Non dipende
tutto da me:
Poiché se
dipendesse tutto da me
Sarei solo.
Siamo foglie il cui movimento
è dei turbinii del vento,
è delle rapide destinate a cascate?
Così la natura è materna a sé
stessa,
Così siamo materni a noi stessi,
così le acque si abbracciano ai
venti.
Come due lontane mani che si
desiderano
sfiorandosi solamente in grazia di
ciò che si donano?
Come ponti tra due diverse sponde
le realtà donate sostituiscono il
vuoto tra le donanti mani.
Tuttavia al congedarsi d’una delle
mani donanti,
decadono i ponti a metà dei saluti
non corrisposti,
ciottoli decaduti nel profondo d’un
lago
ove in superficie avrebbero dovuto
essere raccolti, ora annunciamo: “è tardi”.
Allora restiamo in sospeso,
il vuoto è un baratro naturale,
è un flusso discendente
Una intensa forza di gravità che
insiste
in direzione della nostra solitudine
una stasi profonda, un sonno
d’ipnotici incanti*
In cuor nostro è latente
un sentimento di mistica astrazione,
il nostro talento d’amistà.
Sia allora la mano materna d’una
cascata
il dedicare in dono alla mano
paterna dei venti
la flebile foglia
Una foglia che è simbolo di vita
poiché è rivelatrice del movimento
che la stasi vela.
Una cascata il cui gorgoglio è
sempre uguale a se stesso
La cui forma è istantaneamente
solida come una scultura marmorea.
I venti sono immutabili delle loro
trasparenze.
Tuttavia altresì la stasi è
movimento, la fine è inizio, così le realtà assenti sono presenti
possiamo riconoscerlo?
La foglia disvela le vitalità velate
nella stasi:
Il flusso delle stille d‘acqua
costituiscono l’anima veemente della superficiale statuarietà d’una cascata
Il vorticoso avvicendarsi delle
gravità di venti fermi,
presenti solamente in qualità di ciò
che muovono.
Siamo davvero foglie destinate nelle
mani del destino?
Forse, in verità siamo noi stessi le
mani del desino.
Siamo i venti e siamo le rapide.
Siamo vita nella misura in cui
riconosciamo noi stessi stille di cascate che destinano le foglie ai venti. Le
gravità dei venti che conciliano l’aridità dell’aria con l’umidità dell’acqua.
Il donare noi stessi ai flussi
creativi.
Come due lontane mani che si
desiderano
sfiorandosi solamente in grazia di
ciò che si donano?
le realtà donate sostituiscono il
vuoto tra le donanti mani,
e se le realtà donate fossero le
realtà donanti?
Il custodirsi vicendevolmente delle
mani risolve il vuoto, la fine, la stasi
Quali scritture ho provato a
consegnarti?
Nel profondo d’un lago una donna
giunse a leggere le parole
“SIAMO LA NOSTRA VITA”
Trascritte su un bianco ciottolo.
Così un viandante donò un
quadrifoglio a una donna,
congedandosi da lei, incedette il
suo cammino, poiché lei lo ignorò.
I nostri passi incedono severi
siamo veloci per essere rallentati,
I nostri passi incedono timidi,
incerti
siamo persi per essere ritrovati,
I nostri passi sono abbandonati alla
malinconica inerzia,
Siamo abbandonati a tempi che ritorno
ai medesimi spazi per riconoscerci e rivitalizzarci.
Allor quando i nostri passi
desistono
disveliamo il nostro essere fiori
che attendono di essere raccolti,
Semplicemente rivivendo le nuove
quotidianità.
Presto il viandante ritornò sui suoi
passi.
Non vide la stessa donna a
attenderlo, tuttavia egli si rattristì poiché vide il quadrifoglio che ebbe
donato alle tiepide mani della donna sul pavimento mosaicato di freddi
ciottoli.
Il viandante istintivamente raccolse
il quadrifoglio, lo consegnò ad una donna dicendole:
“Ho trovato questo quadrifoglio in
terra, te lo regalo.”
Lei rispose: ”No” E se ne andò.
Peggio del non volere donare esiste
solamente il non volere ricevere in dono.
*Pensiero, interpretazione a priori,
dubbio, diffidenza, nichilismo, diniego, inerzia, abbandono