteriore di relatività di unicità introspettiva “e”.
Cominciamo dal primo criterio percettivo _ il primo criterio è privo di
risonanza emotiva _ ovvero è manchevole o carente la empatia di immedesimazione
emozionale _ corrività significa avventatezza, non rifrangibilità,
sconsideratezza, indifferenza, superficialità ed è di queste “non qualità” che
caratterizzeremmo il nostro sistema di percezione è di giudizio. Approfondiamo
_ siamo a riflettere sulla verità percettiva che ciascuno di noi non è
solamente e semplicemente ciò che agisce. Il criterio di corrività e non
rifrangibilità di percezione si fonda proprio sulla non verità che siamo
solamente superficialmente ciò che agiamo e come agiamo. Pertanto un
osservatore che fonda la propria osservazione nei riguardi paragonativi tra due
persone (che si dedicano a realizzare il medesimo prototipo di creatività
docile e di incolumità creativa) sul criterio di corrività e irriflessività,
nella eventualità in cui una persona tra le due riesca a dimostrare di
eccellere mentre la seconda dimostri fragilità, lentezza, non efficienza,
incertezza, imperfezione e persino abbaglio, il giudizio dell’osservatore
replicherà la identità della veridicità se fonda il suo giudizio sul criterio
di corrività e non rifrangibilità _ l’osservatore giudica avventatamente, non
realizza alcuna ulteriorità interpretativa di saggezza _ e giudica non
rifrangendo _ nella dinamica di rifrazione esiste emozione, emotività,
emozionalità.
Pensiamo al fatto umano
emozionale come ad un flusso luminoso che l’osservatore riconosce _ una reale
emozionalità che reinterpreta e cangia la percezione immediata e avventata
significa come nella rifrazione di un fascio luminoso in un prisma che il fascio
emozionale fluisce nell’animo della persona e la cangia, la rende più umana e
com_prensiva.
Se non esiste
rifrangibilità l’osservatore è impassibile (Le emozionalità, le emotività non
passano, non traspaiono) e egli /lei giudica secondo modelli di dicotomie di
severità (Sì|No).
Questo
osservatore/osservatrice giudica la prima persona sì e la seconda persona No.
Tuttavia la Verità è
ulteriormente complessa rispetto alla oggettiva veridicità _ sussiste la
soggettività delle nostre introspettività che compartecipano al reale.
Allora siamo a
riconoscere alcune importanti variabili _ la variabile del nostro passato
esperienziale, la variabile della nostra emotività, la variabile della nostra
umanità. Perché ciascuno di noi non è solamente e semplicemente ciò che agisce?
Perché l’atto realizzato è la espressione ultima di costanti e variabili
introspettive che costituiscono la nostra unicità e relatività sentimentale,
emozionale.
Credo che siamo a
compiere il nostro meglio.
Che cosa significa?
Significherebbe riconoscere che entrambe le persone siano eccellenze creative e
paradossalmente che il secondo creativo sia maggiormente eccellente rispetto
alla prima persona che eccelle. Perché ciascuna realtà fattuale istantanea è relativa
_ ovvero nel risultato fattuale compartecipano insieme tutte le complessità
variabili e costanti introspettive nonché sono i gravi introspettivi.
Ad esempio la seconda
persona che non riesce ad eccellere potrebbe portare con sé un grave
introspettivo ingente (Annettiamo le infelicità, i gravi delle esperienze a cui
si è sopravvissuti e che tuttavia hanno recato un segno debilitante, il
continuum dell’olismo vita che realizza la nostra maggiore sensibilità emotiva)
, superiore e di qualità ulteriore rispetto alla prima persona che eccelle.
Il paragone coerente è
significativo:
Un atleta termina la gara
di velocità di 100 metri in tempi rapidi. Un secondo atleta compie 50 passi, si
rassegna e non oltrepassa la linea del fine gara.
Gli osservatori videro
che nessuno dei due atleti sopportava a sé dei pesi. Il pubblico criticò è
schernì la esibizione del secondo atleta.
Tuttavia un saggio
signore tra il pubblico al termine della gara vide il secondo atleta in lacrime
si avvicinò al giovane e gli disse: “Ho visto i pesi che hai portato, la linea
della tua vittoria è stata prima del tuo cinquantesimo passo.”
Il giovane guardò con
sorpresa il signore.
Come può la qualità
creativa di coloro che non eccellono essere di qualità superna e superiormente
eccellente rispetto alla qualità creativa di coloro che dimostrano di
eccellere?
Poiché il nostro
rendimento è umanamente relativo in equilibrio tra estro_spettività (La
dimostrazione creativa) e introspettività ovvero i nostri gravi introspettivi
che solitamente non vediamo del prossimo.
Una accortezza è
fondamentale per giudicare umanamente_ disposto che non ci sia dato di sapere
né la gravità né la qualità, né in cosa consistono i gravi introspettivi di
chiunque, _ la saggezza della umanità prescrive di giudicare che questi gravi
esistono in noi è che nonostante i gravi siamo il nostro meglio.
Precisando che non
solamente la presenza dei gravi sia relativa bensì è relativo altresì il
livello di percezione introversiva della gravità dei gravi introspettivi _ due
persone possono possedere il medesimo grave introspettivo eppure non soffrirlo
identicamente ‘ una persona legittimamente né soffrirebbe di più e L’altra
persona né soffrirebbe di meno. Si chiarisce che una realtà che è presentita
una leggerezza e una non gravità secondo una persona può essere vissuta come
una gravità sentimentale emozionale da una seconda persona legittimamente e
soggettivamente ciascuno sente per sé stesso /a e le realtà introspettive non
sono né oggettivabili, né paragonabili, né confutabili razionalmente da altre
persone _ tuttavia il vivere le medesime esperienze crea unipatia, la empatia
della immedesimazione che realizza il nostro avvicinarsi sentimentalmente.
Il criterio di percezione
ulteriore di relatività di unicità introspettiva “e” consiste proprio in questa
accortezza, questo criterio realizza giudizi migliorativi poiché più umani e
buoni _ questo criterio è inoltre garante della rifrangibilità, nonché è
garante della costituzione della empatia che è garante della nostra reciprocità
di emotività che realizza il “To care” relazionale che è universalmente
promotore di creatività collaborative _ nonché questo criterio di percezione
salvaguardia dalle implicazioni negative proprie dei corollari delle apatie
peggiorative che possono implicare il ferire ovvero l’incremento dei relativi
gravi introspettivi.
UN PRINCIPIO DI
REALIZZABILITÀ DELLE INVISIBILITÀ DELLE POTENZIALITÀ LATENTI
Accedere ai portali delle
ulteriorità
Asseriamo non credibili e
non comprensibili le realtà semplicemente nuove _ poiché non le abbiamo
com_prese _ non le abbiamo abbracciate a noi. La non credibilità non è
incredibile è solamente una estraneità e la estraneità è la bussola della
Curiosità, della speranza e della fiducia che è garante della fede e del credo.
Se allora riteniamo importante la nostra spiritualità sono fondamentali due vie
_ da una parte la anticipazione della fede e del credo religiosi poiché
culturalmente ci orientano alle spiritualità delle relazioni nonché del
coraggio di attribuire fiducia, curiosità e speranza che ulteriormente sono
garanti della com_prensione delle estraneità. La seconda via è la anticipazione
dell’empatia con le realtà nuove _ poiché ciascuna asserzione è percettiva
soggettivamente e relativamente _ in verità dell’incontro con una realtà noi
siamo a dedicarvi rilevanza valoriale su uno o un altro aspetto che appartiene
a quella realtà _ vi sarà chi è di indole maggiormente avventurosa che
attribuirà premura al valore di novità vi sarà chi è di indole maggiormente
nostalgica che attribuirà premura al valore di estraneità avversa e
rivoluzionaria rispetto alle realtà verso le quali si prova già empatia di
nostalgia. Tuttavia la espansione dei nostri orizzonti è in misura della nostra
flessibilità inventiva.
In senso che le realtà
sono in ontologia neutrali e rivelano a noi le loro latenti potenzialità nella
misura in cui noi le vogliamo conoscere _ Ad esempio secondo contrasto
permarrebbe il valore di impossibilità di una realtà che l’osservatore realizza
impossibile _ asserendo che nella misura in cui l’osservatore instaura
relazione con la ontologia complessa della realtà a cui si attribuisce la prima
sensazione di Impossibilità _ la impossibilità risulta a determinarsi non
solamente e non più la sola esistente ontologia della realtà _ ma la
‘impossibilita’ diviene una proprietà parzialmente costituente le ulteriori
proprietà che ovviamente l’osservatore che colse con fiducia e speranza la
iniziativa di relazionabilità va conoscendo. In tal senso siamo divinità
creatrici. Verso le materialità questo è un senso di com_prensione. Nella
dinamica di biunivocità relazionale tra persone risulta un miracolo ulteriore _
ovvero che siamo vitali _ la vitalità realizza che il soggetto osservato si
rende conoscibile _ realizza movimento, iniziative anticipanti che agevolano la
reciproca com_prensione. La credibilità relazionale è un crescendo di vitalità,
non è un valore sacrificabile alla paragonabilità e alla competitività tra le
relazioni, poiché questa idea non sarebbe né fiduciosa, né spirituale, né
assertiva_ bensì la credibilità è un primo passo di Realizzabilità non una meta
futura aleatoria che potremmo non raggiungere. La credibilità è la vocazione
relazionale e ulteriormente spirituale. Come posso realizzare la fede se non
ammetto a priori la credibilità ovvero la ammissione della possibilità che il
credo esista e che io stesso / a sia fonte di saggezza spirituale? Il credo è
puramente ontologia di impossibilità e la preghiera non significativa per i non
credenti. È logico. Inversamente. Il credo è puramente ontologia di credenza
fiduciosa e la preghiera è il valore di credibilità per i credenti.
Faith healing. Infine
riflettiamo. Chi ha conquistato la ulteriorità della implementazione dei propri
Orizzonti? Chi ha ammesso le possibilità di com_prensibilità, di
realizzabilità, di credibilità, di curiosità, speranza e fiducia, di
spiritualità, di conoscibilità delle potenzialità spontanee, di relazionalità,
di vocazione _ Siamo chiamati ad essere vita _ la vitalità irradia energia non
la assorbe, la vitalità è principio di movimento e di non annichilazione, la
vitalità realizza ulteriore vita di legami relazionali. Don’t let the fear of
what could happen make noting happen. È un principio di realizzabilità delle
potenzialità latenti.
LA PERMANENZA DELLA BONTÀ
CREATIVA E LE FONTI DI RESILIENZA CREATIVA
La purezza di bontà
olistica creativa nonché l’equilibrio di resilienza creativa non sono
confutabili assolutamente e la loro integrità di consistenza e di sussistenza
vitale non dipendono dall’atto discreto negativo (Miriadi di atti discreti
positivi non sono confutabili dalla eventuale esistenza di un atto discreto
negativo _ gli atti discreti sono in relatività marginale valoriale e di
riqualificazione coevolutivo valoriale, pertanto non si perde la purezza di
bontà olistica creativa se dovessimo incorrere ad essere protagonisti di una
non positività o di una non perfezione creativa. Realizziamo due qualificazioni
umane _ la prima è che a lungo termine siamo creativi/e di un continuum a lungo
termine di molteplicità di bontà attitudinali, la seconda è che esiste la
possibilità di rarità che siamo creativi/e di atti discreti imperfetti o
negativi. Qualunque digressione è relativa. È tutto interconnesso.
Tuttavia la rivoluzione
consiste nel fatto che il nostro equilibrio di bontà creative dipende dal
continuum pertanto decenni di premure relazionali, di creatività di mutualità,
di altruismo, non sono confutati da un atto erroneo. Abbiamo la certezza che non
sussiste di rilevanza di significato e di esistenza la ipotesi della perdita
olistica. Bensì chi è salito di miriadi di scalini ne scenda solamente uno, non
accadrà alcunché alla illibatezza creativa. Premesso che le bontà|negatività
siano del medesimo livello di ontologia valoriale. Il continuum creativo di
bontà incrementa il livello ontologico di bontà delle bontà singolari, la
costanza alla bontà qualifica la persona e dequalifica di rilevanza di
confutazione le eventuali rarità di negatività. Allora la costanza di bontà
creativa eleva noi persone a un livello Superno di facoltosa intraprendenza che
rinomina all’eccellenza la nostra identità. Se la bontà realizzativa persiste
nel lungo arco della vita non è ulteriormente vero che un elemento discreto di
attitudine imperfetta o negativa assuma ingente rilievo per contrasto _ la
relazione è relativa bensì in rapporto di innumerevoli singolarità buone in
relazione con una o rare singolarità imperfette negative, logicamente la
impurità si renderebbe manifesta se la costanza fosse la negatività
attitudinale per il lungo periodo per decenni e questo non solamente altamente
improbabile bensì la negatività olistica a lungo termine non è nella ontologia
trascendentale umana che è vita, vitalità e rivitalizzazione. A rigor di logica parliamo di purezza
creativa e di impurità distruttiva solamente dalla uni-prospettiva dicotomica
che è radicalmente riduttiva della complessità umana. Chiarendo che solamente
la ipocrisia determina la unicità di fatto negativo come peccato assoluto
causativo di impurità ontologica della intera identità esperienziale della
persona che abbiamo caratterizzato essere trascendentalmente buona. Nonché
riconosciamo che invariabilmente rispetto alla gravosità di negatività siamo
sempre in relazione con le bontà passate _ e ulteriormente miracolosamente con
le bontà future _ pertanto prescrivendo che in misura in cui premiamo la nostra
attenzione sulle negatività le ribadiamo, non le lasciamo fluire, le manteniamo
a noi non permettendo il loro naturale divenire evanescenti, altresì i pensieri
negativi sono flussi di pensiero che influiscono in noi ed effluiscono
(Motivare i pensieri negativi li rende a noi improntati, se motiviamo i
pensieri negativi ci segnano.) le riconosciamo, paradossalmente dedichiamo
rispetto e ri_conoscenza alle negatività (Il rispetto e la ri_conoscenza sono
Meritate dalle bontà non dalle negatività) _ il flusso di redenzione
autoreferenziale introspettivo è una autocoscienza naturale che le
colpevolizzazioni e le punizioni esterne non curano bensì ostacolano _ chiunque
giova della efficienza di redenzione autoreferenziale di chiunque.
Nonché chi dovesse vivere
un momento di negatività è debole? (Ho già argomentato nei miei scritti che in
verità coloro i quali dovessero vivere esperienze gravose le stiano sostenendo
e che pertanto i deboli siano da stimare resilienti. Ricordiamo la dinamica
forte_debole.
Il forte non è forte se
vince sul debole e elimina il debole poiché perde il debole. Inoltre il forte
non è forte se indebolisce o isola il debole poiché il forte perde la
simultanea proattività attitudinale del debole (Realizzatesi nella evenienza in
cui il debole sia stato non sconfitto bensì agevolato, rieducato, promosso del
suo percorso di autoreferenzialità di redenzione. Diversamente il forte è forte
se aiuta il debole a diventare forte, poiché il debole divenuto forte altresì
grazie al forte giunga a collaborare con il forte essendo di utilità al forte
ed alla comunità.
Il forte è forte se
aiuta, collabora, supporta, conforta non se vince, se elimina, se subordina se
induce eteronomie.
LE VERITÀ MEDIANE
Nelle proposizioni delle
negazioni è custodito l’elemento affermativo che esiste ed è orientativo
proprio della espressività e della esprimibilità della realtà che la negazione
ostacola.
Nelle successioni delle
parole il “non” non è un elemento assolutizzante bensì è un elemento relativo
compartecipante come ciascuna altra parola che è un elemento relativo e non
assolutizzante.
Ad esempio la non volontà
è una volontà di non volere ed insieme è la volontà di volere una volontà di
non volere _ pertanto secondo logica la non volontà orienta alla volontà _
inoltre riconoscendo il termine volontà compartecipante ed orientativo.
Perché l’istante di vita
è vitale ed è proiettivamente relazionale.
Proviamo a pensare al
termine “Non” _ ci accorgiamo della realtà che non riusciamo a pensarvi nella
sola ontologia negativa _ noi pensiamo sempre e comunque alla realtà “No §”
ovvero il pensiero della negazione è simultaneo al pensiero della affermazione.
Nonché quando pensiamo
alla negatività non pensiamo mai al puro no che è la fine di inesorabilità _
bensì creiamo livelli gerarchici ordinati di plausibilità di realizzabilità _
secondo due ordini di verso _ dalla non plausibilità di “Non” verso la fattibilità
di §, oppure dalla immaginazione reale e concretizzabile di § verso la negativizzazione “non”.
Nella dicotomia
affermazione _ negazione sussiste il criterio di giudizio etico _ che dispone
il nostro orientamento affermativo verso il compimento di § se § è una creatività docile di innocuità, e il
nostro orientamento di confutazione e di evitamento se sentiamo che § sia una
realtà di non innocuità e di non creatività.
Gli ordini di fattibilità
sono sia soggettivi sia indotti.
Questo elemento di senso
di lettura può essere suscitabile in un argomento più ampio, ovvero nella
riqualificazione coevolutiva della nostra qualità realizzativa a lungo periodo.
Nonché non sia da
determinare bastevole una negatività a confutare il continuo a lungo termine di
bontà realizzate. Per rincuorarci della stabilità vitale che consiste in una
sub-struttura co-essenzialmente alla nostra vita immanente. Se abbiamo la saggia
accortezza di sentire e riconoscere noi medesimi resilienti nella verità di
essere improbabilmente destabilizzabili la nostra creatività e la nostra
energia creative implementeranno.
La serenità è la
stabilità e la stabilità è la non caducità, ogni equilibrio è stabile se non è
facilmente destabilizzabile _ nonché ci sentiamo sereni nella Autocoscienza che
sia estremamente improbabile che ciò che sia a noi di noi non sia più.
LA METASENSIBILITÀ DELLA
ANTE_ATTIVITÀ
ANTE _ATTIVITÀ E
META_ATTIVITÀ
E se scoprissimo che
possiamo cambiare il passato? La percezione presente non è oggettiva
universalmente bensì è soggettivamente interpretativa, nonché il substrato
sostanziale di ogni memoria è una reminiscenza interpretativa _ nuovamente la
qualità reminiscente è il risultato percettivo di un presente che è stato e
l’ulteriore risultato interpretativo e reinterpretativo di correlazioni logiche
di idee ovvero i ricordi.
Nella memoria e nel sogno
accade che le logiche causali temporali non siano strutturate e sistemiche
secondo i criteri del reale. Nonché ora approfondiamo una correlazione
fondamentale tra un contenuto verbale lessicale ed un contenuto di espressione
razionale nell’ottica di esprimere la tesi di esemplificare una vera seppur
traslata variantizzazione del passato.
Abbiamo prescritto che
“La qualità reminiscente è il risultato percettivo di un presente che è stato
.”
Se le correlazioni reali
sono oggettivabili secondo relazioni ordinate causali _ è una necessità che un
adesso passato sia causativo e compartecipativo a realizzare la qualità di un
adesso presente. Aggiungiamo che la percezione del reale sia sensoriale,
soggettiva e interpretativa _ il contenuto lessicale che andremo a studiare è
“Presente che è stato”
Michele Vitti 26
settembre 2023
Notiamo che la realtà che
è stata affermativamente sia, più precisamente è. Siamo a realizzare una
ontologia di presente onnicomprensivo.
Allora come possiamo
qualitativamente cangiare un presente passato? REINTERPRETANDOLO proprio ora in
questo istante.
Se abbiamo potere
mnemonico di variantizzazione di un evento passato adesso possiamo redigere ed
erigere un presente naturalmente variantizzato ovvero non più strutturato da un
evento interpretato in qualità alfa _ che implichi una conseguenza presente beta.
Bensì introdurre una variabile di reinterpretazione dell’evento alfa _ nonché
le relazioni causali cangeranno poiché se il medesimo evento passato sia
interpretato gamma _ sarà gamma e non alfa ad essere causativo del presente e
realizziamo un presente teta.
Siamo in potere altresì
del passato _ un esempio relazionale.
Una dirimenza relazionale
presente alfa è causata da un evento relazionale oggettivo omega interpretato
beta _ nel presente applichiamo reiterativamente beta ed ovviamente
Introduciamo reiterativamente la costante del reale presente alfa.
Tuttavia se attribuiamo
una variabile presente di reinterpretazione ad esempio di perdono realizziamo
una metamorfosi reale del passato omega in atto di reinterpretazione di esso
secondo la variabile gamma _ il perdono di un evento passato implica variazioni
attitudinali presenti che realizzano un presente diverso meno dirimente e
maggiormente pacifico, sarà gamma e non alfa ad essere causativo del presente e
realizziamo un presente teta meno dirimente e maggiormente relazionale.
Le rievocazioni sono
fondamentali criteri interconnettivi del tempo.
La legge della teoria che
sostiene la mia tesi è la retroattività.
Michele Vitti 26
settembre 2023
retroattività s. f. [der.
di retroattivo]. – Nel linguaggio giur., il fatto e la condizione di avere
effetto anche per il passato: r. di una legge, r. di un atto, che hanno effetto
anche per un tempo anteriore a quello in cui sono stati perfezionati.
La retroattività assume
che un cambiamento presente realizzi un cambiamento di qualificazioni
attribuite in passato. Io assumo la variantizzazione gemella ovvero che un
cambiamento di attribuzione interpretativa di un evento passato realizzi un
cambiamento di qualificazioni attribuite nel presente adiacente. Pertanto sono
ad ideare i termini di ante_attività e di meta_attività che descrivono proprio
la caratterizzazione della nostra possibilità di governare il passato sulla
base della mostra autocosciente variantizzazione ideale delle soggettive
interpretazioni di eventi passati al fine di realizzare presenti maggiormente
conformi alla nostra salute, alla nostra pace ed alla nostra serena
relazionalità. Il prefisso meta ulteriormente caratterizza la libertà di una
realizzazione oltre il tempo, oltre le necessità causali, la libertà umana
della ulteriorità.
Anteattività e meta
attività sono abilità e facoltà umane trascendentali innate ed hanno importanti
correlazioni con i termini di reversibilità, cambiamento, miglioramento,
redenzione, resurrezione, coevoluzione ri-qualificativa, potere
autoreferenziale in dignità di autorevolezza appartenente a tutti gli individui
nella ottica della relazionabilità ed in facoltà della opportunità di
rescindere altresì i più solidi sistemi di necessità causali proprio in grazia
della umana identità interpretativa e ri_qualificativa e ri_proiettiva.
LE RIVELAZIONI DELLE
METASENSIBILITÀ
UN MIRACOLO DELLA GENESI
RELAZIONALE
Su un muro di un
dipartimento universitario di matematica vado leggendo :”1+1=3”
Oltre a ogni astrazione
teorico_ matematica esiste una logica di veridicità psicologica del paradosso
1+1=3.
Ed è il principio della
genesi del Noi. Nonché noi è nascita ovvero confutazione della inesistenza in
presenza. 1+1=3 può allora elevarsi ad essere principio vitale in quanto
caratterizzante la genesi ovvero la metamorfosi di una assenza in presenza, il miracolo
del vuoto da cui sorge una realtà _ è forse impossibile che dal nulla sorga un
alter qualitativo e reale diverso dal nulla? Non è impossibile ed è una realtà.
Poiché questo paradosso matematico spiega che il nucleo di genesi 1 che
caratterizza la complessità della ulteriorità del noi realizza che la relazione
non sia infruttuosa bensì florida _ alla unità del due si aggiunge il miracolo
che è la relazione ovvero di non essere uguale alla separazione 1+1=2 bensì di
essere spiritualmente e realmente superiore alla relazione di un mistico valore
aggiunto +1. La verità del reale è ulteriormente complessa oltre la logica
elementare matematica.
Ulteriormente
caratterizziamo le metasensibilità come ulteriorità risultanti da invisibilità
_ le invisibilità non si vedono ma il fatto che non percepiamo non significa
che la realtà invisibile non esista. Creiamo alcuni esempi _ riflettiamo che
invisibilità non sia solamente sul piano visivo, bensì potrebbe essere su un
livello onirico, su un livello psicologico, su livelli ulteriori che ancora non
conosciamo.
Ritornando alla somma
elementare 1+1=3
Potremmo riconoscere che
le prime due unità siano realtà olistiche complesse in cui in uno dei due
fattori sussista latente una entità ulteriore non visibile proprio appartenente
al nucleo di unità :
§ + ç = § + ç + n
Se ç = ç + n (invisibile
e latente)
1+1=3 è allora una
rivelazione della proprietà latente invisibile della seconda unità.
Un esempio di
metasensibilità attitudinale si spiega nella dissonanza di visibilità tra
estrospezione e introspezione_ se le nostre facoltà latenti sono introspettive
ed invisibili può accadere che esse si rivelino con un surplus sorprendente e
imprevisto nel mondo della esteriorità. Le rivelazioni di metasensibilità
esistono altresì a livello onirico, poiché i nostri sogni sono livelli latenti
invisibili che seguono leggi non fisiche bensì oniriche soggettive che possono
rivelarsi nelle nostre attitudini variabilmente ed in manifestazioni
variopinte.
La complessità del
subconscio è un ulteriore livello di invisibilità che possono rivelarsi come se
sorgessero dal nulla.
Nonché è possibile come
prescritto che il nulla sia un ulteriore livello di invisibilità causativo di
principi rivelatori. La nascita.
LA COSCIENZA DEL
SUBCONSCIO
Sin dalla nascita siamo
orientati dall’insegnamento ad educare la nostra coscienza, nonché ad
implementare la nostra coscienziosità, il nostro intelletto, la nostra ragione,
la nostra razionalità, a smussare il nostro pensiero nonché ad affinare, ad
eccellere nella facoltà di ragionamento, nella facoltà di pensiero efficace ed
efficiente, a strutturare le facoltà di interconnessioni logiche. Un livello
parallelo alla nostra scienza mnemonica e del pensiero è il livello spirituale,
altresì in ambito spirituale avvengono insegnamenti di facoltà strutturali in
quanto a nostra abilità migliorabile di fede e di credo. Oltre a coscienza e
spiritualità esiste la incoscienza subconscia ed istintiva ed onirica ed in
questo ambito non riconduciamo fonti strutturate di insegnamento. Un influente
psicologo e psichiatra italiano Giorgio Nardone ha espresso i termini di
educata incoscienza nonché argomentando che i macrocosmi espressivi
attitudinali sono effetti di cause introspettive emotive ed emozionali _ il
sentimento, il subconscio, l’istinto, la emotività, le emozionalità avvengono
in micro istanti anticipatamente rispetto alla percezione_ nonché fondamentali
filosofi e psicologi hanno approfondito il tema misterioso del subconscio
tuttavia appunto caratterizzandoli del mistero della aleatorietà che realizza
una flessibilità caotica a noi ingestibile. La domanda sorge semplicemente
spontanea in relazione alla fattibilità di intenzionare i livelli profondi ed
istantanei che sono alla base fondamentale delle nostre attitudini. Nonché
sarebbero significabili le tematiche di simpatia di telepatia, di
meta_sensibilità auto_cosciente.
Il governo del nostro
subconscio è una opportunità che può giovare in atto di rendere noi medesimi
faber della qualità di aleatorietà non effetti della causa del flusso
subconscio di aleatorietà.
Nonché una nostra
responsabilità di relazionarci con l’assurdo, con il nonsense, con la
aleatorietà, con la impossibilità, con la oniricità, con la istintività, con il
subconscio, ovvero innanzitutto le substrutture razionali atte al principio
spirituale del credo della esistenza di queste, nonché ipotizzare che
subconscio possa consistere altresì di un paradosso ovvero che subconscio sia
accessibile forse discendendo la coscienziosa consapevolezza e paradossalmente
che sia altresì accessibile mediante una elevazione surreale e mistica di
intelligenza cosciente nonché accedere al subconscio bensì non in uno stadio di
sonno che non permette la nostra memoria di subconscio bensì accedere al
subconscio in uno stadio di chiarezza mnemonica intellettiva. È nella misura in
cui crediamo ed esploriamo il mistero diviene a noi la rivelazione del mistero.
Nel viaggio coscienzioso
verso il subconscio non siamo soli poiché in migliaia di anni esiste chi il
viaggio mistico subconscio cosciente lo ebbe già realizzato e dedicato al
mondo, non si tratta solamente di leggere i libri giusti di giusti pensatori bensì
la lettura è un elemento necessario e imprescindibile alla conoscenza della
nostra natura subconscia denotata in parte dalle surreali aleatorietà.
Il governo del
subconscio.
Un esempio di governo di
subconscio è esplicato dagli studi neurocognitivi realizzati in relazione alla
qualità neuronale del professionista di calcio Neymar da Silva Santos grazie ai
quali studi scientifici pubblicati si riconosce paradossalmente che nei momenti
di espressione di eccellente qualità atletiche e di destrezza calcistica il
cervello del giocatore non è in iperattiva ione, bensì è in ipo_attivazione
ovvero in uno stadio di sonno cerebrale nonché la equivalenza neurocognitiva
della non razionalità, del non pensiero, del non ragionamento _ un Surreale
eppur reale governo del proprio istinto subconscio nonché la efficienza nei
movimenti si spiega logicamente grazie a quanto ho espresso in principio,
ovvero che l’istinto e le facoltà emozionali subconscie sono istantanee in
relazione alla realtà che qualunque ragionamento sarebbe al contrario un
rallentatore ed una procrastinazione del movimento efficace.
Ad esempio la emozione
paura non è il ragionamento pauroso _ se stiamo per cadere in avanti è infatti
la emozione paura a realizzare la immediata istantanea risposta dei nostri arti
a proteggere le nostre aree vitali Busto e cranio. Il ragionamento pauroso non
apporterebbe la medesima efficienza di immediatezza di risposta attitudinale
alla caduta, il ragionamento consisterebbe infatti in incertezza, in dubbio, in
tentennamenti in relazione al come sia giusto agire. Il sogno lucido è una coscienza onirica ed è
una coscienza del subconscio.
LA META_SENSIBILITÀ ALLE
CONSUETUDINARIETÀ
IA RESILIENZA ALLE
PROBABILITÀ
Una importante
prospettiva di resilienza è la abitudine di assimilare le realtà che sono più
reali e consuetudinarie della nostra quotidianità, ovvero imparare la gestione
delle realtà che hanno una elevata probabilità che si verifichino.
Un esempio paradossale _
se la permanenza è più rara della impermanenza _ fondamentalizzare la nostra
felicità, che è una realtà strutturale della nostra salute fisiologica e
psicologica, su una rarità (Ad esempio la rarità della permanenza) non è saggio
_ poiché questo mindset ci introduce ad una relazione di consuetudinarietà
probabili in cui non sussiste la rarità coerente con la nostra soggettiva
attribuzione di felicità.
Una via della resilienza
di felicità è proprio una riqualificazione sistemica di attribuzione di senso
fondamentale sulla base non del criterio di perfezionismo di rarità di bontà
che potrebbero non accadere, che potremmo non vivere o che vivremmo raramente,
bensì sul criterio di adattamento conciliativo alle situazioni maggiormente
presenti e costantemente probabili.
IL PASTELLO BIANCO ALLA
FIERA DEL NULLA
Un artista perseverava
nel disegnare con i pastelli bianchi, con inchiostri, vernici e spray bianchi,
con gli acquarelli ma senza le porpore variopinte, solamente tingendo il
pennello sull’acqua e sfiorando le sue tele sicché sulle sue tele risultavano livelli
laminati pressoché impercettibili non cromatici, bensì di spessore che dei
medesimi ‘bianchi’ le ombre che i lievi rilievi vi caratterizzavano.
Tuttavia questo artista
non fu mai riconosciuto come artista bensì come perditempo dagli osservatori
che osservavano le sue opere e riconoscendo avventatamente che restavano
bianche. L’artista udì le parole dei passanti alla sue umile mostra artistica:
“Non merita il nostro tempo questa fiera del nulla.” In verità uno studioso di
cromatica intuì che dovesse esistere un senso ulteriore in quelle tele bianche
che in prima apparenza risultavano vuote. Nonché lo studioso di cromatica
sapeva che le lievi gradazioni di bianco sono sensibilmente distinguibili se
sottoposte a particolari fonti di luce preimpostate.
Lo studioso acquistò una
tela bianca _ gli osservatori e le osservatrici si sorpresero. Presto il
cromatologo comprovò la verità del suo intuito quando l’artista ringraziò
l’acquirente e gli regalò un pastello bianco ed una tela bianca di ridotte
dimensioni.
Il cromatologo sottopose
la vasta tela bianca che ebbe acquistato ai lumi particolari che predisse _ la
tela bianca era infatti vergata di miriadi di particolari artistici
preziosamente curati e realizzabili solamente da chi è in possesso di un raro
talento ideativo e artistico.
Il cromatologo che era
inoltre insegnante di cattedra di filosofia e psicologia cromatica
all’università dedicò una lezione in presenza di questo artista e di numerosi
critici d’arte. Ne convenne che all’artista fu dedicato il suo diritto di
riconoscenza, egli divenne un artista rinomato e esclusivamente unico poiché
ebbe creato una nuova filosofia artistica. Il cromatologo che si occupa dello
studio dei colori con particolare attenzione per il loro significato
psicologico e l’effetto che hanno nella nostra mente e nella nostra
emozionalità nel mentre della lezione spiegò agli alunni che nelle sue opere
sussiste un principio di spiritualità nonché la sublimazione del liberalismo _
il cromatologo spiega che la tela bianca|non bianca si lascia conoscere nella
sua complessità _ sicché ciascuno in propria libertà può scegliere di vedere
superficialmente o vedere ulteriormente _
il cromatologo concluse : Questa tela bianca non è forse esemplificativa
della essenza di Dio? “
Nonché qualsiasi realtà
si lascia conoscere in misura della nostra curiosità _ ed è proprio in grazia
della nostra curiosità che oltrepassiamo i livelli delle superficialità
ottenendo di più _ coloro che si fermano al primo livello della tela bianca
infatti non hanno giovato della mostra delle opere di questo illustre artista,
secondo contrasto il fatto che io abbia approfondito la relazione con queste
tele, osservandole secondo una luce diversa, ho ottenuto la gratificazione
estetica dei dipinti di questo pittore.
Filosoficamente questo
artista esprime un nuovo concetto _ il fare non è fare solo se è riconosciuto.
Il fare è il movimento creativo nonché la applicazione dei sottili livelli di
bianco, della trasparenza dell’acqua che realizza lievi ondulature della tela _
sono fatti che plasmano ricreando la tela di cui l’artista è artefice.
Nonché ciò che udii
essere nominata la “fiera del nulla” di questo artista è un livello di
superficialità percettiva di coloro i quali appunto nulla ottennero dalla loro
presenza in quel luogo, quel luogo in verità lo nominerei “Il santuario delle
invisibilità” poiché eleviamo a riconoscibili le traslucenze e le denotiamo di
sacralità proprio per la sua natura evanescente percepibile non da tutti.
Questa è allora una arte elitaria e la variabile degli osservatori privilegiati
ad accedere alla arte dell’artista del pastello bianco è lo spirito di
curiosità e di serendipità degli osservatori, nonché la loro fede a priori, la
fiducia che vi siano ulteriorità fondamentali di cui le realtà sono in latente
potenzialità di manifestazione se solamente noi stessi compartecipiamo a
realizzare queste manifestazioni.
Scritto di fantasia
eppure caratterizzato di pragmaticità e concretezza reali.
Non pensare che il tuo
fare sia vano, proprio perché stai facendo. Andrai cercando ciò che ti manca e
non lo troverai? Non lasciare che questo fatto ti fermi _ continua a vivere
ecletticamente vivendo appieno tutti i tuoi orizzonti e ambienti contestuali di
vita _ che cosa probabilmente accadrà? Che mentre sei indaffarato/a nel
dedicarti al fare in uno tra gli svariati contesti che appartengono alla tua
vita, il fare è sempre una ricerca, mentre cercherai altre realtà in uno degli
ambienti della tua consuetudinarietà o ulteriormente secondo uno spirito
avventuroso alla scoperta di contesti e ambienti nuovi, proprio lì troverai ciò
che andasti inizialmente cercando e non trovasti.
Eclettismo e serendipità.
LA AUTOCOSCIENZA DEL
TEMPO INFINITESIMO
Credo che una prospettiva
di consapevolezza importante da realizzare sia la autocoscienza del tempo
infinitesimo. Il sentimento sia intuitivo sia il frutto di un ragionamento del
senso che ha a noi il secondo di adesso. La autocoscienza del tempo infinitesimo
è una saggezza non trascendentale, non possediamo questa saggezza sin dalla
nascita è una sub struttura ideativa che realizziamo maturando.
In mancanza di una
autocoscienza del tempo infinitesimo saremmo influenzabili e non impermeabili
alle piogge della noia e della procrastinazione che imperversano, in assenza di
una autocoscienza del senso del tempo cronologico e dei tempi umani decadrebbe
il senso attributivo del fare presente e conseguentemente potrebbero avvilirsi
e divenire evanescenti, non orientate e non intenzionate le nostre iniziative e
intraprendenze.
Una personale
autocoscienza del tempo infinitesimo consiste nel pensiero che il secondo sia
una opportunità relazionale di condivisione e di realizzabilità di creatività
condivisibili.
LE SABBIE DEI TEMPI DEL
NOI
La nostra relazione è una
clessidra i cui due recipienti sono due clessidre.
La mia clessidra è il
tempo che ti dedico
La tua clessidra è il
tempo che mi dedichi
L’equilibrio relazionale
si fonda su 7 equilibri : Io, Tu, Noi, i rispettivi tre lati subconsci “Es” di
Io, Tu, Noi, e l’equilibrio ambientale esteriore “Alter”.
Ed oltre il tempo
dedicato che è com_prensivo esiste il tempo dis_persivo denotato dei termini di
libertà, curiosità, avventura, serendipità.
Quando terminerebbe
allora il tempo relazionale?
Il tempo relazionale
resiste alla oscillazione armonica delle sabbie in un resiliente interscambio
di iniziative premurose e di riconoscenze.
Quando le sabbie
discendono in una unica direzione nonché una persona dedica le sue sabbie del
tempo mentre la seconda le raccoglie.
Oppure vi sono clessidre
relazionali guaste ove una persona dedica le sue sabbie del tempo che tuttavia
non raggiungono la base della clessidra della seconda persona poiché lei stessa
non si curò di mantenere intatti i cristalli del recipiente della sua clessidra
_ le sabbie effluiscono dalle incrinature dei cristalli orientati dal vento non
dal nostro spirito di affabilità, altresì la non riconoscenza è una perdita
d’un canto di coloro che dedicano, i quali vedono la loro dedizione decadere
vanamente nel vuoto, d’altro canto è una perdita di coloro che trascurano
poiché non ottengono giovamento di ciò che ebbero trascurato. Poiché peggio di
non sapere la volontà di donare è non sapere la volontà di ricevere.
Le sabbie al vento non
ritornano facilmente nei suoi recipienti originari, tuttavia raramente questa
eventualità può accadere.
Le sabbie al vento
incontrano nuove clessidre ed influiscono nelle clessidre proprio dalle
incrinature.
Tradimento, tradere,
passare oltre, i confini ortografici erano dati da ciò che impediva, il fiume
era il confine, rivale era chi stava dall’altra parte della riva. Tradire è la
logica contestualità del varcare il limite _ tuttavia coloro che varcavano i
confini dei fiumi erano accolti e riconosciuti eroi per il coraggio e l’impegno
del viaggio a consistere in valore di appartenenza della località oltre il
fiume. Tradere è un movimento libertario ed amore rievoca il bene essere del
prossimo nonostante in mancanza di possesso di appartenenza _ nonché amore è la
rievocazione mistica del tradimento nel senso di garanzia di potere ritornare
se, ove è quando varcassimo i limiti _ nonché una fede del perdonare. Amore
sconfinato.
Nonostante siamo
illimitatamente con_temporaneamente.
IL RAGGIUNGIMENTO EMOTIVO
Regardless of the
reactive behavior of others:
EVERYTHING YOUR’E
CREATING NOW FOR EVERYONE ELSE YOU’RE DONATING YOUR CREATION TO YOURSELF TOO
THINK ABOUT WHAT YOU DESERVE AND WHAT YOU’D LOVE TO RECEIVE BECAUSE WHAT YOU
DEDICATE IT IS THE SAME THAT YOU REALIZE AND EVENTUALLY WHAT YOU RECEIVE.
Per questo motivo. Il
principio “Abbi cura di te” non solamente un principio egoistico individuale
bensì uno dei più importanti principi relazionali.
There’s freedom in the
future because future it is unwritten and there’s freedom in the present
because future it is unwritten now. Future it is a free present idealities’
projection. Empatia è una forma di unipatia che si realizza quando esiste
co-sentimento _ mettersi nei panni del prossimo e sentire come se fossimo il
prossimo tuttavia in coscienza in primo luogo che non siamo il prossimo, ovvero
realizzando una presenza altruistica in cui non sussiste attribuzione del
nostro mindset e della nostra qualità di emotional suffering bensì sussiste la
attribuzione della percezione emozionale e della nostra coscienza empatica di
come siano i criteri razionali, i contenuti gnoseologici ed i criteri emotivi
del prossimo _ sapere quali situazioni stia vivendo il prossimo, imparare ed
intuire come il prossimo le vive _ sentire come egli prova il sentimento ed
ulteriormente successivamente al livello comprensivo c’è il livello con-fortivo
ovvero trovarsi nella medesima dimensione sensoriale, razionale ed ultra-sensoriale
spirituale affinché possiamo dire che proprio lì in quel luogo mentale quella
persona non sia sola. La presenza egoistica cortocircuita il primo livello
comprensivo, se non sussiste comprensione non può sussistere né aiuto né
conforto.
L’egoismo non implica
co-sentire ma identificazione che fa da specchio alle nostre eventuali
sofferenze in una dinamica non empatica di paragone di sofferenze in cui l’ego
dell’ascoltatore subordina le sofferenze del prossimo ed eleva ad importanza le
proprie _ l’egoismo realizza che noi siamo in legame autoreferenziale solamente
con noi stessi mentre lasciamo il prossimo solo proprio mentre egli,/lei sta
condividendo con noi sinceramente, allora non si sente ascoltato/a e si chiude.
OROLOGI ULTERIORI
Ho appena scoperto che il
motivo per cui sentiamo che la vita scorra rapidamente è che difficilmente
sperimentiamo le differenze di novità, diversamente nell’età infantile i
bambini esprimono che secondo la loro percezione il tempo scorra lentamente,
questo è dovuto al fatto di sperimentare e imparare qualcosa di nuovo.
Ma approfondiamo, che
cosa è che realizza la percezione della rapidità del tempo? La identità.
Ipotizziamo di essere a
vivere per un mese n giornate identiche prive di alcun cambiamento.
II sentimento trasversale
consiste in una semplice illusione che il tempo di un mese sia il tempo di una
giornata poiché psichicamente sono assenti o carenti gli elementi di
ulteriorità spazio_dimensionale. Diversamente le ulteriorità di diversità
situazionali estendono il tempo percettivo poiché inducono nuovi elementi
compartecipativi ad estendere mediante variabili introspettive e relazionali
estrospettive psichicamente il limite della unità costante del tempo da noi
eventualmente predefinita della unità di ora, del giorno, del mese, dell’anno.
Se l’ambiente non
consiste in una variabile variante dobbiamo essere noi stessi a ricreare
l’ambiente a riqualificarne i limiti di reversibilità.
Poiché la saggezza
consiste nel fatto che prestabilita una unità spazio_temporale vivere
variamente implica la percezione dilatativa del tempo con il sentimento di
vivere maggior tempo e luogo di vita, più intensamente e maggiormente
qualitativamente, il valore della alternativa, della avventura, della scoperta,
della curiosità, del coraggio ad incontrare novità, l’incontro delle
contingenze, l’incontro delle coincidenze, la fiducia e il credo in realtà che
non sono e che sono ad esistere solo in grazia del nostro impegno nel non
fermare noi stessi alle malinconie reminiscenti ed alle proiezioni future
nonché il vivere serenamente il disincanto del flusso aleatorio reale.
Un criterio di giudizio
del valore intrinseco ontologico di una realtà creativa denotata di innocuità
ovvero che essa consista a priori in un valore aggiunto positivo è il tempo di
dedizione ovvero la analogia tra tempo dedicato alla realizzazione della creatività
e valore ontologico - economico _ umano_ relazionale della realtà creata.
IL DRAGO ALTER_EGO
È iconico il simbolo
dell’ancora ad esemplificare le realtà che gravano, le verità che ci discendono
e le contingenze che procrastinano i nostri talenti di realizzabilità.
Invariabilmente alla
veridicità di queste contingenze è fondamentale come le stiamo vivendo, come
possiamo affrontarle e come possiamo convertirle in potenziali opportunità le
realtà a noi avverse.
L’INCONTRO DEL DRAGO
Il drago è una creatura
mistica, mitologica e leggendaria _ noi siamo infinitesimi dinanzi alla
maestosità della trascendenza del drago.
Tuttavia ciascuna
relazione è una opportunità di rivoluzione. È fondamentale come inter_agiamo
con le aleatorietà superne _ ciascuno di noi raramente durante il corso del suo
vivere incontra personalità superne, le riconosciamo presto, una aura di sublimità,
di aulicità insieme ad una certezza di sensatezza accorta ad ogni gesto,
insieme alla genuinità della spontaneità _ nonché la lode di illustri
creatività realizzate che precedono queste rare personalità _ dinanzi ad essi
saremmo timidi o incerti _ nonché il timore di non agire giustamente o in
qualità sufficiente dinanzi ad essi. Invero paradossalmente la incertezza che
implica silenzio imbarazzato e la stasi non sono ottimali nella relazione con i
superni.
Ricordiamo che i superni
sono come il drago _ il drago consiste nella efferatezza ferina delle dicotomie
_ se il drago decidesse di noi stessi la sacrificabilità sarebbe la nostra
finitudine.
Tuttavia la relazione con
il drago consiste nella opportunità immensa di realizzare che il drago diventi
il nostro alter_ego, intendo che sia possibile domare il drago _ significando
che il drago divenga una nostra implementazione poiché siamo in conciliazione
pacifica e propositiva con questa metafisica creatura.
Come è possibile
realizzare che sia docile e complice a noi una creatura etereamente funesta?
Noi dobbiamo realizzare introspettivamente che le creature superne seppure
siano ulteriori non siano perfette _ invero riflettiamo, quale realtà possiamo
realizzare dinanzi al drago?
Dobbiamo convincere il
drago che non siamo creature sacrificabili ed insieme che possiamo essere
creature di cui il drago può arricchirsi.
Primariamente dobbiamo
dedicare attenzione ai dettagli. Il drago si presenta a noi in solitudine _ la
relazione è il rapporto diretto dell’unipatia garante della possibilità che il
drago non ci ritenga sacrificabili poiché è grazie a noi che può ottenere la
bontà relazionale.
Nonché è fondamentale
dedicare attenzione a due aspetti _ il contrasto e la somiglianza.
Qualunque unipatia si
realizza proprio in grazia del percepire e del maturare questo due aspetti.
Allora noteremo le
proprietà di cui il drago sia privo affinché possiamo dedicare la nostra
presenza relazionale come aspetto empiente delle proprietà di cui sia privo il
drago _ nonché proveremo a sfiorare il drago ma il nostro polso incederà oltre
la immaginaria proiezione mistica ed onirica del drago e lo riconosceremo
evanescente _ il drago grazie a noi imparerà la corporeità. Nonché il drago si
attenderà proprio in misura del nostro contributo invariabilmente rispetto alla
sua indole ferina, la prova più importante a cui il drago ci dispone è la
esposizione del suo odio verso di noi _ domare il drago ed ottenerne l’immensa
energia significa fondamentalmente nello spirito di assimilazione conversiva di
odio che riceviamo in amore premuroso che dedichiamo. Il perdono, la fiducia,
la curiosità, la fede, la com_prensione, nonché la tempra caratteriale e la
dimostrazione d’onnisicenza atte a realizzare introspettivamente la nostra
elevazione atta a confrontarci con le sublimità del drago.
Nonché esiste una
rifrazione identica del drago in noi _ noi affrontiamo il drago in noi stessi
ed affrontiamo il drago esteriore. Il confronto con le Personalità superne è
sempre elevativo spiritualmente, mistica ente, intellettivamente,
relazionalmente.
Tuttavia mediante le
rivoluzioni relazionali le dinamiche di reciprocità si plasmano _ il processo
di confronto introspettivo con il drago realizziamo una trascendenza
importante, la nostra trascendenza _ noi non siamo più infinitesimi
relativamente al drago, bensì siamo in una ontologia immersivamente equivalente
di energie potenziali _ il drago non cambia, il drago è ferino e non è
ontologicamente docile _ il drago tuttavia è docile relativamente a noi _
poiché noi abbiamo incrementato le nostre facoltà proprio in grazia della
Surreale assimilazione della rifrazione del drago in noi.
