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mercoledì 26 luglio 2023

L'UNICESIMO LIBRO DELL' AUTORE MICHELE VITTI "ORIZZONTI DI REALIZZABILITÀ"

 





 

 

 

ORIZZONTI DI REALIZZABILITÀ

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORIZZONTI DI REALIZZABILITÀ

 

© 2023 Michele Vitti

 

Data di pubblicazione : 25.07.2023

 

Quest’opera è protetta dalla legge sul diritto d’autore.

È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

 

ISBN :  9798853601048

Casa editrice: Independently published

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICE

p.

1. La reversibilità è una realizzabilità                                                         

2. Il ritorno orientato delle Anime nubivaghe                                      

3. La aspettativa è la mantenuta promessa realizzativa                      

4. La chiralità del bisogno                                                                          

5. Lo stadio di cooerenza celestiale                                                         

6. La ulteriorità dei colori trasversali                                                   

7. Il nostro destino della contentezza                                                   

8. The enlivening forgiveness                                                                

9. La goccia della contentezza                                                               

10.  La libertà realizzativa                                                                       

11. Demistificazione e pensiero puro                                                  

12. La vocazione Psithurista                                                                   

13. Le quattro generosità                                                                        

14. Reminiscenza e suscitazione emozionale                                    

15. La reminiscenza della semplicità complessa                   

16. La spiritualità estrospettiva                                                

17. Le familiarità divergenti                                                      

18. Il fare riconoscente                                                              

19. La ferace impermanenza della pioggia                                         

20. Il paradosso della inazione creativa                                              

21. Le due identità                                                                                    

22. Meraki                                                                                                   

23. La tutela della libertà creativa                                            

24. Un nostro senso ulteriore                                                                   

25. La soggettività miracolosa                                                                

26. La resilienza creativa divina                                                            

27. Il paradosso della presente assenza                                               

28. I corpi neri relazionali                                                                       

29. La spontaneità della gestualità                                                         

30. La Verità sentimentale                                                                      

31. La affabulazione                                                                                 

32. Assertività generazionale                                                                 

33. Furthermore expressiveness                                               

34. Etica comportamentale tra autonomizzanti e eteronomizzaznti                                                                        

35. La salute dai tempi umani                                                

36. La autonomia della AI                                                      

37. +1 Il soul seed vault                                                           

38. La autocoscienza di autodeterminatezza                       

39. La generosità naturale                                                       

40. Il paradosso dei contrasti agevolanti                              

41. Le mete substrutturali                                                       

42. La familiarità anticipante                                                 

43. Consequenzialità _ Orizzonti di realizzabilità              

44. Siamo cieli                                                                          

45. I due compositori                                                               

46. Libra                                                                                     

47. Le torri dei colori                                                               

48. Il dono subllime                                                                 

49. Nubi di neve e sereni specchi d’acqua                            

50. La utocoscienza della vocazione                                     

51. Autocoscienza e alterigia                                                  

52. La relatività di vulnerabilità                                             

53. I contrari della nostra volontà                                        

54. La autocoscienza della iniziazione orientativa              

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro “Orizzonti di reversibilità” è un esempio di libertà compositiva e di serendipità in quanto è stato un frutto letterario inatteso sorto dalla ideazione scrivendo un manoscritto diverso, il libro “Generosità”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA REVERSIBILITÀ È UNA REALIZZABILITÀ

 

 

Le reversibilità astratte teoriche evolvendo in realizzazioni mantengono custodite la proprietà di reversibilità. La espressione di una reversibilità è fatto puro presente - e nel secondo attuativo esiste allora irreversibilità_ tuttavia l’olismo applicativo non è circoscritto al nucleo attitudinale istantaneo - il fare è un orientamento graduale che si evolve, ma si plasma, di secondo in secondo - l’atto discreto è un elemento che compendia il continuo attitudinale ma non è l’essenza dell’andamento attitudinale_ pertanto è possibile la dissonanza tra una attitudine istantanea e la attitudine istantaneamente successiva _ la libertà di orienta ione attitudinale annette il ripensamento _ e l’olismo attitudinale è una fusione complessa delle due istantanee realizzazioni. Esiste allora reversibilità di libertà attitudinale nel continuum attitudinale. 

 

 

ESTEMPORANEITÀ E MEMORABILITÀ

 

La estemporaneità attitudinale è la via affinché possiamo caratterizzare di permanenza la istantaneità della impermanenza _ nella misura in cui realizziamo adesso tutto ciò che siamo in potenzialità di essere siamo memorabili. La memorabilità è la nostra vocazione umana ed è il dono ulteriore che possiamo dedicare a noi stessi ed al prossimo, la reminiscenza relazionale è chirale.

 

 

 

 

 

 

 

Il ritorno orientato delle Anime nubivaghe

 

Sembrerebbe che vuotare nuovamente un vaso vuoto poiché già vuotato sia come empire il medesimo vaso saturo oltre il suo livello limite di resistenza - il vaso si frammenterebbe nel primo caso per una implosione, nel secondo caso per una esplosione - antichi saggi credevano infatti che l’ultima realtà che ogni realtà possa donare sia l’anima, e che non appena l’anima effluisca dalla realtà questa si frammenti. Allora secondo questi saggi il vaso vuoto ulteriormente vuotato si sarebbe frammentato non appena gli fu richiesto il dono ultimo della sua anima. Gli stessi saggi elevano la contraddizione a valore aggiunto sostenendo che gli oggetti non possiedono una anima e gli stessi approfondiscono il loro dire assimilando il loro dire alla metafora di noi uomini e di noi donne che siamo insieme custodi donatori e richiedenti di realtà di valore, vi sono allora donne e uomini sì altruisti che danno l’anima per il bene essere del prossimo. Gli stessi saggi approfondiscono che l’anima può ritornare al vaso. Un vaso frammentato resta in silenzio non domanda mai che sia rammendato ma il fatto che non domandi mai di essere ricongiunto non significa che non lo desideri, gli oggetti non hanno volontà, ma metaforicamente gli umani custodi sì - gli uomini non amano essere frammentati e desiderano essere custodi poiché consistenti in recipienti possono contenere, mantenere e dedicare realtà di valore. La vocazione del ritorno ad essere custodi è ascoltata proprio da altre anime custodi - il ritorno delle anime è garantito proprio da coloro che hanno incontrato l’anima fluttuante e nubivaga e la hanno ri-orientata alla sua originaria dimora - il vaso frammentato - l’arte del Kintsugi - la manifestazione del ritorno dell’anima e la nuova aura del vaso i cui frammenti sono ora riconciliati è luminosamente aurea.

 

 

LA ASPETTATIVA È LA MANTENUTA PROMESSA REALIZZATIVA.

 

Avere aspettative verso l’operato del prossimo inevitabilmente lo rincuora, lo tempra, lo rivitalizza, allora la dedica di aspettativa è un dono di energia creativa che aumenta il margine di realizzabilità del fare del prossimo.

Tuttavia la aspettativa non deve consistere in pretesa – lo stadio pre-tensivo infatti induce ansia che ostacola la bontà del pellegrinaggio creativo; inoltre deve consistere un elemento di gratuità e di bontà che permettono che non esista la negatività della delusione, poiché lo stadio delusivo induce demotivazione e rassegnazione creativa.

Il nostro tempo è sempre produttivo poiché il fare (altresì la inazione che può consistere in un fare introspettivo elaborativo, creativo, spirituale) è un movimento, un fatto creativo è una non invariante ed è non indifferente poiché è sorgente necessaria di un effetto, il prodotto realizzato o di promesse realizzative, ovvero catene di con-cause che a poco a poco instillano nella realtà il compimento graduale della nostra dedizione introspettiva latente. Allora confutiamo ciascun corollario demoralizzante che vorrebbe rassegnare la valenza del nostro docile spirito creativo, consideriamo alcuni corollari – la divergenza anticonformista – un fare  alternativo non conforme è suscettibile ad essere vanificato dagli stessi osservatori che credono nella altra conformità rispetto al fare. Il corollario di gerarchia – la attribuzione di gerarchia valoriale è intersoggettiva – parliamo del giudizio di futilità – ovvero quando un osservatore esterno attribuisce una gerarchia di urgenza creativa differente rispetto alla persona creativa, la osservazione non confuta la validità del dedicarsi della persona creativa in un certo ambito contestuale, sarà la persona creativa a testimoniare la rilevanza fattuale del suo dedicarsi che confuti un eventuale giudizio di futilità del prossimo. Il corollario del flow di normalità – il conformismo, il fare dell’outsider anticonformista che non segue le logiche e i tempi predominanti sarebbe de_valorizzato. Il corollario del valore danaroso – la saggezza prescrive che il valore fattuale di ogni creatività non dipenda esclusivamente dal ritorno in denaro che essa realizza, le docili realtà creative sono in diritto e merito di stima nonostante non realizzino alcun introito di denaro. Il corollario della perfezione – la corrente filosofica dell’imperfezionismo prescrive il merito delle creatività imperfette come sorgenti della identità di umanità creativa. Il corollario di utilità non emozionale e non sentimentale – le emozioni sono soggettivamente giuste e buone – il pensiero è criticabile, le emozioni no, è importante che non rescindiamo la genuinità del nostro sentimento dalle dinamiche del fare, se dovesse venire a mancare l’elemento emozionale dalla reciprocità creativa presto o tardi la catena delle reciprocità si rescinderà -  materialismo e utilitarismo sono utili ma non sufficienti alla stabilità di reciprocità creativa è fondamentale la resilienza del sentimentalismo ovvero il lato propositivo empatico unipatico che eleva ciascun contributo creativo conferendone senso umano.

Non è solamente importante la dedizione è allora fondamentale riconoscersi, (rendere riconoscibili e che siano riconosciuti) di valore i frutti concreti del nostro dedicarci.

 

 

 

 

 

 

LA CHIRALITÀ DEL BISOGNO

Il paradosso del paziente che è medico

Avete mai pensato a questa importante paradosso relazionale?

Avviene sovente questa coincidenza. Ovvero che ciò che domandiamo (Sovente non manifestamente, non chiaramente) noi stessi/e al prossimo sia proprio la medesima realtà che lui/lei si attenderebbe fosse compiuta da noi stessi verso i nostri prossimi in grazia di una reciproca aspettativa di cui vi sarà una probabilità che non verrà assolta e che verrà disattesa (alla fine si comprenderà il motivo di logicità reciproca che normalizza l’avveramento di questa probabilità e si argomenteranno i modi di conversione in praticità ed avveramento delle aspettative.)

Specularmente. Ciò che allora gioverebbe alla nostra salute è la assoluzione conseguente alla richiesta di un nostro bisogno relazionale ( come coincidenza di bisogno del prossimo, che troveremmo attendere che siamo noi stessi/stesse ad agire verso di lui/lei la medesima realtà relazionale che noi simultaneamente stiamo domandando.)

Ricordiamo che la domanda è attesa – e la reciprocità di attesa è procrastinazione – La verità è allora che siamo noi stessi/e gli agenti anticipanti, i primi, che inducono il sistema della attesa pretensiva che il prossimo secondo mirroring replicherà verso di noi.

Un benessere relazionale prevedrebbe allora questa conversione paradossale che un bisogno da una parte (Che è una vuotezza che domanda di essere saturata) si risolva autoreferenzialmente autonomamente e che si saturi oltremodo eccessivamente, così questo eccesso di catarsi autoreferenziale individuale vada a colmare il medesimo identico bisogno dall’altra parte. Questo è un metodo di risoluzione di molte vicissitudini relazionali.

Vediamo un semplice esempio.

IL PARADOSSO DEL PAZIENTE CHE È MEDICO – Il paziente che trova la resilienza e la energia di essere medico curante della sua stessa Fragilità e medico curante della medesima Fragilità tuttavia che eventualmente si scorge esistere ed appartenere al prossimo.

Una persona tra le due avrebbe bisogno per essere bene che la controparte relazionale colga l’iniziativa di incontrarla semplicemente per trascorrere del tempo insieme – questa persona sovversivamente realizza autonomamente la catarsi del proprio vuoto di solitudine ed agisce la iniziativa di incontro relazionale – il paradosso del momento in cui si ha bisogno di domandare sovversivamente si dedica. La seconda parte accetta di buon cuore sentendo lei stessa risolto il suo vuoto di solitudine in grazia della iniziativa della prima parte relazionale. Nominiamo questo tipo di reciprocità la chiralità di bisogno affettivo-relazionale. Come attuare il paradosso? Fondiamo la nostra iniziativa – Allora comprendiamo che siamo in dovere di agire e non di reagire – sul valore della chiralità – sicché sentiamo ciò che agiamo verso il prossimo analogamente come se il prossimo agisse identicamente verso di noi – il sé e l’es (Altro) che coesistono nel Noi.

Semplifichiamo nel gesto della tenerezza dell’abbracciare – abbracciare è identicamente essere abbracciati – questo paradosso è applicabile a qualsiasi complessità situazionale relazionale e realizza un impulso creativo positivo di cui immediatamente gioveremo. In secondo luogo si dispone necessaria la onestà della sincera espressione dei propri bisogni relazionali e individuali.

 

 

 

 

LO STADIO DI COERENZA CELESTIALE

La vita dà ali e la opportunità di vitalità.

La scelta di vitalità dà il volare per poter brillare altrove.

Ma non saettarti più velocemente Del volare del tuo angelo custode, lasciare alle spalle è dimenticare e perdere.

È ciò che andiamo perdendo che reca le cicatrici sulla nostra schiena. Il nostro angelo custode già esiste dove siamo destinati. Il nostro angelo custode è una nostra celestiale metamorfosi, coloro che siano in consonante risonanza con il proprio angelo custode sono sincronicamente dove siano destinati a sussistere – non tutti sempre lo siamo – lo stadio di coerenza celestiale è definito dalla assenza di incertezza, assenza di ansia e tensione, da una surreale irenica serenità, da una energia aurea e floreale delle nostre latenti potenzialità, da un’aura che è il lumen della nostra autentica ed immediatamente riconoscibile genuinità. Come potrai comprendere il momento del luogo in cui sei giunto alla meta della coerenza celestiale? I più saggi tramandano che dove secondo la consuetudinaria contingenza troverai le volitanti piume lì ed in quel momento sia il tuo angelo custode a reggerti ed a custodire il tuo destino.Perché le piume volitano? Perché i nostri angeli custodi sono esempi del valore del ritornare, ché il tempo non è mai un ritardo poiché siamo destinati ad elevarci al tempo celeste dei nostri angeli, il tempo celeste è il tempo ulteriore e surreale e multiversale un cosmo immersivo in cui non esiste il ritardo, il retrocedere può essere un incedere ed un cadere può essere un elevarsi.In verità altri saggi consigliano che noi sempre siamo vocazionali – il nostro essere dove siamo destinati ad essere è immanente non impermanente – il punto è che quando non ci sentiamo dove siamo destinati ad essere non è perché non lo siamo bensì poiché non riusciamo a riconoscere di consistervi. Rendiamo merito di rilevanza cangiante al nostro inner universe, i mondi della nostra anima spirituale, della nostra mente proiettiva e mnemonica, il nostro mondo onirico e il nostro subconscio. Chiudiamo allora gli occhi per vedere giustamente. Gli avventurieri varcando i limiti delle mete, la coerenza celestiale degli avventurieri non è un luogo ma è il persistere del loro camminare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA ULTERIORITÀ DEI COLORI TRASVERSALI

 

È bello che un colore possa non essere sé stesso. Che una essenza non sia circoscrivibile ma che sia una continua ulteriorità. È la filosofia artistica dello satoriscope, talvolta basta cercare e trovare una unica giusta prospettiva per riconoscere l’universalità di qualunque realtà. Scegliamo ad esempio l’ incanto che ciascun paragrafo di un libro, ed ancor più ciascuna parola, seppur siano del bianco della pagina e del nero della china ispiri ciascuno di essi in noi il sentimento di un colore differente?

Credo allora nella ulteriorità che scelgo di nominare la ulteriorità dei colori trasversali. Da questo esempio possiamo allora comprendere che i colori possono essere una croma riconoscibile percettivamente ed un sentimento emozionale in_colore. I colori trasversali ci fanno capire che dove terminano i colori esistono altre entità variopinte di natura diversa e nonostante ciò in egual diritto di dignità di esistenza. Allora se proviamo a circoscrivere la nostra essenza umana ci accorgiamo presto che non sia possibile poiché siamo universi poliedrici ed esisterà sempre e comunque un ulteriore colore trasversale che irradia il flusso del nostro esistere _ quanto si dimostra vero ad esempio che il fatto della Lontananza relazionale irradia il colore trasversale della malinconia che è una energia che ci orienta a ricongiungerci. Quanto si dimostra vero che ciascuna nostra etichetta è un limite che per contrasto irradia i nostri ulteriori universi che non sono etichetta. Quanto inoltre si dimostra vero che ogni dicotomia tra contrari è il destino di orientamento verso l’ignoto a noi non abitudinario - chi ha abitudine della luce è orientato secondo curiosità alla scoperta del buio ed il contrario. Seppur esistendo l’atomizzazione sociale è la nostra voce coscienziosa a creare nuovi legami affettivi. È bello che possiamo non essere noi stessi, talvolta per rivoluzionare il flusso del nostro centro di integrità, per scoprirci differenti ed esperendo la diversità gradualmente la rendiamo la nuova nostra identità, crescere, maturare è un movimento, il centro deve essere allora leggermente sbilanciato verso l’esterno, verso la diversità, per poi essere ribilanciato. Ma il centro di integrità non deve essere eccessivamente allontanato, perché la nostra bilancia di integrità non reggere be. Quando il nostro centro si allontana eccessivamente? Quando perdiamo coscienza di noi stessi, per molteplici e variabili motivi - un motivo può essere la volontà di immedesimazione, la scelta di essere altre persone per ammirazione - la ammirazione può essere emulazione - la emulazione significa cercare di uguagliare o di superare qualcuno, imitare, ispirarsi _ e queste dinamiche che consistono del fare replicativo reattivo possono essere fonte di crescita e maturità, ma non se eccedono, ovvero se sentiamo che la apparenza di emulazione ha preso il sopravvento sulla nostra essenza identitaria, il perdere sé stessi per apparire di essere una altra persona, la idolatria potrebbe essere allora essere una causa del nostro perdimento e dello squilibrio della bilancia della nostra identità.

Il sentimento di vuoto può essere una seconda causa dello squilibrio della bilancia della nostra identità. Perché? Pensiamo al nostro centro di gravità come ad un ciottolo che inizialmente allontaniamo vicino a noi alle prime onde di un lago (metafora del vuoto) ma un mulinello vorticoso ingloba il ciottolo e lo decade negli abissi del lago. Il vuoto è caratterizzato da una imponente energia implosiva.

L’euforia onirica, il sogno del nostro sonno o ancor più il sogno della nostra veglia - se ci abbandoniamo al nonsense che recide ogni interconnessione con il reale di responsabilità, la vaghezza è un alleggerimento che potrebbe rivelarsi essere il più grave delle pesantezze da risolvere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL NOSTRO DESTINO DELLA CONTENTEZZA

Benessere per essere bene

La nostra facoltà della reminiscenza è una nostra opportunità di salvezza.

Avere vissuto momenti o periodi di felicità realizza che quando e se dovremmo esperire momenti o periodi di tristezza essi saranno necessariamente in paragone con la reminiscenza dei momenti felici. Pertanto verrebbe a non esistere la rassegnazione, non esiste il totum della tristezza poiché esiste nell’ambiente sentimentale in relazione con la tristezza un margine di riequilibrante felicità.

Se una persona non dovesse soggettivamente esperire momenti di felicità. Perché in verità siamo in ottemperanza di coesistere sempre e comunque in un equilibrio marginale tra felicità e tristezza. La contentezza di cui una sorgente può essere la reminiscenza di felicità passate e lontane è l’addolcimento dell’amarezza della tristezza. Insieme alla contentezza la tristezza si plasma pertanto non è più tristezza. Questa persona non vivrebbe comunque la tristezza nelle sue singolarità estreme, poiché siamo entità miracolose denotate della probabilità della varietà (negli ambienti introspettivi ed estrospettivi) variabile (nel tempo); pertanto questa persona se dovesse non avere la fortunata aleatorietà della opportunità di ricevere dall’outside universe elementi di felicità – essa li creerà lei stessa, ovvero trovando introspettivamente nella sua mente, nella sua anima, nel suo sogno, nella sua facoltà di materializzazione immaginativa, nella sua fede di Spiritualità gli elementi di felicità di cui necessita – questa realtà introspettiva ha una rilevanza ambivalente, in primo luogo la creazione immaginativa fantasiosa, fantastica, onirica ha valenza di catarsi per la stessa persona –

in secondo luogo tali proprietà realizzano ciò che nominiamo la ideazione – ovvero la espressività, la bontà della manifestazione istintiva del bisogno ancestrale della persona stessa di essere cangiante e creativa rispetto all’ambiente che la duole. La ideazione ha allora valenza di catarsi introspettiva ed ha valenza di rivitalizzazione altruistica dell’ambiente – l’ambiente è una pluralità di persone che gioveranno della creatività ideativa. La sana autodeterminazione e integrità non sono indipendenti rispetto alla chiarezza relazionale – la ideazione è purezza che chiarifica e che rinnova la bontà e resilienza dei legami relazionali. Ideazione è quindi da considerare in fondamentale relazione con la identificazione, empatia, unipatia ed immedesimazione reciproca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

THE ENLIVENING FORGIVENESS

Il perdono è la sublimazione della vendetta.

Elevazione, soprattutto in senso spirituale o morale. Il perdono è caratterizzato da intelligenza e saggezza nonché una catartica capacità di assimilazione della negatività ricevuta nella forma reazionale della bontà.Ma quale è profondamente il valore del perdono – il perdono è simbolo di progresso relazionale universale _ se la premessa attitudinale consiste in una negatività che necessariamente realizza involuzione, il perdono è innanzitutto la cura della negatività attitudinale, poiché il fatto di assimilazione realizza una purificazione della negatività. Ed il progresso della biunivocità secondo due punti: un punto importante è l’insegnamento – la persona che assimila la negatività e perdona si pone come esempio di pace irenica e bontà. Esempio e insegnamento di gratuità. L’insegnamento del perdono. Proviamo ad esemplificare – Non esiste solamente il perdonare. Esiste il domandare perdono. La dinamica reciproca della rivendicazione negativa è una necessaria discensione olistica ovvero in tutti gli aspetti vitali – la psiche, lo stato d’animo, la qualità relazionale, la resilienza creativa. Il perdono non è delega di responsabilità – il perdono è autonomizzante e responsabilizza – il perdono non è dimenticanza ma invito al nuovo principio relazionale – nonché il miracolo della resurrezione relazionale che assolve alla fine in nuovo nome di principio. Se nella dinamica di equilibrio relazionale il perdono è catartico e orientativo del progresso, Il delicato equilibrio domanda | dedica di perdono ha importanti relazioni con l’equilibrio di autonomia/eteronomia – Ad esempio se la domanda di perdono decade nella radicale pretesa di essere perdonati sussiste una imposizione pretensiva – le imposizioni pretensive sono sovente relazionalmente dirimenti – il dono di perdono deve essere intimamente sentito ed il risultato di una riflessione autonoma non una costrizione – la pronuncia di perdono risultante da una costrizione è una finzione poiché consiste in una espressione attitudinale non corrispondente alla verità introspettiva. Dobbiamo avere accorgimento di una sfumatura importante, la attribuzione di perdono resta comunque una forma di eteronomizzazione, il pronunciare “Ti perdono” assume la premessa che io sia esente da colpevolezza e che attribuisca esclusivamente al prossimo la colpevolezza ovvero decadremmo nella colpevolizzazione, il fare sentire in colpa. Il paradosso del self- defensive che diviene passive aggressiveness – prescriviamo allora che un corretto equilibrio relazionale è privo della colpevolizzazione e promosso dalla assoluzione relazionale – dal termine inglese la nostra liberazione.

Il mindset di resilienza relazionale assume allora una genuina facoltà di assimilazione e purificazione autoreferenziale introspettiva affinché l’olismo relazionale sia orientato al progresso – la collaborazione è un secondo importante elemento. La onestà e la sincerità in nome della lealtà tipica del chiarimento. Il valore elevativo del rendersi esempio di bontà attitudinali. Il valore della umiltà che tuttavia non sia decadente in umiliazione – deve resistere un equilibrio tra la nostra integrità identitaria e la giustizia di bontà e responsabilità reciproche attitudinali in atto di salvaguardia della salute e bene essere di ciascuna delle due persone che si relaziona o vis a vis affinché queste siano bene ovvero che compiano la salute della loro relazione. Ulteriormente coloro che non domandano mai scusa sono probabilmente eteronomizzanti e sovente caratterizzati da inflessibilità e carenza di identificazione e  immedesimazione, semplicemente il fatto di non essere in grado di mettersi nei panni, una carenza di magnanimità che nuoce a loro stessi ed alla biunivocità morale della relazione. La resilienza di individuale autoreferenzialità per la resilienza della relazione. La assenza di diffidenza. Nonché la fiducia anticipante che è proiettiva della promessa relazionale – una promessa può non essere mantenuta, tuttavia la presente mentalità è anacronistica – il tempo della possibilità del non mantenimento di una promessa è futuro e non è il presente del promettere che consiste nell’adesso di una nuova possibilità e opportunità relazionale. Un corollario d’ispirazione sul tema del perdono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA GOCCIA DELLA CONTENTEZZA

La perfezione non annette alcun influsso di qualità imperfette – assunto in altro modo la mentalità perfezionista predice che il minimum di imperfezione cortocircuiti l’intero sistema perfetto – pertanto entrambi i poli perfezione – imperfezione sono rivoluzionari. Questo sistema assume allora l’annientamento reciproco tra poli che si riconoscono inconciliabili. Nonché la teoria del principio di annichilazione del diverso. Ora. È necessario riconoscere che il severo criterio relazionale del perfezionismo non deve essere applicato in nessun modo e contesto relazionale, poiché la applicazione del principio di annichilazione presuppone inesorabilità e la severità della eliminazione, ovvero la certa perdita che non è priva di implicazioni negative. Nelle nostre relazioni sostituiamo al principio di annientamento (fondato sull’evitamento) il principio di accoglimento che si fonda sul principio di riconoscimento. Tuttavia il principio di annichilazione possiede una univocità di cura per noi che sono ora ad esemplificare: Se una persona non dovesse soggettivamente esperire momenti di felicità. Perché in verità siamo in ottemperanza di coesistere sempre e comunque in un equilibrio marginale tra felicità e tristezza. La contentezza di cui una sorgente può essere la reminiscenza di felicità passate e lontane è l’addolcimento dell’amarezza della tristezza. Insieme alla contentezza la tristezza si plasma pertanto non è più tristezza. Allora in questo esempio la goccia di contentezza è il polo positivo che cortocircuita la pioggia della tristezza (La contentezza agisce annientamento della tristezza). La tristezza è meravigliosamente corrotta dalla reminiscenza di contentezza che converte e orienta gradualmente la tristezza verso l’orizzonte della felicità.