L’incontro del drago è
garante del fatto che impariamo le metodiche di com_prensione delle avversità _
nonché una ancora realizzerebbe che discenderemmo _ allora positivizziamo la
discesa _ la avventura negli abissi marini, le ricchezze dei coralli e delle
perle, non sussiste procrastinazione poiché esiste la serendipità _
LA METASENSIBILITÀ DELLA LUNGIMIRANZA
IL MISTERIOSO OLTRELIMITE
E LA LIBERTÀ DEL LIMITE
LE INFLUENZE
BEYOND_SPHERE
In verità chiunque è
ovunque maestro per il prossimo, la didattica non è limitata alle strutture
scolastiche o universitarie _ poiché viviamo siamo esempi attitudinali di come
viviamo e di quale scelta di espressione caratteriale e di esempio siamo, spirituale,
culturale, creativa, di magnanimità o severità, di egoismo o di altruismo, di
stasi o di movimento, di equilibrio o di avventatezza, di Autocoscienza o di
trascuranza _ allora una variabile non trascurabile è proprio la freschezza
della Autocoscienza di essere esempi di prospettive che le altre persone
ereditano, replicano, confutano e comunque sempre vi reagiscono e vi sono
cangiate _ credo che i maestri migliori siano le persone che hanno questo senso
di accorgimento di Autocoscienza dell’insegnamento oltre i limiti delle
didattiche strutturate, poiché essi sentono la responsabilità si essere bene
poiché sanno di essere ereditari di insegnare bene _ e secondo contrasto coloro
che non siano in coscienza di essere esempi trascurano la loro medesima qualità
comportamentale _
È una veridicità sulla
quale sia importante riflettere :Il credo che l’insegnamento sia solo didattico
e sola responsabilità sociale dei docenti è in verità una motivazione non
giusta, non utile e non sana per legittimare la trascuranza di inconsapevolezza
del comportamento e insieme della delega di responsabilità _ diversamente
dobbiamo accorgerci della nostra maturità ovunque proprio come se fossimo
docenti realizzati e presenti ad esprimere il loro titolo di autorevolezza
comportamentale _ ed insieme avere accorgimento della nostra immaturità proprio
in direzione di essere esempi consapevoli di impegno nella dedizione
dell’imparare e dell’ascoltare, in coscienza di una mentalità di
auto-miglioramento presente. Siamo espressivi altresì quando erriamo, esprimiamo
errori che è la veridicità che li realizziamo, ne abbiamo consapevolezza? E
come gestiamo la realtà creativa del fatto erroneo? Poiché se pensiamo che
solamente i rari siano illustri custodi del docet, allora sussisterebbe un
nostro intento di legittimazione di noi ad essere ingiusti. Nonché consiste una
trasversale intelligenza che è la saggezza della definizione nonché una
responsabile e cosciente limitazione del negativo e del superfluo proprio per
evolvere di una libertà che esiste proprio poiché non è illimitata poiché
eccedendo oltre limite saremmo a vivere le aleatorietà (Poiché ne saremmo in
balia o non ne saremmo consapevoli) negative o non sane. La libertà che è
garantita dal limite. Una domanda di Autocoscienza fondamentale risulta essere
: Di quale realtà sono esempio adesso, che cosa sto insegnando? Quali reali
significati conseguono al mio agire presente? Quali significati comportamentali
ricevono da me le persone che adesso sono in relazione con me? Tuttavia questa
prescrizione non è totalmente definitiva e onnicomprensiva poiché la
possibilità dell’oltre limite può consistere in rari casi in una opportunità
rivoluzionaria _ tuttavia la avventura oltre limite risulta inaccessibile o
impervia nei confronti di coloro che sono introspettivamente non autocoscienti
o immaturi _ la gestione della aleatorietà e della complessità dell’oltre
limite è assimilabile in grazia di una adeguata saggezza e tempra identitaria
non comune ma soprattutto acquisibile. Perché allora è fondamentale la autocoscienza
dell’essere esempio?
La premessa reale è che
l’equilibrio presente di ciascuno di noi è un delicato equilibrio sia
ontologico sia relazionale dei diversi ambiti di vita di ciascuno _ le sfere
contestuali della vita _ alcuni tessuti sono tessuti famigliare, amicale,
lavorativo, sociale, affettivo, virtuale, relazionale, libertario, sessuale,
vocazionale, passionale, di spensieratezza Self consciousness, le qualità
relazionali ambientali immediate adiacenti soprattutto con persone sconosciute,
la proattività di ricompensa relazionale in relazione alla dedizione
relazionale, la complessità della solitudine se esiste in cosa consiste per la
persona che la vive? spirituale, avventuroso. La verità è che se siamo a vivere
in una di queste o in combinazioni di queste sfere o ambiti, la qualità della
esperienza ha influenze riequilibranti o squilibranti l’intero cosmo di sfere
contestuali della vita di qualunque persona _ le influenze beyond_sphere _
LE MENORAH
I CANDELABRI DELLE 9
VITALITÀ
Quando nasciamo la vita
ci dona metaforicamente una menorah a 9 braccia. La menorah della salute _
(psicologica e fisica)
Alla nascita non tutte le
fiammelle delle candele della menorah sono accese.
La vita è celestialmente
surreale sì è possibile che alcune rare personalità possano conquistare
ulteriori vitalità leggendarie riuscendo ad implementare la loro stessa vita a
livelli di resilienza superiori realizzando la esistenza di più di una menorah.
Ciascuna delle nove
fiammelle rappresenta ciascuna un archetipo di vitalità.
I nove archetipi della
prima Menorah sono:
1. L’archetipo della
Famiglia
2. L’archetipo delle
amistà
3. L’archetipo delle
saggezze solitarie
4. L’archetipo delle
passioni creative
5. L’archetipo della
serendipità avventurosa
6. L’archetipo di
affettività, {etero}sessualità, di amore.
7. L’ archetipo della
dignità del possesso della opportunità di dedizione lavorativa
8. L’archetipo della
fantasia onirica
9. L’archetipo della
religiosa spiritualità
Come abbiamo predetto
alle origini della nostra infanzia non tutte le fiammelle dei nostri archetipi
delle vitalità sono accese.
Nei primi anni della
infanzia sono vivide le fiammelle prima, terza e ottava _ i restanti archetipi
matureranno gradualmente crescendo.
La cera. Le candele della
Menorah sono vulnerabili.
I sigilli relazionali di
cera _ può accadere che una delle nove candele termini la propria vitalità _
Le vitalità delle Menorah
sono implementabili _
Metaforicamente le
missive sono congelate, sono oracolate dalla cera che è testimone dei
significati di comunione comunicativa.
Le Menorah di persone
diverse comunicano tra loro _ come se fossero in una naturale simbiosi
mutualistica _ e risorgono le finitudini delle cere _ in testimonianza della
relazione le nuove candele relazionali presenteranno un simbolo unico
caratterizzante il valore di reciprocità di reazione di catarsi. Inoltre le
fiammelle evanescenti sono avvivate da altre fiammelle di Menorah di altre
persone mediante incandescenti fil rouge oracolari. Siamo nascenti relazionali
e destinati naturalmente alle relazionabilità.
La metafora naturale. Le
api ceree.
Approfondimento : Come
nasce la cera | Cera d’api _ Agroscope.
Metaforicamente come le
api sono costituenti della cera noi siamo costituenti del nostro santuario di
vitalità.
È noto che la cera è
creata dalle api per realizzare il favo composto da geometrie esagonali.
Il nostro santuario di
vitalità è la menorah. A livello idealistico eppure non evanescente bensì
concreto le nostre vitalità ardono_ nonché ciascuna delle nove fiammelle
scioglie la cera fino al termine della cera della candela.
Una realtà interessante è
stata trascritta _ siamo tutti in responsabilità di vicendevole sussistenza del
nostro santuario e dei santuari dei nostri prossimi.
Sia logica la
associazione tra santuario e unità esagonale del favo. Numerosi santuari sono
numerose unità esagonali.
Allora le api
intraprendono iniziative creative atte a realizzare la cera non solo della
propria unità di favo, bensì per la creazione e mantenimento di buono stato
delle unità esagonali di altre api.
Le candele del nostro
menorah sono composte di alcune cere dissimili _ la cera del pensiero premuroso
_ avere premura _ il pensiero che anticipatamente intuisce, organizza,
assimila, idea intenzionalmente, il pensiero che ha premura ovvero che resiste,
non nella accezione di resistere di opporsi, bensì nella accezione di resistere
di tenere a sé e di prendere e dedicare cura. La cera della realizzabilità _
nonché la concretezza metaforica di essere la vocazione di essere come api che
secernono cera _ esprimere fatti creativi catartici atti ad influire
positivamente sulle strutture delle nostre vitalità. ≈ La mancanza di cera alle
candele delle nostre menorah è tempestivamente consolidata dalla nostra
aggiunta di cera _ il con _ forto significa rinforzare, temprare insieme. Il
supporto significa apportare elevazione. Un terzo tipo di cera è denotata di
magia dislocale _ è una entità mistica poiché realizza che le candele dei
candelabri non siano scrisse tra loro, non sono autoreferenziali, che le
candele non siano indipendenti _ ciascuna candela è ovunque costituita di
questo plasma fluido mistico _ allora se la fiammella arde localmente questo
plasma fluido mistico, ciascuna altra candela sente, percepisce la influenza
della fiamma della sua vivacità ardente o della sua inerzia di evanescenza,
seppur siano cere separate e non in contatto concreto esse sono in contatto
mistico tra loro, sì è proprio in grazia di questa metafora che si spiega una
verità che consiste nel fatto che all’affievolirsi della vivacità di un
archetipo, tutti gli archetipi ne risentono _ se un contesto vitale è in stato
di caducità di precarietà o di annientamento, questa realtà implica il
disequilibrio della stabilità della menorah _
che può implicare che si
affievoliscono e si spengano le fiammelle di altre vitalità, la menorah è
altresì una bilancia delle vitalità. La realtà accade altresì in verso inverso,
al fatto di alimentazione di una fiammella di un archetipo coincide la rivitalizzazione
delle altre fiammelle.
La relazione tra gli
archetipi non è randomly bensì segue logiche trascendentali _ le relazioni di
reciprocità di rivitalizzazione degli archetipi dipendono da variabili
caratteriali innate e simultaneamente dalle influenze contingenti.
Se la menorah è
metaforicamente una unità di favo _ l’affievolimento di una fiammella
somiglierebbe alla compromissione o alla caduta di una delle pareti della unità
di favo, le altre pareti necessariamente ne risentono e la stabilità,
l’equilibrio sono Sospesi.
Ma cosa comprendiamo
dalla forma tipica della molteplicità di esagoni concomitanti tra loro del
favo?
Che le nostre pareti sono
in comunione nonostante e più sensibilmente se siamo sconosciuti. Pertanto la
eventuale caduta di una parete non è localizzata ma crea effetti domino che
influenzano tutto il favo nonché il tessuto sociale. Di qui si comprende la
rilevanza di tre principi.
Il principio di mutualità
di salvaguardia altruistico.
Avere premura del buono
status e migliorare la esistenza di qualità delle pareti di unità vitali che
non sono nostre poiché in profonda verità abbiamo chiarito che sono altresì
nostre. Se non vogliamo agire per altruismo agiamo per egoismo si buona sussistenza
della nostra salute ambientale.
I due principi di non
danneggiamento.
1.No self_damaging poiché
il self_damaging ha implicazioni altresì ambientali.
2. No damaging _ la
compromissione di vitalità delle fiammelle degli archetipi del prossimo, il
danneggiamento delle cere degli archetipi, la indifferenza, il trascurare è una
inedia di staticità che spegne le fiammelle. Le negatività attribuite ritornano
all’artefice di negatività _ poiché negatività poiché è realizzata è una realtà
destabilizzante con cui altresì e soprattutto l’artefice non può non avere
relazione.
Abbiamo nominato le
menorah ulteriori alla menorah della salute.
Una menorah mistica
ulteriore è la menorah resurrettiva ed è una realtà spirituale complessa poiché
è costituente della facoltà di prima nascita priva di cause antecedenti nonché
il senso di possibilizzazione delle impossibilità _ l’amore dell’infinito.
Paradossalmente nella
nostra vita ci sono dei richiami di realizzabilità di impossibilità, sono
realizzabilità che incontriamo come rare creature leggendarie e sovente ne
siamo noi medesimi gli artefici tuttavia sono intuizioni mistiche subconscie
che sovente non superficializziamo al livello della Autocoscienza di
accorgimento e consapevolezza.
I CALICI DELLA VITALITÀ
Metaforicamente.
Fin dalla nascita
possediamo 10 calici.
Una vita sana assume che
tutti i calici siano sempre saturi e che ciascuno di questi calici mantenga la
purezza della corrispettive unicità di colore.
I dieci calici sono rosso
rubino, giallo, blu, ciano, magenta, azzurro cielo, verde giada, arancione
ambrato, turchese, viola, cobalto, oro.
I colori sono
rispettivamente delle 12 vitalità trascendentali ovvero proprietà di
espressività innate di chiunque inoltre denotate della proprietà di
espressività vitale nonché della realtà di sanità pura ovvero non corrotta da
repressioni.
Il giallo della
creatività artistica passionale, l’azzurro cielo della chiarezza della
relazionalità assertiva, il blu della mansuetudine avventurosa, il ciano del
perdono, il magenta della famiglia, l’azzurro cielo della affettività, il rosso
rubino della sessualità, il verde giada della produttività del lavoro,
l’arancione ambrato della salute psico-fisica, il turchese della ricchezza di
proprietà tra cui il denaro, il viola della facoltà di resilienza, cobalto la
facoltà di autocoscienza strutturante l’imparare e il sapere, Oro la emotività
strutturante la facoltà del sentire emozionale.
Tutti i esistono fin
dalla nascita ma non tutti sono saturi fin dal principio.
Tuttavia la giustizia e
la sanità naturali assumono che tutti i calici siano saturati al momentum di
giustizia di vitalità.
Ora riflettiamo sulla
esistenza dei calici di ciascuna persona.
La giustizia di vitalità
assume la purezza delle stille in ciascun calice, ovvero il fatto che ciascun
calice possieda i suoi colori intensamente puri, ovvero che non vi siano
intromissioni di stille di colore diverse di vitalità fuori luogo ed insensate
_ non assumo un rigido ordine di dovere essere bensì una integrità rivolta alla
presenza coscienziosa del momento presente e del senso focalizzato del momento
presente.
Il fatto di dedicarsi a
vitalità fuori luogo e estemporanee realizza che immettiamo stille di colore
diverso rispetto al calice di vitalità originale di quel colore. La attenzione
è fondamentale.
Un secondo significato
dei calici è la loro preziosità, nonché la loro fragilità e la loro
perturbabilità.
Pensiamo che questi
calici sovente non siano blindati ed inaccessibili. La tutela dei nostri calici
dipende da una nostra autonoma ed intima scelta in relazione alla nostra
identità di espressione e di esposizione. Nonché per incrementare la vitalità
ed ottenere la salute di giustizia di molti dei nostri calici la relazionalità
e la esposizione di noi stessi risulta essere un coraggio non trascurabile.
Metaforicamente i livelli
di purezza e di quantità delle nostre stille di vitalità variano secondo alcune
influenze.
I raggi solari evaporano
le stille, le piogge rendono minore la intensità di densità di purezza delle
nostre stille di vitalità.
Può succedere l’influenza
della aridità _ ovvero che nessuno nell’ambiente di persone del nostro noi
intervenga affinché siano mantenuti giusti i livelli di pura quantità di stille
di ciascun nostro calice.
È importante riconoscere
e affrontare la sensibile tematica delle eliminazioni marginali: Esisterebbero
persone che notando una fragilità, una carenza in uno o in alcuni dei nostri
calici, e riconosce di noi tutti i calici vuoti, o ancor peggio questi severi
osservatori a noi recherebbero danno vuotando loro stessi alcuni dei nostri
calici.
Una intelligente
correzione di queste sofferenze è la mentalità del migliorismo. Nonché al primo
riconoscimento di una carenza in uno o in più calici delle vitalità si
interviene secondo una mentalità di puro miglioramento e mai di eliminazione,
se vi è una carenza nel rendimento passionale creativo, si realizza allora un
incremento delle relazioni, nonché scoprendo successivamente altresì un
probabile eccellente risultato nel rendimento passionale creativo.
Il mindset migliorista
assume una particolare importanza e urgenza nelle situazioni delle aridità di
vuotezza dei calici di vitalità _ poiché alla vuotezza o al danno strutturale
dei calici di vitalità ad esempio del periodo di anni corrispondono incrementi
dei calici di rivendicabilità i quali esistono come gemelli negativi dei calici
di vitalità _ la sanità e la giustizia di vitalità assume che i calici di
rivendicabilità esistano e che tuttavia restino vuoti. È la trascuratezza nei
confronti della sanità dei calici di vitalità di ciascuna persona a realizzare
le stille dei colori del negativo.
Rammentiamo che la
conversione da stille da colori del negativo a stille di colori di vitalità
esiste e la chiamiamo purificazione, può essere auto_introversiva o può essere
suscitata dal contributo di altre persone verso di noi.
Una caratterizzazione di
aridità di vitalità e di compromissione delle giuste purezze di intensità e di
presenza di stille di vitalità è la repressione. Nonché una non azione
(passione di passività e attività di contrasto) dell’ambiente verso il singolo che
paralizza ed ostacola il naturale flusso espressivo della persona causando e
iper_introversività e implosività, apatia emozionale, di assertività, di
emozionalità, di sentimentalità, di sensibilità.
La implosività è il
lavoro di iper_gestione del controllo di complessità di forze
espressive_esplosive. Per questo motivo la implosività stanca e compromette la
vitalità di energie creative.
Risulta allora
fondamentale avere consapevolezza della serietà della criticità della
repressività affinché possiamo riconoscere, ridurre e migliorare le repressioni
che eventualmente dovessimo incontrare nel quotidiano. Inoltre comprendendo che
noi stessi possiamo essere sia repressi/e, sia repressivi/e.
Nonché esiste la
probabilità che ad una repressione subita sussegua e coincida una non
espressività di repressività.
Conosciamo allora le
implicazioni fisiche e psicologiche della repressione emozionale-affettiva e
della paralisi del flusso espressivo creativo e emotivo.
Anticipiamo che la
assimilazione è un lavoro emotivo comprensivo, assimilare, comprendere,
costringere noi stessi a non esprimere la identità bensì una dissonanza
rispetto a noi implica un importante contributo a livello di intensità
significativa di energie psicologiche emotive e razionali _ questa dedizione
energetica implica allora stanchezza e ripercussioni di tipo fisico.
La Somatizzazione
psicologica e fisica.
La sanità del numero dei
pensieri in un giorno è di 60000 pensieri.
In casi di overthinking
possiamo giungere oltre ai 120000 pensieri in un giorno. Le conseguenze sono in
efficienza creativa, in bene essere emotivo emozionale, in capacità di
assertività relazionale, in capacità di comprensione empatica di sensibilità, in
implicazioni di tipo somatico. Emicrania. Dermatite.
Prendersi cura di noi
stessi è fondamentale altresì a realizzare che possiamo esistere come valore
buono per il prossimo.
Le mentalità
proibizioniste, negazioniste, negativiste, eliminative, atomistiche che
implicano solitudini e costrizioni di libertà attitudinali sono tra le prime e
più rilevanti cause della compromissione della salute della nostra Unità
biopsichica.
Noi siamo una Anima
dentro un corpo, Non siamo semplicemente un corpo con una anima_ allora
comprendiamo quanto risulti fondamentale che siamo in diritto di libertà di
espressività dei nostri pensieri, dei nostri bisogni e delle nostre emotività_
nonché comprendiamo fino a che punto può consistere in danno la repressione di
noi stessi e la eteronomizzazione di limitazione di libertà del prossimo ovvero
la repressione del prossimo.
La Espressione naturale è
la Esternazione graduale.
No alle discriminazioni.
L’importanza del sentire
insieme alla importanza del capire.
Comprendere che le
emozioni esistono secondo complessità di intensità _ la intensità emozionale
emotiva di sensibilità è ulteriormente complessa rispetto alla intensità
dialogica di comprensione razionale.
La emotività è una
predisposizione genetica, trascendentale.
La repressione significa
sedazione emozionale ed annichilimento di sane proprietà psicologiche.
Significa normalizzazione e apprendimento a soffocare la nostra natura.
Il nostro corpo è il
nostro segnale di espressione e richiesta di aiuto nonché è espressione di
direzione orientamento di catarsi, la bussola verso la salute.
Ascoltiamo noi stessi/e.
Sappiamo più verità di quante apparenze manifestiamo.
SIAMO CAUSE INFLUENZANTI
MARGINALI
Ma siamo soprattutto il risultato
delle altre persone del cui risultato le altre persone sono responsabili.
Le attitudini non sono
non causate , i comportamenti non sono prive di cause, non sono attitudini
sorgente, l’unica attitudine sorgente è la prima innata, il primo aprire i
nostri occhi alla vita. Pertanto i comportamenti sono effettivi, sono
naturalmente effetti.
Nonché i comportamenti
hanno una natura di reattività nonché puramente di non invananza rispetto ai
comportamenti sia delle persone che conosciamo e che incontriamo nella
quotidianità sia delle influenze di persone a noi sconosciute.
Pertanto coerentemente a
come siamo noi stessi/e ad essere come scegliamo siano le altre persone con
noi. E importante ridurre al minimo la realtà che le reattività siano effetti
di cause negative nonché nominabili rivendicazione. Siamo esempi positivi e
ritorneranno a noi esempi positivi.
Abbiamo la responsabilità
di come siamo ed abbiamo la responsabilità di come le altre persone siano a
breve termine ed a lungo termine ed altresì di come le altre persone saranno
con noi e con le altre persone in causa non solamente bensì altresì della nostra
influenza _ le cause influenzanti marginali.
Ciascuno riflette secondo
modelli categoriali contestuali. Nonché la singolarità attitudinale di una
persona è una espressione che esprime un mood di appartenenza. Poiché pressoché
chiunque appartiene ad un sistema contestuale la modalità attitudinale singolare
è un modello attitudinale di una associazione di pluralità di persone. La
manifestazione parziale assume un ruolo fondamentale poiché è una
caratterizzazione di un modello, proprio il modello sistemico a cui appartiene
la persona caratterizzante. Nonché esistono livelli di sensibilità di
rilevanza. Ad esempio in un sistema di associazione lavorativa sia la
attitudine di un subordinato, sia la attitudine di un titolare sono espressioni
del sistema di associazione ma sussiste un rilievo di sensibilità di rilevanza
di responsabilità del titolare superiore al livello di rilevo di rilevanza del
subordinato.
Tuttavia sussiste la
omogeneità di rilevanza di responsabilità nonché sussistono influenze
estemporanee ed Extra_locali, è iconica la realtà della esclusione, la
esclusione è locale, ovvero consiste come congedo contestuale da una
intraprendenza, tuttavia le influenze sono sempre altresì estemporanee ed
Extra_locali nonché ripercussioni di tipo di mentalità relative ai contesti
gemelli rispetto al contesto sorgente di negatività esperite, di salute, di
assertività psicologica, di resilienza, di carattere, di espressione di
felicità, di attribuzione percettiva qualificativa.
Ad ogni aggettivo ato/a corrisponde una causa sorgente nonché
ad ogni causa corrisponde il coincidente effetto di persona ricaratterizzata da
quella causa e che esprime la sua essenza similmente alla causa poiché è variantizzata
dalla causa bensì estemporaneamente ed Extra localmente : resta da intenderci
sul come vogliamo essere nei nostri confronti: poiché possiamo comprendere la
gravità di essere a dovere vivere i corollari dell’annichilimento; poiché la
matematica esprime la nostra sensibilità ché se alla nostra unità vi sarà una
realtà che realizza una discendenza di unità necessariamente la unità diverrà 0
primariamente non a responsabilità della originaria unità, bensì in pura
volontà e responsabilità delle persone che furono entità regressive e peggiorative
_ nonché comprendendo che successivamente altre persone non si relazioneranno
più con la unità bensì con una entità non invariante 0. Ricordiamo che è
importante che siamo reversibilità.
E la estemporaneità e la
Extra_località a realizzare che possiamo non dimostrare non assertività
relazionali nei confronti di persone non direttamente coinvolte con la
negatività sorgente, tuttavia non è la volontà di rivendicazione nei confronti
di persone nuove che sappiamo non avere relazione con le eventuali negatività
che abbiamo esperito bensì è per il fatto del cambiamento strutturale
caratteriale ideologico proprio provocato dalla esperienza negativa.
È fondamentale essere
lungimiranti ed avere consapevolezza delle influenze a lungo termine di cui
possiamo essere artefici o di cui possiamo divenire ad essere primariamente
coinvolti/e.
La riabilitazione di ogni
variantizzazione caratteriale è la purificazione introspettiva, nonché una
resilienza del perdonare e la intelligenza del non generalizzare.
Siamo allora esempio
attivo di puri valori aggiunti e mai di tipi attitudinali regressivi. È
intuitivo constatare che 0 non può realizzare utilità a giovamento delle
persone e che meno enne realizza negatività in identità della sua ontologia
negativa. Altresì per questi punti risulta fondamentale non implicare
regressioni al fine di non realizzare il prossimo ad essere tipi attitudinali 0
o meno n con cui chiunque ed eltresì le persone che siano sorgenti regressive
(altresì la repressione è una forma di regressività) sia naturalmente a
confrontarsi. Nonché risulta parimenti intuitivo che qualunque unità
attitudinale regressiva è uno svantaggio puramente universale per chiunque in
quanto a realtà di fatto peggiorativo che è ed esiste e con il quale fatto reale
chiunque deve e dovrà confrontarsi. Comprendiamo la identità di valore di una
mentalità sempre migliorativa e mai regressiva.
LE NOVITÀ
RICARATTERIZZANTI
Il cambiamento del tipo
attitudinale di una persona coincide con un nuovo caratterizzante, il ferimento
emotivo sentimentale implica una rielaborazione di assimilazione purificativa
introversiva della regressione vissuta affinché sia ripristinata la identità
originale precedente alla regressione. Tuttavia la ripristinazione identitaria
non sarà mai del 100%, nonché risulterà una nuova identità di coloro che hanno
vissuto una regressione, se esiste un nuovo tipo caratteriale il carattere
cambia e questo fatto implica che non sarà possibile riconoscere chi
eventualmente abbiamo influenzato.
Due allora sono i punti
il primo è che risulti necessario un ri_conoscimento, in taluni casi proprio
come se si incontrasse una persona nuova, sconosciuta. In secondo luogo
sussiste identità dei processi di influenza, le persone cambiano carattere sia
se caratterizziamo nei loro confronti positività e felicità sia se
caratterizziamo nei loro confronti tergiversare, passività, i differenze,
apatie, negatività _ le persone pertanto evolvono in nostra causa e
reciprocamente evolviamo noi stessi /e, tuttavia resta fondamentale riconoscere
la identità di influenzabilità _ ad una negatività indotta corrisponderanno le
infelicità con un cambiamento di tipo caratteriale meno enne naturalmente
caratterizzante rivendicazione, diversamente ad una positività indotta corrisponderanno
le felicità con un cambiamento di tipo caratteriale più enne (In questo caso
non c’è contrasto al cambiamento come impegno di risoluzione/purificazione,
bensì c’è accoglimento del cambiamento come accesso ad un nuovo stadio
elevativa nonché avere migliorato il proprio stato d’animo grazie ad una
persona induce la espressione di positività che è un fatto di ritorno di
positività, gratitudine e riconoscenza. Ad uno spirito conciliativo interiore
corrisponde la espressione di conciliabilità, pace ovvero l’ambiente del
miglioramento creativo e utile a tutti ) è naturalmente caratterizzante un
surplus di positività nonché disposizione all’altruismo, alla gratuità, alla
gratitudine. Nel primo caso sussiste divisione, nel secondo caso sussiste conciliazione.
Ora intuiamo che siamo simultaneamente creativi di noi stessi/e e marginalmente
creativi /e di nuove marginalità identitarie del prossimo. È fondamentale
comprendere il puro significato del migliorismo poiché queste complesse
dinamiche creative sorgono da una nostra anticipazione la cui qualità
attitudinale positiva o negativa destina la realtà che saremo a vivere.
Risulta allora
fondamentale riflettere su come cominciare a comportarsi al fine di iniziare
catene comportamentali di bontà. Necessariamente i corollari di aiuto,
supporto, conforto, perdono ed i valori stessi sono tra i principali caratteri
di efficienza creativa poiché utili e fondanti i fatti di creazione di puri
valori aggiunti fondanti realtà di miglioramento presente. Indipendentemente
dal valore di conversione di riconoscenza conseguente alle gratuità siamo
accorti del fatto che la gratuità ed i valori suddetti siano già realtà
rivoluzionarie di miglioramento, uno stadio di elevazione efficace che già
ricompensa in quanto alla nostra Autocoscienza di realizzare vitalità.
Realizzare vitalità è la prima innata espressione pura della vita. È fondamentale
riqualificare il concetto di aiuto. Il termine aiutare è la purezza di gratuità
è un valore eccelso ed è allora fondamentalmente privo di dequalificazione
nonché risulta parallelamente che essere aiutati non significa un livello
dissimile rispetto a coloro che aiutano destrutturando la realtà dell’essere
aiutati da ogni qualificazione di umiliazione : Ne risulta la verità che aiuto
non significa una variazione di identità valoriale, istituire aiuto, aiutare ed
essere aiutati non principia un sistema di privilegi di coloro che aiutano e di
discriminazione di coloro che sono aiutati in ottemperanza di una mentalità di
miglioramento universale comune.
Non sussistono allora persone migliori che
aiutano persone peggiori bensì sussistono persone che imparano insieme ad altre
persone e che reciprocamente migliorino, poiché aiutare significa creare e
migliorare, nonché ciò che agiamo verso il prossimo lo agiamo verso noi
stessi/e pertanto ne risulta dall’aiutare una occasione di incontro di problem
solving che è garante della possibilità di aiutare sé stessi/e in quanto a
miglioramento introspettivo.
Il dottore Giorgio
Nardone in una esposizione culturale argomentò i concetti di cura
dall’evitamento e di cura dall’aiuto asserendo che :
“Per quanto riguarda
l’evitamento è stata messa a punto una forma di comunicazione chiamata
‘ristrutturazione’ che faccia venire la paura di evitare invece che la paura di
esporsi, con una serie di domande si guida la persona a sperimentare che
effettivamente ogni volta che evita una situazione che lo/la spaventa la paura
aumenta invece che diminuire, li per li si sente salva tuttavia successivamente
alla conferma della sua incapacità e accorgendosi sempre nuovamente della sua
incapacità la persona non riuscirà più ad esposti, la volta nuova sarà ancor
più pericolosa in mancanza del coraggio di affrontare primariamente all’origine
della situazione.
Così come si ristruttura
dal punto di vista logico nella stessa maniera la richiesta di aiuto, se io
chiedo rassicurazione aiuto, ogni volta che la chiedo lì per lì mi sento
rassicurato e protetto, ma di nuovo non è farina del mio sacco e quindi se per
essere rassicurato ho bisogno di un altro vuol dire che io sono incapace.
Quindi più io faccio questo più io mi rassicuro sul momento più divento
insicuro dopo, e se io continuo a fare questa cosa aumenterò la mia paura
invece che diminuirla.”
La logica assume che non
sia necessariamente una verità che la richiesta di aiuto sia premessa da
incapacità _ i più illustri ed eccelsi sistemi di rendimento permettono l’aiuto
reciproco tra persone altresì in contesti in cui sussistano dislivelli di potenzialità
elevati il sistema di rendimento risulta proattivo proprio a realizzare che
chiunque sia in diritto di chiedere aiuto e di migliorare e che il
miglioramento come espressione collaborativa sia una normalità necessaria e
naturale. Ritenendo che il giudizio di incapacità sia una sorgente già
discriminativa che realizza di essere un ostacolo al puro flusso di
miglioramento comune.
Nonché altresì negli
estremi in cui i contributi creativi siano sbilanciati esiste che la
percentuale più creativa sia esemplificativa, nonché un insegnamento per la
parte meno redditizia, ma la parte meno redditizia è di già redditizia poiché
impara e migliora osservando il bene e utile agire altrui.
Tuttavia il concetto
aiuto non è sinonimo di sostituzione bensì è sinonimo di collaborazione.
Nel concetto di
“Sostituirsi a” esiste lo 0% del contributo della persona che dovrebbe
realizzare il lavoro ed esiste il 100% di una altra persona che realizza il
lavoro. Ma nel concetto di aiuto esiste sempre una percentuale parziale di
contributo dell’agente sorgente. Nonché intuiamo aiuto come un surplus di
percentuale di contributo collaborativo di una altra persona già riconoscente
del contributo della parte sorgente affinché la parte sorgente possa in grazia
della non solitudine realizzare la efficienza ottimale della sua creatività _
aiuto può infatti consistere in collaborazione propositiva collaborativa da cui
sia aiutato/a sia aiutante gioveranno. Nonché provando a riqualificare la
accezione negativa attribuita a “Sostituirsi a”: Stiamo proprio delineando la
più elevata caratteristica del migliorismo puro ovvero la pura gratuità
disinteressata che aggiunge senza privare. Nonché risulta spontaneo ammettere
che aiutarci ci aiuta, ed allora ci migliora.
La medesima dialettica
del miglioramento puro può essere dedicata al concetto della gratuità del
perdonare_ è noto e naturale che dal perdono nasca pura creatività. Poiché il
concetto di perdono è oltre alla pura proprietà di verità razionale. “Vincitore
è sempre colui che può amare, soffrire e perdonare, non colui che sa o che
giudica meglio.“Altresì la proprietà di ragione è un materialismo, tuttavia i
materialismi egoistici possono determinare dirimenze relazionali ovvero
contesti di non puro miglioramento. La ragione è diversa dalla ragionevolezza _
la ragionevolezza è un livello emotivo superiore che ammette il perdono nonché
la instaurazione nuova di un clima pacifico creativo e redditizio.
LA COMPENSAZIONE
INTROSPETTIVA
Perché cambiare per il
prossimo?
Immaginiamo un foglio di
calcoli di funzioni matematiche in cui l’elemento x è presente molteplici
volte. Tuttavia proviamo a osservare questa realtà secondo una prospettiva
diversa, ovvero manteniamo la x sempre presente ed identica a sé stessa al
centro del foglio mentre osserviamo cambiare e divenire tutte le funzioni a cui
l’elemento x appartiene e che le inter-relaziona.
Un principio è la
compensazione comportamentale. Nonché è una realtà trascendentale che
l’ambiente implichi un cambiamento nella unità reale a cui la realtà è.
Pertanto è reale e vera
la realtà che siamo necessariamente variabili reattive al comportamento
ambiente. Poiché ciascun movimento è. È la essenza del movimento a consistere
ontologicamente in causa di necessari effetti. Chiariamo che l’ambiente è causa
del nostro effetto comportamentale. Altresì la inazione è un movimento causale
che implichi effetti comportamentali.
Tuttavia la compensazione
è una funzione che può realizzare che l’ambiente non influenzi il comportamento
dell’individuo. Poiché la compensazione comportamentale è una funzione
complessa introspettiva. Nonché nella reciprocità di relatività comportamentali
esiste una non immediatezza bensì un percorso vicendevolmente comprensivo tra
ambiente reale, percezione estrospettiva, assimilazione introspettiva ed
espressione. Nonché se introspettivamente compendiamo con un nostro contributo
di variabilità la qualità che percepiamo non esprimeremo una qualità
identicamente replicativa di coping ambientale, bensì esprimeremo una
attitudine riequilibrata diversa rispetto alla ontologia comportamentale che
percepiamo e che ontologicamente sia.
La questione “Perché
cambiare per il prossimo?” ha valenza artistico_creativa_ introspettiva nonché
si chiarisce la nostra salute di purificazione e di riqualificazione
coevolutiva, affinché è vero che siamo necessariamente cambiati dalle realtà
sociali ambientali relazionali che viviamo ma questo cambiamento non è
definitivo, inesorabile e non implica l’obbligo che noi stessi replichiamo
identicamente quel comportamento _ nonché ad un necessario cambiamento
ambientale esiste una incompletezza che noi stessi/e siamo sempre in vocazione
di compensare in grazia di un nostro intervento ri_qualificativo _ in
potenzialità latente di assimilare esprimeremmo ad esempio non influenzabilità,
una saggezza di impassibilità che è una espressione caratteriale positiva di
elevazione di pace e bontà nonostante in un primo momento l’ambiente avesse
realizzato a noi di vivere una negatività ed un sentimento negativo.
È importante mettere a
fuoco e chiarire a noi stessi/e che le azioni sono nominative e individuali.
Un eventuale
comportamento negativo di cui siamo a vivere in prima persona o di cui veniamo
a conoscenza non è generico pertanto non riguarda altre persone rispetto alla
persona origine _ pertanto non dobbiamo variare il nostro comportamento nei
confronti di altre persone decontestualizzando il negativo e generalizzando
secondo categorie di medesima appartenenza comprendendo la inconsistenza e dei
principi di analogie attitudinali e identico credo attitudinale nella
eventualità di categorie di medesima appartenenza e la confutazione dei
principi di influenza e influenzabilità relazionale.
LA VIA GIUSTA DELLA
POSSIBILITÀ
Restare definitivamente
nella medesima località potrebbe non essere la via giusta. La medesima località
potrebbe non essere la via giusta, salutare e buona poiché la località è
circoscritta _ e ciascuna realtà circoscritta è severamente limitata. Diversamente
la universalità è la ubiquità, in altre parole la universalità consiste delle
sincronicità di miriadi e multidimensionali località ed avere esperienza della
universalità significa necessariamente essere liberi. Tuttavia la libertà è una
immensa energia da catalizzare _ siamo in possibilità di assimilare la energia
della libertà _ la libertà è un dono bensì deve essere orientata in
investimento libero, diversamente non investendo la nostra libertà in realtà
relazionali sane, salutari e che sono garanti del miglioramento della qualità
dei nostri tempi umani, procrastineremo il nostro tempo libero non avendolo
gestito al meglio e trascurata la nostra possibilità di libertà giungeremo nel
periodo di non libertà in cui non ci sarà più possibile conquistare ciò che
avremmo potuto conquistare nei tempi di libertà che andammo trascurando e
procrastinando. Assimilare la libertà è la saggezza di possedere criteri
gerarchici di investimento dedicati alla efficienza funzionale all’ottenimento
del massimo possibile livello di salute e felicità individuali e relazionali.
Forse. “Forse” è la risposta alla questione complessa della nostra facoltà di
assimilare la libertà efficientemente. Ulteriormente la parola “Forse” è
rivelatrice della risoluzione della complessità dell’ottenimento della libertà
efficiente. Poiché il “Forse” è may_be, ovvero la tensione verso la novità
delle possibili opportunità. May_be è la via che annette la nuova opportunità
di possibilità di ULTERIORITÀ CHE È LA RESURREZIONE DELLE FINITUDINI CONTESTUALI.
Le possibilità sono gli abbracci della accettazione dei contrari _ si accoglie
una e l’altra realtà, non sussistono rifiuti, scelte e pertanto perdite.
Il may_be possiede una
duplice valenza poiché annette il cambiamento del cambiamento di orizzonti di
diverse e nuove località realizzando gradualmente la avventura della Curiosità
della scoperta parziale a nostro modo e secondo le nostre potenzialità della
immensità delle universalità ed in secondo luogo il may_be possiede una seconda
valenza ovvero la proprietà buona della non avventatezza che rende evanescenti
le località che guarderemmo così rapidamente da non riuscire a viverle appieno
_ ovvero le proprietà sane del rimanere e del mantenere _ sono le opportunità
di resilienza. Il non potere essere abbraccia il potere essere. Poiché le
realtà che possono non essere non sono certamente {non essere} allora c’è un
margine di possibilità che possano essere.
Il restare in una
localita potrebbe rivelarsi fondamentale poiché significa la nostra vivibilità
non solo in quella località, bensì della nostra vita, poiché è in misura ed in
qualità in cui restiamo e manteniamo vitalità relazionali con una o più località
sostanzialmente viviamo. Una persona potrebbe dedicare la sua vita sempre in
movimento incessante in relazione a una avventatezza futurista, vedrebbe il
pianeta ma non vivrebbe il pianeta, sarebbe infine come se non fosse mai
partito poiché la avventatezza avrebbe temprato la sua dimenticanza non la sua
reminiscenza. Se la conoscenza del mondo risultasse evanescente in verità noi
stessi/e risulteremmo evanescenti. Vivendo ovunque l’io vive in nessuna
località pertanto risulta evanescente. Questa dinamica è assimilabile altresì
al contesto delle relazioni. L’incremento estremo delle relazioni realizza
necessariamente la evanescenza di superficializzazione di ciascuna di esse. La
giusta via della possibilità del may_be è la opportunità della ulteriorità ovvero
potere vivere ancora, avere ancora tempi relazionali e individuali _ in una
parola _ Oltre. Una ulteriore interessante singolarità consiste nel riconoscere
che in ciascuna singolare località è una universalità.
Questo archetipo è
garante della possibilità dell’amore resiliente ai decenni, è possibile poiché
vicendevolmente riconosciamo nella unicità di unità del nostro prossimo le
variopinte molteplicità di universalità e le corrispettive sfumature.
Il nucleo relazionale
Come se ciascuna
relazione si fondasse su codici simbolici alfanumerici di alfabeti diversi di
lingue antiche indecifrabili da coloro che non comprendono la fonte di
traducibilità sorgente. Ciascuna relazione vis a vis è un nucleo di unicità ed
è in diritto di avere il proprio unico, privato, e indecifrabile codice
empatico affettivo comunicativo.
LA META_SENSIBILITÀ DELLE
ESPRESSIONI EMOTIVE
LE TRE NATURE UMANE
TRASCENDENTI
Un elogio alla gradualità
della espressione sentimentale emotiva
Meta-sensibilità,
Autocoscienza di consapevolezza e spiritualità.
“L’amore che non si
dimostra non esiste. “
Questa riflessione non è
completamente vera.
In verità l’amore che non
si dimostra esiste introspettivamente come sentimento introspettivo inespresso
_ se un sentimento motivo è inespresso implica che aumentino le probabilità che
questo amore non sia percepito adesso dal prossimo.
È la realtà che è. E la
realtà non è una identità tra introversione ed estroversione. Sovente è proprio
il contrasto di una assenza esteriore ad essere indice di una presenza
interiore. L’attitudine non emozionale non significa il non provare sentimenti emotivi,
bensì significa reprimerli, non esprimerli e non raccontarli.
Sussiste infatti il
paradosso che amore latente non dimostrato ora esista introspettivamente e
necessariamente sarà rivelato.
Se sussiste il principio
di concretezza “È la realtà che è.” Amore taciuto è amore trattenuto.
Ma ogni realtà che
tratteniamo è in noi è caratterizza noi. Pertanto ad n verità emotive
trattenute corrispondono n incrementi di sentimento, ed all’incremento del
sentimento incrementa la energia emozionale in noi. Nonché alla repressione
sentimentale emozionale corrisponde un aumento del carico emotivo che
tratteniamo nonché una complessità di energie emozionali che dobbiamo gestire.
Ma questa intensità di complessità energetica emotiva diviene così intensa
proprio in misura in cui la reprimiamo finché in seguito al nostro controllo
emozionale che ci stanca, le energie emotive necessariamente trovano
espressione secondo due maniere la prima è ricaratterizzandoci, la seconda è la
espressione concreta del sentimento originale che abbiamo trattenuto.
Nominiamo ontologia della
sfera emozionale, sentimentale ed emotiva la sfera delle meta-sensibilità
trascendenti, che trascendono per il loro carattere animoso le tensioni
costrittive.
Chi amore non dice amore
dirà.
Questo sistema è
applicabile altresì nelle complessità dell’imparare.
“La conoscenza che non si
ricorda e non si dimostra non esiste.”
Altresì questo principio
risulta analogamente confutabile. L’alunno che ha letto il libro è per il solo
fatti di avere incontrato propriamente quella lettura ne è cangiato e
ri-caratterizzato, si tende verso una memoria di identità, una autenticità di
comprensione di senso, e una memoria a lungo termine. Tuttavia altresì una non
dimostrazione di ricordi della conoscenza dinanzi al docente non significa che
il fatto di consultazione del libro non abbia implicato un miglioramento
latente nel luogo dell’intelletto a lungo termine della autocoscienza di
consapevolezza.
Se ammettiamo che
conoscenza vi sia conoscenza vi è. E conoscenza imparata resti latente in noi e
ci cambia, ci qualifica e ci ri-caratterizza.
Se non esprimiamo conoscenza è piuttosto
perché le informazioni in noi giunte sono in un grado prematuro di
assimilazione. Conoscenza non è Autocoscienza di consapevolezza. Autocoscienza
di consapevolezza è una saggezza di maturità estremamente fondamentale che è
garantita dalla complessa combinabilità logico_sistemica di diverse conoscenze.
La atomizzazione
culturale si limita e ci limita alla iper semplicità non inter-connettiva di
memoria di singole parole e di concetti. Siamo più abituati al come si dice e
meno a gestire la complessità di senso, di intensità, di combinabilità delle
parole e dei concetti.
Ad ogni conoscenza non
esibita tuttavia integriamo la nostra natura sistemica di Autocoscienza di
consapevolezza che come nell’esempio di amore resta in noi ed è destinata ad
esprimersi in un futuro prossimo o lontano secondo forme più elevate. Al pari della
autocoscienza di consapevolezza esiste la natura spirituale trascendente,
altresì la natura
spirituale trascendente è
implementabile in principio della cultura, tuttavia la natura spirituale
trascendente è una intimità trascendentale, una natura che abbiamo innata che
ci caratterizza e ci eleva spiritualmente, umanamente in tensione verso verità
eteree e metafisiche tipicamente un connubio tra emozioni, sensi, sentimenti,
intuizioni, pensiero psichico atipico, surrealtà spirituale, fantasia,
misticità intro-versive e tuttavia sia autoreferenziali sia non
autoreferenziali ovvero sia individuali sia relazionali.
IMPARARE PER CONTRASTO
IL LIVELLO PARADOSSALE
DELL’IMPARARE
Una critica della
acquiescenza.
È miracoloso come siamo
eccellenti nell’imparare. Poiché impariamo su due livelli, impariamo sul
livello della cultura e ne assimiliamo i principi etici, spirituali,
scientifici, relazionali ed impariamo sul livello della saggezza conversiva e
sovversiva _ poiché siamo a rivelare come sia possibile che impariamo amore,
empatia, curiosità, assertività, fede, fiducia ove e se dovessimo vivere esempi
di odio, antipatia e apatia, indifferenza, tradimento _
Nonché non vediamo che
odio sia amore, se fosse così vivremmo ed agiremmo per confermare l’odio nella
illusione che odio sia amore, bensì riconosciamo che odio sia odio, nonché ne
percepiamo la negatività e pronunciamo No verso coloro i quali esemplificando
odio come forma adeguata, reale, ammissibile, giustificabile, replicabile
provano a convincere noi della loro ragione eteronomizzante che vuol rendere
noi poveri e negativi.
Forse sovente tacciamo ma
il nostro silenzio non è un silenzio passivo è un silenzio riflessivo e
critico, tuttavia badate bene resta sempre un silenzio concessivo. Allora
riconosciamo il negativo dell’ambiente nella sua verità di negatività e lo
confutiamo, nella nostra facoltà di introspezione non lo ammettiamo e
naturalmente lo convertiamo, lo purifichiamo o andiamo ricercando i criteri per
purificare il negativo, così impariamo per contrasto.
Poiché insieme
all’imparare abbiamo giustamente imparato a disimparare nonché che talvolta
siamo noi stessi a consistere di saggezze e sapienze attitudinali superiori ed
ulteriori rispetto all’eventuale mediocrità culturale attitudinale ambientale.
Saggezze ulteriori
dimostrano che la assimilazione dell’alter culturale rispetto al limite
culturale che ci viene esposto e proposto consiste proprio nell’ottenimento
autonomo di libertà che la volontà delle altre persone non ci permette. Perché
proibiscono il disimparare divulgandolo come espressione di ignoranza? Per
realizzare che sia sempre più evanescente il nostro spirito di critica
costruttiva. Perché proveremmo ad essere intelligenti di saggezze non previste
o limitate dalla intelligenza ambientale. Il paradosso della ignoranza che è
custode della scoperta. Ulteriormente il disimparare consiste nell’accedere
alla ulteriorità nonché significa affrontare il fatto che l’altrove possa
essere una ricchezza ulteriore e surrogante la limitatezza culturale della
località.Abbiamo l’accorgimento di ciò di cui siamo esempio? Abbiamo
l’accorgimento multi_prospettico di ciò di cui gli altri sono a noi esempio?
Poiché il criterio primario dell’insegnamento è di esprimere onestà di coerenza
e non sussiste alcun principio discriminativo di alcun genere, né
generazionale, né di status spirituale sociale e politico, né di status
economico carrieristico, né di status di strumenti culturali, né di status di
autorevolezza che sottintenda e giustifichi né il diritto di etero-nomizzazione,
né il diritto di proibizionismo culturale egoistico ed utilitaristico atto a
non dedicare a ciascuno i principi culturali strutturali alla possibilità di
sussistenza e dignità di vita individuale e relazionale di ciascuno. Impariamo
altrove rispetto a chi ci insegna male e rispetto a chi ci nasconde le verità
che sia giusto ed umano imparare per la nostra crescita interpersonale in
beneficio di noi stessi/e e del prossimo. Qualsiasi insegnamento non
efficientemente utile o sbagliato in relazione ad una dedizione all’imparare
gli insegnamenti inutili o negativi è una procrastinazione, ovvero una perdita
del tempo di vita umana. Che non ci insegnino a dipendere che ci insegnino i
criteri realizzativi della libertà di autonomia. Sussiste infatti la realtà che
la autonomia personale non sia ostacolante bensì agevolante il miglioramento
comune.
UN SENSO EMOTIVO
ULTERIORE
Forse i miei lettori
hanno avuto questo accorgimento leggendo i miei libri _ di un mio principio di
dimostrazione a priori. I lettori e le lettrici più perspicaci hanno forse
intuito una mia volontaria enfatizzazione della complessità nonché la mia volontaria
ricerca dei termini scientifici esatti ad esprimere i concetti che andai
proponendo. Tuttavia questa mia direzione è stata intrapresa a dimostrazione di
una tesi ulteriormente profonda _ nonché conducendo i lettori le lettrici verso
il riconoscimento della profondità culturale da un canto dedico un primo
riconoscimento che nelle profondità culturali psicologiche scientifiche
sussista una immersività infinita e senza fondo in cui esiste la possibilità
del confronto con sé medesimi/e nonché con la nostra ancestrale purezza di
autenticità intellettiva che risulta rivitalizzata nei meccanismi di
immedesimazione identificativa coerente rispetto a ciò che si legge, intuire di
possedere le medesime idee dello scrittore o per contrasto ovvero ascendere la
tempra della propria identità ideale proprio per Autocoscienza di confutazione
nonché la diversità di opinione_
Ma siamo davvero certi/e
che questa conquista delle iper_razionalità specialistiche sia priva di
sacrifici? Cosa della nostra autenticità andiamo sacrificando? Ricordiamo forse
noi stessi bambini e bambine? Quanto lontani/lontane ci sentiamo dal nostro inner
child. E sto esprimendo proprio il valore della emozionalità, il valore del
sentimento, il valore della emotività, il valore della onestà sentimentale, il
valore della vulnerabilità sentimentale umana, la sincerità dei sensi _ nonché
la iper_razionalizzazione esprime che le qualità strutturalmente,
ancestralmente, trascendentali emotive umane divengono evanescenti. Il
principio di allontanamento dal nostro subconscio emotivo è la rarefazione di
astrattezza.
Essere nubivaghi ha già
una caratteristica affettuosa, fantasiosa che ha a che fare con la ideazione di
immagini, con la immaginazione che è una realizzazione emotiva.
Perché giungeremmo a
credere nella illusione che relazionarsi sia relazioni di pensieri, non
relazione in primo luogo di corpi umani emozionali ed emotivi.
Riconosciamo due tipi di
iniziative di risposte relazionali, il contesto è di due persone la prima
comunica alla seconda di essere sola _ nonché esprimiamo tre livelli diversi di
risposte della seconda persona.
Un livello lo
caratterizziamo come da non adottare ed è la indifferenza, ovvero la seconda
persona trascura ciò che ebbe sentito, o vi sorride, o vi risponde con il
silenzio.
Un secondo livello è la
risposta razionale_ esemplifichiamo che la persona sia laureata in psicologia o
in filosofia e risponde alla prima persona con un monologo iperspecialistico
con termini complessi del periodo di mezz’ora.
Questa persona
risolverebbe la lacuna di solitudine della prima persona? Solamente
parzialmente, la prima persona potrebbe avere un chiarimento razionale e
paradossalmente sentirsi ancora e forse ancor più sola. La prima persona
risponderebbe: Non mi hai compreso/a.
La seconda persona non
capirebbe, proprio perché proverebbe a comprendere in termini razionalistici
caratterizzati dal gelo emozionale, le iper_astrazioni sono insensibilità.
Perché ciascuna solitudine umana è nei livelli sostanziali una solitudine incomprensibile
alle variabili della razionalità astrattiva culturale _ la solitudine è
fondamentalizzata sui livelli emozionali, emotivi, tattili, affettivi. La non
com_prensione significa proprio non sentirsi abbracciati e accolti
emotivamente, non sentirsi vicini bensì separati proprio dalle complessità
razionali instaurate tra di noi.
Un terzo livello è la
risposta emozionale. L’istinto dell’abbracciare e la semplice comunicazione
della seconda persona: “Non sei una persona sola, molte persone come me ti
vogliono bene perché credono in te e credono che tu sia una persona importante
nella loro vita.”
Nonché la emozionalità fu
catartica della solitudine ed il sorriso è la espressione della ferita
rimarginata.
Quante volte ci
attendiamo da altri il loro “Io so” e non il loro “Io sento”, “Io provo.”.
Poiché nella misura in
cui pensiamo sottraiamo tempo vitale al “Sentiamo” nonché le meta _sensibilità
sono le strutture del non pensiero, l’intuito emozionale, una comprensione più
profonda del reale tipicamente umana che forse sia fondamentale ristrutturare
come?
Mediante la reminiscenza
ancestrale e sentimentale episodica dei nostri momenti infantili nei quali
momenti non fummo a sostenere i gravi delle sovrastrutture di razionalità. Ad
esempio la intenzionalità del ragionamento è la ricerca della motivazione del
dubbio consistente del criterio proiettivo della sfiducia e della diffidenza
aprioristiche.
Tipicamente la
realizzabilità degli inizi relazionali è infantile nonché infantile è una
proprietà fondamentale della fede spirituale che è la gratuità di fiducia. Il
principio relazionale è infatti supportato da elementi emozionali e spirituali
che se sono assenti e sacrificati al puro principio intellettivo non avviene.
Reimpariamo dal nostro
inner child.
Se esprimiamo la
intelligenza razionale secondo le categorie di pensiero, cultura, memoria,
saggezza, ragionamento, logica, scienze, spiritualità.
Quali potrebbero essere
le categorie della sensibilità emotiva? È una importante realtà a cui sto
riflettendo. Ed una risposta che mi sovviene è che la riflessione razionale non
mi condurrà alla risposta di questa domanda. Nonché per conoscere l’universo
del sentimento dobbiamo sentire, provare emozioni mediante la qualificazione
temporale della immediatezza ovvero non mediando con il pensiero e il
ragionamento le emozioni. Giungiamo a comprendere che la sensibilità di
emozionalità è ulteriormente trascendentale alla facoltà mnemonica e di
pensiero. Se Cartesio espresse il pensiero “Penso dunque sono.” Riflettendo
sulla verità che le facoltà emotivamente subconscie intervengono primariamente
rispetto al pensiero ed al ragionamento possiamo giungere a realizzare un
ulteriore principio di determinazione umana, ovvero “Sento dunque sono.” È
importante approfondire la logia del sentimento proprio perché abbiamo
esperienza della verità che le emozioni possiedono una dignità di complessità
individuale proprio come le categorie razionali esistono categorie emozionali _
a livello dialogico riflettiamo che in base al livello razionale dedichiamo
attenzione al contenuto di senso concettuale di cui sono custodi le parole,
mentre ad un livello immediatamente sentimentalmente emotivo abbiamo sentimento
del come queste parole sono pronunciate, delle tonalità vocali, in relazione
alle emozioni in verità esiste un cosmo emozionale alternativo rispetto al
pensiero nonché sia adeguata una scienza del non pensiero che studi proprio le
dinamiche psicologiche emozionali ed emotive che sono premesse alla ideazione e
al ragionamento logico deduttivo. La ancestralità emozionale è in relazione al
come del sentimento della nostra presente esistenza, ha allora una
qualificazione istantanea, le emozioni possono cangiare di secondo in secondo?
Le emozioni non sono
settoriali, bensì sono un flusso in cui coesistono molteplici emozionalità
introversive, le espressioni del viso, le tonalità vocali sono espressioni
manifeste spontanee delle emozionalità che sono maggiormente presenti o
energicamente emergenti rispetto alle altre.
Come accade nel mondo
esteriore per le località ambientali ciascuna località emozionale dell’universo
introspettivo della sensibilità emotiva ha vissuto molteplici vite ed è il
risultato presente del connubio diveniente di esse.
Vivo dunque sento.
UN MARGINE DI NON
CASUALITÀ DEI RICORDI E DEI SENTIMENTI.
Come potremmo descrivere
il flusso aleatorio di ricordi e emozioni.
Se pensiamo a ciascuna
nostra esperienza come ad un libro.
Come possiamo
rappresentare la reminiscenza ideale e emozionale? I ricordi e le emozioni
sovvengono estemporaneamente, anacronisticamente, altresì sognando
oniricamente. Siamo infinite biblioteche poiché alla finitudine delle nostre
esperienze succedono le infinitudini delle nostre sensazioni, delle nostre
speranze, dei nostri immaginari e gli Immaginari sono orizzonti indefiniti
infiniti.
Se vogliamo rappresentare
con un generico esempio un istante presente del nostro universo introspettivo
prendiamo alcuni libri e li uniamo lasciando intersecare e sovrapporre le
vicendevoli pagine, i libri non sono intelligibili poiché i rispettivi dorsi
dei libri non permettono la lettura delle pagine stesse, è un esempio del
blocco che può indurre in noi la confusione, ma facciamo chiarezza: Un
ulteriore esempio dei sincronismi introspettivi può caratterizzarsi in questo
modo :
Prendiamo alcuni libri e
ritrascriviamo le singole pagine su fogli trasparenti, poi quando abbiamo
ottenuto le identiche copie dei libri uniamo le pagine di questi libri tuttavia
caoticamente ottenendo un nuovo libro.
Una originale espressione
artistica di tridimensionalità del caos noteremmo una nuvola di inchiostro e
lettere disposte casualmente. Una Razionalizzazione artistica di questo esempio
è l’arte della Pittura su vetri che siano successivamente accostati per
ottenere una tridimensionalità unita delle parziali rappresentazioni dipinte
sulle due dimensioni.
Allora andremo a leggere
questo libro, leggeremo una pagina di una realtà e ad ogni sfogliare Vivremo un
salto, un totale cambiamento di realtà incontrando nel medesimo libro le pagine
di libri diversi le cui pagine sono disposte casualmente tra di loro.
Così caoticamente siamo a
vivere le aleatorietà introspettive nonché i cambiamenti di realtà mnemoniche e
sentimentali. Due questioni.
La prima può essere, il
caos aleatorio può essere una ontologia di ordine? È la unica verità che i
ricordi sovvengono aleatoriamente?
La reminiscenza potrebbe
invece succedere secondo ordini di combinabilità che non sono razionali bensì
di un ulteriore livello meta_sensoriale spirituale, emozionale.
Pensiamo alla malinconia.
Introspettivamente esiste una probabilità di consonanza relazionale, la
ammissibilità della unipatia consiste proprio nella conciliazione emozionale
sincronica tra due persone, nonostante esse siano lontane tra di loro.
Allora la identità
emozionale sarebbe un criterio ordinatore della reminiscenza aleatoria
sentimentale.
Se solo credessimo che
siamo ulteriormente intelligenti _ nonché siamo nel presente a confortarci e
sostenerci per il nostro presente bensì altresì per il nostro futuro?
Accadrebbe che un modo di
comunicare, o un modo di essere, di essere adesso umanamente presenti sia
scelto da noi rispetto ad altri comportamenti in modo che possa divenire una
realtà da ricordare, ovvero che sarà ricordata (dalla persona che adesso sia con
noi) in un futuro lontano ed in situazioni ex tepore diverse.
E se esistesse una
intelligenza previsionale?
Nonché adesso siamo a
esperire ricordi che sovvengono a noi proprio in una situazione identicamente
prevista da persone con le quali avemmo relazione? I ricordi rincuorano.
Le focalizzazioni
d’ambito sovente hanno come proprietà la costanza, e la pluri-vocità
contestuale, la plurivalenza in contesti diversi.
Questa proiettività è una
importante saggezza che è rara sia da riconoscere sia da realizzare.
La seconda questione è:
Il caos aleatorio delle nostre introspezioni può essere ordinato?
Dovremmo allora prendere
il nostro libro composto di pagine trasparenti e ripristinarlo nella realtà dei
libri originari, ordinare è un investimento di energie fruttuoso, per ordinare
il libro dovremo leggerlo totalmente, affrontarne il caos proprio per riconoscerne
e distinguerne le pagine. Così accade nei sistemi di allineamento dei nostri
ricordi resilienti del fatto che il ritorno alla lettura dei nostri ricordi
cambia noi stessi nonché cambia la nostra interpretazione dei fatti passati, e
di conseguenza cambia il passato che un flusso cangiante del presente che
plasma il nostro modo di essere sia nei confronti delle relazioni con nuove
persone, sia nel ritorno relazionale con le persone che abbiamo conosciuto.
Affettività e
intelligenza emozionale, la chiralità affettiva.
Introduciamo le tematiche
affettive considerando la relazione inscindibile affetto e tattilità -
tattilità significa facoltà innata di esercitare il senso del tatto.
Quale è il miracolo
affettivo? È la salvezza da ogni alienazione e astrazione.
Nonostante sia consono
non confutare la importanza delle nostre astrazioni culturali - (altresì la
Spiritualità è caratterizzata dalla nebulosità rarefatta tipica di ogni
astrazione)
È tuttavia necessario
assumere che esse siano alienanti. Altro rispetto al Noi.
Il tocco, lo sfioramento
è un primitivo e fondamentale compimento del noi.
L’abbraccio, la carezza,
il tocco giocondo sono gesti di collegamento che instaurano immediatezza
percettiva del senso presente della esistenza del Noi, un miracolo che per
quanto culturalmente profonde possano essere le astrazioni culturali non
possono raggiungere.
È da assumere che proprio
queste astrazioni culturali seppur essendo alienanti - la autoriflessione è
individuale - esse intellettivamente e metodicamente spiegano che il bisogno di
affettività è universale, pertanto oltre qualunque privilegio o discriminazione.
Quale potrebbe essere un
esempio di privilegio?
La familiarità, la
conoscenza, la cultura, il credo.
Innanzitutto si chiarisce
che le astrazioni culturali qualunque esse siano consistono in privilegi di
mirroring che purtroppo decadono ovviamente in discriminazioni verso coloro che
non sono riconoscibili nelle fattezze di mirroring.
Tuttavia secondo il
mindset astrattivo suddetto neghiamo a noi stessi una fondamentale vitalità -
la nascita, l’inizio, il nuovo.
Come iniziano le
relazioni?
Nel modus di incontro con
le realtà sconosciute.
Tuttavia. Se disponiamo
il nostro fermo d’intraprendenza a priori ed in concausa della nostra
impossibilità di riconoscere il mirroring astrattivo uguale alla nostra
mentalità allora sospendiamo qualunque inizio, e se siamo severi ed inesorabili
realizziamo the end of the unborn self - ovvero terminiamo le realtà prima che
possano nascere.
Un esempio di severità
relazionale autoconservativa lesiva verso gli inizi relazionali
Sono i nuclei relazionali
blindati o gli individualismi.
Se non dobbiamo
anticipare la dirimenza proviamo ad anticipare la affettività.
La anticipazione di
affettività è confortata dalla realtà promozionale della fiducia.
Il dialogo puramente
informativo culturale è astrattivo qualunque contesto culturale possa
rappresentare, è puro gelo se perpetuato negli anni. Poiché comprendiamo che
ogni rappresentazione astrattiva è vuota di consistenza di calore
tattile-sensoriale umano - quali sono allora le consistenze che ci fanno bene?
La consistenza emozionale, la consistenza affettiva, la consistenza dei nuovi
inizi, la consistenza della resilienza delle relazioni - il gesto, qualunque
gesto che sfiori l’aria le rende dignità ed onore, analogamente sfiorando noi
stessi rendiamo dignità ed onore a noi stessi, ulteriormente questa idea è
valida per i macrocosmi gestuali di carezza, abbraccio, tocco giocondo poiché
rispettivamente concorrono nel realizzare realtà importanti quali la relazione
amorosa e la amicizia.
Un principio di
intelligenza affettivo emozionale è che il gesto affettivo rincuora chiunque,
il bene consistere del gesto affettivo è una ovvietà che tutti impariamo fin
dalla nascita che dobbiamo donare senza che debba essere richiesto - chiedere
affettività non si tratta di scortesia ma si tratta di spontaneità.
Se sentiamo di avere
bisogno affettivo è naturale che lo domandiamo - poiché in tale evenienza non
sarebbe il richiedente ad essere in status di non bontà umana poiché è proprio
nella nostra indole umana la ricerca di affettività, se il bisogno affettivo
fosse negato sussisterebbe allora un ambiente eccessivamente asettico, pudico e
casto, ovvero caratterizzato da una estrema illibatezza insana per la normalità
affettiva umana.
Concludiamo con una
focalizzazione sulla realtà della inazione e della intelligenza emozionale – se
da una parte la inazione può consistere in tutela e salvaguardia della libertà
altrui, ovvero una forma di premura, d’altro canto la inazione può determinare
effetti non previsti, le scienze neurocognitive in relazione alle scienze
fisiologiche cardiovascolari indicano la continua esperienza di freezing
relazionale e di reciproche inazioni relazionali come concause di paralisi
d’intraprendenza, tuttavia altresì indebolimento fisico e drastico
rallentamento della frequenza cardiaca. Abbandonarci ci fa male.
– la intelligenza
emozionale è sempre in relazione con la nostra facoltà di prevedere, una buona
Autocoscienza è catartica – ascoltiamo i nostri bisogni emozionali affettivi
per intuire i motivi per cui sia sano avvicendare alle persistenti cascate
intellettive culturali dialogiche astratte ed alienanti i momenti di
spensieratezza affettiva.
Il modo affettivo
intelligente? Sentiamo di avere bisogno affettivo? Non attendiamo di ricevere
un abbraccio, abbracciamo. Il miracolo dell’abbraccio e dei gesti affettivi è
la loro chiralità – ché abbracciando siamo abbracciati.
LA GRAVITÀ PSICHICA
RELATIVA
La forza di gravità è una
realtà fisica oggettiva bensì è ulteriormente una realtà di gravità
relativamente soggettiva psicologica, la semplice sospensione sugli arti in
un/a bambino/a è più lieve rispetto alla sospensione sugli arti di un adulto/a
o di un anziano/a e persino di un/a giovane per caratteristiche di resilienza
fisiologica del corpo, bensì altresì la gravità è percepita soggettivamente in
base alla variabile dei nostri gravi introspettivi. Chi possiede gravi
introspettivi elevati è più caratterizzato da ipersensibilità, sensibilmente
influenzato dalla leggerezza di gravità. Caratterizziamo che i gravi
introspettivi siano il risultato di dissonanze cognitive, ed in generale di
negatività che risultano dalla relazione dell’universo interiore con l’universo
esteriore, se questa relazione è armonica, serena non c’è contrasto ma sinergia
tra individuo e ambiente, se la relazione è di inconciliazione o di disarmonia
tra individuo e ambiente la relazione esprime contrasto nonché l’incontro tra
due realtà immediatamente incontrate che sono a plasmarsi gradualmente per
conciliarsi _ pensiamo all’iconico esempio del ghiaccio laminare che creerebbe
il tipico rossore al nostro contatto e il ferimento , riflettiamo che qualsiasi
superficie dolente sia ipersensibile dopo avere incontrato un elemento di non
immediata conciliabilità _ nonché la ipersensibilità cicatrizza proprio
realizzando che la cicatrice sia più resiliente rispetto alla nostra
sensibilità originaria, così avviene la possibilità di nuova conciliazione.
Così accade nei sistemi di allenamento fisico nonché incontriamo la pressione
del fare per relazionarci e divenire meno fragili dinanzi al fare. In ambito
psicologico avviene il medesimo principio di conciliabilità tra disarmonie di
inner e outside universe abbiamo compreso il significato di ipersensibilità
altresì rispetto alle energie infinitesimali rispetto a noi come la gravità
poiché siamo psicologicamente in fase di adeguamento conciliativo con
l’ambiente.
LE CONSONANZE DI AFFINITÀ
INTERPRETATIVE
I META-SIGNIFICATI.
In relazione insieme alla
importanza della intensità delle parole consistono altri due criteri che
caratterizzano il linguaggio.
1. Il criterio di
identità di concretezza. 2. Il
criterio dei parallelismi di significato.
Il primo criterio è in
misura marginale in contrasto con il criterio di metaforicità.
La identità di
concretezza è la severa radicale identità tra espressione letterale e realtà.
Il criterio di
metaforicità è una traslitterazione meta_significativa delle parole che sono a
significare un senso di non identità con le parole espresse.
La metafora, il cui
termine deriva dal greco, da metaphérō, che vuol dire «io trasporto», è una
figura retorica di significato ed è anche una delle più famose ed utilizzate in
ambito poetico. Metafora: significato La metafora serve a spostare il significato
da una parola a un’altra, per cui il significato non è più quello originario.
Tuttavia nel momento di
dialogo introspettivamente ciascuno possiede soggettivi livelli di
interpretazione che oscillano tra i due estremi di identità di concretezza e di
criterio di metaforicità, nonché risulta ulteriormente complesso realizzare la
verità di percezione ontologica “È la realtà che è.” proprio poiché la essenza
può consistere in una non essenza in quanto a consistenza metaforica.
Questa dimensione
ulteriore attributiva è in relazione alla sensibilità nonché al senso che
attribuiamo ai nostri sensi.
Le affinità
interpretative che realizziamo dipendono dai nostri criteri di ammissibilità o
criteri di plausibilità e dalla nostra propensione alla serietà ed alla
concretezza.
È interessante intuire
che quando dialoghiamo subconsciamente e parzialmente razionalmente
parametrizziamo ciascuna frase e sovente le singole parole sulla base di queste
metriche che hanno come estremi la affabulazione metaforica e la concretezza di
identità reale. Le parole non possiedono senso essenziale indipendente da noi
bensì hanno senso percettivo interpretativo. La complessità esperienziale _
idea-logica di persone diverse realizzano che delle medesime frasi esse
intendano gravità di serietà e di metaforicità diverse e variabili.
Per raggiungere una
consonanza di affinità interpretative risulta importante la nostra conoscenza
razionale e culturale, bensì risulta fondamentale conoscerci a livello
emozionale _ emotivo _ sentimentale poiché la caratterizzazione di serietà
nominali sono fondate e strutturate da caratteri emotivi, emozionali. Una
medesima parola può destare sentimenti dissimili ed opposti in persone diverse.
Ora siamo a esprimere i
due estremi ed una mentalità di equilibrio.
Una libertà infinita è un
incedere indefinito, se altrove è onnipresente non siamo in nessun luogo,
allora se persiste sempre la metaforicità giungiamo a divenire propriamente
persone nubivaghe che non dedicano la serietà dovuta a realtà che giustamente siano
da caratterizzare come serie, risulta fondamentale caratterizzare i sensi di
serietà ovvero avere a cuore le realtà che meritano di non essere oltrepassate
e trascurate, attribuire serietà significa dedicare attenzione e intuire luogo
e tempo di relazione con le realtà che focalizziamo.
È inoltre limitante la
estremizzazione di serietà. Poiché la attribuzione onnipresente del carattere
di serietà non permette la libertà di meta_interpretazioni propriamente
soggettivamente metaforiche, la serietà è esclusività ed inammissibilità delle
alternative, è un limite di ammissibilità che esclude alternative di
possibilità di ulteriorità. Si assume coerentemente di essere “Fermi delle
proprie convinzioni. “ ovvero irremovibili.
Ma la irremovibilità è
una stasi costrittiva che è un senso di non libertà di cambiamento.
È tuttavia da comprendere
che i criteri di attribuzione siano da contestualizzare, quindi altresì gli
esempi di radicalità possono consistere in valori umani e giusti se
contestualizzati con giudizio maturo.
Ad esempio la
irremovibilità attribuita alla pace può caratterizzati come utile alla
accondiscendenza che è la qualità di non ammettere le controversie
peggiorative.
Succedono sovente flussi
spontanei interpretativi che oscillano tra questi due estremi e la nostra
maturità e umanità succedono in quanto equilibrano la nostra saggezza del
giudicare, del riconoscere e del dedicare possibilità nuove.
I LINGUAGGI
META_SIGNIFICATIVI
“Sarà il mio silenzio a
farti capire ciò che provo.”
La lingua della
emozionalità e del sentimento è il silenzio?
Il dialogo comunicativo è
necessariamente razionalizzante e certamente descrittivo e circoscrittivo _ la
libertà sentimentale è di un ordine meta_comunicativo, spirituale e
trascendente. La emotività non è descrittivo_logica e non è circoscrivibile ma
è un flusso libero.
Quando parliamo di
emozioni inespresse parliamo non di non espressione delle emozioni, bensì
parliamo di non Razionalizzazione logico_comunicativa delle emozioni _
paradossalmente se parliamo di non espressione delle emozioni virando la
dinamica di manifest sulla comunicazione razionale stiamo agevolando proprio la
non espressività emozionale che si esprime in ottemperanza di vie di empatia
emozionale estranea alla freddezza dialogico_razionale_culturale.
La unipatia empatica non
è immedesimazione identitaria e non è simulazione.
Unipatia empatica
appartiene all’universo meta_sensoriale _ immedesimazione identitaria e
simulazione appartengono all’universo di congetture di paragone razionali che
non sono in relazione con il sentimento. Un errore è qualificare che la stasi
del dialogo e del gesto sia perentoriamente inespressività sentimentale o
asetticità o apatia o insensibilità, nonché che ogni qualificazione di critica razionale non sia mai sentimentale _ tuttavia
due innamorati che semplicemente si guardano intensamente, non comunicano e non
si muovono ma possono realizzarsi ad avere conquistato empatia, unipatia e
vicendevole cosentimento. Ulteriormente non sono a qualificare la bontà e la
giustizia del non comunicare _ conoscersi è fondamentale _ si può assumere che
il dialogo culturale integri la emotività e la vicendevole emozionalità ma che
sia una parte di essa.
La razionalità essendo
descrittiva_ circoscrittiva è qualificativa ma simultaneamente dequalificativa
ovvero è affermativa e confutativa ovvero è un legame con una mentalità del
margine_ più definiamo maggiormente selezioniamo, maggiormente eliminiamo, maggiormente
focalizziamo e la focalizzazione è una iper_riduzione. Conoscendosi
razionalmente, culturalmente, dialogicamente sempre di più ci si conosce sempre
di meno?
La emozionalità non segue
alcuna legge marginale, la emozionalità è un orizzonte non proiettivo
sconfinato e incommensurabile _ se pensiamo le emozioni le circoscriviamo a
idee e le limitiamo e le plasmiamo, le denaturiamo della loro ontologia
emozionale sentimentale affettiva. Le emozioni non sono pensabili ma si
provano, si sentono e si esprimono con linguaggi meta _significativi come il
silenzio, il tatto e lo sguardo.
Empatia è una forma di
unipatia che si realizza quando esiste cosentimento _ mettersi nei panni del
prossimo e sentire come se fossimo il prossimo tuttavia in coscienza in primo
luogo che non siamo il prossimo, ovvero realizzando una presenza altruistica in
cui non sussiste attribuzione del nostro mindset e della nostra qualità di
emotional suffering bensì sussiste la attribuzione della percezione emozionale
e della nostra coscienza empatica di come siano i criteri razionali, i
contenuti gnoseologici ed i criteri emotivi del prossimo _ sapere quali
situazioni stia vivendo il prossimo, imparare ed intuire come il prossimo le
vive _ sentire come egli prova il sentimento ed ulteriormente successivamente
al livello comprensivo c’è il livello confortivo ovvero trovarsi nella medesima
dimensione sensoriale, razionale ed ultrasensoriale spirituale affinché
possiamo dire che proprio lì quella persona non sia sola.
La presenza egoistica
cortocircuita il primo livello comprensivo, se non sussiste comprensione non
può sussistere né aiuto né conforto.
L’egoismo non implica
consentire ma identificazione che fa da specchio alle nostre eventuali
sofferenze in una dinamica non empatica di paragone di sofferenze in cui l’ego
dell’ascoltatore subordina le sofferenze del prossimo ed eleva ad importanza le
proprie _ l’egoismo realizza che noi siamo in legame autoreferenziale solamente
con noi stessi mentre lasciamo il prossimo solo proprio mentre egli/lei sta
condividendo con noi sinceramente, allora non si sente ascoltato/a e si chiude.
I SENTIMENTI
AUTO_SUPPONSIVI
Presupponsivo da
presupposto è una locuzione che significa “che deriva da un presupposto”, cioè
da ciò che si presuppone o si è presupposto come fondamento di un ragionamento,
di un’argomentazione o di una condizione1. Si tratta di un termine poco usato nella
lingua italiana, che si trova soprattutto in ambito filosofico, logico o
giuridico. Per esempio, si può parlare di una proposizione presuppositiva, che
implica l’esistenza di qualcosa che non è esplicitamente affermato, o di un
atto presuppositivo, che è un atto giuridico che costituisce il presupposto per
la validità di un altro atto. Un esempio di frase con la locuzione
presupponsivo da presupposto è:
• Il principio di non contraddizione è presupponsivo da
presupposto per ogni forma di pensiero razionale.
La matematica è
presupponsiva. Ovvero è reale secondo ordini di complessità che sono
costituiti, strutturati, ammessi da ordini
di semplicità. Se non si conoscono le semplicità non si possono
raggiungere le complessità. Se non conosciamo la soluzione delle
moltiplicazioni non siamo in possibilità di raggiungere la soluzione degli
integrali. La fisica essendo strutturata a partire dalla matematica altresì
essa è presupponsiva.
La filosofia, la
spiritualità, il subconscio, la immaginazione, la fantasia, la emotività, la
emozionalità, il sentimento, il sogno introversivi soggettivi non sono
presupponsivi poiché non seguono ordini di gradualità di complessità logiche, a
livello intellettuale una soggettività può giungere a verità complesse mediante
le meta_ontologie pur essendo agnostico di verità meno complesse.
Possiamo caratterizzare
queste realtà delle proprietà di auto_nomia e di auto-supponsività.
Autosupponsivo.
Auto- è un prefisso che
significa “che si riferisce a sé stesso, che agisce da sé, che dipende da sé”.
Supponsivo: che si suppone e si sostiene da sé . Potrebbe indicare che ciò che
si idea, si realizza, si risolve e si giustifica autonomamente, che non ha
bisogno di alcuna conferma, prova o appoggio di comprovazione di valore di
integrità e stabilità antecedente da parte di altre realtà , ma si
fondamentalizza solo sulla propria esistenza. Un sinonimo di Autosupponsivo è
nel contesto della architettura autoportante.
Le meta_sensibilità sono
autonome e autosupponsive. Questa riflessione è in direzione della
caratterizzazione della lealtà sentimentale. Perché quando esprimiamo un
sentimento non comprendiamo perché ci sia domandato perché senti questo
sentimento? Inoltre considerando che non comprendiamo la causa sorgente
razionalizzata del sentimento.
Non è una nostra
ignoranza né razionale né emozionale e non significa che non abbiamo chiari i
nostri sentimenti.
In pura verità abbiamo
compreso che i sentimenti puramente sono in uno stadio ultra_sensoriale non
razionalmente causato. La spiegazione è che non c’è causa razionale motivante
un sentimento, quindi la nostra incertezza è la giusta risposta, in verità è priva
di senso la domanda del perché di un sentimento proprio perché i sentimenti
sono meta_sensibilità ovvero non possiedono e non necessitano di cause
motivanti perché i sentimenti sono surrealmente metafisici e autosupponsivi.
Intuiamo un valore di
pace spirituale. Se ammettiamo che la spiritualità sia auto_supponsiva
significa che sia autoleggittimata nonché una sorgente intima puramente
individuale. La autolegittimazione è una proprietà di realtà. Ne conseguono n
diversità di unicità spirituali in identità personali diverse.
Ma come la sentimentalità
non è né competitiva né confutabile ammettiamo la giustizia di identità
spirituale di ciascuna persona proprio come parimenti ammettiamo la identità
sentimentale di ciascuna persona.
Non si tratta di chi ha
ragione o di chi sente giustamente. Ma si tratta di pace tra unità di diversità
in cui ciascuna ha diritto di sentimentalità e di spiritualità.
La immedesimazione
culturale della propria spiritualità è un secondo livello di riconoscimento. Ma
non è un caso che ciascuna religione mondiale sia fondata su rari e unici
valori umani sorgenti nei confronti dei quali tutte le persone credono.
Pertanto è in grazia di un profondo sentimento di spiritualità individuali
sorgenti che tutte le religioni sono ontologicamente pacifiche.
LA META_SENSIBILITÀ DELLA
PURIFICAZIONE
La purificazione dal
negativo, la catarsi delle dipendenze, la liberazione dalle repressività.
LA PURIFICAZIONE DAL
NEGATIVO
UNA META_COMPRENSIONE
DELLA REALTÀ
Ciascuna complessità con
cui ci relazioniamo ha una intensità che è la intensità con cui ci
relazioniamo. Una intensità è una variabile è una variabile non è in consonanza
con noi ma è una dissonanza nonché è un contrasto; sono contrasto cognitivi.
Ciascun contrasto cognitivo implica necessariamente un impegno introspettivo
per riequilibrare lo status originario di equilibrio antecedente alla
esperienza del contrasto, il tempo di assimilazione, di comprensione, di
accettazione, di purificazione.
Qualsiasi notizia
negativa implica in noi una auto_riabilitazione dell’equilibrio.
Pensiamo a noi come ad
una intensissima energia, pensiamo la nostra essenza di integrità rappresentata
semplicisticamente in forma lineare.
------------------------------------------------------------------------
Pensiamo che una forma di
disequilibrio provocata dal conoscimento di una notizia negativa implichi un
disequilibrio che rappresentiamo come un punto di questa linea che si allontana
e che tuttavia presto o ricreiamo in grazia di origini introspettive o riavviciniamo.
- n
-------------- ----------------------------------------------------------
Chiamiamo questa
variazione dell’equilibrio variante n.
La Lontananza è lo
scostamento dell’elemento dalla linea è direttamente proporzionale alla
intensità di gravità della negatività percepita.
In questo primo esempio
la persona risolve presto la dissonanza cognitiva ripristinando l’ordine è la
serenità introspettive
-------------------------------------------------------------------------
Le forze introspettive
attrattive e repulsive
Le forze introspettive
sono naturalmente attrattive, nonché tendiamo naturalmente a risolvere le
negatività, a purificarle ed a ripristinare le ontologia negative in elementi
puri buoni e utili.
Tuttavia c’è un limite di
tollerabilità. Ciascuno ha trascendentali gradi di assimilazione che possono
essere migliorabili.
Le persone con tempra
caratteriale, intelligenza, saggezza riescono a gestire numerosissime varianti
n a ripristinare la quiete introspettiva lineare ed a mantenere la sensibilità.
Tuttavia che cosa accade
se una persona dovesse vivere questa realtà di dissociazioni? :
- n - n - n
- n
----- -
n - n
-n - n - n
- n - n -n-- - n
- n - n
-
n - n
Ricordiamo che
diversamente vivere il bene e fare vivere il bene implica il riordinamento
della quiete lineare introversiva nonché la nostra energia di non confusione e
di focalizzazione riqualificative e risolutive.
Questo è un esempio di
disgregazione di integrità. Notiamo che le varianti n sono superiori agli
elementi di linearità identitaria.
In questo esempio esiste
anche un disallineamento _ se una variante n influenza talmente la nostra
identità da plasmarla dei contenuti della variante n.
Questo esempio è un
ordine di complessità di intensità di caoticità complesso da gestire altresì
per le persone più sagge ed intelligenti nonché è un esempio limite di limite
di tollerabilità oltre il quale :
La introversione non
diviene più energia attrattiva bensì energia repulsiva, una implicazione
potrebbe essere che lo spirito di inclusività relazionale divenga uno spirito
di esclusione relazionale.
Una seconda implicazione
della disgregazione identitaria e dell’essere oltre il limite di tollerabilità
è la non sensibilità _ la insensibilità.
Perché?
Ciascuna variante n
negativa è come una ferita che auto_ripristiniamo nella realtà di cicatrice
psicologica _ nonché risultiamo più resilienti e meno ipersensibili alla realtà
locale di negatività che abbiamo vissuto. Tuttavia è possibile che questa non ipersensibilità
divenga insensibilità nonché relazionalmente severità in quanto a nostra
pretesa che il prossimo sia in possesso della nostra medesima tempra di
resilienza tuttavia sovente non è così e queste analogie non sono sane
soprattutto per il loro verso di insensibilità e severità tipicamente
relazionali.
Poiché la sensibilità è
una premura relazionale, nonché il substrato sostanziale di ogni memoria
attrattiva. Noi ripristiniamo l’ordine lineare introversivo relazionale lineare
in sostanza delle nostre premure di sensibilità.
Ma la tempra di
sensibilità viene cortocircuitata e disconnessa se ci fermiamo oltremodo sia
con le parole sia con i fatti poiché realizzeremmo di noi il dovere vivere e
subire in noi stessi varianti n negative che variano il clima di quiete con le
dissonanze e i contrasti cognitivi.
È da realizzare che
ciascuna parola possiede il suo tempo di assimilazione.
Proviamo ad esempio a
pronunciare “ Universo “.
Comprendiamo che
necessitiamo di un periodo di quiete e di riflessione per assimilare e
comprendere la parola universo nonché giungendo alla nostra impossibilità di
comprensione della infinità di universo.
Proviamo ad esempio a
pronunciare odio.
La parola odio è
intensamente negativa, come la parola universo necessita di un periodo di
quiete e di riflessione.
Mai ripetere la parola
odio. Poiché dovere ascoltare a ripetizione la parola odio rescinde i nostri
tempi di comprensione, non ci lascia il tempo di comprendere e questo stress
implica che risultiamo maggiormente stanchi per l’investimento di energie che
dedichiamo per comprendere, gestire, assimilare e purificare odio _ nonché si
verrebbero a creare in noi le varianti n irrisolte di cui ho trattato.
In urgente confronto con
i media che divulgano insensibilmente a ripetizione immagini e parole di odio
quotidianamente.
Se le parole sono
intensamente gravose non le sosteniamo, se siamo ad ascoltare una pioggia
incessante di parole negative o di odio,
dopo averle ascoltate alcune volte ne riconosciamo il peso è la gravità
proviamo a confutarne i disvalori, tuttavia se persistono ad imperversare siamo
condotti/e a dedicarvi un ingente quantità e qualità di energia sia per
assimilarle, sia per ricordarle in riqualificazione di assertività purificativa
sia a dimenticarle. Ma quando le parole negative che siamo ad ascoltare in
numero ed in intensità di gravosità esse destrutturano strutturalmente i nostri
sistemi di assimilazione e riqualificazione pertanto non riusciamo più a
gestirle, a correggerle, a confutarle, ad assimilarle. E che cosa accade? Che
vincono le parole negative. Cosa implica la vittoria delle parole negative?
Che le lasciamo essere,
che le lasciamo fluire quasi nemmeno distinguendole dai valori sani, non le
affrontiamo più e le superficializziamo, ed allora accade il nostro grave
errore che è l’errore di legittimarle, di divenirne probabilmente senza
accorgimento persone che le affermano e non le criticano che le ri-pronunciano
diffondendone la negatività.
È la sensibilità la cura
dell’odio. Non sentirsi legittimati/e a replicare il negativo poiché abbiamo
dovuto sentire e vivere il negativo.
All’aumentare delle
complessità gestionali incrementa la complessità introversiva che siamo a
dovere gestire.
Nonché lo spaesamento
della persona che è impegnata a gestire le varianti n eccessivamente gravose
per lei stessa.
Un appunto sulle parole.
Parlare lentamente con
coscienza delle singole parole che pronunciamo.
Siamo abituati alle
conferenze, le conferenze hanno una intensità di complessità di comprensibilità
elevate, i relatori stessi non hanno totale Autocoscienza di ciò che
pronunciano e delle conseguenze di ciò che pronunciano.
Silenzio è una
rieducazione alla sensibilità di saggezza assimilativa.
Un criterio di
sensibilità. Un criterio di riconoscimento della umanità personale nell’esempio
di due scrittori /scrittrici.
Una persona scrive una
parola. Una parola semplicissima.
La seconda persona scrive
un trattato scientifico e un romanzo letterario.
Ora riflettiamo sulla
relazione introspezione_estrospezione.
Possiamo riconoscere che
la prima persona può essere più ricca di emozionalità, vitalità, premura,
energia, forza, entusiasmo, amore della seconda persona.
Nonché i più accorti
forse potrebbero avere notato che la prima persona ebbe scritto la sua parola
lettera per lettera lentamente.
Un accento iperbolico al
valore della sintesi, alla paziente ricerca del senso profondo, proprio come i
poeti, gli scrittori/scrittrici di canzoni.
Credete imparagonabili la
singola parola della prima persona con il trattato scientifico ed il romanzo
letterario della seconda persona? In verità la prima persona scelse la parola
giusta poiché con quella semplice parola simbolica poteva trasmettere i messaggi
complessi trascritti nelle opere letterarie della seconda persona.
Argomento del valore
simbolico delle singole parole, non critico il valore letterario delle opere
complesse sono a valorizzarne la intensità _ sia lo scrittore /scrittrice sia
il lettore/la lettrice non deve scrivere o leggere solamente secondo il criterio
del significato bensì altresì della intensità affinché alle parole più intense
sia dato maggiore spazio di assimilazione e tempo di comprensione, le parole
più intense non devono essere comprese con nonchalance.
Il rischio consiste nei
termini di legittimazione ed ammissibilità delle intensità di negatività
(elementi isolati ipersensibili come un grafico discreto) se non le
focalizziamo e riconosciamo le intensità di negatività come continuità di
normalità. La relatività della gravosità delle parole.
Le parole non sono
uguali. Ciascuna parola ha una intensità trascendentale idiomatica personale.
Sulla base di un criterio
di rarità l’appiattimento comunicativo lessicale (Atomizzazione culturale) si
realizza se non ponderiamo le parole con intensità espressive diverse e con
carisma diverso come se le parole fossero uguali, se pronuncia parole rare e
simboliche come se fossero parole comuni.
Parlare velocemente non è
saggio e non è intelligente poiché esprime incomunicabilità nonché incrementa
le probabilità che un numero sempre maggiore di persone non comprendano, si
verrebbero a creare meritocrazia, elitarismi, privilegi e discriminazioni poiché
comprenderebbero solamente persone rare con trascendentali facoltà di
codificazione estremamente elevate.
_ se il senso ontologico
del comunicare è la comprensione la rapidità espressiva non è una mediazione né
efficace né efficiente.
Esistono traslitterazioni
non di significato, bensì di intensità significativa.
Ponderare le parole che
si pronunciano. Lasciarsi il tempo di comprensione.
Non dobbiamo giungere al
momento in cui pronunceremo odio con la stessa intensità leggera, premura e
nonchalance con cui pronunciamo le parole serene e semplici della nostra
quotidianità salutare. Una meta_comprensione della realtà.
UNA ETICA DELLA
CARATTERIZZAZIONE AUTOCOSCIENTE DEL NEGATIVO
Le personalità culturali
hanno caratterizzato la ontologia dell’io fondamentalizzandola sulla dicotomia
di bontà e negatività _ sono floride e profonde le strutture etiche culturali
in relazione all’elemento della bontà della nostra espressione identitaria
elevando questi strumenti culturali ad esempio etico e morale orientativo per
la nostra salute e felicità individuale e relazionale. Tuttavia esistono
caratterizzazioni del negativo non altrettanto profondamente culturalmente
autocoscienti; la negatività è argomentata più superficialmente e
semplicisticamente come realtà opposta al bene da rifuggire non da affrontare _
il negativo del male non è semplicisticamente l’opposto del bene _ si argomentò
come se l’individuo uomo e donna fossero impermeabili al sentimento negativo,
alla sofferenza, al male, all’odio.
Saggezze maggiormente
profonde riconoscerebbero la verità che l’individuo non sia impermeabile al
negativo _ bensì che l’individuo possa introspettivamente avere sentimenti di
negatività nonché a questo saggio riconoscimento corrisponde e debba corrispondere
una scienza non dell’evitamento o dell’evanescenza spirituale del negativo,
bensì una scienza etica della gestione del negativo _ poiché se perseveriamo
nel credo che le complessità di negativo, di male, di odio siano evanescenze
psicologiche subconscie realizzeremmo una velata motivazione a lasciare che
queste compiano il sopravvento _ è in misura ed in qualità noi etereizziamo le
negatività noi non le riconosciamo e non le gestiamo bensì esse gestiscono noi
stessi/e.
La liberazione dal
negativo è una riflessione complessa _ poiché umano non può essere solamente
positivo, nonché una elevazione allo stadio di Autocoscienza del negativo dal
subconscio realizza una forma reale e trasversale di liberazione dal negativo
nonché la consapevolezza delle soggettività negative introspettive da cui
diventiamo liberi tuttavia non poiché non abbiamo coscienza della esistenza di
queste bensì proprio perché ottemperiamo al governo gestionale di queste _ la
purificazione realizza proprio la facoltà gestionale del negativo di cui è
possibile ottenere energia orientabile al fatto benefico.
Sono due gli argomenti,
il primo consiste nel consiglio etico:”Non provare sentimenti di negatività. “
Allora lo spirito
introspettivo di elaborazione deve fondarsi sul creare una struttura di valori
strutturali etici e sentimentali atti alla prevenzione del negativo ed alla
realtà che effettivamente non si provino mai sentimenti negativi _ questa
struttura di valori incrementa allora la probabilità di bontà ontologica umana,
siamo sempre più buoni. In secondo luogo è doveroso asserire che il negativo è
una realtà relazionale tra introspezione e estrospezione, tra inner mindset e
outside environment _ perché potremmo giungere nel momento in cui realizziamo
che giungiamo a sentire un sentimento di negatività _nonostante la nostra
premessa di buon animo _ una struttura già purificativa è di non motivare
razionalmente il negativo, bensì destrutturarlo dei suoi lati non benevoli_ la
caratterizzazione della nostra passività di indifferenza annichilente è
innanzitutto uno strumento gestionale purificativo del sentimento introspettivo
negativo _ Introspettivamente riqualifichiamo il negativo riconosciuto bensì energicamente
nuovamente caratterizzandolo. Se il negativo ci orientasse verso la attitudine
negativa ad esempio di rivendicazione realizziamone una destrutturazione _
ovvero manteniamo l’elemento energetico che sprigiona lo spirito di rivalsa
bensì riorientiamolo verso il fare del bene. Pertanto sussisterebbe la
possibilità che esista una realtà dell’outside environment che qualifica il
negativo introspettivo nonché risulti necessario possedere delle strutture
culturali e sentimentali che realizzino il coraggio di riconoscere il negativo
e di gestirlo.
Poiché oggigiorno
imperversa e persiste la divulgazione del negativo _ nonché siamo implementati
di contenuti negativi non delle saggezze strutturali adeguate alla
assimilazione gestionale dei contenuti negativi _ nonché incrementa il livello
quantitativo e qualitativo del nostro contenuto di negatività che
quotidianamente abbiamo da gestire tuttavia a questo incremento di distrazione
e di incattivimento non corrispondono strutture didattiche, sociali e di
educazione all’autocoscienza purificativa adeguate alla parallela
implementazione della facoltà gestionale del negativo di ciascuno. Nonché si
comprende che la società agevoli la nostra immaturità gestionale del negativo.
Una immaturità normalizzata poiché la complessità gestionale del negativo
individuale si ritiene una facoltà a priori denotata di ovvietà, insieme a una
caratterizzazione di banalità ed infantile, la realtà dimostra che la gestione
del negativo non sia né infantile, né semplice, né immediata, né banale. Si
argomenta di una trascuratezza sociale che sia urgente riqualificare a partire
dalla purificazione dei contenuti di odio da parte degli organi sociali
divulgativi ed in secondo luogo si dispone necessaria la urgenza di una forma
didattica improntata sulla etica gestionale del negativo non denotata di
discriminazione ovvero dedicata quotidianamente a chiunque.
Non dobbiamo implementare
i nostri contenuti di negatività dobbiamo quotidianamente imparare, ideare,
ideare sempre nuovamente le strutture attitudinali introspettive e
estrospettive necessarie alla gestione del negativo, alla non replicazione del
negativo (Il valore del perdono) ed all’esempio del positivo altresì in
relazione ad una etica di salvaguardia del puro progresso individuale di
chiunque nonché della ottimizzazione dei tempi di riqualificazione di
miglioramento individuale e interpersonale, nonché non sia ostacolato o
procrastinato il processo autonomo di redenzione e di autopurificazione, in
relazione a questo principio di redenzione riconosciamo la punizione e
L’abbandono all’isolamento come forme non utili poiché ridestano
l’incattivimento umano ed ostacolano il naturale e spontaneo processo di
redenzione altresì di coloro che errano attitudinalmente _ l’orgoglio è la
rieducazione ed il reinserimento nei sistemi sociali nonché il risveglio non
dei sentimenti negativi _ altresì provocate dai sistemi punitivi e di
isolamento _ bensì il risveglio delle facoltà latenti umane utili alla
compartecipazione ai criteri sistemici della società.
LA DEMISTIFICAZIONE DEL
NEGATIVO
La mistificazione del
negativo è l’accompagnamento al fatto lesivo della normalizzazione del fatto
lesivo che consiste nella mistificazione del fatto lesivo _ sì siamo a subire
l’ulteriore convincimento che l’atto non etico, non rispettoso e non benefico
sia benevolo. “Va bene cosi e sii nell’ordine delle idee che vada bene così, e
che sia normale così.”
La normalizzazione è
sempre una motivazione e giustificazione fondata sul valore conformista e sul
valore di passato consuetudinariamente presente e realizzato: la “Scusa”
consiste nella proposizione: “E già accaduto, pertanto legittimo che accada
nuovamente.”
L’indottrinamento della
pubblicizzazione quotidiana delle attitudini negative esposte come vetrine
mediatiche poiché realizzano clamore _ ≈ incremento di denaro ai media _
inducono negatività negli ascoltatori e nei lettori dei giornali i quali non
hanno alcuna relazione con i fatti negativi espressi e cominciano a soffrire le
tempeste di notizie che imperversando deconcentrano e fanno soffrire _
logicamente queste espressioni negative legalizzate sono costituite da una
costanza che realizza un continuum di suoni e di immagini che non ci fanno bene
_ Le espressioni legalizzate di negatività sono un esempio evidente di
normalizzazione di condotte non eticamente benevole.
Rammentiamo che ciascuna
percezione di comprensione ed interpretazione qualificativa delle realtà
esteriori ha valenza di esistenza di dignità relativa e soggettiva, la
percezione ha carattere sentimentale/emozionale che non è mai confutabile
secondo logiche conformiste e paragonative.
LE CATARSI DELLE
DIPENDENZE
UN METODO DI CATARSI
DELLE DIPENDENZE
Come possiamo realizzare
che siamo in ideazione orientativa delle nostre complessità, altresì del nostro
subconscio? Una facoltà ideativa importante è il fare ordine affinché possiamo
ordinare un orientamento della nostra intenzione.
Nonché per contrasto
siamo difficilmente nella posizione di avere controllo, orientamento ideativo e
gestione dinanzi alla molteplicità di relazioni caotiche.
Fare ordine significa
plasmare una sintesi fino ad ottenere una unità di focalizzazione _ la unità di
focus è la semplicità superficiale tuttavia avente nella sua propria ontologia
gli elementi caotici che abbiamo plasmato, riqualificanti in ottemperanza
dell’ottenimento di una unità di essenziale gestibile.
La contestualizzazione è
già un primo passo del fare ordine. Il fare ordine è altresì un principio
ideale nonché affinché possiamo gestire le complessità sia introspettive sia
estrospettive è necessaria la nostra facoltà di innovare, di creare, non solamente
di replicare non possiamo adottare il mirroring istintivo, la identica
replicazione di una complessità o immedesimarsi in essa per assumerne il
principio di orientamento e di proprietà assimilativa _ dobbiamo immaginare e
creare un nuovo ordine della medesima complessità. Nonché coloro che studino
gli eventi caotici per gestirli sanno che sia importante la relazione con le
complessità, conoscere le complessità proprio per realizzare che noi di esse
abbiamo più elementi conoscitivi _ è fondamentale lo spirito avventuroso.
Possiamo giungere ad
affermare che se riusciamo a realizzare di una complessità una unità ne abbiamo
Autocoscienza assimilativa consapevole. Nonché noi medesimi siamo complessità
aleatorie. Paradossalmente abbiamo abitudine di coscienza della natura aleatoria.
Non è forse in noi stessi il teorema di identità conoscitiva della complessità
aleatoria universale? Ad esempio come possiamo essere in possibilità
eliminativa di qualunque dipendenza?
Se caratterizziamo la
dipendenza come una complessità di molteplicità caotiche che come un tornado
esse ci orientano _ il tornado deve essere placato _ come un tornado è placa
ile? È fondamentale una mentalità di ulteriorità _ nonché se abbiamo in noi la
unica idea di dipendenza allora la dipendenza orienterà le nostre intenzioni e
attitudini secondo replicazione di assuefazione di abitudinarietà. Mentre se
relazioniamo la idea del tornado con la idea dello zefiro e della serena quiete
_ inevitabilmente vi sarà un criterio di quiete alternativo alla complessità
funesta del tornado.
Ma ritornando al
carattere di dipendenza premesso che avremmo eventualmente riconosciuto di
potere caratterizzare una nostra abitudinarietà come non naturalmente sana,
metaforicamente il riconoscimento consisterebbe nel riconoscimento di essere
noi stessi in un tornato, questo della Autocoscienza di riconoscimento è un
elemento importante. Giungeremo ad avere in nostra padronanza un nuovo elemento
di quiete, la idea dello zefiro, elementi di principi di sanità.
La questione fondamentale
che i più fondamentali elementi di sanità sono trascendentali, ovvero sono
sentimenti emotivi naturali in noi fin dalla nascita.