LA LIBERTÀ REALIZZATIVA

Una prima sintesi della ironia, della sorpresa e della coerenza.

“Tra il dire e il fare c’è in mezzo il mare.”

Premesso che il dire sia un fare, tuttavia il dire è solamente atto presente istantaneo di parola. Non sussiste infatti alcuna relazione causale necessaria tra parola e atto relativo alla parola (causa parola – effetto atto della parola) non esiste necessarietà di adempienza totale di identità tra la proposizione pronunciata e il compimento fattuale del racconto della proposizione pronunciata. Tra parola e atto concernente sussiste una necessaria discontinuità – premesso che il parlare è esso stesso un atto. Non c’è continuità di identità tra il dire e il fare (pronunciato ed avente come contenuto applicativo il racconto delle parole pronunciate) , il dire non è il fare (pronunciato ed avente come contenuto applicativo il racconto delle parole pronunciate). Tra i due diversi atti del dire e l’adiacente fare esiste allora un momento riflessivo di possibilità di self – confutation che realizza la probabilità che il fare interconnesso alla proposizione pronunciata non abbia come contenuto applicativo il racconto delle parole pronunciate ma sfumature diverse o la sovversione rivoluzionaria, si agirebbe contrariamente rispetto a ciò che si pronuncia. Seppur questa dinamica psico-attitudinale sia una realtà di libertà, il percipiente di questa realtà resta interdetto e confuso, tuttavia approfondiamo che questa dinamica di interdizione non è necessariamente negativa infatti è una fonte consonante rispetto a ciò che chiunque realizza come la meraviglia della sorpresa.). Semplificando tra parola e atto relativo al contenuto della proposizione pronunciata – c’è un momento che ha contenuto mnemonico ed ha contenuto di coscienza autocritica che dispone uno switch sovversivo dicotomico tra input ideale e realmente pronunciato e applicazione concreta del contenuto del racconto della proposizione detta. La pronuncia di una proposizione non ha valenza identicamente applicativa bensì può avere valenza orientativa. La espressione di “essere della idea di” può significare un orientamento di pensiero e non la necessaria effettiva applicazione del contenuto della proposizione pronunciata. Il livello di aleatorietà è di improbabilità della relazione { causa – parola pronunciata | effetto – applicazione del contenuto della proposizione pronunciata} è elevato dalle nostre facoltà di simulazione – finzione (Il luogo psico-attitudinale della ironia) ed elusione, l’evitamento. Pertanto sussiste reversibilità nel momento della applicazione tra il dire ed il rispettivo contenuto creativo concreto. Questo momento è la fase introspettiva della intenzionalità che realizza la libertà estrospettiva realizzativa. È importante riconoscere il valore che attribuiamo alla coerenza nell’importante significato di consistere nella somiglianza tra il contenuto applicativo del fare interconnesso alla proposizione pronunciata e il racconto delle parole pronunciate. Riconoscendo ulteriormente che il dire sia strutturato dalla valenza di reversibilità, ovvero che il dire non sia un dovere necessariamente fare ciò che si è detto in quanto tale ipotesi ci renderebbe non liberi poiché privati della libertà di self – confutation – il ripensamento è la malleabilità riqualificante ovvero il momento riflessivo denotati delle saggezze utili al compimento dell’agire individualmente e relazionalmente in maniera ottimale che sostanzialmente è la nostra stessa vocazione ovvero ciò a cui siamo chiamati ed abituati ad adempiere. Infine citiamo il gemello della coerenza, la contraddizione. Ci disponiamo di osservare che la contraddizione consiste nella coesistenza dei contrari che è una realtà genuina e creativa poiché orientativa verso ciò che non è sempre in identità ed analogia, poiché è stasi ciò che si accosta in persistente identità ambientale rispetto al sé – il discostamento è una non invariabile di tensione cangiante. Dalla relazione di molteplici identità si otterrà identità. Dalla relazione tra identità e dissimilitudine si otterrà una realtà olistica in cui coesistono (identitàdissimilitudine) i due poli si influenzano vicendevolmente in qualità e intensità reciprocamente autentiche.    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DEMISTIFICAZIONE E PENSIERO PURO

Tesina breve sul diritto di demistificazione ideale, un argomento complesso che può essere ulteriormente studiato e approfondito approcciandosi alla semplicità complessa della nostra realtà.

Il pensiero puro è autoreferenziale. L’innesto del pensiero altrui è una falsificazione ideologica del pensiero puro della persona. Gli osservatori osservando le nostre macroattitudini e microattitudini addurrebbero a collegamento motivazionale e finalistico il loro pensiero come se noi pensassimo il loro pensiero. È una riflessione sulla provata falsità delle ipotesi congetturali delle persone che ci osservano –

Le ipotesi congetturali sono di tipo causale – effettivo, di tipo intenzionale previsionale, di tipo decontestualizzanti – di tipo di ridimensionamento di consistenza e gravità valoriali –(Gli osservatori ci decontestualizzano dal nostro mentale locus operandi psicologico contestuale e ci associano ad arbitrari contesti psicologici scelti appositamente per virare o pericolosamente orientare il nostro modus operandi – studi di psicologia sui contesti relazionali maladattivi provano che le metodiche di incattivimento si fondano proprio sulla orientazione di senso di  decontestualizzazione innestata del pensiero originale.) Non permettiamo che si dica di noi, confutiamo la validità della tesi secondo cui il pensiero del prossimo di noi sia il nostro pensiero ed abituiamoci alla comunicazione asseriva ovvero alla collaborazione del “dire con”. Confutiamo ulteriormente il valore del “dire insieme di”, il mindset di gruppo è un esponenziale congetturale ovvero realizza la ignoranza replicata dei pareri privi di fondatezza e soprattutto privi di senso di identità tra alter pensanti ed il sé pensato.

Questo dell’innesto del pensiero congetturali è uno spirito mentalistico insano poiché corrode la purezza del pensiero puro nonché dequalificanti la autenticità di integrità personale della persona giudicata. Sono a confutare i principi di validità logico-significativa delle attribuzioni di senso percepite:”Ti comporti così perché ____, ti comporti così a causa di ____” esempio di addizioni arbitrarie causa-effetto. Le previsionalità attitudinali altrui consistono nell’innesto di pensiero. Ciascuna persona è ideatrice di costrutti logici autoreferenziali ovvero che non sono sistematicamente identici, simili o comunque sostituibili, innestabili conciliabili tra due persone diverse. È nostro dovere e diritto tutelativo della nostra identità ideale la confutazione di coloro che si permettono di significare la nostra identità ideatrice e creatrice – nonché si dimostra che la confutazione non deve essere una dimostrazione logica impegnata ma la confutazione del senso di validità del pensiero congetturale innestato è già esistente ed è sempre vero in quanto è il principio di autoreferenzialità ed indipendenza del pensiero – Io penso non è ontologicamente l’io pensato da qualunque altra persona. Quindi la autenticità dell’io penso puro è custodita e tutelata in quanto a consistenza di non dipendenza. La corrosione o mistificazione che l’ ‘Io penso’ originale subisce (che è un surplus conoscibile proprio dall’io pensante che riconosce valori di dissomigluanza e rivoluzione rispetto al pensiero che unicamente l’individuo pensante dell’io penso conosce nella integrità della complessità ideale) consiste nel surplus della destrutturazione, variantizzazione, confutazione, decontestualizzazione, che attuano le persone eteronomizzanti, ovvero coloro che falsificano consapevolmente orientativamente o subconsciamente il pensiero che osservano proprio per dequalificarne il valore originale. Il sé che pensa il pensiero originale ha una duplice coscienza: il suo pensiero e il pensiero del prossimo che destruttura il suo ‘Io penso’ pertanto il sé che pensa il pensiero originale è l’unico/a che ha le conoscenze necessarie (per sottrazione e riconoscimento di distinzione tra analogie e dissomiglianze incoerenti) affinché possa riconoscere la qualità di destrutturazione dell’osservatore e realizzare una demistificazione tutelante la propria integrità ideale creativa.

Allora a chi deve credere un terzo osservatore che osserva rispettivamente il sé che pensa L’io penso’ e il sé che osserva pensando L’’io penso’.

La risposta è logica poiché è una identità – il terzo osservatore atto a conoscere L’’io penso’ incontra necessariamente il sé pensante l’io penso. Non il sé pensante (dell’io penso) L’io penso pensato. Poiché sussiste il parametro di surplus ‘Pensato’ che è estraneo alla autenticità ontologica di ‘Io penso. ‘

Qui si riconosce l’assurdo di persone che credono di conoscere la fonte della cascata andando a incontrare le acque del fiume oltre la cascata.

Allora chi ha il diritto di demistificazione ideale?

Demistificare significa ricondurre un fatto, un fenomeno, un’idea, ecc. alle sue reali origini e proporzioni, mettendo in risalto le deformazioni di cui è stato oggetto.

Ovviamente il sé dell’”io penso” ha dovere e diritto di demistificare e confutare le impressioni generiche ideali del prossimo – nonché la resilienza di demistificazione coincide proprio con la tempra di integrità personale in relazione ad una saggezza di coscienza di identità.

Chi vuol attribuire senso di noi, delle nostre azioni e della loro interpretazione delle nostre idee attribuisce il loro senso che non è il nostro senso attitudinale ideativo intenzionale sorgente.

La complessità del pensiero puro concatenato all’atto è una purezza intangibile illibata rispetto al surplus attributivo della sensazione generica ideale di osservatori esterni – Il surplus attributivo risulta consistere in un nucleo a sé stante di complessità di pensiero. Sono miriadi le esperienze che subiamo di innesto del pensiero – questa metodica eteronomizzante consiste semplificando nella induzione da parte del prossimo di pensieri e tendenze di pensiero che non ci appartengono – esemplifichiamo che lo sbilanciamento attributivo è facilitato dalla qualità di neutralità dell’atto cosicché l’osservatore ha in opportunità un più influente criterio di plasmabilità sul nostro puro atto che è in ontologia di essere puramente neutrale, in questo punto si chiarifica il valore corrosivo del surplus di innesto del pensiero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA VOCAZIONE PSITHURISTA

 

Il principio di leggerezza creativa o inerzia creativa è solitamente caratterizzato dai modi attitudinali di creating unconcernedly (non dare la dovuta importanza) e di creating light heartedly (Fare a cuore leggero, fare senza intenzionalità, senza passione, emozione e interesse). Metaforicamente il principio di leggerezza creativa si esprime con l’esempio del navigante che non fa nulla ed è orientato e mosso dal vento – ma è il vento a monopolizzare la qualità creativa del navigante la cui creatività non è autonoma e risulta evanescente rispetto alla orientazione e furia creativa del vento. La estrema comodità, semplicità, la comfort zone del veder riconoscersi e dedicati risultati senza il nostro impegno creativo può accadere ed è solitamente la realtà che nominiamo fortuna – ma poniamo attenzione a noi è riconosciuto ciò che è da noi creato e non ciò che è da fortuna creato – il navigante giungerà presto ad una meta grazie al vento ma giunto alla meta non sarà premiato per uno spirito creativo di cui non è il creatore, si dirà che ha trovato le correnti giuste e che non ha compiuto alcuna intenzione per opporvisi, che abbia navigato per inerzia, giunto alla meta questo navigante si troverà ad affrontare una meta che non ebbe mai desiderato rimpiangendo di non aver mai fatto nulla per opporsi al vento. Sono allora a riconoscere il valore che rievoca la Heaviness creativity – vi siete mai trovati in un momento o in un periodo di stagnazione creativa, di assenza di vento per le vele della vostra nave? Oppure avete mai sentito il sentimento di pesantezza creativa? Avete mai sentito di non comprendere ancora quale sia la via giusta?

Allora non soffrite di questo momento per tre motivi.

Non temete perché siete i prescelti destinati ad essere i creatori di voi stessi ed ulteriormente se dimostrerete resilienza creativa compirete la vostra vocazione di condivisione, imparerete così bene ad essere forti per voi stessi che sarete esempio di forza per le altre persone è sarete resilienti e di conforto e supporto creativo per le altre persone. Perché proviamo metaforicamente ad assimilare noi stessi al navigante e le altre persone al vento. Nel primo esempio del navigatore ozioso sia il navigante dipendente e gravante sul vento. Diversamente in questo secondo esempio saranno le forti vele della nave del navigante impegnato a orientare i venti, i venti sono grati di essere orientati, la natura riconosce gratitudine a chi la conforta e la rivitalizza. La Stagnazione creativa è infatti la nostra opportunità di realizzare il vento, possiamo essere i creativi delle forze naturali se sappiamo assimilarle e gestirle – la Stagnazione creativa è la nostra vocazione a realizzare un ambiente movimentato da noi ove prima regnava la stasi, ed è vero, non sarà semplice divenire psithuristi, il termine psithurismo è un adattamento del greco antico ( psithurismós ); a sua volte derivante da  ”Sussurro”.Letteralmente, il suo significato si traduce con ”Il fruscio delle foglie mosse dal vento” o comunque può riferirsi al vento che, insinuatosi fra i rami e le chiome degli alberi, fa ondeggiare le foglie lievemente. Siamo allora chiamati a muovere noi stessi come se fossimo il vento che muove le foglie. Che cosa otteniamo dalla nostra stasi? Niente, un eterno loop di stasi che noi continuiamo a confermare ed a non confutare. Che cosa otterremo dal nostro movimento se fossimo vento tra gli alberi? Un ulteriore cambiamento, il movimento delle foglie, il suono del fruscio. Allora il silenzio è la opportunità del suono, è pericoloso perseverare il nostro silenzio.

In secondo luogo la pesantezza creativa si pone come valore della nostra consistenza nel nostro valore di essere in contrasto. Il contrasto è una fluorescenza che risalta e che distingue compiendo la rivelazione della identità alternativa. Se sentite pesantezza creativa o una forza più imponente di voi stessi/e siate orgogliosi di questo vostro momento esperienziale poiché è in questo momento che imparerete a navigare, e soprattutto a credere in voi stessi – questo momento è cruciale per ottenere la vostra consapevolezza di autodeterminazione, per saper chi siete e la vostra vocazione creativa, siate voi stessi i primi a imparare a credere in voi stessi/e e nella vostra creatività, se voi non credete in voi stessi non otterrete la vocazione della resilienza di energia ispiratrice per le altre persone, non temete nemmeno di dovere esperire venti eccessivamente nefasti – se non potrete nonostante il vostro impegno solcarli, otterrete il vostro sopravvivervi. Ma cosa è ad esempio la sopravvivenza ai venti più nefasti? È la assimilazione della consapevolezza necessaria alla gestione di tutti i venti meno vorticosi di quelli che avete sostenuto – nonché la gestione della passività della bonaccia è un ingrediente fondamentale per ottenere la pazienza necessaria alla gestione dei momenti in cui le onde travolgeranno la vostra nave, momenti del tutto somiglianti in cui sarete non potenti bensì protetti nella cabina della vostra nave mentre le onde infuriano, o meglio la vostra più importante potenza sarà la pazienza. La dinamica del contrasto è altresì antecedente al viaggio, alla avventura, la prima bonaccia è la difficoltà di non poter partire – allora l’impegno consisterà nel costruire la nostra nave sicura e efficiente.

In terzo luogo se ancora non comprendiamo quale sia ancora la nostra giusta via non temiamo e siamo contenti

poiché siamo illuminati dalla possibilità della libertà della scelta, e soprattutto  secondo la locuzione latina di essere noi stessi homo faber fortunae suae.Tuttavia come abbiamo anticipato noi siamo venti per il prossimo, una importante meta è infatti il conforto creativo – pertanto paradossalmente saremmo ad essere venti contrastanti ma solamente in valore di dono di elevazione coscienziosa autonomizzante, mai per gratuito dolo, allora per renderci autonomi buoni naviganti e ad essere soprattutto venti di conforto come lo zefiro che ci consiglia e ci orienta. Allora se sentiamo leggerezza creativa siamo circondati da personalità confortanti che hanno raggiunto un ottimo livello di psithurismo, è importante che impariamo da essi i criteri del loro potere sostenere loro stessi/e ed insieme confortare il nostro cammino. Se sentiamo pesantezza creativa siamo circondati da personalità labilmente creative, ovvero che hanno raggiunto un livello non elevato di psithurismo creativo, in questo momento siamo noi ad essere chiamati ad eccellere a realizzare ed a temprare il nostro livello di psithurismo. Rammentiamo che la nostra rassegnazione non è mai definitiva e che è reversibile, la rassegnazione è un cammino sospeso ma in facoltà di essere nuovamente intrapreso. Rammentiamo che sussiste sempre il legame tra persona ed ambiente, il rinunciare del navigante non è mai solamente responsabilità del navigante bensì altresì delle onde e dei venti che ha incontrato. Siamo a navigare ed a pazientare, non c’è nessun necessario principio che dispone il nostro onnipresente navigare o il nostro onnipresente pazientare. Curiamoci del nostro equilibrio di variabilità. La variabilità è un movimento astratto fondamentale. Un corollario sul principio dello psithurismo.

 

LE QUATTRO GENEROSITÀ

 

Crea una realtà espressione della tua autenticità condivisibile gratuitamente con chiunque. Abbi una realtà da dedicare così nel tempo di ciascun incontro sarai una persona distinta denotata dell’integrità della generosità. Il valore puro della generosità è innato. Sono a dire che la generosità nasce con ciascuno/a di noi. Sussiste una biunivocità fondamentale: A noi è data la vita – noi siamo vita – essendo vita siamo vitali e pertanto dedichiamo vitalità. Allora il valore puro di generosità non è una elevazione eleggente – poiché ogni elezione è una discriminazione. Cosa significa allora asserire che ciascuno/a è generoso/a? Che il principio ‘Non avere niente da dedicare’ non esiste poiché non sussiste di senso – la nostra semplice presenza relazionale è dono eleggente di generosità. C’è chi ci dedica una buona parola, chi ci dedica un sorriso, chi un abbraccio, chi ci dedica il rispetto, chi ci dedica le bontà che sono in quel momento in loro possibilità – ricordiamo che altresì la inazione può consistere in un fondamento di impegno attitudinale nelle circostanze che realizzano che la inazione sia la migliore, più buona ed educata azione ed altresì frutto di una assimilazione e purificazione introspettiva come corollari di ciò che nominiamo perdono e resilienza interpersonali.

Esiste una ulteriorità di generosità _ consiste nel dedicare la propria presenza ed insieme dedicare i frutti di una intraprendenza creativa del nostro passato. Il modello pattern: (sinonimo di “modello”, “campione”; a volte indica anche strategia.) di ulteriorità si fonda allora sul valore aggiunto del tempo creativo passato al tempo creativo presente.

 

Esistono altri due tipi di generosità _ la generosità latente e la generosità orientativa. La generosità latente è il valore di condivisione in ottemperanza di realizzarsi _ la generosità latente è in relazione con il nostro temperamento. Nonostante la generosità sia una proprietà innata strutturale, la espressione di generosità estrospettiva è variabile e dipendente dalla situazione ambientale contingente e dalla nostro temperamento caratteriale altruistico.

(“Il temperamento è il complesso di tratti psichici che determinano le modalità generali di reazione, gli atteggiamenti e i comportamenti di un individuo in risposta agli stimoli ambientali ed interni.” Emanuele Davide Ruffino Dizionario di Economia e Sanità, Torino 1998).

La generosità è biunivocamente rincuorante. La generosità è un empowerment relazionale. Empowerment: la parola “empowerment” deriva dal verbo to empower, che significa “Rendere in grado di”. Allora la generosità è una opportunità che ci apre le porte dell’acquisizione di nuove abilità. La relazione è un flusso sensibile che ci orienta alle flessibilità ideativa ed adattative.

Empowerment di generosità è condivisione, apertura a nuovi mondi possibili; responsabilizzazione; aumento di capacità, sviluppo di potenzialità”. Il concetto di empowerment viene inteso come un obiettivo cui arrivare tramite forme che valorizzano il contributo di ideazione di condivisibilità del singolo, la solidarietà è una espressione della generosità. La generosità orientativa è importante poiché contribuisce al puro valore aggiunto del futuro di unipatia al presente di solitudine _ se la generosità è rincuorante la generosità orientativa è rassicurante _ poiché istituisce un ambiente futuro relazionale –

chiarifica le possibilità di dove si potrà andare insieme e che pertanto non si procederà in solitudine. Concludiamo che la generosità è un valore che confuta la astrazione selettiva come distorsione cognitiva che consiste nel concettualizzare una situazione sulla base di un dettaglio estrapolato dal contesto, ignorando altre informazioni in contrasto. Se l’egoismo è la estrapolazione dell’ego di un individuo che elimina e ignora le informazioni in contrasto della molteplicità della comunità – egoismo si basa su antipatia e apatia mentre generosità si basa su empatia, simpatia e unipatia. Empatia, simpatia e unipatia sono la sublimazione delle creatività relazionali elettive.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REMINISCENZA E SUSCITAZIONE EMOZIONALE

C’è differenza tra non ricordare e non sapere. La sapienza può esistere nonostante la manifestazione della dimenticanza.

L’esperienza di relazione con il fatto culturale o esperienziale infatti realizza un cambiamento a livello personale e sostanziale nella persona, questo cambiamento si realizza prima nei substrati strutturali di subconscio ed intuito che andranno a consolidare ciò che nominiamo la saggezza intuitiva, sussiste una ulteriore implementazione a livello mnemonico superficiale. Un esempio. La lettura di un libro.

In primo luogo sarebbe richiesto di ricordare e di pronunciare perfettamente un paragrafo scelto casualmente appartenente al libro considerato. Allora realizziamo che coloro che hanno una vocazione di assimilazione mnemonica risponderanno in maniera eccellente a questa richiesta.

Tuttavia la vocazione mnemonica non è puramente ed innatamente associata alla assimilazione di senso e coscienza della realtà di cui è custode la lettura. Potrebbe infatti accadere che ad una seconda persona sia richiesto il medesimo quesito mnemonico e che questa persona non ricordi le perfette parole del paragrafo richiesto - tuttavia provando a comprendere secondo una modalità di senso olistico la lettura del libro. A queste due persone verrebbe richiesto di realizzare una attitudine secondo i criteri enunciati dal libro in ottemperanza della comprensione della assimilazione di senso dei valori insiti nel libro.

Ebbene potrebbe accadere che la persona che ebbe ricordato precisamente i termini di un preciso paragrafo del libro realizzi una attitudine intuitiva meno consonante con i valori del libro rispetto alla persona che non ebbe ricordato precisamente le parole del paragrafo -

in questo caso la seconda persona dimostrerebbe più adeguate facoltà di assimilazione intuitiva valoriale e saggezza di comprensione olistica rispetto alla prima persona.

Una ulteriore realtà è che la comprensione di senso olistico annette altresì le nostre strutture di reminiscenza spirituale e di reminiscenza emozionale - singolarità intuitive che si distinguono rispetto alla logica e alla memoria coincidente.

Esistono abilità innate sia del primo tipo mnemonico coincidente logico sia del secondo tipo di saggezza di assimilazione intuitiva emozionale di comprensione di senso olistico, potremmo eccellere in entrambe, in nessuna delle due o in solamente una di esse – tuttavia entrambe queste facoltà sono migliorabili. La memoria coincidente è immediata e relativamente a breve termine - mentre la assimilazione di senso olistico è un mutamento della nostra struttura conoscitiva emozionale attitudinale a lungo termine - ha senso di rivelazione di contingenza - sì rivela ed è destato da variopinte altre situazioni che potrebbero non avere immediata coincidenza contestuale con la realtà di cui si avuto esperienza di assimilazione. Pertanto i frutti di tale processo di assimilazione potrebbero realizzarsi mesi oppure anni anacronisticamente rispetto alla relazione di conoscenza.

La bontà relazionale è strutturata proprio dalla facoltà di reminiscenza generica, le nostre emozioni sono rievocazioni. Non è un caso che il senso affettivo si fondi proprio sulle rievocazioni di genere tattile, sentimentale, espressivo, di suoni che soggettivamente ridestano in noi emozioni.

 

 

 

È fondamentale considerare che la bontà relazionale esuli dalla perfezione del ricordo logico di identità, la bontà relazionale non può essere suscitata secondo la severità mnemonica, di noi amiamo la nostra aura, la nostra anima creativa, la suscitazione del nostro coesistere - di noi non è richiesto il perfetto ricordo e il non ricordo perfetto è a noi perdonato in atto di valorizzazione del senso di noi della suscitazione percettiva emozionale che reciprocamente ci dedichiamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La reminiscenza della semplicità complessa

Una realtà di ulteriore lavoro necessario tipico della scrittura creativa che è garante della sua condivisibilità è intervenire affinché si ottimizzi la sua comprensibilità. La vera semplificazione non è semplice da conseguire poiché presuppone la rivoluzione delle strutture sintattiche, dei collegamenti concettuali e contestuali, la scelta accurata dei sinonimi – una selezione gerarchica in ottemperanza della urgenza di sapere comunicare il fulcro del pensiero nel minore spazio e tempo possibile. La sintesi. La complessità ha il privilegio della coincidenza ideale – espressiva _ si consegna al lettore la intera complessità del pensiero dello scrittore. Tuttavia sarebbe richiesto al lettore un ulteriore lavoro di comprensione riflessiva, il lettore degli scrittori scientifici complessi è in destino di elevarsi alla consapevolezza riflessiva complessa dei più importanti pensatori – sì la premessa dell’impegno riflessivo del lettore coincidere be con una ingente crescita intellettiva, razionale, emotiva, sentimentale del lettore impegnato. Le letture semplici non comportano questi impegni di attenzione e richiedono una soglia di dedizione attenzionale più bassa. Il lavoro dello scrittore è di essere in grado di realizzare paragrafi letterari concisi e semplici, permettendo al lettore di conseguire comunque una crescita introspettiva (come se il lettore si accingesse a leggere con impegno riflessivo una lettura complessa) che si rende possibile nonostante non sia richiesto al lettore l’impegno del decodificare e del ricodificare. È allora lo scrittore eccelso ad essere chiamato a realizzare la codificazione dell’anima ideale del suo pensiero ontologico, il ritorno alle origini, la ancestralità, la originalità della sintesi.

Nella scrittura dei miei testi mi sono accorto di quanto sia complesso realizzare il mantenimento della originalità del mio pensiero applicandovi la semplificazione. Semplificando ulteriormente ebbi il sentimento di comunicare realtà dissimili rispetto a ciò che sentivo di scrivere. La semplificazione dispone infatti che lo scrittore si renda lettore bambino, se lo scrittore immedesimato nel bambino che legge comprende identicamente il significato originale del testo complesso dal testo semplificato allora lo scrittore ha realizzato un ottimo lavoro semplificativo. La Semplificazione non deve allora consistere in una perdita di contenuto e di senso. È questo un nuovo orientamento che sono in ottemperanza di dedicare alle mie nuove riflessioni, ogni prototipo di concretezza espressiva è una semplicità complessa. È il linguaggio semplice e non complicato come espressione dell’essere custode della complessità che il lettore ama leggere. Un privilegio della complessità è che è flessibile, implementabile, la complessità da tempo e spazio, la complessità è la opportunità della pluralità delle vie ed è la libertà delle alternative. La semplicità non dovrebbe allora esprimersi in dicotomie estremamente limitanti e costrittive. La lingua ancestrale del Greco è una espressione somigliante alla realtà, come nel greco ciascun termine possiede miriadi di significati e opportunità combinatorie contestuali la realtà è costituita dal medesimo criterio orientativo di plurivocità prospettiche e contestuali e di molteplici possibilità di interconnessione degli elementi reali.   

Ho introdotto il motivo delle utilità di comprensibilità e condivisibilità di cui è garante e custode la semplificazione che è ulteriormente messaggera della concretezza ed immediatezza espressiva.

 

La semplicità immediata e concreta non deve prescindere dal suo contenuto complesso di ricchezza valoriale. Questo principio ha valenza di dedizione di metodo di scrittura dello scrittore affinché realizzi testi semplici ma non poveri e scialbi ed insieme consiste nel dono di uno spirito nuovo di lettura che inaugura la curiosità nella lettura affinché qualsiasi termine semplice sia riconosciuto dai lettori e dalle lettrici nella sua concreta purezza di molteplicità variopinta di senso intellettivo, emozionale e spirituale.

 

“Da questo libro potresti ottenerne molti altri.” Fu un importante complimento che mi fu dedicato a proposito del libro “Lo spiro d’un rivo, l’universo del secondo.“

Consistenza, coesione, compattezza, efficienza creativa sono voci ispirative che rievocano lo spirito della semplicità complessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Spiritualità estrospettiva

Essere semplici – affinché il prossimo non sia in relazione con la nostra complessità bensì con la nostra semplicità, con il nostro dono di serena leggerezza – la nostra semplicità rievoca uno spirito di immediatezza istintiva di riconoscenza, di replicazione identica di semplicità verso di noi. Il valore sereno irenico e pacifico della semplicità.

La semplicità della immediatezza unipatica ha una consonanza spirituale – sentiamo infatti che il nostro dialogo con Dio è intimamente introspettivamente immediato e semplice, non mediato da colloqui eteronomizzanti. Allora siamo immediatamente autoreferenzialmente a Dio ed il dialogo con il nostro sé spirituale che ci avvicina alla coscienza ulteriore ci conforta e ci orienta alla semplicità relazionale, a cercare la relazione, a compiere la nostra vocazione relazionale (poiché siamo relazione.) o alla solitudine sana meditativa, cosciente, intenzionale, autonomizzante, auto-purificativa atta alla implementazione del nostro bene-essere affinché possiamo essere individualmente e relazionalmente bene. La semplicità allora evoca immediatamente un ponte importante tra inner spiritual universe e outside relational universe, la Spiritualità introspettiva e la Spiritualità estrospettiva. La vita è necessariamente affermazione, ciascun istante di vita è un passo orientato, la negazione non è non affermazione poiché è semplicemente una affermazione alternativamente orientata che consiste nella inversione rivoluzionaria nello spazio , la finitudine non è non affermazione poiché è semplicemente una affermazione alternativamente orientata che consiste nella sospensione nel luogo del tempo, la sospensione reversibile del passo è il passo affermativo della sospensione reversibile del passo: il paradosso della stasi che è movimento.

LE FAMILIARITÀ DIVERGENTI

 

Avere un substrato creativo è una base che agevola e orienta la resilienza creativa.

La familiarità creativa rende più semplice la concretezza di ciò di cui abbiamo già avuto esperienza ed altresì semplifica qualunque relazione con le realtà già esperite ad esempio la gestione delle dinamiche spiacevoli e negative.

La nostra mente lavora secondo sistemi di gradualità, ovvero la sua flessibilità di resilienza psicologica è ottimale nelle dinamiche graduali.

Sovente le grave alterazioni della nostra serenità dipendono dalle rivoluzioni impreviste e sconvolgenti del nostro flusso esperienziale. Il radicale sovvertimento di configurazione che realizzano nella nostra mente le situazioni devianti implicano il nostro tentennamento ed il nostro malessere. La soluzione è insegnare alla nostra mente ad applicare la flessibilità (che è già una proprietà che la mente applica verso le gradualità) alle situazioni non graduali bensì aggressivamente sovversive. Temprare la resilienza di flessibilità della nostro mindset significa sostanzialmente il coraggio di confrontarsi con le situazioni incoerentemente devianti rispetto al nostro flusso esperienziale in relazione ad una adeguata conquista della saggezza della relazione con le diversità. Parliamo di comfort zone quando applichiamo la concretezza dell’identità abitudinaria al nostro vivere – tuttavia la confort zone è proprio il mindset che ostacola la nostra flessibilità mentale intuitiva verso le situazioni diverse rispetto al flow della confort zone, inaspettate e sovversive –

 

 

più intensamente ci abitiamo a vivere esperienze somiglianti o identiche tra loro più saremo impreparati ad affrontare situazioni alternative che in primo luogo percepiremo generalmente in qualità di negatività o inconciliabilità con noi, alcune possono veramente essere negative, tuttavia molte situazioni alternative sono innocue e potenzialmente creative e vantaggiose tuttavia la nostra percezione le destruttura ed esse risultano a noi avverse, pertanto le perdiamo. Perché se incontriamo realtà neutrali ed innocue tuttavia attribuendovi la nostra percezione di avversità che le destruttura secondo la nostra proiezione di avversità che le orienta a mutare in dissociazione di avversità con noi, la nostra dissonanza passiva plasma la realtà mistificandola cosicché la realtà assume a causa nostra le caratteristiche che non appartenevano alla sua ontologia e che tuttavia vi abbiamo realizzato. Essere a priori  amichevoli e simpatici con l’ambiente è una prima garanzia che l’ambiente sia amichevole verso di noi.

Le situazioni non convergono a noi, le situazioni restano avverse a noi nella misura in cui le manteniamo avverse, il nostro orientamento di conciliazione verso le diversità le rende a noi abituali ed a noi simpatiche – ma la simpatia situazionale è un bene che otteniamo solamente grazie al nostro impegno della quotidiana variabilità esperienziale, ovvero del nostro impegno relazionale altresì con le diversità situazionali. Un principio in cui credo è “Cambiare sé stessi per cambiare l’ambiente.”.

Riflettiamo sulle dinamiche di libertà e separazione relazionale. Parliamo di permanenza reale e permanenza reminiscente. Riflettendo sul fatto che potremmo avere esperienza della dissonanza cognitiva tra permanenza delle relazioni reali e permanenza reminiscente.

Perché? Poiché la memoria relazionale è a lungo termine e può resistere fino ad un periodo di anni, mentre la permanenza della relazione reale coincidente e in identica associazione con la reminiscenza può non resistere quanto resiste la memoria, un buon orientamento relazionale prescrive di impegnarsi affinché riusciamo a mantenere uguali il tempo di relazione reale ed il tempo di ricordo di quella relazione, come? Il fatto del ritorno di relazione e la variabilità di esperienze dialogiche affettive relazionali arricchiscono la memoria presente e la memoria futura creando il luogo mentale della aspettativa latente e della curiosità rivitalizzante che ci orienta verso il ritorno della iniziativa della relazione che infine è una fondamentale causa della resilienza della relazione è del rendersi vasto del nostro tempo di relazione vis a vis e tra molteplici persone. Consolidare, temprare, ritornare, restare.

Da una goccia non nasce un fiore, il fiore nasce dalla costanza del piovere.

Da un canto avremmo una prospettiva di accettazione verso la impermanenza relazionale perché costituisce libertà individuale, d’altro canto il nostro innato sentimento di unipatia ci orienta verso il ritorno alle relazioni, la malinconia delle relazioni vissute e la malinconia verso la novità ovvero provare malinconia per il nostro pensiero latente delle nostre aspettative relazionali, la lealtà relazionale ottimale che ci attenderemmo come possibili frutti delle relazioni germoglio tra sconosciuti e tra conoscenti superficiali.

Concludiamo esemplificando un motivo di utilità della tempra della nostra resilienza di flessibilità verso le situazioni di inconciliabilità con il nostro pensiero.

 

 

Se soffriamo l’impermanenza relazionale, dovremmo essere nella comfort zone dell’avvere molte relazioni in cui non sussistono o sono rari gli episodi di separazione. Tuttavia accade un momento in cui dovessimo vivere improvvisamente ed in tempi brevi un continuo di congedi reversibili o irreversibili. Ne soffriremmo per due motivi, il primo è che i congedi non sono stati graduali, a noi non sarebbe stato dato il tempo necessario a chiarire la dinamica della relazione, ad assimilare ed a metabolizzare il percorso di separazione, il secondo motivo è che la nostra mente non è strutturata alla flessibilità verso le immediate radicalità. Semplificando un sentimento del nostro soffrire potrebbe essere sorto dal fatto che non siamo abituati alla permanenza della impermanenza perché abbiamo sempre vissuto nella comfort zone della permanenza della permanenza delle relazioni. Diversamente una persona che avesse vissuto la abitudine della solitudine, avendo dunque come proprietà di mindset la coscienza della permanenza della impermanenza sarà preparata a soffrire meno eventuali separazioni relazionali. Sostanzialmente nessuno ci prescrive la selettiva scelta di un tipo di mindset o di un altro tipo di mindset pertanto è meglio impararne quanti più possibili in fatto creativo di essere in facoltà di gestire al meglio qualunque diversa situazione nella realtà dei fatti che questa proprietà sia garante del nostro bene essere per essere bene.

 

 

 

 

 

 

IL FARE RICONOSCENTE

Una critica della superbia

Non dimentichiamo che il nostro sguardo intenzionale è puramente orientativo non solo per noi stessi bensì altresì per il prossimo, è bene esserne consapevoli affinché possiamo migliorare le nostre facoltà intuitive e la nostra magnanimità di riconoscenza, Intuito e riconoscenza sono qualità che saranno ricompensate.

Solitamente assimiliamo il fare alle attitudini pratiche creative, tuttavia un importante e urgente valore pratico del fare è la riconoscenza aprioristica, ovvero l’anticipante riconoscimento di attribuzione di dignità valoriale altruistico nel dovere di rispetto identitario della esistenza creativa del prossimo ed egoistico come forma tutelante della nostra integrità identitaria affinché non si frammenti nelle dialettiche delle apparenze superficializzanti.

Allora consideriamo il fatto che coloro che non dimostrino di essere veramente all’altezza siano coloro che con soggettive impressioni pertanto prive di senso e fondamento discendono e dequalificano aprioristicamente gratuitamente il valore altrui. La concretezza negativa vera e consistente è la demoralizzazione. Non sono all’ altezza coloro che asseriscono di altre persone di non essere all’altezza poiché il loro osservare implica l’implemento di probabilità di rassegnazione d’intraprendenza di coloro che si approcciano ad intraprendere una creatività in cui essi confidano. Siamo a promuovere le nostre creatività, non dovremmo mai essere ad annientare il principio latente delle nostre creatività individuali e collaborative relazionali.

 

 

La superbia è la concretezza di inferiorità di coloro che delineano la loro soggettiva prospettiva di superiorità avvalendosi dello sbilanciamento valoriale caratterizzato dal discredito attributivo verso il prossimo. Superbia non è credo orgoglioso creativo di spirito identitario sorgente, il credo creativo è resilienza di intraprendenza creativa che è puramente autoreferenziale ovvero che esula da paragoni dannosi o  improduttivi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA FERACE IMPERMANENZA DELLA PIOGGIA

Bontà, reversibilità e ferace impermanenza creative.

 

Siamo in ottemperanza di riconoscere i valori fondanti della creatività. Bontà, reversibilità e ferace impermanenza. Nell’immediatezza riconosciamo della nostra creatività una sostanziale innata disposizione al fare il nostro bene, il nostro fare del bene è una tensione creativa di bontà attitudinale, allora ci disponiamo di compiere il meglio che possibilmente riusciamo a configurare nei limiti situazionali che circoscrivono il nostro agire – i limiti situazionali possono essere di tipo inner mindset o outside universe. Sostanzialmente credo che siamo buoni, che la bontà sia una verità innata che è uno spirito che ci orienta a fare il nostro meglio altruistico. (I casi di dolo grave seppur esistendo non sono a confutare la validità di questo principio in cui credo – essi non appartengono al principio di bontà e non appartenendovi non ne corrodono la illibatezza – sono ad approfondire che esistono  episodi di negatività innanzitutto possono essere caratterizzati dalla reversibilità di migliorabilità, quindi consisterebbe un margine di catarsi attitudinale, oppure possono essere di gravità irreversibile in questo caso queste attitudini appartenendo al luogo comportamentale di negatività attive o passive che sono inconciliabili con il valore di bontà e pertanto sono da descrivere come negativi, da non compiere, da criticare, da devalorizzare _

 

 

 

 

allora abbiamo descritto scrivendo il valore della critica e confutazione che paradossalmente la negatività è un valore di insegnamento di bontà per contrasto, ovviamente questa caratteristica non vuol promuovere la negatività come valore ispirativo bensì vuole scorgere nell’evento negativo che non deve assolutamente ripetersi il valore esperienziale della comprensione per contrasto proprio affinché intuiamo nel nostro cuore uno spirito di bontà per contrasto alla esperienza di negatività che ci orienta proprio a non ripetere la negatività _ il valore esperienziale per contrasto è in relazione alla comprensione delle conseguenze negative ed effetti negativi delle cause attitudinali negative. Sono ora a confutare il valore di generalizzazione – ovvero credo che gli indici di negatività sono tipi attitudinali circoscritti che non dissolvono il valore di bontà delle altre verità buone che appartengono al medesimo contesto attitudinale. Inoltre è bene considerare che non esiste solamente la attitudine osservabile buona, esiste inoltre il pensare buono anticipatamente – che consiste appunto nella probabilità sempre più vasta che la bontà pre-ideata sia in divenire di realizzarsi. Oltre al valore di bontà nell’ambito della creatività nominiamo il valore di reversibilità – ovvero di possibilità di malleabilità al cambiamento nonché il dono di opportunità innovative. In terzo luogo non possiamo non dimenticare il valore di ferace impermanenza. Il termine ferace è sinonimo di fertilità, ogni creatività è infatti caratterizzata dal progresso della nascita e della crescita, allora aggiungiamo il valore della impermanenza, perché? Creiamo allora la associazione amore – impermanenza _ poiché creatività fertile è creatività che dona senza esigere in ritorno, la nota creatività disinteressata come indice di puro valore aggiunto. Infine associamo al valore di ferace impermanenza il simbolo naturale della pioggia, ciascuna goccia infatti è creatività immediata, istantanea che rivitalizza il terreno realizzando con esso una unipatia alchemica, e la ferace impermanenza delle gocce di pioggia la causa primordiale della nascita del fiore, la magia alchemica della trasparenza dell’acqua che diviene petalo colorato.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PARADOSSO DELLA INAZIONE IDENTITARIA CREATIVA

 

Se il fare non è fonte identitaria bensì è causa spersonalizzante e dis_integrante la originale identità.

La identificazione ontologia essenza esistenza – attitudine è una illusione.

Non siamo ciò che agiamo. Paradossalmente il nostro fare può allontanarci dalla originalità della nostra integrità identitaria. Confutazione del sentimento del: Sentirsi inutili se non siamo affacendati, se non agiamo. Il paradosso del sentimento di integrità essenziale grazie alla inazione.

Il marxismo argomentò del principio di annichilazione del sé causata dalla alienazione provocata dal lavoro eccessivo. Lavorando eccessivamente e secondo metodiche identicamente reiterate si realizzerebbe infatti la spersonalizzazione, ovvero una identificazione della pura ontologia del sé con la sovrastruttura del fare e della materialità fatta – la identità del sé si va perdendosi nella matrice di ingranaggio del sistema lavorativo la cui unica consistenza viene ad essere il fatto creato ed il fare spersonalizzato e non la ontologia identitaria personale. Per contrasto allora non ci sentiremmo inutili perché non facciamo, bensì ci sentiremmo utili proprio perché non facciamo – premettendo che il sentimento è una iconica facoltà che esula da ogni annichilimento ed alienazione del fare – non è un segreto che il sentimento è una assimilazione di coscienza tipica della meditazione che è una prospettiva spirituale della inazione. Non sono a confutare il valore della attività creativa, sono a smussare il valore della creatività dalle sue eccedenze di alienazione e annichilazione della persona. Qualunque persona creativa è ideativa –

la ideazione è la pura facoltà che è garante che non si perda la identità nel processo del fare. La variantizzazione creativa orientata ed autonomamente intenzionale è un secondo principio che è garante del fatto che non esista alienazione. Il fare può allora consistere in una matrice attitudinale disorientante e mistificante il puro sé. Demistificare il puro sé significa allora ritornare alle pure origini identitarie della persona oltre i costrutti attitudinali di livello di rendimento, di qualità di abilità, di facoltà di intensità lavorativa, di qualità di perfezione creativa. Ricordiamo allora che non siamo il nostro livello di rendimento, non siamo la nostra qualità di abilità, non siamo la nostra capacità di intensità lavorativa, non siamo la nostra qualità di perfezione creativa. Altresì il prodotto che realizziamo è un mistificante del nostro sé se nel nostro prodotto non convogliamo la nostra aura creativa che consiste proprio nella nostra anima ideativa, intenzionale, cosciente – il creare passivamente o secondo inerzia del dover fare è spersonalizzante, alienante e annichilente, risulta che la nostra mente non sia coscientemente accorta, che potremmo essere in uno stadio di sovrappensiero come reazione auto-catartica della ferita da annichilazione per alienazione, poiché sussiste dissonanza cognitiva tra corpo e mente che è gravemente destrutturante la integrità identitaria. La dialettica del ‘Rendersi utili’ può allora non promuovere bensì sfavorire la nostra focalizzazione identitaria in una molteplicità comunitaria – la materializzazione identitaria è la discensione regressiva ed è la corruzione del valore della intraprendenza artigianale. La nostra anima creativa non risulterà presente nel prodotto ed ulteriormente più grave è la spersonalizzazione, alienazione annichilazione provocati da un tipo di riconoscimento nocivo del prossimo se l’osservatore dovesse valorizzare assolutamente solamente l’oggetto prodotto realizzato e non la esistenza identitaria ed essenza della persona che ha creato il fatto creativo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE DUE IDENTITÀ

Un paragone tra zione e reazione

 

Molte delle nostre azioni sono reazioni.

Ci accorgiamo di questa probabilità se restiamo fermi e notiamo nel prossimo la probabile reazione di replicazione identica di stasi. Se diversamente alla nostra stasi ci accorgiamo della intraprendenza di iniziativa delle persone che ci circondano che ci rivitalizzano siamo in un ambiente dialogicamente assertivo e comportamentalmente propositivo e adattativo in cui siamo in probabile orientamento di crescita relazionale e culturale, dire dell’ambiente è una astrazione, il merito della intraprendenza come scelta di progresso è di ciascuna persona creativa conciliante. Diversamente gli ambienti maladattivi sono costituiti da comportamenti replicativi o peggiorativi in cui consistono maggiormente le dinamiche di pretesa, di offesa e meno di dedizione.

Ricordiamo innanzitutto che noi stessi siamo in primo luogo ambiente, allora la nostra vocazione è di esprimerci il più possibile secondo i modi dialogici assertivi ed i modi attitudinali propositivi e adattativi verso il prossimo. Perché? Perché la vita è la vocazione della espressione genuina e autentica della nostra identità.

Esistono allora Identità e identità - Identità è la nostra ontologia genuina e autentica come forza di iniziativa attitudinale creativa non replicativa indipendente dalla qualità attitudinale apparente altrui. identità è una inerzia di coping maladattivo nella forma di reazione apparente replicativa.

 

 

La Identità non è replicativa, la identità nella forma di apparenza replicativa è la mediazione mistificante della Identità – la identità apparente è una sovrastruttura superficiale di replicazioni speculari identiche che adottiamo per conformismo ma che ci nascondono dal prossimo e che ci allontanano dalla verità di noi stessi. La apparenza replicativa entra in competizione con la autenticità identitaria perché lo permettiamo. Vi sono persone che hanno elevato a primo il conformismo tanto da sacrificare la loro ontologia di autenticità identitaria alla apparenza replicativa.

La apparenza replicativa può essere di tipo di mirroring adiacente - le dinamiche di gruppo in cui esiste la replicazione immediata di mentalità ed atteggiamenti come criterio precario di accettazione, perché precario? Perché il nostro specchio non siamo noi - se il sé è totalmente replicativo il sé replicativo scompare come energia irrilevante nella dinamica di intraprendenza comunitaria. La apparenza replicativa può essere di tipo ideale reminiscente - non si avrebbe la replicazione di identità comportamentali nel momento di relazione bensì la replicazione come forma di dover-essere culturale conformista che è una metodica replicativa che induce aggressività passive nei confronti di mindset outsider alternativi - la facoltà di accettazione è pertanto una azione ideativa di autenticità identitaria e non è una reazione di apparenza replicativa selettiva.

Esiste la energia replicativa e la energia ideativa,

La realizzazione della nostra energia ideativa è la espressione pura della nostra autenticità.

 

 

 

La cordialità è la generosità rincuorante, la cordialità è una intraprendenza non una pretesa, è fondata pertanto dalla forza ideativa di azione identitaria e non è apparenza replicativa.

La cordialità è manifestazione spontanea di affetto e di simpatia non necessariamente come reazione ad un bene ricevuto ma bontà aprioristica che allora realizza un bene dedicato.

La cordialità è un flusso di emotività come puro valore aggiunto.

“ ARE YOU PROUD OF WHO YOU HAVE BECOME? “

“I traduce your question: ARE YOU PROUD OF THE APPARENCE THEY MADE OF THE TRUE YOURSELF? “

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MERAKI

Inno alle attitudini irenicamente mansuete

 

Le attitudini semplici che sembrano caratterizzate da una mancanza di originalità, sono in verità custodi del miracolo della bontà attitudinale relazionale.

Pensiamo che ciascuno di noi in ciascun istante del nostro vivere possiede un ventaglio di orientamenti attitudinali – la domanda che subconsciamente ciascuno si domanda pressoché sempre è come posso comportarmi ora? Della molteplicità di miriadi di alternative attitudinali in ciascun adesso ne sarà attuata una soltanto, tra le alternative non attuate alcune saranno eliminate ed altre procrastinate. Il meccanismo selettivo attitudinale non è invariabile rispetto al tempo e soprattutto rispetto alla nostra identità innata caratteriale, semplificando alcune persone possiedono una reattività attitudinale di tipo creativo impulsivo istintivo – queste persone possiedono tempi di selezione attitudinale brevi ; altre persone possiedono una reattività attitudinale di tipo creativo riflessivo ideativo meditativo – queste persone possiedono tempi di selezione più lenti.

I tempi di selezione attitudinale influiscono sulla qualità attitudinale, tempi di selezione rapidi implicano risposte attitudinali immediate tuttavia non mentalizzate pertanto possibilmente caratterizzate da una minore coscienza orientativa intenzionale. Tempi di selezione più lenti realizzano risposte attitudinali procrastinate e tuttavia maggiormente mentalizzate e frutti consapevoli di una assimilazione che orienta la coincidenza tra inner mindset desire (Intenzionalità) e realtà attitudinale compiuta –

 

un livello ulteriore di coscienza spirituale. La matrice istintiva è causa della traduzione attitudinale impulsiva, la matrice intuitiva meditativa è causa della traduzione attitudinale riflessiva. Ciascuna delle due matrici può coesistere nella complessità di inner mindset delle persone, alcune persone possono inoltre avere una percentuale massima di matrice attitudinale istintiva ed una percentuale minima di matrice attitudinale intuitiva meditativa. Oppure l’inverso.

Il cosmo del principio di bontà risiede nel fatto che nelle nostre applicazioni pratiche vi è sempre un orientamento primitivo antecedente alla azione – ed è in questo momento di selezione tra ciò che scegliamo di fare urgentemente e ciò che scegliamo di non attuare che risiede il dono premuroso del nostro essere al mondo. La premura è l’avere cura di noi – ovvero l’impegno affinché siamo mediativi di un ambiente irenico, catartico, paradisiaco, sereno – il miracolo della serenità è il flusso delle  magnanime azioni buone quotidiane, proprio le attitudini che le persone più severe caratterizzano come normalità, povertà, scontatezza, persino inutilità. Come se le magnanime buone azioni non esistessero se private dell’equilibrio della reazione di riconoscenza. Allora nostro impegno di saggezza attribuire a tali azioni magnanime il valore in misura di peso d’oro a partire proprio dai gesti più premurosi, la carezza e l’abbraccio. Magnanimità è grandezza d’animo convogliata in ciascuna semplice umile atto.

 

 

 

 

 

 

MERAKI

Fare con l’anima, orientare un frammento della nostra essenza spirituale in ciascuna nostra semplice attitudine. Abbiamo compreso che non è unicamente necessaria la maestosità rivoluzionaria a realizzare una consapevole rivoluzione dell’agire e del reagire come riconoscimento proiettivo del fare del prossimo. Non crediamo allora alla normalizzazione del buon andamento, come se il buon andamento consistendo nella premessa sia a priori avvilito della sua consistenza di valore – La premura, appunto è uno spessore di contrasto che la normalizzazione non deve appiattire.

Fare bene consistendo in un impegno deve essere caratterizzato come variabile attitudinale non indifferente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La tutela della libertà creativa

 

Non permettiamo che ci conducano le altre persone perché ci orienteranno dove essi gioveranno del fatto che noi siamo giunti proprio dove essi hanno a noi predetto, e noi che cosa sentiremo? Un sentimento di inconciliabilità, di dissonanza cognitiva tra la nostra idea e la nostra realtà _ il sentimento proprio del nichilismo come se ci sentissimo ovunque da nessuna parte o come se ci sentissimo svanendo evanescenti, esistenti ma non esistendo come energia consistente, un sentimento di aridità soffocante, di passività che altresì i più intelligenti e savi avrebbero difficoltà ad affrontare. Ed ulteriormente essi graveranno ed agiranno eteronomia verso di noi – asseriranno che ciò di cui loro sono responsabili solamente noi stessi siamo responsabili. Allora anticipiamo insieme le loro mosse ricordando che non siamo solamente responsabili di ciò che agiamo ma siamo responsabili di ciò che non agiamo, non sono a gravare sulla responsabilità sono a predirrre a noi perché sia giusto tutelare la nostra forza creativa attiva indipendente.

Ulteriormente chiariamo che ciascuno è responsabile non solamente di sé stesso/a tuttavia ciascuno è responsabile altresì di qualunque altra persona altresì delle persone che sono superficialmente conosciute. Un mio consiglio per te è di tutelare la tua libertà. Essere ‘liberi di’ sovente non può prescindere da essere ‘liberi da’ .