Qualora ci accadessero di
gestire complessità che non appartengono a questi elementi di sanità
trascendentale allora approderemmo alla nostra educazione razionale, agli
insegnamenti sani che riceviamo, o per coping alle esperienze di resilienza di
altre persone, altresì per la gestione delle Instabilità introspettive è
fondamentale la globalizzazione della educazione culturale m, umana, naturale.
Ora sussistono due elementi, non solamente il caos, bensì il caos e la quiete.
Nonché ora è necessaria
la nostra facoltà logica. Ovvero la nostra capacità di realizzare
interconnessioni concettuali e causali di idee _ la quiete che calma il caos _
nonché cominciamo a dubitare che la nostra eventuale dipendenza o alcuni
elementi di essa siano catartici per la nostra salute psicologica e fisiologica
_ Poiché secondo sostanza trascendentale cerchiamo sempre di stare bene.
Sostanzialmente le
dipendenze possono nascere come elementi di anestetizzazione rispetto altresì
ad ambienti introspettivi o estrospettivi che soggettivamente caratterizziamo
come avversi _ ma se comprendiamo che non le dipendenze ma le sanità possono donarci
non solo anestetizzazione, bensì bene essere?
Una questione importante
e rilevante della sanità ambientale consiste nel plasmare il proprio ambiente
esteriore ma per fare questo dovremmo già essere in carattere di tempra di
sanità noi stessi o di ricerca e cambiamento di ambienti esteriori che sentiamo
a noi stessi più adeguati e sani.
Creare legami. Il bene
essere ha una struttura conciliativa. Nonché ora abbiamo un elemento di bontà
alternativa che cortocircuita la complessità di disfunzionalità della
dipendenza: Che cosa dobbiamo farne? Riconoscere le strutture di ordine di
questo elemento di bontà ed applicarle per fare ordine del caos _la
semplificazione della disfunzionalità. Nonché un esempio. Siamo in una stanza
disordinata ed il disordine ormai ci ha demoralizzati e rassegnati a restare in
quel luogo disfunzionale.
Tuttavia avviene un
evento che rivoluziona la nostra prospettiva: veniamo a conoscenza della
esistenza di una stanza ordinata. Allora vorremmo che altresì la nostra stanza
fosse ordinata come tale che abbiamo visto. Le questioni sono due, o lavorare
introspettivamente per ottenere che siamo in proprietà della stanza ordinata.
Tuttavia. Avremo in possesso la stanza ordinata e presto questa diverrà
disordinata come la nostra stanza in origine. Allora è importante il
cambiamento abitudinario _ nonché la autocoscienza della creazione dell’ordine
e del mantenimento dell’ordine.
Concludiamo.
Per risolvere qualsiasi
dipendenza dobbiamo renderla un elemento debole rispetto alla nostra facoltà
decisionale e gestionale. Come? Realizzando che esistono elementi di sanità
alternativi, realizzando tessuti logici interconnettivi tra i nostri pensieri,
affinché gli elementi di idealità sane e pure entrino come elemento alternativo
alla complessità di dipendenza disfunzionale_ nonché la motivazione al
cambiamento, la dequalificazione di utilità delle proprietà della dipendenza,
la iper_semplificazione in unità ordinata della complessità della dipendenza _
affinché sia in relazione
dicotomica con una nuova potente entità di sanità che la vince per nostra
facoltà di intenzionalità.
Input di scelta
dicotomica in relazione alle dipendenze si riduce sempre alla scelta ultima
Si|No_ allora giungiamo a comprendere che dobbiamo lavorare introspettivamente
affinché non abbiamo e enti molteplici che qualificano e attribuiscono
significato alla scelta sì _ bensì che abbiamo nessun elemento che qualifichi
il si della scelta di dipendere_ e la semplicità di una unità che confermi la
nostra scelta del no (non scegliere adesso la dipendenza, in ogni adesso
reiterato.) Una scelta che diviene naturale poiché diviene in paragone con una
imponente nuova complessità di sanità che abbiamo strutturato e che
fondamentalizza la scelta di non dipendere dalla dipendenza che avemmo.
I SANI ORIENTAMENTI
IMMERSIVI
Comportamento a priori.
Orientativo,
Anticipativo, direttivo, previsionale, preventivo.
La approssimazione
generica aprioristica segue la focalizzazione dell’atto.
La riqualificazione di
gestualità preventive orientative in gestualità direttive cautelative.
Sospendere il flusso di
dipendenza già al primo step, il primo step è l’orientamento immersivo che
induce assuefazione sostenuta dal senso logico interconnettivo tra due qualità
attitudinali.
Esempi: Prendere un
bicchiere vuoto. Indossare le scarpe in casa. Guardare i pesi ed indossare i
guanti da palestra. Allontanare il telefono dal proprio comodino prima di
addormentarsi. Indossare gli occhiali da sole in una stanza.
Sono orientamenti
immersisi anticipanti.
Sono contenuti
attitudinali parziali ovvero che logicamente determinano una necessità di
completamento.
Pertanto se dovessimo
riconoscere estremamente complesso l’intervento sulla complessità di un
contesto comportamentale che riconosciamo non salutare. Interveniamo sulle
micro-attitudini di orientamento anticipanti.
Facciamo un esempio con i
comportamenti non salutari di alcool e fumo.
A reiterare il flusso di
dipendenza è ciò che nominiamo, la vendetta della procrastinazione, ovvero
all’incremento di assenza incrementa la volontà di uso e di presenza.
Introduciamo il
comportamento: Prendo un bicchiere vuoto.
La rilevanza non
invariantiva consiste che le premesse immersive anticipanti siano di carattere
neutro, è il nostro tipo di imprinting di volontà a caratterizzarle.
Un chiaro esempio è che
una persona astemia che osserva un bicchiere vuoto lo qualifica
orientativamente e proiettivamente ad essere riempito di acqua. Nonché consiste
la stessa possibilità nel caso della persona non astinente da alcolici _ il
mindset è di duplice possibilità _ la scelta acqua o alcol? O nel terzo caso
della persona che possiede dipendenza da alcolici _ il mindset è di unicità _
l’automatismo proiettivo consisterebbe nel prevedere il bicchiere riempito di
un alcolico.
La soluzione di
prevenzione di ogni dipendenza è di intervenire dequalificando l’imprinting di
volontà relativo alle anticipazioni immersive _ nonché la persona con
dipendenza da alcolici debba realizzare un riconoscimento realistico del reale
ma indipendente dalla sua mente _ ovvero che un bicchiere vuoto sia
semplicemente un bicchiere vuoto. In secondo luogo rispetto al prendere il
bicchiere vuoto ed al riconoscimento di questa realtà consisterà la creazione
di un nuovo flusso comportamentale coerente con le abitudinarietà
trascendentali sane innate _ fino dalla nostra nascita _ la abitudinarietà
trascendentale è bere acqua con un bicchiere.
II medesimo criterio
ispirativo alla salute può essere applicato al fumo.
Un meccanismo immersivo
anticipante è il prendere la cartina _ la cartina è semplicemente neutralmente
carta e può interessare miriadi di alternative di cui usufruirne. Con il filtro
può consistere il medesimo sistema.
Tuttavia non con il
tabacco _ alcuni oggetti anticipativi immersivi non sono puramente neutri
poiché non consistono in alternative di uso surrogabili _ siamo alla
conclusione che dobbiamo ulteriormente anticipare il nostro comportamento
immersivo in atto di non realizzare noi stessi in possesso del tabacco che ha
un elevato livello di focalizzazione concretizzante del fumare. La questione è
riconducibile al non acquisto del tabacco che è una funzione attitudinale
complessa per coloro i quali fumano costantemente. In relazione di coerenza con
quanto ho scritto possono esistere elementi di alternative più sane e
consistono nel momento di scelta di acquisto _ nonché lo sguardo riflessivo
alle monete che saremmo a tenere in mano consiste nella medesima realtà del
bicchiere vuoto nonché la neutralità del denaro, in cui sussiste la scelta
ulteriore di investimento di denaro per realtà più sane del tabacco.
LE LIBERAZIONI DALLE
REPRESSIVITÀ
IL VALORE DELLA
GRADUALITÀ ESPRESSIVA
Autocoscienza espressiva,
resistenza repressiva.
Autocoscienza espressiva
implica che una unità caratteriale attitudinale sia espressa, lasciata andare
oltre a noi ovvero che sia una qualità estrospettiva e non un contenuto
introspettivo.
Diversamente la
resistenza repressiva implica che una unità caratteriale, attitudinale,
sentimentale sia trattenuta, mantenuta ma non significa che non esista pertanto
resta in noi sia come carico emozionale sentimentale subconscio sia come
contenuto razionale mnemonico sia come contenuto onirico dei nostri sogni.
Nonché se esiste
abitudine alla espressività esiste gradualità di alleggerimento emozionale,
diversamente se esiste abitudine alla repressività creiamo subconsciamente un
equilibrio di compensazioni affinché gestiamo razionalmente il mantenimento
delle unità di non espressività.
Questo equilibrio di
compensazioni dipende da molteplici fattori introspettivi psicologici,
neuro_chimici nonché altrettanto dalla quantità degli stimoli ambientali
esterni.
Ricordiamo che non
esistono solamente carichi equilibranti l’equilibrio bensì che anche il
mantenimento dell’equilibrio sia un carico di lavoro di gestione da sostenere.
All’aumentare degli
elementi repressi, aumenta il nostro carico introspettivo, all’aumento del
carico introspettivo incrementa la nostra sensibilità sia ai cambiamenti
esterni sia ai cambiamenti introspettivi.
Per evitare la
ipersensibilità emotiva è pertanto necessario scegliere volontariamente la
espressione graduale e non la costante repressione poiché questa seconda
potrebbe sfociare in un effetto metaforicamente assimilabile alle acque che
esondano da una diga infranta.
Facoltà di
annichilazione, facoltà di purificazione che consiste nella metamorfosi delle
realtà introspettive impure emergenti che coscientemente reprimiamo, ovverosia
le realtà che manteniamo a noi stessi.
Tuttavia esiste ora un
paradosso _ le verità inespresse esistono nonché non sono espresse e non sono
oltre a noi e non sono -non noi’ bensì se le manteniamo a noi entrano ad essere
elementi costituenti e costitutivi di noi stessi /e e della nostra identità.
Questo paradosso
interpreta come sia complesso giungere alla completa eliminazione assimilativa
degli elementi che volontariamente scegliamo di non esprimere nonché il tempo
di persistenza degli elementi introspettivi costituiscono il nostro subconscio
latente, ovvero in ottemperanza di esprimersi in qualità e misura della nostra
volontà introspettiva di integrità equilibrante.
Annientamento e
conversione dipendono dalla aleatorietà di subconscio e di sogno e dipendono
dalla dimenticanza.
Esiste il paradosso della
reattività mnemonica ed emozionale.
Semplicemente più
proviamo a dimenticare e più insorge la memoria, più proviamo a reprimere il
sentimento più intensamente il sentimento emerge.
L’input della fermezza a
priori è la anticipazione della integrità equilibrata tra introspezioni e
espressioni.
La calma e la ricerca
della pazienza meditativa sono le vie per ottenere il mantenimento
dell’equilibrio delle implosività introspettive.
Questo è un ulteriore
paradosso nonché la meta è il cammino _ il mantenimento delle implosività
implica la espressione della serena quiete comportamentale ed insieme la meta
della quiete espressiva è la premessa del mantenimento in noi delle
implosività.
Comunichiamo
assertivamente la onestà delle nostre idee (altresì se possono consistere ad
essere caratterizzate di sovversività o anticonformista) con gradualità,
esprimiamo i nostri sentimenti.
Alla non espressività può
coesistere la rievocazione reminiscente fuori luogo ed in un futuro disatteso
proprio poiché il nostro subconscio evoca i suoi elementi latenti in
ottemperanza del suo orologio e non del nostro orologio delle volontà. Inoltre
considerando che i sentimenti evolvono altresì aleatoriamente ed uno
sbilanciamento di custodia e di non espressività sentimentale e un non
equilibrio che non fa bene alla nostra salute né alla nostra maturità di
Autocoscienza.
LE DISCENDENZE ASCENSIVE
È una ovvietà che un
flusso discendente implichi che discenda una realtà che entri in relazione con
questo flusso, i flussi discendenti implicano infatti il gravare ulteriormente
su una realtà che ne subisce i gravi che ulteriormente plasma la sua forma e
discende.
Ma esiste un caso raro in
cui un flusso discendente implichi che una realtà ascenda se questa realtà
entri in relazione con questo flusso.
Saremmo a comprendere che
indipendentemente dalla qualità dei flussi discendenti che dovessimo incontrare
noi siamo sempre in opportunità di plasmare introspettivamente noi stessi
affinché possiamo realizzare che i flussi discendenti che incontriamo non ci
discendano bensì ci ascendano.
Prendiamo un filo di
metallo leggero a forma di spirale (più precisamente la forma giusta è quella
di una molla non puramente elastica leggermente estesa longitudinalmente.)
Realizziamo un flusso
cilindrico ordinato di acqua discendente. Infine disponiamo il filo di metallo
il cui diametro della spirale è leggermente superiore del flusso di acqua. Ci
sorprenderemo di notare che la spirale ascende mentre l’acqua discende.
Esistono spiegazioni
fisiche di questa verità tuttavia ciò che io sia ad argomentare vuole suggerire
una nostra potenzialità emotiva di reagire positivamente alle negatività,
nell’esempio metaforico della spirale il nostro impegno consisterebbe non nel nostro
contrasto di opposizione verso i flussi contrari che emotivamente potremmo
nominare demoralizzazioni, bensì di plasmare il nostro carattere emotivo
affinché metaforicamente possiamo assumere forme emotive caratteriali che
reagiscono per loro natura con propositività, e non gravosità alle forze
discendenti proprio come un ciottolo discende più rapidamente al flusso
discendente di acqua mentre una spirale si comporta diversamente se influenzata
dal medesimo flusso discendente.
Ricordiamo che il puro
vuoto è estremamente raro, ove dovessimo percepire la noia della mancanza di
flussi di movimento ricordiamo che è una nostra percezione non sensibile ai
flussi più leggeri e metafisici, potrebbero allora esistere flussi introspettivi,
le telepatie e le empatie invisibili che influenzano il subconscio e che sono
un valore aggiunto creativo, non solo gli unici valori aggiunti creativi i soli
di cui abbiamo accorgimento.
Per curiosità la
dimostrazione fisica è l’effetto Venturi della dinamica dei fluidi.
LA META_SENSIBILITÀ
INTUITIVA
INTUITO ORACOLARE
Se hai la ambizione di
ottenere una realtà realizza come se già ne avessi possesso.
In primo luogo il
possesso aureo è il possesso della vita e della vitalità realizzativa, le
proprietà alternative sono ulteriormente rievocanti del possesso della
vitalità.
In secondo luogo si
otterrebbe un mentalismo di tipo oracolare _ ovvero si realizza una sensibilità
proiettiva fondata sulla esistenza di ciò che non esiste _ la sublimazione
della immaginazione _ un esempio iconico succede nella trascrittura di un libro.
Lo scrittore si penserebbe nel fatto di essere lettore di ciò che si attenda
sia da egli stesso trascritto
Sono caratterizzazioni
non aleatorie e metodiche dei contenuti e della concretezza della impaginazione
del risultato libro.
Il pensiero oracolare
presenta, attualizza la fattibilità di come sia ad essere una realtà che ancora
non sia. Sarà semplicemente fondamentale traslare una complessità ideale futura
tuttavia di cui siamo in possesso di immaginazione nella applicazione di
realizzabilità presente.
Futuro Surreale irreale -
> immaginazione — realizzazione e attualizzazione del futuro reale nella
nostra mente - Concretizzazione, applicazione — Immaginazione realtà.
Ciò che è intuito e
idealizzato è.
LE CONTINGENZE ORACOLARI
Il reale quotidianamente
ci dedica riecheggiamenti e barlumi allusivi che richiamano il nostro destino
di realizzabilità che ci orientano al compimento del nostro talento
vocazionale, la verità che siamo chiamati ad essere ed a divenire.
Scorgemmo una antica
macchina da scrivere Olivetti abbandonata, soltanto ora compresi quanto
quell’oggetto risultò inutile e mono_tono a tutti tuttavia non a me stesso che
mi ri_promettei quel giorno di dedicarne in un tempo futuro un ripensamento che
sono oggi a realizzare sulla carta in seguito ad alcuni anni.
Sono velati riferimenti,
solitamente oggetti abituali, l’accoglimento di parole che ascoltiamo
pronunciate con sequenze o tonalità caratteristiche che fanno appello alla
nostra fantasia o alla nostra memoria onirica _ la memoria onirica è la memoria
proiettiva _ i riecheggiamenti di eco del reale sono allora paradossali _ siamo
abituati a conoscere l’eco come rifrazione successiva al suono. Tuttavia gli
echi di riecheggiamento allusivo del reale è antecedente al suono, in
particolare è antecedente al compimento del talento e sono proprio orientativi
del talento.
Iconico è l’esempio della
cantante musicista Taylor Swift che cominciò a suonare sin dalla infanzia
tuttavia per una contingenza disattesa _ giunse a lei una persona che per
casualità portò con sé una chitarra, la bambina vide lo strumento e ne fu
entusiasta, con la chitarra che le fu prestata per un breve periodo imparò da
questa persona i primi accordi e scrisse lo stesso giorno della scoperta dello
strumento la sua prima canzone, da quel momento la bambina perseverò con
costanza la sua musica e la sua creatività.
Le contingenze oracolari
sono questi oggetti la cui percezione o il cui possesso orienta il fiorire del
nostro talento.
Ne consegue che la
possibilità di accessibilità agli strumenti musicali è un iconico stratagemma
dell’augurio di realizzabilità di un talento musicale _ questo principio è
caratterizzante di tutte la arti ed è invariabilmente rispetto alla età della
persona creativa _ le età infantili restano tuttavia le più efficienti ad
assimilare le potenzialità del reale e delle persone creative. Abbiate
accorgimento altresì delle realtà da altre persone trascurate, queste realtà
potrebbero catalizzare, orientare e fondamentalizzare un vostro talento
latente.
REVEALING SECRET OF
ORIENTATIVE IDEALITIES
Perché la fede e il credo
sono fondamentali?
Fede e credo hanno
valenza spirituale bensì altresì caratterizzano la proiettività della nostra
fiducia. La mia mente crede a tutto quello che le dico. Le idealità sono
orientative e proiettive, nonché il nostro pensiero è già il miracolo della
realizzazione ne diverrà la espressione concreta della realizzazione ideale.
Allora posso dire alla mia mente che riuscirò _ nonché ne risulterò
ritemprato/a _ posso dire alla mia mente una consolazione e ne risulterò
rincuorato/a _ posso dire che l’universo sia insieme per sempre a me _ e
risulterò accolto dall’universo _ posso credere nella fede spirituale _ ne
risulterà che la spiritualità interverrà con bontà nella mia vita _ posso
credere nelle inesistenze _ ne risulterà che la mia immaginazione si orienti a
creare fantasiosamente ciò che non è inducendo la voglia di concretizzare
nonché di possibilizzare le impossibilità creativamente innocue. Posso dire
alla mia mente che sarà semplice _ ne risulterà che la mia mente realizzerà
semplificazione che alleggerisce le vicissitudini complesse. Posso dire alla
mia mente che andrà sempre meglio.
Nonché si realizza
l’ottimismo che nonostante dovesse essere la qualità del reale ne implica la
proiezione di miglioramento, ovvero per avere creduto nell’ottimismo lo avresti
creato e l’investimento di questa creazione efficiente ritorna a te sostenendoti
e migliorando il flusso del tuo vivere. Posso dire che il mio corpo abbraccia
la salute relazionale ogni giorno sempre di più _ è il credo nella concretezza
dell’abbracciarsi e il fatto dell’abbraccio che induce la relazione, non è la
astrazione della ipotesi di relazionabilità ad Indurre l’abbracciarsi. Posso
dire alla mia mente del fondamentale credo del privilegio della mia salute _ e
la mia mente sarà un flusso che si auto_orienterà e che muoverà i miei arti
verso una healthy life. Che sono grato/a di tutto questo _ ne risulterà l’amore
per la nostra esistenza nonché i valori di gratuità, assertività, bontà di
ri_conoscenza, mutualità, to care giving. La nostra voce è primaria per la
nostra mente che sente mentre le voci esteriori intervengono consigliando o
imponendosi ricordiamo che la prima nostra voce credente ha diritto di
accoglimento di influenzabilità ed insieme ha diritto di non ascolto delle voci
consiglianti esterne se dovesse crederle non utili, non buone, non efficienti o
persino offensive.
Posso dire alla mia mente
che andrà sempre meglio. Il segreto rivelato della realizzazione ideale è il
ritorno della ripetizione. La mia mente crede la mia realtà e credendo la
realtà la crea e la ricrea. Io vivrò ciò in cui credo. Cosa desideriamo fare credere
alla nostra mente da oggi? Cosa vuoi farle smettere di credere?
NOT FORWARD
FARSIGHTEDNESS
Ci stiamo amando eppure
non sentiamo mai di amarci perché cerchiamo il nostro amore dove non è bensì
dove in futuro immaginiamo che sarà. Siamo già ricchi eppure ci sentivamo
poveri perché cerchiamo non la coscienza di ricchezza adesso bensì l’astrazione
dell’arricchimenti futuri che possibilmente non siano nemmeno stati.
Siamo già in una verità
bensì la abbiamo trascurata in evanescente aleatorietà d’incertezza proiettando
le nostre certezze che una verità fosse un orizzonte lontano da noi e non un
nostro sguardo medesimo. Amore, ricchezza, verità sono affermazioni presenti,
non orientativamente d’altrove assenti.
LA AUTOCOSCIENZA RELATIVA
THE RELATIVE
CONSCIOUSNESS
The concentration it is
the centralization of the self awareness of realizing ourselves to be the
centre of our inner universe gravity and the synchronic consciousness about the
introspectiveness of our sensibilities and capabilities of creating an attractive
halo that enlivens curiosity and hopeful horizons rising. We feel ourselves
always fulfilling ourselves of life that we feel our Destinies to be ourselves
lights that enlighten in the sense that the light does not need to search
outside lights, does not need an outside element to be balanced _ acknowledging
that the outside it is improbably an element that balances, but probably an
element of destabilizing impermanence. And us to feel ourselves the focus we do
not feel the need to focus.
La concentrazione è la
centralizzazione della Autocoscienza, un esempio di ribilanciamento del centro
focalizzato nella nostra equilibrata presenza. La realizzazione di essere
attualmente in possesso e gestione delle leggere gravità del nostro universo interiore.
La simultanea consapevolezza in relazione alle nostre facoltà introspettive
delle nostre sensibilità e latenti potenzialità di creare un alone di energia
attrattiva che ravviva la curiosità, che orienta a noi, che realizza la
speranza dell’alba di nuovi Orizzonti. Ci sentiamo sempre permeati di vita sì
da riconoscerci lumi cangianti, nel senso che la luce non ha bisogno di essere
illuminata mentre sente per sua natura il bisogno di illuminare.
L’equilibrio della luce è
un equilibrio dinamico poiché è un equilibrio dato dall’illuminare che non
necessita di una realtà esteriore ulteriore che bilanci il suo equilibrio.
Ammettendo consapevolezza della ingente probabilità che l’ambiente esteriore non
sia un agente equilibrante bensì un costitutivo di elementi caratteristici di
impermanenze destabilizzanti. Noi presentendo noi stessi il centro non
necessitiamo di focalizzare. La nostra concentrazione è la attenzione a noi _
l’ambiente replica questo orientamento che catalizza la curiosità verso chi sa
amare sé medesimi.
Beyond. But the
complexity of relativity realizes that the feeling of centralization may
concern the presence of de_centralization _ that the inner freedom spirit could
assume the search of destabilizing impermanence _ the impetuous changes that
make us feel relationally alive. The feeling of the infinite itself may be the
first cause of the throw off of our centre. Because the perfect internal
centralization it is aimlessness. That is why we may search for each others _
to fulfill our changing meaningless and emptyness allowances.
The permanence of our
centre, the feeling of being ourself the focus may destabilize us while our
balance may be our being un balanced and oriented to the search of the
different, of the new, of the change, these elements may concern the complexity
of our love Into the profund sense of relativilities.
Oltre. Tuttavia la
complessità della relatività realizza che il sentimento di centralizzazione
potrebbe concernere la presenza di de_centralizzazione. Che il nostro intimo
spirito libertario assuma la ricerca di nuove impermanenze nonostante non siano
equilibrati _ i cambiamenti tempestivi e impetuosi che ci elettrizzano e che
ridestano la nostra anima creativa e la nostra vitalità relazionale.
È il sentimento di
infinita stasi equilibrata e riequilibrante che può recarci confusione e
perdimento _ restare immobili in equilibrio non è avventuroso _ allora intuiamo
il senso che motiva la nostra anima ad essere lei stessa giocondamente
serendipità a inclinare altrove il proprio centro focalizzato. Poiché il
perfetto interno equilibrio della centralizzazione è “Aimlessness” ovvero in
assenza di direzione e di obiettivi se non l’unico obiettivo e direzione della
costanza della noia dello stare. La inclinazione del nostro centro è lo spirito
di curiosità di serendipità avventurosa
aleatoria o intenzionale , lo spostamento del nostro centro della
attenzione da noi verso l’ambiente _ cercarsi relazionalmente significa
intercambiare e dedicarci i nostri centri vocazionali e realizza il nostro
sentimento di permeare il margine evanescente che se siamo solitari non
possiamo colmare.
La permanenza del nostro
centro, il sentimento di iper_integrità può realizzare a noi un riconoscimento
di essere saturi oltremodo e pertanto non equilibrati _ il paradosso
dell’equilibrio destabilizzante _ siamo allora orientati alla ricerca delle
diversità cangianti per non vivere ancora la mono_tonia. Il nuovo, io
cambiamento.
Questi elementi
ispirativi concernono la complessità del nostro amare nel profondo significato
delle diversità di relatività.
LA META_SENSIBILITÀ DELLA
UMANITÀ
UMANITÀ E RELAZIONALITÀ
ASSERTIVA COME
CRITERI SISTEMICI
MIGLIORATIVI UNIVERSALI
Il criterio di sistema
selettivo ed eliminativo funziona secondo procedimenti di categorie ordinate.
Nonché il conseguimento di livelli superiori non è accessibile se dovessimo
essere in assenza di proprietà dei livelli inferiori.
Il sistema categorizza
secondo ambiti situazionali.
Nonché il sistema
privilegiativo e pertanto discriminativo succede in quanto a non combinabilità
di successo di proprietà nei dissimili ambiti situazionali.
Il sistema erige un
rigido ordinamento sistemico il cui ordine sovente è dato ed è imposto come
doveroso l’adeguamento come implicazione alla non promozione ed alla non
corretta partecipazione del sistema è la eliminazione dai privilegi sistemici e
l’allontanamento.
Approfondiamo i diversi
livelli situazionali.
Il livello del
conseguimento della proprietà di un adeguato livello culturale _ scuole di
secondo grado ed università, diploma e laurea.
Il livello del
conseguimento della proprietà del lavoro e della assertività lavorativa.
Il livello di proprietà
relazionali, nonché la mentalità di assertività relazionale.
Il livello della
proprietà di saggezza intellettuale.
Il livello della libertà
avventurosa solitaria.
Il livello della
ricchezza come proprietà economica.
Il livello di resilienza
dei propri ambiti relazionali, i criteri di familiarità e per contrasto i
criteri di superficialità.
Il livello di proprietà
di passione creativa.
Succede che se disponiamo
la assertività relazionale come livello di proprietà priviligiativa.
Riflettiamo sul fatto di
cosa consista la assertività relazionale come livello di proprietà
priviligiativa. Esemplifichiamo.
Allora la proprietà della
libertà di relazionalità assertiva è conquistato e conquistabile sono secondo
doverose premesse _ nonché questa dinamica è espressione di un sistema
competitivo discriminativo e selettivo. Nonché la proprietà intellettuale di un
liceo, di una laurea, di una stabilità lavorativa, la proprietà della ricchezza
di denaro sono garanti della accessibilità di proprietà di numerose relazioni
nonché della elevata probabilità della nascita e crescita di nuove relazioni.
Tuttavia ora osserviamo
la serietà di gravità del pensiero parallelo coerente.
Che cosa accadrebbe se
uno dei livelli che sostengono l’accessibilità relazionale venisse a mancare o
ancora non esistesse? Succederebbe ad esempio la perdita delle relazioni della
persona nonché per logica la non accessibilità relazionale ed insieme la solitudine.
Ora descriviamo i motivi
per i quali il sistema gerarchico rigidamente dato ed ordinato non è né
efficace, né efficiente né umano.
In primo luogo qualunque
stabilità resiliente e migliorativa è strutturata dalla relazione aprioristica:
pertanto la relazione assertiva non deve essere una meta strutturata da altre
prescrizioni di necessità ma la relazione assertività deve essere la priva ed
una delle fondamentali prescrizioni di necessità.
La focalizzazione deve
essere il fondamento di mentalità di miglioramento.
Nonché succede la ingente
probabilità della non conciliabilità delle singolari soggettività con il rigido
ordinamento della società.
Ad esempio in una
situazione di assenza di proprietà intellettuali non è ammissibile che la
persona sia isolata a motivo della non complementarietà del percorso
intellettuale culturale comune.
Qui esprimiamo il
pensiero complesso della complementarietà relazionale non compromessa dalle
diversità ed unicità di percorsi e prospettive divergenti bensì la relazione
assertiva che è proprio realizzata grazie alle divergenze. Poiché se ammettiamo
come valore primario la relazionalità assertiva focalizzata sul miglioramento
risolviamo qualunque precarietà.
La mentalità è il
contributo contrastante nonché ogni riconoscimento di fragilità e non
resilienza non è più un motivo di eliminazione bensì una occasione di ingente
miglioramento e di risalto del contributo migliorativo.
Non è saggio intendere i
criteri di proprietà di denaro, di attestati culturali, di proprietà di lavoro
come valori sistemici fondanti poiché un criterio fondante ad essere efficiente
e migliorativo deve essere collaborativo - relazionale, tuttavia questi tre
criteri sono ontologicamente egoistici come proprietà privilegiative bensì
altresì discriminative.
Ulteriormente complesso e
meritevole di approfondimento è il vasto e complesso tema del merito di cui
sono sottocategorie le tesi di confutazione dei meritocratismi nelle loro
accezioni puramente elitaristiche.
Non sussiste assertività
equilibrata tra docente e alunno, nemmeno tra persona ricca e povera, nemmeno
tra datore di lavoro e lavoratore: Tuttavia riconosciamo efficace una
importante riqualificazione in relazione al miglioramento situazionale comune
se instauriamo la assertività relazionale collaborativa come miglioramento
reciproco _ la direzione non è il gravoso discostamento dicotomico delle
diversità : le persone sole sempre più sole, le persone già relazionate sempre
più relazionate, le persone lavoratrici promosse e le persone non lavoratrici
paralizzate, criticate, demoralizzate, isolate, le persone con proprietà di
attestati culturali inserite in luoghi di interesse di crescita personale e
intellettuale mentre le persone non conformemente intelligenti, o prive di
attestati culturali, denigrate, rassegnate e isolate.
La inclusività di
relazionalità assertiva a priori è una importante realtà risolutiva delle
ingenti perdite di potenziale creativo umano in ogni realtà.
Contributo e utilità non
devono essere i primi criteri sostanziali, poiché può succedere che non
contributo e non utilità realizzino successivamente situazioni discriminative
ed eliminative – la estraneità sorgente dalle fragilità di rendimento. Ma non è
la estraneazione a facilitare il miglioramento del miglioramento di rendimento.
Si può riscontrare allora nel lavoro una realtà di sbilanciamento
discriminativo aprioristico non sano _ diversamente riconosciamo come sano il
valore della relazionabilità antecedente indipendente assertiva poiché questa
mentalità è garante di un riconoscimento aprioristico umano che è strutturante
di qualsiasi collaborazione ovunque migliorativa in qualsiasi ambito e
situazione.
Il polo della inclusività
è garante di un ambiente pacifico collaborativo che il polo della esclusività
non realizza.
La indifferenza è la
lingua della selezione ed eliminazione di coloro che non rispettano l’ordine di
rendimento sistemico. Nessuno funziona secondo ordini sistemici sociali, le
persone provano ad adeguarsi alcuni in questa realtà eccellono ed è una qualificazione
di merito attribuito verso di essi/e proprio dalla società tuttavia un livello
ulteriore di scienza sistemica premette ammette e riconosce la ontologia ed il
diritto di ciascuno di conciliabilità con il sistema tuttavia non plasmano loro
stessi /e in base alle regole sistemiche bensì di implementare le loro genuine
potenzialità grazie al sistema, questa verità implica che il sistema si
flessibilizzi al fine della crescita di chiunque, che il sistema realizzi
varianti di combinabilità quando incontra rarità ed unicità creative singolari
che devono essere promosse e non eliminate.
È fondamentale un
criterio di umanizzazione.
Che cosa succede se
ammettiamo il criterio di umanità come compartecipante al criterio di relazione
assertiva?
Poiché la umanità è una
potenzialità di riconoscimento percettivo che è già oltre le superficialità
della presente situazione.
Se si riconoscesse ad
esempio la possibilità che un povero sia un genio, se ad esempio si
riconoscesse che uno studente/una studentessa è svogliato/a solo perché è solo
si interverrebbe sul dedicargli/le relazioni ed il suo rendimento probabilmente
incrementerebbe; se ad esempio si riconoscesse che la passione di una giovane
realizzerebbe uno straordinario contributo comunitario ed a lei redditizio se
solo le persone credessero in lei.
Nuovi riferimenti di
riflessione
Un ambito di studio che
mi sta a cuore, che riconosco meritevole di approfondimento e che sono
orientato a trattare è il vasto e complesso tema del merito di cui sono
sottocategorie le tesi di confutazione dei meritocratismi nelle loro accezioni
puramente elitaristiche e pertanto discriminative, in relazione sia al tema
della valorizzazione della creatività come criterio migliorativo e valore di
cambiamento di inclusività e mai eliminativo come criterio di esclusività
nonché in consonanza con una tesi di genere umanistico che pertanto è
tutelativa della umanità di ciascuna persona in assertività relazionale.
Merito percettivo e
merito ontologico.
Relazione assertiva e
lavoro sono valori strutturali. Tuttavia la relazione assertiva è il primo
valore non il lavoro. Poiché il lavoro è la sorgente della meta di creatività
ovvero la fonte del prodotto.
Tuttavia il prodotto è un
valore materialistico ed il materialismo è a servizio delle persone e delle
relazioni umane non sono le relazioni umane a servizio del prodotto.
Gli iperspecialismi sono
soggetti a selettivismi puramente eliminativi.
Il sistema efficace,
ovvero puramente efficiente è teoricamente puro ovvero privo di eliminazioni e
perdite di potenziale creativo umano sia latente sia rivelato.
Forza di volontà. Con la
esperienza si può tutto. L’ottica orientativa del miglioramento.
La coscienza ed il
riconoscimento del margine di miglioramento che esiste per chiunque.
Talento latente e margine
di miglioramento sono caratterizzanti del valore in divenire di chiunque. Il
merito come ascendenza migliorativa per contrasto. Due aspetti positivi
dell’errore è che da un canto incrementa il margine di libertà di miglioramento,
d’altro canto è un puro arricchimento in quanto a saggezza esperienziale per
contrasto.
Criterio di esclusività
può essere intesa con una accezione trasversale nonché non la esclusività di
alcune persone rispetto ad altre bensì la ricerca paziente, attenta e fiduciosa
di ciascuno affinché il fatto ti riconoscimento del talento di esclusività e di
unicità di ciascuno divenga criterio umano di inclusività.
Merito propositivo,
merito ricompensivo.
La critica della
accezione di non meritevolezza.
LE DUE ACCORTEZZE
Il sentimento universale.
Possiamo comprendere la infinitudine della vastità del nostro universo
introspettivo nel pensiero simbolico di umanità - una infinità un co-sentimento
reale concreto che si realizza nella concentrazione intensa del infinitesimo infinito
della nostra anima emotiva che non solamente trascende nella spiritualità bensì
si concretizza e si esprime nella buona attitudine umana. Umanità è una realtà
di appartenenza ed insieme un sentimento di appartenenza che è la logica di
identità di inclusività fondata sulla proprietà della vita nel luogo mondo e
della espressione della vita che è la vitalità. Dignità è custodita in umanità
nonché dignità è logica confutazione degli elementi che parzializzano e
selezionano le dignità nonché il disvalore della discriminazione il cui mediano
è il privilegio. In umanità esiste unità. Umanità esprime noi ad essere esseri
umani ed il nostro cammino, la essenzialità del procedere, del migliorare
insieme. Umanità è mondializzazione dei diritti umani fondamentali. Umanità è
somiglianza e comprensibilità tra lingue diverse. Humanity (Human beings and
compassion). Umanità (Sentimento introspettivo in determinazione di pace e
bontà e Noi Onnicomprensivo). Ed umanità è somiglianza di linguaggi emotivi e
comprensibilità tra diversità di meta_sensibilità individuali. Umanità è
progresso culturale: Umanità è miglioramento ed insieme impariamo. Non esiste
il forte che elimina il debole perché in umanità non esiste eliminazione ma
esiste il forte che aiuta il debole nonché traslando questa mentalità di giusta
elevazione la/il maestra/o insegna all’alunno/a che impara ed i maestri
imparano dagli alunni. Infinito e infinitesimo hanno la stessa radice. Si
comprenda perché sia stato detto che dio sia spirito di ciascuna realtà e
simultaneamente infinito spirituale. Ma questa simultaneità è sempre elevativa.
Premettendo che le unità umane delle realtà sono complessità intro-estroversive
possiamo caratterizzare come unità di moltiplicità essenziali e di molteplicità
combinatore interconnettive sistemiche.
La matematica assume che
una unità finita di molteplicità sia essa medesima elevata da una
infinitività realizzi la crescita che è
una elevazione, gli infiniti degli infinitesimi sono esponenziali empirici
necessariamente elevativa delle realtà nonché la loro proprietà autentica di
dignità esistente non per causa di giudizio percettivo attributivo bensì in
causa essenziale di proprietà identitaria le realtà sono in facoltà di
realizzare il compimento espressivo delle loro potenzialità latenti. Alcuni
spunti di riflessione.
Due questioni di
immediatezza concreta quotidiana chiariscono il senso di queste mie
riflessioni.
La prima concretezza è
che qualunque scelta presente quotidiana di inclusività esiste grazie ad un
sentimento introspettivo di appartenenza nonché la accoglienza del qui e ora
soprattutto con le persone sconosciute ed il ritorno relazionale con le persone
conosciute è premessa da una mentalità anticipante di originale non estraneità
con il prossimo, la autocoscienza di un sentimento di empatia di esistenza di
identità comune e con-divisibilmente immedesimabile realizza la spontaneità
della ammissibilità di accoglienza, una spontaneità tipicamente umana ed
infantile appartenente alla cordialità infantile. La seconda accortezza è che
nel qui ed ora la espressione consiste in una esistenza interna che si
manifesti esteriormente. Nonché una saggezza di Autocoscienza della vastità di
ricchezza introspettiva umana sempre in crescendo non solamente spiritualmente
ed altresì autoreferenziale esprime la proprietà di creatività. Ulteriormente
esprimiamo la ammissibilità di gratuità ovvero: la espressione creativa si realizza
come una infinità anima che si realizza oltre la finitudine corporea realmente
elevandola altresì meta_fisicamente e spiritualmente _ allora giungiamo a
comprendere che un senso della gratuità è la autoreferenzialità, ovvero che la
manifestazione del fare espressivo che assume la essenza di dono e di dedica di
condivisione ha causa da noi stessi /e introspettivamente _
non deve essere
necessaria una premessa di bontà attitudinale del prossimo per principiare la
creatività di gratuità, tuttavia riconoscendo che la collaborazione del
prossimo agevola il flusso di reciprocità di gratuità relazionali.
LE SINGOLARITÀ SORGENTI
Umanità implica una
espressione essenzialmente relazionale.
Relazione di identità
assume che io sia causa di riconoscimento di una realtà esteriore. Nonché che
fondamentalmente la realtà Esteriore sia. Ne consegue che umanità è
primariamente un riconoscimento di accorgimento di esistenza che è garante
della mentalità della vitalità correlata alla dignità di essere esistenza
creativa.
Giungiamo al punto in
questione nominando il principio di singolarità sorgente. Ovvero umanità che
sia una realtà introspettiva causa di un principio di valorizzazione di
esistenze valoriali esteriori a noi.
Riconosciamo la
singolarità sorgente e di qui principia la collaborazione relazionale.
Non possiamo forse vedere
già il fiore delle persone sconosciute che incontriamo bensì possiamo
riconoscere di loro essere principi creativi, germogli. Poiché intuitivamente
se attribuiamo ad una realtà emergente il giudizio attributivo sinonimico di
germoglio, allora ce ne prendiamo cura, lo abbeveriamo e ne attribuiamo
interesse. Chiunque di noi è singolarità sorgente, è una realtà preziosa
diveniente.
Diversamente qualsiasi
attribuzione negativista e nichilista che risuona del lemma “Niente” può
implicare eliminazione che è un tipo attitudinale non umano e non umanitario
pertanto che ontologicamente non deve appartenerci, poiché non è della nostra
natura ed è nel nostro animo che sentiamo che le risonanze nichiliste non sono
né della nostra salute né della nostra natura umana né se fossimo ad
attribuirle né se fossimo a subirle.
LE UNICITÀ DIVENIENTI
Unità creative e flusso
variante di unicità
Crediamo degni di essere
vissuti gli eventi, più raramente valorizziamo con felice intensità il tempo
preparativo tra un evento e l’altro. Questa mentalità realizza il nostro
eventuale sentire breve la vita.
Secondo logica
assimiliamo evento alla unità effettiva. Permettiamo che unità è una unicità
istantanea tuttavia non è una Unicità onni-comprensivamente ontologica.
Replicare la identità di
una mente creativa è impossibile poiché all’aumentare dei fatti creativi
coincide la unicità non replicabile.
Un disegno seppur essendo
una eccellenza creativa è una espressione artistica di una persona ma non è la
identità ontologica essenziale della persona. In verità questa proposizione è
confutabile asserendo che qualsiasi unità creativa è compimento complesso di
miriadi sub_unicità attitudinali che combinandosi già qualificano la unicità
identitaria della persona creativa. Il flusso creativo di una persona in fatto
di resilienza creativa del disegnare quotidianamente realizza ad ogni disegno
sempre nuovo la unicità ontologica identitaria della persona nella ontologia di
Artista, ogni valore aggiunto è come un segno aggiunto ad una impronta digitale
meta_fisica poiché è una impronta digitale di una medesima persona che cangia e
diviene sempre diversa eppure sempre maggiormente qualificativa della identità
reale della persona.
Se allora riteniamo ogni
tempo preparativo ad un eccezionale evento essi medesimi un evento allora
realizziamo che tendiamo e giungiamo a vivere la felicità della espressione e
sempre nuova caratterizzazione della nostra identità.
Replicare una goccia può
esistere ma risulta impossibilmente complesso replicare una cascata variopinta
diveniente di cui ciascuna goccia tinta iridescente diviene riconoscibile come
elemento espressivo di una pioggia la cui sorgente è la cascata.
Se quotidianamente
realizziamo unità effettive e replicabile un nostro fatto creativo ed una
nostra creatività, tuttavia non possono replicare il nostro essere
autenticamente unicamente creativi e maturamente riconoscibili.
Necessariamente i
creatori e le creatrici originali di realtà sono ad essere di valore ulteriore,
poiché senza di essi queste realtà non potrebbero esistere.
Siamo non invarianti
uniche. Tuttavia resiste una intraprendenza che nominiamo focalizzazione
identitaria, ovvero focalizziamo la nostra identità in grazia della costanza e
della disciplina del creare che significa esprimere noi stessi/e nonché la
scelta di non lasciare che i nostri eventi espressivi di vita siano nel tempo
rarefatti, bensì che siano frequenti affinché si realizzi che la identità del
fare creativo sia il talento riconoscibilmente universale, impossibilmente
replicabile, unica, di valore e di esempio.
La focalizzazione
identitaria può altresì non significare necessariamente essere creativi nei
limiti intelligenti di uno o di rari contesti creativi, bensì la focalizzazione
identitaria può altresì interessare una variabilità di interessi contestuali.
Resta il nostro destino ad essere autenticamente simbolicamente unicamente
significativi, ovvero esprimiamo quotidianamente la nostra autenticità di
unicità creando vitalità significative richiamanti noi origini originali.
Qui siamo ad ammettere il
valore della mediocrità, più precisamente a non valorizzare esclusivamente le
eccellenze bensì ad assumere che le espressioni creative innocue mediane siano
importanti poiché siano realtà che una realtà esprimano e che debba essere
riconosciuta e valorizzata.
Mediocrità in vocabolario
Treccani.
Già Orazio espresse
questo valore esprimendo il valore di Aurea Mediocritas, il valore della
normalità mediana, anticipando il principio propositivo di migliorismo.
Può esistere un lume di
genialità nella mediocrità. Questo principio non esclusivo è non discriminativo
e principia una mentalità di umanità e di ammissione di diritto di espressione
e di evoluzione delle realtà emergenti nonostante non dimostrino già eccellenza.
Poiché la mediocrità è
riconosciuta non eccellenza sempre in principio di giudizio fondato da criteri
prestabiliti. E se osserviamo criteri alternativi di giudizio, e se creiamo
criteri di giudizio non ancora esistenti? È probabile che se dedichiamo tempo
di possibilità di espressione alle mediocrità queste evolveranno risvegliando e
realizzando disattese eccellenze. Sovente è una carenza di curiosità degli
sguardi giudicanti e meno una carenza di eccellenza delle persone giudicate. E
se la eccellenza non si raggiungesse, allora persisterebbe la imperfezione, ma
ricordiamo che la non unicità è una rara saggezza di unicità semplice in quanto
ad espressione buona della normalità di comune espressione in cui qualunque
persona possa sentire co-sentimento e immedesimazione emozionale. In direzione
della efficienza di miglioramento del limitare gli sprechi di potenziale
creativo umano. Privilegiando la umanità rispetto al perfezionismo.
PRINCIPI DI MIGLIORAMENTO
RELAZIONALE
L’equilibrio di valenza
relazionale non è una virtualità neutra. È il risultato compensivo di due
soggettivazioni rispettivamente caratterizzate dalle due prospettive.
Premettiamo che avere coscienza a priori dell’equilibrio di interpretazione
della prospettiva del prossimo in soggetto contestuale della relazione insieme
a noi è arduamente possibile. Tuttavia argomentiamo della tematica del
miglioramento in relazione al perdono di tendenze non assertivamente
relazionali. Tuttavia riconosciamo
perché seguire il flusso rivendicativo di non positività non è utile,
banalmente poiché risulta fattualmente peggiorativo.
Tuttavia è una banalità
che trascuriamo se e quando non mettiamo in pratica il miglioramento del
perdono. La nostra demoralizzazione non è in ogni caso né utile né fruttuosa
relazionalmente. Secondo ipotesi il prossimo riconduce in noi e nella relazione
con noi un ottimo livello di qualità relazionale insieme alla volontà
percettiva di dedicarvi aspettative di buon andamento e di approfondimento
relazionale che tuttavia sceglie di manifestare con gradualità. Tuttavia. Se
l’io anticipatamente intuendo un primo passo di noia relazionale del prossimo
(Nonostante ricordiamo sia velata di bontà d’animo e di aspettative relazionali
latenti.) e soprattutto se l’io vi applica demoralizzazione relazionale che è
un puro incipit percettivo dell’io. L’io dequalifica, demoralizzare rassegna
l’equilibrio relazionale e lo spirito di reciproca intraprendenza poiché rende
maggiormente evanescente il lume di aspettative latenti che il prossimo
manteneva nei confronti dell’io. Abbiamo compreso che qualsiasi anticipazione
di demoralizzazione implica una influenza relazionale globale peggiorativa ed a
ribasso. Diversamente la applicazione di una euforia positiva ed ottimista
relazionale anticipante implica una influenza di simpatia o un miglioramento
relazionale a rialzo.
Se il prossimo non
nutrisse nei nostri confronti empatia e simpatia bensì apatia, antipatie,
alcuna aspettativa di buon andamento relazionale _ Per motivi puramente
indipendenti da noi poiché già non ci conosce (Poiché sono sufficienti 7
secondi percettivi a realizzare un intuito interpretativo) ed
introspettivamente suoi, la nostra replicativa demoralizzazione segnerebbe una
probabile inesorabile inerzia e separazione relazionale in coerenza di un
flusso di mood di noia relazionale _ diversamente se l’io si disponesse nei
confronti del prossimo (che ricordiamo non essere bendisposto relazionalmente
con L’io) in un mood assertivo, costruttivo,
propositivo, simpatico, amichevole, relazionalmente impegnato, l’io
creerebbe un contrasto affascinante proprio garante di un miglioramento
relazionale.
Non è del tutto vero che
non cambiamo mai in relazione al come attitudinale del prossimo. La assertività
dell’euforia relazionale implica la influenza di miglioramento della relazione
a rialzo, ma non solo della relazione _ bensì la assertività dell’io è in
opportunità di cangiare in meglio lo stato d’animo della persona
relazionalmente in stato di rassegnazione con noi _ la rassegnazione può essere
fondata da motivi oggettivi o fondata secondo motivi di aleatorietà o di
introspettività _ in ogni caso la assertività è salvifica e risolve le
incomprensioni di senso e migliora e positivizza i motivi plasmandoli in cause
relazionali non in cause di separazione proprio perché la assertività è
mediativa di irenici chiarimenti. I Cangianti Migliorativi della relazionalità
sono molteplici, uno è la assertività, la euforia, la affettività, la empatia,
la simpatia, il perdono, la cura, la fiducia, la compartecipazione, la
avventura, la serendipità, la curiosità, la sorpresa sono alcuni altri valori
aggiunti di cangianti migliorativi relazionali. Una terza ipotesi consiste nel
fatto che se applichiamo l’over_relational_esteeming, la buona aspettativa
relazionale potremmo con sorpresa trovare il medesimo orientamento di pensiero
nel prossimo; se ciò accade questa è una reciprocità aurea garante sia della
possibilità di approfondimento relazionale sia della resilienza reazionale. Una
quarta ipotesi è invece caratterizzabile dalla delusione dell’io, dal
disincanto. Introspettivamente si giungerebbe a vivere una demoralizzazione
provocata dalla dissonanza cognitiva tra la nostra coscienza relazionale di
buona/ottima aspettativa relazionale e la realtà che si pone dinanzi a noi che
consiste nella realtà che il prossimo non sia bendisposto relazionalmente con
noi.)