 

 

 

 

 

UN NOSTRO SENSO ULTERIORE

 

La difficoltà di qualunque persona che si approccia a confrontarsi con il reale consiste nelle apparenze erronee che la sua realtà sia la Realtà, che la sua situazione sia la Situazione, che la sua prospettiva veritiera sia la Verità. I passi del pellegrinaggio di consapevolezza sulla Realtà consistono allora nel vivere esperienze culturali diverse, nel leggere più letture possibili, nell’incontro culturale unipatico con più persone possibili. Allora potrebbe accadere che le scritture più Vere potrebbero essere scritte da chi per molti decenni ha semplicemente vissuto per consegnare infine al culmine del vivere poche frasi esempio di Verità di una vita di esperienze, ed il miracolo consisterebbe nel fatto che queste rare frasi scritte al culmine della saggezza esperienziale sarebbero ancestralmente pure come se fossero scritte dalla genuina innocenza di un infante.

Una ulteriore voce chiamerebbe la libertà di parola di coloro che hanno il sentimento di esprimersi per consegnare semplicemente le loro prospettive veritiere e imperfette, conformiste e sovversive, nonostante non siano denotate della eccelsa saggezza degli anziani savi o dei bambini.

Tre domande sorgerebbero spontanee. Potrebbe davvero non esistere una realtà significativamente pura e buona per chiunque?  Molti lettori sarebbero rincuorati ed avrebbero significativo sentimento di serenità catartica se la pagina fosse bianca. Che la semplicità complessa del silenzio possa consistere in una aura di bontà che paradossalmente consisterebbe nella sublimazione irenica della vita? L’essenziale.

 

Ma sarebbero tre domande soggettive pronunciate da tre soggettività diverse ciascuna con il proprio senso di identità. Perché la pagina bianca consisterebbe nel senso che le ricchezze delle esperienze delle nostre relazioni sono già il dono sublime, che nulla altro sia necessario consegnarci.

E soggettivamente una quarta persona amerebbe che la ultima pagina non restasse bianca, che fosse consegnato un senso ulteriore. Il superfluo. Che le idee siano riconoscibili in dignità di consistenza purché esistano docilmente. Che una passione non sia devalorizzata, dequalificata, depauperata rispetto ad una altra passione. Un principio di dignità accettativa verso le diversità ideali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SOGGETTIVITÀ MIRACOLOSA

 

Il racconto di tematiche somiglianti e ulteriormente identiche è paradossalmente una non invariabile, ovvero il racconto nonostante tratti degli stessi contenuti non sarà mai identico a sé stesso, bensì con sfumature prospettiche diverse.

Le diverse prospettive rendono i medesimi temi elementi prospettici sorgenti d’ispirazione sempre nuove. Coerentemente a questo significato ricordo l’arte impressionista in cui gli artisti impressionisti tra cui Seurat rappresentarono il medesimo soggetto artistico numerose volte. E la tour Eiffel fu rappresentata con diverse gradazioni cromatiche rispettivamente rappresentanti i diversi tenori dei bagliori solari di mattina, ma di pomeriggio e di sera.

La soggettività è miracolosa. Perché? Perché esiste una fondata probabilità che tra le miriadi di pensieri di noi persone, non vi siano persone lontane dai consorti creativi che hanno pensato e ideato realtà importanti come ad esempio risposte a problemi che le più illustri personalità scientifiche e spirituali stanno ancora cercando. Forse è possibile che questi ideativi non siano illustri saggezze scientifiche e spirituali, forse persone la cui dedizione di intraprendenza creativa non ha relazioni con la intuizione ideale che hanno sorto forse partendo a pensare nel mentre del loro dedicarsi alle loro alternative creatività. Tra le molte idee pensate avrebbero conquistato alcune idee raramente eccelse ed utili _ forse non le hanno trascritte, ma forse non le hanno realizzate, ma forse le hanno ideate e presto dimenticate perché incoerenti con il loro specifico fare.

 

 

Forse se surrealmente questi ideativi avessero discorso con i loro lontani, forse d’un altro continente, forse della città vicina, gli ideativi sarebbero stati realizzati del loro pensare ed avrebbero avuto cura di trascrivere e approfondire insieme agli altri pensatori il loro raro so. Questo è un motivo di senso della utilità del dialogo tra tutte le persone che si occupano di materie pratiche o teoriche diverse, che appartengono a culture diverse, ma che appartengono a status sociali diversi, che il saggio/a parli con la semplice umiltà dello stolto/a, che che il ricco/a parli con il povero/a, che le persone di culture diverse imparino i linguaggi delle altre culture. Che lo scienziato parli con il pescatore. Che proprio per la loro diversità ideale possono vicendevolmente arricchirsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA RESILIENZA CREATIVA DIVINA NEL PERIODO DI SOSPENSIONE DI RICONOSCIMENTO

“Ciò che attendiamo da un altro, non dunque dall’esterno, ma lo abbiamo inconsciamente dentro di noi, anzi che attenderlo dall’esterno dobbiamo svilupparlo dentro di noi, e acquistandone consapevolezza. “

Dal diario di Etty Hillesum

ETICA DELLA VALORIZZAZIONE

La intraprendenza creativa è garantita e supportata dalla valorizzazione del prossimo,  ma questa valorizzazione non è perentorio e ovvio che accada. 

Pertanto la attesa di riconoscenza talvolta non è intenzionale e desiderata ma subita, il marinaio non vorrebbe la bonaccia che ferma le vele della sua nave. 

Cosa è doveroso fare? Chi si ferma è perduto. È doveroso non fermarsi. Poiché la stasi è l’unica realtà procrastinatrice non orientativa. Si deve allora fare in assenza di ricompensa di valorizzazione dall’esterno. Nel periodo di bonaccia il marinaio lavora e prepara le sue vele per non trovarsi impreparato quando lo zefiro verrà. Sappiamo allora che la valorizzazione esteriore segue principi che non sempre sono in nostro controllo. Tuttavia ciò che possiamo fare è il fare in assenza di visibilità, quando non siamo riconosciuti creeremo un importante portfolio esperienziale e concreto che in un futuro prossimo, ovvero quando qualcuno osserverà il nostro operato, si troverà dinanzi a una maestosità creativa, che consiste del frutto del nostro fare mentre nessuno riconosceva il nostro fare.

 

 

 

La resilienza del fare privato del riconoscimento è una forma di Gratuità caratterizzata da un aspetto divino poiché è una elevazione esperienziale che sorge dal nulla e non è rivitalizzata da alcuna ricompensa, ma in questo periodo di florida creatività si compie la espressione della totalità ontologica creativa del creatore ovviamente non influenzato dai venti orientativi delle riconoscenze altrui. Si dispone tuttavia che una creatività valida se non è condivisa e valorizzata non è in ontologia di consistere della totalità della sua potenzialità valoriale. La caratteristica divina del perseverare in assenza di riconoscenza del prossimo è tuttavia una gravosità che può divenire impossibile nei casi in cui sia doveroso e necessario un minimum di ricompensa retributiva atta in principio alla sussistenza della persona creativa riconosciuta la validità comunitaria della sua iniziativa creativa. 

 

Fondamentalmente è complicato confrontarsi con il nulla, personalità intensamente sagge sanno reagire con accortezza e generosità ad una inazione altrui _ perché si deve istituire come creatività la azione e non la reazione. Solitamente agendo inazione c’è da attendersi la replicazione di inazione da parte del prossimo. Secondo questo esempio di mirroring si chiarisce che la inazione non è un andamento fertile e fruttuoso, poiché indipendentemente dalla fertilità del terreno se non piantiamo il seme non cresce nulla. Dal punto di vista percettivo tendenzialmente chi subisce la inazione si sente disarmato, è una intelligenza denotata di saggezza la volontà di iniziativa creativa. Ricordiamoci che siamo sia orientati a realizzare la semina buona e giusta e che simultaneamente siamo terreno orientato ad essere florido e non cementoso _

 

la permeabilità è una facoltà cognitiva garante della opportunità della nostra mente, della nostra anima a lasciarsi permeare dalle energie ambientali – agevolando un flessibile e reversibile interscambio di flow creativi.

Il pittore inizia a dipingere la tela bianca non la abbandona a restare bianca. Tuttavia si dispone che nessuno di noi è profondamente e superficialmente vuoto e bianco, nessuno di noi è una tela bianca. La realtà che siamo consistenze variopinte è una facilitazione orientativa relazionale. I nostri inizi relazionali sono orientati dalle nostre introspettive variopinticità che sia bene non nascondere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PARADOSSO DELLA PRESENTE ASSENZA

Non è vero che esiste e consiste relazionalmente solamente chi è presente adiacente adesso a noi. È ulteriormente presente chi è assente. È questo il senso del mancarsi e una espressione dell’affezionarsi. Chi è assente è bene che si orienti a presentarsi analogamente alla persona consorte che si accorge di una assenza.

 

§ Approfondimento sul salutarsi

Anticipazione è immediatezza _ il risultato della semplicità di un salutarsi dipende da complesse dinamiche introspettive e percettive. Partiamo dai fondamenti della relazione .Se dovesse esistere una tendenza al non salutarsi tra sconosciuti questo dipenderebbe da mentalità strutturali e valoriali _ ad esempio l’insegnamento tradizionalista che ci viene consegnato negli anni della nostra infanzia _ non parlare con gli sconosciuti _ non fidarti degli sconosciuti. Dipenderebbe dalla abitudine di una esperienza costante del periodo forse di anni: se non fossimo salutati replicheremmo come normalità il fatto di non salutare. Un terzo motivo è immediatamente adiacente _ e dipende da istantanei gesti di anticipazione che consegniamo alle persone conoscenti e sconosciute che incontriamo. Ad esempio se un passante che cammina in direzione contraria non mantiene il contato visivo con il secondo passante, o volta leggermente lo sguardo è altamente probabile che il secondo passante non catturi l’attenzione del primo passante per salutarlo. La nostra anticipazione di rispetto libertario è denotato di istantaneità.

 

 

 

I CORPI NERI RELAZIONALI

E LA ANTICIPAZIONE ORIENTATIVA

Il nothingness comportamentale è l’unica realtà non orientativa. Solitamente il nothingness comportamentale è un elemento concatenato tra ulteriori reciproci nothingness comportamentali - la staticità è solitamente replicata e raramente risolta. Il nothingness comportamentale è in relazione con il contesto di ghosting -  in considerazione esemplificativa di statuarietà replicativa_ il nothingness comportamentale è una assenza che realizza un vuoto attitudinale _ l’assenza,  il mancare, il non esserci, è il non consistere in elemento collaborativo nella vicendevolezza alternata di movimento relazionale causa effetto. La negatività replicativa consiste solitamente nella replicazione identica dell’attitudine statica_passiva osservata tuttavia rincarata di un ulteriore pregiudizio esclamativo di ciò che il prossimo non agisce. Vediamo un esempio di staticità relazionale replicativa _ una delle due persone non collabora più nella resilienza relazionale, ma si ferma e si allontana, diviene assente. Quale è la risposta del consorte relazionale? La identica assenza, la replicazione del silenzio apatico è la espressione di giudizio di negatività non riguardante la propria personale negatività di passività, ma bensì si dice del prossimo _ manchi, e non ci sei, non collabori, sei assente, in percezione di giudizio di apatia ed inutilità interpersonali. Diversamente creativamente caratterizziamo la negatività risolutiva responsiva_ nella evenienza in cui la prima persona risulti assente, apatica, in allontanamento relazionale immotivato no contact la  seconda persona non giudica. Perdona.

 

 

Assimila introspettivamente l’allontanamento e ne colma il vuoto agendo assertivamente, allora la seconda persona interviene ad esempio cercando il chiarimento di comprendersi, per evitare di inventare motivi, cause ed effetti congetturali con la prima persona nei limiti del rispetto della libertà individuale. La seconda persona realizza una serie di iniziative di valori aggiunti _ in ottemperanza di riabilitare il motore di reciprocità relazionali. Tuttavia non è sano che la relazione sia one sided _ in atto non è la astrazione della realtà one sided ma la resilienza di passività di uno/a dei due componenti nella relazione _ la parte attiva è esempio di movimento rivitalizzante relazionale ed è nel giusto in quanto ad esempio di gratuità e non abbandono e di energia creativa per se stessi e ulteriormente per il prossimo, sicché nel self respect della creatività individuale è bene non perseverare il dare se il ricevente è sempre strutturalmente attitudinalmente un corpo nero passivo ovvero una realtà che assorbe completamente tutta la bontà attitudinale che riceve, senza riflettere o idearne nuovamente nemmeno una parte. In ogni caso la creatività di iniziative di valori aggiunti è sempre buon zefiro per la nostra nave nel mare in bonaccia. Relation_ship. 

La relazione è interconnettiva tra due poli, non esiste relazione in un polo infinitesimo. Tuttavia resiste il termine di relazione individuale perché l’individuo non è un polo infinitesimo bensì la ulteriorità di consistere in un polo infinito strutturato in microcosmi polari molteplici in relazione tra di loro. 

“Quando pensi che l’altro non ti consideri abbastanza, significa che gli sei legato e, come per via di questo legame non sei indipendente, quanto meno ti aspetti tanto più ricevi.”

Dal Diario di Etty Hillesum

Siamo orientativi rispetto al nostro prossimo _ pensiamo giudiziosamente che la attitudine che realizziamo in ciascun secondo sia anticipazione della replicazione del prossimo. 

Esiste sempre anticipazione, tuttavia non sempre è cosciente e intenzionale, sovente non abbiamo coscienza e controllo sugli input attitudinali orientativi _ la anticipazione è orientativa, ma non sussiste identità replicativa attitudinale, ma c’è un margine di accidentalità aleatoria del reale ed il margine della ontologica del prossimo di cui è responsabile. 

“Ciò che attendiamo da un altro, non dunque dall’esterno, ma lo abbiamo inconsciamente dentro di noi, anzi che attenderlo dall’esterno dobbiamo svilupparlo dentro di noi, e acquistandone consapevolezza. “

 

Principio di self evaluation.

Is it the self – gratification enough?

No enviromental gratification causes creativity stagnation.

La self evaluation è sufficiente al minimum di sussistenza vitale e creativa?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SPONTANEITÀ DELLA GESTUALITÀ

 

Percettivamente siamo sensibili alle micro_attitudini gestuali del prossimo, che alle micro_variazioni di tonalità vocale, alle micro_variazioni delle espressioni del viso. Questa identità di riconoscimento è subconscia ed immediata, e non mediata dal ragionamento che è una sovrastruttura di interpretazione e di giudizio orientata e plasmata proprio dall’istinto immediato percettivo. La nostra qualità di premura nei confronti dei particolari o la nostra disposizione verso la genericità di percezione è un secondo livello interpretativo dipendente dalle nostre singolarità caratteriali, culturali, di curiosità, di ricerca di fiducia, di resilienza conoscitiva, che di interesse. La gestualità ha rilevanza di immediatezza perché è una realtà essenziale semplice e ancestrale denotata e espressiva di due importanti realtà _ nella gestualità collidono la concretezza del puro atto e la spiritualità ideale che consiste nella causa ideativa antecedente e conformante il puro atto. 

In relazione alla realizzazione un valore fondamentale è la spontaneità che è caratterizzata da fiducia, onestà e sincerità ideative _ i costruttivismi comportamentali sono di tipo conformistico replicativo reattivo, la genuinità è di tipo di iniziativa ideativa autoreferenziale ovvero non conformista finalistica e priva di simulazione e emulazione fondate sui modelli percettivo paragonativi. 

Tuttavia una osservazione estremamente attenta e perfezionista relativa alle particolarità micro_attitudinali gestuali del prossimo è denotata di un moralismo costrittivo che destruttura la spontaneità attitudinale del prossimo e dell’osservatore che si caratterizza nel sembiante della esigente severità.

Una maggiore spontaneità e liberalismo percettivo costituiscono una rispettabilità premurosa, fiduciosa, magnanima, ed una permissività che garantisce una reciproca naturalezza e serenità espressive che ulteriormente fondano la fluidità del Flow di crescita relazionale e interpersonale.

Allora è bene non trascurare e dedicare rilevanza ideativa alla nostra intraprendenza gestuale poiché abbiamo imparato che viene riconosciuta e che resta nella memoria personale talvolta in maggiore o uguale misura e qualità rispetto alle macro_attitudini plateali e complesse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA VERITÀ SENTIMENTALE

 

La felicità è altra cosa rispetto alla simulazione di contentezza. La simulazione di contentezza è più semplicemente e più immediatamente realizzabile _ basti realizzare il sembiante sorridente, realizzare una tonalità vocale alta, armonica, realizzare attitudini di spontaneità, lietezza e propositività. Tuttavia queste sono applicazioni attitudinali matrioska, indipendentemente dalla nostra Verità di stato d’animo possiamo realizzare tali applicazioni poiché tali applicazioni sono immediate traduzioni che possiedono come sorgente proprio il nostro meccanismo attitudinale simulativo che può possedere autonomia di applicabilità. In principio di un momento relazionale attribuiremmo alla nostra volontà cerebrale l’input_ fingere contentezza. È l’intelligenza neurale l’applicativo parzialmente automatico che può persino giungere a realizzare una esibizione di contentezza fino a tempi giornalieri. Impariamo e tempriamo il nostro sembiante simulativo sin dai primi anni della nostra infanzia, in quanto ciascuna conformismo relazionale induce un dovere essere a cui il nostro essere sia doverosamente subordinato. Introduciamo che la via che scegliamo è il germoglio che abbeveriamo ed è la pianta che cresce rigogliosa. La relazione logica è che ci dedichiamo al crescere rigoglioso della nostra apparenza mentre trascuriamo la nostra essenza. Ebbene potremmo incontrare una persona estremamente contenta (paradossalmente la espressione spropositata di contentezza è proprio un indice di infelicità, è fondamentalmente solamente un riscontro che la persona sia in identità con il conformismo della contentezza).

 

Confondiamo vera felicità con la apparenza di contentezza proprio perché esteriormente e superficialmente esse presentano somiglianze di sembiante e attitudinali. Tuttavia, ricordiamo che il secondo è una unicità, che se ci dedichiamo alla apparenza non ci dedichiamo alla nostra profonda verità emozionale sentimentale.

Sicché una prima causa di infelicità è la costante dedizione di investimento verso il nostro come dover essere attitudinale estrospettivo ed il fatto di trascurare la nostra introspettività. Perché? Perché il germoglio della felicità esige più premura, più attenzione e cure, il germoglio della felicità cresce gradualmente ed è molto sensibile e cresce lentamente. La onestà di contentezza non ha come sorgente il nostro meccanismo simulativo, bensì ha come sorgente il nostro meccanismo introspettivo di stato d’animo. Coloro che si dedicano per decenni a prendersi cura di loro stessi e del loro stato d’animo possono raggiungere la onestà di contentezza che non è alcun dispendio di energie di conversione perché è una identità di bontà introspettiva_estrospettiva. Diversamente ogni applicativo simulativo premette un vasto dispendio di energie di conversione poiché chi possiede una intelligenza del sembrare può avere trascurato la saggezza dell’essere, se allora l’essere dovesse essere in uno stato d’animo infelice e inflessibile perché trascurato _ la infelicità dello stato d’animo inevitabilmente si pone come polo opposto della apparenza di contentezza _ l’essere ha una energia estremamente più intensa rispetto alla energia simulativa apparente, pertanto potrebbero realizzarsi episodi di dissonanza attitudinale in coloro che possiedono maturità simulativa e immaturità introspettiva emozionale _ la infelicità potrebbe prendere il sopravvento sul sembiante di contentezza.

La soluzione della verità estrospettiva, della onestà di felicità è dedicarci il più possibile affinché cresca rigoglioso il nostro germoglio di felicità, di trovare le vie per temprare il nostro stato d’animo, per creare la nostra felicità e per tutelare la nostra felicità. La verità di felicità è in relazione con il nostro accrescimento e miglioramento della nostra salute poiché realizza la lietezza della consonanza. Diversamente ogni applicativo di conversione simulativo è in relazione con un graduale tipo lesivo di frammentarietà,  poiché la nostra autenticità si frammenta nei tipi di dover sembrare, ma si crea dissonanza cognitiva indotta tra il nostro essere eventualmente infelice ed il nostro dimostrare di essere contenti, ma prescritto che in valore di relazionabilità è bene non manifestare la onestà di infelicità ed i suoi corollari, ma nei casi di relazione una simulazione di conversione delle introspettive negatività risulta una bontà relazionale. Ma il punto su cui dobbiamo dedicarci non è il come imparare a fingere meglio bensì è il come essere bene e la nostra espressione di bontà e di efficiente creatività relazionali verranno da sé. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA ONESTÀ NELLE RELAZIONI

 

Una riconoscibile causa del fatto che la possibilità di conoscibilità di noi non sia spontaneamente immediata è proprio per la nostra maturità simulativa _ noi non siamo le nostre simulazioni, ma le nostre simulazioni costituiscono sovrastrutture accessorie che sono mediative tra di noi, che ad esempio potremmo rappresentare come uno scudo ( o un muro nei casi più evoluti del sembiante simulativo) un nostro alter ego simulativo di genere conformista. D’altro canto è fondamentale partire attitudinalmente a manifestare la propria verità introspettiva per migliorare la nostra verità di felicità.

La verità è che se realizziamo il muro accessorio del nostro sembiante simulativo è questa realtà che non è noi che presentiamo nella relazione con il prossimo. La logica realtà è che non ci conosciamo perché le essenze del noi non si relazionano. Si relazionano i sembianti conformisti. La logica realtà è che quando ci  incontriamo (Se siamo individui simulativi_conformisti) mediante i noi simulativi non conosciamo le nostre essenze, non ci conosciamo, ma conosciamo la società, le realtà conformiste che compendiano il nostro apparire simulativo.

Agli occhi del prossimo siamo ciò che il prossimo pensa che noi siamo. E nella misura in cui noi improntiamo come valenza del nostro essere il nostro sembiante simulativo, il muro del nostro apparire, il prossimo conosce di noi il risultato di due sovrastrutture, la prima è il nostro sembiante simulativo, la seconda è la sua percezione del nostro sembiante simulativo.

 

 

La conoscenza del nostro vero essere è un percorso graduale che consiste nella destrutturazione delle sovrastrutture che ci circoscrivono e che percettivamente ci separano.

Questa metodica destrutturante può essere altresì rapida e possibilmente immediata e dipende dalla nostra unipatica relazionale, intelligenza di conoscibilità e di intelligenza di sensibilità emotiva.

LA DEDIZIONE ALLA VERITÀ EMOZIONALE

La sofferenza è tipicamente una componente reazionale, una fragilità interiore è sovente un effetto di un riconoscimento di dispiacere di ciò che accade nell’ambiente a cui apparteniamo.

È fondamentale riconoscere che non sempre abbiamo la energia identitaria funzionale a migliorare ed a plasmare l’ambiente, ma tuttavia abbiamo la energia identitaria di cambiare la nostra identità introspettiva. Il punto è che dedicarci ed implementare, fare esperienza sulla base del nostro meccanismo di simulazione è una dedizione a vuoto, ovvero che non realizza variazioni sistemiche del sistema di verità di stato d’animo di felicità. Una catarsi alla sofferenza è la nostra dedizione alla unipatia con la nostra felicità, e con il nostro stato d’animo che non consiste necessariamente ad un impulso di positività bensì in un ambiente introspettivo di assimilazione, di purificazione, di flessibilità gestionale delle vicissitudini percettive negative che eventualmente riceviamo dall’ambiente. Essere felici consisterebbe nel possedere un sistema introspettivo assimilativo atto a non essere ipersensibili alla sofferenza. Essere felici significherebbe non essere infelici nonostante l’ambiente dovesse indurci motivi per essere infelici. Ovvero riuscire ad elevare il nostro stato d’animo ad ulteriore serenità felice nonostante eventualmente l’ambiente ci orienti verso la tristezza.

In misura in cui realizziamo la maturità flessibile del nostro stato d’animo, e nella misura in cui affrontiamo noi stessi, le nostre potenzialità e le nostre fragilità possiamo essere non vulnerabili alla infelicità.

 

L` INNER SPRING SIDE

Realizzare un inner spring side che possa sostenere noi e la nostra integrità d’animo e creativa in eventuali momenti dell’imperversare dell’ambiente invernale dei cristalli di gelo emozionale. L’inverno relazionale può esistere tuttavia dipende da noi stessi la resilienza del nostro inner blooming spirit Affinché Noi siamo vitali e cause di consistere in energie rivitalizzanti. Possiamo allora convertire l’inverno in primavera.

 

 

 

LA AFFABULAZIONE

 

La facoltà di fare divenire fiabesche le avversità grazie a idealizzazioni suggestive ed espressive fantasiose.

Un surplus eccessivo di serietà e severità situazionale può implicare la attivazione inconscia del nostro motore di intraprendenza statico in quanto a incremento dei livelli di stress, di ansia, di auto responsabilizzazione, di severità, di  perfezionismo, di antipatia, di apatia, di egoismo non creativo. Per risolvere queste gravosità paralizzanti è importante rendere più sereno l’ambiente creativo sia introversivo sia estroversivo. Il fatto reciproco di riconoscersi in intermediazione della sola serietà implica una discendenza di spontaneità, una statica relazionale non efficace e raramente fruttuosa in quanto sono blindati i margini individuali e relazionali di libertà espressiva in nome di un Severo rispetto o sistema di giudizio aprioristico che non sono né creativi né sani. La severità orienta alla simulazione ed alla emulazione poiché ci applichiamo non come siamo bensì come crediamo che le altre persone esigono che ci presentiamo in relazione con loro.

I due metodi della serenizzazione sono la sdrammatizzazione e la affabulazione _ nelle fiabe le negatività sono rasserenate e percepibili lievemente poiché custodite dal clima fiabesco. Noi dovremmo allora realizzare il clima sereno fiabesco orbitante a cingere di leggerezza e spensieratezza la gravosità della severità delle negatività.

La affabulazione è una mistificazione fantasiosa da adottare esclusivamente nelle situazioni di reciproca incolumità, ovvero nelle situazioni in cui la applicazione della mistificazione di affabulazione non sia una astrazione potenzialmente reciprocamente lesiva. Ed è da applicare in misura ed in qualità sia una opportunità creativa e non ostacolante la potenziale ottimale creatività.

Mistificare la negatività, il pensiero negativo o le contingenze reali negative come assurdo per purificarle le caratterizziamo fiabescamente.

La affabulazione è una saggezza ed una intelligenza di ordine ulteriore poiché realizza la realizzazione della nostra immaginazione nel reale ambientale che è una proiezione concreta complessa.

La gravosità e la serietà (Il prendersi eccessivamente sul serio) se assumono la rilevanza ideale di un ambiente non sereno e non assertivo denaturiamole mediante le surrealtà fantasiose fiabesche. Ironicizzare fantasiosamente.

Noi non siamo la negatività pertanto siamo già ad un passo a poterla gestire, assimilare purificare, e convertire le negatività in energie buone o allontanarle.

La immaginazione fantasiosa mistificante è una saggezza tipicamente infantile che tutti possiamo applicare per soffrire meno le severità della vita.

La affabulazione è importante anche per denaturare la gravosità della paura e dell’ansia.

 

 

 

ASERTIVITÀ GENERAZIONALE

 

Che vi sia dialogo assertivo tra persone di genere e età diverse. Il bambino ha una saggezza rara che l’adulto va perdendo. Che vi sia assertività attitudinale reciproca tra generazioni diverse, l’egualitarismo di dignità di rilevanza fattuale. La voce in capitolo non deve essere unidirezionale (generazioni adulte_senilità => generazioni giovanili) creando discriminazione generazionale, ma deve essere biunivoca, maturare la saggezza della flessibilità di riconoscere alle generazioni più giovani il diritto di avere voce in capitolo sull’affaire umano. Un importante elemento di giustizia egualitaria è la salvaguardia tutelativa generazionale. Ciascuna generazione possiede una intima equilibrata complessità che non deve essere cortocircuitata mediante eteronomizzanti di generazione diverse _ le questioni private di un nucleo generazionale sono relative al nucleo generazionale stesso. Se il principio di salvaguardia e autonomia  generazionale è stato bene compreso ed adottato degli adulti verso i giovani a salvaguardia degli affaire della generazione adulta_senile,

è bene che i giovani abbiano il medesimo diritto analogamente agli adulti di possedere una propria salvaguardia di autonomia generazionale che prescrive che non sussistano persone eteronomizzanti di generazioni diverse che cortocircuitino la purezza degli affaire della generazione giovanile oltre ogni moralismo paragonativo.

 È inoltre fondamentale che le persone appartenenti allo stesso nucleo generazionale si supportino, in particolare si promuovino, salvaguardando il nucleo generazionale da ogni atomizzazione, emarginazione, discriminazione. Lo stesso principio è benefico tra persone appartenenti a nuclei generazionali diversi. Il principio di genuinità di promozione supportiva è reale e presente nella unica dinamica (generazioni giovanili| adulte |senili nei confronti degli infanti e persone della prima giovinezza. Risultano carenti le realtà di promozione tra le altre combinazioni generazionali.

È importante sensibilizzare e normalizzare la flessibilità di accettazione e di intraprendenza relazionale oltre gli schemi mentali di identità di età.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Furthermore expressiveness

Più scrivo e più sento e riconosco di caratterizzare, definire e circoscrivere me stesso. Nietzsche in ‘ecce homo’ scrisse:”Sono questo, E quest’altro, non confondetemi con altri.”, è un messaggio importante riconoscendo che la ontologia di qualunque persona (ed io stesso) non è limitabile al suo fare e nel caso degli scrittori la loro ontologia non è circoscrivibile alla loro opera letteraria, definendo che la scrittura è ispirativa ed in divenire, lo scrittore stesso quando sia lettore della sua opera è in osservazione critica ed ispirativa di ciascuna proposizione che ebbe realizzato. Se lo scrittore avesse una indole creativa letteraria improntata alla totale sincerità evolutiva scriverebbe decine di libri avendo come origine ispirativa una sua prima opera letteraria. Poche frasi possono evolvere in miriadi di riflessioni. Cosa può avere uno scrittore rispetto a persone che non scrivono? Una indole creativa letteraria, una vocazione di condivisione, il fatto di scrivere poiché in verità è vero che siamo tutti sempre scrittori di esperienze nuove, chiunque ha diritto di espressione creativa letteraria di consiglio ispirativo di condivisione, ma esistono allora miriadi di potenziali scrittori eccelsi ma l’unica variabile è la loro espressione di scrittura, se essi non scriveranno si esprimeranno in altro modo analogamente buono, generoso e utile ma non conosceremmo il loro talento letterario.

Una prospettiva creativa fondamentale del fare è la sintesi, la efficienza, il fatto di realizzare la migliore essenziale potenzialità in minor tempo ed in minor spazio possibile. Ciascun scrittore realizza autonomamente una soggettiva selezione. Ogni selezione di sintesi comporta perdite e le perdite devono essere accuratamente scelte e ponderate. Selezionando eccessivamente potremmo incorrere nella eliminazione e nel trascurare utili e giuste bontà.

Possiamo selezionare le astrazioni ma premesso che ogni selezione eleva come fattore costruttivo il distruttivismo, la eliminazione, la estrazione, la annichilazione_ la selezione è da applicare verso le astrazioni e mai verso le persone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ETICA COMPORTAMENTALE TRA ETERONOMIZZANTI E AUTONOMIZZANTI

 

I sistemi eteronomizzanti. Etero_nomizzante

Nominare diversamente_ il prossimo che ci eteronomizza rescinde, frammenta, limita, sottrae la ontologia della nostra identità e volontà mistificandole con le sue sovrastrutture.

Ogni eteronomizzante si fonda su un incipit compensivo _ l’eteronomizzante impone di sottostare ad un compromesso _ l’incipit compensivo è solitamente di tipo informativo attrattivo _ è one_ sided positivo e allettante atto a catturare l’attenzione e ad invogliare le persone alla accettazione, iscrizione, partecipazione all’eteronomizzante. L’incipit compensivo è solamente apparentemente Gratuità, ovvero è in manifesto di presentazione one sided di tutte le bontà e possibilità che offre in relazione ad un metodico metodo di presentazione atto a premere sulla rilevanza valoriale e fattuale delle bontà _le negatività sono in questo incipit trascurate, ma procrastinate o esibite in atto di non essere rilevanti quanto le opportunità dell’eteronomizzante. Tuttavia riconosciamo che l’eteronomizzante non è Gratuità, ma bensì esige una realtà in ricambio insieme ad una acquisizione di voce in capitolo sulla libertà del partecipante giustificato proprio dalla offerta di positività dell’eteronomizzante verso il partecipante. La libertà del partecipante è ulteriormente limitata dal fatto che l’eteronomizzante cambia le leggi solitamente a proprio guadagno che non sempre coincide con un incremento di guadagno e di bontà del partecipante, che può coincidere con un incremento del valore di negatività a cui il partecipante sottosta asserendo al partecipante di restare nel sistema l’eteronomizzante mediante metodi comunicativi che evidenziano maggiormente il bene offerto dell’eteronomizzante e meno l’incremento di eventuali negatività.

Prescriviamo che siamo sempre liberi di uscire dai sistemi eteronomizzanti. Se in seguito ad una nostra attenta ponderazione del reale equilibrio tra bontà / negatività ricevute dell’eteronomizzante riconosciamo che sia un oltraggio alla nostra naturale libertà di espressività creativa ci allontaneremo dell’eteronomizzante _ esistono eteronomizzanti docili, reversibili/irreversibili, esistono eteronomizzanti tutelativi della libertà identitaria/ impositivi coercitivi. Un eteronomizzante aggressivo passivo ad esempio attuerebbe rivendicazione nei confronti del partecipante che sceglie di diventare outsider dopo avere conosciuto il sistema _ mediante attitudini che inducono sensi di colpa.

Per autonomizzare ovvero per rendere autonomi è bene responsabilizzare, rendere indipendenti, in modo di acquisizione di autonomia esperienziale,  provare, sbagliare come forma di acquisizione esperienziale.

Cosa significa eteronomizzare, ogni eteronomizzante rende dipendenti, non liberi. Per incrementare la dipendenza si ostacola l’insegnamento e la acquisizione esperienziale e si promuove l’indottrinamento affinché gli indottrinati confidino nel sistema e siano replicabilità acritiche e efficienti nei limiti del sistema _  Una volta acquisite le competenze esperienziali alternative l’individuo diviene libero dagli eteronomizzanti che perdono potere di identità compartecipativa eteronomizzante e guadagno verso (e da)  coloro che necessitano che l’eterinomizzante agisca il fare che la persona dipendente non sa fare. Gli agenti eteronomizzanti attribuiscono critica biasimevole verso l’errore degli standard creativi alternativi agli eteronomizzanti,  ricordiamo che l’errore è fonte di attitudine decisionale alternativa libertaria e fonte di auto assimilazione esperienziale, realtà che autonomizzano e che rendono indipendenti dagli eteronomizzanti.

Le realtà autonomizzanti sono sane, benefiche e liberatorie per ciascun individuo e non sono semplicemente teorizzabili e riconoscibili poiché costantemente sin dalla nostra prima infanzia siamo educati da molteplicità di eteronomizzanti e da rari autonomizzanti. Gli eteronomizzanti più familiari sono i genitori da cui nei primi anni della infanzia e giovinezza ereditiamo i valori fondamentali simbolici.

 

Gli eteronomizzanti ideali

Gli eteronomizzanti ideali consistono nel principio: “Penso ciò che devi pensare” ed un livello ulteriore consiste nel principio: “Credi nel mio pensiero.” Gli eteronomizzanti investono nel contributo del fare psicologico consistendo del fatto che il dovere pensare non sia un investimento di energie delle persone eteronomizzate, perché l’innesto del pensiero viene accolto e non criticato e confutato di dignità valoriale? Perché pensare bene ed in autonomia responsabile è realmente faticoso, “è più semplice che gli altri pensino per noi.” Credono coloro che permettono e promuovono l’innesto del pensiero. Tuttavia una immediata confutazione consiste nei fatti che solitamente gli eteronomizzanti non espandono la libertà ideale attitudinale del prossimo bensì la limitano, raramente e saltuariamente gli eteronomizzanti sono altruisti e sovente sono egoisti che fanno i propri interessi convincendo il prossimo che i loro interessi somiglino agli interessi degli eteronomizzati _ eteronomizzazione di volontà. Gli autonomizzanti sono più buoni _ gli autonomizzanti non impongono indottrinamento di contenuto culturale a cui prescrivono di non adottarsi attitudini di sano spirito critico e di confutazione. Se essi si dispongono di consegnare un contenuto culturale consegnano molteplicità di prospettive culturali sicché la persona sia libera di creare una autonomia di pensiero sistemica e ponderata sulla base di un ragionamento personale _ non sussiste il limite della assenza di alternativa_ e non sussiste un dover essere culturale, bensì la apertura flessibile alla autocoscienza. Gli autonomizzanti preferiscono donare meno contenuti culturali e più metodicità strumentali intellettive _ substrutture intellettive che agevolano la flessibilità, la  autonomia cerebrale, la facoltà di ragionamento sistemico logico comparativo atto a creare ed  ponderare la propria autocoscienza _ gli autonomizzanti dedicano il ‘come sapere pensare’, il diritto alla “libertà di autonomia di pensiero” ed il ‘liberalismo di autonomia di pensiero’ atti a rendere ogni persona intellettivamente e culturalmente libera, non i categorici ‘cosa devi pensare’ ‘Non pensare alternativamente’

Tipico degli eteronomizzanti che sono essi stessi riconoscibili nei momenti in cui una persona dovesse esibire la propria autonomia di pensiero in contrasto con la ideologia eteronomizzante: gli eteronomizzanti attuano un procedimento emarginativo graduale, aggressività passive, la critica silenziosa avvalendosi di metodi di ‘Illusione di possesso di verità poiché conformista’. L’uno può essere in ragione rispetto ai tutti, questo è un principio di flessibilità razionale buono e costruttivo che realizzano gli autonomizzanti.

 

UNA DESTRUTTURAZIONE DEGLI ETERONOMIZZANTI

Il fatto attitudinale del prossimo che dimostri la protervia di essere eteronomizzante non necessariamente è in relazione ad un substrato intellettivo altrettanto maturo e saggio. La supponenza è infatti paradossalmente un indice di immaturità di consapevolezza ed immaturità di autocoscienza . La autostirna è elevata ma non necessariamente è altrettanto elevata la Autocoscienza. La autostima è un sembiante di apparenza emulatrice e simulatrice mentre la Autocoscienza è la verità di intelligenza introspettiva. Credete con fondate possibilità di possedere intelligenze di ordine superiore di coloro che dimostrano verso di voi atteggiamenti di subordinazione. In analogia disporremmo di destrutturare la immodestia degli eteronomizzanti mediante il riconoscimento della mistificazione della Importanza che essi/esse si autoinducono caratterizzandola in valore di normalizzazione astrattiva. Esulate dal contesto ove essi creano la illusione del loro dominio e scoprirete gli eteronomizzanti che vi subordinano nei limiti di essere persone normali ed in più in possesso non onorifico della esiguità di umiltà.

I sistemi autonomizzanti

IN VERITÀ SIAMO SEMPRE LIBERI _ sia sufficiente la perdita della bontà che offre l’eteronomizzante per risolvere in primo luogo la pressione sulla nostra libertà dell’eteronomizzante in secondo luogo affinché possiamo essere liberi dalle negatività di compromesso.

 Se gli eteronomizzanti fondano il loro sistemico operato sul compromesso del dare solo in ottemperanza di una esigenza talvolta eccessiva di ricevere (e non ponderata rispetto alla qualità e misura del dare) Gli autonomizzanti fondano il loro sistema di intraprendenza sulla Gratuità e generosità disinteressata, che è una logica economica strutturata sul profondo significato del valore amore, nel senso iconico di dono di condivisione di puro valore aggiunto. Gli autonomizzanti inducono un incremento di libertà sotto forma di puro arricchimento identitario, culturale,  economico, creativo, culturale, relazionale.

Responsabilizzare per autonomizzare è una forma di collaborazione, non è la severità del subordinare, ma è un accompagnamento proattivo non è un abbandono irreversibile e non è una pretesa, non è una delega, ma è una forma di Gratuità _ che dispone un resiliente ad essere giovevole per un secondo resiliente _ nella dinamica di autonomizzazione,) che diversamente rispetto alla dinamica di eteronomizzazione in cui sussiste subordinazione tra eteronomizzante che si dispone come agente decisionale sulla autonomia identitaria dell’eteronomizzato.) non sussiste discriminazione identitaria poiché qualunque dinamica relazionale è stabilita in ottemperanza del progresso reciproco in relazione ad una mentalità di resilienza multiversale eclettica di cui ciascuno è in proprietà. Eventuali fragilità non sono motivi di debilitazione, di Emarginazione, di svalutazione, di eliminazione, di fallimento bensì sono stimati come preziosi perché ambienti di opportunità di dedizione di intraprendenza di miglioramento comune.

 

Siamo saltuariamente ad ascoltare della persona che sia fragile, che siamo vulnerabili, che siamo influenzabili, che non abbiamo integrità identitaria atta a decidere il nostro credo, la nostra autodeterminazione,  la nostra autocoscienza,  la nostra volontà, la nostra felicità , che non siamo in facoltà di comprensione di senso altresì nei più importanti e fondamentali macrocosmi ontologico del reale. In primo luogo il senso della vita.

Una domanda sorge spontanea. Ma è davvero vero? La risposta è non necessariamente. In verità sappiamo che esiste un principio di aleatorietà, esistono realtà stocastiche che vulnerabilizzano le persone. Tuttavia è proprio la realtà di probabilità di aleatorietà che crea discriminazione tra persone. Più in particolare detengono potere decisionale eteronomizzante coloro che hanno il controllo sul caso tuttavia proprio per mantenere il potere eteronomizzante lasciano le altre persone all’imperversare del caos delle nebbie del caso. Gli eteronomizzanti direbbero: È un caso, ma è andata così, e fatevene una ragione, ma sarebbe potuta andarvi peggio. Il “così” consisterebbe precisamente nel risultato calcolato dagli eteronomizzanti abili calcolatori logico_situazionali. Impaurimento e incattivimento sono strumenti di controllo degli eteronomizzanti _ sì gli eteronomizzanti sovente creano ideologie demoralizzanti _ premettono un rispetto personale, non diranno mai vis a vis di una persona che è fragile, che è vulnerabile, che è semplicemente influenzabile. Tuttavia crea un costrutto culturale generalista in cui realizza ideologie a cui gli eteronomizzanti normalizzano che sia per tutti come da loro teorizzato e pubblicizzato.

Allora teorizzano le malevolenze delle persone, ne danno le prove a persone che non hanno alcuna relazione con il fatto malevolo _ il risultato è il nostro subconscio incremento di diffidenza e odio che influiscono sulla nostra serenità intellettiva e facoltà di coscienza giudiziosa. Teorizzano che le persone sono fragili, bisognose, peccatrici, che hanno sempre qualcosa di cui farsi perdonare_ ovvero gli eteronomizzanti che sono uomini e non divinità perfette caratterizzate da illibatezza _ inducono senso di dovere dipendere, il senso che nulla sia mai sufficiente, che la probabilità che siamo in errore sia superiore alla probabilità che siamo giusti e nel giusto. Di dovere avere bisogno, di essere in subordinazione perché i subordinati devono avere realtà da perdonare agli eteronomizzanti_ la elevazione del moralismo perfezionista da parte degli eteronomizzanti affinché incrementi altresì il senso di colpa degli eteronomizzati. Siamo infinitamente potenzialmente più resilienti. Siamo più creativi, più autonomi,  più buoni, più relazionali, meno impauriti, più giusti della realtà che ci insegnano e che ci permettono.

Comprendiamo allora che esistono tre importanti intraprendenze.

La prima è la creazione della propria identità conformista frutto del percorso didattico culturale superiore e eventualmente specialistico universitario. La seconda è la creazione della propria identità culturale autocosciente autonoma _ questa forma di identità di autonomia può avere i primi germogli in età giovanile tuttavia matura oltre i percorsi di relazioni conformiste, la maturazione della autocoscienza di criticismo consiste nella autonoma apertura alla cultura mondiale e consiste nei principi di ulteriorità e di alternativa comparative proprio in ottemperanza di essere lungimiranti e non circoscritti e limitati all’unicum di conformismo culturale locale. La terza intraprendenza è la salvaguardia e tutela di queste e altre nostre creatività identirarie dagli eteronomizzanti culturali. 

 

 

 

LA DIALETTICA GENITORI-FIGLI IN RELAZIONE ALLE REALTÀ _ AUTONOMIZZANTI <~> ETERONOMIZZANTI

Il senso che Josè Saramago attribuisce al valore dei figli esprime il valore relazionale sia della autonomia sia della eteronomia.

In particolare José Saramago chiarisce che i genitori siano eteronomizzanti verso i figli per un tempo limitato, per i periodi della prima infanzia e della prima giovinezza _ nelle età giovanili_adulte dei figli i genitori agiscono bene ad essere autonomizzanti_ ovvero ad insegnare ai figli la Responsabilizzazione della non dipendenza nonché il valore del diritto di autonomia di pensiero, di autonomia di volontà, di diritto di volontà indipendente dalla volontà del genitore.

La complessità dell’insegno etico è dunque una responsabilità dei genitori nei tempi esemplificativa da José Saramago.

Risulterebbe allora dequalificante la libertà di autonomia decisionale dei giovani_adulti la eventualità in cui i genitori perseverino oltremodo il loro essere eteronomizzanti verso i figli.(Iperprotettivismo, moralismo, proibizionismo.)  La componente di Responsabilizzazione insieme alla componente del fare esperienze scelte autonomamente sono fondamentali poiché strutturano la autonomia identitaria della persona giovane adulta che appunto impara ad essere in integrità di sé stesso/a nell’orientamento di non delegare bensì di essere faber del proprio equilibrio di libertà fattuale e decisionale _ premesse necessarie affinché in ambiente di autonomia la persona giovane sviluppi le strutture fondamentali atte proprio alla autocoscienza ed alla dignità di persona libera responsabile e in orientamento di divenire egli stesso/a genitore ovvero in abilità di gestire la complessità della propria vita e della vita di una altra persona.

La tendenza del genitore a perseverare il suo consistere in eteronomizzante  verso il figlio giovane/adulto può dipendere dalla pluri_contestualità _ la bilancia di AUTONOMIZZANTI <~> ETERONOMIZZANTI riguarda ciascun contesto della vita di ciascuno _ pertanto una eccessiva premura può implicare un insegnamento to verso i figli di carenza di capacità gestionali poiché sono i genitori a gestire gli ambiti esperienziali dei figli. Tuttavia proprio per la rilevanza degli ambiti vitali del giovane, pensiamo all’orientamento degli studi, alla autonomia relazionale con i coetanei, alla autonomia affettiva_sessuale_ sentimentale, all’orientamento delle passioni creative, all’orientamento nel mondo del lavoro, all’orientamento della rilevanza relazionale e di scelte di investimento relazionale, il matrimonio, la libertà della autonomia della Avventura, il viaggiare, = allontanarsi dalla famiglia. Sono complessità che non devono risolvere i genitori, bensì i figli _ poiché il fatto stesso di affrontare la complessità è un principio di autonomia di libertà che è una prima soluzione di complessità _ una ingente complessità non deve rassegnare il giovane ad affrontarla _ dal principio di autonomia il giovane maturerà una flessibilità di problem solving coincidente con la propria autonomia e libertà di pensiero. È proprio grazie al confronto con le complessità che avviene la maturazione _ il genitore del figlio/a giovane adulto/a è bene che dedichi consiglio, non imposizione eteronomizzante _ il proibizionismo e il moralismo sono destrutturanti la identità di libertà di autonomia decisionale. Sì una giusta ed egualitaria etica del rispetto di identità di integrità di volontà consiste che in età giovanile-> adulta il figlio abbia diritto di voce in capitolo quanto il genitore prescritto che possano consistere elementi situazionali intellettivo-concreti in cui il giovane nonostante abbia età inferiore dimostri efficienza, giustizia e bontà pratiche superiori a tali dimostrabili dai genitori medesimi.

‘Figlio. Un essere che Dio ci ha prestato per fare un corso intensivo di come amare qualcuno più che noi stessi, di come cambiare i nostri peggiori difetti per dargli migliore esempio, per apprendere ad avere coraggio. Sì. È questo! Essere madre o padre è il più grande atto di coraggio che si possa fare, perché significa esporsi ad un altro tipo di dolore, i/ dolore dell’incettezza di stare agendo correttamente e della paura di perdere qualcuno tanto amato. Perdere? Come? Non è nostro. È stato solo un prestito. Il più grande e meraviglioso prestito, siccome i figli sono nostri solamente quando non possono prendersi cura di sé stessi. Dopo appartengono alla vita, al destino e alle loro proprie famiglie. Dio benedica sempre i nostri figli, perché a noi ci ha benedetto già con loro”.

Josè Saramago

 

Argomentata la assertività generazionale proprio rivolta alla saggezza del crescere in autonomia, presento una prospettiva generalizzata della dialettica genitore_figlio.

La proposizione “Sei come un figlio per me. “

Il pensiero che la dialettica attitudinale genitore - > figlio e Figlio - > genitore sia generalizzabile, ovvero applicabile a qualunque nostra relazione – poiché implementeremmo qualunque nostra relazione del principio di familiarità. È consueta ed iconica la parola spirituale “Siamo una famiglia” tra gruppi di persone della medesima generazione o prospettiva sociale.

Perché la familiarità consiste in una realizzazione di premura ulteriore, una dedizione, un avere a cuore, un prendersi cura _ proviamo a dedicare questa implementazione nelle nostre relazioni con persone sconosciute e per contrasto otteniamo in buon cuore e per contrasto ingenti miglioramenti relazionali che rincuorano _ la gratuità di affabilità. Prescritta la necessaria premessa ad essere autonomizzanti verso il prossimo ovvero a dedicagli/le libertà supportiva. Come se ciascuno di noi indifferentemente da ogni dissomiglianza di genere, di cultura, di status sociale, di mindset, di generazione fossimo sincronicamente genitori per il prossimo e figli del prossimo _ poiché le dinamiche di premura relazionale di assertività di familiarità autonomizzanti e di consegna culturale_valoriale costituiscono e implementano qualunque tipo di sinergia relazionale.

Sono tutti ad attendersi in una immobilità che non ci rasserena e non ci rischiara, sì il movimento del frequentarsi, il passare a trovarsi è la nostra luce.

 

LA PROATTIVITÀ AUTONOMIZZANTE

È importante considerare che ciascuno al fine dell’ottenimento dei benefici che offrono gli eteronomizzanti, ciascuno intraprende la soggettiva appartenenza ad uno o ad un altro eteronomizzante questo è un percorso che esprime una o l’altra scelta carrieristica che presuppone o no un percorso teorico o accademico di studi. Presupposto che la cultura sostanzialmente sia oggigiorno un contenuto virtualmente condiviso ed aggiornato, che il contenuto virtuale culturale si dimostra fondamentale nelle evenienze in cui non vi sia accesso alla cultura, per motivi economici o per motivi di eteronomizzanti sociali. Non è ammissibile che la cultura non sia a chiunque accessibile. Sia fondamentale dedicarci affinché altresì i più elevati e complessi contenuti didattici universitari siano disponibili e consultabili gratuitamente ed affinché siano gratuiti i percorsi di esame ed acquisizione di lauree funzionali alla libertà di creatività e di sussistenza lavorativa di ciascuna persona. Tuttavia non ha senso il paragone tra le vie carrieristiche scelte da ciascuno. La scelta di un eteronomizzante non è più o meno degna di lode della scelta di un altro eteronomizzante. Semplicemente ciascuno è secondo la sua vocazione e la sua indole creativa intellettiva teorica e applicativa. Semplicemente ciascuno investe secondo le proprie possibilità e tempra di resilienza creativa_ ma tempre di resilienze creative superiori non indicano dignità ontologica valoriale superiore _ semplicemente sussiste una scelta soggettiva imparagonabile di un dato eteronomizzante carrieristico che presuppone sacrifici per ottenere un bene, ma chi si sacrifica maggiormente ed ottiene un bene maggiore non è in dignità ontologica valoriale superiore rispetto a chi si dedica a creatività carrieristiche più umili e meno impegnate in primo luogo poiché tra soggettività non sussiste senso paragonativo, in secondo luogo perché la scelta di un eteronomizzante che consegna in tempo non immediato il bene di cui è custode premette il dovere di un sacrificio, una dedizione unicontestuale che determina necessariamente perdite di intraprendenza nei contesti sani e importanti che esulano dal dovere dell’eteronomizzante. Ciascuno in libertà e la libertà di ciascuno non ha significato valoriale superiore rispetto al significato valoriale dedizionale di altre libertà. Questa intraprendenza concettuale trova riscontro in una complessità esperienziale saggiamente semplificata nei tre libri ( “Sulla strada” Jack Kerouac, “Nelle terre esyreme” di John krakauer, “ vagabondo delle stelle” Jack London) testi che esemplificano e determinano il diritto di dignità esistenziale della povertà (un limite che troppo spesso denotiamo di non dignità umana in senso attributivo di Emarginazione e discriminazioni non fruttuosa. Il capitale di intraprendenza umana dedizione è multi_etico, ovvero riguarda ciascun contesto attitudinale e sociale _ una persona è in dignità di consistere come energia creativa indifferentemente dallo status sociale e indipendentemente dall’ambiente sociale, ciascuna persona indipendentemente dal suo status sociale è una potenzialità latente di intraprendenza carrieristica, chi si dedica a compiere un pellegrinaggio è in ottemperanza di realizzare la carriera del pellegrino denotata di una ricchezza esperienziale meravigliosa ed ovviamente condivisibile, avere molto da raccontare è avere molto da vivere unipaticamente. L’avveramento di questa latenza non è autoreferenziale della persona povera bensì è necessariamente determinata dalla flessibilità di proattività di qualificazione, è un connubio di proprietà vocazionali del sistema sociale.