Tuttavia questo è un
primo step antecedente alla nostra realizzabilità di euforia e simpatia
relazionale. Perché è in che modo? Perché la delusione è una realtà nostra, è
un sentimento introspettivo di cui abbiamo gestione e controllo, il
ridimensionamento relazionale è auto_strutturato ed auto_gestito.
Pertanto siamo qui in
opportunità di convertire la delusione in speranza relazionale e cambiando noi
stessi saremo in realtà di miglioramento relazionale e di positività dei
reciproci stati d’animo. In conclusione chiariamo che questi principi di
miglioramento relazionale sono applicabili sia tra persone sconosciute, sia tra
persone superficialmente conoscenti, sia tra persone conoscenti.
Perché? Perché la
complessità di multi_contestualità del reale pone tutti noi dinanzi a novità di
contesti relazionali in cui noi stessi prendiamo Autocoscienza e sentimento di
sentirci persone istantaneamente nuove e logicamente “Da conoscere” dinanzi al
prossimo invariabilmente che sia una persona sconosciuta o conosciuta. In
bilanciamento reciproco della dialettica di
approfondimento/superficializzazione relazionale i criteri di miglioramento
relazionale qui argomentati realizzano un equilibrato livello tra le ulteriori
variabili di rispetto personale e enfatizzazione della unipatia delle nostre
relazioni _ in ottemperanza di ciò che nominiamo dignità di identità di
intimità relazionale.
LE LIBERTÀ EVOLUTIVE
Una riflessione sul tema
dell’autonomizzare.
Abituare alla autonomia
in ottemperanza di agevolare la realizzabilità della personale tempra di
resilienza e integrità identitaria. Tuttavia autonomizzare che cosa implica?
Implica il fatto di responsabilizzare. Ma la Responsabilizzazione può
consistere nelle devianti negative del gravare, delle deleghe, del
sub_ordinare. In verità qualunque sia la qualificazione attributiva _ sia di
eteronomizzare sia di autonomizzare _ sussiste il nominare qualificante e che
circoscrive _ ed il nominare consiste nel nominante e nel/la nominato/a _
pertanto una situazione di non equilibrata rilevanza identitaria attributiva e
decisionale consistendo in consistenza di subordinazione i nominati rispetto ai
nominanti.
Per evitare le devianti
negative dell’autonomizzare e del responsabilizzare deve allora sussistere un equilibrio di
rilevanze di identità, di dignità decisionale e qualificativa _
La risposta consiste
nella unipatia della collaborazione coordinata e continuativa di
com_partecipazioni reciproche. _ Stando ad elevare il principio del consiglio,
della auto_coscienza di auto_critica _ di ascolto assertivo, di curiosità, di
libertà ideativa. Il responsabilizzare deve consistere non in subordinazione o
in delega bensì in incremento di Autocoscienza individuale atta in primo luogo
all’ottenimento introspettivo di un miglioramento autonomo mediante la
esperienza. In secondo luogo un miglioramento di contributo relazionale.
La persona autonomizzante
veglia sulla persona che si responsabilizza in esempio attitudinale dei
principi che strutturano la auto_consapevolezza di autorevolezza identitaria
autonoma _ sì la veglia è un principio che può essere assimilato come abilità di
prendersi cura tuttavia garantendo che il prossimo acquisisca autonomia proprio
in ottemperanza della ottimale autonomizzazione ove la persona abbia
conquistato una complessità di saggezze tali da potere bene e giustamente agire
in libertà ovvero oltre e in mancanza di eteronomizzanti (Dovere essere
imposti) e di autonomizzanti (Consiglio e veglia). L’essere autonomizzante care
giver è un livello ulteriore dell’essere autonomi. Essere autonomi è una
premessa necessaria ma non sufficiente ad essere buoni e giusti autonomizzanti
care giver. Ulteriormente essere autonomizzanti caregiver buoni e giusti è una
premessa necessaria ma non sufficiente ad essere buoni e giusti eteronomizzanti
|Decidere del prossimo, decidere che il prossimo debba essere, obbligare il prossimo
ad essere _ sono facoltà attitudinali dedicate e che consistono in livelli di
responsabilità elevati che sono accessibili e meritabili solamente in grazia di
decenni di esperienza relazionale , di meditativa Autocoscienza, di strutturati
studi scientifici.
I danni succedono quando
gli inesperti della propria stessa fondamentalità di Autocoscienza e delle loro
relazioni eteronomizzano ovvero si dispongono di essere non meritevolmente
severe autorità decisionali del prossimo. Ove siamo ad essere in relazione con
il prossimo per trovare il giusto equilibrio di Autocoscienza relazionale
eleviamo come principio il domandare è L’ascolto assertivo proprio per
instaurare come principio di legame il chiarimento che è un livello
fondamentale del com_prendersi.
Risulta tuttavia
fondamentale non trascurare la prospettiva di intraprendenza relazionale.
Sostanzialmente gli argomenti sino ad ora suscitati non devono definire ed
implicare comportamenti di tipo di Stagnazione relazionale e di freezing
attitudinale. Dobbiamo pertanto mantenere in considerazione un ulteriore
elemento relazionale _ la intraprendenza, ovvero la premura relazionale a noi
che non può non esulare da una intenzionale catena di reciprocità di iniziative
cangianti. La iniziativa, la realizzabilità non è mai garantita dalla
timidezza, da un eccesso di asetticità rispettosa, da tentennamenti incerti
costituiti da un over_esteem della sensibilità della reciprocità di
identificazione.
UN GESTO CARATTERISTICO
Nella didattica qualsiasi
docente è in classe per fare quotidianamente la sua lezione, pertanto si dedica
per 50 minuti all’insegnamento dei contenuti che sono da condividere _ la
didattica e i contenuti didattici accomunano tutti gli insegnanti. Tuttavia
quali sono le varianti caratteristiche della identità personale di ciascun
singolo insegnante? Sono ad esempio le poche parole che esulano dalla
presentazione dei contenuti didattici _ sono le parole che la persona docente
esprime nei secondi o nei minuti infra_didattici proprio prima di congedarsi.
Dedichiamo attenzione a
queste parole poiché consistono nel risultato ulteriore della saggezza della
persona insegnante, ovvero le verità che a livello di umanità interpersonale la
persona insegnante sia a dedicare agli alunni. I gesti caratteristici possono
essere altresì riflessioni nel mentre della presentazione didattica _ gli
insegnanti di letteratura e filosofia sono più agevolati nella espressione
della potenzialità di condivisione delle loro saggezze trasversali umane.
Possono consistere in premure di senso _ ci accorgeremo ad esempio da una
tonalità di voce più intensa su questioni che all’insegnante stanno
maggiormente a cuore, di un momento di silenzio prima e dopo la espressione di
contenuti rilevanti. I momenti di fragilità della persona insegnante sono gesti
caratteristici espressione di umanità. Possono consistere nella disponibilità
di gestione dei contenuti didattici atti a consegnare primariamente un metodo
di studio e a strutturare la facoltà critica. Possono consistere in esempi di
umiltà, di familiarità, di premura nell’interesse che tutti gli alunni
conseguano un valore ottimale delle loro possibilità di rendimento.
Il gesto caratteristico.
Nonché la espressione della unicità caratteriale della persona. Ulteriormente
nella nostra vita siamo ovunque in opportunità didattica di conquista di
saggezza. Una prospettiva interessante è che possiamo imparare da chiunque per
ispirazione o per contrasto _ allora consiste ovunque il principio di
caratteristicità _ in cosa consiste? Come i docenti, qualsiasi persona e
situazione che intraprendiamo è conformisticamente finalistica _ ciascuno
realizza la sua presentazione conformistica che è omologativo _ il nostro
conoscimento è in base alle eccezioni rispetto al conformismo attitudinale _
proprio come i docenti, nel come realizziamo le realtà insieme sussistono
momenti indimenticabili che sono proprio i gesti caratteristici _ un sorriso,
un abbraccio, un saluto gestuale particolare, un gesto caratteristico, una
espressione del viso, un dire che esula dal contesto conformistica.
Il dire che esula è
importante poiché la persona che dice alternativamente pronuncia tali parole
poiché le crede di urgenza e rilevanza fattuale ulteriore rispetto al continuo
attitudinale del fare conformistico. Abbiamo accortezza dei nostri gesti caratteristici
e dedichiamoli perché sono ulteriormente fondanti le nostre memorie _ delle
persone ricordiamo soprattutto i loro gesti caratteristici.
UN PRINCIPIO DI LIBERTÀ
RELAZIONALE
Immaginiamo di leggere un
paragrafo di un argomento scritto in italiano complesso conciso e privo di
errori concettuali e grammaticali.
Andremo a ricordare i
termini concettuali ideali di questo argomento ripetendo la lettura, la memoria
è per replicazione. Nonché una semplificazione di normalizzazione secondo
abitudinarietà _ il paragrafo è i suoi temi risulteranno assimilati e normalizzati
a noi.
Tuttavia la
normalizzazione realizza una memoria del continuo, una memoria a breve termine
che si reitera temporaneamente, in quanto risulta un discendente di
superficialità _ i temi del paragrafo letto risultano sacrificali ed
assecondabili a temi concettuali nuovi che risultano nelle realtà di discrete
ascendenze di attenzione. Il fulmine improvviso a ciel sereno risulta un
imprinting mnemonico, rispetto al cielo sereno che risulterebbe una costante
nel lungo periodo consuetudinaria.
Nonché sono a riflettere
sulla accezione che dedichiamo al perfezionismo nonché un assioma di criteri
semplici e complessi conformisti _ tutti vedono il cielo sereno e ciascuno si
realizza ad essere in sintonia di serenità del cielo sereno. Premettiamo la
bontà relazionale della serenità che non sono a confutare bensì a trattare
secondo una prospettiva alternativa.
Nonché se Premettiamo
metaforicamente che il cielo sereno sia lo standard conformista _ il dovere
essere relazionale _ le precipitazioni sono aleatorie e sono non invarianti del
cielo sereno.
Allora ritorniamo al
primo esempio del fulmine mnemonico per asserire che ciò che noi all’interno
della relazione siamo variabilmente e diversamente rispetto all’assioma dei
criteri relazionali conformisti _ racconta maggiormente di noi stessi proprio
come il fulmine che per un istante sospende il cielo sereno le nostre unicità
anticonformiste nella relazione sono fonti di rilevanza di memoria _ le unicità
_ le dissomiglianze rispetto al normale conformismo, persino gli sbagli
relazionali raccontano della nostra umanità e singolare unicità rispetto
all’astrazione del perfezionismo conformista che allora riconosceremo come una
estrazione della nostra unicità dalla spontaneità relazionale per eguagliarci
tutti agli standard prescritti da altre persone. Infine associamo il valore di
autonomia di nucleo di relazione in atto di qualificare i diritti di
inclusività in un ambiente relazionale intimo, intimo poiché genuinamente
autoreferenziale rispetto alle energie omologative conformiste che vogliono che
tutte le persone e che le loro relazioni siano uguali. Nonché iniziamo a
pensare che alcuni “sbagli” relazionali e che alcune varianti individuali
siano principi di sensibilità di libertà
proprio dai dettami locali conformi _ pertanto tali varianti siano da
caratterizzare come legittime estensioni dei limiti localmente strutturati e
talvolta costrittivi verso il nucleo di intimità relazionale.
Il nucleo relazionale:
Come se ciascuna
relazione si fondasse su codici simbolici alfanumerici di alfabeti diversi di
lingue antiche indecifrabili da coloro che non comprendono la fonte di
traducibilità sorgente. Ciascuna relazione vis a vis è un nucleo di unicità ed
è in diritto di avere il proprio unico, privato, e indecifrabile codice
empatico affettivo comunicativo.
MEDITAZIONE RELAZIONALE
La introspettività non è
chiusura in sé stessi bensì è Autocoscienza sia individuale sia relazionale in
quanto la introspettività è consapevolezza del fatto che noi stessi siamo
universi conoscibili ma questo fatto non è autoreferenziale ovvero egoistico
individualista bensì è un fiducioso orientamento alla ricerca, alla scoperta,
alla speranza, alla fiducia nei confronti del riconoscimento e della
riconoscenza degli universi introspettivi del prossimo nonché della rivelazione
e valorizzazioni delle potenzialità latenti del prossimo. Allora comprendiamo
che la introversività non implica una dissociazione di competizione tra me e il
prossimo, bensì la autocoscienza di somiglianza ovvero di appartenenza ed
ulteriore collaborazione ed arricchimento reciproco. La relazione di
introspettività è una relazione di comunitarietà ovvero tra due persone che
sono infinitesimi universi non si realizza la dinamica forte-debole o
migliore-peggiore di tipo discriminativo, eliminativo vittoria-perdita, bensì
si instaura la relazione di miglioramento di reciprocità empienti il che
significa un tipo relazionale di aiuto, contributo, supporto in cui in ogni
livello di marginalità in ogni situazione una precarietà di un elemento viene
colmata e risolta dal contributo di gratuità del secondo elemento nonché si
induce la riconoscenza e la voglia del primo elemento di supportare il secondo
elemento ove e quando ne avesse bisogno.
La riconoscenza è il
naturale e spontaneo sentimento di ricreare un flusso di gratuità in seguito al
ricevimento di un flusso di gratuità di puro valore aggiunto disinteressato da
parte del prossimo. Esiste inoltre la riconoscenza anticipata nonché il significato
della gratuità creata come causa prima e non come effetto di una gratuità
ricevuta.
La mentalità della bontà
onnicomprensiva consiste nella gratuità disinteressata nonché una lungimiranza
di Autocoscienza delle conseguenze ulteriori di un nostro comportamento secondo
i criteri di conseguenze meta_relazionali e temporali. La bontà onnicomprensiva
significa la autocoscienza di realizzabilità di fare del bene generalmente e
universalmente _ nonché un puro significato della bontà di come ora siamo
esempio espressivo e dello sguardo nei confronti del realizzare presente puro
valore aggiunto e gratuità di miglioramento altresì oltre i limiti situazionali
in cui siamo coinvolti/e, esiste la probabilità che le nostre qualità
comportamentali ritornino a noi in bontà somigliante in tempi brevi e immediati
o in tempi futuri estemporanei.
Le conseguenze
meta_relazionali significano una previsione consapevole delle implicazioni nei
molteplici ambiti relazionali della vita relazionale le conseguenze temporali
significano una previsione consapevole delle implicazioni a lungo termine nel
futuro in quanto a reminiscenze ex_tempore.
LA META_ INCLUSIONE
Vorrei provare a
riflettere su due realtà la estemporaneità e la ri_presentazione come
esemplificativi del volere bene o più precisamente del dedicarsi ancora del
bene.
Questa riflessione è
caratteristica delle relazioni consolidate ovvero di relazioni tra persone che
hanno trascorso una relazionalità di costanza e di quotidianità.
Perché riflettiamo, cosa
significa il nuovo incontro. Il nuovo incontro non è certamente la replicazione
identica di incontri consuetudinari passati e trascorsi. Allora se dovesse
accadere che in seguito ad una costanza relazionale ci si allontana non definitivamente
e ci si incontra nuovamente naturalmente noi stessi/e siamo cambiati, le
variabili contestuali relazionali sono cambiate e le costanti passate che
consistevano la essenza relazionale sono cambiate.
Ma in cosa consiste il
volersi ancora bene nonostante. In cosa consistono estemporaneità e
ri_presentazione. Consistono non solamente nel ricordo dei momenti relazionali
trascorsi insieme ma soprattutto nella accortezza di una o di entrambe le
persone di ripresentare il clima che fu proprio ora, come una frase che fu
detta consuetudinariamente _ pensiamo all’ambiente scolastico in cui due
compagni/e di classe il sabato si auguravano il buon fine settimana ciascuna
settimana.
Non è trascurabile ed è
proprio un esempio di ri_proieziane ri_presentativa che una delle due persone
in una contemporaneità oltremodo lontana nel tempo e nella qualità situazionale
che si saluti nella stessa maniera, con le medesime affettuose parole indifferentemente
dalla variazione e dalla variabilità degli eventi e propriamente di noi stessi.
Questo è ulteriormente un esempio di resilienza relazionale e di saggezza di
estemporaneità _ significa che noi stessi ed il nostro legame relazionale sia
superiore di un livello ulteriore rispetto all’andamento della realtà e della
dirimenza del tempo.
Resiste una vena
malinconica nel replicare le medesime parole oppure realizzando nuove
interrelazioni causali affinché testimoniamo la nostra memoria, una semplicità
gestuale, una soggettiva interpretazione una unicità relazionale che può essere
suscitata e resuscitata secondo gestualità così semplici ed immediate da
riqualificare la relazione mnemonica nome_ricordo sentimentale e affettivo
dedicata propriamente a ridestare il sentimento del “Come se fossimo stati
ancora”. La memoria sentimentale è più profonda e resiliente al tempo della
memoria logica razionale per questo motivo è importante esprimere e ascoltare i
sentimenti.
Sono a riflettere ora su
un nuovo punto provando a confutare la tesi secondo cui i principi di
estemporaneità e ri_presentazione siano solamente relazionabili a relazioni già
esistite secondo costanza e quotidianità. Come possiamo applicare i valori affettivi
di estemporaneità e ri_presentazione alle relazioni nuove tra sconosciuti?. Il
lemma caratteristico è la immersività proiettiva ed immedesimativa _
Il substrato sostanziale
non è più il contenuto relazionale con la persona poiché non è, bensì la nostra
cultura, coscienza, e saggezza intuitiva innata. Ritorniamo all’esempio
precedente. Interpreteremmo ad una persona sconosciuta ad esempio appartenente
alla nostra medesima località il fatto che altresì lei stessa sia stata a
scuola e ci relazioneremmo nei suoi confronti ad esempio pronunciando la
medesima frase di saluto di buon fine settimana, lasciando che sia espressa la
nostra premura di caratterizzare noi stessi come con_senzienti di una realtà
che entrambi abbiamo vissuto nonostante siamo sconosciuti/e, pertanto si
realizzerebbe il medesimo clima di com_prensione emotiva nei primi livelli di
incontro relazionale _ ricordando che il principio di questo lemma consista
nell’assumere che nel nulla è il tutto, ovvero che l’istante di prima relazione
che potremmo assumere nella caratterizzazione di prematurità, di novità, di
inizio proprio dal nulla in verità sussiste la reminiscenza.
La meta_inclusione ovvero
lo spirito di accettazione che è propriamente oltre la realtà relazionale
poiché è proprio fondata da una mentalità di inclusione Surreale, assurda, non
esistente irreale seppur misticamente reale, se esiste reminiscenza immedesimativa
culturale esiste proiettività, esiste volontà di realizzazione di ipotesi
latenti, esiste speranza, esiste maturità esiste aspettativa ed allora siamo a
comprendere come in un infinitesimo presente possa essere l’infinito
estemporaneo della nostra idealità relazionale che è fondativa di nuova pura
relazionabilità.
IMPASSE SISTEMICI SOCIALI
In relazione alla logica
qui descritta debole/forte.
Se assimiliamo il debole
all’individuo di status sociale povertà /minima sussistenza e di sussistenza
mediana, in statistica la mediana di una successione finita di valori è il
valore intermedio fra gli estremi di tale successione. Ed assimiliamo il forte
alla società.
Siamo a realizzare che è
la realtà competitiva ad imperversare dei vasti sistemi subordinanti i sistemi
infinitesimi. Assimiliamo sistema infinitesimo alla unicità di identità di un
individuo rispetto al vasto sistema della società.
È proprio la società
forte ad intimare il sistema involutivo di competizione, di subordinazione, di
selezione, pertanto di eliminazione nonché la società autocertifica
pubblicamente e pubblicitariamente il diritto di essere lodata dalle
pluri-vocità di microcosmi individuali, essere lodata per le sue vittorie,
nonché si elevano ad eccellenza tutti i sub_sistemi selettivi e eliminanti che
costituiscono la complessità sistemica dell’olismo società.
Tuttavia comprendiamo ora
perché la astrazione reale società non sia da lodare _ per due semplici motivi.
Il primo punto è che il
sistema competitivo che gradualmente abbiamo instaurato e normalizzato ha
perseverato il suo fatto eliminativo creando un incremento ingente delle
discriminazioni tra elementi dei macrosistemi della società forte che vincono
gli elementi individuali infinitesimi _ argomento della ingente dissonanza
ricchezza_povertà, cultura_ ignoranza, possibilità di diritto _ privilegio e
tutela di diritti di pochi e non concessione dei medesimi diritti ai molti.
Nonché logicamente istituiamo questo modello caratteristicamente reale di
sistema sociale come fallimentare poiché è un sistema che fondamentalizzando la
competizione realizza le sue vittorie che tuttavia simultaneamente sono le
perdite di vitalità umane e le perdite di potenzialità intellettive creative
latenti umane _ nonché un sistema sociale sano non deve fondamentalizzare la
competizione come valore argomentativo della prassi procedurale bensì deve
istituire il valore di accoglienza, di collaborazione e di support del forte
verso i deboli (Non di vittoria eliminativa dei forti sui deboli) in quanto un
sistema ottimale è logicamente privo di perdite e la unica vittoria possibile è
la crescita fattuale universale e (Contestuale ed insieme extra-contestuale) _
nonché si caratterizza un contrasto di implemento maggiore di progresso se gli
elementi forti del sistema sociale occorrono a migliorare lo status dei
microcosmi degli individui deboli e fragili.
Nonché ci accorgiamo che
lodando le vittorie dei migliori e degli eccellenti promuoviamo le perdite
fallimentari del sistema permettendo al sistema di autoalimentare una macchina
autodistruttiva. L’errore non è la lode delle eccellenze bensì la indifferenza
eliminativa verso le non eccellenze.
Un ultimo accorgimento _
una importante erroneità del sistema consiste ad essere il sistema non un
support per gli individui, bensì una realtà di gravità sulla unicità di
identità infinitesima della individualità.
Nonché le problematicità,
le lacune, i disequilibri che a livelli elevati e complessi il sistema non
riesce a assimilare e gestire li destituisce dalla responsabilità del sistema,
il sistema (Il forte )che è espressivo legislativo li delega al cittadino (Il
debole relativamente al sistema) che è a dovere affrontare una complessità di
Gravi di assimilazione e di gestione di complessità che nemmeno il forte
sistema è in grado di risolvere. Ne consegue un peggioramento di qualità di
vita delle unicità individuali limitate ad una mentalità di minimo e di
solitudine. È importante caratterizzare che il sistema sia costituito
ontologicamente da pluralità di unità individuali, pertanto il sistema è in
responsabilità di support verso le pluri-vocità, un sistema ottimale è un
sistema con-fortivo ovvero che non grava sull’individuo bensì che è di
alleggerimento all’individuo creativo. Aiuto è miglioramento. Una etica del
migliorismo.
IL VALORE DEGLI
UNDERLIERS
Sono fermamente convinto
che le persone che abbiano raggiunto, in seguito a innumerevoli
demoralizzazioni, il limite ultimo della rassegnazione creativa e del
disincanto del fallimento, esse che proprio in questo momento non abbiano
desistito alla complessità della finitudine esse, proprio in quel momento hanno
acquisito la saggezza aurea _ essi sono i nuovi creatori aurei, metaforicamente
essi sono sopravvissuti alla complessità di uno tsunami di nichilismo ed hanno
assimilato le energie naturali del vuoto e le hanno convertite in energie
potenziali _ vi sono persone eccellenti, di dignità intellettive lodevoli e
preziosamente perfettamente efficienti _ i vincenti, coloro che conquistano
attestati carrieristici in tempi incredibili. Essi siano in merito di dignità
di valorizzazione. La logica delle loro conquiste consegue necessariamente la
loro illustre aura di sublimità.
Vi sono persone tuttavia
d’altra scuola. Chi sono? Sono coloro che si confrontano con universi di
livello diverso. Ulteriore. Quale può essere la sublimazione del livello della
eccellenza? La logica non è necessariamente un crescendo. La ulteriorità può sussistere
nei livelli inferiori.
La esperienza dei livelli
di mediocrità annette una prova di Autocoscienza e intraprendenze diverse dalle
prove dei livelli aulici. Le gravosità della mediocrità necessariamente eleva
in saggezza ed intelligenza chi si confronta con i livelli di mediocrità _
penso a coloro che gestiscono le complessità della povertà, le complessità
della solitudine con i suoi corollari demoralizzanti. Penso a coloro che hanno
assimilato una magnanimità d’animo, una lungimiranza, la catalizzazione delle
energie atte alla ottimizzazione delle proprie potenzialità in relazione al
minimo degli strumenti . Una grinta resurrettiva temprabile solamente esperendo
la resurrezione autonoma delle finitudini.
Sono a chiarire che non
esiste solamente lo status sociale _ sussiste ed ha rilevanza fattuale lo
status di identità di Autocoscienza. Ed a livelli dissimili si imparano
coscienze dissimili. Ad ogni livello il suo privilegio di insegnamento. Coloro
che non siano ai livelli elevati di esteriorità carrieristiche, nonostante la
eventuale caducità della loro presente situazione reale sono in possesso _ e
proprio in grazia del loro allenamento a portare i gravi del reale _ di una
Autocoscienza aurea _ la loro eccentrica sublimazione di saggezza è espressa
proprio nell’ambiente in cui sono, i lumi tra le ombre, i risolutori di
problematicità serie denotate di severità di responsabilità _ ai livelli
inferiori esistono ambienti spietati _ coloro che esperiscono i livelli
inferiori sono preziosi poiché gradualmente assimilando cinque importanti
qualità _ la prima è la resilienza resurrettiva _ la seconda è la umiltà che è
una profonda Autocoscienza di avere vissuto secondo probabilità una
infinitudine di intensità di profondità di esperienze che possono allora
abbracciare le esperienze di coloro che essi incontrano _ 1a umiltà di
com_prensione e la saggezza del perdono perché “Ci sono già passate _ pressoché
ovunque, in qualsiasi luogo reale e psicologico. _ la intelligenza di
redenzione in senso di miglioramento universale nonché una preziosa
flessibilità di ammissione e di conversione del fallimento e di inclusione
delle diversità _ coloro che sono in abitudine con i fallimenti acquisiscono
una intelligenza superiore che consiste in una struttura intellettiva sistemica
atta alla risoluzione efficiente di qualsiasi realtà avversa.
Coloro che non hanno mai
vissuto fallimenti risultano impreparati alla gestione di nuove discensioni
qualitative del reale. La ammissibilità della diversità è una ulteriore
saggezza di coloro che discesero i livelli più profondi _ credo che i primi
possano prendere appunti dagli ultimi e che gli ultimi possano prendere appunti
dai primi.
La quinta facoltà _ è la
bontà simpatica _ nonché è più semplice applicare bontà per replicazione _ I
vincenti sono buoni poiché atti a replicare le bontà che ricevono. Coloro che
esperiscono la spietatezza e la Crudeltà del reale e riescono ad essere buone
realizzano introspettivamente una conversione che è una disposizione
caratteriale, un talento creativo o una facoltà imparata _ Il sistema è :
Spietatezza ambientale ≈> purificazione introspettiva ≈> bontà
attitudinale ≈> bontà ambientale _ la stessa logica è caratteristica del
contesto ideologico della simpatia intraprendente _ nei livelli inferiori
sussiste inedia, stasi _ queste persone elette ad esistere intensamente sono
motori dinamici del reale, i sovversivi outsider.
La sesta è la conversione
di leggerezza _ poiché il reale ambientale sia caratterizzato da gravosità è
una ulteriore rielaborazione interpretativa la riqualificazione di leggerezza e
Serenità di questi eletti underliers _
essi stanno alla base, essi sostengono, essi confortano, spesso possiedono una
Autocoscienza di affabilità strutturale _ poiché la realtà li ha realizzati al
possesso della vocazione di affabilità e di mutualità, di catarsi reciproca
rendendoli in facoltà di realizzabilità di semplicità di relazionabilità. Gli
underliers
sono radicalmente avversi
alla inesorabilità, alla definitività in qualunque contesto dovessero
sussistere essi si impegnano a cangiarle in opportunità e in possibilità nuove.
Inoltre una intima
mentalità famigliare realizza che gli
underliers siano avversi alle superficialità relazionali intuendo la
loro dedica di premura relazionale dedicata ad ogni relazione relativa, ovvero
a ciascun loro nucleo relazionale vis a vis, le perdite relazionali devono
essere minimizzate. Non sono dell’idea di trascurare le relazioni e di
normalizzare le piogge dei congedi definitivi relazionali.
Abbiamo compreso la
complessità della questione : ln quale luogo siamo ora? Potremmo scoprire che
gli anni di vita siano sempre e comunque fonte di elevazione ovunque siamo,
siamo.
L’ENIGMA DEL CONTRASTO
Le ulteriorità superflue
e il contrasto di contributo.
I ricchi ricchi sono
sempre più ricchi e sempre in numero minore perché la ricchezza è concentrata,
i poveri sempre più poveri sono per logica di ovvietà marginale sempre di più.
Perché non si ribellano?
La psicologia sociale spiega che esistano dei miti di legittimazione dello
status comunitario esistente.
Il più potente di questi
miti è il mito della meritocrazia.
Tuttavia il concetto di
merito è complesso ed il merito non deve essere un indice discriminativo.
Sono a riflettere su una
realtà di valorizzazione non sana.
Ambito economico e
relazionale affettivo.
Ambito generazionale di
età.
Ambito economico.
Arricchimento delle
persone ricche.
Anno 2020 /21 pandemia
mondiale. L’1% della popolazione più ricca si è accaparrata il 63%
dell’incremento globale della ricchezza. La banca mondiale, che non può essere
stimata ad essere particolarmente sovversiva, dice che è l’aumento più grande
della disuguaglianza che noi abbiamo sperimentato nel dopoguerra.
Relazione con le persone
ricche di relazioni.
Eccellere le eccellenze.
Tuttavia affinché abbiamo
cura della nostra salute:
Argomentiamo che.
Sussiste relatività sia
temporale sia situazionale delle variabili di età, proprietà economica e
relazionale_affettiva.
Nonché stiamo
comprendendo che siamo in relazione di comunitarietà diveniente. È fondamentale
la agevolazione della collaborazione e non della dirimenza.
Poiché ciascun decremento
della salute di un elemento della comunità è un fatto di peggioramento della
comunità che riguarda ciascun elemento della comunità.
Discriminazione deriva
dal latino, ove il verbo “discrimire” significa separare, distinguere, creare
una distinzione. La creazione di un valore aggiunto di ulteriorità
dislocalizzata superflua verso le realtà sature implicano disequilibri di
comunitarietà.
Nonché argomentiamo di un
girotondo di reciprocità disorientanti. La comunitarietà risulta disorientata
in presenza di dicotomie e dirimenze. A livello economico la separazione
implica non relazionalità e la non relazionalità è il principio della non salute
comunitaria.
Potremmo avere
accorgimento che l’innamoramento non sia tipicamente casualizzato, non il
risultato di aleatorietà _ seppur privilegiando il fattore reale sentimentale
non possiamo non riconoscere che il fattore di materialismo_utilitarismo si sia
imposto profondamente come orientativo delle relazioni. Ora tuttavia siamo a
confutare il valore utilitarista e materialista in quanto non fondativo della
nostra salute comunitaria.
Nonché se dovesse
attirare la relazionalità e la importante presenza di ricchezza relazionale di
una persona saremmo orientati per utilità materialista a cercare la relazione
con questa persona, nonché il substrato sostanziale di questa dinamica implica che
le persone sole siano abbandonate.
Per comprendere questo
pensiero è importante per noi stessi un ragguaglio di lungimiranza innanzitutto
in atto di salvaguardare la salute soprattutto delle persone che stiano vivendo
momenti di precarietà affettiva in atto di prevenire e salvare da comportamenti
disfunzionali non salutari di cui è responsabile altresì l’essere lasciati
soli. In secondo luogo è importante una autocoscienza generazionale in atto di
evitare che accada qualsiasi sorta di sbilanciamento discriminativo secondo il
valore del’età (Ageismo).
Approfondiamo insieme i
concetti di enigma del consenso è di contrasto di contributo.
Il fatto del consenso è
un fattore di automatismo conformista _ nonché se una comunitarietà investe
energie nel miglioramento della eccellenza allora l’individuo quasi
automaticamente investe energie, tempo relazionale, denaro nelle realtà che
ritiene eccellenti.
Ma la persona che investe
è lei medesima una non potenza seppur essendo una potenzialità di investimento.
Nonché giungiamo ad un
termine di comprensione _
La valorizzazione delle
eccellenze implica la annichilazione delle non eccellenze. Due questioni. La
prima è la questione del danno a numerosa quantità, poiché eccellenza è unità e
non eccellenza è n (Ingente) di unità.
La seconda questione è
che la discriminazione conformista è una tendenza replicativa, nonché ripetendo
il principio suddetto:
Sussiste relatività sia temporale
sia situazionale delle variabili di età, proprietà economica e
relazionale_affettiva.
Esiste una elevata
probabilità ad essere noi stessi se non eccelliamo elementi a rischio di subire
la negatività nichilista del sistema discriminativo.
Riflettiamo ora sul
termine di contrasto di contributo.
Nonché nelle realtà in
cui noi ci relazioniamo con una persona ricca di relazioni o con una persona
sola, secondo quali dinamiche percepiremo noi stessi il nostro contributo
relazionale ed in secondo luogo secondo quali probabili modalità saremo
relazionalmente ricambiati/e.
Se entriamo in selezione
con una persona che possiede una ricchezza relazionale di centinaia di persone
_ in primo luogo il nostro contributo relazionale risulterà ininfluente e
superfluo _ nonché succederà la assenza di reciprocità di tempo relazionale, in
secondo luogo otterremo un minimo di riconoscenza relazionale in quanto a non
necessità ed urgenza di ulteriori relazioni reciproche. Diversamente nel caso
della scelta di relazionarsi con una persona sola le variabili cambiano
ingentemente.
Avremo un contrasto di
contributo importante, probabilmente migliorerà la salute della persona sola
altresì in grazia della nostra iniziativa di relazionabilità affettiva e
probabilmente otterremo riconoscimento e riconoscenza.
Esistono realtà di
bisogno e necessità correlate ai contesti economico, relazionale, affettivo _
abbiamo autocoscienza di trascurare gli investimenti superflui di tempo,
energie, denaro nei confronti di persone estremamente ricche in diritto di
urgenza di dedizione verso coloro i quali sono in precarietà di vitalità e ne
evidenziano i segni proprio perché orientando saggiamente il nostro beneficio
potremo essere protagonisti del miglioramento della vita delle persone povere,
dimenticate e trascurate.
Se orientiamo noi stessi
verso la ottimizzazione del beneficio nei confronti del nostro contributo di
arricchimento delle povertà, il sistema si riequilibrerà e quando è se
dovessimo trovare ad essere noi stessi/e in un momento di bisogno e di
precarietà relazionali/economiche il sistema, le persone saranno verso di noi
più buone e più magnanime.
Illuminare la luce non
esiste, esiste illuminare il buio.
MITAKUYE OYASIN
Potremmo ad esempio
sentire di non avere la saggezza di come potere consistere in un puro valore
aggiunto relazionale per una persona in un preciso momento del suo percorso _
il senso della collaborazione, il senso della resilienza della relazione, come essere
un bene, con_fortare è fondamentale poiché significa che un passo relazionale
insaturi un miglioramento della persona con cui ci relazioniamo, della
relazione e di noi medesimi.
Rinforzare insieme. Il
conforto ha valore di incremento relazionale universale. Rischieremmo di
Normalizzare che l’assorbire sia un valore di incremento relazionale universale
ma secondo logica non lo è _ poiché amore prescrive che il fatto del passo relazionale
implichi un miglioramento nel prossimo non una digressione e l’assorbimento
implica necessariamente un valore che il prossimo consegna a noi, il medesimo
valore di cui il prossimo si priva. Allora nel momento in cui dovessimo
percepire di non aver a noi le adeguate saggezze e resilienze adatte a dedicare
con_forto relazionale ci allontaniamo temporaneamente e reversibilmente _
ritorneremo quando sapremo di saper fare del bene e di non procrastinare o
peggio ancora ledere. Domandare (e non il self_clarifying) è emotivamente è la
soluzione emozionale.
Sono allora ad
argomentare di un amore ulteriore che ammette la perdita temporanea e
reversibile nella forma della veglia _ ovvero la presenza lontana che non sia
assenza.
Paradossalmente una
sospensione reversibile è il compimento della libertà del prossimo ed insieme
della espressione di una realtà trasversale del prendersi cura. Prendersi cura
può altresì consistere nel non dedicare procrastinazioni, passività o negatività.
Un primo passo
autoreferenziale è la autocoscienza delle fondamentali dicotomie _ nonché la
coscienza di bene e male che sono valori sia trascendentali che abbiamo sin
dalla nascita e sia valori di ulteriorità culturale che acquisiamo maturando.
La Autocoscienza è di due
tipi di nobiltà d’animo _ la nobiltà d’animo intuitiva/razionale e la nobiltà
d’animo emozionale/ emotiva _ il secondo livello tipico di nobiltà d’animo è
substrutturale e fondamentale rispetto al primo livello tipico di nobiltà
d’animo _ poiché la emotività è anticipante rispetto al ragionamento.
Introduciamo il principio di risonanza emotiva espresso dal filosofo Umberto
Galimberti_ la risonanza emotiva è una empatia unipatica di immedesimazione con
il prossimo unita alla com_prensione ed al sentimento di com_passione. Patere
dal latino significa dedicare uno spirito di apertura fiduciosa _ com ≈ insieme
con il prossimo _ la collaborazione _ vivere insieme le passioni può inoltre
avere una accezione creativa _ ovvero dedicarsi insieme, o una accezione
emozionale _ sentire come il prossimo per elevare gli stadi d’animo
vicendevolmente. La bontà della risonanza emotiva consiste nel non divenire
apatici. Alexithymia dal greco significa la carenza di emotional capability _
ovvero la difficoltà di dimostrare sia la facoltà di espressione delle emozioni
sia la facoltà di assimilazione, intuizione, sentimento, com_prensione delle
emozioni del prossimo. Ed in ulteriore possibilità non solo di non sapere
dimostrare queste facoltà, bensì altresì di possederle in stadio di caducità o
povertà o di non possederle. Un sinonimo di apatia è insensibilità, nelle
accezioni di severità, di non cognizione di causa delle implicazioni nel
prossimo del nostro agire.
La risonanza emotiva è un
riecheggiamento _ nonché noi siamo ad essere una membrana flessibile che
risuona la emotività altrui cangiandola della nostra emotività. Se siamo
statutari, severi, imperturbabili, impassibili, indifferenti, apatici,
asettici, orgogliosi oltremodo, pre_potenti (La anticipazione del nostro ego in
fatto di subordinazione del prossimo significa carenza di risonanza emotiva
poiché implica indifferenza). Siamo in riconoscimento e in riconoscenza del
prossimo per contrasto _ il prossimo a noi fa la differenza _ questo significa
la non indifferenza e la saggezza della risonanza emotiva.
Vicendevole sensibilità,
nonché la empatia di immedesimazione emozionale _ provare a sentire come ti
stai sentendo passa sempre dalla volontà di premura _ la premura preme la
nostra relazione, crea contrasto benevolo nonché crea non indifferenza _ la relazione
è differente in seguito alle premure.
Quando assimiliamo i
valori della forza e del possesso invece che i valori della sensibilità
l’empatia diviene evanescente.
Nonostante abbia
caratterizzato una accezione positiva della sospensione sono ora ulteriormente
a realizzare una accezione negativa della sospensione _ la sospensione è un
esponenziale delle proprietà annesse alla origine della sospensione _ se la
origine della sospensione è la apatia _ la sospensione reitera e replica la
apatia non la cura e non la risolve. La sospensione non è né catartica né
conversiva.
Non succede : apatia
=> sospensione => empatia.
Allora ulteriormente
esprimiamo un elemento fondativo dell’amore ulteriore _ la ulteriorità di amore
esprime il possesso premuroso nella manifestazione del liberalismo _ il dono di
libertà. Perché le finitudini relazionali realizzano tristezze. Poiché abbiamo
fondato l’amore sulla labilità del possesso egoistico materialistico e non sul
possesso premuroso libertario.
Nonché ora si rivela a
noi il significato dei termini
Mitakuye Oyasin
A philosophy that
embodies the interconnectedness and interdependence of all life. It recognizes
that every creature, whether all humans, animals or plants are one
interconnected family.
Una filosofia che
realizza le interconnessioni trascendentali e le interdipendenze naturali tra
tutte le creature vitali. Questa filosofia riconosce che ciascuna creatura
(Uonini e donne, animali, piante) poiché esiste in vita e in vitalità
consistono in una unita olistica.
Nonché la separazione
reversibile potrebbe essere riconosciuta come un passo amorevole.
Un modo per sentire
l’amore ulteriore?
Credere che comunque e
nonostante le Lontananza, le separazioni temporanee e reversibili siamo adesso
e sempre a volerci bene, a vegliare su di noi e ad avere premura di noi _
poiché questo è un senso fondamentale del vivere _ nonché la evocazione dei termini
Mitakuye Oyasin.
Ulteriormente.
Amate. Non abbiate paura
di amare.
Significa che il fatto
amorevole risolve la paura, la ansia. Il fatto amorevole ci fa bene, ha un
significato catartico. L’amare nella accezione di possesso premuroso libertario
ha una accezione di ulteriorità.
LA META_SENSIBILITÀ _ LE
TESINE BREVI
LA TEORIA DEI PONTI
NEURONALI
La realizzabilità della
flessibilità psicologica concettuale e attitudinale.
Importanti studi di neuro
psicologia argomentano che il cambiamento e la realizzabilità di ammissibilità
di una realtà dialogica o attitudinale dipende dalla efficienza del dialogo tra
due o più di due aree diverse del cervello chiamate connettomi.
I connettomi sono
collegati tra loro grazie alle connessioni neuronali di impulsi elettrodinamici
consistenti in neuroni in movimento.
Quando c’è una abitudine
forte di una persona l’indice di rarefazione del numero di neuroni è minimo, il
che significa che la connessione neuronale è un flusso di densità ingente che è
un flusso di connessione efficace, efficiente ed immediato nonché succede che
la facoltà gestionale della persona della abitudine è efficiente nonché la
gestione e la attivazione pratica della attività diviene naturale e spontanea,
quotidiana _ il respiro è la facoltà naturale primaria.
Diversamente siamo
disabituati nel gestire le novità per un fattore neurologico _ nonché che cosa
accade quando incontriamo una realtà reale o psicologica nuova? La
impreparazione.
Accade che le connessioni
neuronali sono rarefatte, ovvero che siano rari i neuroni di link di
collegamento e le connessioni elettrodinamiche presentano sospensioni che si
traducono in un risultato di connessione neuro_cognitiva maggiormente lenta,
meno immediata, meno efficiente, più suscettibile all’incertezza, maggiormente
suscettibile a lasciarsi sospendere dai motori statici della non volontà, della
apatia, della svogliatezza, del dubbio, della procrastinazione, dell’istinto
non intenzionale _ i tipi di connessioni neuronali deboli.
Se procrastiniamo le
nostre pianificazioni. Se procrastiniamo le nostre attività di movimento è
perché strutturiamo queste realtà su connessioni neurologiche deboli.
Omeostasi è l’equilibrio
che il corpo psichico e fisico cerca indipendentemente dalle influenze esterne,
cerchiamo sempre la stabilità sia fisiologicamente, sia psicologicamente.
Tuttavia che cosa accade se la nostra stabilità venisse a coincidere con la
stasi del nostro corpo e della nostra mente? Se una persona non fa movimento
per anni la sua Omeostasi è strutturata con connessioni neurologiche forti
orientate alla stasi ma non significa che questa sia una condizione sana e
salutare.
Allora qualsiasi
intervento abitudinario di movimento altresì di pochi minuti di movimento
ri_qualificano l’equilibrio omeostatico convertendo da stasi a movimento.
Ora caratterizzo il
principio fondativo della open_mindedness fiduciosa e della flessibilità
tematica psicologica, questo principio e fondamento consiste nel fatto che la
open mindedness sia fondata sulle connessioni neuronali forti, nonché sulla
abitudine.
L’ABITUDINE ALLA NOVITÀ
Applicare alla novità
(che abbiamo consolidato consistere in una struttura connettiva neurologica
debole) la abitudine (la struttura connettiva neurologica forte) lo spirito
avventuroso.
LA FLESSIBILITÀ DI
REVERSIBILITÀ
Comprendiamo che d’altro
canto una iper_densità di quantità di neuroni connettivi tra due connettomi,
ovvero una connessione neuronale iper-forte consolidata da decenni di abitudine
costante implica inesorabilità e grave difficoltà di conversione.
Ora. Connessioni
neuronali iper_forti sono importanti e direi fondamentali per la unica funzione
vitale del respirare poiché respirare è vitale ed è una attitudine che deve
resistere per l’intero arco della Vita. Ma cosa succede se dovessimo decadere a
vivere in noi connessioni neuronali iper_forti in attitudini non sane per noi?
Pensiamo alle dipendenze da alcolici e ad altre devianze attitudinali, o alla stasi del corpo; risulta allora
fondamentale in questi casi sospendere gradualmente la catena di abitudinarietà
non sane _ in primo luogo in ciascuna
dipendenza abitudinaria risulti fondamentale il non dipendere che
consiste non semplicemente nel non fare, un principio del valore della
inazione. Diversamente nell’esempio della stasi del corpo è necessario
riqualificare la stasi con il movimento graduale e costante, quotidiano.
Adesso consideriamo gli ambiti dialogici e
psicologici.
La flessibilità di
reversibilità è allora interconnessa alla nostra dimestichezza gestionale con
le novità. Nonché nella nostra facoltà di rivoluzionare le connessioni
neuronali forti e iper_forti.
Come? Neurologicamente i
neuroni link tra due connettomi devono spostarsi a collegare nuovi connettomi.
Ma i connettomi sono link di realtà neuronalizzate, significa che intenzionarsi
sulla alternativa rispetto alla nostra abitudinarietà costante riabilita
l’equilibrio di reversibilità.
Nonché strutturiamo i
temi di integrità valoriale e di infermità psicologica.
Sono due realtà
dissimili. Integrità valoriale consiste nel consolidamento dei valori, nonché
il riconoscimento personale di valori fondativi e del mantenimento di questi
mediante interconnessioni neuronali forti o iper forti, la integrità valoriale
è inoltre integrata dalla saggezza di confronto e di apertura di lungimiranza e
disponibilità riqualificativa, non denotata di flessibilità sostituenti bensì
denotata da flessibilità corroboranti.
La infermità psicologica
è una Cecità di schermarsi dinanzi a qualsiasi alternativa rispetto al proprio
pensiero fondato da interconnessioni neuronali forti e iper forti che implicano
de-finitività di pensiero nonché consiste nella perdita della ulteriorità e del
Cambiamento. La de_finitività di pensiero non è relazionalmente funzionale
poiché non sussiste alcuno spirito di adattabilità ri-qualificativa.
Qualsiasi de-finitività
relazionale è allora frutto della ignoranza di non ri-qualificabilità.
Ora ulteriormente in ambito tematico e dialogico esistono le
tematiche spettrali che esistono ma vengono conformisticamente allontanate da
qualsiasi coscienza di chiarezza dialogica e questa verità non ci fa bene. Abbiamo
insieme compreso che questa schermatura è solamente fonte di una ignoranza nei
confronti della paura verso la novità e della paura verso ciò che non sia
abitudinarietà _ nonché le realtà che mai affrontiamo restano sempre nuove a
noi e ne abbiamo timore, raramente amore.
Alcune parole sono
risolutive, provare, ammettere, concepire, scoprire, fiducia. Siamo più
intelligenti, realizziamo le nostre realizzabilità latenti.
Questi ed altri principi
sono i portali a realizzarci divinità onnipotenti poiché oltrepassano le
impossibilità in ambito di positività
salutari.
LIVELLI NEUROLOGICI
ROBERT DILTS
Un appunto.
Robert Dilts nei suoi
scritti tra cui “convinzioni” approfondisce i criteri di apertura e
flessibilità psicologiche open
-mindedness.
Ulteriormente nei suoi studi di neurolinguistica e PNL caratterizza il livelli
neurocognitivi _ tra cui uno è l’ambiente _ consistendo nella affermazione che
l’ambiente di persone nonostante possa possedere la tendenza a
deresponsabilizzarsi atta all’overpressuring di Responsabilizzazione dell’ambiente verso l’individuo (Dialettica
vittoria fallimentare del forte verso il debole) _ questa tendenza è una
mistificazione ambientale non vera poiché è spiegato che Ambiente è
responsabile dell’individuo _ nonché la qualità essenziale, il come
esistenziale dell’individuo in relazione alla realizzabilità della fioritura
delle potenzialità latenti dell’individuo non sono variabili solamente
dipendenti ed attribuibili all’individuo bensì in qualità consistente
all’ambiente in cui l’individuo è. Nonché sussiste la libertà dell’individuo il
congedo dagli ambienti non fertili e la ricerca di ambienti maggiormente
proattivi ed efficienti alla crescita interpersonale ed alla salute
fisiologico_psichica dell’individuo.
Non credete in coloro che
pronunciano a voi che sia esclusivamente vostra responsabilità _ nonché abbiate
accorgimento della delega di responsabilità _ esplicare la veridicità della
delega potrebbe creare ripensamento in coloro che velano la loro delega,
tuttavia questo rewinding è raro che accada proprio per la consueta
inflessibilità dei deleganti che non vogliono il loro imbroglio essere
disvelato.
Il principio relazionale
dell’equilibrio responsabilizzante non è la delega bensì la assunzione di
responsabilità atte a determinare la assertività relazionale.
Consiglio la lettura dei
libri principali di Robert Dilts.
IL METODO GNOSEOLOGICO
DELLE UNIVERSALITÀ INTROSPETTIVE
Una teoria alternativa
non congetturale dell’imparare.
Un tipico metodo di
conoscenza è la lettura culturale e lo studio scientifico nonché la deduzione
ovvero deduciamo da una realtà letteraria, scientifica_simbolica già data le
verità culturali ed impariamo, questo metodo deduttivo implica innovazione del sé
conoscente ma non dell’ambiente scientifico poiché la deduzione è una
replicazione di una realtà scientifica già sistemica e non suscettibile al
cambiamento per deduzione del sé conoscente.
Esiste un secondo metodo
gnoseologico che risulta ad oggi forse non nuovo e meno approfondito ed è in
relazione alla conoscenza, alla saggezza ed alla coscienza nonché alla
spiritualità.
Esprimiamo questo metodo
secondo queste regole caratteristiche _ è un metodo aprioristico, è un metodo
autoreferenziale introspettivo, ovvero che è concernente l’analisi autonoma e
individuale dei fatti di coscienza., è un metodo intuitivo ed infine è un
metodo induttivo.