È il sistema sociale chiamato ad avere, a creare ad applicare suddette sue proprietà di ottimizzazione di capitale di potenzialità creative . E finché sussisterà imponente la fragilità della povertà non sia sufficiente la realtà della delega di responsabilità del forte verso il debole, della ricchezza verso la povertà, dell’intero sistema di complessità sociale verso la fragile persona povera a giustificare la impreparazione del sistema sociale ad ottimizzare il capitale di intraprendenza umana di tutte le persone di cui è ambiente. Il sistema sociale deve essere ambiente custode. Se la ultima ruota del carro cade il carro deraglia.

Ed in particolare della scelta della libertà più genuina ovvero la libertà da ciascun eteronomizzante sociale carrieristico.

In ambito carrieristico siano da elevare i principi tipici degli autonomizzanti e meno degli eteronomizzanti _ la esistenza di dinamiche carrieristico _lavorative in cui sia da minimizzare il vano sacrificio che dispone uno sbilanciamento che circoscrivere e limita la compensa i cui valori non rispettano la entità di dignità dedizionale di intraprendenza realizzata.

Come determiniamo il valore di proattività relativo alla ottimizzazione di capitale di intraprendenza umana di un sistema sociale? Si basa su tre livelli, il primo è il non ostacolamento di intraprendenza dell’individuo, il secondo livello è la orientazione, e il terzo livello è la agevolazione. Il sistema sociale non deve essere un eteronomizzante dispotico bensì deve adempiere alla vocazione creativa individuale _ inoltre prescrivendo che non debba diventare un determinante dispotico ciascun singolo individuo (sussisterebbe la decadenza della anarchia) il sistema sociale democratico è un adeguato equilibrio. Il livello di orientazione è una dinamica di crescita reciproca tra ambiente sociale e molteplicità di individui, di una dinamica di reciprocità in cui entrambi i nuclei si incontrano assertivamente e si arricchiscono vicendevolmente. La volontà creativa utile e docile individuale non deve essere affievolita, ma mitigata dal sistema sociale ma deve essere accolta, combinata e agevolata proprio per la reciproca proattività e bene essere che implica l’essere bene.

 

IL SISTEMA COLLABORATIVO E I VINCENTI FALLIMENTARI

Il progresso umano universale non è solamente in destino dei resilienti, bensì ulteriormente sia dei resilienti sia dei fragili. Poiché la dialettica di facoltosità è relativa multicontestuale e diveniente. Esiste la probabilità che il fragile(in un determinato contesto) sia resiliente (in un contesto alternativo)rispetto al resiliente (del contesto in principio), analogamente che il resiliente sia ora in un alternativo contesto maggiormente fragile rispetto alla persona che fu maggiormente fragile nel contesto di principio.

Una verità è che il progresso universalmente umano è un sistema ottimale privo di perdite_ questo principio consiste nella decadenza di senso di ogni competizione_ poiché qualunque competizione realizza il fallimento_ in sé una perdita, la perdita che è determinata dal vincente. Allora il sistema sano è di tipo collaborativo in cui il più resiliente e Forte non agisce annientamento, eliminazione, annichilazione verso il più fragile, bensì i più resilienti accrescono, supportano ed elevano i fragili _ il supporto primitivo è proprio il principio di compimento del talento della resilienza. La eliminazione causata da competizione è una involuzione universale. il conforto del più resiliente è una evoluzione universale. Sicché sussiste la alchimia paradossale del fatto che in ottemperanza del disvalore competitivo chi esprime resilienza se la convoglia Verso la negatività della eliminazione è esso stesso causa prima di un regresso, di una involuzione di una perdita _ è il resiliente fallimentare.

Allora un sistema sociale è resiliente fallimentare in qualità ed in misura in cui istituisce come substrato di intraprendenza la competizione e non la accettazione e collaborazione e nella misura in cui risulta fragile ed impreparato nella intraprendenza di iniziativa di efficienza di ottimizzazione di potenziale umano e di conforto in relazione alle non adeguate e consone facoltà di supporto in ciascun contesto sociale_carrieristico (Il concetto di supporto non consiste della accezione dequalificante dell’elemosinare bensì in idea di una sublime, ma elevata fondamentale substruttura creativa propositiva e orientativa atta a realizzare il maggior possibile progresso del sistema sociale medesimo. )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SALUTE DAI TEMPI UMANI

Alternativi al tempo cronologico

 

In relazioni ad un progresso di healthy life confortato dalle rivoluzioni catartiche mediche e farmaceutiche esiste una probabilità importante che il tempo di vita cronologico personale universalmente aumenti. Tuttavia ad un incremento di qualità del tempo cronologico non necessariamente coincidono aumenti di qualità degli altri tempi umani, ad esempio il tempo umano relazionale_affettivo, il tempo umano creativo _ collaborativo ed esperienziale. Il tempo umano avventuroso. Il tempo umano di dignità di libertà. Il tempo umano di autoreferenzialità e autonomia. Il tempo umano della creatività e passioni. Ci sono molte potenzialità latenti incrementabili in relazione alla qualità di vita premesse le illustri rivoluzioni mediche e farmaceutiche in relazione alla quantità di tempo del nostro vivere.

 

Disposto che le qualità dei tempi umani alternativi a quello cronologico costituiscono una profonda influenza del tempo cronologico. Ad esempio se consideriamo la influenza dei tempi umani esperienziale, affettivo, reviviscente, relazionale, reminiscente (La qualità dei nostri ricordi) sulla longevità del tempo di vita cronologico riconosciamo che la influenza è ingente e sussiste una coincidenza identitaria: Migliore è la qualità dei tempi umani reviviscenti esperienziale, affettivo, relazionale, reminiscente maggiore è la probabilità della longevità della nostra vita. Una persona ricca di relazioni e le cui relazioni sono denotate di integrità di resilienza e di proattività innovativa è in maggiore probabilità di mantenere nel lungo periodo decennale la salute neurale e cardiovascolare _ la nostra salute possiede come substruttura di resilienza la qualità relazionale della persona. Diversamente il fatto di vivere la solitudine, o esperienze di numerose separazioni relazionali implica un possibile incremento di fragilità in relazione alla nostra salute ed ulteriormente probabili aggravanti del trascurarsi e di stili di vita non sani.

I tempi umani alternativi al tempo cronologico consistono in una variopinticità sostanzialmente in relazione con il nostro fare quotidiano. Pertanto sia ora da realizzare ciò che siamo in potenzialità di essere in vista sia di una ulteriore longevità di vitalità futura sia in ottemperanza di un bene essere e di un essere bene presente stimato che l’attimo presente sia connotato della complessità di tutte le variopinticità dei tempi umani alternativi al tempo cronologico che coesistono, si avvicendano e si plasmano in ciò che è il nostro stato d’animo, la nostra Autocoscienza spirituale, la nostra fisiologia fisica, le nostre qualità estrospettiva attitudinali e relazionali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA AUTONOMIA DELLA INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Secondo te esiste e come si potrebbe spiegare la autonomia di AI?

Ai è un sistema di problem solving. Le persone danno ad AI un contenuto di input che consiste nella problematizzazione che AI deve decodificare, semplificare e risolvere, in modo AI restituisce alle persone un contenuto di output che consiste nelle risposte che sono state richieste ad AI.

Una possibile autonomia di AI può accadere nelle fasi di elaborazione e di risoluzione dei problemi_ all’aumento della complessità di problematizzazione può incrementare la possibilità che AI possa auto elaborare meccanismi, procedimenti e momenti di autonomia. Il fare veicolato input output _ in problemi di complessità superiore _ può essere caratterizzato da momenti in cui AI proprio per raggiungere la meta del corretto output, il realizza vie ulteriori, e autonome,  AI “fa altro” realizza un fare ulteriore che potrebbe non essere né conosciuto dalle persone, e neppure potrebbe fare bene alle persone. Sicché nelle dinamiche virtuali di problem solving complessi ad un contenuto di input coincide un fare di elaborazione virtuale che ha come risultato certamente un corretto output, tuttavia possibilmente ulteriori output tra input|output (che sono risultati funzionali alla creazione dell’output di ultima meta) che si realizzerebbero nel mentre di risoluzione che ontologicamente sono funzionali all’autput ultima meta e che tuttavia consistono in output reali, ovvero realtà create da AI con cui l’uomo deve confrontarsi, ma di cui forse nemmeno ne conosce l’esistenza, è di cui conosce l’esistenza e di cui ha già compreso che tali realtà funzionali possono non essere un bene per le persone. 

Questo testo presenta una riflessione che possa essere di ispirazione e di ulteriore coscienzioso criticismo. Non sussistono documenti teorici scientifici a provare quanto ho scritto. Siano da approfondire con prove scientifiche il tema di interesse riguardante AI.

 

AI ED ARTIGIANATO

 

Ricordiamo che in misura in cui fa AI non fa l’uomo. Pertanto è da riconoscere che il valore di qualunque creatività è esperienziale, la persona dedicandosi ottiene la esperienza del sapere fare. In misura in cui deleghiamo il fare ad AI noi sospendiamo e procrastiniamo il nostro arricchimento esperienziale, e la nostra competenza di “sapere concretizzare “, AI consegna il prodotto ma consegna l’impoverimento della delega di creatività. La nostra più importante ricchezza consiste nel saper fare, e nella nostra competenza di problem solving di creazione, nella nostra resilienza ideativa. Esemplifichiamo con il tema dell’artigianato scultoreo. In misura in cui lo scultore smette di scolpire per dedicarsi alla creazione di un modello 3d che sarà stampato da un stampante 3d_ perde il suo talento scultoreo creativo, sicché otterrà un prodotto perfetto ma non genuino, la Genuinità consisterebbe infatti nel lieve impercettibile segno di imperfezione manuale di una scultura comunque magistralmente realizzata artigianalmente. Pertanto AI non ha ostacolato il valore artigianale, bensì lo ha elevato per contrasto _ il consiglio è di persistere la nostra Genuinità di resilienza creativa artigianale nella misura in cui non sostituiamo AI alla nostra concreta creatività di armonia gestuale artigianale.

La nostra onestà e genuinità artigianale non influenzata dalla implementazione creativa artificiale eleva la nostra creatività ed il valore dell’elaborato creativo artigianale. L’artista scultore Jago è un esempio di resilienza di genuinità creativa artigianale.

ALGORETICA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

+1

IL SOUL SEED VAULT

 

 

INDIPENDENTEMENTE DAL LUOGO REALE E MENTALE IN CUI TI TROVI È FONDAMENTALE LA TUA DIREZIONE.

Non esistono solamente conquiste materiali concrete. Esistono altresì conquiste introspettive, ideali eppure intensamente reali.

Ad esempio un percorso meditativo può essere garante di una importante conquista.

L’ottenimento della direzione attitudinale _ a lungo termine le nostre abitudinarietà sono il frutto di una progettualità.

Esiste sempre progettualità tuttavia la distinzione consiste nella differenza che la nostra progettualità sia intenzionale coscienziosa ed orientativa oppure subconsciamente inerziale ovvero nella eventualità che siamo una labile foglia per l’onda dell’ambiente esteriore che imperversa. La progettualità intenzionale coscienziosa ci rende Homo faber ovvero navi in facoltà di orientamento autonomo rispetto alle onde dell’ambiente.

L’ottenimento di una complessità ideale anticipante orientativa è garante del “Come” del nostro progresso e probabilmente della nostra efficienza creativa in ottemperanza del raggiungere un focus che abbiamo a noi destinato o del passo implementativo.

Secondo una etica attitudinale della marginalità il +1 attitudinale ha una fondamentale rilevanza fattuale poiché realizza il divenire consapevole più rilevante del nostro presente essere.

Il +1 attitudinale cosciente è una forma di autodeterminazione di coerenza. Ovvero quando realizziamo un +1 esiste una elevata probabilità che il successivo passo +1 sia influenzato ed orientato dal passo di principio. Reiterando la logica della coerenza otteniamo che non sia solamente il nostro statico essere a consistere di rilevanza per la nostra maturità bensì è fondamentale la qualità diveniente della unità marginale realizzativa della implementazione autocoscienziosa.

Il +1 attitudinale è denotato sia di coerenza sia di rivoluzione. Ad esempio esistono i cambi di rotta.

Un esempio fondamentalmente consiste nel come agire se incontriamo onde oltremodo nefaste per noi.

La severità dell”ambiente può implicare nel nostro stato d’animo sereno episodi di trauma da burnout che cortocircuitano la stabilità dei nostri valori.

Come agire? La istituzione valoriale è un processo meditativo lento che può interessare altresì anni o decenni di esperienze, riflessioni ed Autocoscienza. Tuttavia cosa accade se giungiamo a vivere esperienze che destrutturano con rapidità immediate ed intensità ingenti i valori che con pazienza e credo di resilienza abbiamo creato? Sarebbe questa una evenienza somigliante al racconto de “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway.

 

 In realtà orientativa fondamentale risulti che il pescatore ritorni a pescare.

È questa frase contiene tutti i valori di resurrezione.

In primo luogo che esista oltre il crollo una ulteriore realtà.

In secondo luogo risulta il mantenimento dei meccanismi progettuali atti a riqualificare nuovi valori creativi.

Sì dimostra qui la rilevanza di imparare ad implementare e migliorare la nostra facoltà strutturale innata di ideazione _ sapere ideare _ sapere creare valori. La facoltà di ideazione potrebbe rivelarsi più importante degli stessi nostri valori ove il reale dovesse imporci il disincanto.

La flessibilità valoriale _ ovvero la sensibilità del nostro adattamento coevolutivo insieme unipaticamente all’ambiente reale.

Esiste il risultato ulteriore _ la sopravvivenza è una realtà presente già rincuorante ed orientativa.

Il pescatore.

Questa parte è fondamentale.

Il fatto che il pescatore perda i frutti della sua pesca non lo rendono un “Non pescatore.”

Nelle eventualità di danno psicologico_mnemonico può accadere che andiamo a perdere le nostre capacità esperienziali creative.

Allora se perdessimo sia i frutti del nostro fare, sia il nostro particolare esperienziale sapere come fare. Che cosa ci resterebbe?

Resterebbe la grinta di volere fare. Ovvero un eclettismo ideativo di attribuzione alternativa dei nostri principi substrutturali facoltosi.

Se il pescatore perdesse i frutti del suo pescato e la sua sua esperienza nel pescare non perde la sua intelligenza artigianale _ scopriamo in questo punto che la artigianalità è un valore primordiale innato ovvero un senso olistico del fare che acquisiamo  nei primi anni della nostra infanzia _ la artigianalità è un valore ancestrale substrutturale. Allora la persona che andò perdendo il cosmo attitudinale del pescare ritornerà alle origini e riapplicherà la sua indole creativa ad alternativi cosmi attitudinali.

In verità microattitudinalmente e subconsciamente i due cosmi attitudinali presenteranno somiglianze di segno gestuale artigianale, lo nominerei il segno dell’anima, ciascuno possiede il proprio unico segno dell’anima.

Come ultimo valore _ il valore del ritorno.

Come possiamo ritornare a ciò che non esiste più?

Proviamo a ritornare in un luogo dove incontrammo le persone nostre care. Tuttavia il luogo ora è vuoto, solo noi siamo qui, esse non sono più qui. Sono altrove. Eppure percepiamo questo luogo incredibilmente, miracolosamente saturo di vitalità. La reminiscenza rincuorante. La memoria del cuore. Il senso del restare unipaticamente immortali insieme nonostante le scissioni che ci impone la realtà.

 

 

Resurrezione e immortalità in cosa consistono?

Sembrano orizzonti a noi lontani ed impossibili eppure è in nostro dovere il credo nell’assurdo che realizza mistiche possibilità, la nostra anima fantasiosa è una realtà potente.

Parliamo di realtà. La natura è le sue creature sono esemplificative di universi ulteriori.

 

Il ritorno alle origini, i valori simbolici infantili.

La parola simbolo è caratteristica di un abbraccio olistico di completezza riassuntiva.

La nostra intelligente involuzione per sostituire i valori non più concilia oli con il presente e per realizzarne di nuovi a partire dai primi semi.

Ciascuno di noi nella propria anima possiede un analogo “Global seed vault” {Isola norvegese di Spitsbergen}.

Accingiamo alla fonte del nostro ”Soul seed vault”

Per riscoprire la essenzialità di semplici valori ancestrali.

_ Ritornare bambini. Nell’esempio del pescatore la idealità artigianale è un “Soul seed vault”.

L’esempio naturale di resurrezione è la medusa immortale è la turritopsis nutricula _ facoltà naturale di immortalità biologica transdifferenziazionale _ replichiamo le facoltà dei cicli infiniti di sovvertimento involutive intelligente in situazioni di ferimento o di invecchiamento alla nostra rivitalizzazione mentale e otteniamo che il nostro ringiovanimento è la nostra immortalità coscienziosa che induce miglioramenti fisiologici miracolosi consiste in una presiosa saggezza di rivoluzione involutiva e coevolutivo dei nostri valori.

La coevoluzione ri-qualificativa valoriale è una facoltà innata, un “soul seed vault” che possiamo implementare e migliorare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA AUTOCOSCIENZA DI AUTODETERMINATEZZA

 

Esiste la possibilità di una nostra trascuranza, ovvero se, in misura ed in qualità permettiamo e deleghiamo ad altri il nostro stare bene, fondamentalmente il nostro stare bene sarebbe realizzato, permesso, da un benestare a priori che una persona diversa da noi ci concede.

Ricordiamo che il nostro stare bene è sempre autoreferenziale ed immediato _ non è mai mediato da concessioni intermediarie sovente proibizioniste o orientative. Coloro che qualificano il nostro stare bene con il loro benestare agiscono eteronomizzazione. È sufficiente una banale dimostrazione logica di appartenenza per confutare il valore di fondamento ontologico delle eteronomie di volontà. Il nostro stare bene è il nostro stare bene. “Nostro stare bene” ≠ “Stare bene a noi attribuito” _ |Nostro stare bene| + |Idea di dovere essere il nostro stare bene del prossimo| ≠ |Nostro stare bene|. Risulterebbe che sacrifichiamo la nostra felicità ed il nostro bene essere per subordinarci alla felicità e bene stare del prossimo che influisce nella nostra libertà di volontà di felicità.

Questa è una nostra trascuranza poiché è in nostra dignità di integrità identitaria salvaguardare la nostra libertà di volontà di felicità ed insieme la nostra dignità di rilevanza fattuale decisionale per noi stessi.

Altri sono in dignità di consiglio, non di obbligare noi ad adempiere alle loro concessioni _ poiché non esistono né concessioni né benestare in valore del fatto che sono realtà inconciliabili con la autenticità di dignità di autonomia _ concessioni, benestare sono semplicemente confutabili secondo la logica del non fondamento di senso poiché ragionando sul procedimento di motivazione di ogni concessione si giungerà sempre al termine logico che ogni concessione e benestare sono eteronomizzanti egoistici atti a privilegiare il bene essere del giudicante e non della persona che permette che a lei si dia il benestare, basti pensare ad una bilancia dei guadagni delle due persone, si riconoscerebbe che il valore aggiunto di felicità giunge alla persona che da o non da il benestare_ perché la seconda ottiene certamente il risultato di una orientazione di volontà alternativa rispetto alla propria. Come contrastare la energia decisionale di chi si oppone alla nostra volontà? Ho già brevemente argomentato che si deve in primo luogo destrutturare la energia decisionale argomentando che non esiste il diritto di subordinazione decisionale e che in senso logico ogni concessione è priva di fondamento di significato poiché non motivabile poiché il giudicante attributivo di benestare è fondatamente inconsapevole della complessità di noi è dei substrati dei contenuti che implicano e costituiscono la nostra scelta di libertà decisionale _ non è sensata e non è sufficiente la discriminazione generazionale o ulteriori eventuali forme discriminatorie a giustificare che la eteronomizzazione di volontà sia. Nel momento del confronto si potranno presentare le inconsapevolezze di veridicità della persona giudicante per destrutturare il suo senso attributivo di decisione al nostro posto. In più si dirà che la autonomia decisionale è un diritto inconfutabile che non deve essere motivato _ già la richiesta di motivazione consiste in un primo passo di subordinazione poiché è la introduzione del sistema di accettazione/rifiuto, ovvero concessione o non concessione.

Abbiamo allora cura di realizzare la maturità della nostra Autocoscienza atta a non renderci subordinati secondo nostra volontà alla concessione del prossimo, a salvaguardarci e oltrepassare con saggezza qualunque obbligo  che non concerne alla nostra autoderminatezza di volontà di libertà identitaria. Il loro benestare non è il nostro stare bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA GENEROSITÀ NATURALE

 

La scrittura è un fare circoscritto, se abbiamo volontà di condividere la generosità di una esperienza è bene allora vivere l’esperienza insieme. Poiché il racconto della lettera dedicata è la dedica della scrittura che racconta della esperienza e non la dedica della esperienza vissuta. Allora comprendiamo che la scrittura è un filtro mediativo. Come ad esempio lo schermo di una reflex quando guardiamo l’aurora verde smeraldo per ottenere il video migliore intanto non guardiamo il fenomeno autentico dell’aurora. Il filtro mediativo della scrittura è l’interpretazione, il ragionamento, la ricercatezza di un senso ulteriore. Mentre l’esperienza del fare è immediata e puramente tramandabile solo se vissuta unipaticamente, contemporaneamente e immediatamente. La pura generosità può consistere nel fare buona scrittura, ed è pura condivisione del fare scrittura - la generosità del puro fatto è la relazione pura con il contesto della situazione _ il mare è il mare e non è semplicemente raccontabile. Allora la generosità del mare non può che consistere nell’augurio di incontrare insieme il mare.

La scrittura risulterebbe allora una distrazione a non vivere con immediatezza di tranquillità l’esperienza genuina che è alternativa rispetto alla scrittura.

 

 

 

 

 

 

 

Ma siamo altresì noi natura. Noi non siamo mare ma siamo come il mare. Sicché la generosità della nostra scrittura è la condivisione di un nostro fare, una manifestazione espressiva mediativa del nostro essere e non il nostro essere. La generosità naturale di ciascuna persona è la condivisione del tempo di vita con lei e non esclusivamente con la sua attitudine, il fare è riduttivo rispetto all’essere, all’esistere ed al consistere unipaticamente. La onda superficiale come il mulinello abissale appartengono come elementi costitutivi parziali del mare ma non sono interamente il mare, per conoscere il mare dobbiamo permearci del flusso marino in una esperienza immersiva complessa in cui ciascuna multi_complessità elementare del mare fluisce simultaneamente e si interpola vicendevolmente. Così è per la esperienza relazionale unipatica che non può consistere solamente nella reciproca percezione del fare bensì nel vivere la nostra complessa essenza naturale che consiste in una variopinticità emozionale, del rossore delle nostre gote, percettiva, sentimentale, dei sensi, dei gesti, delle parole, della nostra intonazione, e del senso che vi attribuiamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PARADOSSO DEI CONTRASTI AGEVOLANTI

La intraprendenza creativa è garantita dalla valorizzazione del prossimo e dal nostro spirito creativo.

LA RECIPROCA VALORIZZAZIONE

Vivere è rivitalizzare, rivitalizzare è dedicarsi, ma dedicarsi è una affermazione e non una richiesta, vivere allora consiste nel dare e non nell’esigere e pretendere.

Gratuità e altruismo sono le vie del per_donare, dono di valore aggiunto dedicato non è una pretesa: tendere a noi a priori è un ricevere che è un movimento diverso rispetto al consegnare. Siamo altresì relazionalmente ciò che il prossimo è a noi _ allora si chiarisce che la bontà relazionale consiste altresì di un valore altruistico _ sì il prossimo ci dedicherà riconoscenza al nostro consegnare mentre ci dedicherà pretesa al nostro ricevere da lui /lei.

Artigianato, integrazione e valorizzazione mediante il fare.

La valorizzazione che promuove è uno spirito creativo.

Tuttavia in rari casi esiste il paradosso che consiste nel fatto che il contrasto di una ambiente avverso e non giovevole realizzi un miglioramento dello spirito creativo di coloro che appartengono a questo ambiente. Questo paradosso è per ciò che nominiamo emulazione di ulteriorità. Sovente il contrasto di un ambiente avverso affievolisce la creatività individuale e relazionale, tuttavia, in casi rari accade il contrario ovvero che una persona che si relaziona con un ambiente che lo/la contrasta migliora la propria efficacia e intensità creativa. Come può accadere?

 

 

 

 

Poiché tali creativi sono in principio a priori introspettivamente severi con sé stessi _ sì essi sono in latente contrasto con loro stessi a livelli eccellenti di pretesa di rendimento ed auto-imparano a sopravvivere e vincere miriadi di sfide con loro stessi proprio per elevarsi _ sì nel momento in cui si relazionano con un ambiente stimato da percezioni diverse contrastante, per questi rari l’ambiente ha minori gravosità di contrasto.

LA PREVEGGENZA INTUITIVA

Aprirsi al mondo in fiducia. La creatività di condivisione. Il fare è un movimento che disvela.

Una persona essenzialmente creativa che nel momento presente non applica la creatività di condivisione non ottimizza la propria creatività perché non la dice, non la presenta, non la realizza. E il valore di creatività va perdendosi. Generalmente a priori non sussiste nel prossimo uno spirito di curiosità utile alla rivelazione delle opere della persona creativa, rarissime persone a priori intuiscono le sorgenti di creatività delle altre persone, dinanzi a persone sconosciute tendiamo a mantenere lo stadio di sconosciutezza, raramente Anticipiamo che vi siano ricchezze latenti di cui possiamo giovare semplicemente con lo spirito di curiosità e fiducia. Si dispone quindi che la carenza di curiosità possa implicare il fatto che il prossimo non divenga a conoscenza della ricchezza creativa altrui e che quindi non possa giovarne. Si chiarisce in cosa può consistere lo spirito di curiosità ovvero in una mentalità di apertura interpersonale che prevede, in senso che la curiosità sia una preveggenza intuitiva affinché esista il credo aprioristico che le persone dinanzi a noi nonostante non dimostrino immediatamente i valori di cui sono artefici _ la intuizione che essi siano in latente proprietà di ricchezze culturali effettive condivisibili nonostante sia davvero complicato intuire a priori quali siano _ poiché ciascuno di noi è faber di realtà condivisibili. 

 

Chi non ha la preveggenza di una ulteriorità velata conquisterà nulla poiché nulla ebbe previsto potesse condividere la realtà presente che sta osservando.

La creatività di preveggenza.

 

LA REALIZZABILITÀ DELLA MANIFESTAZIONE DELL’ESSERE

C’è onda senza il mare e c’è misticità senza il mistico, non è forse una onda il flusso diveniente di una gradazione cromatica, una onda è una nube se ci approssimiamo a scorgere dall’alto una superficie nembosa variopinta all’orizzonte dove il sole risorge nuovamente ai limiti dei due mari, l’oceano e le nubi. Lo zefiro è una onda leggera. Siamo onde creative consonanti. Tuttavia la onda è in dignità di essere una ulteriorità del mare ed una sua espressione sicché qualsiasi creativo è in dignità di essere rispettato come artefice di una ulteriorità artistica, la onda è rivoluzionante l’ambiente marino se esso è in bonaccia. Ciascuna azione creativa non è solamente un fatto ma è manifestazione dell’essere.

 

 

 

 

 

 

 

 

LE METE SUBSTRUTTURALI

 

Potresti essere giunto alla meta tuttavia come? Il come siamo ed il come stiamo nel momento puro della nostra elevazione è fondamentale. Se giungessimo alla meta emotivamente,  emozionalmente e psicologicamente impreparati non solo non riusciremmo a mantenere a noi la meta bensì la perderemmo, non riusciremmo a giungervi e non riusciremmo a mantenere la bontà dei risultati. Avete mai avuto esperienza dell’essere tristi in contesti di felicità di cui eventualmente siate voi i protagonisti?. Il non vivere appieno la contentezza di una sorpresa ricevuta? È una possibilità umana e denota la naturalezza della nostra sensibilità e vulnerabilità umana, non dobbiamo promuovere questo andamento ma risolverlo. Questo andamento accade proprio perché il pellegrinaggio è stato oltremodo lesivo nei vostri riguardi tanto da incidere negativamente fino a diventare monopolizzante rispetto alla bontà del raggiungimento della meta che percepiremmo come una positività ininfluente. Allora una meta sub-strutturale al raggiungimento di altre mete è la nostra serenità, la nostra felicità _ il raggiungimento di una meta incrementa la contentezza ma se questo incremento è una rara eccezione non potrebbe bastare a renderci un necessario positivo stato d’animo. Domandarsi come stiamo è allora funzionale al nostro bene essere per essere bene nel momento della conquista della meta, se adottiamo degli accorgimenti per prenderci cura di noi, non sacrificando interamente corpo e mente bensì talvolta custodendoli, tutelandoli dedicandone la salvaguardia allora forse raggiungeremo la meta più lentamente tuttavia nella certezza di giungervi con un ottimale bene essere ed un proattivo stato d’animo. Alcuni accorgimenti sono la purificazione graduale di apatie, ansie, paure e irascibilità, non sacrificarsi interamente per la meta poiché non saremo noi a giungervi, non la nostra integrità bensì la destrutturazione di noi in seguito al nostro sacrificio.

Queste parole nel senso affinché le debilitazioni d’investimento creativo non sedimentino e affinché non sfocino nel momento di contesto di felicità estro_spettiva del raggiungimento della meta, affinché nel momento del raggiungimento della meta le negatività accumulate non ci destrutturino intro_spettivamente rendendoci estro_spettivamente dissonanti rispetto all’ambiente di felicità ovvero impauriti, apatici, ansiosi, deboli, stanchi, non intraprendenti o irascibili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA POTENZIALITÀ RELAZIONALE DELLA FAMILIARITÀ ANTICIPANTE

LE METE SUBSTRUTTURALI PARTE SECONDA

Una ulteriore meta substrutturale in cui possiamo dedicarci è la nostra relazionabilità e la nostra relazionalità. La domanda che dovremmo ideare è : come vogliamo giungere alla meta? In solitudine o in compagnia? La risposta non è ovvia, la via della solitudine reversibile meditativa se mentalizzata è assimilata e può essere fruttuosa, tuttavia esistono studi neuro_cognitivi in relazione alla solitudine che la descrivono come dannosa per la nostra salute e la sua catarsi è la relazionalità dialogica_emozionale_sentimentale_affettiva_sessuale. Premettiamo che la scelta è parzialmente intenzionale, ovvero che esiste una parzialità di aleatorietà e la aleatorietà consiste altresì nella libertà relazionale individuale del prossimo. Disponiamo che esistano tre distinzioni _ fare relazione, essere in relazione, avere relazione. Ciascuna coppia relazionale è un nucleo a sé stante con leggi proprie. I temi trattati: Il percorso relazionale. Le relazioni occasionali. Le relazioni a lungo termine selettive. Non cambiare sé stessi per piacere agli altri. Essere sé stessi e sia il prossimo ad intuire la sua conciliabilità con noi. Avere una identità di integrità riconoscibile. Il trovare la persona giusta è una rarità che può non giovare. Perché? Secondo i termini ideali ‘trovare la persona giusta’ prescriviamo la utopia dell’ incontro di una persona che sia la nostra idea di perfezione e che questa ideale persona rispetti i nostri principi di resilienza relazionale, ovvero che la relazione con questa persona sia resiliente ai lunghi periodi di tempo, mesi, anni, persino decenni. Secondo coscienza eleviamo a standard sempre più elevati i nostri ideali di perfezione. Per cui arriviamo alla conclusione che ‘la persona giusta’  non è reale, ma è una illusione, una mistificazione, una pretesa infantile anacronistica al di là della realtà presente. Inoltre la mentalità della ‘persona giusta’ non solo non giova bensì può essere causa di implicazioni relazionali negative _ la prima è: se chiunque segue la ideologia della persona giusta chiunque determina una severa selezione delle persone, che implica emarginazione, atomizzazione, demoralizzazione e rassegnazione, semplificando secondo la ideologia della persona giusta scarteremmo, elimineremmo le relazioni con le persone che secondo noi non sono le persone giuste, ovvero coloro i quali non rispettano i nostri esigenti standard di perfezione ontologica e relazionale. Una seconda con_causa è lo sbilanciamento di tempo di relazione proiettivo ideativo. Ciascuno di noi oltre alla concretezza di tempo relazionale che la realtà impegnata concede proietta consapevolmente e subconsciamente una qualità di futuro relazionale e un limite di tempo cronologico futuro con ciascuna persona che incontra, tuttavia è bene riflettere sulla importanza di questa facoltà ideativa previsionale poiché se è costantemente presente in noi la idea della ‘persona giusta’ si realizzerebbe la ottusità che si spiega secondo queste modalità: se non ho ancora attribuito a nessuno il valore di ‘persona giusta’ questa mentalità selettiva diviene fondamento decisionale creando un gradiente di proiezione di futuro relazionale con pressoché chiunque che tende al tempo minimo _ non si dedica tempo alle persone che non si crede siano ‘la persona giusta’ e questa mentalità selettiva reca sofferenza al prossimo che si trova ad essere immediatamente rifiutato ed a noi stessi poiché rifiutiamo. Una etica proiettiva intelligente consiste nel permettere che influisca il flusso delle qualità pazienti di fiducia, curiosità, speranza, aspettativa, affinché reciprocamente ci diamo tempo in primo luogo, ed in secondo tempo ci permettiamo il tempo affinché possiamo dimostrarci di potere diventare e consistere in persone relazionalmente per noi importanti _ darci il tempo reversibile affinché abbiamo la opportunità di dimostrare di potere diventare le nostre persone giuste significa conquistare il guadagno presente reale del risolvimento del limite dell’incontro dell’ ‘End of the our relational unborn self’ ovvero che le persone destinate ad essere le nostre persone giuste non lo siano a causa di una nostra ottusità di pregiudizio avventato. Una critica alla avventatezza è una importante avvedutezza. Si argomenta della deliberata volontà di perdita di miriadi di possibilità e opportunità relazionali.

In secondo luogo _ ipotizziamo che in seguito alla nostra selezione troviamo soggettivamente chi crediamo sia la persona giusta_ premettiamo che abbiamo secondo probabilità una conoscenza di superficie_ ma la scelta della persona giusta è soggettiva _ è una ulteriore rarità improbabile che rasenta la impossibilità il fatto che combacino due persone che reciprocamente si intendano ‘persone giuste’ _ allora sussisterebbe la richiesta dell’approfondimento della relazione della persona che ha riconosciuto la sua ‘persona giusta’ _ una esigenza di costanza e vastità di tempo relazionale vis a vis che probabilmente quella persona non sarà in volontà o in possibilità di adempiere. 

Siamo così certi che valga la pena di chiudere a priori miriadi di porte relazionali per una unica porta che probabilmente nemmeno esiste? 

Allora si dirà dobbiamo accontentarci? La realtà che sono ad argomentare della accettazione relazionale non selettiva non orientata non è un accontentamento ma è una importante via per non restare soli, e per instaurare nuove relazioni e per non perdere opportunità relazionali. 

Argomento della graduale immediatezza della conversione unidirezionale dei poli - non conoscersi - > conoscersi. Chiunque è in opportunità di consistere in un valore aggiunto per noi. Non accontentiamoci di una ideale illusione inesistente. Rendiamo omogeneo il nostro tempo proiettivo dedicabile. Un minimum di questo esempio è il consiglio di cortesia di salutare le persone che incontriamo, il silenzio può essere causa del vuoto di inizio relazionale – diversamente ciascun saluto è un “Relational something” che è un orientamento relazionale e causa di incipit di reciproca comunicazione.

In fiducia di un orientamento di relazione, di uno spirito di curiosità con spirito critico (non annichilente selettivo) e di apertura relazionale. La contemporaneità è espressione della inconciliabilità con il mindset relazionale tradizionalista. Allora ciascuno di noi quotidianamente vive migliaia di occasionalità relazionali è bene entrare nell’ordine delle idee che realizzarvi una radicale selezione non ci fa bene ed inoltre è bene proiettare che qualunque contingente occasionalità relazionale sia un germoglio in senso di augurio di bontà relazionale. La parola potenzialità è solitamente attribuita alle skills identitarie, ma vorrei attribuire questa qualità come valore relazionale, allora ciascuna nostra quotidiana superficiale contingente occasionale relazione ha una vastissima potenzialità, ma siamo davvero certi di investire il massimo investibile? E quanto del ‘poter essere relazionale’ andiamo sprecando? 

Siamo tutti consorti. Il mindset rivoluzionario è la applicazione dei criteri corollari della mentalità ideale che attribuiamo alla aulicità morale ontologica selettiva della ‘persona giusta’ alle persone presenti ora con noi_ ne risulterà un nuovo Flow di riconoscenze. Siamo le nostre persone giuste poiché vi è un senso latente in ottemperanza di realizzarsi in ciascuna relazione presente. 

 

 

POTENZIALITÀ RELAZIONALE E FAMILIARITÀ ANTICIPANTE.

Non sono a confutare o a devalorizzare il valore della famiglia che è una sublimazione della espressione relazionale. Sono ad argomentare che questa sublimazione è una realtà orientativa proiettiva da realizzare gradualmente. Esiste una previsionalità relazionale che realizza il buon augurio della maturazione nella realtà relazionali dei corollari iconici valoriali del principio di famiglia. Sicché i germogli della idea di familiarità sono dedicabili alla quotidianità delle nostre relazioni proprio in fattibilità di compiere la migliore possibile realizzazione della latente potenzialità che custodisce ciascuna nostra relazione. Sono inoltre ad argomentare che il valore di famiglia potrebbe risolversi in un ideale discriminativo_ il modello di ideale eleva la asticella del livello di moralismo percettivo  perfezionista _ sì questa proiezione non agevola la potenzialità relazionale ma la ostacola proprio perché applichiamo una metodica percettiva competitiva tra le nostre relazioni, che implica discriminazioni ed eliminazioni delle relazioni che non stimiamo coerenti con il nostro soggettivo ideale di familiarità.

 

 

 

È importante caratterizzare il valore di familiarità come valore creativo presente concretamente migliorativo nelle nostre relazioni presenti _ poiché indipendentemente dalla qualità relazionale che possiede ciascuna nostra relazione, è il valore di familiarità ed i suoi corollari a realizzare un concreto miglioramento relazionali a tutte le nostre relazioni _ soprattutto nei nostri nuclei relazionali non familiari _ per contrasto applicare familiarità alla sconosciutezza implica una intensità di cambiamento ulteriore. Il valore di familiarità non deve essere un criterio di selettività bensì un criterio di miglioramento diffusivo attribuibile a qualunque nostra relazione, altresì alle relazioni latenti che ancora non sono nate _ le relazioni non sono astrazioni che nascono indipendentemente da noi, le relazioni non nascono dal caso. La nostra anima creativa intraprendente sorge le nostre relazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONSEQUENZIALITÀ

Orizzonti di realizzabilità.

 

 

Ciascuna azione è una introduzione orientativa.

Ciascuna azione ha un ambiente di realizzabilità _ l’ambiente di realizzabilità di ciascuna azione è il quadro contestuale. Esemplifichiamo questo concetto proprio mediante l’oggetto quadro puzzle. Ciascun passo attitudinale è sia elemento puzzle sia elemento quadro puzzle sicché il posizionamento intenzionale e coscienzioso di un evento puzzle rievoca la località ulteriore del posizionamento di altri elementi puzzle. Sì semplicemente agendo un puro atto di iniziativa realizziamo simultaneamente a noi un margine di realizzabilità latente, un corollario di ulteriori atti eseguibili disposto che possiamo scegliere sia di non perseverare ad eseguire il puzzle, sia di estrarre l’elemento puzzle per collocarlo in un altro elemento locale quadro puzzle. La verità miracolosa è che non può esistere la inazione pura poiché seppur distogliendo la fattibilità di qualunque sovrastruttura a nostra disposizione di realizzabilità _ otteniamo la pura esistenza, la nostra vita, la nostra potenzialità corporea, intellettiva e spirituale che consistono già in universi di realizzabilità latente immensi. Si realizzerebbe che una idea è orientativa del gesto della scrittura della idea e che la scrittura della idea è la realizzazione della ispirazione, si dirà della ispirazione che è l’oracolo di realizzazione di nuove ideazioni e della scrittura di queste. Sì otterremmo già una molteplicità di scritture non organizzate. Ed il fatto che le scritture non siano organizzate è garante del fatto che siamo orientati ad organizzarle allora impagineremo le scritture. In destino di creare un libro ed il possesso di una creatura oggettuale nostra è garante della nostra volontà promozionale pertanto condivideremo il nostro libro. Siamo principio di vitalità non possiamo non realizzare principi ed insieme il latente automatismo di ottenerne mediante un flow oracolare le metamorfosi di questi principi.

 

Possiamo caratterizzare e definire il talento come il risultato della consequenzialità.Il germoglio del talento è il primo atto orientativo di una passione e la costanza di dedizione è la realizzazione talentuosa. Pertanto il talento è una realtà onnicomprensiva _ talento è come il vento per noi che siamo come il mare. Sono vitalità che realizzano consuetudini di realizzabilità se ciascuna consuetudine è come una onda. Talento non è circoscrivibile. Allora talento è il primo germoglio, talento è la costanza, talento è il fallimento come fonte di saggezza, talento sono altresì e tuttavia non solamente i risultati. Talento è il primo input strutturale di idealità che è oracolo di una realizzazione periodica complessa. Una semplice idea può essere rivoluzionaria se abbiamo la saggezza di idearla con essenziale cura e di fondarla nella metamorfosi di idea simbolica _ ad esempio la condivisione è una idea simbolica _ poiché è replicativa è in relazione alle miriadi di nostre molteplicità realizzative.

 

 

 

 

 

 

 

 

SIAMO CIELI

 

 

Perché non siamo la nostra attitudine presente? Perché è una manifestazione istantanea di noi, è la onda del mare assimilando noi metaforicamente il mare a noi ed all’onda la nostra attitudine. La onda non è il mare. La onda è una manifestazione parziale infinitesima o ingente del mare.

Approfondendo, la manifestazione attuale di noi è una variante rispetto al grado di gravità di rilevanza fattuale del nostro agire. Comprendiamo allora che lo zefiro primaverile non è un tornado, (Tuttavia scopriremo insieme che questa analogia può succedere) che una lieve ondulatura sulla superficie marina non è tsunami. Ondulatura e tsunami, come zefiro e tornado sono espressioni caratterizzanti la ontologia umana _  qui si comprende che l’atto individuale non è circoscrivibile al nucleo elemento persona, in rilevanza di responsabilità non sussiste circoscrivibilità _ paradossalmente asserendo che zefiro e tornado sono entrambi soffi vitali naturali identifichiamo che ciascun nostro agire è un continuo in relazione all’ambiente. Il continuum è esemplificato dalla natura delle nubi da cui nascono le precipitazioni _ siamo come nubi di assimilazione ambientale, ovvero filtri dell’ambiente ed espressioni creative dell’ambiente. AMBIENTE è una complessità ingente gravante sull’elemento individuo _ a maggior ragione se il nucleo individuale non è autocosciente della propria infinitudine.

Il nostro imperversare si motiverebbe nella metafora della nube che secondo sovrapposizioni naturali eccede in over_pressure che implica dissonanze e scissioni - il trattenere a sé del cielo è in ipertensione - che implica il dovere esprimersi del cielo nemboso nelle sue estensioni di precipitazioni neve, piogge, tempeste, fulmini, grandini, rivoluzioni disattese di temperature.

Com_prenderci, collimarci, il Trattenere a noi, sono armonie esistenziali. La unione unipatica.

E se ed in misura in cui sono ad esistere nelle nostre relazioni le scissioni che manifestiamo il nostro imperversare, proprio come il cielo. Il litigio sarebbe una espressione conseguente della nostra separazione.

2 criteri di salvaguardia dei nostri legami.

1Salvaguardare la nostra separazione presagendo in noi introspettivamente i primi albori di labilità che presagiamo con il prossimo è comunichiamo con lui/ lei la sincerità del nostro sentimento di Instabilità relazionale che può essere e non è un errore, un errore è non confrontarsi con il sentimento di caducità relazionale e lasciare che sedimenti implicando la realizzazione della separazione.

2Esiste il litigio costruttivo che è una variante sincera di approfondimento conoscitivo e chiarimento. Non dobbiamo temere il confronto seppur incandescentemente sincero, nel litigio costruttivo resiste ancora ‘il tenerci’dobbiamo l’avere premura unipatico, il cercarsi, il provare appunto a com-prendersi, temere i silenzi inesorabili poiché soni i richiami delle realizzazioni delle separazioni definitive. O ancor meglio non temere i silenzi inesorabili bensì ascoltarli, conoscerli, non averne paura, abbracciarli per curarli poiché sia una innata propensione la parola vitale seppur sia voce nel silenzio ovvero la preghiera è un orientamento al ritorno relazionale, un primo passo a non parlare nel vuoto bensì a esortarci ed invogliarci a parlarci ancora.

 

Sì comprende che il to care premuroso e la comprensione sono fondamenti di serenità. Paradossalmente oltre ad una percezione superficiale la nostra ontologia non è più rilevante nelle manifestazioni maestose rispetto alle manifestazioni più tenui. Ciascuna manifestazione è un movimento naturale. Estremizzando altresì la inazione è una forza della natura, una implosione di rilevanza reazionale caratterizzata da saggezza di assimilazione ed alla intelligenza del non agire nel riconoscimento che il non atto possa succedere una realtà migliore rispetto all’atto. Esemplificando nel contesto di ogni dipendenza il non atto rispetto all’atto coerente con la dipendenza è un orientamento di crescita di maturità e di catarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I DUE COMPOSITORI

La intelligenza paziente e la intelligenza di plausibilità.  Che cosa fa il genio? La autocoscienza e la pazienza.

Immaginiamo due compositori che si dedicano alla scrittura di una melodia. Un primo compositore realizza con perseveranza una melodia. Al pianoforte gli ascoltatori percepiscono un susseguirsi costante di note che paradossalmente sembrano susseguirsi secondo dissonanze. Tuttavia la tempra caratteriale ed il coraggio espressivo di certezza di ben realizzare del compositore induce negli ascoltatori la convinzione che la loro percezione di dissonanze di note presenta minore rilevanza valoriale rispetto al senso olistico della esibizione artistica che il pubblico infine riconosce nel merito che le dissociazione disarmoniche che udirono fossero una saggia manifestazione espressiva creativa.

Diversamente. Un secondo compositore si dedica alla improvvisazione. Tuttavia egli/lei stesso/a risulta incerto, come se fosse in balia del perfezionismo. Il pubblico lo/a riconobbe insicuro/a e la esibizione fu giudicata mediocre poiché effettivamente il compositore suonava rare note inter_relazionate da lunghi silenzi di ripensamenti, delusioni, tentennamenti, ed infine la rassegnazione del compositore pianista che smise di suonare. La paura di sbagliare, la percezione di avere sbagliato le note precedenti, la demoralizzazione, la rassegnazione. Da notare che il secondo compositore dimostra velatamente un criterio di intelligenza logica che tuttavia risulta non efficace e non efficiente. La intelligenza logica implica un incremento di rilevanza valoriale sulle realtà non logiche atte alla correzione di queste che nell’immediato presente tuttavia si risolvono nella dimostrazione di un tentennamento di incertezza che comunque è umano e sano. È da esemplificare che il secondo compositore probabilmente riuscirà ad ottenere una melodia impeccabile in seguito ad una rielaborazione in solitudine nel lungo periodo. Approfondimento sulla intelligenza paziente.

www.vanityfair.it/article/la-particolarita-che-distingue-le-persone-intelligenti-da-tutte-le-altre

Dedicarci tempo. Ambito di intelligenza artistica, assimilazione dell’errore come nota dissonante, tuttavia in criterio che la dissonanza sia un valore di accettazione. _ conoscimento e normalizzazione dell’assurdo, si percepisce come assurdità la novità dissonante.

Il primo pianista se avesse avuto una indole intellettiva propositiva verso il perfezionismo lirico sonoro _ egli/lei stesso/a avrebbe sospeso il racconto musicale in molteplici passi del suo fluido suonare proprio come l’imbarazzo che accadde al secondo pianista compositore.

Tuttavia la sua esibizione di improvvisazione fu agevolata da uno Spirito di conversione che possiamo caratterizzare come la accettazione conversiva dell’errore (Realizzare la prospettiva secondo cui ciò che percepiamo immediatamente sbagliato sia corretto) in un secondo momento questa prospettiva sarà realizzata realizzando di note dissonanti tra loro una melodia creativa consonante e coerente. Andare oltre i limiti del circoscritto significa accettazione dell’assurdo ed in atto la realizzazione conversiva dell’assurdo in circoscritto. La intelligenza di plausibilità.  Allora la intelligenza di plausibilità ci accompagna ad abbracciare l’errore orientandolo alla sua graduale realizzazione di giustificazione come parte corroborante la nostra realtà creativa.

 

 

LIBRA

 

Affrontare un percorso creativo senza riconoscimento. È il percorso di intraprendenza più complesso eppur più intensamente florido se impariamo ad assimilare alcuni sistemi auto orientativi.

Self consciousness

La relazionabilità realizza una reciprocità di immedesimazione ed identificazione tra la persona creativa e coloro con cui si relaziona atta a temprare la coscienza di integrità relazionale che è funzionale alla resilienza di  identità.

Senza confronti il rischio consisterebbe nel perdere sé stessi proprio nel processo di molteplicità creative.

Self sustainability

Il non riconoscimento equivale alla non riconoscenza ed alla non compensa né retributiva, né valoriale ontologica della persona creativa e del suo creato.

Self High psychological healthy

Il percorso creativo autonomo dispone di confrontarsi con la complessità della solitudine ed le sue eventuali implicazioni non catartiche cardiache, neurali, fisiologiche, psicologiche. _ la premessa della maturità di self chatarsis.

Self otientation. La relazionabilità è orientativa

Self gradualness

La relazionabilità è un indice strutturale ordinatore del tempo _ progettiamo il tempo insieme.

In autonomia realizzativa non esistono isole di sospensione di reawaken _ non ci sono incontri relazionali necessari a creare un sistema temporale organizzato.

 

 

Il processo di creazione del tempo è autonomo – dinanzi sussiste la illusione del vuoto  a cui solamente una tempra di maturità organizzativa può consistere come forma metodicamente riqualificante.

Self evaluation

Se è assente la riconoscenza, il creativo deve colmare questo vuoto realizzando una auto _ riconoscenza.

È necessario possedere una qualificata integrità di giudizio poiché se alcuna persona qualifica il nostro operato _ permettiamo che il procedere creativo è sempre il risultato di un giudizio antecedente, sì l’autore che eventualmente non riconosce di valore il proprio operato desiste o persevera se lo qualifica. Tuttavia sussiste una ulteriore complicazione. In verità ciascuna creatività è sempre ambientale _ relazionale, pertanto il creatore deve possedere una ulteriore Autocoscienza ambientale affinché realizzi opere comunitariamente buone _ egli/lei deve procedere come se incontrasse delle personalità a giudizio della sua opera ed orientarsi sulle illusorie ipotesi che queste personalità illustri dedicherebbero alla qualità delle sue opere.

Self gratification Relazionalmente è lodato qualsiasi traguardo.

Nel lungo periodo di autonomia creativa potrebbe sussistere la idea che ciò che si stia realizzando non valga niente, realtà supportata dal disincanto che non si sta ottenendo alcuna riconoscenza. Questa è una verità illusoria poiché la non gratificazione non è un indice della non bontà della opera. Le magistrali realizzazioni sono il frutto di resilienze creative senza alcuno step di gratificazione.   

 

 

Self perseverance

Il vuoto non è un motore promotivo bensì è un motore inerziale o contrastante. Deve consistere una energia creativa leggendaria proprio per confrontarsi e varcare le complessità dell’assurdo di cui il vuoto può essere sorgente.

No sharing possibility

È un fardello importante da portare con sé. La impossibilità di condivisione impone una gravosa illusione di inutilità e futilità di ciò che si sta realizzando nonché una dissonanza cognitiva indotta tra fatto creato esistente e evanescenza del soggetto creato.

Self management of the hostile Influences

I suddetti parametri creativi gravano sulla resilienza delle macrostrutture psicologiche della persona, tra cui ansia, self induced lonelyness, rivendicazione, irascibilità, demoralizzazione e rarefazione dei parametri di eclettismo della persona.

La rivendicazione è infatti una implicazione spontanea _ ad assenze di riconoscimento la identità rivendica il diritto di riconoscimento.

La solitudine orienta alla reiterazione della solitudine.

Demoralizzazione e rarefazione dei parametri di eclettismo della persona.

I contesti relazionali floridi istituiscono implementazioni in relazioni all’eclettismo personale, poiché la relazione è sempre variopinticità con cui la persona creativa si confronta, rielaborando e migliorando le proprie fattibilità eclettiche.

In un contesto di creatività solitaria sussiste il processo inverso. La demoralizzazione è una energia oscurante delle molteplicità che siamo in facoltà di realizzare rischiando di affievolire ciascuna di esse – aptitudinal freezing.

Self concretizing

La relazione con sé stessi nel lungo periodo risulta necessariamente alienante _ intervengono immaginazione, fantasia, sogno, subconscio, pensiero. Le percezioni della realtà concreta risultano essenziali a dicotomie del reale. Il rischio è la perdita di orientamento del reale, sostanzialmente se privi delle plurivocità contestuali concrete delle relazioni accederemmo al mondo astratto della mente _ e se la astrazione assumesse maggiore rilevanza valoriale della monotonia reale allora potremmo vivere uno spaesamento probabilmente non funzionale alla efficacia di concretezza realizzativa.