Riflettiamo insieme su
queste caratteristiche.
A priori _ significa
prima della esperienza _ ovvero questo metodo è realizzabile anticipatamente e
indipendentemente rispetto alla presenza di contenuti esterni culturali, libri
di studio, è un metodo autoreferenziale introspettivo _ ovvero è un metodo che
consiste nel valore della nostra mente soggettiva, dell’anima, dell’animo,
della Spiritualità, del subconscio, del sogno, della percezione di aleatorietà,
del sentimento emozionale come sorgenti dell’imparare uniche e soggettive
ancestralmente vere_ autoreferenziale significa che è un metodo gnoseologico
che si basa esclusivamente sul sé stesso conoscente, non in relazione con altre
realtà culturali letterarie scientifiche assimilabili dall’ambiente esterno.
Intuitivo _ l’intuito è
un sistema strutturale appunto sistemico ovvero che ci permette di realizzare
collegamenti concettuali razionali proprio partendo dalle sorgenti
introspettive nonché intuitiva è la coscienza delle sorgenti irrazionali di
emozioni, sentimenti, subconscio, universo onirico sogno, universi dai quali
possiamo imparare elevando noi stessi in coscienza e saggezza.
Incontrare
introspettivamente la mia memoria, provare a conoscere come funziona il mio
ricordare, incontrare il mio sogno, il mio sentimento, imparare come ragiono
come sento, come imparo a perdonare, come gestisco le aleatorietà del caso,
come mi avventuro nel mistero del subconscio, come gestisco la paura e il
coraggio, come sento i miei sentimenti e le mie emozioni _ sono alcuni tra i
miei universi da cui posso imparare, maturare e crescere.
Questo è un metodo induttivo poiché induce
novità di differenza rispetto ai contenuti culturali, puri valori aggiunti di
conoscenza sorgono dalle unicità introspettive soggettive somiglianti ma mai
identici e non surrogabili _ i contenuti gnoseologici che intuiamo da noi
stessi/e altresì destati dalle esperienze personali (Un elemento di libertà dal
principio di autoreferenzialità gnoseologica) realizzano che esistono come
nuova differenza rispetto agli studi scientifici già esistenti e questi sono a
consistere in nuove relazioni con i contenuti sorti dal metodo intuitivo
induttivo. Michele Vitti 16 Ottobre 2023
Grazie a questo metodo intuitivo possiamo
altresì giungere alle complessità degli studi scientifici già esistenti
tuttavia non istituendo come sorgente i contenuti scientifici culturali a cui
vi approda bensì la sorgente è la complessità dell’universo del nostro mindset
e delle aleatorietà del nostro subconscio, sogno, sensi, emozionalità.
Per onestà intellettuale
esprimo quanto ho realizzato intuendo questa proposizione :
“Un sentimento, una
emozione, un desiderio non sono le loro espressioni.”
Successivamente grazie ad
una personale curiosità ho approfondito questa proposizione che ho creato in
internet _ constatando che questa proposizione fosse fondata su basi
scientifiche di psicologia e che questo identico significato fosse una delle
tesi del neuro-cognitivismo.
Presento di seguito i
contenuti scientifici che ho trovato con la rispettiva Sitografia.
Il principio di non
identità tra realtà sentimentale introspettiva e la rispettiva espressione
comunicativa gestuale o dialogica è una tesi del neuro-cognitivismo, una
corrente di pensiero che studia i processi mentali e le loro basi neurali. Il
neuro-cognitivismo sostiene che i sentimenti, le emozioni e i desideri non sono
semplici reazioni fisiologiche o comportamentali agli stimoli esterni, ma sono
il risultato di una complessa elaborazione cognitiva che coinvolge la memoria,
l’attenzione, e altre funzioni superiori. In altre parole, i sentimenti, le
emozioni e i desideri sono costruiti dal cervello sulla base delle informazioni
disponibili e delle esperienze passate, e non sono direttamente osservabili o
misurabili. Damasio ha proposto il
modello del marcamento somatico, secondo il quale le emozioni sono segnali che
aiutano il cervello a selezionare le opzioni più vantaggiose in base alle
esperienze precedenti.
Studi di Joseph LeDoux
sulle vie neurali delle emozioni. LeDoux ha scoperto che esistono due vie
distinte per l’elaborazione degli stimoli emotivi: una via rapida e inconscia
che collega il talamo all’amigdala, una struttura cerebrale responsabile delle reazioni
di paura e di allarme; e una via lenta e consapevole che coinvolge la corteccia
cerebrale, dove avviene l’analisi cognitiva dello stimolo e la sua integrazione
con le informazioni provenienti da altre aree del cervello. LeDoux ha suggerito
che queste due vie possono spiegare come si possa provare una reazione emotiva
prima di averne consapevolezza, o come si possa modificare una reazione emotiva
con il ragionamento.
Gli studi di Lisa Feldman
Barrett sulla teoria dei costrutti psicologici delle emozioni. Barrett ha
criticato l’idea che esistano delle emozioni universali e innate, come la
gioia, la tristezza, la rabbia o la paura, che si manifestano con espressioni
facciali specifiche e riconoscibili da tutte le culture. Barrett ha sostenuto
invece che le emozioni sono costrutti psicologici che dipendono dal contesto
sociale, culturale e personale in cui si trovano gli individui. Secondo
Barrett, il cervello crea le emozioni combinando le sensazioni corporee con le
aspettative, i ricordi, le credenze e le convenzioni sociali.
Universalità
introspettive.
Sitografia
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Sentimento
https://psicologiadeibisogni.it/sentimenti/
Joseph E. LeDoux –
Wikipedia
Lisa Feldman Barrett –
Wikipedia
NEUROCOGNITIVISMO
RELAZIONALE
La tesi che sono ad
affrontare riflette su questi principi.
Sono fondamentali per la
nostra salute le relazioni affettive.
È fondamentale eliminare
e impegnarci a ridurre al minimo le dirimenze affettive, relazionali
definitive.
Sono a realizzare che
importanti studi neurocognitivi esprimono in primo luogo la importanza
dell’avere relazioni dialogiche e affettive. Argomentiamo dell’incremento del
neurotrasmettitore della dopamina che crea benessere in maniera naturale e
sana.
In particolare
approfondiamo che la assenza di relazione nonché il dovere vivere implica la
solitudine che può avere effetti negativi sul cervello e sulle funzioni
cognitive. Alcuni studi hanno mostrato che la solitudine persistente può
causare un declino della memoria logica e delle funzioni esecutive, oltre ad
atrofia di alcune regioni cerebrali associate all’Alzheimer. La solitudine può
anche scatenare comportamenti anomali come paura e aggressività, a causa
dell’aumento di una proteina chiamata neurochinina B (NkB) in alcune aree del
cervello.
Questa proteina modifica
i circuiti neurali coinvolti nella regolazione delle emozioni e del
comportamento sociale.
La carenza o l’assenza di
dopamina causata dalla solitudine aggravata da realtà di abbandono
ulteriormente gravante se caratterizzato da definitività è una condizione che
può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica di una persona. La
dopamina è un neurotrasmettitore che regola le sensazioni di piacere,
motivazione, apprendimento e memoria. Quando una persona si sente sola, il suo
cervello produce meno dopamina, il che può portare a una serie di sintomi
negativi, tra cui.
• Depressione: la solitudine può ridurre la capacità di
provare gioia e soddisfazione, e aumentare i sentimenti di tristezza, colpa e
disperazione.
• Ansia: la solitudine può aumentare lo stress e la paura, e
diminuire la fiducia in se stessi e negli altri.
• Comportamenti asociali: la solitudine può rendere una
persona più isolata, frustrata, e meno propensa a cercare o mantenere relazioni
positive
• Problemi cognitivi: la solitudine può compromettere
l’attenzione, la concentrazione, la memoria e l’apprendimento, e aumentare il
rischio di demenza e Alzheimer
• Problemi fisici: la solitudine può influenzare il sistema
immunitario, il sistema cardiovascolare, il sistema digestivo e il sistema
nervoso, e causare vari disturbi come insonnia, mal di testa, stanchezza,
pressione alta, pressione cardiovascolare bassa, decremento della volontà di
psicoattività motoria.
Riconoscendo le
implicazioni negative sulla nostra salute del rifiuto, della assenza e della
dirimenza relazionale risulta fondamentale la realizzazione della anticipazione
relazionale nonché la nostra facoltà di indurre relazione anticipatamente
rispetto alla realtà di ricevere relazione. Ove possibile realizzare il
paradosso che converte il bisogno di ricevere relazione nella realtà di creare
relazione nonché realizzare a noi stessi una tempra caratteriale adeguata a
com_prendere ed a non soffrire di eventuali rifiuti affettivi_relazionali.
Nonché la strutturazione della relazionabilità sia da fondamentalizzare secondo
una orientazione naturale spontanea e coerente rispetto ad un bisogno umano di
stare bene ed in salute, altresì in funzione della proattività relazionale,
stare bene noi stessi/e affinché siamo a potere essere e divenire un valore
aggiunto per il prossimo.
Adottare uno stile di
vita sano: una dieta equilibrata, un’attività fisica regolare, un sonno
adeguato e l’astensione da droghe possono aiutare a migliorare i livelli di
dopamina nel corpo. Sviluppare interessi e hobby: dedicarsi a attività che
stimolano la creatività, la curiosità e il divertimento possono aumentare le
sensazioni di piacere e ricompensa.
Costruire relazioni
positive: cercare il sostegno di familiari, amici, possono ridurre la
solitudine e favorire l’empatia, la fiducia e l’affetto.
Siamo ora a riflettere
sulle caratterizzazioni della solitudine.
Esiste solitudine di
dirimenza relativa nonché la unità di una separazione relazionale.
Vediamo le implicazioni
della unità di dirimenza relazionale.
Se in principio siamo in
relazione il nostro corpo riceve benessere che neurocognitivamente consiste in
un incremento di dopamina.
Tuttavia mentre e
successivamente la rispettiva separazione il nostro corpo subisce un vuoto che
neurobiologicamente consiste nella dissonanza neurale tra la abitudine di
presenza di un elevato livello di neurotrasmettitore dopamina ed un presente
decremento o assenza di questo neurotrasmettitore.
La risposta neurale
consiste nella ricerca neurale subconscia del metadone nonché la implicazione
mnemonica di ricordare i momenti vissuto insieme con la persona ora assente _
tuttavia questa variazione non sostituisce e non risolve la carenza di dopamina
_ questa dissonanza cognitiva implica ciò che nominiamo sofferenza relazionale
malinconica analogamente caratterizzabile rispetto alle dipendenze nelle fasi
di astinenza da sostanze come oppioidi. Questo meccanismo è un processo
subconscio trascrivibile come la ricerca introspettiva di guarigione.
Tuttavia questo processo
è dinamico e caratterizzato da identità introspezione_estrospezione _ ad una
gradualità nel cambiamento relazionale consiste una sofferenza maggiormente
lieve e graduale, ad una dirimenza imprevista e immediata corrisponde un picco
di discensione dei livelli di dopamina nonché una percezione di impulso di
sofferenza in tempi ristretti, un input di gravosità neurocognitiva non
semplicemente gestibile.
La definitività di
dirimenza relazionale implica la reiterazione in eterno dei sistemi di
conversioni sostitutive atte a colmare i vuoti di dopamina che resistono
costanti nel tempo poiché alimentati dalla strutturale dissonanza cognitiva di
malinconia.
La presenza di una
dirimenza relazionale relativa può realizzare un livello reale e relativo
soggettivo di sofferenza che tuttavia può essere colmato dalla esistenza di
altre relazioni di cui un naturale incremento di dopamina e di bene essere.
Ulteriormente
caratterizziamo la qualità di solitudine totale eventualmente non reversibile
che è una espressione reale della coesistenza di n realtà di dirimenze
relative. Nonché due sono le implicazioni negative:
La prima è che il
processo di autocompensazione non colmabile di dopamina nonché il sentimento
percettivo di sofferenza da abbandono relazionale è elevato a n. Il secondo
motivo è che se non sussiste reversibilità di risoluzione esteriore delle unità
di dirimenze relazionali le relazioni non potrebbero essere gli agenti curativi
per la persona totalmente sola.
Ora valutiamo la analogia
tra identità tra i meccanismi di astinenza relazionale dialogica affettiva e
astinenza da sostanze quali ad esempio gli oppioidi.
Se vi è un metodo
curativo per la seconda dipendenza, possiamo riconoscere antologie catartiche
altresì relative ai sistemi di carenza relazionale.
Riflettiamo affinché
possiamo realizzare un metodo di catarsi.
Una soluzione definitiva,
Autocoscienza a
posteriori, nonché successiva alla coscienza del proprio stato d’animo coerente
con il sentimento di vuoto che possiamo essere ad esperire successivamente ad
un rifiuto, ad un congedo, ad una dirimenza relazionale.
Cosa segue alla volontà
che trasforma la abitudine? L’abbandono della abitudine che ci dava bene_essere
d’assuefazione.
Nonché la esistenza di un
vuoto la cui complessità percettiva consiste proprio nella compensazione del
colmare con una identità la midesima realtà che sperimentammo
consuetudinariamente.
La risposta
neurocognitiva non è nella identità di analogia, bensì nella somiglianza.
Quando noi dipendiamo da
qualcosa è perché abbiamo bisogno non della ontologia della realtà che viviamo
bensì dell’effetto emozionale neurocognitivo che implica soggettivamente a noi
quella realtà. Questo principio è parzialmente vero e propriamente valido per
la dipendenza da sostanze o per il materialismo, questo principio è
ulteriormente complesso per il contesto di dipendenza affettiva in quanto
risulterebbe vera la possibilità di non surrogabilità di una persona ovvero che
sia possibilmente vero che.
Quando noi dipendiamo
affettivamente e sanamente da una persona è dalla relazione con esse è perché
abbiamo bisogno sia della ontologia della realtà che viviamo sia dell’effetto
emozionale neurocognitivo che implica soggettivamente a noi quella realtà.
Ora per la risoluzione
del primo termine è sufficiente un paragone _ ovvero sappiamo culturalmente che
l’uso di sostanze nonostante possa eventualmente indurre a noi uno stato di
bene_essere percepito implica sempre la ontologia di danno alla salute pertanto
è sano ed intelligente rifiutare l’uso di sostanze e risolvere il problema
della compensazione della percezione di bene essere grazie al metodo della
somiglianza ovvero ricercare realtà sane che implichino in noi i medesimi
incrementi di salute neurocognitiva emozionale delle sostanze che ora siamo a
non usare.
La libertà della
alternativa. Ad esempio la emozione di spensieratezza è sanamente accessibile
grazie alla lettura.
Una profonda comprensione
del senso benefico della relazionabilità implica che siamo in potenzialità di
realizzare la compensazione di eventuali vuoti relazionali che sentiamo.
Una saggezza è di
destrutturare il vuoto della sua proprietà lesiva e di riqualificarlo nella sua
proprietà marginale di nuova opportunità relazionale. Nonché una conversione
importante che può infondere in noi catarsi altresì al livello propriamente neurocognitivo
è il rincuorarsi e il rincuorare nonché una compensazione ideale, quale
potrebbe essere un esempio di compensazione ideale? Se il termine reale
abbandono può suscitare sofferenza proviamo a realizzarlo secondo una
prospettiva alternativa _ la libertà, il dono di gratuità, la fiduciosa attesa.
Riflettiamo a livelli ulteriori, angelici, sentiremo in primo ordine noi
stessi/e non in istinto di sofferente rivendicazione bensì di sentire noi
stessi/e persone buone, grate. Ulteriormente risulta sano riqualificare ogni
idealità della bontà dell’abbandono definitivo e del rifiuto in quanto a nostra
comprensione dei termini di non bontà salutare. Abbiamo intrapreso insieme un
significato scientifico_medico del motivo per cui sia bene e sano relazionarci
e impegnarci a mantenere le nostre relazioni, nonché iniziarle.
IL PARADOSSO DELL’ENERGIA
RELAZIONALE
Sono ora a riflettere sul
punto espresso nella pagina seconda di questo scritto “Neurocognitivismo
relazionale”. In cui scrivo:
“Ove possibile realizzare
il paradosso che converte il bisogno di ricevere relazione nella realtà di
creare relazione. “
La questione è vera e
rilevante infatti la stessa mia tesina argomenta che ad un decremento della
relazione della persona sussegue un decremento della relazionabilità, in altre
parole alla esperienza di essere abbandonati segue la probabilità di vivere il
proprio spirito di relazionabilità spegnersi, può accadere che sia
cortocircuitato il meccanismo della naturalezza e della spontaneità del
principiare nuovi incontri relazionali. Per questo potremmo logicizzare che la
relazione : “Sentirsi soli e abbandonati e relazionarsi. “ non sia una
relazione interconnettivi, contestuale, causale logica bensì un assurdo e un
paradosso.
Tuttavia risulta vitale
realizzare la bontà di questo assurdo e di questo paradosso affinché possiamo
giovare di questa realizzabilità. Ciò che andremo a confutare è lo spirito di
adattamento replicativo che annette la analogia tra ciò che esperiamo e la
nostra identità attitudinale.
Approfondiamo alcuni
esempi relazionali coerenti con il principio:
“Sentirsi soli e
abbandonati e relazionarsi. “
Bisogno di Ricevere
relazione e dare relazione. Bisogno di Ricevere affetto e dare affetto. Bisogno
di ricevere conforto e dare conforto. Bisogno di ricevere un abbraccio = fare
un abbraccio. Bisogno di essere perdonati = Perdonare. Bisogno di essere invitati
= invitare. Bisogno di essere compresi = cercare chiarimento e comprensione.
Riconduciamo ora un senso
metaforico tra due nostre macro_esperienze abitudinarie il riposo e la
relazione. Una logica di adattamento replicativo in relazione al contesto del
riposo si spiega in questi termini.
Sono privo/a di energie,
sono stanco/a allora riposo per ricaricarsi. Tuttavia. Avete mai intrapreso un
riposare oltre il quale non solamente non ci siamo ristorati, non abbiamo
ristabilito le energie, bensì ci sentiamo più stanchi, più frastornati ed in
uno stato di veglia dormiente rispetto al tempo precedente al sonno?
Questo paradosso del
riposo stancante consiste nel fatto che il riposo significa un fermarsi, un
abituarsi alla stasi inerziale.
Siamo allora ad
argomentare che il movimento creativo, l’investimento di energie può fungere da
energizzante.
Il Paradosso dell’Energia
( the energy paradox): un’idea comune errata riguardo alla sensazione di
stanchezza è che tu abbia semplicemente bisogno di dormire di più, ma cosa ne
diresti se ti dicessi che è sbagliato? The energy paradox afferma che devi spendere
energia per creare energia, il che significa che più sei impegnato, più energia
avrai. L’energia viene fornita quando è necessaria e se non c’è bisogno di
essa, ti sentirai stanco e svogliato per tutto il giorno.
Ecco perché le persone
più produttive tendono ad avere più energia! Quindi, spesso la soluzione per
sentirsi sempre stanchi è semplicemente fornire il bisogno di più energia: esci
e fai più cose, non meno. Se vuoi svegliarti presto, datti una ragione per
farlo. Fai esercizio quando ti alzi, fai una passeggiata, semplicemente avvia
il tuo corpo: questo è il segreto per sentirsi più energizzati durante il
giorno. Possiamo applicare il paradosso
della energia ai contesti relazionali così ottenendo uno spirito risolutivo
delle problematiche di stanchezza relazionale e realizzare la conversione sana
da bisogno di ricevere a dare. Un principio importante in questo senso è la
chiralità. Il fare è sempre un realizzare. The love you give to others also
belongs to you. Il prossimo non è semplicemente una materializzazione della
identità di noi stessi ma esiste il mirrorng, il coping, la immedesimazione, la
identificazione, i neuroni anticipanti ed i neuroni specchio. È stato
scientificamente dimostrato che questi istinti anticipanti_replicativi
funzionino nei contesti microattitudinali immediati adiacenti gestuali umani
tuttavia ho sentimento secondo una personale autocoscienza non scientificamente
provata che gli istinti anticipanti_replicativi funzionino altresì nei
macro_contesti comportamentali situazionali relazionali a breve termine ed
abitudinari in relazione alle categorie di identificazione, di cosentimento, di
empatia, di pre_veggenza subconscia trascendentale. Se esistono ingenti
probabilità che il prossimo si riveli a noi in significato coerente con la
nostra ontologia essenziale e volontà attitudinale orientativa possiamo
realizzare noi stessi mediante una anticipazione: Se la nostra qualità
attitudinale è alfa, la qualità attitudinale del prossimo è beta e il nostro
sentimento emozionale è gamma.
Riflettiamo sulla
combinazione.
Gamma negativo influenza
alfa negativamente e alfa influenza beta
negativamente.
Ma se anticipiamo come la
eventuale negatività gamma come invariabile e attualmente realizziamo alfa
positivo aumenteremo la probabilità di ottenere beta positivo, e alfa e beta
positivi influenzeranno gamma positivamente.
Nonché una metamorfosi
del prossimo ad essere a priori benevolmente nei nostri confronti è
innanzitutto una caratterizzazione del senso introspettivo dell’insieme ed in
secondo luogo una mistificazione di chiralità, una sincronicità relazionale che
implica relazione di biunivocità, ovvero che noi stessi siamo anticipanti del
prossimo ed il prossimo è anticipante di noi medesimi_ Il significato non si
intenda di essere invariabilmente rispetto al prossimo, bensì in essere
olistici ovvero che ciò che siamo è reale e l’istante qualitativo espressivo
realizzativo è una ulteriorità complessa di bontà che sono catartiche sia
relazionalmente ma in primo luogo altresì catartiche per la persona creativa
stessa.
È importante un
accorgimento che la manifestazione in verità ed in realtà non è mai non fertile
ma la manifestazione è una realtà elevativa esponenziale.
Nonché qualsiasi
realizzazione buona è una unicità di bontà ma non è solamente una unità di
bontà poiché è una entità triplicata _ nonché è unità di ontologia di bontà (la
opera buona reale), 2 è una entità psichica di Autocoscienza _ La bontà
compiuta è simmetricamente un valore aggiunto di sentimento positivo, 3 è una
entità di riconoscenza, la bontà compiuta è necessariamente relazionale poiché
siamo miliardi di persone al mondo e necessariamente un implemento di bontà
indurrà in relazione causale un ritorno di unità di bontà in modalità
probabilmente inconsuete e dissonanti.
Ho intitolato questa mia
tesina breve neurocognitivismo relazionale in principio di consolidare una
mentalità sostenuta dalla logica causale la relazione è salutare _ solamente
una logica strutturale propriamente vitale a chiunque può rescindere ogni significato
di bontà della realtà di atomizzazione sociale che siamo a vivere _ chiunque è
in vocazione di risolvere la complessità del problema della atomizzazione
sociale. In verità nessuno può risolvere la ipercomplessità della atomizzazione
sociale e della atomizzazione culturale ma è una verità che chiunque può
cambiare gli elementi micro_costititivi della atomizzazione proprio sentendo la
importanza vitale della relazionabilità amicale, affettiva, eteto_amorosa e
relazionandosi con le persone a lei vicine altresì sconosciute, la metafora
consueta è assimilare la complessità di atomizzazione sociale come una immensa
scacchiera di pixels da colorare rappresentante le relazioni. Nessuno può
autonomamente colorare la immensità della scacchiera ma è fondamentale che
colori i pixel relazionali a lei vicini _ se tutte le persone colorano di
variopinte esperienze reciproche le loro relazioni con le persone che
incontrano nella loro quotidianità, se provano a ridestare le loro relazioni
ora evanescenti, trascorse o latenti allora la scacchiera pixel risulterà
onnicomprensivamente colorata ed il problema della atomizzazione sociale
risolto. Poiché atomizzazione è tendenza abitudinaria ad elevare la
individualità egoistico_competitivo_materialistica a subordinazione della
assertività di gratuità relazionale _ risulta sano e vitale sovvertire questa
tendenza in aperta critica dei comportamenti egoistici e dirimenti che
quotidianamente siamo a dovere osservare o vivere noi stessi.
La relazionalità
assertiva ed altruistica è nel giusto poiché è salutare mentre l’egoismo
dirimente è nel torto poiché è dannoso per la nostra salute.
Sitografia
https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/neuroscienze/la-solitudine-modifica-il-cervello
UNA LOGIA DELL’UMANO
RICONOSCIMENTO
COM_PASSION DREAM
•To live it is the
lonelyness dreaming.
•In truth we don’t dream
alone _ the dream it is relational dream because life it is relational life.
Look at the stars,
there’s a message in the galaxy.
•I’d care to see through
your eyes.
•You can’t see through my
perspectives, you can’t replace my body.
•If I’d been alone now
the message of the evanescent galaxy should be the abstract message: To live it
is the lonelyness dreaming.
I can’t touch the stars,
and I can’t comprehend the galaxies vastity _ but I’d care to see through your
eyes. My head’ touching yours and in andante my sightseen it is now where it
was yours. Then I can compassionately empathise how you could see the stars _
and to feel how you dream the galaxy in yourself.
The fondness of our
affable touch had been the galaxy message for me.
Nei miei libri ho
considerato di riflettere sulle logie del giudizio _ ovvero sui sistemi che
fondano il nostro giudicare inerente primariamente alla nostra relazionabilità.
In quanto profondamente sono convinto che rievocare, poiché già esistono, i
fondamenti delle strutture relazionali sia fondamentale, poiché la bontà
relazionale non è solamente una meta bensì necessariamente è il primo passo
anticipante di qualunque nostra intraprendenza e situazione di vita con
chiunque, persone sconosciute o superficialmente conoscenti.
Tuttavia sono ora a
dovere riflettere su un livello ancora precedente e fondante le logie del
giudizio, poiché il giudizio è già un buon augurio di attribuzione in senso
qualificativo (In valorizzazione del giudizio buono, etico, assertivo ed in
critica e confutazione del giudizio negativo i cui temi sono stati introdotti
nei miei libri.).
Il modello sistemico
sub-strutturale al sistema di giudizio è il sistema di percezione empatica di
riconoscimento nonché sono da annettere le realtà della qualità della soglia di
attenzione, della reciprocità, della indifferenza, del nichilismo.
Giungiamo a riflettere
sul fatto che non dedichiamo tempo a giudicare se primariamente non abbiamo
avuto la volontà, la voglia, la premura di percepire e di riconoscere.
Una voce che è urgente
curare che è una variante espressiva del nichilismo imperversante è questa:” È
diventata una normalità assoluta il pensiero” Nobody cares to us and to our
creativities, che sottintende il pensiero che abbiamo assolutamente in principio
il pensiero di noi stessi.
“ Ricordiamo che noi
stessi abbiamo Autocoscienza una catarsi dell’egoismo percettivo può consistere
nel comprendere che l’ascolto, la nostra apertura conoscitiva fiduciosa e
curiosa verso il prossimo non sia mai noiosa, poiché è il confronto con il nuovo
e il diverso in contrasto buono con le verità che di noi non sono e che noi non
sono.
Provo ad esprimere le
logiche secondo e grazie alle quali chiunque possa guadagnare in salute
relazionale e in felicità insieme a chiunque. Introduco una mentalità di
estraneazione. Ci riconosciamo per contrasto e confutazione rispetto alle
estraneazioni. Ora sono a condurvi a riflettere sulla possibilità della mia
estraneazione da queste riflessioni _ come se queste riflessioni fossero cadute
dal cielo e condotte a voi dal vento.
Vi ho qui presentato un
paradosso. Qualche saggio lettore o saggio lettrice potrebbe essersi accorto
che in quest’ultimo raccontare scientificamente fantasioso ho provato a
mettervi alla prova, come? In verità vi ho consegnato un principio di
nichilismo percettivo di riconoscimento proprio per strutturare il vostro
allenamento a confutarlo. Riflettiamo.
Ove io vi ho domandato di
rendere me stesso evanescente, assente come la astrazione non pensante del
cielo, sono stato proprio ad attendere persone che mi confutassero sostenendo
proprio il mio nome, esse mi avrebbero nominato, dicendo a me di avermi riconosciuto
e di avere riconosciuto che non sia stato il cielo a condurre a loro queste
scritture bensì io, Michele che sono ora a scrivervi e che sarete a leggere i
miei pensieri _ nonché secondo una logica paradossale ho esemplificato una sana
prospettiva di riconoscimento. Tuttavia ora è bene realizzare una riflessione
di utilità, rammento che oltre al mio ego, sussiste la bontà relazionale
universalizzante _ ritornando alla dinamica esemplificativa tra me e i miei
lettori _ consegue che al riconoscimento dei lettori io dedico ulteriorità di
gratitudine _ e la ontologia della relazione si eleva, migliora, in tutti i
contesti relazionali succede sempre così: ad ogni riconoscimento succede
riconoscenza e ad ogni riconoscenza succede gratitudine _ questa struttura
relazionale sta alla base di ogni collaborazione istantanea ovunque e con
chiunque. La assertività è garante del progresso creativo. Il nichilismo le
apatie sono garanti delle finitudini. Nessuno ha volontà di finire
anticipatamente, nobody wants to live the end of the unborn relational creative
self.
Una riflessione sul tema
della soglia di attenzione. La soglia di attenzione è importante poiché è
fondante l’interesse, che ulteriormente è fondante il riconoscimento, che
ulteriormemte è fondante il “To care assertivo”. Importanti studi scientifici
che concernono la virtualizzazione imperversante indicano che i tempi della
nostra soglia di attenzione si stiano riducendo altresì a causa delle
virtualizzazioni. Una riflessione sul tema dell’interesse in collegamento con
le realtà di soglia di attenzione, di Ego e di rivendicazione _ nonché una
catena che scopriremo non essere benefica né per noi né per le nostre bontà
relazionali. La spontaneità sarebbe questa relazione logica: “Se ad una persona
non interessa né la persona né la mia creatività, allora alla persona non
interessa né lui/lei né la sua creatività.”
Questa relazione è da
evitare, da confutare, da non scegliere poiché è espressione della finitudine
proprio del nichilismo: Una struttura catartica della mentalità precedente è
questa” Nonostante lui/lei non sia interessato/a né a me né alla mia creatività
io mi interesso di lui/lei è della sua creatività. “Questa è una espressione
amorevole e relazionalmente efficiente e proattiva. Nonché coloro che da noi
non si attenderebbero riconoscimento bensì vivono il nostro riconoscimento sono
per elezione di contrasto ulteriormente condotti ad esprimere riconoscenze
verso di noi.
Un ulteriore corollario
del nichilismo È credere nel cambiamento e nel miglioramento intenzionali non
serva a niente. Ricordiamo che nella misura in cui annettiamo il niente nella
relazione ribadiamo e diamo energia al nichilismo _ possiamo convertire il
flusso del nichilismo creando ciò che non è nulla in principio del credo che il
nichilismo non abbia dignità di avere ragione.
Sono a confutare questo
pensiero:
“Il giudizio degli altri
non esiste o è infinitamente temporaneo perché i tempi della soglia di
attenzione sono sottilissimi e ci si dimenticherà presto e subito, il giudizio
è allora una illusione che creiamo noi stessi.”
Il giudizio del prossimo
esiste, è parzialmente vero che percepiamo illusoriamente il pensiero del
prossimo poiché il percipiente interpreta il giudizio del prossimo adducendovi
la propria mistificazione. In misura in cui il suddetto pensiero sia veritiero
è grave che sia così dobbiamo allora orientarci tutti al riconoscimento e al
giudizio buono che sono permessi dalla estensione della nostra concentrazione
ovvero sull’allenamento del rimanere che eleva la qualità e la vastità dei
tempi della nostra soglia dell’attenzione.
Questo pensiero è buono e
migliora la nostra salute:
“Il credo rincuorante.
Crediamo che siamo rincuorati dal fatto che le persone intorno a noi veglino su
di noi, che esistano riconoscenze, nonostante potessero mancare o essere esigue
sono in latente ottemperanza di compiersi.
Questo è un pensiero che
riqualificherà il valore del nostro fare e migliorerà il nostro stato d’animo
mentre ci dedichiamo.”
Diversamente. Questo
pensiero reca danni neuro-cognitivi, cardiovascolari, psicologici:
“Inizia ad agire in
solitudine, non c’è nessuno, se ci fu qualcuno non c’è più.”
Velatamente sono miriadi
i casi in cui noi stessi induciamo in noi stessi questa mentalità gravosa e
lesiva, ed altrettanti sono i casi in cui siano altre persone ad indurla a noi.
Non sono io adesso a
realizzati questo pensiero ma sono a tutelarvi da questa mentalità proprio
avendovi presentato l’esempio del credo rincuorante. Ricordiamo che la
solitudine locale, se le persone a noi vicine non ci sono, non sono in
relazione con noi, questo fatto implica una gravosità ulteriore, la ricerca di
una località alternativa ove ci sentiamo maggiormente parte costitutiva
creativa _ poiché se non si trovano località relazionali, miriadi località non
relazionali consistono nella solitudine globale, nelle universalità di non
relazione _ dedichiamo accorgimento e iniziative relazionali affinché nessun
uomo e nessuna donna dovesse un giorno mai sentire se stessa abbandonata/o a
tal punto di sentirsi irreversibilmente solo/a nell’universo.
BEYOND
Avrebbe viaggiato lontano
e si sarebbe trattenuto/a lì in quel luogo reale eppur idealmente identico ed
avrebbe mantenuto i contatti inviando sovente alcune lettere trascritte in
messaggi in codice.
Presentiamo un gioco di
parole ove nei luoghi ci tratteniamo _ il trattenimento della nostra
autenticità espressiva, il sedare il nostro pensiero è il soffocamento delle
nostre più intime e ancestrali trascendentalità umane, il pensiero alternativo
è ossigeno relazionale, il tacere ed il reprimerci idealmente implica proprio
il sentimento di nausea di asfissia.
Se le individualità
usufruiscano di codici privati per comunicare, questo fatto sia indice della
verità che la società sia arretrata in relazione alla realizzazione di un sano
clima di libertà di pensiero ed arretrata in facoltosità di garantire la affabilità
asseriva dialogica tra diversità, che è proprio il primo elemento fondante la
onestà di identità di appartenenza.
Comprenderete che il
viaggio che dobbiamo intraprendere non è reale se cambiando luogo nulla cambia,
a riprova che viaggiando altrove il sistema potrebbe cambiare ma non è sempre
così _ la persona giunta altrove dovrà mantenere la scrittura in codice creativa
atta alla soggettiva privata comprensione.
I tre principi
fondamentali della assertività di libertà di pensiero e di parola.
1
Le menti sono
fiduciosamente flessibilmente aperte e accettative _ come se fossero il portale
infinito limite da cui influiscono ed effluiscono tutti i venti di idee _
qualsiasi idea è attesa catalizzata premurosamente e adeguatamente gestita e
plasmata _ il portale non è mai chiuso a priori alle idee. Lo spirito ideale
libero.
2
Essere i santi/le sante
della pazienza nonché siamo oracoli della unipatica mutualità di idee.
La nostra energia
proiettiva ideale è la costanza che incede oltre gli impedimenti e gli
arretramenti.
La impazienza vanifica il
flusso sano e naturale del divenire dei flussi di onestà espressivi.
Nonché la repressione
ideale e dialogica è una finzione e una mistificazione che non è maturità, non
è sana, non è onestà, non è efficiente _
Perché?
Poiché ogni autocoscienza
necessita di essere equilibrata da una unipati_coscienza _ ciascuna repressione
non è una espressione _ le repressioni non sono salutari per la nostra mente e
per il nostro corpo, le repressioni sono a priori end of the unborn selves.
Ogni Autocoscienza privata della gemella naturale di unipati_coscienza è una
sospensione nel vuoto poiché non riconduciamo senso umano relazionale nel
nostro pensiero autocosciente ci sentiremmo automi senzienti bensì
insensibilimente idealmente alessitimici. _ se manca il con_cepimento, la
con_cupiscenza, il con_tinuo, la com_prensione, la con_cordia, la con_ferma, la
con_fidenza, la con_fluenza, il con_forto, la con_nessione, la con_segna, la
con_oscenza, la con_secutio, la con_sensività, il co_sentimento, il
con_sistere, il con_siglio, il contatto, il contenere, il conversare, il
convincere, il convivere.
Ora come possono queste
bontà mancare? Esse mancano se manca la relazione di reciprocità ideale e
dialogica. Nonché non è possibile creare tutte queste realtà relazionali nella
solitudine poiché solitudine non è relazionalità e non esiste una autocoscienza
che possa essere simultaneamente Autocoscienza e unipati_coscienza relazionale.
Ma sapete davvero in cosa
consiste la la problematicità più grave e urgente? Che deleghiamo ad assimilare
ed a gestire alla autonomia, ovvero ci lasciamo soli a vivere ed a soffrire le
relatività ovvero non solo le relative semplicità bensì siamo soli ad
affrontare le complessità _ dite ad un giovane ad una giovane che siano
socialmente blindati e taboo censurati incomunicabili poiché non espressioni
del buoncostume i temi di odio, di solitudine, di sessualità, di dipendenza, di
devianze della alimentazione e si verrà a creare il burnout psicologico di
questo ragazzo o ragazza semplicemente perché non riesce a gestirli da solo/a
(i coetanei sono in responsabilità di unipati_coscienza relazionale).
Sono proprio i temi più
importanti e complessi che devono essere esprimibili relazionalmente con
chiunque ed a modo idealmente dialogico nostro _ la normalizzazione della
reciprocità di dialogo delle tematiche complesse realizzano proprio il non
sentirsi soli ed a avere un doveroso diritto di unipati_coscienza in relazione
alle complessità _ sarebbero fondamentali ma non sufficienti i rari dialoghi con esperti considerando altresì che
economicamente non tutti possono permetterselo. Il conforto delle persone care
e conosciute non deve mancare sui temi complessi e qui andrò ulteriormente
asserendo che una maturità di saggezza comprensiva assume che altresì tra
persone sconosciute vi sia esigenza di dialogo sulle complessità
unipati_coscienti _ proprio per agevolare il conoscersi e per ottenere
profondità di relazionabilità tra persone nuove. Ove fossimo colmati di odio ma
questa non è unipati_coscienza. La unipati_coscienza consiste nel dialogo
purificativo di odio, nonché la unipati_coscienza permette che odio non
ristagni, se odio ristagna è perché non è stato com_preso, preso insieme,
riqualificato relazionalmente, e odio stagnante è espresso in attitudini
istintive rancorose.
Non lasciamoci soli/e.
3La non paura. Non temere
le complessità, le complessità abbracciandole dal principio si rivelano docili.
Abbiamo compreso che le
idee conformiste non ci incoraggiano, bensì ci recano il danno della
repressione, la repressione non è coraggiosa, la repressione è vigliacca,
nonché ci insegnano ad essere vigliacchi/e ovvero a non affrontare con dignità
di naturalezza soprattutto le questioni umane strutturalmente ancestrali e
fondamentalmente trascendentali umane, la solitudine, l’odio, la affettività e
la sessualità eterosessuale , la assertività di alimentazione sono
fondamentalità strutturali umane che non devono essere idealmente e
dialogicamente socialmente represse. Il codice comunicativo delle due persone
che si inviarono lettere consisté in questo principio.
Quando leggerai le mie
lettere troverai alcune frasi scritte in blu, quelle parzialità del paragrafo
scritte in blu sono vere, e troverai delle frasi scritte in rosso quelle frasi
sono non vere.
Oltre un vasto periodo
successivo alla partenza giunse una lettera tuttavia trascritta tutta in blu.
Una frase sorprese il
lettore/la lettrice dopo avere letto le vaste scritture paradossalmente sempre
solo positive e apparentemente prive di ogni significato di libertà identitaria
espressiva anticonformista e di umano criticismo.
La frase che sorprese il
lettore fu: Sono qui, molto lontano/a da te e qui le penne rosse non sono né in
vendita né accessibili all’utilizzo. Ulteriormente in valenza filosofica
esistono luoghi reali dove è proibita la espressione di ciò che soggettivamente
sentiamo libertà ma che è in contrasto con la disposizione di libertà
conformista.
La socialità realizza il
progresso della libertà di pensiero se permette e promuove come forma
assimilabile di miglioramento reciproco la espressione delle libertà
individuali altresì se consistono ad essere diverse (non libertà conformiste,
libertà anticonformista) rispetto alla disposizione di libertà conformista.
Il viaggio che possiamo
intraprendere è una ulteriorità ideale nonché una trasfigurazione del pensiero.
PETRICORE
“For what’s worth” è
stata una riflessione persistente nei miei anni passati. Un riflessione che
ebbe inizio negli anni della mia prima giovinezza _ nonché la maturità di
Autocoscienza nel conseguente impegno di realizzare un criterio proprio per
soffrire meno le severità e le vicissitudini della vita. Una risposta è che la
mia vita è un dono. È necessariamente un valore puro aggiunto _ ho sentimento
del valore del mio vivere ad ogni mio respiro _ un arco di vita di alcuni
decenni ad essere ciò che sono ed a realizzare il segno eterno della mia anima.
Il principio “For what’s
worth” cela in sé il soffio vitale della proattività motivata ed insieme della
speranza “FOR”, il senso della presenza creatrice “WHAT IS” _ Il valore di
esistenza _ la importanza. Nonché siamo ad essere noi stessi Il contrasto rispetto
ai tempi in cui più non saremo. Ed è il valore di contrasto che paradossalmente
realizza il fatto che saremo immortali, per sempre anime suscettibili a
rimembranza. Siano trascendenti e trascendentali _ il nostro spirito
trascendentale, la nostra più intima autenticità ancestrale, trascende la
concretezza del reale. Per percepire e per avere accorgimento del nostro senso
di presenza esistente realizziamo la idea del vuoto ora presente al nostro
posto _ è un paradosso poiché noi empiamo lo spazio _ il più profondo
accorgimento del nostro diritto di dignità locale universale, ovunque siamo,
SIAMO, e la nostra complessità è un contrasto rilevante. Tuttavia come non
soffrire? Come non percepire la gravosità delle infelicità? L’inner universe
possiede le risposte, in noi c’è vita _ il senso che rivitalizza e che cura. La
vanità. La non finalità è la sublimazione delle finalità. La impermanenza è
significativa. Piove. Ma ciascuna lacrima di pioggia è un nucleo sensato, ha
dignità di autonomia di significanza. Piove altresì a ciel sereno _ la pioggia
è un flusso di impermanenze _ a ciel sereno i flutti di zefiro ci sfiorano come
ci sfiorerebbero le stille d’acqua. Sfiorare è sfiorire ed insieme è fiorire.
Come può essere questo paradosso? Ad ogni nostro gesto, ogni movimento è un
dono di energia, una unità di energia che dedicando perdiamo, ci indeboliamo e
camminiamo di finitudine in finitudine verso la ultima finitudine che nominiamo
fine e che tuttavia fine non sia. Ed insieme ad ogni nostro gesto fioriamo poiché
doniamo vita, siamo rivitalizzanti ed il rivitalizzare è segno del nostro
ringiovanimento.
Oubaitori. Il pensiero
giapponese secondo cui le persone come i fiori germogliano a modo loro e nei
tempi secondo la loro indole trascendentale.
Ed il sole evapora le
piogge ed il passante che incontra il luogo sereno non intuisce che pochi
giorni prima è piovuto se non per un sentimento generico e generoso di
Petricore, il profumo che resta della pioggia sull’asciutto come risonanza di
fragranza tipica della umidità. La infelicità è un risentimento _ sentiamo
nuovamente e più intensamente una percezione emotiva poiché la paragoniamo con
una mentalità di felicità. La emozionalità è una realtà delicata e proprio per
questo motivo è in dignità di non essere trascurata _ scegliamo per un momento
il paradosso assurdo di non pensare in termini di dicotomie e di paragoni _
poiché le dicotomie realizzano scissioni _ ad esempio tra inner mindset e
outside environment _ allora otterremmo un sentimento intuitivo olistico,
nessuna scissione tra noi stessi e l’universo _ una essenziale ancestrale
Autocoscienza di unità. Nonché una auto_consapevolezza di auto_catarsi del
nostro coesistere a vivere altresì le vicissitudini tuttavia secondo intuizioni
orientative nuove ed innovatrici. Il nostro essere bene è garante del nostro
bene essere _ ad un livello primitivo essere bene significa essere lacrime
vulnerabili e simultaneamente impermeabilmente cangianti _ il divenire è la
catarsi del gradiente d’infelicità dell’essere _ l’acqua è impermeabile allo
zefiro.
OVERALL WISDOM
Le persone altresì adulte
possiedono criteri di giudizio labili e congetturali che implicano
complicazioni di vicendevole incomprensione relazionale. La educazione parte
allora in principio dal riconoscimento dei valori
che possediamo e che non
sono sani e efficienti, dalla destrutturazione e dal disimparare i valori non
sani, dirimenti e non efficienti (valori non sani di cui il sistema sociale è
altresì promotore, creativo e garante per motivi egoistici economici.). Dobbiamo
prendere in considerazione il disincanto che il criterio di “Normalità”
conformista di cui la società è destinataria non sia necessariamente emissario
di valori umani, buoni, efficienti , utili.
Da dove riconosciamo i
valori sani?
La lettura degli illustri
scrittori spirituali/ emissari della loro esperienza in chiave eticizzante sono
catartici _ gli scrittori esprimono altresì sano anti_conformismo. Il passato
può essere catartico ove possiamo Ottenervi una multi_contestualità percettiva nonché la saggezza del giusto
giudicare non caratterizzato da avventatezza. Non si richiede a tutte le
persone di ottenere le lauree in giurisprudenza, in letteratura, filosofia e in
psicologia con i conseguenti anni di studi magistrali e di esperienza di vita
strutturante. Ma è consono che siano divulgate e insegnate nelle scuole le
teorie strutturali e simboliche proprie della giurisprudenza, della psicologia,
della letteratura in relazione a come relazionarci bene, giustamente ,
efficientemente . Fare un riassunto dei sistemi del giusto e bene percepire e
del giusto e bene giudicare. Nonché non dobbiamo trascurare i valori emozionali
sentimentali di percezione emotiva/emozionale/affettiva/amorosa ed insieme non
trascurando la teoria delle aleatorietà di intuito/istinto/subconscio umano.
Poiché tali strumenti costituivi della facoltà di diritto di giudizio non
devono appartenere a rare persone ma a chiunque . Scrivo in termini di
reciproca dignità di coscienza di giustizia relazionale _ la facoltà di
giudizio è di chiunque e se in percentuali elevate siamo inesperti nella
facoltà del giudizio incrementa la probabilità di incomprensioni e di non
ottimizzazione delle nostre energie in termini di potenzialità relazionali e
reazionali La maggior parte delle
divergenze e inesorabilità relazionali sorgono proprio dal non essere in
possesso dei giusti criteri strutturali di giudizio e di percezione
riconoscente di assertività autonomizzanti. L’impegno di creare ovunque
ambienti assertivi e inclusivi in cui esistano persone in possesso delle
facoltà di caregiver. Rammentiamo che i professionisti di suddette scienze, la
giurisprudenza, la psicologia, la letteratura, la filosofia investono perlomeno
un decennio di studi, di esperienza e di riflessioni per la giusta, ottimale,
efficiente esibizione relazionale che può avere vastità di tempo esigue, pochi
minuti, poche ore, poche giornate, raramente di mesi di intraprendenze _ ma
chiunque di noi è in vocazione di esibizione ottimale non solamente rare
persone pertanto chiunque deve essere e divenire in possesso dei prerequisiti
ottimali del bene e giusto agire indipendentemente dalle aleatorietà e dalle
vicissitudini ambientali. Non è un bene che una maggioranza che non si
com_prende debba avere bisogno di una minoranza atta a risolvere incomprensioni
del momento superficiale, raramente delle strutture fondamentali che curano il
sistema e non la manifestazione non adeguata contingente del sistema . Non
sarebbe più saggio insegnarci profondamente i principi risolutivi simbolici che
possiedono i rari studiosi? Consegniamo a noi stessi i criteri ultimi
fondamentali di assertività _ altrimenti resiste la probabilità che non ci
comprendiamo. Ricordiamo che la cultura crea necessario possedimento di
ulteriori strumenti conoscitivi che implicano ulteriori valorizzazioni e
riconosciuto che ogni relazionalità è chirale otterremo valorizzazioni in
ritorno. Una ulteriore riflessione per soffrire di meno. ln misura in cui non
abbiamo cura della persona in ciascun nostro nucleo relazionale siamo in
presente sensibilità di vivere tristezza _ e dell’incremento delle finitudini o
fini inesorabili delle nostre relazioni relative che in casi della
atomizzazione si risolvono nella solitudine globale, abbiamo già coscienza dei
danni della solitudine. La felicita è necessariamente un valore relazionale. I
germogli della saggezza universale sono disponibili gratuitamente, la
elevazione assertiva è un nostro diritto_ qualsiasi intraprendenza relazionale
_ la assertività relazionale ed i suoi corollari di percezione, giudizio,
affabilità, mutualità, coevoluzione
resurrettiva delle finitudini _ sono fondamentali a realizzare il progresso in
primo luogo relazionale in secondo luogo del contesto di intraprendenza
relazionale che implica una variazione positivizzante degli altri aspetti della
nostra vita. Se perseveriamo a fondare i nostri giudizi motivazionali
attitudinali su criteri strutturali non sani non ci comprendiamo e ne soffiamo
e procrastiniamo la vicendevolezza di felicità è la nostra efficienza di
creatività. Mai rapportarsi con il prossimo in pregiudizio che non sia
adeguatamente intelligente _Rendiamo noi stessi consapevoli della realtà che
ciascuno sia in possesso di potenzialità intellettive ulteriormente denotate di
saggezza.
Una via letteraria
creativa • Realizziamo collegamenti concettuali artistici tra elementi distinti
dai miei libri.
La realizzazione di
OVERALL WISDOM.
Numerosi laureati,
ricercatori e professionisti in ciascuna delle quattro discipline
giurisprudenza, psicologia, letteratura, filosofia realizzino un riassunto di
ciò che hanno imparato in relazione ai temi trattati in Overall wisdom _ che in
un secondo momento si incontrino e realizzino un trattato di alto livello di
inclusività efficiente culturale, un documento risultante dalle quattro
discipline. Il documento sarà pubblicato gratuitamente e divulgato.
UN PRINCIPIO DI
RESPONSIVITÀ
POICHÉ QUALUNQUE
RELAZIONE NON SIA MAI UNIVOCA E UNILATERALE BENSÌ RECIPROCA DISPONIAMO CHE:
Il rifiuto relazionale ed
altresì l’evitamento situazionale siano una qualificazione responsiva di tipo
di impreparazione gestionale_ nonché si dimostra la lacuna dell’osservatore
percipiente insieme in forma di carenza collaborativa di responsività insieme
alla eventuale carenza attitudinale del giudicato/a. Coloro che dispongono
evitamento o dequalificazione esprimono con la negazione il loro non coraggio,
il loro non orgoglio e la loro carenza di strumenti gnoseologici caratteriali
atti alla gestione efficiente di dissomiglianze attitudinali _ nonché i saggi
non evitano, non giudicano con voto negativo, non puniscono coloro che errano
bensì gestiscono efficientemente la qualità attitudinale non conforme o
disfunzionale convertendola in funzionalità ed utilità sia per la persona che
educano sia per la comunità. In quanto riqualifichiamo l’errore o
l’imperfezionismo attitudinale come forma intellettiva alternativa
variantizzante. L’idea consiste nella percezione innovativa dell’errore come
forma richiamante una sorgente da cui possiamo interpretare nuovi sistemi di
saggezza. Dobbiamo impegnarci affinché esista e sia ammissibile una etica
paradossale secondo cui ogni dirimenza non abbia valore divisivo bensì abbia
valore conciliativo insieme ad una mentalità di opportunità di collaborazione
giovevole al miglioramento. La felicità del miglioramento è onnicomprensiva
ovvero può esistere in qualunque situazione relazionale ed è allora un elemento
efficace e risolutivo delle finitudini relazionali.
La facoltà gestionale
dell’errore è un elemento qualificativo della filosofia della gestione
autocosciente del negativo. Comprendiamo che ad elevati livelli
prestazionali_gnoseologici come ad esempio nella didattica universitaria di
medicina, giurisprudenza, ingegneria, psicologia una flessibilità sul criterio
dell’errare non è ammissibile poiché errori logici, matematici, attitudinali,
gnoseologici possono implicare danni, il paziente non verrebbe curato né
fisicamente né psicologicamente , si realizzerebbe ingiustizia invece che
giustizia, la infrastruttura architettonica cadrebbe in evidenza di errori
ingegneristici _ nonché il medesimo principio di flessibilità sull’errore non è
conciliabile sulla base di errori contestualizzati nei criteri di incolumità
umana, non sono ammissibili errori attitudinali che ledano la incolumità di
vita e di libertà del prossimo. Tuttavia in verità è palallelamente una verità
che non possiamo generalizzare l’iper_perfezionismo in qualsiasi infinitesimo
ambito della vita di qualunque persona soprattutto in ambito relazionale poiché
perfezionismo può significare severità _ questo sta a significare che non
chiunque è obiettivamente medico, giudice, avvocato, ingegnere, psichiatra o
prematuramente sensibile ad essere gravemente lesivo/a _ pertanto non è da
applicare la gravità dicotomica della perfezione della logicità matematica a
qualunque micro_situazione relazionale attitudinale poiché abbiamo compreso che
la iper_matematicizzazione non realizza un clima relazionale umano, sano,
libero, respirabile nonché realizza un flusso di gravità di serietà e
definitività di negazioni velate o manifeste fuori luogo e che non sono sane
per la nostra salute psicologica ed altresì relazionale_fisiologica.
CONTIGUITY
LA RUGIADA ATTITUDINALE
Esprimo una ottica di
bontà, di semplificazione, di cura di cui noi stessi siamo in vocazione di
essere creatori, creatrici.
Le realtà che creiamo
esistono.
Sembra un principio
denotato di una estrema semplicità ed una ovvietà, di necessità.
Tuttavia abbiamo l’
accorgimento importante della necessità che le realtà che creiamo esistano
nell’universo sono e consistono della qualificazione e della natura con cui le
abbiamo realizzate . Una esternazione attitudinale individuale riqualifica la
relazione non solo di un nucleo comunitario bensì ha una rimembranza estensiva
universale che ammette rivelazioni estemporanee future.
Ora trattiamo della
necessità di comprendere che ciascuna stilla di negativo che iniettiamo
esteriormente esiste _ badiamo che se siamo arcieri di frecce avvelenate noi
avveleniamo il nostro prossimo il quale/la quale reagirà verso i suoi arcieri e
verso altre persone attitudini velenose e non sia egli stesso stessa il solo/la
sola responsabile delle attitudini velenose, bensì la sostanza di odio velenoso
iniettato dall’arciere _ si realizza la fattibilità della responsabilità
addebitata alla fonte del principio della catena di negatività. Ricordiamo che
il nostro prossimo assimila e purifica bensì è umano consistere che una persona
non sia totalmente in facoltà di saggezza di purificare autocoscientemente la
totalità del negativo che eventualmente l’ambiente è le persone gli/le
delegano. Allora impariamo per conversione che la più aurea purificazione è la
purezza dell’esternare sempre stille di tersa rugiada attitudinale poiché è
sempre solamente in grazia di questa direzione che abbeveriamo il prossimo di bontà
attitudinali, bontà che ritornano a noi _ convenendo che la tersa acqua è
sempre e comunque catartica da un canto poiché mantiene costante il livello di
sanità e freschezza autocosciente attitudinale comune, d’altro canto cura e
migliora i caratteri di negatività eventualmente presenti nella nostra anima e
nella anima del prossimo. Per questo sono ad asserire che qualsiasi attitudine
di rivendicazione, di vendetta, di replicazione punitiva, di trascuratezza, di
indifferenza, di abbandono sia universalmente non proattiva e ulteriormente
aggravante ed incattivente nonché non garante della sana volontà
riqualificativa di miglioramento comune.
Sì esprime il concetto di
riflusso di contiguità _ nonché ad ogni espressione di flusso coincide il
coerente riflusso nella logica di identità che il movimento sia movimento
asserendo che altresì la stasi sia una forma di movimento.
Allora quando agiamo
invariabilmente dai motivi ambientali che qualificano il mostro agire
riflettiamo sulla istantanea qualità del nucleo attitudinale secondo questa
dicotomia: esprimiamo nell’ambiente una goccia di veleno attitudinale o
esprimiamo nell’ambiente una stilla di rugiada pura e purificativa? In
associazione del ricordo logico che il negativo che andremmo esprimendo non sia
una evanescenza bensì che sia una realtà con la quale altresì noi medesimi
mediante la mediazione del prossimo dovremo confrontarci.
Giungiamo a capire perché
ogni forma di egoismo non sia né utile né migliorativa poiché si esprime la
logica di contiguità che la egoità sia subordinativa nonché realizza il
reflusso di reciprocità di dequalificazione della persona egoica da parte dei
subordinati.
(Questa dequalificazione
non è una percezione dei subordinati, bensì è la manifestazione essenziale
della persona egoica poiché è una verità di intenzionalità introspettiva
presente di iniziativa egoistica che qualifica di egoismo l’essere). L’egoismo
è una privazione sia verso coloro che detengono le proprietà materiali,
culturali, potenziali poiché ogni passività inerziale attitudinale ritorna a
loro medesimi/e in forma di stasi di investimento ed in precarietà di bontà
relazionali, la povertà della ricchezza si esprime nella immobilità egoistica
delle proprietà, sia verso terzi che non possono realizzare senso di
riconoscenza in assenza di ogni spirito di gratuità. D’altro canto è il puro
valore aggiunto relazionale di gratuità che esprime la libertà umana dal denaro
_ poiché è l’umano a subordinare al maggior possibile giovamento umano
comunitario lo strumento denaro _ non sia il denaro a reprimere le dinamiche
interconnettive di flusso di interscambio di Bontà relazionali propositive
necessarie alla felicità umana universale. San Francesco donò le proprie
ricchezze di pregiati tessuti d’arabesco_ egli
dimostrando il coraggio di essere esempio di gratuità fu un importante
esempio di progresso umano universale nel più degno e profondo significato di
collaborazione comune per la crescita insieme e simultaneamente fu esempio di
efficienza migliorativa nonché messaggero della rilevanza fattuale di esprimere
sempre stille di rugiada attitudinale universalmente migliorative.
CONFLICTING LOVE
Una complessità del
subconscio la ambivalenza della nostra possibilità che simultaneamente sia la
volontà di una realtà e la volonta della negazione della realtà gemella.
Si spiegherebbero i
meccanismi strutturali alla base delle dipendenze nelle quali la complessità
della razionalità orienterebbe verso una via mentre la complessità subconscia
orienti verso la via opposta.
Se la complessità
subconscia è una entità psichica avente maggiore autorità di influenza in
relazione alla autorita di integrità razionale personale di tempra caratteriale
allora la persona comportamentalmente seguirà la via opposta alla sua ragione
ed alla espressione comunicativa razionale.
Il subconscio è un flusso
non replicativo imprevedibile.
La ambivalenza subconscia
consiste nell’abitudine di dissonanza cognitiva tra esperienza reale e
esperienza mentale, immagtnario e sogno _ crediamo per vedere mentre vediamo
per credere _ ovvero la osservazione è una mediazione alla realizzazione
psicologica interpretativa del reale. Infatti non è possibile vedere poiché il
pensare di vedere é onnipresente e onnicomprensivo. Il cervello non solamente
rielabora le immagini il cervello anticipa ed elabora le immagini.
Il conformismo
gnoseologico culturale é un sistematico allenamento a conoscere e credere
chiunque analogamente ugualmente e secondo i medesimi sistemi conoscitivi. Ma
la analogia gnoseologica non é trascendentale, non è una struttura identitaria
innata, pertanto è una ulteriore verità che chiunque parzialmente idei la
medesima realtà da osservare in qualità e in maniere diverse.
Il mindset dell’assurdo
può essere la affermazione della negazione, la realizzazione della irrealtà,
consiste in una delle vie creative della innovazione e l’accesso immediato alla
impossibilità.
Il vocabolario esprime
che “Assurdo” significhi “Ciò che non puo essere pensato poiché privo di ogni
fondamento razionale.”
Ma è davvero vero che ciò
che sia privo di fondamento razionale non possa essere pensato? No, non
necessariamente, la irrealtà è proprio ideativa immaginaria _ nonché al
pensiero assurdo realizziamo di noi stessi/e il sentimento assurdo, la
complessità emozionale non ha leggi oggettivamente qualificabili razionalmente.
Nonché questa irrazionalità è altresi garante di episodi di amore _ un esempio
è la possibilità della non consonanza tra comportamenti immediatamente
adiacenti bensì non coerenti.
Il bacio che segue il
litigio, o coloro che si comprendono proprio giungendo ad affermare di non
comprendersi.
La contraddizione è
l’enunciato che qualifichiamo come illogico e falso poiché è in ontologia la
sua negazione, ma la falsità la illogicità non sono irrealtà ma una
caratterizzazione reale del trascendentale subconscio umano.
Assumere che le
dissomiglianze siano somiglianti è una logica poiché tra loro le dissomiglianze
possiedono elementi di somiglianze, ma la non logicità subconscia consiste
nella ulteriore possibilità delle identità delle diversità, in senso ontologico
che sia come non è. Come può essere come non è?
Una via di comprensione.
ll non essere rivelato una realtà vera latente invisibile ma esistente
nell’essere.
MINDSET COMPLETIVO
La accettazione, la
relazione con l’errore (non la paura dell’errore) realizza che siamo efficienti
dinanzi alle capacità gestionali proprio della nostra risolutività. Chi insegna
la paura dell’errore ci mantiene immaturi e facilmente eteronomizzabili poiché
decrementano la nostra capacità incrementabile di problem solving e la nostra
dipendenza proprio verso coloro che ci eteronomizzano e che hanno una facoltà
gestionale delle complessità superiore rispetto alla nostra _ fare esperienze.
rielabolarle. arricchirsi altresì delle metodiche risolutive dei nostri
eventuali errori. É importante riflettere su queste interconnessioni logiche.
Una abitudine alla
punizione e alla paura verso gli errori contestualizzati in una ideologia
attitudinalmente perfezionista _ implica ipersensibilità nei confronti dei
nostri e degli errori del prossimo _ nonché la normalizzazione di aspetti
punitivi nei confronti dell’errore o delle differenze attitudinali. Allora se
abbiamo il mindset perfezionista ed i mindset della paura e della punibilità
dell’errore applicheremo vendetta _ ( la iniquità è non replicativtà, La equità
è replicativa.)
Ovvero un valore aggiunto
di rivendicazione sproporzionato rispetto alla onestà di misura di negatività
non ingente della qualità attitudinale osservata. Ricordiamo che punibilità è
rivendicazione che non è utile poiché adduce una ulteriore negatività ad una
negatività già esistente. Con il mindset perfezionista perdoniamo di meno e
meno frequentemente_ siamo più severi se siamo ipersensibili ed impauriti /e
nei confronti dell’errare. Diversamente una maturità di integrità in
ottemperanza della assimilazione di flessibilità nei confronti degli sbagli
realizza maggiore bontà _ non dimentichiamo che la bontà è altresì in relazione
alla riconoscenza, alla gratuità ed al perdono ed in relazione alla non
severità. La bontà è certamente priva di caratteri rivendicativi.
Non temere _ è una summa
che è scritta in molteplici paragrafi della Bibbia. La paura implica
annichilimento. Se applichiamo paura nei tratti dell’errore lo subiamo non ne
risultiamo arricchiti/e _ la punizione dell’errore interiorizza la eliminazione
in totum del contesto erroneo _ non induce mai la comprensione e la riflessione
dell’imparare.
Nonché paura è dirimente
_ paura è elemento passivo gemello dell ‘elemento di aggressività attiva della
severità _ per questo non dobbiamo permettere tratti di paura nelle dinamiche
relazionali bensì il coraggio di affrontare. La ammissione e la comprensione
delle fragilità umane. Un esempio di elaminazione in totum è la eliminazione
definitiva della relazione con una persona per uno sbaglio relazionale.
La sana gestione e
comprensione non assume la dirimenza con la persona che sbaglia o nei confronti
di cui crediamo abbia commesso uno sbaglio relazionale ma il suo incontro _ la
comprensione con noi, ulteriore tempo di dialogo. La nuova educazione insieme.
Questa seconda è la via della crescita non solamente vis a vis. Bensì altresì
comunitaria. Generazionale.
Mi comprendete che sia
necessario un ridimensionamento dei criteri attributivi di bontà. Dovremmo
imparare un mindset completivo che integri, che arricchisce, che migliora, che
realizza valori presenti di positività aggiunte e rinunciare ad un mindset eliminativo
anacronistico, attempato, decadente perché visibilmente non utile e non umano.
Un mindset di emancipazione di libertà di autonomia non di abitudine alla
dipendenza o alla subordinazione dell’asservire.
COLORE MADREPERLATO
•
“Abbiamo sempre pensato
che la felicità arrivasse domani. Tuttavia ci accorgevamo di non riuscire a
raggiungere la felicità.”
•
Presi un quaderno da
disegno con le pagine madreperlate bianche. E cominciai a sfogliare le pagine
sempre dapprima lentamente poi sempre più velocemente lasciando trasparire
ansia ed irrisolutezza. Presto giunse la ultima pagina del quaderno ed il retro
della copertina.
Attesi un istante
osservando le persone intorno a me. Poi ripresi in mano il quaderno con le
pagine bianche madreperlate aprii la prima pagina di copertina e notai che già
questa fosse una facciata madreperlata bianca. Allora presi dapprima una matita
grafite e vi disegnai alcuni segni. Poi chiusi la front page di copertina.
Attesi un nuovo istante. Riaprii il quaderno alla prima pagina e così delle
matite colorate e colorai i segni che ebbi ideato. Poi rinchiusi il quaderno.
Attesi un istante e dissi:” Potremmo avere sfogliato il nostro quaderno fino a
terminarlo _ abbiate creduto che sia una metafora del perdere il tempo. Forse,
ma ulteriormente è importante sapere di quanto spazio sia il nostro destino di
potenzialità latente in cui possiamo investire le nostre creatività,
investiremo il tempo per conoscere lo spazio e soprattutto imparando per
contrasto un nuovo accorgimento che la nostra vocazione di creatività deve
essere rivelata, che sia importante non lasciare le pagine madreperlate
bianche, che sia importante ritornare alle precedenti pagine vuote per non
lasciare spazio al bianco “Perché sei andato a capo nella pagina successiva? Ti
restava una linea vuota in questa facciata . Per non lasciare spazio al bianco
se non per nostra coscienza e volontà di libertà creativa, anche la grafite
bianca e la carta bianca madreperlata hanno la loro dignità.
L’EVANESCENZA DELLA
ATTESA
Una riflessione sul
pensiero relativo ai temi di attese e amore che ho letto.
Il pensiero:
Il ‘ti aspetto’, a parer
mio, è una delle forme d’amore più beffe in assoluto. E una sorta di promessa,
è come dire ‘vai pure che s tanto io sono qui, ti aspetto, non mi muovo’. E
peggio che dire ‘ti amo’ perché fondamentalmente tutti amano ma aspettare,
aspettare sul serio, vedere il tempo scorrere è cosa di pochi. Molti dopo un
po’ si scocciano e se ne vanno ma aspettare, aspettare qualcuno che si ama,
aspettare veramente è qualcosa che va oltre l’amore. Io non dico ‘ti aspetto’
alle persone che per me significano poco, insomma, io dico ‘ti aspetto’ a chi
mi voglio portare accanto, alla persona che ritengo il giusto incastro per me.
E quando una persona vi dice ‘ti aspetto’ non prendete queste parole sottogamba
perché non è da tutti saper aspettare ma è da tutti dire ‘ti amo’.
La mia riflessione:
Premettiamo che l’attesa
sia necessariamente una preghiera, il carattere della preghiera è la fede _ la
fiducia nel prossimo. La preghiera è una meditazione di premura _ il pensiero
della malinconia di qualcuno che a noi non è ora presente realizza necessariamente
un cambiamento nella relazione .
I poli nei luoghi ideali
si avvicinano _ i frutti della malinconia si disvelano nel momento
dell’incontro successivo a lunghi periodi di separazione.
Ma abbiamo coscienza del
fatto che la attesa è una realtà poliedrica.
Sicché il silenzio è una
realtà variabilmente classificabile. Poiché che cosa è assente nel periodo di
lontananza di attesa? La unipatia del sentirsi vicini che necessariamente
implica fiducia.
La promessa della attesa
consiste in primo luogo in un dono di libertà.
Le promesse possono
essere disattese ed è necessariamente una realtà che sia importante non
trascurare _ da un canto il fatto che si disattenda una promessa è espressione
della realizzazione di dono di libertà, d’altro canto il fatto che una promessa
sia disattesa è espressione da un canto delle influenze di aleatorietà con cui
siamo a dovere convivere tra cui il nostro subconscio ed insieme della realtà
del ripensamento _ che è una verità legittima seppur denotabile della rilevanza
di Autocoscienza di responsabilità di orgoglio di riconciliazione insieme alle
persone che sono rimaste deluse e interdette dalle nostre attitudini spaesanti.
Attesa è inoltre un
sacrificio _ in fatto significa la
scelta autonoma di non intervenire personalmente nella dinamica
relazionale e di delegare alla altra persona il come dell’andamento della
nostra relazione.
La poliedricità della
attesa può essere altresì percepita nella accezione di indifferenza _ sì la
persona che è attesa in un periodo di separazione non vorrebbe essere attesa,
forse desidererebbe che noi in primo luogo agiamo urgentemente affinché siano ridotti
i tempi di attesa. Accadde che chi si attese per alcuni mesi, ebbe un litigio
silenzioso di inesorabilità di fine relazionale, essi giunsero a non volersi
più incontrare ed ovviamente seppur credendo la fine relazionale non la misero
mai in discussione poiché non si incontrarono e non comunicarono e giunsero ad
attendersi per l’intero arco della loro vita.
Che cosa si attende? Si
attende una idea _ può essere una proiezione di come potrebbe essere il momento
del ritorno di una persona, può essere una idea di come sia e di come stia nel
momento del ritorno una persona. Tuttavia il pensiero è una inazione seppur
orientativo è una inazione, ciascuna inazione è una procrastinazione. Perché
dovremmo attendere di viverci? Esistono molteplici gerarchie di urgenze. Basti
che la aleatorietà crei nuove combinazioni di gerarchie e il senso di
consistenza valoriale della nostra attesa diverrà evanescente _ forse non per
la nostra resilienza di fede _ bensì per il cambiamento del reale che
realizzerà il nostro disincanto _ allora non attenderemo più, attenderemo
altrove.
Ricordiamo che la attesa
è una preghiera che non è unilaterale. Mentre noi attendiamo induciamo il
prossimo ad attendere ed ad avere la medesima tempra di resilienza di passività
fiduciosa che noi agiamo _ il prossimo può allora non consistere né caratterialmente
né consistere in un ambiente dedicato alla assoluzione della nostra richiesta
di attesa. Attesa potrebbe proprio significare non avere premura, non tenerci.
Potrebbe significare realizzare dignità di libertà del tempo indipendente dalla
nostra presenza bensì altresì sta a significare non dedica di dignità alla
nostra salvaguardia e bontà relazionale e di conseguenza nemmeno a noi medesimi
nel senso di anime relazionali.
Una domanda risulta
urgente e fondamentale. La attesa è una grave anticipazione della finitudine e
più gravemente è anticipazione della fine.
Ricordiamo che il
silenzio e la non iniziativa relazionale consistono nelle prime cause della
Stagnazione relazionale.
Adesso che cosa vogliamo?
Se vogliamo la preghiera allora preghiamo, e pregheremo per molto tempo. Se
vogliamo una utopia ed un ideale di amore evanescente sogniamo, e sogneremo per
molto tempo. Se vogliamo una persona qui con noi la cerchiamo proprio adesso.
Chi si vuol bene non si
attende poiché attendersi può significare perdersi. E la possibilità di
separazione inesorabile non è permessa né ammessa da persone che hanno premura
relazionale.
Paradossalmente secondo
una prospettiva alternativa diremmo “Ti aspetto” alle persone che secondo noi
hanno un valore minore, le facciamo attendere, procrastiniamo a loro la
relazione con noi. Verso le persone che veramente amiamo non attendiamo, invece
sacrifichiamo con urgenza altre realtà proprio per incontrare le persone che
amiamo. Non si attende chi si vuol portare accanto. Si porta a noi è insieme a
noi chi si vuole portare accanto_ il cercarsi e il tenersi.
Che cosa attendiamo? È
impossibile che adesso attendiamo esclusivamente una sola persona. La
combinarietà degli elementi per cui proviamo malinconie sconvolge ogni nostra
razionalità proiettiva e realizzativa.
Nell’attesa invecchiamo
soli. Presupposto che le opportunità di incontro di qualità relazionale non
sono e non saranno miriadi. _ L’attesa cambia le variabili di come siamo, e
potremmo non amarci per come saremo diventati.
Abbiamo compreso che
siamo noi stessi proprio ora ad essere persone iniziatrici della realtà? Se
attendiamo siamo persone iniziatrici di attesa che è un principio di solitudine
e orientativo di procrastinazione di relazione.
BEYOND IMPERMANENCES
QUALUNQUE TEMPO SOGNA DI
AVERE PIÙ TEMPO
Siamo il tempo.
È questa verità ad essere
rivoluzionaria.
Poiché se siamo il tempo
possiamo realizzare il tempo per la nostra salute.
Ci sono due tempi umani.
Il tempo umano individuale e il tempo umano relazionale.
In principio realizziamo
che i due tempi devono essere bilanciati, nonché non deve esistere che uno dei
due tempi umani non esista.
Approfondiamo il tema del
tempo umano relazionale _ la salute neurocognitiva e cardiovascolare prescrive
la riduzione al minimo degli addii relazionali soprattutto definitivi poiché
recano compromissioni psicologiche e fisiologiche nel continuum dal momento che
l’addio è compiuto in quanto a dissonanza cognitiva di malinconia nonché la
presenza del ricordo e la assenza della relazione con la persona pensata
inesorabilmente. Secondariamente siamo ad accorgerci che la dialettica della
“Butterfly” che chiariamo essere effige simbolica della impermanenza non ci fa
bene in principio poiché normalizza il flusso dei congedi, in secondo luogo
poiché realizza la rarefazione di ciascuno dei nostri tempi relazionali. Sono
ad intervenire per affermare che se siamo il tempo del Noi è fondamentale che
ci diamo tempo insieme e che dedichiamo il nostro tempo. Ma la dedica del tempo
non è solamente cronologico _ una persona potrebbe dedicare 10 anni di tempo
relazionale bensì one sided _ ma questa dedica di tempo non sarebbe efficiente
riconoscendo che nonostante la vastità della variabile del tempo relazionale
cronologico non sussistono intensità di reciprocità di tempo umano relazionale
in qualità unipatica. È un esempio qualificativo il consistere insieme mentre
non si con_siste _ iconico è il tipo relazionale delle relazioni tra persone
che non investono nella curiosità reciproca _ nonché mentre si è insieme si è
altrove e si dice dell’altrove.
non ci si conosce
reciprocamente, si dice ogni giorno del blu del cielo _ talvolta il cielo sarà
sereno, talvolta nuvoloso allora si parlerà delle nubi bianche _ tuttavia
questa dinamica non è relazionalmente efficiente poiché la relazione di
conoscenza non realizza approfondimento.
Bastasse che una delle
due persone domandi all’altra come si sentisse. Logicamente rimarrebbe in
silenzio secondo la benevolenza del rispetto _ tuttavia la seconda persona
risponderebbe a buon cuore: “Mi sento da te trascurato/a.”. Eppure non è la
educazione del silenzio procrastinativo la soluzione delle evanescenze
relazionali. La soluzione sarebbe proprio la reciproca espressione del sentirsi
trascurati poiché è questa reciproca coscienza ad implicare la spontanea
domanda vicendevole:”Come posso agire affinché insieme a me questa persona su
senta meno trascurata?” nonché il magico incremento di vicendevoli curiosità,
le domande che realizzano la indicazione di interesse nonché la riconoscenza,
il fatto di fare sentire che le persone con cui siamo siano in dignità di
valore.
Una questione è
rilevante. The relational nothing è totalmente suscettibile alla rivoluzione,
poiché qualsiasi realtà che influisce nel nulla cangia il nulla rendendo il
nulla proprio la realtà che il nulla colma.
Comprendiamo allora che
per risolvere già una severa dirimenza relazionale _ è fondamentalmente
bastevole qualsiasi timido e umile gesto di ritorno relazionale empatico, che
può essere diretto e immediato o mediato da un cambiamento dei segni
relazionali nei libri delle nostre relazioni e di relazioni future eppur già
esistenti vado scrivendo credendo nell’unipatico cambiamento sorgente dal mio
valore aggiunto.
Se siamo tempi
impermanenti, e impariamo che le impermanenze relazionali non sono sane per la
nostra salute, orientiamo i nostri tempi umani verso le stabilità della
permanenza.
Nonché la nostra facoltà
di dedica di possibilità relazionali nonché il naturale e spontaneo incremento
della rivitalizzazione delle sorprese che implicano in noi ascendenti di stato
d’animo. Non siamo a vivere solamente per replicare bensì altresì per reinventare
_ reinventare le impermanenze relazionali sarebbe un primo nostro buon passo.
Self-cathartic-hypnosis
Risulta pertanto
fondamentale in ottemperanza della stabilità della nostra integrità identitaria
non fondamentalizzare questa in base a realtà esteriori _ per due importanti
motivi _ se fondiamo la concentrazione relativa identitaria della nostra
autoderminatezza su una o più realtà esteriori il nostro centro identitario
risulta intrinsecamente dipendente dalla presenza di realtà esteriori che
ammettiamo essere sovente caratterizzate da caducità e temporaneità pertanto è
un bene per noi stessi/e realizzare ciò che nominiamo indipendenza identitaria
ovvero la centralità del focus di autodeterminatezza deve risiedere in qualità
di essenza di aura introspettiva. Il centro è squilibrato verso la esteriorità
pertanto manifesteremmo attitudini di dipendenza esternamente per colmare un
vuoto che sia in noi _ ma un eventuale vuoto introspettivo non è risolto da un
empimento di realtà materialistiche esterne bensì con la riflessione di
mindfulness introspettiva autocosciente.
È inoltre caratterizzare
una importante realtà _ ovvero che noi non siamo le nostre relazioni e noi non
siamo le nostre memorie.
Le relazioni e le memorie
sono importanti ma non sono fondamemtalizzanti la nostra vita identitaria. Mi
spiego perché sia catartico che sia così.
Poiché se la realtà
relazionale fosse una realtà perfettamente costante e stabile potrei scegliere
il cosmo di pluralità relazionali come struttura equilibrante la mia identità.
Ma le relazioni non sono
un cosmo stabile, sono evanescenti, complesse, instabili, suscettibili al
divenire ed a rescindersi _ una prospettiva profondo disincanto realistico
contemporaneo è caratterizzato dalla evidenza che la fluidità del divenire è
delle finitudini relazionali è frequente nonché il grado delle relazioni di
essere effimere è elevato. Se siamo ipersensibili ed il soggetto della nostra
vita di sensibilità sono le relazioni siamo e diventiamo noi stessi
identicamente instabili e vulnerabili.
È fondamentale volersi
bene.
Principi di flessibilità
ideale
La flessibilità
ideologica è una realtà complessa. Poiché è un compimento di riqualificazione
costante ideale, tuttavia mantenendo integra e focalizzata la propria integrità
identitaria _ il flusso di pensiero di flessibilità è denotato di capacità
responsive non solamente di adattamento bensì di contributo cangiante è una
struttura identitaria _ una metafora naturale è la cascata o il liquido
laminare che è una caratterizzazione statica e integra di un flusso che evolve.
Allora coloro che sono
caratterizzati da flessibilità ideologica non replicano il pensiero del
prossimo, ovvero non sono ovunque perentoriamente del medesimo pensiero _ bensì
quando incontrano pensieri denotati di sovversività nei confronti della loro
quiete essi/esse sono estremamente resilienti, poiché la tempra è una proprietà
della flessibilità. Tuttavia essi/esse assimilando il principio alternativo
realizzano altresì una autoanalisi del loro mindset relativo. Tuttavia essi
ammettono la realtà del pensiero alter_nativo e lo com_prendono, ovvero lo
assimilano a sé e lo rielaborano riqualificando un modo attitudinale
conciliativo e collaborativo.
I GERMOGLI EMERGENTI
Una realtà sulla quale
sia importante riflettere è che esista la tendenza a valorizzare post virtutis
e post valoris e meno a priori. Nonché sovente valorizziamo realtà già
riconosciute e denotate di valore o caratterizzate valevoli. Ma cosa accade
secondo questo flow? Se esistesse un incremento di investimento elitario e
migliorativo nei confronti di realtà già di valore riconosciuto questo
riconoscimento sarebbe discriminativo nei confronti di realtà emergenti di non
valore manifesto bensì di valore latente_ nonché esiste il principio di
conseguenza da valore a eccellenza che è un indice di valorizzazione
replicativa_ si valorizza il valore e non di valorizzazione ideativa
attributiva si agevola la qualificazione di valore di una realtà non ancora
denotata di valore _ la attribuzione valoriale è denotativa della rivelazione
valoriale di realtà emergenti . Ma cosa antecede la discriminazione elitaria?
La logica realtà che una eventuale maggioranza che eventualmente già vale ma a
cui non siano presenti riconoscimenti di nomina valoriale non migliorano, e non
evolvono se non autonomamente, ovvero non per un contributo delle loro realtà
relazionali. Ammettiamo che il valore latente è non rivelato è onnicomprensivo
qualunque realtà, pertanto non è una ontologia discriminativa.
Susseguono due principi.
Il primo è il maggior
contrasto di miglioramento relativo alle realtà germoglio poiché la
valorizzazione di realtà eventualmente non già valevoli o in ottemperanza di
realizzare la loro evoluzione latente implica un input maggiormente
incrementativo _ il secondo principio è la natura universale totale della
crescita che assume che siano da accrescere le realtà a priori rispetto alla
loro stessa rivelazione di valore proprio affinché sia realizzata e non
eliminata la realizzazione del valore latente.
Le realtà emergenti sono
da riconoscere e da qualificare proprio per ottemperare al compimento del loro
destino di esse di essere valori. Una implementazione della sola eccellenza è
pertanto discriminativa e non utile poiché elimina la vitalità germoglio delle
realtà emergenti in latente divenire di crescere di significato valoriale.
Siamo a riconoscere sulla
base di un sistema competitivo che l’elemento paragonativo tra realtà di
iper_valore e di realtà emergenti non è proattivo, non è un bene e non è
efficiente poiché introduce un sistema di discriminazione, di onnipotenza delle
unità iper_valevoli rispetto alla annichilazione delle realtà emergenti
germoglio_ Rendiamo dignità alla vita creazionale degli/delle emergenti. Non
neghiamo a noi stessi la opportunità di giovare delle potenzialità latenti
delle realtà emergenti. Poiché si riconosce veritiera la qualificazione che la
molteplicità di maggioranza sia di tipo emergente, non di tipo eccellente,
caratterizzando che altresì gli eccellenti siano emergenti in senso di
probabilità per il nostro bene è importante che riqualifichiamo la nostra
prospettiva di ideazione valoriale ovvero il nostro impegno comunitario di
attribuzione e qualificazione di plus_valore come valore aggiunto alle realtà
emergenti, poiché in prima persona se riconosciamo noi stessi/e realtà
emergenti comprendiamo il bene comune della collaborazione relazionale affinché
noi stessi possiamo ottemperare alla nostra realizzazione latente ed insieme
che l’ambiente agevoli e non ostacoli la nostra realizzazione proprio al fine
del giovamento altresì dell’ambiente della nostra realizzazione. Valorizziamo
per essere valorizzati ed insieme ammettiamo il diritto di essere valorizzati
affinché possa realizzarsi un dialogo assertivo collaborativo tra individuo e
ambiente che minimizzi il più possibile le finitudini situazionali.
Come realizzare la non
competizione eliminativa tra i rinomati colossi di eccellenza e gli emergenti?
Deve esistere un
riconoscimento che tali entità siano significati imparagonabili _ nonché nuclei
di intraprendenza autonomi _ nonché gli emergenti saranno rivitalizzati in
principio da un con_forto della località che è il margine del principio della
conoscibilità _ nonché il diritto di vita del nucleo minore è fondamentale e
non deve essere alienato dal nucleo preponderante che non deve essere
prepotente nei confronti delle minoranze che intraprendono la medesima
intraprendenza creativa _ questo principio è pluriprospettico_ ovvero è un
valore che deve essere assimilato dalla parte potente per realizzare sostegno e
non la finitudine della parte fragile emergente, nonché questo principio deve
essere osservato altresì dagli osservatori esterni che non devono trascurare il
nucleo fragile dell’elemento emergente, poiché sia vasta la energia di
rilevanza fattuale del nucleo potente non significa che non esista la energia
di rilevanza fattuale del nucleo emergente.
RELAZIONI CROMATICHE
Oggi sono giunto a ideare
un mantra che io credo sia rincuorante e caratterizzante di una carattere di
tempra creativa di resilienza. Il mantra è: “Io non provo ad esistere, poiché
sono io provo, accado ed ho successo.“
La prima parte del mantra
non è una indicazione di consiglio alla non intraprendenza di non provare e di
non mettersi in gioco bensì è una qualificazione logica che si spiega nella non
identità logica tra il provare e l’essere poiché : Quanto spesso identifichiamo
il nostro essere solamente nella caratterizzazione di essere realizzativo o di
essere compiuto, o di essere ammesso, o di essere qualificato? Mentre
normalizziamo una trasversale indifferenza di consistenza essenziale se una
persona è noi stessi/e non siamo in fatto di successo realizzativo? Nonché
impareremmo la essenza dell’imperfezione “Wabi sabi” Giapponese.
La nostra Genuinità
identitaria del camminare non del solo giungere alla meta poiché se non
valorizziamo ciascun nostro passo non giungeremo alla meta. Il significato
della seconda parte del mantra esprime proprio la relazione causale sorgente
del provare, del nostro accadere e del nostro avere successo che è l’essere.
Nonché l’essere essendo la struttura sia del provare, sia dell’accadere, sia
dell’avere successo: In primo luogo il succedere ammette il non riuscire ed in
relazione logica che l’essere strutturale sia il successo per antonomasia
possiamo giungere a comprendere che altresì il non riuscire sia motivo di
contentezza è felicità _ poiché essere è sempre vitale. In secondo luogo
impariamo che la vitalità della essenza è una catalizzazione introspettiva
indipendente _ la nostra vitalità essenziale la nostra essenza è un
incoraggiamento trascendentale, spirituale, trascendente fin dalla nostra
nascita _ il provare è una funzione attitudinale esteriore che è proprio
animata dalla funzione essenziale interiore per questo motivo non può esistere
logicamente il non riuscire, una veridicità che possiamo comprendere proprio in
ciascun momento relazionale _ poiché ad esempio la qualificazione del mancare è
una qualificazione del nostro sentimento in relazione ad una realtà che non
abbiamo mantenuto o che non abbiamo raggiunto ed ottenuto _ tuttavia una
riflessione più emozionale e spirituale eppure più pragmatica ci rende
consapevoli di una verità, ovvero che il microcosmo di un macrocosmo sia una
replicazione frattale del macrocosmo stesso. Che il passo sia il
pellegrinaggio. Che il passo sia la meta. Che la meta siamo noi stessi. Allora
non esiste alcun timore di approccio al reale poiché non è minimizzata bensì
assente la possibilità di non riuscire poiché essere è il riuscire, è la
manifestazione genuina del nostro essere autenticamente al mondo noi stessi/e
allora qualificando la nostra essenza attitudinale della medesima
caratterizzazione non finalizzata dell’essere vita ovvero di rifulgere luce
indipendentemente dall’incontro di ulteriore luce o di buio in ritorno al
nostro illuminare.
Noi siamo aure
luminescenti, e ciascuno possiede il suo croma, siamo relazioni cromatiche e la
espressione di istante in istante è il riuscire del nostro costante vitale
provare.
LA IDENTITÀ IDEATIVA
LA SALVAGUARDIA DELLA
INTIMITÀ DEL NOSTRO “IO PENSO “ OLTRE LA MEDIOCRITÀ CONGETTURALE OPINIONISTICA
Ciascuna specifica idea
che mi appartenga è una mia idea, necessariamente con sfumature nuove che
identifichino il mio mindset. Che nessuna persona attribuisca la relazione
necessaria tra il mio pensare e il pensare conforme. Può succedere ma sono
possibilità specifiche che la aleatorietà degli opinionismi congetturali non
possono realizzare. Abituiamoci a credere che la nostra Genuinità di pensiero
“Io penso” non sia in necessaria somiglianza, in identità ed in essenza
ontologica con il “si pensa” _ invero può accadere che alcuni miei valori
ideali siano coerentemente assimilabili a valori conformisti ma sia devoluta al
dialogo con me stesso la veridicità delle analogie tra un mio pensiero ed un
pensiero conformista.
Il pensiero |Io penso/io
so che lui/lei creda/sia del pensiero/pensi/ sia della idea| è logicamente
privo di esistenza di verità _ non sussiste di veridicità secondo il criterio
di logica di non identità : Il pensiero di chi pensa la qualità di un pensiero
appartenente ad una persona non è ontologicamente il pensiero della persona di
cui è pensato consistere qualitativamente il pensiero. In ottemperanza di
rievocare il diritto di dignità di tutela e di salvaguardia della integrità di
identità ideativa e di espressione autonoma non etero_nomizzata della nostra
identità. Nel senso della palese confutazione del valore di significanza e di
esistenza delle congetture di tipo “Dire di”, diciamo con, non diciamo di.
Dire con significa
autonomizzare la relazione mantenendo la dignità di illibatezza di identità dei
due poli che si relazionano.
Dire di significa
eteronomizzare ovvero vestire d’altro nome assumendo che il vestito sia il
nuovo nome _ chi dice di pertanto annichilisce il nome ontologico essenziale
subordinandolo alla sua attribuzione percettiva congetturale superficiale _ in
questo sistema riconosciamo mancanza di rispetto e offesa illegittima alla
identità. Ulteriori mancanze di rispetto sarebbero costituite dagli ascoltatori
che credono, non confutano e diffondono il pensiero congetturale creando catene
di mistificazioni che realizzano concrete compromissioni di identità. (In
criterio di palese logicità di non identità tra pensiero congetturale
attribuito e pensiero identitario originale). Il conoscersi veritiero è raro _
salvaguardiamo la nostra verità di identità da coloro che ci eteronomizzano.
Le attitudini fantasma
Il come attitudinale
mnemonico
Perché è fondamentale
volere bene nei confronti di chiunque?
Perché se non si suole
bene realizziamo una influenza negativa non solamente nella persona nei
confronti di cui non vogliamo bene, bensì la negatività si rende manifesta nel
nucleo relazionale della persona stessa proprio a causa mediativa della persona
che agisce non invariabilmente rispetto alla qualità della esperienza che con
noi ha vissuto, nonché si spiegherebbe il senso delle attitudini non assertive
fantasma, le negatività che accadono senza apparente senso di principio.
Un talentuoso scrittore
avrebbe scritto decine di importanti manoscritti che avrebbero giovato alla
felicità di molte persone, tuttavia in principio essendo stato deluso e
demoralizzato da pochi negativi lettori si rassegnò e nessuno mai giovò delle
sue scritture.
Gli equilibri relazionali
non dipendono da nuclei settoriali atomizzati e scissi _ ciascun nucleo
relazionale, persino ciascuna relazione vis a vis influenza altri nuclei
relazionali ed altre relazioni vis a vis.
Semplicemente
esemplificando sulla base delle nostre micro_gestualità riconosciamo che la
realtà che nel momento presente di noi sia la espressione di contentezza
piuttosto che la espressione triste nel momento presente dipende altresì dal
come attitudinale mnemonico ovvero dalla qualità delle nostre esperienze
relazionali immediatamente passate o remote, ma ora siamo insieme a persone che
non hanno relazione con la causa della nostra qualità espressiva, o perlomeno
ci influenzano parzialmente. Una precarietà di equilibrio in un nucleo
relazionale si ripercuote in un probabile peggioramento di equilibrio in altri
nuclei relazionali. Se noi stessi non siamo talmente denotati di rare integrità
identitarie atte a ristabilire il nostro equilibrio ovunque al fine di
mantenere un principio equilibrante nei diversi contesti relazionali.
È una ipotesi che siamo
più emotivi, sensibili e vulnerabili di quanto esteriormente manifestiamo. E
paradossalmente una nostra esteriore parvenza di resilienza di insensibilità
sarebbe proprio il logico contrasto di una nostra istintiva reazione al nostro
sentire che siamo vulnerabilmente sensibili al come attitudinale del prossimo.
La influenza non è mai
dicotomica bensì consiste in variabili graduali, pertanto abbiamo accorgimento
di volere bene per non creare risonanze di cui nemmeno sapremo e di cui
eventualmente delegheremo ingiustamente la nostra responsabilità al caso.
La saggezza del valore
‘nonostante’.
Esistono momenti di
presentazione e momenti di preparazione, credo che sia importante credere che i
momenti di preparazione qualifichino i momenti di presentazione.
Ho visto alcune persone
che ebbero ansia, un senso di timore nei momenti di presentazione ed essi
motivarono la loro ansia alcuni con la loro impreparazione altri confidando di
non sentire di non avere dedicato il meglio di loro stessi/e nei periodi di preparazione.
Credo che preparazione e
presentazione sia un continuo.
Ma il pensiero importante
consiste nel riconoscere il momento di presentazione come una meravigliosa
opportunità di vitalità, un momento di rara opportunità di felicità nonché
coesistendo la spontaneità di ovvietà di dedizione nel lavoro di preparazione,
coloro che ebbero il pensiero della presentazione come opportunità di
espressività felice affrontavano i momenti di presentazione con eccellenza e
serenità, una tempra e integrità caratteriale non rara bensì certamente
denotata di saggezza.
Ulteriormente vi è chi
elegge la espressività come valore di felicità, nonché essi/e sono esempi di
sprezzatura poiché sono essi stessi superni altresì rispetto alle loro
imperfezioni espressive nonché elevando l’imperfezione a perfetta
manifestazione artistica della loro autenticità essi/e caratterizzando
similmente le loro eccellenze e le loro imperfezioni realizzative. La saggezza
del valore ‘nonostante’. È da ricordarsi che la presentazione non è mai
autoreferenziale e non è mai unilaterale.
Due sono gli aspetti. La
non autoreferenzialità. La presentazione è una dedizione, è una dedica, è un
altruismo poiché è un dono estrospettivo.
Molte persone credono che
l’eccellenza è appartenente agli unici che sono gli unici. Ma le differenze
sono il valore che realizza le unicità nonché è logico che l’eccellenza è
appartenente agli unici che non sono gli unici e i medesimi bensì in chiunque è
eccellenza sia latente sia già rivelata.
Il secondo aspetto è
l’indice meritocratico che crea l’iconico disequilibrio giudice/giudicato_a.
Tuttavia la logica di presentazione è una dicotomia di reciprocità espressive
in cui è ambivalente sia nel giudice sia nel giudicato il loro consistere ad essere
simultaneamente la loro parte gemella ovvero il giudicato/a che sia giudice del
giudice ed il giudice che sia giudicato da parte del giudicato. La bilateralità
delle presentazioni.
La ambivalenza degli
sguardi : gli osservati sono in diritto di essere osservanti e di esprimere le
loro osservazioni ché le loro osservazioni siano riconosciute in realtà di
valore di autenticità espressive.
HOMELY SOULS
Insieme al conoscere in
che luogo siamo è fondamentale conoscere che luogo siamo perché la qualità
della vita estrospettiva è sempre una espressione della nostra qualità
introspettiva. Nonché la nostra relazionalità e le nostre qualità relazionali
sono sempre non invarianti rispetto alla nostra relazionabilità. Se siamo
luoghi accoglienti, assertivi, custodi, magnanimi, avventurosi, eclettici,
libertari, pacifici, poiché siamo Homely souls, ovvero la nostra anima è un
luogo mentale e spirituale diveniente, cangiante e custode, è un luogo
abitativo per noi e per il prossimo. La Homely soul merita impegno e dedizione
parimenti all’impegno che attribuiamo al compimento delle esteriorità
materialiste, proprio ad iniziare dalla nostra esteriorità nonché le pareti
della mostra Homely soul saranno vetrine traslucide o pilastri opachi? Al varco
alla luce della nostra anima sceglieremo un portale solenne o la umiltà di una
porta in legno di mogano, ricordanoci che l’esteriorità delle superfici non è
la qualità degli interni.
Le Homely souls non sono
autoreferenziali bensì sono vicendevolmente tra di loro influenzate.
Un ambiente instabile
pretende la flessibilità delle persone ad adeguarsi alla inflessibilità caotica
ambientale, allora molte persone accolgono il flow ambientale e si immedesimano
coerentemente ai dettami sistemici ambientali, di questo spirito di adattamento
saranno valorizzati dal sistema ambientale _ ma questa valorizzazione non è una
ontologia universale di dignità umana, generazionale, salutare ma è una
attribuzione di un nucleo sistemico verso individui che si adeguano.
Ad esempio attribuzioni
valoriali meta_sistemiche potrebbero erigere a criterio di valorizzazione non
lo spirito di adattamento replicativo, bensì lo spirito di cambiamento
rivoluzionativo. Allora uno spirito simulativo replicativo e adattativo del
sistema non consisterebbe solamente nel conservare, adattarsi, conformarsi
bensì nelle attività orientative di identità ovvero del adattare e del
conformare, talvolta esortare con possibili negative accezioni del coartare
volontà non conformi. Una saggezza personale e interpersonale è denotata
dall’essere esempio noi stessi di integrità assertiva per le persone, in atto
di realizzare un flusso di novità che cambi la ontologia dell’ambiente da
ambiente precario e instabile ad ambiente stabile ovvero un luogo estrospettivo
relazionale in cui le persone non siano condotte ad essere destabilizzante,
stressate ad essere flessibili ad un ambiente che sentono non consonante bensì
stabili ovvero in potenzialità di muoversi con relativa certezza proiettiva ed
organizzativa. Siamo metaforicamente ad assumere il criterio di Homely souls
environment _ nonché l’anima ambientale è una realtà fondamentale, ed è
fondamentale la sua stabilità e mai la sua fatiscenza ricordando da un canto
che il valore di una realtà deve essere la espressione valoriale della gratuità
intrinseca di ciò che è ontologicamente a consistere come valore implementativo
la realtà. Riflettiamo sul paradosso delle negatività relazionali causate dalla
realtà denaro ed intuiamo perché denaro non dimostra di meritare il valore di
nomina di dio denaro. Che le porte hanno un peso, che aprire le porte e
mantenere la vitalità ambientale premette un impegno che deve essere realizzato
bensì altresì riconosciuto, altrimenti andremo nella direzione di chiudere noi
stessi/e (che è il primo istante del congedo dalle nostre creatività, attività
altresì lavorative.) non di mantenere la nostra fiduciosa apertura relazionale.
La universalità è il risultato della sommatoria delle singole località. La
generosità ambientale è il risultato della generosità locale. La generosità
locale è il risultato della generosità individuale.
La generosità individuale
è una estrospezione risultante dalla gratuità introspettiva. Allora se
dovessimo cercarci per ritrovarci oltre a cercare dove siamo cerchiamoci come
siamo poiché potremmo ricongiungerci proprio compartecipando del nostro stato d’animo
perché il come siamo non è indifferente a come ci sentiamo e a quello che
proviamo ed è il come siamo ad orientarci al dove saremo ad essere.
SOUL CHANGES
Io credo che una
superficialità di dubbio, di paura, di evitamento, di indifferenza, di non
accettanone ed altresì di tristezza consistano in una non riflessività di
elevazione autocosciente _ nonché le realtà verso cui attribuiamo queste
espressioni passive restano latenti nel subconscio e replicano solamente i
caratteri suddetti del loro significato originale totale che non sia privo di
caratteri di positività e proattività.
Ad esempio un saggio
espresse il mantra “ vizi privati pubbliche virtù. “ Nonché sussisterebbe una
rielaborazione intellettuale del concetto di egoismo _ nonché il provare Ego
tuttavia orientandola verso un fare del bene comunitario. Esiste una elevazione
autocosciente del principio di egoismo _ se il carattere di idea di egoismo
rimanesse subconsciamente latente la eventualità di essere coscienti della
complementarietà equilibrante egoismo_altruismo non sussisterebbe poiché senza
accorgimento di Autocoscienza di ego elimineremmo a noi la componente
equilibrante gemella di altruismo, ovvero egoismo. Egoismo è cosciente per
questo fatto riusciamo a ponderarlo con altruismo.
Esemplifichiamo il caso
di No contact relazionale.
Nell’esempio di no
contact relazionale si realizza una reciprocità in cui non siamo in governo del
silenzio bensì il silenzio è una energia negativa in governo di noi e della
nostra relazione _ il silenzio è la tipica espressività subconscia ove e se siano
i livelli di elevazione autocosciente nonché l’uso della comunicazione.