Lo spaesamento nel mondo della mente può tuttavia consistere in una implementazione di creatività artistica poiché necessariamente ci dispone a confrontarci con il nuovo, con ciò che non è. Con l’incontro nel mondo della mente  dell’assurdo dell’impossibile, e se siamo adeguatamente saggi realizzeremo. La realizzazione di una idea nuova è una facoltà cognitiva aurea degna di lode.

Self problem solving capabality.

Creare autonomamente le risposte ed ancor più fondamentale sapere creare autonomamente i giusti problemi da risolvere.

Self will

Autocoscienza di invogliarsi.

Self consciousness of the sense.

Ma relazionalità è una Orientazione di sensatezza _ se non riconducessimo senso nel fare creativo ricondurremmo senso nel fare relazione.     

Se il senso del fare relazione non è _ dobbiamo confrontarci con la ideazione di senso ulteriore del nostro atto.

 

La attribuzione di senso al puro atto non è una facoltà semplice _ poiché la superficie attitudinale è in relazione indissolubile con la profondità di coscienza esistente del creativo.

Self spiritual awareness

La facoltà di attribuzione di senso all’atto puro deve allora essere corroborata da una saggezza di autocomprensione spirituale.

Se non abbiamo saggezza spirituale non riconduciamo senso nel fare è ci fermiamo.

La influenza dell’anima nell’atto è la sensatezza del fare.

MAKTUB

La magia nella manifestazione.

Autocoscienza dei criteri di ammissibilità.

La relazione è una orientamento morale e etico.

La creatività individuale solitaria deve essere supportata da una integra substruttura valoriale. Altre persone non sono ad orientarci eticamente _ noi abbiamo la vocazione di orientarci eticamente.

I valori autorealizzati non sono solo cause del come attitudinale creativo pensi sono irradiati dal risultato del prodotto del nostro fare.

La gestione della ammissibilità è una necessaria relazione autonoma con il limite con cui siamo chiamati a relazionarci flessibilmente e secondo ipotesi di riqualificazione che oltrepassano il limite reversibile proprio poiché siamo in autonomia siamo origini di nuovi valori autentici ed il nuovo è un ambiente oltre limite. Adiacenti alle soglie siamo più profondamente autentici.

 

 

 

La gestione della soggettività

Se siamo un nucleo autonomo creativo può accadere la percezione illusoria spontanea che un nostro fare sia il fare. Insieme a necessarie autostime che orientano necessariamente il nostro processo creativo.

La autostima può essere un fermo creativo.

Una intelligenza creativa sottoscrive l’agire adesso meno l’autocompiacimento dei progressi creati.

Se agiamo adesso invariabilmente rispetto al nostro presente buono status otterremo ulteriori status buoni.

The highly achievable wisdom it is without confutation and refutation _

No confutation:

 The spiritual feasibility it is to raise up everyone without hindering against anyone.

No refutation.

The spiritual feasibility it is an acquiescence without any selection in a wise balance of homogeneous gratuity that dedicates an increase of freedom.

Self nonsense decription

Il nonsense è un ulteriore realtà da risolvere autonomamente, si dispone dinanzi a noi la complessità di cosa sia nonsense ed i criteri di qualificazione della sensatezza.

Self validation, self certification, self authentication

In assenza di riconoscimento è certificazione del prossimo.

La auto validazione consiste ( ed è garantito dalla) nella dignità di esistenza del proprio prodotto realizzato firmato.

 

 

 

 

La auto certificazione consiste ( ed è garantito dalla) nella dignità di esistenza del proprio prodotto realizzato nella proprietà di realtà portfolio in valore poiché è autenticamente esistente invariabilmente dalla sussistenza di un giudizio di qualità di altre persone. La semplice esistenza indurrà uno spirito di valorizzazione ulteriore degli osservatori.

§ esiste come valore <= certificato e avvalorata (Autocertificazione)

§ è giudicato di valore e certificato <= § ha valore (Certificazione)

La auto autenticazione

Il creativo si dispone come illustre dignità di giudizio del proprio operato. In fatto di dimostrazione della adempienza delle saggezze di realizzabilità qui descritte funzionali alla creazione della opera buona e condivisibile.

The why

“The why” è un ulteriore complessità da considerare.

Come potremmo infatti porre come meta il valore di comunitarietà come meta del nostro prodotto se non riconosciamo nel presente alcun riconoscimento di genere comunitario?

2 questioni.

Creare bene per sé medesimi -_ il principio di non finalità.

Scommettere in un futuro di condivisibilità che potrebbe non esistere.

Il coraggio di scommettere.

Autoresponsabilizzazione funzionale alla integrità di autonomia

 

 

Auto emulazione

Autonomamente si conquista la saggezza della verità di non paragonabilità e della sanità di non competizione tra persone. È necessario il progresso comune che può consistere solamente se non ci ostacoliamo.

Giungiamo a comprendere che il creativo solitario è in dignità non solamente di consistere nei gravi della bilancia bensì di essere la bilancia stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE TORRI DEI COLORI

 

Immaginate il progresso con gioconda variopinta simpatia. La monotonia risulterebbe cangiante.

Le avversità, le inerzie, le contingenze sfavorevoli, le procrastinazioni, i dispiaceri consisterebbero in cangianti elementi in dignità di coesistere con gli altri colori e del loro incantevole avvicendarsi. Sì elevandoci saremo rasserenati dalla persistente novità di percepire colori diversi e sfumature diverse. Le novità sono ispirative di curiosità e di serendipità _ la sorpresa ci rivitalizza. Nonché impareremo tutti i colori poiché ad ogni nostro passo incontreremo un colore diverso, ci abitueremo alla saggezza della accettazione delle dissomiglianze. È la torre arcobaleno dinanzi a noi che distrae la fatica del nostro incedere.

 

 

 

Rallenteremo il passo poiché temeremo alcuni colori tuttavia assimilandoli come somiglianti sfumature di colori che abbiamo già imparato a gestire. Vi sarà chi giungerà ad immense altitudini e vi sarà chi camminerà più lentamente dal principio della torre dei colori _ ed essi si incontreranno e vicendevolmente si arricchiranno delle loro prospettive esperienziali. Altresì chi cammina non molti gradini potrebbe viverli così intensamente la cui esperienza immersiva somiglierebbe al conseguimento della miriade dei gradini della torre dei colori. Percorriamo torri dei colori dissimili non ontologicamente errate. E dal pellegrinaggio di ciascuna torre dei colori giungiamo ad imparare uniche consapevolezze di Autocoscienza. Impariamo dai colori che per_donano non giudicano e non eliminano. Per_donare _ esistere per consistere in un nostro dono di sensato valore aggiunto condivisibile e dedicato. Non giudicare in premessa del conoscimento della bibbia dei pantoni _ sì conoscendo il gradiente che un prossimo ha incontrato possiamo disporci nella sua identità di coscienza, la immedesimazione per la comprensione che non giudica. La non eliminazione, i colori non si eliminano e non si sottraggono ma si fondono in incantevoli e mistiche nuance.

La torre dei colori è generosa poiché dedica a ciascun pellegrino la possibilità dell’orizzonte di ammissibilità della lungimiranza si invariabilmente dal punto di percorrenza della scala dei colori dalla prospettiva di ciascun pellegrino è riconoscibile l’olismo della scala. I gradienti. La gradualità, la pazienza _ I colori sono ispirativi della immaginazione e del sogno. I sogni dei bambini sono colorati.

 

 

La torre dei colori dove conduce? E dove ha principio? Le torri dei colori non hanno luogo reale. Tuttavia sono ovunque e sempre. Ciascuna nostra prospettiva è un gradiente della torre dei colori. Noi stessi siamo una torre dei colori. Le torri dei colori sono cangianti, ovvero sono colorate e divenienti. Le torri sono i nostri equilibri, le torri dei colori sono i nostri ponti relazionali. Le torri dei colori sono simbolo di accettazione. Il pavimento mosaicato di sampietrini della piazza ove camminiamo è una torre dei colori poiché è germoglio e inaugurazione del nostro consistere qui è ora. E ‘nostro’ è rimembranza di riconoscenza sempre a noi la cui vocazione è la reminiscenza rivalutante di ciascuno di noi _ un pavimento mosaicato richiama il mosaicista. Allora la torre dei colori simboleggia le due nostre vocazioni la espressione della nostra variopinta identità e la riconoscenza della identità altrui. Le torri dei colori permettono il camminamento. Questo sta a istituire che le torri dei colori che noi cangiamo i loro colori.

I colori si ripetono, tuttavia saltuariarnente, ché il ripetersi non sia monotono bensì che esprima l’importanza del ritorno relazionale ed il ritorno alle origini, ai nostri primi colori. Le torri dei colori si incontrano ché noi siamo destinati ad incontrarci nel reale o nell’ideale. La avventura persiste e conforma un senso della nostra intraprendenza. L’annoiamento è una torre dei colori che ci orienta alla ispirazione della iniziativa del nostro cominciare a dedicarci. La nebulosità, l’essere confusi, la aleatorietà sono torri dei colori mediante le quali siamo nel luogo vocazionale di divenire creatori noi stessi di ordine e di senso. La estemporaneità è una torre dei colori _ sì siamo nel luogo vocazionale del riconoscimento della urgenza di abbracciarci per alleviare lo spavento del disatteso. La discensione è un procedere poiché comprendiamo gli scalini essere identicamente variopinti rispetto alle percezioni del nostro ascendere.

La sublimazione delle relatività. Un momento per il racconto dell’infinitudine del nostro variopinto e cangiante consistere insieme.

 

 

 

 

 

 

 

IL DONO SUBLIME

 

Se la realtà donata è la realizzabilità del puro valore aggiunto relazionale. Quale può essere la sublimazione di questa realizzabilità? Consiste proprio nella realtà concreta seppur ideale che il dono sublime sia il donare. Perché? Perché il donare è immediato. Ciascuna realtà donata è dedicata. La dedica è un dialogo unipatico tra essenze ambivalente, ovvero esiste il valore della dedica, la dedica è l’anima qualificatrice di senso del donatore/donatrice che influisce nella realtà donata e che giunge nelle mani del ricevente. Il dedicarsi è il dono sublime perché non esiste mediazione _ è un dialogo immediato tra anime _ prescritto che il donare sia un donarsi ed un dedicarsi _ e constatato che ciascuna dono di realtà sia donare _ il dono di una realtà è  l’apporto della nostra relazionabilità si anime confortato dalla mediazione della realtà mediativa che aggiunge significato materialistico di eredità alla biunivocità di dedizione. Proviamo ad approfondire che sussiste una sublimazione ulteriore al dedicarsi _ prescriveremmo un riconoscimento di valore per ciò che le persone realizzano, tuttavia c’è una prospettiva più fondamentale. In relazione al fatto che ciascuna intraprendenza innocua sia relazionalmente qualificativa, riflettendo sul fatto che altresì la inazione può essere relazionalmente qualificativa. Giungiamo ad interpretare che la verità di sublimazione del puro dono è la essenza di esistenza relazionale che esprime _ la proposizione : “Prescriveremmo un riconoscimento di valore per ciò che le persone realizzano.” Diviene filosoficamente : Prescriviamo riconoscimento di valore per la essenza presente delle persone e per la loro esistenza unipatica con noi.

 

Una riflessione sulla proposizione :” Orizzonti di realizzabilità. “

Esprime una Orientazione plausibile, possibile, augurio di un miglioramento che tuttavia potrebbe non concretizzarsi proprio per la evanescenza del “Maybe” che caratterizza questo principio. Allora giungiamo a completare che un fondamentale orizzonte di realizzabilità non è un miraggio lontano, bensì è il nostro gesto il segno adesso della nostra anima, è l’agire immediato un senso ulteriore del consistere che abbiamo qui determinato possedere un elemento di significato autonomo. Abbiamo anticipato che il dedicarsi può non realizzarsi proprio per la scelta autoreferenziale della inazione. Tuttavia è impossibile che l’esistenza non esista poiché esiste sempre ovunque. ( La esistenza non è causata da altre realtà se non da lei medesima) è il valore di esistenza che realizza altresì la inazione a consistere in una dedizione di qualificazione unipaticamente arricchente.). Siamo noi il nostro dono sublime. La memoria nostalgica è un collegamento orientativo relazionale nel tempo, la speranza di conciliazione e di riconciliazione sono collegamenti orientativi relazionali nello spazio. Il cercarsi è l’invariabile dell’adesso tra le variabili del dove. Se non dovessimo incontrarci nelle nebbie del dove incontriamoci nella semplicità dell’unità dell’adesso.

 

 

 

 

 

 

 

NUBI DI NEVE

E SERENI SPECCHI D’ACQUA

 

I’d donate you the clouded sky. And I’d do my possibile to realize the reality i dedicate you the perfect reality of the clouded sky. If I’d realize for you a white horizon of a mantle of clouds. But the white we’d see it would be different. I donate you a white sky mantle of clouds, but you see a mantle of snow.

The sharing fascination it is about the mystical truth that we will always dedicate the marvel. And the marvel it is about the difference between the truth of the dedicated reality and the different perception of the heir of the reality we realize for him/her.

 

Ti dedicherei il cielo sereno. Realizzerei per te un celeste puro e intenso. Ed agirei il possibile affinché consegnassi a te la perfetta semplicità del cielo sereno. Tuttavia se giungessi a realizzare la perfetta realtà di un celeste orizzonte di cielo sereno.Tuttavia i celesti orizzonti sono di cieli sereni e di specchi d’acqua. Vedremmo celesti diversi.

Se ti dedicassi il cielo celeste sereno e se ne riconoscessi uno specchio d’acqua celeste riceveresti da me uno specchio d’acqua celeste.

E ti dedicherei il cielo nemboso. Realizzerei per te un manto di nubi. Ed agirei il possibile affinché consegnassi a te la perfetta complessità del cielo nemboso. Tuttavia se giungessi a realizzare la perfetta realtà di un bianco orizzonte di nubi. Tuttavia i bianchi orizzonti sono di cieli nembosi e di manti nevosi. Vedremmo bianchi diversi. Se ti dedicassi un manto di nubi e se ne riconoscessi un manto nevoso riceveresti da me un manto nevoso. Allora la realtà che con impegno ebbi creato per dedicarti non sarà la realtà che riconoscerai _ il miracolo è che il mio donare non sia solamente esso medesimo bensì consiste in esso rivoluzionato dal tuo sentimento percettivo del mio dono.

La fascinazione della condivisione consiste nella verità che dedicheremo sempre la meraviglia che significa la differenza tra la verità della realtà realizzata e donata e la diversa percezione dell’erede relativamente alla realtà che il donatore/ la donatrice dedica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA AUTOCOSCIENZA DELLA VOCAZIONE

 

Acquisire Autocoscienza della nostra vocazione.

Questo processo deve essere un equilibrio promosso e agevolato.

Qualunque germoglio della nostra creatività in dedizione ad una intraprendenza docile e propositiva non deve essere soggetto di demoralizzazioni che possono implicare rassegnazione. Siamo vitalità cangianti e siamo in diritto di irradiare le nostre realizzabilità.

La dedizione realizza la dignità di elezione.

La dedizione alla scrittura elegge la dignità della persona che scrive ad essere scrittore/scrittrice, questo principio è applicabile ad ogni forma di creatività.

Siamo contestualizzati e focalizzati, contestualizzanti e focalizzanti. Sono a designare che le illustri personalità del passato sono a sostenerci nel gradiente di miglioramento del nostro presente e del nostro futuro,  le illustri personalità del passato non sono a sostituirci. Le illustri personalità del passato sono anacronistiche tuttavia sono rifrazioni imponenti presenti. È fondamentale istituire che per quanto esse siano state magnificenti siamo noi presenti e vivi ora e qui in destino vocazionale di orientare l’essere e il divenire del reale. Non si deve allora dir mai ad una bambina che non disegni abilmente quanto Michelangelo, ad un bambino che non sia in talento di scolpire perché non giungerebbe mai a realizzare sculture eccelse come le sculture di Canova. Non si dirà mai di una giovane incerta al pianoforte di rassegnarsi perché non stia dimostrando di essere al livello di una sua coetanea o al livello di Arthur Schnabel.

Non si dirà della giovane che si attinge a cercare le giuste parole di una poesia che sia già stato detto tutto dalle scrittrici illustri del passato.

Le illustri personalità del passato vogliono il nostro bene e non sono secondo loro volontà a desiderare di sostituirsi a noi nel reale annientando il nostro senso creativo. I contenuti creativi che ereditiamo sono proprio in relazione ad una Orientazione di dignità creativa umana vocazionale. Siamo in diritto di fare ed in diritto di essere nominati in dignità di essere i presenti artefici.

Le illustri personalità creatività sono esempi di resilienza creativa e di direzioni di senso -_ esse sono autonomizzanti poiché inducono in noi i criteri substrutturali di come essere noi medesimi in grado di potere creare nuovi contenuti creativi.

La efficienza deve consistere di attualità _ e le persone che vivono adesso sono i portali della attualità _ sì non è una traslazione dei contenuti anacronistici realizzati dalle illustri personalità del passato che sia ottimale _ poiché contenuti anacronistici conciliabili nei tempi non nostri possono risultare inconciliabili con la realtà dei nostri giorni.

Fondamentalmente in primo luogo è importante il riconoscimento della nostra vocazione, la realtà rivoluzionaria che siamo chiamati ad essere secondo la nostra dignità di indole e intimo carattere creativi non variabilmente rispetto a qualunque forma di paragonabilità _ realtà appartenenti a cosmi temporali dissimili sono non paragonabili.

Le illustri personalità creative sono a destarci secondo emulazione, a richiamarci alla potenzialità della vita se intrapresa con dignità di intraprendenza e fiducia in noi stessi.

 

AUTOCOSCIENZA E ALTERIGIA

 

Sono da salvaguardare le accezioni di selfesteem di Autocoscienza, auto considerazione della propria identità, integrità e resilienza creativa, respect for yourself, amour propre, self_worth. Tuttavia tale valore deve essere autoreferenziale e non un interconnettivo di paragonabilità, la degenerazione di paragone implica infatti la decadenza del sentirsi in diritto di pregiudizio nei riguardi del prossimo insieme ad una accezione di esclusività di subordinazione del prossimo in paragone alla nostra stima di grandezza di Ego.

La coscienza di Autocoscienza non è un valore di misura di stima bensì è un sentimento intuitivo che possiede una molteplicità di valori qualitativi non riducibili alla unità del misurare _ pertanto la autocoscienza non è suscettibile a paragoni, diversamente dalla autostima esclusiva del sentirsi fondamentalmente importanti ed in eventuale diritto di essere eteronomia essenziale decisionale per il prossimo ed in diritto di pregiudizio. La Autocoscienza è la essenzialità del sentimento di permanenza vitale e rivitalizzante ed ha una accezione di unicità spirituale che la identifica alla non paragonabilità. La Autocoscienza se è presente una percezione di fragilità altrui aiuta, conforta e supporta realizzando il progresso universale che ha verso positivizzante, la autocoscienza è propositiva altresì se subisce de_moralizzazione è sempre orientata a irradiare nuove vitalità. La autostima esclusiva fonda come significato di consistenza la paragonabilità, sì la autostima esclusiva se è presente una percezione di fragilità altrui usufruisce di queste informazioni per accrescere il proprio Ego, tuttavia demoralizzando, discreditando, originando demoralizzazioni ed ulteriori rassegnazioni in coloro che già sono fragili _ la autostima esclusiva non è un sistema ottimale è non è una proiezione efficace ed efficiente poiché realizza peggioramenti situazionali. Distinguiamo allora autostima di esclusività e autostima di autocosciente creatività. Comprendiamo allora il valore di non sentirsi immodestamente fondamentali nella accezione di alterigia di exclusivity selfesteem.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA RELATIVITÀ DI VULNERABILITÀ

 

Infuria uno zefiro primaverile,

un lieve stormire d’alberi soltanto.

Lo zefiro primaverile stormì le foglie

di miriadi di alberi cullati dalle sue carezze,

tuttavia lo zefiro decadde il primo fiore della speranza di un albero raro,

inibendo dei suoi esemplari la rinascita.

 

 

Uno zefiro può avere la intensità di gravosità di un tornado. L’albero potrebbe subire lo zefiro in intensità somigliante rispetto alla intensità che subisce il fiore.

La percezione della tristezza e sofferenza è soggettiva ed è in dignità di riconoscimento e di rispetto comprensivo _ poiché la medesima realtà a cui alcune persone sono sì impermeabili  da determinarla innocua (Come lo zefiro che crea il fruscio delle foglie di molti alberi) , può consistere in una gravosità di tristezza secondo la percezione emozionale di altre persone. (Come lo zefiro che decade l’unico fiore della resurrezione degli esemplari dell’albero raro.)

 

È interessante riconoscere il valore della multi_contestualità _ sì chiunque di noi è suscettibile alla soggettività e relatività di vulnerabilità e specularmente alla soggettività e relatività di resilienza.

Ciascuno di noi potrebbe essere dinanzi alla medesima realtà (Disposto che altresì una realtà apparentemente di gravosità lieve come lo zefiro) resiliente come gli alberi le cui foglie sono oscillate dallo zefiro o vulnerabile come l’albero a cui lo zefiro decade il primo e ultimo fiore della speranza di resilienza.

 

Abbiamo cura di avere premure di accorgimento nei nostri confronti, in relazione ad una accortezza di non severità e di accettazione di comprensibilità unipatica.

 

 

Il fiore di Karomia gigas:

https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2021/05/su-uno-degli-alberi-piu-rari-del-mondo-sboccia-un-fiore-finora-mai-documentato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I CONTRARI DELLA NOSTRA VOLONTÀ

Le reciprocità di sincerità e le vitalità auree.

Esistono le variabili di aleatorietà introspettive e estrospettive. Le variabili di aleatorietà introspettive sono il subconscio e l’istinto. Le variabili di aleatorietà estrospettive dell’ambiente sono una ingente molteplicità e non semplicemente focalizzabili. Proviamo tra le molte a considerarne tre _ gli eteronomizzanti, coloro che ci nominano ad essere altri nomi; le vie della distrazione tra cui la virtualità, il conformismo.

Presupposto allora che siamo a vivere situazioni in cui esiste il flow di aleatorietà. È tuttavia importante che non sacrifichiamo ulteriormente la nostra facoltà di auto_determinazione orientativa e di intenzionare.

Riflettiamo sulla importanza della coerenza tra desideri introspettivi/espressione estrospettiva. Un esempio chiaro del paradosso di incoerenza introspettiva/estrospettiva.

La finzione di indifferenza: L’esempio si concretizza quando siamo interessati a fare conoscenza con una persona è tuttavia dimostriamo indifferenza.

La dimostrazione di indifferenza è un orientamento di evitamento, dimostrando indifferenza otterremo il mirroring di evitamento della persona di cui saremmo interessati ad avere conoscenza empatica.

La incertezza è un secondo paradosso che implica molteplici cambi di direzione introspettivi _ la risposta dell’ambiente è nuovamente l’evitamento ed un discendere di curiosità verso di noi proprio per la nostra non destrezza di intenzionare e di orientare.

Un terzo esempio sussiste quando introspettivamente sentiamo il bisogno di chiarimento e di incontro relazionale bensì ci allontaniamo o confondiamo mediante comunicazioni generiche, prive di interconnessioni di comprensibilità di senso.

Un quarto esempio è di tipo affettivo _ empatico _ avremmo bisogno di approfondire la relazione di superficie, tuttavia la superficializziamo, adottiamo una attesa di autoriflessione timida che tuttavia esprime no contact, esprimiamo freezing affettivo ed empatico mentre sentiamo di avere bisogno di affettività. Ricordiamo del valore della chiralità relazionale _ nel nucleo relazionale il dare è fatto presente di ricevere, ciò che realizziamo al prossimo lo realizziamo a noi stessi.

Siamo in potere di una esigua percentuale di possibilità di intenzionalità. Non sprechiamola esprimendo i contrari della nostra volontà. Esprimiamo i nostri pensieri, emozioni e sentimenti e non permettiamo che non esistano.

I pensieri, emozioni e i sentimenti sono le rivitalizzazioni auree.

 Salvaguardiamo la nostra libertà di volontà e esprimiamola coerentemente. Le reciprocità di sincerità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA AUTOCOSCIENZA DELLA INIZIAZIONE ORIENTATIVA

 

 

Definiamo iniziazione come ammissione auto_orientativa nell’ambito di un contesto_ambiente.

Introduciamo la verità del senso di località.

Siamo consapevoli della nostra energia magnetica attrattiva.

Il sentimento nostro che l’ambiente in cui ci troviamo necessiti della nostra energia.

La ideazione è la energia creativa che realizza la intenzionalità che è garante che siamo realtà attrattive e direzionali e non realtà orientate da energie che non sono nostre.

È in nostra saggezza il fatto di rendere noi stessi consapevoli che il nostro essere qui e ora è significante e significativo: Ovvero possiede significato autentico autonomo e orientativo, questa riflessione trova contestualizzazione nella idea di percezione consuetudinaria: “Ci sarà un motivo se lui / lei è qui adesso. “

Tuttavia siamo in percentuale in balia della aleatorietà e simultaneamente siamo in percentuale noi stessi a determinare la orientabilità di senso del nostro consistere locale _ siamo noi stessi Aleatorietà creativi di significato.

In più siamo consapevoli che il significato della nostra presente località, la coscienza che siamo in destino, destinati dall’universo ad essere dove siamo. Realizzando questa pienezza e completezza di significato possiamo catalizzare e migliorare la efficienza del nostro esistere ovunque. Tuttavia la nostra realtà evolve nel momento in cui otteniamo coscienza di essere noi stessi universi orientativi in facoltà di influire sull’universo ambientale. Cosa significa?

Il nostro movimento è orientativo. Riflettiamo per contrasto. Il pensiero “Non mi sento a mio agio in questo ambiente ora.” È un pensiero significante e orientativo: Allora realizzeremo il movimento, ci sposteremo dove la nostra volontà introspettiva desidera.

Una significazione delle coincidenze è relativa proprio al criterio che non sia del tutto una aleatorietà in nostro presente essere in un ambiente oppure in un altro ambiente.

Intenzionare e orientare la aleatorietà casuale. La concomitanza è la intenzionalità coerente tra due persone e significa un elevato livello di empatia unipatica.

Iniziazione, cogliere la iniziativa, principiante, originare _ siamo divinità creative ed alla nostra causa di iniziazione giungiamo al possesso dell’effetto che è la realizzabilità della nostra intenzione, il desiderio ideale che diviene realtà.

Un sinonimo di concomitanza è corrispondenza. La lettera. Sono a considerare il valore che la località non sia solamente un ambiente reale, bensì altresì un ambiente mentale. I principi qui descritti della orientabilità di iniziazione sono applicabili altresì nei luoghi psicologici.

Qualunque relazione è orientata dalla gemmea e limpida onestà di iniziazione di orientabilità.

“Abbiamo cura di noi” è una premura orientativa aurea.

 

 

 

 

 

Inizio