Il dialogo, le parole
rinsaviscono, ricreano, rielaborano riqualificando le interconnessioni
causa_effetto nonché ci elevano alla comprensione _ se usiamo la parola
relazionale assertiva sappiamo che siamo in governo altresì del silenzio
proprio perché siamo in governo della parola comunicativa _ nonché scegliamo
quando parlare e quando tacere, ma il tacere è una scelta autocosciente ovvero
siamo noi a misurare lo spazio di dignità del silenzio relazionale che può
essere sano se non onnicomprensivo _ se il silenzio relazionale è Inesorabile,
definitivo ed onnicomprensivo abbiamo accorgimento che siamo nelle mani del
silenzio, che il silenzio è stagnante e caratterizzante il nostro subconscio.
Ricordiamo che le carattenzzazioni subconscie hanno una rilevanza fattuale
superiore rispetto alle autocoscienze_ il subconscio implica Influenze
strutturali costanti nel comportamento, come la parola per il silenzio _ come
possiamo plasmare la strutturazione subconscia? Plasmando il suo gemello della
Autocoscienza _ se modifichiamo la intelligenza sentimentale, emozionale,
intellettiva quando siamo consapevoli ed allenando orientativamente il nostro
animo autocosciente implichiamo delle variazioni subconscie.
Nell’augurio che odio non
esista, se odio dovesse esistere non permettiamo che odio sia la nostra
identità caratteriale, che odio sia in governo di noi, bensì realizziamo che
noi siamo in governo delle energie di odio.
Ora applichiamo lo
spirito di Autocoscienza al contesto di odio come abbiamo esemplificato per il
contesto silenzio.
Allora se non riflettiamo
su odio, manifesteremo odio perché? Cosa significa non riflettere su odio? Una
riflessione su una realtà è in primo ordine una scissione intelligente e
orientata tra noi e la realtà - nonché in primo luogo realizziamo che odio non
siamo noi, che odio non sia la nostri identità. Dubbio, paura, esitamento,
indifferenza, non accettazione, tristezza, rammarico , senso di colpa,
sentimenti di rivendicazione sono elementi replicativi di odio, nonché se
proviamo o realizziamo questi caratteri abbiamo un primo accorgmento che odio
sia stagnante nel nostro subconscio, che odio sia una energia che muove le
nostre idee, le nostre parole e le nostre gestualità _ questo primo
accorgimento è un valore. Poiché è da questo accorgimento che possiamo
realizzare la autocoscienza di odio _ non la esternazione di odio bensì la
metafisicizzazione di odio che è una proiezione ideale del plasma di odio al di
là del nostro subconscio, al di là della nostra anima, al di là del nostro
corpo. Come? Affrontando con coraggio la entità energetica di odio nonché la
sua contestualizzazione attributiva reale _ solitamente i livelli meno
resilienti e più superficiali di odio sono contestualizzati ovvero hanno una
relazione con un contenuto contestuale reale perdonando, comprendendo,
pacificando noi stessi con la realtà plachiamo odio e lo destrutturino.
E se non possiamo
riconoscere le contestilualizzazioni di odio? Esemplifichiamo il tema di odio
puro _ odio puro è una entità psichica che non presenta Interconnessioni
motivazionali con realtà reali bensì la motivazione di odio puro non è
qualificabile _ poiché ha qualificazione in esso medesimo. Come possiamo
purificare odio puro? Abbiamo accorgimento di alcune particolarità di odio
puro ipersensibilità, energa,
inesorabllità.
Il metodo di
purificazione di odio puro è una forma di Autocoscienza non estrospettiva bensì
introspettiva meditativa proprio perché non sussistano realtà esteriori la cui
nostra buona volontà di ammenda possa risolvere e purificare odio puro perché
odio puro consiste a sé medesimo. Mediante la Self consciousness, la
meditazione, la scienza, la preghiera fiduciosa, possiamo incontrare odio puro
che se esiste è strutturalmente subconscio _ la autocoscienza del sogno lucido,
la attenzione ai nostri intimi caratteri di autocontrollo cosciente _ agiamo
assertivamente e agiamo del bene ma sentiamo che alcuni elementi negativi ci
orientano ad agire leggermente in direzione di negatività rivendicativa, e se
questa energia non fosse contraria a noi e se fosse a noi agevolante in una
direzione che scegliamo noi di assertività e di bontà?
Se applichiamo Autocoscienza riusciamo a
rescindere le qualità di odio puro dalle sue negatività _ una qualità di odio
puro è la sua energia, la sensibilità se orientata è un elemento affettivo
umano. Sussiste un paradosso _ una sorgente introspettiva di odio può
realizzare atti di benevolenza.
Un accorgimento, questo
processo non è una finzione _ non significa sento e provo odio e fingo
benevolenza poiché questo processo realizza proprio ciò che non deve
realizzarsi ovvero l’evitamento di odio che è la crescita latente del negativo
subconscio _ il criterio è la purificazione, ovvero il processo reale di
riconoscimento di elevazione autocosciente di odio, di scissione dei caratteri
positivi dai caratteri negativi di odio puro, di eliminazione dei caratteri
negativi di odio puro e dell’usufruire dei caratteri positivi di odio puro a
orientamento del fare del bene.
Le variabili necessarie
sono la orientazione asseriva autocosciente delle proprietà positive di un
elemento negativo e la eliminazione degli elementi negativi di un elemento
negativo.
La self_condidence di non
evitamento dei propri sentimenti originali.
La sensibilità di questo
scritto consiste nella premura del riconoscere che asserire di non provare mai
odio e di non sentire mai odio, un lemma eticamente giusto e condivisibile,
tuttavia possa condurre ad una realizzazione di dicotomia di finzioni tra eventuali
inner hates e outside behavioural stretch che solamente superficialmente
sembrino eliminare odio ma che in verità possano agevolare quel processo di
repressione del naturale istinto odioso che conduce alla Stagnazione subconscia
di odio che presto o tardi subordinerebbe la superficialità di finzione, allora
si dimostrerebbe corretto il coraggio di una maturità coraggiosa di
autocosciente confronto introspettivo atto proprio a non simulare benevolenza,
a non reprimere i rendimenti ed i sentimenti reali, bensì a confrontarsi
saggiamente con essi affinché possiamo realmente purificarli m direzione di una
onestà espressiva di bontà coerente con la nostra bontà Introspettiva
risultante da un nostro Impegno purificativo delle negatività che eventualnente
proviamo e sentiamo.
IL GRADIENTE
COMPORTAMENTALE
Franz Kafka nella sua
opera “Il processo.” esprime che “La sentenza non viene ad un tratto, è il
processo che poco a poco si trasforma in sentenza.”. Questo principio è
contestualizzato nella giurisprudenza e riguarda il contesto del giudizio.
Tuttavia se assimiliamo la parola sentenza ad un risultato possiamo giungere a
generalizzare che qualsiasi nostro comportamento sia un risultato di
espressività. Nonché il comportamento è il punto ultimo risultante da una
complessa correlazione di giudizi introspettivi.
Altresì la istintività
non è un processo immediato bensì mediato dalla introspettività, allora è un
processo per gradi che sono variabili che qilualificano intensità e qualità del
risultato attitudinale.
Stando semplicemente così
i fatti potremmo riflettere su una certa insensibilità e severità di cui queste
parole siano caratterizzate. Ma non è semplicemente così.
Due sono le questioni.
La prima è che il
comportamento non è una inesorabilità, ovvero che il comportamento è un fatto
non reversibile in sé stesso bensì non essendo onnicomprensivo la qualità
ontologica di un fatto comportamentale è cangiabile in grazia di due attributi
: la diversità di percezione ed interpretazioni, e la possibilità di
correlazione di un fatto comportamentale con altri futuri o passato fatti
comportamentali che qualificano un nuovo sistema di giudizio poiché il
contenuto non è più una unità comportamentale bensì un insieme di comportamenti
_ nonché il gradiente comportamentale, per essere e ad essere buoni dobbiamo
ammettere la possibilità di margine di cambiamento e di miglioramento.
La seconda questione è
che il paragrafo premesso fonda ogni sintesi attitudinale sul criterio del
giudizio.
Ma il giudizio non è
onnicomprensivo, non esiste solamente il giudicare.
Un mantra consonante con
questa tesi potrebbe essere: “Siamo insieme a provare, non a provare.”
Nonché due sono i criteri
_ il primo criterio è la severità del pregiudizio e del giudizio nonché
l’interesse nell’attenta attesa di uno spaglio del prossimo affinché possiamo
divenire in proprietà di prove atte appunto a sentenziare. Ora argomentiamo i motivi
poiché il primo criterio non è utile, non è efficace e non è efficiente. Il
primo criterio implica eliminazione e fine relazionale irreversibile che sono
principi di un sistema relazionale non ottimale poiché sussiste certa perdita.
Il secondo criterio consiste in una mentalità più saggia poiché implica la
realizzabilità del margine di miglioramento _ qui non sussiste la ricerca di
prove bensì una struttura ideativa che qualifica ogni nostra percezione che è
garante della possibilità che interpretiamo con meno severità e definitività la
realtà che osserviamo _ il credo, la fiducia che siamo a provare a fare del
nostro meglio _ è necessariamente una visione buona del reale è poiché è a
priori buona è necessariamente migliorativa nonché risonanza di una non
trascendentale magnanimità che tutti possiamo imparare. Siamo allora
orientati/e a pensare che qualunque risultato comportamentale ‘Sentenza’, sia
in verità un tratto del processo ed una complessità processuale medesima nonché
ampliando gli orizzonti di marginalità di possibilità nelle forme di
flessibilità temporali e contestuali, così ponderando la nostra severità di
inesorabilità e definitività. Un saggia ammissione del perdonare come criterio
di riqualificazione valoriale percettiva è una premessa importante e necessaria
per essere più buoni/e.
Risulta fondamentale nel
contesto del nostro orientamento dei nostri comportamenti nell’ambito delle
proiettività la ricerca della possibilità non la ricerca della definitività,
l’impegno a instaurare margini di tempo di libertà del provare in relazione ad
una magnanimità del perdonare non l’impegno nella ricerca di prove di
definitività relazionali, nonché la mentalità della libertà del provare
realizza un ambiente florido di possibilità ed opportunità di realizzabilità di
ulteriorità latenti.
Gli sguardi che
sentenziano prove se vedono stasi comportamentale esprimono la stasi e la
replicano implicando separazione relazionale, se gli sguardi che sentenziano
prove osservano negatività comportamentali le giudicano, le criticano, vi
aggiungono punizione ovvero vi aggiungono severità che è una negatività
peggiorativa nell’orizzonte del sistema universale.
Diversamente gli sguardi
che provano a migliorare insieme a coloro che sono a provare se osservano stasi
comportamentali ne intravedono le qualità introversive sorgenti e provano ad
aiutare affinché il prossimo possa esprimerle affinché tutti possano giovarne,
mentre se osservano comportamenti negativi
Li purificano in loro
medesimi/e introversivamente non realizzando ulteriori negatività attitudinali
bensì attitudini conversive di saggia com_prensione e di buono esempio.
La magnanimità è allora
garante della ulteriore vitalità relazionale. Dedicarsi nuovo tempo.
IL DIRITTO UMANO DELLA
AUTOREFERENZIALITÀ IDENTITARIA
LA CON-DIVISIONE
Le meta_realtà nonostante
siano caratterizzate da evanescenza ed ineffabilità non sono prive di
concretezza. Argomentiamo delle idee. È fondamentale che possediamo una
Identità di pensiero e meno una identità di pensiero.
Perché le dialettiche
conformiste conformano e sono suscettibili non solamente ad influenzare
idealmente, attitudinalmente bensì a ricaratterizzarci. Ed inoltre sono
sensibili alle eteronomizzazioni, ed al materialismo egoistico ideologico.
Pensiamo alla unità di
pensiero.
Un convincimento implica
che una persona cambi idea sulla base della idea di una altra persona a livello
strutturale caratteriale.
Ora riflettiamo sui
motivi per cui il conformismo può implicare discriminazioni e sbilanciamenti di
tipo di libertà di autodeterminazione comportamentale.
Coloro che eteronomizzano
‘Cambiano nome del prossimo’ ma cosa significa questa veridicità contestuale.
Coloro che eteronomizzano
inducono pensieri affinché sia possibile eteronomizzare,
Ovvero integrano la
mentalità del prossimo con unita ideali eteronomizzanti oppure sostituiscono
queste a idee preesistenti. Il convincimento.
Approfondiamo insieme.
La persone che
etero_nomizzano hanno una idea, la idea o le idee di cui hanno proprietà.
Mediante convincimento
inducono la identica idea o idee nella mente del prossimo.
È fino a qui parliamo di
sanità di identità ideale tra due persone in status di equilibrio di valore
relazionale .
Tuttavia esistono
eccedenze comportamentali che realizzano lo sbilanciamento di cui è mediale il
‘dovere essere’ tra chi decide e eteronomizza e chi ubbidisce.
La eccedenza risulta
essere:
Le persone
eteronomizzanti ricaratterizzano il prossimo, essi pensano la identità di
pensiero tra il me e il te significa che in te esiste una unità di pensiero di
mia proprietà, ma una unità di pensiero che ti appartiene è una tua parzialità
Identitaria, pertanto gli eteronomizzanti intendono la loro rilevanza fattuale
e decisionale sul prossimo. Se le persone eteronomizzate non demistificano
questo metodo allora potrebbe accadere che perdano unità di libertà
attitudinali, in quanto gli eteronomizzanti reiterando il metodo inducono a
creare premesse di necessità comportamentali che orientano e inducono il dovere
di fare comportamenti che le persone eteronomizzate potrebbero più non sentire
giuste per loro e coerenti con la loro volontà. Pertanto solo un un primo
momento infinitesimo appare giovamento reciproco, presto gli eteronomizzanti
realizzeranno subordinazione delle persone eteronomizzate in più gli
eteronomizzanti otterranno da questa relazione non sana maggiore giovamento di
arricchimento.
Gli eteronomizzanti
realizzano che pensare e credere implichi agire coerentemente al pensare ed al
credere, ed il pensiero ed il credo sono sorti da una persona eteronomizzante,
pertanto le persone agiscono come ed in nome della persona eteronomizzante.
Oltre alla devianza di
eteronomizzazione esiste la collaborazione _ la collaborazione è Con-divisione
ideale in cui resiste la autoreferenzialità e la autodeterminazione
identitarie. Nella collaborazione non sussiste con_vincimento, la
collaborazione non è la “vittoria su” bensì è la rispettosa “creatività con” in
cui esiste equilibrio di reciprocità ideali e soprattutto non sussiste
unilateralità ideale (Io pensante altresì al tuo posto. “ bensì esiste
chiarezza realizzativa e dialogo assertivo e disponibilità di riqualificazione
ideale in entrambe le persone.
Con-divisione ideale di
due unità ideali autoreferenziali che restano distinte seppur entrambi
migliorando ed ottenendo giovamento dalla collaborazione.
LA ATTENZIONE PREMUROSA
SELETTIVA
La teoria della
attenzione selettiva e della interferenza cognitiva
Due contingenze entrano
in interferenza, la contingenza più complessa implica la dedizione nostra di
maggiore attenzione.
Se ad esempio la prima
contingenza è la relazione di due identità _ noi riconosceremo la identità
relazionale della contingenza.
Se la seconda contingenza
è la relazione di unità di due diversità _ noi riconosceremo la identità della
prima realtà, la identità della seconda realtà, e la identità dell’olismo delle
due identità nonché la identità relazionale.
Che cosa succede?
Dedichiamo maggiore attenzione sentimentale premurosa alla seconda contingenza
rispetto alla attenzione premurosa che dedichiamo alla prima contingenza _
poiché il nostro tempo relazionale sentimentale con la seconda realtà è
superiore _sentiamo di più la seconda contingenza complessa, la abbiamo
elaborata per maggior tempo e la sentiamo maggiormente abituale e interconnessa
a noi rispetto alla prima contingenza.
Perché trascuriamo?
Perché trascuriamo? Non
accade per indolenza bensì accade per due motivi _ la premessa è che
riconduciamo premura di valenza di rilevanza relazionale a noi sulla base della
qualità della realtà esteriore, non della nostra complessità introspettiva.
Trascuriamo se non percepiamo la realtà stimolante e trascuriamo se non
crediamo che la realtà non offra ricompensa. Noi motiviamo le cause per cui le
realtà dinanzi a noi siano trascurabili, ma siamo veramente certi che le realtà
dinanzi a noi siano indipendenti rispetto a noi? Nonché il nostro mindset di
trascurabili consisterebbe in una ulteriore causa dell’avveramento di
negatività come proprietà indotte altresì da noi stessi nella realtà che
manifesterebbe i segni (anche i nostri segni, ovvero che anche noi abbiamo
segnato) di dequalificazione _ infine succederebbe che noi trascuriamo
motivando il nostro trascurare con le prove delle non positività manifestate.
Ma partiamo dal principio
_ se non dovessimo trascurare a priori, quali nostre attitudini potrebbero
essere dequalificanti ed impoverenti?
Il trascurare è allora
negativamente premesso dall’esigere e dal procrastinare _ realtà che realizzano
che le realtà poste a nostro giudizio di sacrificabilità restino impaurite,
interdette, e non efficacemente pro-attive.
Quale realtà aprioristica
è invece qualificante e proattiva? La verità che escludiamo la possibilità di
sacrificabilità ed insieme la realtà di dedicare, donare gratuità, iniziative
invece che esigere, pretendere _ agire un imprinting aprioristico di collaborazione
non di subordinazione.
Dobbiamo rispettare
almeno tre bontà psicologiche secondo la teoria della autodeterminazione.
Farci sentire esistenti e
riconosciuti.
Farci sentire competenti
e in grado di controllare quello che stiamo facendo
Darci la sensazione di
migliorare le nostre relazioni sociali.
LA RELATIVITÀ DI
COMPLESSITÀ
Permesso che sia realtà
semplici sia realtà complesse siano astrazioni. È possibile che imparare realtà
semplici sia analogamente complesso dell’imparare realtà complesse e che
imparare realtà complesse sia analogamente semplice dell’imparare realtà
complesse.
Una realtà semplice
potrebbe custodire ordini di complessità elevati, mentre una realtà complessa
potrebbe custodire ordini di semplicità elevati _ queste variabili sono le
relatività con le nostre soggettive combinarietà.
I criteri di
assimilazione sono in relazione con la qualità del reale che non è mai
circoscrivibile alla dicotomia semplice/complesso _ siamo a riconoscere che
ciascuna entità conoscibile sia simultaneamente semplice e complessa _ pertanto
sin dalla infanzia maturiamo strutture conoscitive che alleniamo sia alla
semplicità sia alla complessità _ pertanto potremmo non sorprenderci nel
riconoscere che invariabilmente rispetto alla nostra età siamo in facoltà di
imparare realtà complesse _ un esempio sono i casi rari dei giovani prodigio _
tuttavia questa rarità consiste in una manifestazione efficiente e ottimale di
una natura che ciascuno di noi possiede _
La realtà è sempre
ovunque costituita da interconnessioni complesse intro|estro_ spettive pertanto
impariamo sempre sin dalla nascita, ovunque secondo modalità autoreferenziali e
uniche.
Pertanto la maturità
consiste nella Autocoscienza che nella nostra vita rinasciamo miriadi di volte
in numero delle novità situazionali.
Noi siamo coerenti al
principio di indeterminazione di Heisenberg
DELTAx DELTAp ≥ ℏ/2
Delta = incertezza
Il livello di ciascuna
delle due incertezze è variabilmente relativo.
Più diventiamo precisi
nel misurare una di queste due quantità più l’altra nostra quantità risulti
imprecisa.
Ma allora come possiamo
caratterizzare il sentimento di amore empatico _ la empatia della ricerca, la
coscienza della percezione di una incertezza, ciascuna incertezza è una
mancanza a cui siamo orientati a colmarla allora mediante la curiosità _ la
incertezza della nostra inconoscibilita è ispirativa della nostra volontà di
fiducia avventurosa della scoperta non totale bensì sempre nuovamente ulteriore
di noi. Una spiegazione del principio possibile ma non assolutamente vero :”La
mente Vergine è flessibile e ospitale, la mente satura è inflessibile e
inospitale. “È: Agli inizi esistono miriadi di possibilità alle finitudini le
possibilità si riducono.
ELISION DISVALUE
La logica della negazione
nel corso degli anni è andata evolvendosi _ nonché andiamo insieme a riflettere
sulla psicologia del rifiuto.
Ontologicamente rifiutare
consiste in lat. Refutāre, comp. Di re- ‘indietro’ e *futāre ‘abbattere’, con
l’influsso di fiutare.
Da questa etimologia
caratterizziamo il termine fiutare. Il fiutare umano è caratterizzante di
anticipazioni self_interpretative soggettive e dequalificanti _ presagire,
presentire, sospettare. Nonché il rifiuto consiste in una anticipazione
attitudinale che salvaguardia da ipotesi di negatività. Tuttavia siamo a
sottolineare che rifiuto è il risultato di un anacronismo _ nonché il
fondamento del nostro rifiutare non esiste. Perché non esiste? Perché è una
ipotesi non presente che possiede probabilità di non compiersi.
Ricordiamo che il rifiuto
è “Abbattere” pertanto è ontologicamente una negatività attitudinale di
aggressività (Aggressività passivamente attiva), il rifiuto non deve essere
promosso e non deve essere normalizzato.
Pertanto realizziamo the
end of the unborn self.
Siamo allora orientati a
misurare il livello della nostra impermeabilità alle realtà poiché rischieremmo
di non vivere miriadi di bontà per salvaguardare noi stessi da aleatorie e rare
introspettive ipotesi di negatività future che sono in realtà di possibilità di
improbabilità di compiersi.
Nonché paragoniamo
a_priori_acceptance con a_priori_evasion _ indifferentemente dalla originaria
qualità ontologica del nostro prossimo la nostra qualità attitudinale è una
variante altresì del prossimo. Nonché se a priori, prima della iniziatica
attitudinale del prossimo agiamo la premura della accettazione aprioristica
dimostrerò affabilità che è un cangiante positivo del prossimo _ il farsi voler
bene influisce sulla bontà del prossimo verso di noi. Ora in contrasto
caratterizziamo la dinamica dell’incattivimento _ nonché le nostre
aprioristiche aggressività passive e attive, le nostre procrastinazioni
subordinanti, il nostro eludere la esistenza del prossimo o mistificarla in
negativo ovvero la addizione di attribuzioni negative che non appartengono al
prossimo implicano proprio grazie (in negativo) a questo nostro modus operandi
negativo l’incattivimento ovvero l’incremento delle probabilità che il prossimo
manifesti verso di noi in significato di istintivo ritorno del nostro averlo
odiato/a caratteri attitudinali negativi.
Ora riflettiamo sulla
fondamentale rilevanza che possiedono la spiritualità e la fede in queste
dinamiche. Poiché la spiritualità entra in gioco soprattutto nelle dinamiche di
anticipazione ideale _ la fede e la spiritualità implicano che io creda nella umanità
del prossimo _ nonché non fondo su odio la mia interpretazione percettiva
anticipante che necessariamente induce sospetto che autoalimenta sé medesimo
(Nell’olismo di una realtà semplificata in dicotomia bontà e negatività
realizzo imprinting percettivi di maggiore rilevanza sulle rare negatività e
denoto di normalità insufficienti e ininfluenti le bontà) bensì fondo su
fiducia il mio riconoscimento _ fiducia induce riconoscenza e innesta una
catena di reciprocità premurose.
Un nuovo livello
riflessivo sul tema del rifiutare consiste nella ontologia del rifiuto in
legame con le negatività.
Nonché rifiutiamo il
negativo.
E se io vi dicessi che
sia divenuta possibile la possibilità che rifiutiamo il positivo?
Ove dinanzi a noi si
dimostrassero innumerevoli realtà positive e buone siamo a crearne selezione,
gerarchia, privilegi di alcune e non di altre. Ne risulta che realizziamo il
grave sacrificio di bontà. Nonché le persone che si dedicano e che dedicano opere
buone incontrano il rifiuto o la normalizzazione di ininfluenza _ essi/esse
allora entrano in confusione del paradosso di dissonanza cognitiva di bontà
attitudinale punita.
Sono a fondamentalizzare
ed a motivare il nostro umano bisogno di riconoscimento è di accoglimento
aprioristici proprio per non essere a dovere vivere né il rifiutare né l’essere
rifiutati/e.
Soprattutto per soffrire
meno il rifiuto riqualifichiamolo, proprio secondo una comprensione di livello
ulteriore che rende a noi chiaro che fare del bene sia giusto e meritevole di
riconoscenza, ma la assenza di riconoscenza non dequalifica la ontologia di
bontà del bene che dedichiamo.
Se ad esempio una persona
dovesse non apprezzare e rifiutare a priori il bene che abbiamo da offrire
(altresì latente), che è la onestà com_passionevole, la gentilezza di
affabilità, l’ottimismo rivitalizzante, la nostra affidabilità è lei/lui che
non vivrà e non gioverà delle nostre qualità, queste nostre qualità restano
immutate e non confutate da eventuali rifiuti.
Relatività ideativa
L’inchiostro temperava il
corpo flebile e leggero di una ballerina che danzava su una vasta tela disposta
sul pavimento, il corpo della donna dipinse la tela d’inchiostro. Ciascun
nostro movimento è un segno che resta, se la ballerina tinta d’inchiostro non
avesse danzato la tela sarebbe restata bianca.
Se ciascun movimento è un
segno che resta, resta da riflettere sulla realtà di come vogliamo che siano ad
ogni gesto le nostre tele, le tele reagiscono sempre al come del nostro
relazionarci a loro _ allora noi non siamo la causa creativa ma siamo l’effetto
ideativo. Allora il come attitudinale delle persone nei nostri confronti è
realmente caratterizzato dal nostro come attitudinale _ nonché è parzialmente
adeguata la metafora che assomiglia le tele alle persone con cui ci
relazioniamo, poiché le tele sono puramente dedite a noi genuinamente ingenue
similmente ai bambini, le persone adulte possiedono una iridescente follia
d’integrità di relatività. Perché adesso penso e credo questa realtà? E non la
realtà parallela alternativa? Poiché è sincronicamente una alternativa
esistente a molteplici alternative ideo_contestuali della medesima natura
categorica ideativa _ pertanto è la scelta il segno della idiosincrasia di
relatività _ è vero parzialmente poiché possiamo caratterizzare la
idiosincrasia identitaria come il connubio di tre sistemi _ il primo sistema
della scelta adiacente, il secondo sistema delle aleatorietà subconscie
contingenti, ovvero le meta_sensibilità.
Ed un terzo sistema che è
il flusso normalizzato delle nostre scelte passate a lungo termine.
Ad esempio una persona
temperata da anni di studio realizza la propria identità idiosincrasica di
terzo livello ovvero la costante abitudinaria della conoscenza ulteriormente
razionale e razionalizzata _ ma questa resta una proprietà idiosincrasica individuale
ed è assolutamente assurdo e privo di significato umano e logico realizzare
termini di paragone tra dissimili qualità di idiosincrasie di persone diverse _
nonché non ha alcun senso di fondamento logico il privilegio di dignità
esistenziale e identitario di una persona che detiene una idiosincrasia
temprata alla iper_razionalità, alla tecnica rispetto ad una persona che invece
possiede una idiosincrasia di terzo livello abitudinaria non temprata alla
razionalità dello studiare bensì ad esempio temprata nella dedizione
immaginativa, sentimentale, artistica, fantasiosa. L’esempio iconico del
pianista compositore dequalificato rispetto alla scienziata matematica.
Tuttavia sono confutabili i paragoni elevativi bensì simultaneamente
discriminativi tra molteplici altri tipi identitaria _ nuovamente iconici sono
i modelli discriminativi di genere, di età, di generazione. Lo stratagemma è
parzialmente il fatto di non scegliere solamente nella forma dell’accogliere e
del non selezionare e del non rifiutare o perlomeno dell’ammettere la dignità
di esistenza affinché siano ridotti i nostri criteri attitudinali di
eliminazione. Invariabilmente io risulto razionale per una località e folle per
una località alternativa che crede razionale la alternativa nei confronti di
cui non attribuisco fedeltà di pensiero raziocinio e credo _ nonché impariamo
che follia sia non solamente una aleatorietà subconscia, bensì uno dei
caratteri strutturali della flessibilità ideativa e della libertà di pensiero.
I valori fondamentali umani non sono confutabili e riconducibili alla
flessibilità di follia; tuttavia è una sorgente di progresso in direzione della
libertà e della dignità ideativa comune riqualificare la tesi della Relatività
di pensiero in ottemperanza di una efficiente annessione di ammissibilità di
identità di mindset non conformi _ poiché una iperconformità è caratterizzata
da radicali limitazioni e proibizionismo di identità di pensiero in relazione
proprio ad un perfezionismo collaterale che inonda gli infiniti e persino infinitesimi
particolari ontologici, reali, situazionali, ideali, caratteriali, relazionali
con cui siamo in relazione iper_temporanea _ la relazione è di finitudine di
ioer_temporaneità poiché il giudizio di proibizionismo “no” reiterato in
miriadi di realtà ci rescinde da esse di istante in istante. Iniziamo a
com_prendere proprio il valore della efficienza della com_prensione, della
accettazione, della accoglienza.
Le razionalità
iconicizzate conformi della località sono esempi di closed_mind _ la idealità
di ulteriorità dislocalizzata è un esempio di libertà compositiva di
open_mindedness.
La iperconformità ideale
declina qualunque individuo nella soppressione delle proprie idee nonché della
espressione di esse _ la iperconformità ideale tace, soffoca, sopprime il
naturale flusso di mentalità umane _ nuovi corollari strutturali di ammissibilità
ideale rappresentano un importante passo verso il respiro d’ossigeno
immaginativo comune.
VIVENDO AD ESSERE
RIVITALIZZATI
VIVERE PER RIVITALIZZARE
Crea da te stesso/a le
tue certificazioni del tuo valore.
Te medesimo/a consisti
nella tua certificazione fondamentale di valore.
SELF KNOW-HOW
Il sistema di valutazione
didattico soprattutto a livelli di eccellenza culturale instaura come criterio
di maturità e di intelligenza la votazione nonché la conquista dei voti buoni o
eccellenti.
Tuttavia un ulteriore
livello di maturità si instaura nella immediatezza di Autocoscienza
autovalutativa nel senso che la ricerca di approvazione del prossimo come
legittimazione della bontà di un nostro agire sociale, culturale, spirituale
possa consistere in un indice di immaturità poiché non esula da un criterio di
dipendenza, di emancipazione identitaria e di subordinazione non libera_
diversamente il livello di maturità autocosciente realizza libertà nonché
crescendo sulla base della autocritica e della autoconsapevolezza si possono
comunque raggiungere livelli intellettuali, culturali, spirituali non solamente
competitivi bensì altresì eccellenti poiché non sono livelli replicativi del
sapere ma livelli nuovi creativi ovvero in grado di giungere in relazione
collaborativa e cangiante dei massimi sistemi di pensiero non solamente a
parteciparvi come parte infinitesima bensì come parte integrativa.
Solamente secondariamente
le certificazioni del nostro valore sono documenti redatti da altre persone a
riconoscimento della nostra persona ad essere di valore ontologico creativo. La
essenza personale possiede di per sé valore ontologico creativo, non esiste
sulla base della variabile di prescrizione di valore di osservatori esterni _
la ontologia personale è la prima base di valore. La essenza intrinseca del
nostro valore umanamente creativo è la implicazione di due corollari : il primo
corollario è il corollario di identità creativa _ nonché sussiste identità tra
ontologia di valore e creatività di valore proprio perché la ontologia di base
è di valore _ il criterio di genuinità coerente tra essenza e creatività
essenziale. Il secondo corollario è un ulteriore livello, la essenza di valore
crea esteriorità creative di valore che ulteriormente inducono la implicazione
del riconoscimento e della riconoscenza degli osservatori/osservatrici in forma
di gratitudine della redazione di attestati sovra_certificanti il valore _ la
riconoscenza è allora una superficialità ulteriorizzante della identità non è
il fondamento della identità.
Allora abbiamo intuito
che qualunque realtà relazionalmente proattiva, come la riconoscenza grata in
ritorno ad un nostro contributo non è fondante la identità proattiva, è il
contributo ad essere fondante la superficie percettiva di riconoscenza. Pertanto
qualunque proattività esiste ed è elevata da noi medesimi, dal principio della
nostra ontologia essenziale auto_certificante. Come si spiega logicamente la
auto_certificazione?
È una logicità di senso
di verso logico semplice e non paradossale: Se è la essenza ad implicare la
riconoscenza sovra_certificativa _ è la essenza a qualificare la qualità di
riconoscenza sovra_certificativa. La qualificazione è certificazione.
Nonché la riconoscenza
sovra_certificativa è un etero_nomizzante, la riconoscenza sovra_certificativa
realizza a noi un nome di sovra_struttura creativa che non è il nome della
nostra essenza ma la riconoscenza sovra_certificativa non crea la creatività essenziale.
Nonché è noto che la creatività ontologica esiste in medesima forza e
resilienza altresì in assenza di attestati di certificazione
sovra_attributiva_certificativa. Il valore ontologico di creatività essenziale
è trascendentale, offerto è indipendente dalla qualità di percezione è di
giudizio di qualunque altra persona indipendentemente dal valore d’essere
illustre di queste persone giudiziose in responsabilità di giudizio. Nonché non
dobbiamo dimenticare che il valore essenziale è ≠ dalle valutazioni. Il valore
essenziale è fondamento delle valutazioni, non sono le valutazioni ad essere
fondamento del valore essenziale. Nonché sussistea relatività di giudizio, la
aleatorietà dell’Environmental Alter, ed il subconscio che realizzano la verità
di non precisione, Instabilità, caducità, tendenza alla negazione
proibizionista, non efficiente focalizzazione, non sufficiente gnoseologica e
saggezza, non efficiente umanità, non proattività universale, lacune di
contenuti strumentali di consapevolezze orientative, egoismi,
eteronomizzazioni, che sono dequalificazioni strutturali dell’agente
osservatore /osservatrice che pertanto dequalificanti non realizzano il diritto di identità tra
verità di essenza valoriale e verità di qualità di giudizio attributivo di
valore del percipiente.
Inoltre rammentiamo la
caratteristica dei giudizi percettivi di non essere assoluti bensì relativi. In
cosa consiste la assolutizzazione di giudizio percettivo _ il giudizio
assolutizzante prescrive che sia definitivo ovvero che resti sempre vero dal
momento in cui sia pronunciato (Che è un assurdo confutabile poiché la
variabilità cangiante del pensiero di chiunque è una proprietà di facoltà
trascendentale che induce la possibilità di realizzazione di attitudini
incoerenti relativamente al giudizio assolutizzante. I pensieri e le attitudini
sono espressione della libertà di cambiamento di miglioramento proprio
realizzata in verità di confutazione con quanto prescritto inesorabilmente dal
pre_giudizio autonomizzante. La semplice naturalezza del cambiare idea nonché
la attitudine coerente e buona del cambiamento di idea) In secondo luogo il
pensiero autonomizzante esercita una totalizzazione e generalizzazione
percettiva _ come se tutti possedessero il medesimo pensiero _ il che
ovviamente è un assurdo semplicemente confutabile basti ricordare che sia
impossibile che miliardi di persone abbiano prospettive identiche sulla
medesima realtà osservata _ altresì i più rigidi sistemi di attribuzione di
giudizio consistono in sfumature percettive riqualificanti. Ammetto la
riqualificazione oltre la determinazione assoluta. Pertanto in relazione ad un
rifiuto delle nostre docili intraprendenze creative è un nostro diritto di
elevare noi stessi altresì (insieme al nostro miglioramento ontologico) nel
senso del cercare con curiosità nuovi osservatori che ci rendano il nostro
diritto di riconoscimento di valore ontologico creativo. Coloro i quali
dedicano i più efficienti equilibri umani di giudizio orientati a non
realizzare sprechi e manchevolezze utilitaristiche intenzionali o aleatorie di
riconoscimento in relativa identità insieme alla nostra verità di identità
creativa trascendentale che chiunque possiede in quanto ad essere
ontologicamente vita rivitalizzante.
Spostarsi speranzosamente
e fiduciosamente. Cercare oltre ed avere speranza nell’altrove se il qui è
avverso, impoverente, procrastinante, dequalificante, demoralizzante. Siamo a
vivere per vivere in salute e la salute annette la esperienza di situazioni
relazionali e individuali di qualità, reversibilmente la vita è sempre
possibilità di ulteriore ritorno e ripensamento, la severità di definitività
non è umana e non è migliorativa. Congediamoci reciprocamente ove non
sussistesse più valorizzazione del nostro tempo, ove sia costretta la nostra
libertà, ove non sussistesse buona reciprocità relazionale, non riconoscimento
delle nostre creatività, delle nostre energie. Lì non fioriamo, non restiamo
dove non ci è permesso di vivere esperienze sane e gratificanti.
Deve sussistere
equilibrio di identità tra la nostra dedizione e la riconoscenza che otteniamo.
_ la gratificazione è un valore di catarsi neurocognitiva e implica
miglioramenti altresì a livello cardiovascolare nonché un aumento a lungo
termine del nostro tempo di vita ed altresì della nostra qualità presente di
vita. Il fondamento identitario è la salvaguardia della salute. (La reciprocità
di salute relazionale prescrive equilibri tra catene di domande e di risposte.
Nonché uno spirito di apertura fiduciosa e reciproca gratuità di puri valori
aggiunti relazionali. Pertanto ciascun amuleto consegnato deve essere
ricambiato in reciproca consegna di un nuovo amuleto, affinché nessun valore
aggiunto sia vanificato di senso relazionale e cada nel vuoto _ in valore della
proprietà relazionale della compensa e della ri_compensa che come la
gratificazione è un valore di catarsi neurocognitiva e cardiovascolare.
Siano qui in vita per
vivere. E il significato della essenza umana è di rivitalizzare, la
riqualificazione è una sub_proprietà della rivitalizzazione.
U-TURN
LE INVOLUZIONI EVOLVENTI
DELLE LABILITÀ RESILIENTI
Coloro i quali dovessero
giungere al riconoscimento di vivere il sentimento di percepirsi estremamente
fragili, proprio in quel momento sentano di essere estremamente resilienti _
per la intuitiva natura dell’intenso contrasto tra le vulnerabilità introspettive
e estrospettive e la tipica essenza di resilienza di sopportazione che sovente
dimostrano le persone labili _ se il vuoto è caratterizzato da immensa energia,
le fluttuazioni del vuoto, metaforicamente la resilienza al minimum di labilità
energetica è una dimostrazione introspettiva di chi supporta gravi
introspettivi o estrospettivi di livelli ulteriori. Ai labili ed alle labilità
deve essere pertanto attribuito diritto di valore di rispetto. Poiché coloro
che esperiscono le labilità esperiscono la relazione con le sub_strutture umane
fondamentali nonché le gravità di serietà _ ne consegue che coloro che si
abituano alla relazione con le gravosità di serietà, ne sopravvivono e da esse
vi imparano nonostante dimostrino i segni di tali relazioni hanno domato i
draghi mistici superni ed assimilato modelli di resilienza di livello ulteriore
che li rende efficienti e catartici ove coloro che non hanno esperito le loro
medesime gravosità risultano naturalmente in principio impreparati proprio
poiché non hanno avuto relazione con tali singolarità di gravosità.
Le involuzioni evolventi.
Ché i fragili sono i
maggiormente resilienti.
U-TURNIN’WE ALWAYS
CHANGE.
SIAMO IL TEMPO
Siamo come il tempo e il
tempo è come il vento nonché lo zefiro è tornado e tornado è zefiro.
Esistono adesso luoghi in
cui ancora non siamo ed a cui paradossalmente già apparteniamo. Nonché ove
saremo relativamente già siamo e chi saremo relativamente già siamo, la
reminiscenza riecheggia gli oracoli futuri ed è la misticità onirica dei nostri
sogni e della nostra immaginazione la nostra saggezza fluttuante.
LA ULTERIORE RIEVOCAZIONE
In quale momento è
secondo quali criteri una scrittrice/uno scrittore può sentire che la sua
realizzazione creativa sia? In un secondo momento in cui egli/lei intuisce di
avere già trascritto una idea che sovvenne in passato. Il miracolo della
identica rievocazione significa che il creativo abbia catalizzato nella sua
dedizione artistica di realizzabilità i livelli più urgenti, fondamentali e
profondi della sua vocazione _ la realtà che questa persona è chiamata ad
esistere è già stata allora fondamentalmente compiuta da lei medesima _ questo
principio è il senso della evocazione vocazionale _ un secondo livello di
realizzabilità consiste nella rievocazione, nello smussare le proprie opere,
nel precisarle, nel ritorno arricchente e accurato mediante metodicità
esperienziali di saggezze che aggiungono, migliorano e non rovinano. C’è allora
la vocazione alla creatività e un livello vocazionale maggiormente elevato,
aulico, spirituale, ovvero il tempo della vocazione delle ulteriorità.
Il principio della
vocazione delle ulteriorità è generalizzabile e applicabile a tutti i contesti
di realizzabilità in premessa di avere già maturato e saturato il margine di
realizzabilità del primo livello della vocazione di creatività.
PIXELS
Considerazioni sul
concetto di limite.
Il limite è garanzia
della esistenza di ciò che circoscrive.
Il limite è garanzia
della coevoluzione ovvero della possibilità di riqualificazione dei contrasti,
se esiste il limite esiste una universalità di molteplicità di differenze che
il limite circoscrive, tuttavia è proprio la circoscrivibilità a permettere che
la linea circoscritta sia plasmabile.
Il limite è garanzia
della esistenza della libertà nella accezione di “libertà di poiché libertà da”
nonché la speranza di cambiamento rispetto alla monotonia _ è il limite che
ispira immaginazione di cosa potrebbe esistere oltre il limite.
Il limite è una
intraprendenza, è l’incontro della linea di demarcazione tra due ambienti
dissimili.
Tuttavia la linea di
demarcazione non ha spessore infinitesimo, può non essere un momento, bensì il
limite può essere un periodo, il pellegrinaggio di un viaggio un percorso di
orientamento da un ambiente al successivo.
Il limite può consistere
relativamente in una dislocalità _ nonché paradossalmente un limite che
realmente circoscrive due realtà ambientali dissimili può celare la verità di
proprietà che sono in comunione sia al primo ambiente, sia al secondo ambiente,
sia all’ambiente della linea di demarcazione del limite _ un esempio iconico
può essere la semplificazione grafica di un ambiente opaco puramente color
indaco, di una linea di demarcazione limite di color puramente verde giada, di
un secondo ambiente oltre il limite di color rubino _ tuttavia questi tre
ambienti sono tutti identicamente e strutturalmente pixels.
THE FLUENCY
TRANSFIGURATION
Realities about you
become instant by instant even without your self _consciousness of how
realities about yourself become _ you can’t be everywhere but you can have a
further level of intuition _ the inner essence of resonances _ because the
presence of de_centralization of the miscellaneous realities in the same holism
_ some realities about yourself may change in a level that it is so far by the
level you are but if you feel profundly and intuitively you can feel in your
level the echoes of the resonances that the far change creates in your level,
fundamentally you may be in harmonious resonance with the whole holism _ you
must heighten your aura to become yourself the whole holism.
You consist in the
environment you are not only an element of the same environment this is the
spiritual capability of fluency transfiguration.
UNA POETICA DELLE
METASENSIBILITÀ
Credere che un senso vi
fosse.
Le pagine dei libri allo
zefiro crepitavano come le scintille d’un focolare.
Scintillando
incandescenti e luminescenti nel mio animo evocarono il suono dell’orchestrante
fruscio di candide pagine di manoscritti che lo zefiro sfogliava come un saggio
soffio vitale in un silenzioso meditativo ascolto del brillante candore della
voce naturale, l’ancestrale raccontarsi dello zefiro che divenne scrittore del
ritorno alla prima di copertina ancora e oltre le ultime pagine, e lo zefiro
orchestrante ritrascrisse i libri che andava sfogliando affinché ciascun libro
fosse una singola pagina di un senso letterario ulteriore affinché il libro
naturale potesse esprimersi in grazia di ciascuno dei manoscritti, dei venti,
del suono surreale così rievocante la vitalità d’un fuoco innocuo e vivace come
fluorescenti segnalibri di petali tra pagine affinché potessimo credere che un
senso vi fosse proprio in quel petalo destinato ad essere custode e simbolico
di quelle parole ma non d’altre scritture.
IL SENTIMENTO CELESTE
Dal cielo delle nubi,
alla fonte di una cascata, ai suoi flussi discendenti, alle rapide d’un
ruscello, all’elevazione oscillante e avventurosa dello zefiro, all’evaporare
evanescente agli incandescenti bagliori del sole, ora sono del cielo nuove
nuvole. In questo girotondo di reciprocità il cui le stille che sono effetti
nebulosi siano tra le cause sorgenti delle nubi stesse.
È naturale che lo
specchio d’acqua in quiete della sorgente risuoni al cadere delle piogge, che
lo spirito della cascata sia infervorato, che il ruscello divenga fiume, che le
rapide più imponenti del fiume cangino lo zefiro in vento funesto e i bagliori
solari rifrangano le furie naturali realizzando tempeste più ingenti.
In questo girotondo di
reciprocità al cadere di ogni goccia consistono le risonanze che in verità sono
naturali consonanze.
Dal cielo sereno non
caddero gocce e la fonte evaporò ai bagliori solari e congelata sublimò ai geli
notturni.
Siamo le reciprocità
relazionali dei nostri segni comportamentali, il sentimento celeste.
Una esibizione artistica
museale. Una sarta cuciva con una macchina da cucire, turravia avendo le
proprie mani terse di inchiostro nero affinché ogni gesto di cucito imprimesse
sulla macchina da cucito e sulla macchina da cucire le sue impronte digitali segno
della sua resilienza creativa e simbolo della sua identità realizzativa, di
istante in istante, di gesto in gesto.
Il segno creativo e la
ideazione della Persona di istante in istante, di gesto in gesto. Oltre al
risultato del prodotto un fondamentale risultato è il riconoscimento e la
valorizzazione di ciascuno dei gesti che sono significanti e garanti del
risultato. Questa mostra ed esibizione rende onore al significato del gesto
creativo custode della unicità identitaria creativa, la summa delle impronte
digitali che esprimono la opera delle gestualità che è strutturante qualsiasi
intraprendenza creativa lavorativa.
SIAMO TELE CELESTI
Ho sognato la tela del
cielo.
Un cielo di veli
traslucidi ed il suo celeste evanescentemente riflessivo, terso, chiaro,
limpido come uno specchio delle prime acque gemmee sorgenti dell’universo.
Ho sognato il cielo
gemmeo ed omnicomprensivo che riflettesse arcobaleni di cieli di mondi lontani,
che potessi riflettere gli ambrati lumen solari sulla tela acquamarina del
cielo come similmente si rifransero sull’acqua marina. Ed il cielo celeste presto
ritornò alla sua ancestrale purezza. Ho sognato che io come qualunque creatura
vitale sia una tela del cielo, ho allora sognato una manifestazione della vita,
la sincerità della limpida purezza _ poiché la vita è il dono della nostra
rivitalizzazione nonché la nostra redenzione elevativa ad essere sempre
nuovi/e.
The mistery of our old
relational dreams
None of these books it is
really ended. Even the inside pages are drenched, even if the inks are
evanescent not all of the connections of the phrases are corrupted _ so we may
read one phrase and recognize the title of the book that it is readable through
the world literary archives. Even we can read the title of the book, or the
singular characteristics of the front page, its drawings and its colours. Or
maybe non of these books it is really ended because they are the echo of their
writers, so by one book we’ll be able to read the other titles and books of the
authors _ we are able to enliven all of these books simply beginning by what
there remains of them _ so the books are now the survived phrases that their
value it is not conceptual but the fact of their survival. There is Another
mistical property _ that books are the resonances of the other books _ and the
invitation of the book for the readers to become writers of new books _ the
sense of freely creativity.
Now I’m trying to realize
a comparison between our old relationships and these old watered abandoned
reams.
A wise reader shoul
recognize the whole watered reams and one book by one would heat them through
sun flares.
Now I’m about to realize
not a language traduction, but a conceptual binary traduction _ every
reflection i create about the books I translate it requaliying it for the new
protagonists of our old relationships:
Even the inner relational
dialogical links are silenced , even if the destiny thread it is evanescent not
all of the connections of the relational synchronicities are corrupted, the
melancholy memory once again creates far unipathies and the telepathies singularities
that link us.
None of our old
relationships it is really ended.
Comprendiamo l’importanza
della suscitazione.
La suscitazione significa
che da pochi elementi, un nome, un ricordo, un gesto suscitiamo una
molteplicità di memorie, di sentimenti, di valori che sono in correlazione con
le unità semplici di cui abbiamo accorgimento.
In verità questo accade
in ogni realtà che ridestiamo. Pensiamo al restauro. Il lavoro è il ritorno
alle essenzialità ed un secondo livello di suscitazione. Pensiamo al titolo che
è nome simbolo di una unicità irreplicabili.
Siamo a conoscere che il
ritorno relazionale sorge sempre da queste unità semplici che inducendo
curiosità malinconiche ci orientano a ri_conoscere le realtà che conoscemmo.
Ri_incontrarsi per la prima volta, riconoscersi nuovamente nella intuizione che
è garante dell’accorgimento che la infinitesima parzialità simbolica è un
richiamo metafisico ed insieme una somiglianza risonante delle complessità sorgenti.
LE TRE MALINCONIE
Mi manchi
significherebbe:
Mi ricorderai una poesia
ancora da scrivere.
Mi ricorderesti una
poesia che ho dimenticato, il mio ricordo di come poter ancora sognare è la
telepatia del tuo immaginarmi.
OLISMO
La teoria che esprime che gli elementi di una totalità sono in intima
interconnessione , come se non potessero esistere in assenza della totalità ed
in complementarietà biunivoca insieme agli altri elementi.
OMNISMO
Il credo che la Verità
non sia una unica elementarietà in una complessità bensì che Elementi di Verità siano ciascuno
parzialmente in ciascuna elemetarietà di
ogni molteplicità complessa _ Da cui intuiamo che Verità è la unità delle
parzialità, la loro comunione, la loro combinazione, la loro relazione e la
loro unione.
ONISMO
Consapevolezza della
piccola parte del mondo che è possibile conoscere durante tutta una vita. Il
termine descrive la frustrazione di vivere in un solo corpo che vive in un solo luogo alla
volta.
La soluzione serena di
questa frustrazione risiede nelle nostre possibilità introspettive, è la nostra
anima trascendente e innata che ci trascende.
I ritorni a noi
medesimi/e, il nostro raccoglimento e il nostro richiamo sono evanescenze
relazionali rivoluzionarie.
Inizio